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Autore: Marss    28/12/2015    2 recensioni
*dalla storia
Appoggio la mia schiena sul suo torace e cerco di riordinare i mille pensieri che mi affollano la mente.
-Cosimo?
-Si?
-Ti amo.
Sorride. -Anche io, da morire.
Detto questo, ci addormentiamo insieme.*
Milano. Alice 17 anni, Cosimo 31. Alice ha una grande passione per il mondo rap, e Cosimo ne fa parte. Alice e Cosimo, due persone diverse, che in comune hanno la voglia di amarsi.
Questa, è la loro storia.
Recensioni sempre gradite!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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sai che pure le più belle cose hanno una fine
ora in un letto di rose sei sdraiata sulle spine
da quassù tutta mia la città dì a mia mamma
stai calma stai tranqui e se la realtà cambia trama
dai un abbraccio ai veri amici che ho avuto
e dì a mio padre che mi scuso se ho deluso per come ho vissuto
ma se qua ho fatto male è solo un punto di vista
e se parlo male forse la parola giusta


Ascolto la nostra canzone continuamente, a ripetizione, mentre cammino su e giù per i corridoi dell’ospedale. Sono qui da cinque giorni, non mi sono ancora allontanata da questa struttura. I ragazzi cominciano a essere seriamente preoccupati per la mia condizione, ma il mio unico pensiero è Cosimo.
Cosimo, il mio uomo, l’amore della mia vita, che ancora giace immobile su quel letto. I medici fanno avanti e indietro dalla sua camera, ma non portano mai buone notizie. Le sue condizioni cerebrali sono leggermente migliorate e sono quindi riusciti a toglierlo dal coma farmacologico, ma a parte questo non dà segni di ripresa.
-A questo punto l’unica cosa che ci resta da fare è continuare a monitorarlo e sperare che si svegli al più presto- mi aveva detto il dottore.
 
che mi assolve è l'amore se non che uccide lentamente
perdona i miei nemici e tieni i nomi a mente
se vuoi muovere il mondo devi muoverti tu
stai su e ricorda che
Quando ritornerò da te, io ci ritornerò da re
per raccontarti dei miei guai, dirti le cose che non sai
se io ritornerò da te, io ci ritornerò da re
se non ci rivedremo mai, allora avranno vinto i guai

L’ultima frase del ritornello continua a tornarmi in mente, me la ripeto di continuo. C’è la possibilità che Cosimo non si risvegli più, possibilità non poi così remota. E se Cosimo morisse? Cosa ne sarebbe di me? Come farei a svegliarmi ogni mattina, con la consapevolezza che la persona che amo più di me stessa non c’è più? Come potrei continuare anche solo a respirare senza lui al mio fianco?
Continuo a tormentarmi con questi pensieri, mentre Simona cerca invano di tranquillizzarmi. Quella ragazza è fenomenale, non mi ha lasciata sola neanche un secondo durante queste cinque lunghe ed estenuanti giornate. Gli altri si sono organizzati in turni, dandosi il cambio e portando vestiti puliti e cibo a me e Simona, che non ci scolliamo dalle sedie del corridoio. Ormai conosciamo a memoria gli orari delle visite dei medici, gli orari delle infermiere che entrano a cambiare le flebo o i farmaci, conosciamo i nomi di tutti gli inservienti del piano e dei pazienti delle camere vicine. Non mi faccio una vera doccia da giorni, i ragazzi mi portano i vestiti dalla villa e io mi lavo nel bagno del piano, senza mai allontanarmi troppo per paura di perdermi qualcosa. La situazione sta diventando pesante per tutti, ma non me la sento proprio di lasciare qui Cosimo da solo.
Non ho ancora avvisato i miei genitori, aspetto di avere notizie certe prima di chiamarli. Chiara invece è al corrente di tutto, la tengo aggiornata sugli ultimi sviluppi e mi è di grande aiuto, mi chiama spesso e vuole sapere ogni novità. Essere circondata da tutte queste persone è fantastico, spesso riesco a distrarmi e a evitare che i miei pensieri restino fissi sulla condizione critica del mio ragazzo.

Cammino per il corridoio con le cuffie nelle orecchie, gli occhi gonfi di lacrime e il viso stanco. Simona è con Joe e J A alla macchinette, mentre Jack e Alberto sono tornati da poco alla villa per farsi una doccia. Un’infermiera mi passa accanto sorridendomi dolcemente, mi ha vista in questo stato talmente spesso in questi giorni che ormai non fa nemmeno più domande. Simona si avvicina e mi porge un bicchiere di plastica con del caffè preso alle macchinette del primo piano. Sorrido debolmente e accetto di buon grado, visto che sto sopravvivendo soprattutto grazie alla caffeina.
-Tesoro, dovresti mangiare qualcosa- mi dice la ragazza. Alzo gli occhi al cielo, perché sono le due del pomeriggio ed è almeno la quindicesima volta che sento questa frase.
-Non ho fame Simo, davvero.
-Simona ha ragione, non puoi andare avanti a caffè e acqua! Vado a prenderti un panino al bar- esclama J A
-No davvero, ho lo stomaco completamente chiuso.
-Guarda che non ti stavo chiedendo il permesso. Scendo al bar a prenderti qualcosa e tu mangerai, che ti piaccia o no- il tono del ragazzo non ammette repliche, quindi decido di non ribattere, anche se so che non darò nemmeno un morso al cibo.
Un medico entra nella camera di Cosimo per il consueto controllo e io mi avvicino alla porta, aspettando notizie. Cosimo è ancora in terapia intensiva, non mi è concesso entrare troppo spesso nella sua camera e la cosa mi distrugge. Non posso stargli accanto quanto vorrei, non posso accarezzarlo o sussurrargli parole di amore e conforto. Il giorno prima avevo provato a sdraiarmi accanto a lui, sperando che potesse in qualche modo avvertire la mia presenza, ma un’infermiera mi aveva rimproverata, facendomi scendere subito dal letto. Poterlo vedere solo una volta al giorno era una vera e propria ingiustizia.

J A torna dopo pochi minuti pieno di sacchetti del bar contenenti panini, patatine e qualche bibita. Joe e Simona si fiondano sul cibo, mentre io rimango accanto alla porta ad aspettare il medico.
-Tieni, mangia- dice J A porgendomi un invitante panino alla cotoletta.
-J A, come devo dirtelo, non ho fame- in realtà, ora che sento il profumo del panino, avverto un leggero languorino. Sono giorni che non mangio praticamente nulla al di fuori di qualche pacchetto di cracker.
-Alice mangia questo panino per l’amor del cielo!- il ragazzo sembra davvero esasperato, così decido di afferrare il sacchetto senza fare ulteriori storie. Mi avvicino agli altri addentando il mio pasto e mi siedo accanto a Simona, rilassandomi un po’. Joe e J A chiacchierano del più e del meno e io mi sforzo di ascoltarli, anche se ho la testa completamente altrove. Quando il medico esce dalla stanza di Cosimo scatto in piedi, andandogli vicino.
-Ci sono novità?- chiedo, con la bocca piena e gli occhi speranzosi.
-Non molte, in realtà. La situazione cerebrale sembra essere migliorata leggermente, ma se non si sveglia ci sarà ben poco da fare- dice, il tono di voce dolce e comprensivo. Resto in silenzio per qualche secondo mentre gli altri, che si erano avvicinati per ascoltare, tornano seduti.
-Lei… lei crede che si risveglierà? Sinceramente, quante possibilità ci sono che si risvegli? Devo saperlo, non posso più andare avanti così, è quasi una settimana ormai.
-Signorina…
-La prego, so che non vuole fare previsioni, ma faccia un’eccezione per una volta!- quasi lo supplico. Poverino, ormai non ne potrà più delle mie continue richieste.
-Quando è arrivato, le sue condizioni erano piuttosto gravi. Ma sono passati già molti giorni e prevedevamo che si sarebbe ripreso nel giro di breve. Non so proprio dirle se si risveglierà e quali danni cerebrali potrebbe riportare in seguito. L’unica cosa che possiamo fare è…
-… aspettare e sperare, lo so bene. E’ così frustrante!
-L’attesa è la parte più dura- dice, appoggiando una mano sulla mia spalla con fare affettuoso. –Ora devo andare, tornerò più tardi per un altro controllo.
-Posso entrare? Oggi non l’ho ancora salutato…- chiedo, cauta.
Il medico mi sorride affabilmente. –D’accordo. Ma forse è meglio che prima finisca quell’enorme panino.- detto questo si allontana.
Divoro quello che resta del mio pranzo in pochi bocconi, poi indosso il camice verde ed entro nella stanza.
 

 
Sono seduta accanto al letto di Cosimo, il viso appoggiato sulla sua mano tiepida. Devo essermi addormentata, perché avverto come una leggera carezza sulla mia guancia.
-Chi… dove…
Alzo la testa di scatto e osservo il corpo del mio ragazzo muoversi impercettibilmente. Devo aver sognato anche la sua voce, probabilmente sto impazzendo. Resto immobile ad osservarlo per qualche secondo, poi vedo le sue labbra incresparsi e le sue palpebre muoversi. Finalmente, dopo tanti giorni, Cosimo apre gli occhi. Si guarda attorno spaesato, mentre io lo fisso con gli occhi sbarrati, completamente paralizzata dall’emozione. Gira lentamente la testa nella mia direzione e il suo viso si illumina, abbozzando un leggero sorriso.
-Oh mio Dio, sei sveglio! Sei vivo e sei sveglio, sei ancora qui con me!- urlo dalla gioia, buttandogli le braccia intorno al collo e abbracciandolo.
-Ei… piano- mormora, sfiorandomi con il braccio sano.
-Oddio scusa, ti ho fatto male? Giuro non riesco a crederci! Credevo che… mi avevano detto che le tue condizioni erano critiche… non pensavo che ti saresti mai svegliato… avevo quasi perso le speranze, io… mio Dio, mi sento così in colpa. Cosimo, amore mio, ti prego perdonami, è tutta colpa mia- un fiume di parole mi esce senza che io riesca a fermarle. 
-Ali, ti prego, non parlare così velocemente. Ho sete- fa fatica a parlare, deve avere la gola secca così gli porgo un bicchiere d’acqua, aiutandolo a bere con la cannuccia.
-Scusa- aggiungo solo. Resto seduta a guardarlo per qualche altro secondo, poi mi alzo di scatto –Vado a chiamare il medico e a dirlo agli altri. Torno subito. Non addormentarti di nuovo, per favore
-Promesso- dice lui, sorridendo. Eccolo il mio uomo, ecco finalmente il sorriso beffardo che tanto amo. Gli sorrido a mia volta, poi mi fiondo fuori dalla stanza per dare la bella notizia anche agli altri.
Nel frattempo sono arrivati anche Jack e Alberto, che mi corrono accanto appena mi vedono uscire per sapere se ci sono novità.
-Si è svegliato ragazzi, è sveglio!- urlo entusiasta, correndo ad abbracciare Simona. Ci lasciamo tutti andare ad un pianto liberatorio, Jack saltella per tutto il corridoio, abbracciando un’infermiera che ci passa accanto. Abbandono quel delizioso quadretto per qualche secondo, correndo al banco delle infermiere per far chiamare il medico di guardia.

-Sembra che cerebralmente sia tutto a posto. Faremo degli esami per esserne certi, ma credo che potrà essere spostato in reparto entro la fine della giornata. E’ stato molto fortunato, signor Bianchi.
Sono nella stanza di Cosimo insieme al dottore, che per l’occasione felice mi ha permesso di assistere alla visita. Non riesco a smettere di sorridere, tutto andrà per il verso giusto adesso, me lo sento. Il medico controlla per l’ultima volta le fasciature del ragazzo e poi ci lascia soli, facendomi promettere di non farlo stancare troppo.
All’improvviso lo sguardo di Cosimo si incupisce, piantona i suoi occhi nei miei e vi scorgo un velo di tristezza. Ho un tuffo al cuore e tutte le cose brutte appena successe mi tornano alla mente.
-Io… credo di doverti delle spiegazioni, se ti va di ascoltarmi.- mormoro, abbassando gli occhi. Non riesco a reggere il peso del suo sguardo, mi sento ancora troppo in colpa.
-Ti ascolto.- dice lui, senza far trasparire alcuna emozione.
-Ecco… le cose non sono andate come credi, so che è una frase scontata che può suonare quasi falsa, ma è la verità.- comincio a raccontargli l’accaduto per filo e per segno, cercando di non piangere. Cosimo resta impassibile per tutto il tempo, continua a fissarmi, ma verso la fine noto un mezzo sorriso spuntargli sul viso, così mi rilasso un poco. –Non sono riuscita a spiegarti tutto subito e mi dispiace, non so proprio cosa mi sia successo. Mi sono bloccata davanti a te e non avrei dovuto, perché tutto questo non sarebbe mai successo, tu adesso staresti bene e non saresti bloccato in un letto d’ospedale
-Probabilmente avrei reagito allo stesso modo. Mi conosco, avrei voluto allontanarmi comunque, spiegazioni o non spiegazioni.
Restiamo fermi a guardarci per qualche minuto, in totale silenzio. Muoio dalla voglia di sapere a cosa sta pensando, di baciarlo e tenerlo stretto a me.
-Dimmi qualcosa, ti prego
-Non so cosa dirti Ali, davvero.
-Dimmi cosa pensi di tutta questa storia. Dimmi che mi credi e che riuscirai a perdonarmi, un giorno
Cosimo fa per dire qualcosa, ma si blocca a metà e non emette alcun suono. Sta valutando le parole giuste da dire, ormai conosco le sue espressioni. Faccio un respiro profondo, non promette nulla di buono. 
-Ti credo.- dice alla fine. Resto immobile a guardarlo, non mi sembra vero –Ti credo- ripete, come per accertarsi che io abbia realmente capito.
Mi alzo di scatto e mi fiondo su di lui, abbracciandolo e cominciando a riempirgli il viso di baci.
-Ei piccola, piano!- dice ridendo. Allento la presa per evitare di fargli male, ma non lo lascio andare. Con la mano buona mi blocca il viso e mi accarezza la guancia, incollando i suoi occhi nei miei. Finalmente, dopo cinque lunghissimi giorni, lo bacio.
Un brivido mi percorre la schiena a quel contatto prima delicato, poi sempre più intenso. Ci baciamo come se non lo facessimo da mesi, assaporando sapori ormai familiari. Gli accarezzo i capelli, tenendolo il più vicino possibile. Sono così presa dal bacio che non mi accorgo nemmeno delle lacrime che cominciano a solcarmi il volto. Cosimo si ferma e le raccoglie con il dito, sorridendomi.
-Ti amo- mi sussurra sulle labbra, mentre riprende a baciarmi.
-Io di più- rispondo, promettendomi mentalmente di non lasciare mai più che accada una cosa simile.
 
….
 
Gli esami sembrano essere nella norma, quindi Cosimo è stato spostato in reparto. Condivide la stanza con un ragazzo di circa 20 anni, che sembra essere piuttosto contento dell’arrivo della rap star. Finalmente possiamo stare tutti insieme accanto al suo letto, non ci sono le rigide regole della terapia intensiva. Jack resta incollato vicino a Cosimo, parla a macchinetta raccontandogli stupidi aneddoti e ricordando i “tempi d’oro”, come li chiama lui. Tutti possiamo concederci una pausa, quando l’orario di visita finisce siamo costretti ad abbandonare la camera e tornare alla villa.
Sono un po’ riluttante a lasciarlo solo, ho una gran paura che non si svegli più, ma il medico mi rassicura
-Non gli succederà nulla, ci prenderemo la massima cura di lui, glielo prometto
-Grazie per tutto quello che ha fatto e per la pazienza di questi giorni
-E’ stato un piacere. E diamoci del tu, ti prego- dice, sorridendomi in modo affettuoso.
-Torno a trovarti domani mattina, ok?- dico rivolta a Cosimo, dandogli un bacio a fior di labbra.
Lasciamo l’ospedale con il cuore più leggero. Il tragitto in macchina è allegro, i ragazzi continuano a cantare e urlare come matti, anche se li ascolto a malapena.
Una volta a casa mi fiondo nella doccia, lasciando che l’acqua tiepida allenti un po’ la tensione e lo stress accumulati in questi ultimi giorni. Resto sotto il getto a lungo, lavandomi con cura e cercando di liberare la mente. Quando torno in camera mando un messaggio a Chiara per darle la buona notizia, poi chiamo i miei genitori.

-Alice, finalmente! Era da un po’ che non ti sentivamo… come procede? Vi divertite? Ti stai comportando bene?- mia madre emette un fiume di parole e domande. Sentire la sua voce è rassicurante e mi tranquillizza, anche se devo comunicarle l’accaduto.
-Scusa, avrei dovuto chiamarti, ma abbiamo avuto un piccolo inconveniente.- dico, cercando le parole giuste
-Oddio, cos’è successo?
-Cosimo ha avuto un brutto incidente in macchina, mamma. Ha perso il controllo dell’auto ed è finito contro un albero, è rimasto in coma per cinque giorni e oggi si è finalmente svegliato. Ha il braccio sinistro rotto e anche qualche costola, ma per il resto sta bene. Non vi ho chiamati prima per non spaventarvi.-
dico tutto d’un fiato.
Evito di scendere troppo nei dettagli, non le racconto la storia della grigliata, di Andrea e di tutto il casino successivo. Sento mia madre trattenere il respiro, poi mi preparo per rispondere a tutte le sue domande. Dopo essersi accertata che io stessi bene e che anche Cosimo si sarebbe ripreso, sembra essere più tranquilla.
-Quindi suppongo che non riuscirete a tornare tra un paio di giorni, come avevate previsto
-Proprio di questo volevo parlarti. Lui deve stare in ospedale ancora per qualche settimana e non me la sento proprio di lasciarlo qui da solo. Se non è un problema per voi, vorrei restagli accanto il più possibile, avrà bisogno di aiuto visto che ha il braccio ingessato e non può fare tutto da solo.

Mia madre tace per qualche secondo, riflettendo. Sento che borbotta qualcosa con mio padre, probabilmente seduto accanto a lei.
-Per noi va bene tesoro- dice infine –ma devi tenerci aggiornati! Vogliamo sentirti tutti i giorni, d’accordo?
Acconsento, restando a chiacchierare con lei per un altro po’. Quando chiudo la telefonata sono decisamente più tranquilla.
Finalmente le cose stanno andando per il verso giusto. 
 
  
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