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Autore: Salazarr99    27/12/2015    3 recensioni
"- Come stabilito, il semidio Percy Jackson sarà giustiziato agli albori della giornata di domani. – la voce di Zeus risuonò per le pareti dell’Olimpo.
Percy era impietrito. Insomma, sapeva di non essere simpatico al corteo divino, ma addirittura la morte…
I suoi pensieri andavano a rilento. Non aveva realizzato bene la questione. Fu forse il suo istinto a smuoverlo, forse la disperazione. Mosse un passo indietro e fece per scappare, ma la voce della dea Atena lo bloccò."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Gli Dèi, Grover Underwood, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Il canto dei morti è il pianto dei vivi.”
 Una volta Annabeth l’aveva letto in un libro. Si chiedeva se fosse effettivamente così, se le anime gioissero mentre i vivi piangevano sui loro corpi già freddi.
 Tolse dall’antico vaso posto sulla sua tomba i fiori che aveva messo qualche giorno prima, ormai un po’ ingialliti, e li sostituì con alcuni boccioli freschi.
 
Perseus Jackson
Figlio di Poseidone
   
 Lesse la scritta sulla lapide con voce flebile, assaporando ciascuna sillaba come se dovesse essere l’ultima volta che le sue labbra avrebbero pronunciato quel nome. Tolse con le dita la polvere che si era accumulata sulle lettere in rilievo e sospirò, gli occhi e il cuore pieni di ricordi che avrebbe volentieri cancellato. O forse non l’avrebbe mai fatto, perché non importava quanto le mancasse, o quanto dolore provasse, si sarebbe aggrappata a ogni singolo momento che aveva avuto con lui, o ad ogni risata che aveva ascoltato, o a ogni attimo di felicità che avevano mai condiviso. Preferiva passare ogni istante in agonia piuttosto che cancellare il ricordo che le restava di quel ragazzo con i capelli neri e gli occhi verdi come il mare. *
 
- Come stabilito, il semidio Percy Jackson sarà giustiziato agli albori della giornata di domani. – la voce di Zeus risuonò per le pareti dell’Olimpo.
Percy era impietrito. Insomma, sapeva di non essere simpatico al corteo divino, ma addirittura la morte…
 I suoi pensieri andavano a rilento. Non aveva realizzato bene la questione. Fu forse il suo istinto a smuoverlo, forse la disperazione. Mosse un passo indietro e fece per scappare, ma la voce della dea Atena lo bloccò: - Sei uno sciocco. Ti abbiamo processato perché sei il semidio più potente, ma è evidentemente non sei il più intuitivo. Non puoi scappare, non c’è luogo fuori dal controllo divino. Ti consiglio vivamente di utilizzare il tempo a disposizione per salutare i tuoi cari, piuttosto. Vai.
 Con un’ultima occhiata al trono di suo padre, ovviamente vuoto, si allontanò con Grover al seguito. Il tempo che impiegò per arrivare a casa sembrò volare. Forse persino Crono si stava facendo beffe di lui, ora.
 - Che cosa farai?- chiese il satiro. Era stato incapace di parlare fino a quel momento, chiuso nella sofferenza.
 - Ho valutato ogni possibilità. Non ho scelta, amico. Non mi resta che passare il mio ultimo giorno nel migliore dei modi.
Non disse nulla a sua madre, solo che sarebbe stato via per un po’. L’ultima cosa che voleva era procurarle altra sofferenza. Tutto ciò che fece fu salutarla con il più forte abbraccio che poteva e sperare che sarebbe stata bene.
 Grover non volle dirgli “addio”. Lui e Percy passarono il tempo come se fosse una sera normale, scherzando e rievocando i vecchi tempi.
 - Bada a mia madre, okay?E anche ad Annabeth. Non deve avercela con sua madre per il voto contro di me. – disse d’un tratto Percy, tornando serio. Detto questo, lo abbracciò e gli diede la prima perla della sua collana, la prima l’aveva lasciata a sua madre.
 - E ora il più difficile. – disse fra sé e sé, mentre si allontanava.
 Bussò per tre volte alla porta della cabina di Atena, incurante dell’ora.
 Fu proprio lei ad aprire. Tentò di dissimulare che avesse gli occhi rossi e gonfi, e il ragazzo finse di non notarli. Non sapendo che cosa dire, le porse semplicemente la mano e lei la prese con dolcezza. Senza mai aprire bocca, la condusse fino alla baita di Long Island. Le fece cenno di sedersi su uno scoglio, e Annabeth lo fece.
 - Non credo ci siano parole adatte, ora come ora. Penso solo che Grover me l’ha detto mille volte di approfittare del tempo che ho avuto fin’ora, ma non l’ho ascoltato. Ho solo una notte e non credo che basti. Sono innamorato di te, Annabeth, lo sono sempre stato. Amo i tuoi capelli biondi, gli occhi grigi, l’aria da saccente e tutto il resto, pregi e difetti. – Annabeth aprì la bocca per parlare, ma la zittì subito. – Ti prego, fammi finire.
 Con lentezza, le porse una perla della sua collana. Poi prese Anaklusmos dalla tasca. – Lo so che non usi molto la spada per combattere, ma è la cosa più preziosa che possiedo.
 - Sei una testa d’alghe. – lo rimproverò la semidea in un sussurro. Poi lo baciò.
 Fu dolce e piacevole, inizialmente. Carico di disperazione e parole non dette. Poi fu più coinvolgente. Le labbra di Percy scesero fino al mento, posandole piccoli baci sul collo. Lei lo attirò a sé, sentendosi felice e infinitamente triste.
 - È un addio, vero? – gli chiese, mentre prendeva fiato. Lui non le rispose, limitandosi ad accarezzarle la guancia, ma fu più che esplicito.
Carica di sensazioni, Annabeth gli tolse la maglia, sentendo sotto le dita la sua pelle bollente. Con estrema delicatezza, le sbottonò la camicia, bottone per bottone, senza mai sottrarsi a quel bacio infinito. Poi le baciò la guancia, poi il collo, poi l’incavo della spalla.
 
 Su quelle note, ricordò Annabeth, si concluse la loro ultima notte di vita.
  “Ti amo anche io. Non potrò mai smettere.” Erano state quelle le ultime parole che gli aveva detto, mentre vedeva le porte dell’ascensore chiudersi e lui salire al seicentesimo piano dell'Empire State Building.
 Gli dèi erano crudeli, Luke non si sbagliava.
 Annabeth Chase chiuse gli occhi, mentre il vento soffiava forte. “La mia anima sarà sempre tua”, pensò.




*Ciò che è scritto nella frase non è di mia invenzione, ma una citazione della serie The Vampire Diaries rivisitata.




HERE I AM.

Sono perfettamente consapevole che Percy avrebbe potuto trovare un altro sistema, ma avevo (momentaneamente)
bisogno che morisse per scrivere, capitemi.
Con la speranza che vi piaccia e che qualcuno recensisca,
tanti saluti e buone feste, visto il periodo.

//s
  
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