Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Ricorda la storia  |      
Autore: Mash    28/12/2015    1 recensioni
"Si dice che le parole dette in punto di morte siano le più veritiere, ma allo stesso tempo, le più dolorose."
Ripercorro con questa breve fic gli ultimi momenti di Boromir. Un personaggio dalle mille sfaccettature e che ha dato tutto quello che aveva, fino alla fine.
[la storia partecipa al contest "who's gonna watch you die?" di Stareem]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn, Boromir
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’uomo che avrei voluto essere
 
 
Il suono del corno si spande per la radura.
Mi volto di scatto sperando di vederli arrivare, ma nessuno sembra aver sentito il nostro, il mio, richiamo disperato.
Siamo circondati. Sono circondato.
Guardo i piccoletti e sorrido, brandendo la mia fedele lama. Lei sarebbe restata al mio fianco e avrebbe mostrato il suo valore, anche se io pochi minuti prima lo avevo perduto, cercando di strappare a Frodo l’anello. Il mio più grande rimpianto.
Mi getto contro il primo nemico, facendola danzare, colpendo qualsiasi cosa si frapponga tra me e la mia furia. Lo abbatto.
Così faccio con il successivo, e con quello dopo di lui.
Soffio di nuovo dentro il corno e indietreggio, con la spada in pugno e un urlo rabbioso contro gli Uruk-hai che continuano a venirmi incontro.
Non ho tempo per pensare. La battaglia incalza i miei movimenti, e non mi curo troppo di quello che mi accade intorno.
Il dolore viene all’improvviso.
Sgrano gli occhi dalla sorpresa e indietreggio, perdendo l’equilibrio, a causa del colpo al petto. Una freccia mi ha raggiunto. Qualcuno mi ha colpito.
Nella sorpresa, non posso che pensare che vorrei solo stendermi a terra e mettere fine a tutto.
Ma non posso.
Mi rialzo tornando a incalzare il nemico, stringendo i denti, ignorando quel dolore pulsante.
Contano su di me.
Quei ragazzi, hanno bisogno di me.
Mi volto mentre la seconda freccia sta venendo incoccata ma non riesco a spostarmi quando questa viene scagliata. Non riesco a fare altro che incassare anche quel secondo colpo.
Mentre crollo di nuovo al suolo, posso sentire il suo schifoso urlo di soddisfazione per avermi colpito nuovamente. Posso vedere la sua faccia deformarsi in un brutale sorriso.
Respirando con fatica, il tempo come rallentato a causa del dolore, alzo gli occhi e li vedo.
Terrorizzati.
Contano su di me. E io non posso deluderli. Non di nuovo. Non come ho fatto con Frodo.
Ma, fa male.
Li guardo senza però vederli.
Davanti a me non ci sono loro, c’è di nuovo Frodo. La sua faccia spaventata è come quella dei due hobbit. Solo che loro non hanno paura di me.
Hanno paura per me.
Davanti a me non ci sono loro, c’è solo il rimorso.
C’è la vergogna di aver ceduto alla tentazione.
C’è il proposito di non cedere mai più.
Con un urlo mi rivolto ancora contro il nemico.
Non finirà così. Non finirò così.
I miei movimenti sono lenti, pesanti, troppo goffi per un guerriero.
È difficile anche solo alzare la mia spada.
Ma devo continuare. Devo dare tutto me stesso per difenderli.
Devo proteggerli. È questo il mio compito.
La terza freccia mi porta al limite.
Non sento più niente di quello che mi circonda. Non riesco a concentrarmi su nulla a parte il dolore. È come essere spettatori di quello che sta accadendo, senza poter però fare niente. Senza avere possibilità di fare niente.
Fa male.
Delle urla arrivano alle mie orecchie, strappandomi da quel sordo mondo tutto scuro in cui mi ero avvolto, dove anche il solo respirare era una tortura. E dove il tempo sembrava scorrere più lento, inglobato anch'esso nel dolore.
Sento i passi attorno a me. Sento le sagome che mi superano senza degnarmi di uno sguardo. Non sono più una minaccia. Non sono più niente ormai.
Vedo… La punta di quella freccia, incoccata per l’ultima volta.
Respiro.
Fa male.
Ma non emetto un fiato.
Non avrei supplicato.
Non sarei scappato.
Non avrei concesso alcuna soddisfazione al mio nemico.
“Si dice che guardare una persona morire è amore.”
Buffo. Negli ultimi attimi di vita dovrebbero passarti cose più felici che una frase di un menestrello, che cantava una di quelle vecchie ballate che più volte avevo sentito nelle feste al mio palazzo. Avevo sempre pensato che non mi sarei mai trovato nella situazione in cui qualcuno mi avrebbe guardato morire.
Ma che al contrario, sarei stato io colui che guardava qualcun altro.
“Chi guarderà te morire?”
Alzo lo sguardo e fisso l’essere dritto negli occhi.
Ecco chi mi avrebbe guardato morire.
Non ho la forza per oppormi. Rimango fermo e attendo la fine.
Ho mille rimpianti. Per Frodo, per aver cercato di togliergli l’anello. Per aver lasciato catturare i due hobbit. Per non essere riuscito a fare di più per la Compagnia. Per non aver potuto dire quello che realmente pensavo ad Aragorn. Per essermi nascosto dietro i pensieri di mio padre.
I momenti successivi sono confusi.
Non riesco a vedere ciò che accade ma sento il ferro che stride.
Il rumore della battaglia; anche troppo familiare.
Alla fine, sento il cadere di un corpo senza vita.
Cerco di rialzarmi, ma non ci riesco.
Sento il dolore che diventa più forte.
Fa troppo male.
Poi lo vedo e la sua luce mi acceca.
Aragorn.
Le parole mi escono senza che riesca a riflettere.
Voglio solo dire tutto quello che posso prima che finisca.
Prima che io… finisca.
Mi ascolta fino alla fine e poi parla a sua volta.
“Hai mantenuto il tuo onore.”
L’onore. Sono felice che lui lo pensi. Felice di aver dato tutto quello che avevo. Di aver tentato di portare a termine l’impresa.
E anche se ho fallito, quelle sue parole mi fanno aggrappare alla speranza.
Ci ho provato, davvero. Ho cercato in tutti i modi di essere l’uomo che mio padre voleva. L’uomo che io volevo essere.
Non sono scappato. Alla fine non sono scappato davanti al nemico.
Un ansimo mi scappa dalle labbra quando sento la fine del suo discorso.
Mi ha promesso ciò che più desideravo sentire. Non avrebbe lasciato fallire il nostro popolo.
Non avrebbe permesso alla mia città di cadere.
Avrebbe lottato.
Avrebbe lottato anche al posto mio.
Per me.
Per la nostra gente.
Il pensiero della mia gente mi arriva all’improvviso e non posso che sorridere all’uomo che ho di fronte per ciò che mi ha appena detto. Per quello che ha appena promesso.
Perché mi fido di lui.
E so che proteggerà il nostro popolo.
Quel popolo che è anche il suo.
Il nostro popolo. La nostra gente. Quello che sarebbe potuto essere il nostro destino.
I difensori di Gondor.
Il respiro si fa più affannoso.
Non posso perdermi in rimpianti. Non è il caso. Non è giusto.
Lo guardo, specchiandomi nei suoi occhi chiari, e scuoto la testa. Non c’è più niente da dire.
È strano… non sento più il dolore di prima. Afferro la spada ed è come se tutto si fosse fermato. Il tempo. Il dolore. Il vento persino.
Lo guardo negli occhi e capisco.
Capisco che una cosa da dire c’è.
Qualcosa che mi sono tenuto dentro per troppo tempo.
So che mi restano pochi istanti, ormai, anche parlare risulta faticoso.
Devo dirglielo.
Una cosa che avrei dovuto dire da troppo tempo, ma il coraggio mi era sempre mancato.
È buffo che le parole dette in punto di morte siano le più vere e anche le più dolorose di tutte.
“Io ti avrei seguito, fratello mio, mio capitano, mio… re.”
Un ultimo istante ancora.
Il suo volto si fa sempre più sfuocato… distante.
In un attimo i suoni si fanno più fiochi. Il dolore sparisce. Tutti i sensi spariscono.
Non sento nemmeno più il mio respiro.
Infine… tutto diventa nero.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Mash