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Autore: madelifje    27/12/2015    1 recensioni
Pioveva cenere.
Così sottile e così chiara che sarebbe potuta benissimo passare per neve, solo che non lo era.
Si posava calda su due corpi immobili, silenziosi in quella notte immensa.
Due figure. Una supina, l’altra in ginocchio.
Solo loro.
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[ Prima classificata "Flash contest - Who's gonna watch you die?" sul forum | 1k+ | Death!fic]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Finnick Odair, Johanna Mason
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nickname (EFP e forum se diversi): idkrugens // madelifje
Titolo: Somewhere
Fandom: Hunger Games
Personaggi/Pairing: Finnick; Johanna; implicito Finnick/Annie e Finnick/Johanna; no triangolo
Generi: angst. A palate.
Avvertimenti: //
Rating: giallo
Bonus (se scelti): narratore, protagonista, ship (su questo non sono per niente sicura, vedi tu)
Introduzione: Pioveva cenere. Così sottile e così chiara che sarebbe potuta benissimo passare per neve, solo che non lo era. Si posava calda su due corpi immobili, silenziosi in quella notte immensa. Due figure. Una supina, l’altra in ginocchio. Solo loro.

Note: le note complete sono in fondo alla storia perché non voglio spoilerare. Inizio col dire che non sono per niente soddisfatta (che strano) e che questa storia doveva inizialmente essere su Orphan Black. Già. Nella voce coppie ho messo "nessuna" e "het" perché l'het è davvero molto implicito. La storia non segue molto gli avvenimenti della saga, non ci sono spoiler. È solo tanto tanto angst.




 
Somewhere
 
 


La realtà è che uno vive finché non muore.
E la verità è che nessuno vuole la realtà.

(Chuck Palahniuk)



 


«Sei ancora qui?»
Pioveva cenere.
Così sottile e così chiara che sarebbe potuta benissimo passare per neve, solo che non lo era.
Si posava calda su due corpi immobili, silenziosi in quella notte immensa.
Due figure. Una supina, l’altra in ginocchio.
Solo loro.
«Non posso esattamente alzarmi e andare via»
 


C’è un universo in cui non vi conoscete. Da qualche parte, siete due ricchissimi ed eccentrici cittadini di Capitol City – lui ha i capelli blu, la tua faccia è interamente ricoperta di tatuaggi – vivete in due quartieri lontani e non vi siete mai visti.
Prima di stasera.
Stasera il presidente Snow ha organizzato un evento mondano nel suo palazzo e tu lo odi,
oh se lo odi; e avresti voluto letteralmente ammazzare tutti, se in un momento imprecisato della serata non avessi visto lui.
È quello bello, quello che segretamente si vorrebbero fare un po’ tutte; forse anche tu, ma mica gli daresti questa soddisfazione. Non ci credi quando si siede al tuo tavolo, quando ti guarda, quando ti parla, quando non ti odia e non credo di conoscerti, hai qualche segreto per me?
 


«Me lo fai un favore?»
Due respiri. Uno affannoso e uno appena appena esistente.
Non c’era altro rumore. Chiudendo gli occhi si poteva sentire la cenere posarsi sul terreno. Era tutto bianco, come se il mondo fosse stato coperto di zucchero a velo. Oppure si trattava di uno di quei giocattoli di Capitol City, quelle sfere di cristallo piene di finta neve. In quello scenario Finnick sarebbe stato il bambino che lascia la sagoma sul prato innevato. Ma c’era qualcuno da parte a lui. Qualcuno che guardava la finta neve diventare rossa senza fare niente per impedirlo.
«Dimmi»
«Non lasciare che gli dia il mio nome»


 
C’è una vita in cui siete gli innamorati sventurati del Distretto 12. Una versione migliore degli originali - tu da sola hai più cervello di Katniss e Peeta messi insieme, non c’è nemmeno bisogno che Finnick faccia granché.
State pensando a una strategia, voi due, Haymitch e una bottiglia mezza vuota di rum.
State sorridendo sul carro della parata di inizio dei Giochi, vi tenete la mano, il pubblico ama voi e le vostre fiamme. In qualche modo si sa che ce la farete, uscirete da lì. Vivi solo a metà. Spezzati. Una gamba finta, qualche rotella fuori posto, un orecchio ricostruito. Ecco il Tour della Vittoria, ecco le interviste, ecco il matrimonio. Ecco una vita di plastica che, dai, farà sempre meno schifo di quella vera.
E poi c’è lui.
Vuoi mettere?
 


Nodo in gola.
«Glielo dirai tu quando la rivedrai»
I Giochi l’avevano fatta diventare tante cose, una bugiarda mai.
Mai prima di adesso, grazie a lui.
«A ribellione finita»
«Se avrai mai bisogno di una babysitter, dimmelo. Mi assicurerò di sparire dalla faccia della Terra giusto in tempo»
«Ti vengo a cercare»
«Ti prendo a calci in culo»
I due respiri si alternavano e la cenere continuava a cadere.
Una delle due figure, quella in ginocchio, cercava un modo per fermare il tempo.

 

C’è un mondo in cui siete a casa. Foto di voi decorano gli economici mobili dell’ingresso, le altre ritraggono quasi tutte pargoli paffuti e matrimoni. Annie è incinta per la seconda volta e lui è stato costretto a correre dal panettiere, per comprare il pane con le olive che al momento per lei sembra assolutamente indispensabile. Tu sei in cucina. La primogenita ti parla della sua prima cotta e tu alzi gli occhi al cielo, perché devi proprio spiegarle tutto.
Ha sedici anni e l’unica mietitura che conosce è quella dei campi di grano.


 
«Perché sei ancora qui?»
Due voci. Una da contralto, l’altra flebile. Le parole impastate e il fiato sempre più affannoso.
«Ti servono testimoni. Finnick Odair deve dimostrare di essere sexy in tutte le situazioni»
«Non svelare i miei trucchi, però»
«Ho promesso di non farlo quella volta in cui ho trovato della tinta bionda nel tuo bagno»
Respiri e silenzio. C’erano le stelle ed erano bellissime.
«Che poi, che diamine ci facevi nel mio bagno?»
Due risate. Una roca e stranamente musicale, l’altra più breve.
Colpi di tosse. Raccapricciante rumore di qualcosa di liquido. Macchie sulla finta neve.
Due cuori. Uno era lento e discontinuo, l’altro sanguinava.
«Lei non mi deve vedere»
«No»

 
C’è un pianeta lontano in cui siete ancora due bambini. Lui ha l’aria furba, è quello che ruba le caramelle ma la fa sempre franca; a scuola va d’accordo con tutti e le amiche di sua madre lo adorano alla follia. Tu sei quella insolente, che roba le caramelle e viene puntualmente beccata; hai la faccia da schiaffi e una battuta sempre pronta. Nessuno si spiega come diamine facciate a essere migliori amici.
Fa caldo.
Ti tieni stretta allo pneumatico mentre lui lo spinge.
Giri sempre più in alto, ridi sempre più forte, voli.  
Il sole splende come in una di quelle foto fintissime che hanno sempre i ricchi, quelle a cui vorresti spaccare la cornice, ma la vostra felicità è maledettamente vera.
Ti spinge così in alto che, oltre le chiome degli alberi, riesci a vedere il mare.
 
 
 
«Te l’avevo detto che non avremmo vinto due volte»
«Perché, la prima quando è stata?»
Due corpi. Uno tremava, l’altro gridava in silenzio e basta.
Si sdraiò lentamente accanto a lui.
La terra era perfino più dura e fredda di quanto pensasse. La cenere cadeva.
Implorò il tempo di fermarsi.
Il tempo la ignorò.
Due vite. Una in bilico sul ciglio del burrone, l’altra già sul fondo.
«Mi fai un altro favore?»
«Se proprio insisti»
Vigliacca.
«Distruggili tutti»
Gli prese il polso e lo strinse. Era caldo, sotto la sua mano, con la pelle stranamente morbida e umida.
«Te lo giuro. Li ho fregati tutti già una volta, mica può essere così difficile»
Due bugie in un giorno è un bel record. 


 
Da qualche parte, state correndo. Non avete una destinazione vera e propria, il tutto è estremamente insensato e inutile – ovviamente una sua idea – rallenta che non ho più fiato, ti guarda, ride, resisti ancora un po’.
E tu resisti davvero. I muscoli tirano e la gola brucia; potreste benissimo rallentare, non lo fate, andate avanti verso il mare e chi vi ferma più.
Il primo che arriva alla fine vince
Sì ma qual è la fine?
Lui accelera, distanziandoti. Ti arrabbi e il tuo lato competitivo ti spinge a continuare, ignorando la milza che potrebbe esplodere da un momento all’altro.
Qui realizzi che una vera fine non c’è, quando sotto i tuoi piedi vedi delle rocce e Finnick grida salta.
Lo maledici, oh se lo maledici, ma ci tieni alla sopravvivenza e quindi salti.
Senti questa sensazione?
Non troverai mai parole adatte a descriverla.
 


«Finnick?»
Due figure. Un tempo entrambe erano persone.
«Ehi?»
Una distesa, con gli occhi chiusi e le labbra tirate in una sorta di sorriso.
«Non fare scherzi, infame. Non ci provare nemmeno»
«Odair?»
L’altra guardava il cielo. C’era solo lei in quella notte silenziosa; anche Johanna Mason sapeva piangere, ma non l’avrebbe mai scoperto nessuno.
 
 
 
Li chiamano universi paralleli e mica esistono davvero.
Puoi fare finta, però.
Puoi chiudere gli occhi e immaginarvi entrambi a ridere sul tetto del Centro di Addestramento di Capitol City.Non qui.
Hai tempo.

Respiri.
La pioggia di cenere non è ancora finita.









L'het è davvero molto implicito. Non ci sono scene di baci o di dichiarazioni d'amore, ma spero di essere riuscita comunque a far "percepire" le relazioni. Spero anche che si capisca qualcosa, perché lo stile è abbastanza azzardato e non si sa mai. Ho interpretato la citazione nel modo più classico. Non mi sono soffermata su cosa abbia ammazzato Finnick, su dove si trovino, sul cosa stiano facendo lì e sul perché non ci sia nessun altro con loro. Non era l'impronta che volevo dare a questa os, poi può anche fare pena ma pazienza :)
Giuro che un giorno iscriverò al tuo concorso una storia comica, fluffosa, o comunque non così piena di angst. Davvero.
  
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