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Autore: MissysP    27/12/2015    1 recensioni
A Natale si è più buoni, ma non sembra valere per tutti.
Pepper si ritrova nuovamente a passare il Natale in balia di qualche criminale. E Tony, naturalmente sarà in ritardo. Nessuno, però, vuole vedersela con Iron Man arrabbiato, soprattutto a Natale.
«Miss Potts non c'è» si affrettò a rispondere la segretaria seguendolo a lunghi passi.
«Oh è così arrabbiata da evitarmi?» domandò spalancando la porta. Rimase sorpreso, tuttavia, nel constatare che effettivamente Pepper non c'era.
«Miss Potts è scesa ad aspettarla, non l'ha vista?»
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: It's Christmas
Generi: sentimentale, slice of life, missing moments.
Note: okay, sono in ritardo per Natale ed era da un botto che non pubblicavo qualcosa perché non conta il fatto di aver terminato la raccolta di Tasha e Pep. Non c'è molto da dire, spero che  vi piaccia.
Desclaimer! I personaggi non appartengono - soprattutto Tony, singh!





Si risvegliò con un tremendo mal di testa che le impediva di ragionare a dovere. La vista, prima offuscata, incominciava a ritornare a posto e la razionalità riprese possesso delle sue facoltà mentali. Solo dopo qualche minuto si accorse in quale situazione si trovava. 

Davvero, fanno sul serio?! Oh, andiamo!, si ritrovò a pensare la donna mentre sbatté un paio di volte le palpebre. Prese un profondo respiro e cercò di rialzarsi, combattendo la fitta alla testa. Sospirando si appoggiò alla parete fredda di metallo dietro di lei e cercò di muoversi e solo allora si accorse di avere mane e piedi legati, oltre che essere imbavagliata. 

Tutt’a un tratto sobbalzò sbattendo il sedere a terra. Furgone. Ecco dove si trovava e il perché di tutto quel buio. Cercò di sentire qualcos'altro, per comprendere dove si trovasse o cosa stesse succedendo. L'unica cosa che riusciva a sentire era il suono attutito di una canzone natalizia, proveniente probabilmente dal cubicolo del guidatore. Nessuno parlava ed eventuali rumori erano coperti dal rumore del motore che aveva visto giorni migliori di sicuro. 

Doveva stare calma, comunque. Presto ne sarebbe uscita da quella situazione e avrebbe preteso di passare una meritata vacanza in qualche isola tropicale e festeggiare Natale con qualche Babbo Natale in costume, abbronzato e addominali scolpiti. Tony poteva anche divertirsi coi suoi amici a salvare il mondo ma lei si sarebbe rilassata, fregandosene pure dell’azienda; il suo premio per sopportare con grandi nervi d’acciaio le situazioni catastrofiche in cui andava a gettarlo.  

Per altro sembrava che hai cattivi piacesse essere ancora più cattivo a Natale – sebbene dovrebbe essere l’incontrario  e lei ogni Natale si ritrovava a passarlo con loro. Avrebbe dovuto pensare a un regalo, a questo punto. 

D’un tratto il furgone smise di sobbalzare e il motore di spense. Pepper deglutì preparandosi a ciò che l’aspettava. Una luce grigia inondò lo spazio intorno a lei, mostrandole il fetido buco in cui l'avevano rinchiusa. Non poteva aspettarsi di meglio. 

«Ah, sei sveglia... Meglio così» sbottò una voce maschile annoiata. Pepper strizzò gli occhi per la luce, sbattendo le palpebre un paio di volte e infine si voltò verso il suo carceriere. Era un uomo anonimo, con un'orrida tuta da Babbo Natale – che peraltro gli stava malissimo – e il pompon del cappello che sottolineava il secondo mento sudaticcio. Allungò una mano, afferrandola per il braccio e la costrinse a scendere. Pepper lo assecondò e si mise in piedi sulle gambe malferme e si accorse di essere senza scarpe, un sassolino che le graffiò il palmo del piede. 

La donna si guardò attorno, spaesata e si vide circondata da rottami di metallo arrugginiti. Si diressero verso quello che le sembrava un deposito abbandonato e sul punto di afflosciarsi su se stesso. 

«Muoviti» la strattonò l'altro senza molti riguardi. Pepper, a passo malfermo, continuò a camminare pregando che Tony si spicciasse a trovarla, altrimenti avrebbe trovato il modo di vendicarsi anche da morta. E con quel pensiero il panico incominciò ad affacciarsi, paralizzandola. L'altro la strattonò ancora una volta e alla fine entrarono nel capannone. In fondo c'era un lampione che illuminava una sedia, destinata a lei. Il tipo la fece sedere malamente, prima di legarle mani e piedi ai braccioli e alle gambe della sedia e poi le strappò il bavaglio. Senza dire nulla se ne andò lasciandola lì, ad attendere qualcos'altro o qualcun altro – rumori di passi che si avvicinavano. 

«Miss Potts è un piacere vederla» interloquì un'altra voce maschile. Pepper non rispose. «Mi dispiace, però, di farlo in queste circostanze.» 

Pepper osservò la figura ben vestita che le mostrava un ghigno compiaciuto e lei strinse le labbra, per non sbuffare o roteare gli occhi. Era un altro di quei pazzi che credevano di essere superiore e a cui nulla e nessuno poteva opporsi. Incominciò a domandarsi se Tony non attirasse solo pazzi psicopatici. 

«Sentiamo, che quale torto ti ha fatto T- Iron Man?» domandò sarcasticamente. Il ghigno dell'uomo non accennò a diminuire e si fece più vicino. 

«Oh, nulla. Comprendo che sia più probabile un suo rapimento ai danni di Iron Man, ma questa volta la colpa è sua, Miss Potts» disse, fermandosi a qualche centimetro di distanza da lei, chinandosi un poco. Pepper sollevò un sopracciglio, confusa. Non lo conosceva e non aveva idea di che cosa potesse avergli fatto. 

«Oh, di certo non ha fatto nessun torto a me, ma ho ricevuto il compito di strapazzarla un po', nel caso non mi avesse fornito delle informazioni, molto importanti per il mio cliente.» 

 

 

Tony era in ritardo. E Pepper lo avrebbe ucciso. E la colpa, per una volta, non era la sua ma di quell'odioso capitano dalla morale troppo lunga. Tutto perché era arrivato in ritardo a una riunione degli Avengers, intrappolando anche il caro dottor Bruce nel suo laboratorio per qualche – folle, a detta di Rogers – esperimento. Sbuffò un'altra volta facendosi largo fra i corridoi delle Stark Industries. Pepper non era fuori ad aspettarlo, come d'accordo, e sapeva di trovarla dietro la scrivania del suo ufficio, perché a casa non c'era di certo – aveva chiesto a Friday. 

«S-signor Stark» balbettò la segretaria, alzandosi di scatto nel vederlo. Era arrossita, come ogni altra donna davanti al suo fascino, pensò divertito.  

«Buonasera Ann, Pepper ti fa fare gli straordinari?» le chiese, sorridendo ancora di più. L'altra si bloccò, a bocca aperta, sbattendo gli occhi. 

«I-io..Mr Stak ha bisogno di qualcosa?» gli chiese, sistemandosi gli occhiali, caduti sulla punta del naso. 

«Sono venuto a ritirare la mia ragazza furente, di certo. Devo farmi perdonare per il ritardo» rispose, dirigendosi verso l'ufficio della donna.  

«Miss Potts non c'è» si affrettò a rispondere la segretaria seguendolo a lunghi passi. 

«Oh è così arrabbiata da evitarmi?» domandò spalancando la porta. Rimase sorpreso, tuttavia, nel constatare che effettivamente Pepper non c'era. 

«Miss Potts è scesa ad aspettarla, non l'ha vista?» chiese la donna, incerta. Tony non le rispose, dirigendosi verso l'uscita. Mentre aspettava di ritornare al piano terra estrasse il cellulare, chiamando il ristorante in cui aveva prenotato e gli comunicarono che non si era presentato nessuno. Tony grugnì, con la testa attraversata da brutti pensieri. 

Varcò il portone con la gelida aria inverale che lo investì in pieno. Davanti a lui cera la macchina parcheggiata con Happy ad attenderlo. 

«È da solo» constatò l'autista, con un ghigno. «Pepper è rinsavita e ha deciso di trovarsi una persona normale?» gli chiese, aprendogli la portiera. Tony gli lanciò un'occhiataccia – aveva sempre sospettato che Happy avesse una cotta per la sua ragazza – ma ignorò la domanda, trafficando col suo cellulare. 

«Raggiunge la signorina Potts al ristorante?» chiede Happy, immettendosi nel traffico di New York. Tony non rispose subito e Happy lo guardò attraverso lo specchietto retrovisore, notando quanto fosse impegnato col cellulare. Non era da lui rimanere zitto per più di due secondi di fila se non quando era malato oppure malridotto in qualche scantinato e prigioniero. 

«È successo qualcosa?» 

«Pepper non è in ufficio, a casa o al ristorante» rispose; e non sarebbe mai “scappata” per tenere il muso a Tony per il suo ormai ordinario ritardo e lo sapevano entrambi. 

Tony stava guardando i video della sorveglianza dell'ingresso fino a trovare Pepper e notò che un furgone con il disegno di Babbo Natale si era fermato davanti a lei. Ne era sceso un uomo vestito da quel vecchiaccio ciccione e avvicinarsi a lei, probabilmente con la scusa di chiedere informazioni o altro, spingendo la donna ad avvicinarsi al retro del mezzo. Non era stato difficile tramortire la donna una volta salita  Pepper ha sempre avuto un gran cuore soprattutto sotto il periodo di Natale – senza che nessuno se ne accorgesse e poi sparire nel traffico della città. 

«Happy abbiamo un problema. Se usciamo da questa situazione indenni è molto probabile che Pepper mi lasci oppure sarà lei a riuscire nell’impresa in cui finora tutti hanno fallito: uccidermi» annunciò con melodramma e Happy avrebbe alzato gli occhi al cielo, sbuffando, dee la situazione non fosse seria. 

«Quindi l’hanno rapita» dedusse guardandolo tramite lo specchietto. «Un’altra volta e un’altra volta sotto Natale». 

Tony si ammutolì trafficanti ancora col cellulare e componendo un numero. 

«Bruce ho trovaro un nuovo utilizzo per il programma di localizzazione utilizzato per il Tesseract, modificando alcuni parametri ovviamente». 

 

 

Faceva male. Molto male. E la testa le scoppiava. Sentiva un fischio fastidioso ronzarle nell’orecchio sinistro e il sapore ferroso di sangue sulla lingua - a causa degli schiaffi ricevuti. Era certa che ci fosse andato gentile con lei, fino a quel momento. 

«La mia pazienza ha un limite, signorina Potts» l’avvertì John – come si era presentato prima di divertirsi con lei. «E sappiamo entrambi che posso farle più male di così se voglio». 

Infatti.  

«Perciò perché non mi dice quello che voglio sapere e lei potrà attendere qui che Iron Man la venga a salvare. Perché non mi faccio illusioni e anche lei lo sa… ormai Tony si sarà accorto del suo rapimento e la starà cercando» 

Pepper incominciata a odiare quella voce, trovandola molto fastidiosa. E lui continuava a parlare e parlare all'infinito. Sarebbe morta per frustrazione nel non poter strangolato piuttosto che per mano sua. E Tony avrebbe fatto meglio a sbrigarsi.  

«Quindi… ora si ricorda i codici di accesso e password per i file sul reattore?» le chiese con gentilezza, chinandosi verso di lei. Pepper lo guardò negli occhi con fermezza e negò ancora. Il bel volto del suo aguzzino si deformò in una smorfia e veloce la sua mano a palmo aperto si scontrò con la sua guancia, costringendola a voltarsi. Un dolore, forte quanto improvviso, la colse e i suoi occhi si appannarono per le lacrime ma riuscì a trattenerle – non voleva dargli la soddisfazione di vederla piangere. L'uomo si inginocchiò davanti a lei e l’afferrò per i capelli costringendola a sollevare il volto e guardarlo. 

«Che ne dice di passare a qualcos’altro? Una pinza le andrebbe bene? Oppure un coltello?» domandò retoricamente. Si rialzò e si diresse verso un tavolino che non aveva notato. Afferrò un oggetto in metallo che luccica sotto la luce della lampada, un coltellaccio, e ritornò da lei. 

«Come se la cava con la sinistra? Oppure potrei aiutarla con futuri mal di stomaco» e Pepper sgranò gli occhi. Pepper incominciò ad agitarsi sul posto, cercando un modo per perdere tempo. L'uomo le strappò la manica del vestito e posò la lama sul braccio destro e con una leggera pressione le graffiò la pelle. In contrasto con la pelle diafana una riga di sangue sgorgò in superficie fino a scendere lungo l'avambraccio. Pepper era sollevata, in un certo senso, che avesse preferito di graffiarla. 

«Allora...?» e lei sollevò lo sguardo su di lui. Lo guardò con odio, ma si ritenne sconfitta. 

«07CB5KJ» fu la sua risposta e John si ritenne soddisfatto. Ritornò al tavolo dove questa volta prese un portatile e una sedia, ritornando da lei. Le sue dita volarono sulla tastiera, con la luce dello schermo a illuminargli il viso. Pepper l'osservò meglio, pronta a fargliela pagare in qualunque modo, in seguito. Sempre se Tony la trovasse prima che lui la facesse fuori. 

«Continui pure, la prego» la esortò. E lei snocciolò cifre e lettere senza trattenersi, dandogli tutte le informazioni che voleva. Internamente poteva sentire le lancette dell'orologio scorrere velocemente, facendole sentire quel momento critico sempre più vicino. Era arrivata all'ultimo codice, pronta a rivelargli anche la password, quando sentì un fischio farsi sempre più forte, interrotto poi da un'incredibile boato. Il tetto del capannone crollò, sollevando un gran polverone. La donna non sentì altro e non vide nemmeno l'uomo seduto davanti a lei a qualche centimetro di distanza a causa della nuvola di polveri. Si ritrovò a tossire, sbattendo gli occhi e sforzandosi d capire che cosa stesse succedendo. Vide una mano agguantarle il collo, impedendole di respirare, e poi il volto di John. L'uomo si spostò dietro di lei, mantenendo ben stretta la presa e l'unico rumore presente era il cuore di Pepper che batteva all'impazzata contro il suo petto fin dentro alle orecchie. In seguito distinse la figura di un furgoncino, caduto di muso, farsi sempre più nitido. Distinse anche le urla di un uomo, sempre più forti, fino a quando non vide qualcosa cadere davanti a lei. 

«A quanto pare il suo fidanzato ci ha raggiunti prima del previsto» e sentì mani e piedi liberi. La mano su sostituita dalla lama fredda del coltellaccio e una leggera pressione le fece capire che doveva alzarsi e seguire John. La presa si spostò sul suo braccio dolorante, anche a causa della ferita, e veniva strattonata con poca gentilezza. Il putiferio causato dalla caduta del furgone aveva spazzato frammenti di metallo e vetro da tutte le parti portandola a gemere di dolore ogni volta che compiva un passo. Cercò di porre resistenza ma la lama le pizzicava il collo e lo sentiva andare a fuoco, di sicuro era stata graffiata.  

Poco dopo un altro schianto ruppe l'altra parte del tetto rimasto integro dalla prima caduta. Davanti a loro l'armatura metallica rosso e oro di Iron Man si alzò, con la maschera che incuteva paura. Pepper sospirò dal sollievo e stirò le labbra verso l'alto, contenta di vedere quella brutta faccia per una volta. 

«Stark, fammi uscire e libero la tua Potts» John non perse tempo a negoziare.  

«Io ho un'idea migliore, la tua morte sarà rapida e indolore» rispose Tony e rapidamente si catapultò su di loro, afferrando la donna con un braccio e poi sollevandosi in aria. John dalla sorpresa mollò la presa e li guardò volare via, prima che una grande esplosione fece saltare in aria tutto il magazzino. 

 

Atterrarono sul tetto dell'ospedale più vicino e Pepper, aggrappata al collo di Tony, si lasciò andare. Le sue gambe cedettero e l'uomo prontamente la resse, sollevandola e portandola in braccio verso le scale. 

«Sei... Sei in ritardo» mormorò col fiatone. «Come sempre» continuò. 

Tony ridacchiò guardandola attentamente. Le guance erano rosse, gli occhi gonfi e braccio e collo sanguinavano.  

«Sai com'è mi piacciono le entrate in scena d'effetto» commentò. Insieme furono una scena inaspettata, con gli occhi di tutti puntati su di loro. Sguardi ignorati fino al pronto soccorso dove un'infermiera si prodigò a portare una sedia a rotelle dove Pepper poteva sedersi. 

Dopo un'ora Tony la raggiunse nella sua camera, trovandola sdraiata sul lettino che guardava fuori dalla finestra. 

«Ha incominciato a nevicare» pronunciò Pepper, voltandosi verso di lui. Gli sorrise, ma i suoi occhi esprimevano solo stanchezza. 

«M-mi dispiace, Pep» incominciò, avvicinandosi e sedendosi sulla sedia più vicina. «Sarei dovuto arrivare prima», continuò afferrandole la mano e stringendola con gentilezza. 

«Non importa; alla fine sei arrivato» lo consolò ricambiando la stretta. «Certo però non so se ti meriti il regalo di Natale per il tuo ritardo, Mr Stark», finì. Nello stesso momento entrò l'infermiera con la cartelletta in mano e sorrise a entrambi. 

«Signorina Potts sono contenta di dirle sia lei sia il bambino state più che bene» esclamò squillante la ragazza, appendendo la cartelletta e uscendo dalla stanza, chiamata da una sua collega. Tony la guardò andarsene confuso e poi tornò a osservare la fidanzata. 

«Beh riceverai lo stesso il tuo regalo», disse sollevando l'altra mano con dei fogli in mano. Tony li guardò attentamente, vedendo uno sfondo nero con qualche chiazza bianca mostrando un cerchio nero deformato e al suo interno un bozzolo. Tony non era un esperto di quelle cose, cose da donne, però aveva capito perfettamente che cosa era. 

«Quante settimane?» 

«Otto e tra poco nove, dopo oggi» rispose, poggiando la testa sul cuscino a continuando a guardarlo in attesa di una qualsiasi reazione. Non ne avevano mai parlato seriamente ma l'idea di una piccola peste che dai capelli neri e occhi azzurri che correva per casa a seminare casino le piaceva. Tony era un bambino già di sé e presto avrebbe avuto qualcun altro – lasciando calmare i poveri nervi di Bruce – con cui fare esperimenti folli e pericolosi. Già immaginava le sfuriate che avrebbe fatto e perciò si convinse che forse doveva sperare che il piccolo fosse una femminuccia. Avrebbero trovato modo di esaurire le carte di credito di Tony con lo shopping. 

«I-io... Beh... Sono senza parole» ammise, ritornando a guardarla. 

«Meglio così, allora» e sentì il suo cuore più leggero che mai. Tony si chinò per baciarla e si staccò quando la sentì gemere, accorgendosi del braccio ferito in mezzo a loro. 

«Credo che ti toccherà lavorare da casa, meglio se cambiamo indirizzo anche. Potremmo chiedere a Bruce di fare anche da babysitter, così potremmo uscire qualche volta. E ricordami di dire a Happy di questa meravigliosa notizia e di farli aumentare la sicurezza», un fiume di parole si riverso dalla sua bocca, facendo scoppiare a ridere Pepper. 

Fuori la neve si era fatta più fitta, innevando il paesaggio colorato dalle luci natalizie. 

 

«Soprattutto dobbiamo finirla di passare così il Natale». 

 

  
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