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Autore: DeathOver    27/12/2015    0 recensioni
|| Spin off sul personaggio Renèe Zvezda, mio oc del fandom di FNAF ||
[...] Nella fredda Berlino di Dicembre, durante la più santa delle notti giace tra le ceneri e la polvere una dama che pare di ghiaccio, avvolta nel calore di una mera menzogna vive come una rosa bianca che stretta tra le proprie spine altro non fa che ferire sé stessa e chi tenta di liberarla, la rude realtà non può fare altro che fissarla dal lontano dei suoi infuocati rovi mentre lentamente, inesorabilmente ella appassisce, infrangendosi poi al suolo.
Genere: Angst, Dark, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Berlino, 25 Dicembre 1988.

Nella fredda Berlino di Dicembre durante la più santa delle notti una figura slanciata si muove leggiadra tra le strade innevate e i lastricati ghiacciati; con il volto coperto dal cappuccio della bianca mantella al suo passaggio si propaga il gradevole profumo del mazzo di rose bianche che, senza eccessiva forza per evitare di rovinarne i petali, stringe al seno maturo e prosperoso coperto e nascosto dal tessuto bianco delle vesti delicate, su cui ricadono morbide le lunghe ciocche aure lasciate libere e sciolte dalla solita coda di cavallo.
Ella non si muove mai per le strade affollate, aggirandosi senza timore per i deserti vicoli lastricati e talvolta ricoperti da un leggero strato di ghiaccio il quale scintilla alla luce soffusa della luna.  La dama non fa altro, cammina e cammina a capo chino, sinché allontanatasi dal festoso centro cittadino ed addentratasi tra campi coltivati e fitti alberi, non si ferma in una zona ove non v'è nulla fuorché quella che pare una vecchia villa del tetto mezzo crollato, mentre le mura, un tempo bianche, erano segnate dal nero pece delle fiamme.
Tutt'attorno il fuoco aveva reso un cimitero di ceneri.
La donna alza piano il viso, deglutendo, per poi apprestarsi a camminare nuovamente a passo spedito verso l'entrata dell'abitazione fatiscente sino a sentire il legno scricchiolare al di sotto dei tacchi delle proprie scarpe. Per la prima volta la donna barcolla sui suoi stessi passi tremanti e il viso le si riga di lacrime, il profumo dei fiori viene coperto dall'odore prepotente del fumo.
"Perché? Perché sono tornata qui?" Si chiede per la prima volta in tutta la nottata, dandosi dell'incosciente mentre la mente si inonda di dolorosi ricordi.
Si siede sugli scalini in marmo avvertendo improvvisamente tutta la stanchezza piombarle addosso come un macigno, mentre sospira sistemandosi il cappuccio bianco sul capo e le lacrime scivolano dalle iridi verdi sulle gote arrossate, ghiacciate dalla gelida corrente.
 
~ • ~
Renèe riaprì gli occhi arrossati pochi minuti dopo, impiegò qualche minuto prima che le immagini confuse dinnanzi ad essi si sbiadissero e quando accadde le iride smeraldine si restrinsero: i muri e il pavimento bruciati erano stati sostituiti da colori vivi e accesi e il fastidioso odore di bruciato dal profumo delicato del miele, che da sempre ne abbracciava l'infanzia.
Strabuzzò gli occhi, alzandosi in piedi di scatto e guardandosi intorno confusa: cosa diavolo stava succedendo?!
Sul terreno vi erano ancora i vetri rotti di specchi e finestre, ma in pochi secondi essi svanirono dalla sua vista, come se tutto fosse tornato indietro, o non fosse mai accaduto. Giusto....un sogno... Ogni tanto le capitava di fare sogni simili, sogni strani e contorti. Eppure... tra le mani stringeva ancora quel mazzo di rose bianche: da dove poteva averle prese veramente? Non ricordava, perché le aveva lei?
A distogliere i suoi pensieri dai fiori fu una voce delicata e femminile da lei conosciuta come la propria, talmente era simile. Sollevò la testa di scatto verso le scale, da cui la voce femminile chiamava il suo nome con tono calmo: "Renèe? Mi senti? Renèe..?"
Le pareva quasi di non sentirla da anni, quella voce dolce e rassicurante: strinse a sé il mazzo di fiori, per poi salire le scale di corsa.
 
-Mutter..?!-
 
Chiamò, alla fine della rampa di scale, per poi portare lo sguardo al pavimento del corridoio: pareva essere disseminato di oggetti, e la sua testa le diceva chiaramente che non doveva sfiorarli, senza alcuna ragione; non doveva e basta.
Al fondo del corridoio, appena prima che si potessero scorgere le scale in legno che conducevano alla soffitta, lo specchio dell'orologio regnava imponente e... vuoto.
Nulla veniva riflesso al suo interno, se non, al fondo, la figura della bambina minuta e dai corti capelli biondi, i cui occhi verdi brillavano nel buio di quello spazio vuoto.
Quella voce non smetteva di rimbombare come un eco nella sua testa, ancora e ancora. Mosse qualche passo, sino ad arrivare alla prima porta chiusa, così anche la seconda e la terza, mentre l'orologio non smetteva mai di scandire il tempo; tic...tac....tic....tac.... ad ogni rintocco, il riflesso della bambina diveniva più scuro e sfocato. E ancora...tic...tac....tic...tac, Renèe velocizzò il passo: tutte le porte erano chiuse e non vedeva più la fine del corridoio, poteva solo andare avanti. Nel suo petto si fece largo un costante stato di angoscia, come se ormai salire all'ultimo piano fosse questione di vita o di morte; quell'ambiente rassicurante la stava opprimendo, soffocando, in quella oscurità senza fondo.
Aumentò ancora la velocità di quei passi, sino a ritrovarsi a correre verso le scale che conducevano alla soffitta stringendo i fiori al petto.
Non si fermò nemmeno a guardare lo specchio, nella cui immagine riflessa era cambiata: al posto della bionda vi era ritratta un'ombra dal ghigno rosso fiammante, essa era in piedi in un lago di sangue, circondata da altre ombre stese attorno a lei, mentre alle sue spalle il fuoco scintillava.
Tuttavia Renèe non vide tutto ciò; accecata dalla paura non si fermò e al suo passaggio lo specchio si crepò per poi andare in frantumi pochi istanti dopo.
Giunta davanti alle scale, si accorse che esse erano ancora più caotiche del passato corridoio: oggetti, oggetti e vestiti disseminati dappertutto, eppure non se ne spiegava il senso: la soffitta era sempre stata chiusa, perché tutta quella roba si trovava lì? E soprattutto, perché la porta questa volta era socchiusa?
Era da quella stanza che la voce proveniva. La bionda prese a salire a fatica i gradini, uno dopo l'altro, e più si avvicinava più si rendeva conto che quella voce aveva un qualcosa di...strano, innaturale...
Stava ancora salendo quando un gradino si ruppe sotto alle suole delle sue scarpe, permettendo però alla tedesca di scostarsi subito prima di precipitare in quello che pareva essere il vuoto.
Alcuni petali bianchi caddero fluttuando in quel baratro senza fine: rimase a fissarli sinché essi non vennero inghiottiti dall'oscurità; se solo pensava di poteva farla lei quella fine le venivano i brividi.
Dopodiché, poggiò una mano sul pomello della porta, prese un grosso respiro ed entrò.
 
- Mutter, sono a casa, dove sei? -
 
Chiese entrando guardandosi intorno; non ci volle molto prima che la sua testa prendesse a elaborare quel luogo: cenere.
La cenere e l’odore di bruciato misto all'odore della madre erano ovunque: sulle pareti, sul pavimento, persino sulle finestre! Non vi era nulla che non ne fosse intriso.
Pian piano, così come i petali caduti poco prima, anche quella casa prese a svanire: il tetto si sbriciolò sulla testa della bionda, cenere che cadeva e non la sfiorava, così come il parquet rovinato e il pavimento in rovina, le mura dipinte di marrone si annerirono totalmente e gli oggetti divennero polvere.
Non rimase nulla, se non una sagoma di un torso umano sul muro dinnanzi alla donna. Lenti, i fiocchi di neve presero ad adagiarsi sulla restante parte del pavimento, uno dopo l’altro cadevano per poi sciogliersi e tramutarsi in acqua.
Renèe prese due rose dal mazzo di fiori che ancora stringeva tra le mani arrossate le cui estremità delle dita avevano assunto un colore ormai violastro per causa del freddo, avvicinandosi poi alla sagoma disegnata sul muro e poggiandole ai piedi di esso, per poi prendere l’unica rossa del mazzo e poggiarla in un punto leggermente più distante del pavimento.
Dopodichè, poggiò la restante parte del mazzo lontano dalle altre e prese dalla tasca della mantella una busta chiusa: se guardata in controluce, si poteva vedere che al suo interno vi erano custoditi un foglio di piccole dimensioni e un rocchetto, seppur poco distinguibili. Li poggiò sui fiori bianchi, per poi estrarre un altro oggetto dalle tasche: una scatola di fiammiferi.
 
-…Fa molto freddo oggi, eh? Ho pensato che potevo venirvi ad aiutare, in qualche modo… -
 
Iniziò, per poi sfregare un fiammifero contro la scatola, accendendolo.

-Come ogni Natale sono venuta a trovarvi per fare quattro chiacchiere, anche quest’anno Dana non è riuscita a venire anche se adesso lei vive qui a Berlino. –

Buttò il fiammifero sui fiori e sulla busta per poi allontanarsi dal focolare e sedersi, sporcandosi le vesti del nero della fuliggine e rimanendo a fissare il fuoco bruciare le rose, quel colore vivo e scoppiettante l’aveva sempre attratta sin da quando era bambina, per quanto potesse spaventarla. Rimase a fissare quel fuoco per minuti, forse ore sempre in assoluto silenzio: ascoltava per una volta di buon grado le loro voci, quelle della sua famiglia e rispondeva nel silenzio.
Non importava quanto quelle voci potessero essere solo effimere bugie, o quanto il freddo le stesse ormai congelando la pelle, le lacrime versate seppur poche, non importava altro, non sapeva quante altre volte avrebbe ancora potuto udire quelle voci calde e rassicuranti. Si guardò intorno, per poi stendersi e rannicchiarsi nella mantella calda, portando le ginocchia al petto mentre prima che potesse rendersene conto le palpebre si fecero pesanti, chiudendosi.
 
~ • ~
Nella fredda Berlino di Dicembre, durante la più santa delle notti giace tra le ceneri e la polvere una dama che pare di ghiaccio, avvolta nel calore di una mera menzogna vive come una rosa bianca che stretta tra le proprie spine altro non fa che ferire sé stessa e chi tenta di liberarla, la rude realtà non può fare altro che fissarla dal lontano dei suoi infuocati rovi mentre lentamente, inesorabilmente ella appassisce, infrangendosi poi al suolo.




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Note: E dopo tanto tempo torno con questa one shot in tema natalizio dedicato al mio personaggio di FNAF Renèe Zvezda, so che ormai natale è passato, ma ho iniziato a scriverla alla vigilia e tra pranzi e cenoni l'ho scritta più di notte che di giorno, e sì, sicuramente la rivedrò, in particolar modo il finale.
Che dire, grazie per aver letto la storia, e buone feste a tutti!

 
   
 
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