Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: vali_    27/12/2015    7 recensioni
[Prima dell’inizio (2003); Prima stagione]
… “E’ vero che gliene è sempre fregato poco o niente del Natale, che è una festa vuota per lui che non ha una casa da addobbare e un albero da infiocchettare con delle luci e una stella in cima, ma quest’anno è diverso e vorrebbe continuare a negarlo a se stesso, ma se c’è una cosa che ha imparato in questi tre mesi di solitudine è che non serve a niente, perciò tanto vale ammetterlo”…
Mentre Sam è fare il secchione e suo padre è chissà dove a caccia, Dean è da solo e sente più di sempre il bisogno di passare del tempo con i suoi cari. Un paio d’anni dopo, però, anche se manca ancora un pezzetto per rendere il quadro perfetto, sa di doversi ritenere più fortunato.
[Sesto posto al "Winter contest II° edizione" indetto da My Pride sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Prima stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Personaggi principali: Dean Winchester, Sam Winchester
Collocazione temporale: Prima dell’inizio/Prima stagione
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life
Note: Salve a tutti! :D
Lo so, Natale è passato da un paio di giorni ed io sono tremendamente in ritardo con i tempi di pubblicazione, ma questa piccola storia non mi convinceva fino alla fine e, tra una mangiata e l’altra, c’è voluto un po’ per decidermi a rimetterla a posto ed a terminarla.
Chi mi segue da un po’ ha compreso che il periodo Stanford è particolarmente di mio interesse e le annate che ho preso in considerazione per questa One Shot, il 2003 e il 2005, sono un po’ particolari. Mi piaceva immaginare Dean in un contesto pre–Ellie (sebbene questa non c’entri assolutamente nulla con lei e quel filone di storie) ed in uno immediatamente successivo al ritorno di Sam da Stanford.
Il titolo, come avrete sicuramente intuito, è preso in prestito dalla famosa canzone di Mariah Carey privata di tutto il suo spirito romantico XD
Prima di lasciarvi alla lettura, ci tengo a ringraziare coloro che mi hanno seguita durante l’anno, sia per le cosucce piccole che per l’impresa titanica che è stata Wash Away. Questo è un piccolo regalo, sia per voi che per le ragazze del gruppo "The family business" che hanno indetto un carinissimo evento per festeggiare il Natale insieme.
Questa Shot era stata pensata per “uscire dall’ovile” il giorno della Vigilia (ecco perché parlo di ritardo XD), ma sono comunque ancora in tempo per farvi gli auguri, no? :) Perciò ne approfitto e vi auguro, più che buone feste – perché quelle sono fugaci e servono solo a farci ingrassare – un buonissimo anno nuovo, che sia all’altezza delle vostre aspettative e vi regali gioia e serenità.
Un abbraccio fortissimo e spero di ritrovarvi presto! Ancora auguri! :*
 

All I want for Christmas is you

Il gusto forte del whiskey raschia la sua gola secca, scorrendo giù velocemente fino ad arrivare allo stomaco. Ne prende un altro sorso prima di allontanare la bottiglia e rigirarla tra le dita, fissando i contorni dell’etichetta senza riuscire a leggere più le scritte che ormai vede parecchio sfocate, soprattutto quelle più piccine.
 
E’ sdraiato sul sedile posteriore dell’Impala, la schiena appoggiata allo sportello, quello dove suo fratello ha infilato un soldatino verde quando era solo un moccioso.
Dean allunga appena le gambe, sorridendo amaro a quel pensiero e riportando la bottiglia alla bocca per cancellare il più in fretta possibile la familiare sensazione che gli si è incastrata addosso.
 
E’ la vigilia del primo Natale senza Sam che è migrato in California per cercare quella che pensa essere la sua strada tra i libri, lontano da lui e papà. Non ha spedito neanche una cartolina di auguri ed è sicuro che se lo chiamasse per rinfacciarglielo risponderebbe prontamente “perché, quando mai hai avuto un indirizzo?” e, purtroppo per Dean, non avrebbe tutti i torti.
Un messaggino, comunque, poteva anche scriverglielo, ma evidentemente la cosa è di famiglia perché anche papà, che a suo dire è impegnatissimo in una caccia ad un Mutaforma nel Minnesota, non si è ancora fatto vivo e Dean ha fatto due più due ed ha capito velocemente che non potrà raggiungerlo.
Una parte di lui continua anche a pensare che quella del Mutaforma sia una scusa e che sia un’altra la meta del viaggio di suo padre; magari Stanford, per fare una visitina a quel cretino d’un fratello che da ormai tre mesi è sparito dalla sua vita.
 
Dean vorrebbe anche provare a telefonargli per fargli sapere che è vivo e urlargli che lui avrebbe potuto fare altrettanto almeno per dirgli che sta bene e che è totalmente convinto della sua decisione – anche se Dean, in un certo senso, l’ha capito da solo, perciò stringe il vetro della bottiglia più forte e la porta nuovamente alla bocca, cercando di camuffare l’amarezza con quel sapore intenso.
 
Deglutisce un altro generoso sorso di whiskey, realizzando che sta già per finire; la cosa non lo preoccupa, però, perché ha un’altra bottiglia di scorta nella tasca laterale del suo borsone. L’unico problema è che non sa quanto sarà lucido per allungare il braccio e afferrarla quando questa sarà terminata, ma non è impensierito per questo al momento.
 
Ha parcheggiato in uno spiazzo isolato, poco fuori da Molina, la cittadina del Colorado in cui ha alloggiato per un paio di giorni, e spera tanto che non nevichi stanotte perché non vuole incazzarsi domattina a spalare via della neve per poter far ripartire l’Impala. E’ l’ultima cosa di cui ha bisogno, visto che dovrà approfittare del freddo per andare a stanare un maledetto Wendigo che dev’essersi nascosto tra le montagne. Il tutto per non sentire la morsa gelida della solitudine, che oggi è più pungente del solito.
 
Prima di venire qui, ha fatto un giro in paese per cercare un bar, magari per trovarsi una bella pollastra che gli avrebbe tenuto compagnia, ma ha cambiato idea quando, lungo i viali di quel paesello sperduto, si è imbattuto negli addobbi e nelle lucine colorate appese fuori dalle case. Dean ha sentito il cuore gelare all’idea di non avere nessuno al suo fianco con cui trascorrere queste ore così speciali e tutta la voglia che aveva di conoscere qualcuna da scopare si è smaterializzata all’istante, rimpiazzata dall’amarezza soffocante che non lo abbandona neanche in questa notte fredda.
E’ tornato indietro, quindi, facendo inversione a U e parcheggiando l’Impala in questo luogo dove nessuna anima viva avrebbe potuto disturbarlo, dove potersi ubriacare e dormire da solo.
 
Da sempre è questa macchina la sua casa: l’unica che è rimasta a fargli compagnia, con il suo rombo potente e la grinta di una tigre; l’unica disposta a scaldarlo in una notte tanto gelida, quando fuori minaccia di nevicare di brutto e quello che c’è dentro di lui è peggio di qualsiasi tempesta.
 
E’ vero che gliene è sempre fregato poco o niente del Natale, che è una festa vuota per lui che non ha una casa da addobbare e un albero da infiocchettare con delle luci e una stella in cima, ma quest’anno è diverso e vorrebbe continuare a negarlo a se stesso, ma se c’è una cosa che ha imparato in questi tre mesi di solitudine è che non serve a niente, perciò tanto vale ammetterlo: ora come non mai sente la morsa del freddo, la voglia di vedere delle lucine danzare davanti alla sua faccia, guardare la partita con qualcuno e magari bere un sorso di eggnog per festeggiare una giornata che, per lui che non ha mai creduto in Dio e nei suoi collaboratori, significa solo famiglia.
 
La sua, però, è ormai in mille pezzi e l’unica cosa che può fare è rimanere qui dentro e continuare a sorseggiare whiskey, sperando che questi giorni di una festa che non gli appartiene passino velocemente e che, insieme a loro, si portino via anche un po’ della sua malinconia.

*

La stanza è piccola, fredda e le tende giallo limone sdrucite non riescono ad impedire al vento gelido di infilarsi tra le fessure delle finestre. Dean ne scosta una per poter ammirare il panorama: non può scorgere nulla del paesello in pieno Missouri in cui hanno deciso di alloggiare per questi giorni, troppo lontano dal motel – meno sporco di altri, ma comunque piccolo e malandato – in cui si trovano per poterne ammirare la bellezza delle luci e il candore della neve che sta scendendo ora sul tettuccio dell’Impala, posteggiata sul parcheggio qui davanti, fare lo stesso sui tetti delle case, che magari hanno anche dei camini fumanti da cui i bambini credono che scenda un omone barbuto e gongolante vestito di rosso con un sacco pieno di doni da inserire nelle calze appese davanti all’albero.

 
Dean avrebbe voluto fare un giro stasera, giusto per cogliere almeno un pizzico dello spirito natalizio che la gente comune ha in grossa abbondanza – molto più di quanto ne abbia lui –, ma Sam non ne aveva voglia, perciò ha preferito rimanere qui a fargli compagnia.
 
Si volta verso di lui, seduto sul divano ocra con lo sguardo vuoto rivolto verso la TV a cui sta praticamente fingendo di prestare attenzione.
In questi ultimi giorni è più irrequieto del solito, più di quando è tornato a casa da Stanford: ha la testa sempre tra le nuvole, è bianco come un foglio di carta e parla raramente. Dean ha l’impressione che i suoi pensieri siano diretti a Palo Alto, ai suoi giorni spensierati insieme alla sua ragazza, la stessa che è bruciata su un soffitto poco meno di due mesi fa.
 
Dean avrebbe voglia di fargli delle domande, magari per farlo pensare solo alle cose belle che ha vissuto con lei e non a quelle più brutte, chiedergli come passavano il Natale insieme, se lei tornava dai parenti per le feste oppure restava con lui che sulla sua famiglia aveva messo una grossa pietra; se si scambiavano dei regali, se andavano a delle feste o preferivano rimanere abbracciati su un divano a guardare le luci dell’albero brillare frizzanti, a coccolarsi come una coppietta da diabete.
 
Si rende conto, però, che sono domande improponibili per Sam che sembra sentire la mancanza di quella ragazza ogni giorno di più e trova stretta la sua nuova/vecchia vita, quella in cui lui, in un certo senso, l’ha ributtato dentro.
E’ ancora convinto della sua decisione, però, perché sa che non avrebbe potuto fare altrimenti. Cercare papà da solo, soprattutto vista l’ostinazione con cui lui continua a nascondersi, era pressoché impossibile persino per uno come Dean, anche se ormai è diventato un esperto nello stanare cose rintanate nel buio.
 
Sam, comunque, si sta rivelando di grande aiuto nel fronte caccia e Dean, anche se conosce bene i pensieri di suo fratello che chiaramente vorrebbe tutto il contrario, sa che sarebbe ancora più difficile rinunciare a lui adesso se dovesse riprendergli l’idea di partire di nuovo.
 
Continua a guardarlo, appoggiato al davanzale della finestra con le braccia incrociate al petto, e Sam neanche se ne accorge, preso dalla nuvola di pensieri che sta popolando la sua testa.
Dean riflette sui Natali passati, sugli ultimi due anni in cui si è ritrovato sempre solo sia la sera della vigilia che il giorno successivo e a quanto avrebbe desiderato passare almeno le feste in compagnia, a quanto gli mancavano suo padre e suo fratello, uno sparso per il continente americano a salvare vite e l’altro a stringere libri e una ragazza che con gli affari di famiglia non c’entravano nulla.
 
Si muove verso Sam, finendo col sedersi accanto a lui. Vorrebbe rassicurarlo, dirgli che starà meglio col tempo, che la mancanza di Jessica probabilmente non passerà mai totalmente ma che tutto andrà per il verso giusto; che troveranno papà e faranno fuori insieme quel figlio di puttana che gli ha portato via la mamma e Jessica, ma le parole gli si bloccano in gola e l’unica cosa che può fare è accomodarsi meglio e afferrare il telecomando poggiato lì accanto per cambiare canale.
 
Lo sguardo di Sam è perso quando si volta con uno scatto a guardarlo, come se Dean avesse interrotto il suo programma preferito, ma sanno bene entrambi che non è così e che non si era neanche accorto che gli si era seduto di fianco, preso com’era da tutti i suoi pensieri negativi.
 
Dean gli sorride appena «Ci guardiamo la partita?» e Sam continua a fissarlo, lo sguardo che acquista un po’ più di luce. Stringe le spalle e poi annuisce e Dean gli sorride più convinto, allungando le gambe sul tavolino lì di fronte e cambiando canale premendo un tasto del telecomando.
 
E’ Natale e, anche se non lo sta festeggiando come vorrebbe – con le lucine sparse ovunque, un tacchino fumante sulla tavola e un camino acceso a far loro compagnia insieme ad un albero luccicante – ha la cosa a cui teneva di più, quella che desiderava tanto avere accanto fino ad un paio di mesi fa.
Manca papà per rendere il quadro perfetto, ma la strada è ancora lunga e sente di essere sulla via giusta perché adesso almeno un pezzo di lui, uno dei più cari, è tornato al suo posto e per questo giorno non poteva volere di meglio. 
  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: vali_