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Autore: TheGreedyFox    28/12/2015    8 recensioni
Seguito di “Regalo di Compleanno”.
Le feste di Natale, si sa, sono sempre una ricorrenza un po’ speciale. Se poi si sta progettando di passarle con l’amore della propria vita sotto il caldo sole australiano ecco che il termine “speciale” calza veramente a pennello.
E se non fosse per una scontata, ma non per questo meno demoralizzante, assenza di neve, continue telefonate da parte di amici e familiari che riportano la mente a casa ed una spinosa situazione irrisolta che rischia di buttare un’ombra di malinconia sulla straripante felicità sua e di Arthur, Merlin potrebbe tranquillamente affermare di star vivendo un periodo assolutamente perfetto. O quasi. Perché a tormentarlo c’è naturalmente la questione del regalo... Cosa regalare ad Arthur per il loro primo Natale insieme? Come essere sicuri di non venir surclassati come al solito dalle sue travolgenti sorprese? Riuscirà il nostro Merlin nell’impresa? E Arthur cosa farà? Resterà a guardare?
Scopritelo in questa piccola avventura natalizia! Buone feste a tutti!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Morgana, Principe Artù, Will | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You Take My Heart By Surprise'
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Scopri com'è iniziata la storia di Merlin e Arthur in "Regalo di Compleanno".


Questa storia fa parte della serie "You Take My Heart by Surprise".



Regalo di Natale (Carols by Candlelight)

 



Il Natale per i nostri ragazzi è infine arrivato... con qualche giorno di ritardo! Mi è davvero dispiaciuto non riuscire a pubblicare seguendo il tempo della storia ma tra parenti, amici e impegni vari non sono davvero riuscita a terminare per il 25!

Siamo arrivati all'ultimo capitolo. Ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno seguito questa storia, spero di cuore che vi sia piaciuta e che il Natale che ho scelto per i nostri Merlin e Arthur vi abbia tenuto compagnia e vi abbia scaldato un po' il cuore.

Vi abbraccio tutti indistintamente! A presto! Anzi, a prestissimo!

Sofy

 

... E Infine il Natale Arrivò.

 

Mattina di Natale.

Merlin apre lentamente gli occhi. Una. Due volte.

Qualcosa lo ha svegliato. Non un rumore o un movimento... Più una sensazione...

Come una voce interiore che lo esortava ad alzarsi, a non restare ad indugiare nei sogni come un babbeo quando invece, se solo avesse avuto il buonsenso di sbattere le ciglia, avrebbe trovato qualcosa di stupendo ad attenderlo nel mondo reale.

Confuso, ancora intontito, sbatte le palpebre un’ultima volta cercando di mettere a fuoco il mondo intorno a sé ed eccolo lì, il suo “qualcosa di stupendo”, che lo attende a pochi centimetri da lui, steso su un fianco, la testa poggiata su una mano, un’espressione pensosa in volto, quasi un broncio, baciabile e bellissimo.

- Ce ne hai messo di tempo per svegliarti... – Dice Arthur, che cerca di suonare irritato senza riuscirci molto bene.

- Aspettavi da molto? È stata dura? – Chiede con un sorriso Merlin, che sta morendo dalla voglia di baciarlo e dargli il buongiorno ma si trattiene, perché vuol vedere dove il suo asino voglia andare a parare con quella recita.

- Per esattamente ventidue minuti sono rimasto fermo in questa posizione aspettando che aprissi gli occhi e mi trovassi così... Tira tu le somme... – Gli risponde Arthur, petulante.

- Quanta precisione! Cosa sei? Un orologio svizzero? – Lo prende in giro lui, facendogli un po’ di solletico con un dito.

- Diciamo che la sveglia digitale sul comodino mi ha tenuto compagnia. – Lo rimprovera Arthur, come se la sua lunga attesa fosse effettivamente colpa di Merlin e non della sua testarda testa bacata.

- Ed io che pensavo che avessi passato tutto il tempo a guardare me... – Replica allora Merlin fingendosi lievemente offeso.

- Ti ho guardato! Giuro! Ti ho guardato! I primi minuti è stato davvero bellissimo... Lo sai che le tue palpebre tremano appena mentre sogni? Sembravano tipo ali di farfalla... – E Arthur mima uno strano movimento con le dita, come se la sua mano fosse davvero una farfalla in volo, un’espressione dolce e rapita nello sguardo.

Merlin, pur non volendolo, non ce la fa più a trattenersi e scoppia a ridere e Arthur gli tira un piccolo pugno su una spalla.

- Sta zitto. – Gli intima.

- Va bene, va bene, la smetto! Dicevi? –

- Dov’ero rimasto? –

- Alle ali di farfalla. –

- Ah, ok. Insomma, era tutto molto romantico all’inizio ma dopo una decina di minuti mi si è intorpidita la mano, poi ha iniziato a prudermi il naso, poi mi è venuta sete... Guarda Merlin, se non ti fossi svegliato nel giro di cinque minuti avevo giurato a me stesso che te l’avrei fatta pagare molto cara. –

- Potevi sempre alzarti. – Gli dice lui, scrollando le spalle.

- No. –

- No? Che vuol dire no? Non potevi? –

- Certo che no. – Gli dice Arthur, guardandolo come se fosse l’essere più assurdo sulla faccia della terra.

- E perché di grazia? – Chiede ancora Merlin, sempre più divertito ma attento a non darlo a vedere.

- Perché se mi fossi alzato, o anche solo mosso, tu ti saresti svegliato ed io non sarei stato lì davanti a te in quel momento, ed allora avrei fatto tanta fatica per niente perché non avrei potuto... –

- Potuto cosa? –

- Fare questo – e gli poggia sulle labbra un bacio leggero, quasi una carezza, poi alza gli occhi verso di lui e gli sorride, mentre il cuore di Merlin inizia a battere come un forsennato, pazzo di gioia per il semplice fatto di averlo lì, su quelle lenzuola bianche con lui.

- Buon Natale Merlin – gli dice allora Arthur e gli si rannicchia con quel suo grande corpo da orso addosso, un braccio a stringergli la vita, il viso sulla spalla, i capelli che gli solleticano il collo.

Merlin allora gli circonda le spalle e lo stringe di più a sé, poi gli poggia la guancia sul capo e contento gli risponde: - Buon Natale a te Arthur. –

 

 

Mattina di Natale. Più Tardi.

- Si può sapere dove mi stai portando? – Chiede un Arthur che si finge recalcitrante ed annoiato mentre cerca invece di nascondere un ampio sorriso.

- Non chiedermelo ancora! È una sorpresa! – Risponde Merlin, prendendolo per un braccio e forzandolo per gioco a seguirlo sul sentiero che porta alla loro solita spiaggia.

È stato relativamente facile convincere Arthur ad alzarsi di buon mattino e uscire presto di casa, una specie di miracolo natalizio, e Merlin si sente davvero molto grato per quel suo umore arrendevole.

Del resto quell'asino vanesio ultimamente era stato così affettuoso, felice e su di giri che Merlin era arrivato a chiedersi se Arthur non avesse una scorta di dolciumi assortiti nascosta in quel suo cassetto delle meraviglie e non andasse a farle visita di notte, quando Merlin dormiva, così da essere ormai in totale dipendenza da zuccheri, tanto era iperattivo ed esagitato.

Ma Merlin sa il vero motivo di tutta quell'eccitazione, così come dei sorrisi estatici che Arthur gli lancia di continuo da un paio di giorni a quella parte: Arthur stava avvertendo l’approssimarsi del giorno di Natale (e quindi della sua grande sorpresa) come un grosso gatto avverte l’avvicinarsi di un temporale, però al contrario. Invece che essere agitato e nervoso, Arthur riusciva a malapena a nascondere la sua contentezza, tanta era la voglia che arrivasse il suo momento, il momento in cui avrebbe lasciato Merlin a bocca aperta con quel suo regalo profondamente sentito e romantico.

Inoltre Merlin è ormai sicuro che Arthur si aspetti un qualche regalo da parte sua: Gwaine infatti doveva essersi lasciato scappare qualcosa e avergli raccontato del suo epico tentativo di trovare un regalo decente in così poco tempo, perché quando ad Arthur era arrivato un suo sms due giorni prima, lui era rimasto a fissare lo schermo a lungo, un sorriso a trentadue denti in volto, poi era andato da Merlin, guardandolo come se fosse l’ottava meraviglia del mondo o una cosa così, e infine lo aveva baciato fino a inebetirgli il cervello e gli aveva detto: - Ti amo Merlin, lo sai? –

Domanda che Merlin aveva bellamente ignorato per riprendere a baciarlo a sua volta.

Quindi in un certo senso la sorpresa era ormai rovinata e l’ansia di Merlin era in compenso cresciuta a dismisura, perché ora che Arthur si aspettava qualcosa, essere all’altezza delle sue aspettative era diventato un timore molto reale.

Però Merlin quella mattina ha deciso di non pensare a tutto quello, di smetterla di agitarsi e di godersi la giornata.

In fondo sta aspettando quel momento da ben quattro giorni, da quando ha trovato al negozio di Fred il regalo perfetto per Arthur, e quindi ora non ha nessuna intenzione di sciupare del tutto la sorpresa. Per questo rimane in silenzio, la bocca cucita, mentre Arthur continua a bersagliarlo di domande, agitato come un cucciolo estremamente determinato e curioso.

Quando finalmente arrivano a destinazione Merlin gli indica un angolo di spiaggia tranquillo, non brulicante di bagnanti, e con voce allegra e un po’ autoritaria gli dice: - Ecco, siamo arrivati. Ora fai il bravo, prendi l’asciugamano e vatti a sedere laggiù. Io arriverò il prima possibile. Dammi un quarto d’ora e sarò di ritorno. –

- Un quarto d’ora? E cosa dovrei fare io nel frattempo? –

- Non lo so. Conta le onde, fai un castello di sabbia... Fai quello che ti pare, solo resta fermo lì e aspettami! –

- Che bel piano Merlin! Non c’è che dire! Studiato nei minimi dettagli! Mi sento lusingato. – Esclama Arthur, divertito ma alzando teatralmente le braccia al cielo.

- Insomma, vuoi andarti a stendere al sole? Oppure vuoi che qualcun altro ci rubi il posto? Poi non metterti a brontolare di non riuscire a stendere l’asciugamano senza inciampare in un grosso surfista australiano incazzoso! –

- Merlin! – esclama Arthur portandosi una mano davanti la bocca e sgranando gli occhi - E hai il coraggio di baciare tua madre e me con quella bocca? –

- Stupido asino. Fa’ come ti pare! – e così dicendo Merlin gli volta le spalle, determinato a non lasciare che l’umorismo da quattro soldi di Arthur lo distolga dal suo buonumore.

- Merlin? –

- Che c’è adesso? –

- Ma dov’è che stai andando? Stai tornando a casa per caso? –

- No, perché? –

- Niente... Ho dimenticato gli occhiali da sole. Se stavi tornando a casa potevi riportarmeli. –

- Arthur... –

- Sì Merlin? –

- I tuoi occhiali da sole sono proprio lì, ben saldi sulla tua testa. –

Arthur si porta prontamente le mani al capo e quando le sue dita artigliano gli occhiali ha la buona grazia di arrossire.

- Mi hai trascinato fuori dall’appartamento così di corsa... Non me ne sono reso conto. – Si difende.

- Oh mamma mia – esclama Merlin – che vecchiaia mi aspetta! –

- Tu mi ami da morire e lo sai. – Risponde Arthur, facendogli l’occhiolino ed esibendo il suo miglior sorriso da sbruffone e Merlin, suo malgrado, al solo guardarlo sente il suo cuore liquefarsi manco fosse fatto di marshmallow ed Arthur fosse uno scoppiettante falò.

- Adesso che abbiamo appurato che io ti amo e che tu hai i tuoi occhiali, puoi, per favore, andare ad aspettarmi da bravo in quel punto? –

- Ok. Non metterci troppo però! –

- Sarò da te in un battibaleno. – E corre via veloce, il cuore che batte al ritmo dei suoi stessi passi, stranamente emozionato, mentre spera con tutto se stesso di aver azzeccato quel benedetto regalo.

 

 

Mattina di Natale. Ancora più Tardi.

Merlin torna trafelato in spiaggia solo per trovare Arthur buffamente accucciato a terra, tutto intento a rimirare il suo castello di sabbia. Sta anche parlando al cellulare, probabilmente con Gwaine, per aggiornarlo sui progressi natalizi di Merlin o solo per vantarsi della sua bravura nel costruire castelli.

Per Arthur ogni motivo è buono per vantarsi con Gwaine.

Inoltre, a dir la verità, c’è da dire che ha un certo talento per quelle cose. Ha anche costruito un piccolo ponte levatoio!

Merlin avvicinandosi lo guarda divertito per un minuto poi finalmente gli arriva alle spalle e gli dice con tono allegro: - Bravo ragazzo... Non pensavo che avresti seguito il mio consiglio! –

Al suono della sua voce Arthur è così sorpreso che lascia cadere il cellulare a terra. Lo recupera con una mossa degna di un ninja prima che riesca a toccare la sabbia e se lo porta veloce all’orecchio dicendo: - Gwaine, è arrivato Merlin, ti richiamo più tardi - E poi fa per girarsi verso di lui ma Merlin lo anticipa intimandogli: - No! Non girarti ancora! Siediti con lo sguardo rivolto verso il mare e chiudi gli occhi. –

- Merlin... Ma dobbiamo farlo veramente? Mi sento un po’ stupido... Non ho cinque anni! –

- Proprio tu vieni a fare a me questo discorso? Tu, che ogni anno mi coinvolgi in qualche folle impresa, tu che un anno mi hai costretto a seguirti come un forsennato, su e giù per l’università mezza vuota, con uno stupido cappellino da festeggiato in testa ed una maglietta con su scritto “Birthday boy”, in quella tua malnata caccia al tesoro che ci ha quasi guadagnato un’espulsione? – Gli risponde Merlin indignato. - Gira subito quel tuo brutto muso verso il mare e serra bene quelle palpebre! Se ti becco a sbirciare niente regalo! Puoi giocartici la camicia!–

- Va bene! Va bene! – Accetta Arthur, stranamente arrendevole, solo per poi aggiungere con un ghigno dispettoso e la chiara intenzione di provocarlo: - Ma non avevamo detto niente regali? –

- Ti credi tanto furbo vero? – Gli chiede Merlin.

- Qualche volta sì. –

- Beh, mi dispiace per te, ma stavolta io lo sono stato di più! –

- Davvero? Ma non mi dire... Sono shockato... –

- Resterai a bocca aperta. –

- Sto aspettando... – Gli dice Arthur cantilenando la sua risposta proprio come un ragazzino.

Merlin prende un bel respiro, manco si stesse apprestando ad eseguire un tuffo carpiato davanti ad una piscina gremita, e dopo essersi accertato che il suo ragazzo non stia effettivamente sbirciando, si mette esattamente davanti a lui e infilza la tavola da surf che porta sotto il braccio nella sabbia.

Il colore rosso acceso della tavola spicca come non mai contro la sabbia chiara ed il drago dorato che le si avviluppa intorno, come una specie di serpente marino, si erge regale e bellissimo contro lo scintillante paesaggio australiano.

Merlin si ferma un attimo a guardarla, stupito e felice di come quell’immagine riesca ad emozionarlo e grato della fortuna avuta. Quando qualche giorno prima si era recato con poche speranze al negozio di Fred mai avrebbe pensato di riuscire a trovare quello splendore.

Fred era il ragazzo che aveva affittato le tavole da surf a lui ed Arthur fin da quando erano arrivati a Melbourne ma Fred non si limitava solo ad affittarle, era anche un artigiano, un artista, e Merlin sapeva che ne produceva di bellissime su ordinazione. Quando si era reso conto di dover fare un regalo ad Arthur, visto il modo in cui il suo ragazzo si era totalmente innamorato di quello sport, una tavola da surf personalizzata era stato effettivamente il suo primo pensiero, però il tempo limitato di cui disponeva gli aveva fatto temporaneamente accantonare l’idea. Sarebbe stato un regalo perfetto ma avrebbe dovuto pensarci molto tempo prima.

Solo ad un passo dal Natale, a mani ancora vuote ed ormai disperato, si era deciso a recarsi al negozio in cerca di un miracolo e si era imbattuto in quella meraviglia.

Fred gli aveva detto che un cliente, un certo Mr. Kilgharrah, aveva ordinato la tavola diverse settimane prima ma poi aveva disdetto l’ordinazione senza tante spiegazioni, pagandolo comunque per il tempo perso.

Merlin, che era rimasto folgorato dalla tavola non appena l’aveva vista (perché qualcosa in lei gridava “Arthur” al suo cuore talmente forte che si era detto disposto a pagare qualunque prezzo pur di averla) alla fine era riuscito ad acquistarla per una miseria.

Si avvicina emozionato ad Arthur, ansioso di vedere il suo bel sorriso illuminargli il volto e sperando che capisca il significato profondo di quel regalo, ciò che lo ha spinto a sceglierlo tra tanti.

Gli mette una mano su una spalla e gli dice: - Ok. Apri gli occhi adesso. –

Arthur fa come gli è stato detto e per pochi lunghissimi istanti a Merlin non sembra nemmeno di sentirlo respirare.

In passato quella reazione lo avrebbe preoccupato non poco ma in quei mesi Merlin ha imparato che non sempre il silenzio di Arthur è una cattiva cosa, perché Arthur ha il vizio di pianificare ogni cosa nella sua testa e, quando qualcosa lo sorprende davvero, ha bisogno di restare qualche momento in silenzio per riorganizzare i pensieri, richiamare le truppe a rapporto e stilare un nuovo piano d’azione, proprio com’era successo sei mesi prima al momento della sua dichiarazione.

Arthur gli aveva raccontato che quando lui gli aveva finalmente confessato di amarlo, bruciandolo così sul tempo, il suo primo istinto era stato quello di buttargli le braccia al collo e di baciarlo proprio lì nel loro corridoio, e che se poi se ne era invece rimasto impassibile a lasciarlo parlare era stato perché una parte di lui aveva voluto essere egoista e sentire la dichiarazione di Merlin fino in fondo, perché sapeva che quello sarebbe stato un attimo che non avrebbe rivissuto mai più, ma anche perché non aveva voluto rovinare la propria sorpresa, perché voleva riuscire a portare avanti il gioco fino in fondo, anche se il suo cuore era impazzito nel frattempo per lo sforzo di mantenersi abbastanza calmo da non fargli tremare la voce e tradire così le sue emozioni.

Arthur era il migliore degli strateghi, anche quando si trattava di sentimenti, quindi non era un male che ora se ne stesse zitto e muto davanti alla sua tavola nuova. Poteva benissimo essere che Merlin l’avesse lasciato letteralmente senza parole.

Arthur si alza lentamente e muove qualche passo verso la tavola.

Merlin rimane dietro di lui e lo osserva mentre alza un braccio e ne sfiora la lucida superficie, seguendo le linee che definiscono il drago. In quel momento Arthur gli sembra così bello, così in armonia con la natura che li circonda, che per un attimo Merlin sente il bisogno di distogliere gli occhi da lui, tanta è l’emozione che gli assale il cuore ed il desiderio di vivere ancora mille e mille momenti del genere, solo loro due.

La voce di Arthur però lo porta ad alzare gli occhi di nuovo.

- È mia? – chiede, stranamente esitante.

- Certo. – Gli risponde piano Merlin, la voce dolce, un sorriso appena accennato a curvargli le labbra.

Arthur si gira di nuovo ammirato verso la tavola solo per poi allontanarsene definitivamente e compiere pochi passi veloci verso Merlin, fino a fermarsi davanti a lui cercandogli le mani, intrappolandogliele entrambe nella sua forte presa.

- È bellissima... Il drago... – Inizia a dire ma Merlin lo interrompe, perché il bisogno di spiegare all’improvviso è troppo forte, perché lui vuole che Arthur capisca, che sappia cosa c’è davvero in fondo al suo cuore.

- È così che io ti vedo. – Gli dice, sentendosi un po’ stupido e un po’ sdolcinato ma pensando che in fondo va bene così, perché è Natale, il loro primo Natale insieme, e allora non c’è nulla di male ad essere sdolcinati. Domani sarebbero tornati a beccarsi come al solito. Magari sarebbe accaduto nei successivi cinque minuti.

Però voleva che quel momento fosse per loro uno di quelli in grado di metterti a nudo il cuore.

- Come un drago? – Gli chiede Arthur sorridendo.

- Come qualcosa di eterno. – E non appena lo dice, la sua voce, bastarda, lo tradisce - Perché tu sei il mio passato e la mia memoria Arthur. Perché ci sei sempre stato, sin da quando ti sei avvicinato a me in quel cortile e mi hai sfidato a volare più in alto di te con l’altalena, ormai quasi vent’anni fa. Da allora mi sei stato accanto ogni giorno e sei stato il miglior amico che potessi desiderare. Poi, senza che avessi quasi voce in capitolo, mi hai fatto innamorare di te e così sei divenuto parte del mio cuore. Quando sei mesi fa mi ha accolto nel tuo sei diventato anche il mio futuro. Ed io ti voglio accanto a me, forte, allegro, testardo, pazzo, vanesio, generoso, arrogante e asino, soprattutto asino, come sei adesso. Quando ho visto quel drago impresso sulla tavola ho pensato a te che surfi tra le onde, così spericolato e vivo, a te che ti rivolgi ad una giuria in tribunale, al modo in cui affronti qualunque cosa si metta sulla tua strada, al modo in cui proteggi i tuoi amici, il coraggio che mi dimostri ogni giorno, semplicemente restandomi accanto, e mi sono detto “Ecco, quello è il mio Arthur e deve venire a casa con me, il suo posto è a casa nostra.” – E conclude distogliendo gli occhi da lui, sentendosi stranamente timido.

Arthur, dal canto suo, per la seconda volta da quella mattina sembra essere rimasto a corto di parole.

Gli stringe appena le mani, poi tira Merlin verso di sé e gli mette le braccia al collo.

- Di’ un po’, hai forse deciso di farmi piangere? Non lo farò. Non importa quanto tu ti impegni. Non te la darò vinta, non credere. –

- Beh, se a me è permesso commuovermi come una femminuccia il giorno del mio compleanno direi che a te può essere permesso commuoverti a Natale! –

- Vuoi dire... Come in una specie di nostra nuova tradizione? –

- Tu e le tue tradizioni! Ma non ti stanchi mai? –

- Che posso dirti. Mi piace avere cose che siano soltanto nostre. –

Merlin a quelle parole si sente sciogliere come una ragazzina.

- Il problema con te è che sei un dannato ruffiano. Sai sempre quale sia la cosa giusta da dire... –

- Hai ragione. È proprio così... So sempre qual è la cosa giusta da dire. Ed ora so che la cosa giusta da dire a te è grazie. –

- Allora ti piace? –

- Sì, da matti. Ma non dovevi. Hai già fatto così tanto... Fai sempre così tanto per me Merlin. –

- Non ho fatto poi molto. Ho solo trovato una tavola da surf... –

Arthur però non gli risponde più, lo stringe solo più forte, e Merlin allora si abbandona a quell’abbraccio, il volto appoggiato sulla spalla di Arthur, lo sguardo fisso sul drago davanti a loro, che nella strana luce del mattino australiano sembra quasi sorridere, come un silenzioso testimone della loro felicità.

 

 

Decidono di tornare al bungalow che è ormai ora di pranzo. Arthur aveva prima insistito per restare a surfare tutta la mattina, perché a suo dire la tavola nuova meritava un battesimo degno di lei. Merlin era anche riuscito a farsi prestare un berretto da babbo Natale da uno degli altri bagnanti ed alla fine, dopo molte minacce e qualche lusinga, alla fine Arthur aveva acconsentito a farsi fotografare con accanto la tavola da surf, che per come la stringeva poteva essere benissimo diventata la sua nuova coperta di Linus. Poi, quando il sole si era fatto alto nel cielo e lo stomaco aveva iniziato a brontolare, il suo stupidone si era sentito improvvisamente “stanco” ed aveva espresso il desiderio di tornare a casa.

Merlin lo aveva assecondato, perché Arthur era un pessimo attore e Merlin avrebbe scommesso tutto ciò che possedeva sul fatto che, ora che aveva avuto il suo regalo, Arthur non stesse più nella pelle dal desiderio di dargli il proprio.

O quello o voleva saltargli addosso e Merlin non avrebbe opposto resistenza in entrambi i casi.

Mentre si affrettano sulla via del ritorno il cellulare di Arthur continua a trillare in continuazione perché qualcuno (sicuramente Gwaine) lo sta bersagliando di messaggini.

Davanti all’ennesimo squillo Merlin guarda Arthur accigliato e gli dice: - Ma insomma! Cos’ha Gwaine da messaggiarti senza pietà? È davvero così in ansia che abbia fatto un pasticcio col tuo regalo? Rispondigli per favore e digli che è tutto a posto, mi sta facendo impazzire con tutti quegli avvisi! Inoltre mi fa piacere che possa letteralmente prosciugare il suo credito telefonico per scrivere complete sciocchezze a te però non si degna di inviare a me un piccolo sms di auguri... Che vergogna... –

- Che devo dirti? Lo sai, sono io il suo preferito... –

- Solo perché gli hai regalato il televisore... Chi altro ti ha scritto? – Gli chiede fingendosi indifferente ma allo stesso tempo ansioso di sapere, perché la verità è che per tutta la mattina il suo cellulare è rimasto tristemente muto.

Arthur si lascia scappare un pigro sorriso grondante autocompiacimento mentre comincia a contare sulla punta delle dita: - Vediamo... Praticamente un po’ tutti... Lance e Gwen – E qui Merlin si lascia scappare uno sbuffo stizzito – Gwaine e Morgana naturalmente... –

- Naturalmente... Chi li separa più quei due... –

Arthur si stoppa di botto.

- Che vorresti dire? – Gli chiede sospettoso.

- Niente. Solo che chi si somiglia si piglia. Non preoccupartene - Gli risponde frettoloso Merlin – Continua. Chi altri? –

- Chi altri? Beh, mentre tu non c’eri mi ha mandato un messaggio Will... -

- William? Il mio William? – Cerca di interromperlo indignato Merlin ma Arthur si fa scivolare la sua voce addosso - E poi, inutile dirlo, tua madre. – Continua Arthur, lanciando quella bomba proprio alla fine.

- Mia madre? Mia madre ti ha scritto per farti gli auguri? -

- Certo. Che c’è di strano? Tua madre mi adora. –

- Non c’è assolutamente nulla di strano tranne per il fatto che non li ha ancora nemmeno fatti a me! Suo figlio! Carne della sua carne! E la stessa cosa vale per Will! E Morgana e Gwen, quelle due traditrici! E non farmi iniziare con Lance, che fino a prova contraria è stato il mio coinquilino al college! –

- Che devo dirti Merlin? Probabilmente sono il preferito di tutti... –

Merlin gli riserva un’occhiataccia degna delle grandi occasioni.

- Oppure – continua Arthur, conciliante – magari hanno pensato che, ora che siamo una coppia, sarebbe bastato mandare a me gli auguri per tutti e due... –

- Non difenderli adesso! Sono troppo arrabbiato! Ah ma mi sentiranno! Vedrai se non mi sentiranno! Mi farò restituire la collezione di fumetti da Will seduta stante, me li farò inviare qui! E poi ce li trascineremo dietro fino alla fine del viaggio! Stessa cosa per il televisore di Gwaine! E Morgana può scordarsi il souvenir che avevo deciso di comprarle a Tokyo, non se lo merita affatto! –

E così dicendo Merlin apre la porta del loro bungalow solo per essere accolto da una voce grondante divertimento che chiede con tono fintamente offeso: - Cos’è che non mi meriterei, eh Merlin?

Merlin arretra veloce di un passo per la sorpresa, togliendo la mano dalla maniglia come se si fosse scottato e andando a sbattere contro l’ampio petto di Arthur che prontamente lo afferra per le braccia, impedendogli di cadere. Merlin fa appena in tempo a registrare le sue dita calde che gli sfiorano la pelle prima che un attonito stupore si impadronisca completamente di lui.

La scena che gli si para dinnanzi è così strabiliante che deve ricordarsi di chiudere la bocca per non restarsene lì a emettere suoni inarticolati e a boccheggiare come un pesce.

Il loro piccolo e spoglio bungalow, quello stesso bungalow che avevano deciso di non addobbare proprio per le sue piccole dimensioni, sembra essere stato invaso da una schiera di elfi molto determinati, che avevano sistemato un albero di Natale in un angolo, organizzato una piccola montagna di pacchetti proprio lì accanto, qualcuno aveva messo su musica natalizia, una delle mille versioni di “Santa Claus is coming to town” (“Una delle preferite di mamma” riesce a pensare Merlin), nella loro piccola veranda era stato sistemato un tavolo, rimediato chissà dove, che ora era ricoperto da tante succulente pietanze, e nell’aria c’era un odore molto sospetto di biscotti allo zenzero.

Ma non è quella la cosa più strabiliante.

La cosa più strabiliante sono i volti che Merlin vede spuntare ora qui ora lì in quella sua veloce ispezione. C’è naturalmente Morgana, la cui voce allegra lo aveva accolto sulla porta, seduta con le sue lunghe gambe elegantemente accavallate sullo sgabello della cucina, c’è Gwaine, che sta trafficando intorno allo stereo e quindi Merlin ipotizza che la musica sia tutta opera sua, ci sono sua madre e Will, che stanno tornando dal portare le cibarie sul tavolo e c’è lo zio Gaius, seduto comodamente sul divano, che sta finendo di impacchettare un regalo.

Per quanto si sforzi, davanti a quella scena Merlin non riesce davvero a dire niente. Perché è come se il suo cuore sia cresciuto di tre taglie e lui, che non si è mai visto nei panni del Grinch, se lo sente quasi scoppiare in gola e per la prima volta si immedesima davvero nell’arcigno brontolone verde.

- Come può essere anche solo possibile? – Riesce a chiedere alla fine, solo per sentire il respiro di Arthur su una guancia mentre gli sussurra in un orecchio – Te l’avevo detto che avrei fatto in modo che tu avessi la magia... E io so che per te non può esservi Natale più magico di quello passato con la nostra grande, pazza, rumorosa famiglia. Buon Natale Merlin. –

E il cuore di Merlin, quel cuore che lui credeva non potesse espandersi ancora, inaspettatamente cresce di una taglia in più.

 

 

- È questo... Il mio regalo... – Ripete sempre più emozionato Merlin – Ma io non capisco... Allora... I biglietti? Non andiamo più a... ? –

- Quali biglietti Merlin? – Gli chiede sornione Arthur mettendosi davanti a lui e prendendolo tra le braccia mentre tutti i presenti iniziano a ridacchiare come ragazzini del liceo. Soprattutto Gwaine, che sembra incapace di restare serio e si lancia in una risata a cuore aperto che dice a Merlin tutto ciò che ha bisogno di sapere sul suo coinvolgimento in quella storia.

- I biglietti che qualcuno mi ha spinto a cercare nel tuo cassetto... Lasciandomi deliberatamente credere che tu potessi essere così stupido due volte... -

- E tu ci sei cascato Merlin? Così mi ferisci! Forse dovrei sentirmi offeso... –

Merlin ignora il tentativo di Arthur di fare dell’umorismo e continua: - Quindi sapevate tutti cosa avevano in mente questi due? Anche tu mamma? Zio Gaius?–

- Merlin, tesoro, Gwaine ti ha dato solo una piccola spinta... Si può dire che il resto tu l’abbia fatto da solo... – Dice Hunith, cercando di trattenersi dal ridere mentre lo zio Gaius annuisce dalla sua postazione sul divano.

Merlin alza gli occhi al cielo, sentendosi in parte felice e in parte un po’ preso in giro, poi però chiede ad Arthur: - Io però i biglietti li ho visti davvero... Non me li sono immaginati. Non vorrai davvero farmi credere che hai acquistato due biglietti di quel calibro solo per sviare i miei sospetti? –

- Sono per Mick e Alice – gli dice Arthur baciandogli il naso – per ringraziarli della loro ospitalità ed amicizia. Eravamo solo due ragazzi nel bel mezzo di un’avventura dall’altra parte del mondo e loro ci hanno fatto sentire a casa. Ho pensato che, per ricambiare, sarebbe stato bello donare loro qualcosa che fosse così legato al loro passato ed al loro amore. –

E a quel commento la mamma di Merlin ed inaspettatamente Gwaine sospirano sognanti.

Merlin si sente come un po’ girare la testa a tutte quelle rivelazioni.

Guarda Arthur con occhi sempre più grandi ed increduli e gli dice: - Tu sei davvero matto, lo sai vero? –

- Ti dovevo una festa a sorpresa mi sembra, o sbaglio? – E gli sorride furbo, quel sorriso che Merlin sente di avere come impresso a fuoco nel cuore, la sua immagine di Arthur preferita, quella che glielo fa sentire più caro.

- Cosa ci fate ancora impalati davanti a quella porta voi due? – Urla dalla veranda Will – C’è un pranzo di Natale a cui fare onore e poi... Maratona di Natale!!!! –

Dal gruppetto alle spalle di Merlin si alza un coro di voci contrastanti.

- Poche storie! – Intima Arthur – Merlin avrà la sua maratona di film squisitamente a tema natalizio e non voglio sentir volare una mosca al riguardo! Ricordatevi che voi tutti siete il suo regalo! – Conclude minaccioso.

- Questo è il mio ragazzo! – Urla Will di rimando.

Ok, pensa Merlin, dov’erano le telecamere? Perché quello doveva essere davvero uno scherzo...

- E domani io e te ce ne andiamo a fare shopping – dice Morgana prendendolo sottobraccio ed allontanandolo da Arthur – sono sicura che qui a Melbourne ci sono negozi fantastici che aspettano soltanto noi. –

- Zio Gaius! – Si sente urlare Gwaine dalla loro minuscola cucina - Il punch era per dopo! – e a quel punto Merlin non ce la fa più e scoppia a ridere, forte e di cuore, perché Arthur aveva avuto ancora una volta fastidiosamente ragione: non sarebbe stato veramente Natale senza la loro famiglia qui con loro e quel suo meraviglioso ragazzo l’aveva capito ben prima di lui.

Peccato che non siano tutti qui” pensa Merlin, mentre il pensiero corre ad un vecchio testardo chiuso nel suo rancore ed allora alza di nuovo il viso verso Arthur e cerca nel suo sguardo tracce di quel dolore che non l’aveva abbandonato un attimo negli ultimi sei mesi.

Non trovandone, Merlin respira più liberamente e quel nodo stretto intorno al suo cuore si allenta un po’, però si rammarica di non essere riuscito in fondo a dare ad Arthur ciò che avrebbe desiderato di più.

A quanto sembrava, le sue parole non erano riuscite a muovere il cuore di Uther e quella sedia vuota che tutti sembravano istintivamente aver lasciato a tavola avrebbe pesato come un’ombra su quel loro felice Natale.

 

 

Finito il pranzo l’allegra brigata ha cominciato di nuovo a disperdersi nell’appartamento. Will sta armeggiando vicino al televisore cercando di collegare il lettore dvd mentre zio Gaius cerca maldestramente di dargli una mano facendo più confusione che altro. Hunith è seduta comodamente sul divano a riposarsi dopo quello che probabilmente era stato un viaggio estenuante, in attesa che inizi il film. Arthur sta finendo di portare alcuni vassoi in cucina mentre Gwaine e Morgana non si vedono da nessuna parte.

Ad un certo punto si sente un rumore di piatti rotti ed un fragoroso: - No! – Esclamato da Arthur proveniente dalla cucina e Merlin non fa in tempo a scattare verso l’entrata per vedere cosa sia accaduto che ecco che Arthur si precipita fuori dalla stanza mentre si mette le mani davanti agli occhi in un modo esageratamente teatrale e ripete: - Cosa mi tocca vedere! E proprio il giorno di Natale! – E Gwaine che cerca di seguirlo a ruota balbettando scuse incoerenti.

Merlin si affaccia per vedere cosa abbia causato tutto quel putiferio solo per trovare uno dei vassoi da portata ormai in frantumi sul pavimento della cucina (dove Arthur per lo shock lo aveva probabilmente lasciato cadere) e una Morgana ghignante, con il volto acceso e gli occhi maliziosi, ferma sotto la porta finestra della cucina dov’è appeso un ramoscello di vischio che Merlin è sicuro non fosse lì prima.

Unendo i puntini in meno di due secondi alza un sopracciglio e dice a Morgana: - Vischio Morgana? Ma fai sul serio? –

- Tu hai i tuoi metodi ed io ho i miei. – Gli risponde lei con un’alzata di spalle.

- E chi lo spiega ad Arthur che sei stata tu a baciare Gwaine e non il contrario? –

- Gwaine sa badare a se stesso e Arthur dovrà farsene una ragione. –

- Ah sì, dovrà? Davvero? Quindi è una cosa seria? –

Morgana non risponde, alza solo il mento in un gesto altezzoso e inizia a giocare con i propri capelli.

- Come’è stato il ballo? – Gli chiede allora Merlin, meno irriverente e più dolce, e a quella domanda ecco che il viso di lei si addolcisce ed il suo sorriso diventa luminoso e bellissimo mentre gli risponde: - Il ballo è stato... Davvero speciale. –

Merlin la guarda per un lungo secondo, impressionato da ciò che vede fiorire davanti ai suoi occhi.

- È un bravo ragazzo... – Dice allora, per spingerla a continuare.

- Sì, lo è, forse anche troppo per me... – Ed il viso di lei si ombra appena.

- Non saprei... Neanche tu sei poi così male... –

- Ah sì? Abbastanza perché mi riporti quel benedetto souvenir che ti ho chiesto? Quello che secondo te non meriterei? – Gli chiede lei, tornando ad essere quel gatto del Cheshire che lui tanto ama.

- Vedremo... Dipende da come giocherai le tue carte... Intanto fila a spiegare ad Arthur la faccenda del vischio... Ho paura che Gwaine se la stia vedendo brutta. –

- Devo proprio? –

- È il tuo ragazzo dopotutto, o sbaglio?. –

- Sì, è il mio ragazzo – Dice lei tutta orgogliosa e così dicendo corre a salvare il suo Gwaine dalle orrende ire di suo fratello mentre Merlin rimane fermo a guardarla, una luce divertita negli occhi chiari, il cuore leggero, sorridente.


 

La giornata sta ormai volgendo al termine e le tonalità morbide e aranciate della sera già si protendono a tingere il cielo australiano. Gwaine e Morgana, forse per farsi perdonare lo shock causato ad Arthur, si sono gentilmente offerti di riordinare. Will sta giocando con zio Gaius e Hunith a carte e Merlin se ne sta tranquillo sul divano con Arthur a guardare pigramente la tv.

Ad un tratto, un bussare alla porta va a guastare inatteso la tranquilla pace di quel momento.

Merlin alza sorpreso la testa dall’incavo della spalla di Arthur, si gira verso di lui e, dopo aver dato un’occhiata all’orologio, con le sopracciglia aggrottate gli chiede: - Chi sarà mai? Mick e Alice ormai saranno già belli che andati al concerto, non possono essere loro... –

Arthur però non gli risponde.

Si alza con il fiato un po’ corto dal divano e dice piano, a mezza voce: - Beh... Inutile star qui a farsi domande... Scopriamolo no? – E cerca di districare le sue lunghe gambe da quelle di Merlin mentre tenta di raggiungere la porta.

Morgana però lo anticipa con un allegro: - Stai buono lì Arthur! Vado io! – Contro cui Arthur non fa in tempo a protestare.

- No, Morgana lascia, faccio i... – Cerca di dire Arthur ma la sua voce viene totalmente sovrastata da quella della sorella che una volta aperta la porta si lancia in un costernato: - Cosa diavolo ci fai tu qui? –

A quel punto tutti gli occhi sono puntati sulla porta dove un sorpreso Uther Pendragon, vestito con un leggero completo di lino chiaro decisamente troppo elegante per il loro piccolo bungalow, guarda la figlia con fare severo e le chiede: - È questo il modo di rivolgerti a tuo padre, ragazzina? –

Morgana gonfia le guance e sembra davvero sul punto di esplodere mentre gli risponde tra i denti senza arretrare di un passo: - Non so cosa credi di fare presentandoti qui così ma non ti permetterò di rovinare le feste a tutti... –

Un sospiro generale si solleva nel silenzio.

Nella stanza nessuno muove un muscolo, non un rumore, non un cigolio, sono tutti così interdetti che sembra che qualcuno abbia lanciato un incantesimo paralizzante su tutta la sala.

Solo il cuore di Merlin sembra voglia uscirgli dalle costole mentre il cervello corre a tutta birra per capire come intervenire in quella situazione.

Deve intromettersi? Dire qualcosa? Arthur è tra lui e la porta, gli dà le spalle, quindi non riesce a vedere il suo viso, ma non serve certo un genio per capire cosa sta passando.

Cosa diavolo era venuto in mente ad Uther di fare quell’improvvisata? E soprattutto, che intenzioni aveva? Le parole di Merlin avevano avuto un qualche effetto su di lui oppure era Morgana ad aver ragione, e quindi il padre di Arthur era lì solo per portare scompiglio?

Uther si irrigidisce come se Morgana gli avesse dato uno schiaffo, per un attimo la sua pelle assume una tonalità paonazza tendente al violetto mentre una vena sulla sua fronte inizia pericolosamente a pulsare, poi però sembra riuscire a calmarsi e assumendo un tono guardingo risponde: - Io... Sono stato invitato. –

La rivelazione di Uther viene accolta da tutti con sguardi sorpresi e guardinghi, tutti gli ospiti si guardano l’un l’altro chiedendosi chi possa aver fatto quell’invito.

Alla fine gli sguardi di tutti si fermano su Merlin.

Merlin fa per alzarsi dal divano, cercando di spiegare: - Non è come credete... Cioè, un po’ sì, è come credete, ma io non ho mai... Non sapevo neanche che voi sareste stati qui... – Finché la voce forte e chiara di Arthur non lo interrompe.

- Sono stato io. Sono io che l’ho invitato. – E poi rivolto a suo padre – Ciao papà. –

- Ciao Arthur – risponde Uther Pendragon, ancora fermo sulla soglia, la ventiquattrore in mano, come se non sapesse bene che farne.

- Mi dispiace essere così in ritardo... Il mio volo... – Continua stranamente a disagio.

- Non fa niente. Adesso ci stavamo riposando... Ma è avanzata così tanta roba... Sono sicuro che tra un po’ saranno di nuovo tutti pronti a ricominciare... – E accenna un lieve sorriso che Uther ricambia.

- Sono davvero contento che tu sia venuto – gli dice, la voce che si spezza a metà della frase per l’emozione.

- Sì – continua Uther, avanzando di un passo e mettendogli una mano su un braccio – Sono contento anch’io. –

Arthur a quel punto avanza ancora verso suo padre, rimane indeciso un secondo, quasi impacciato, poi lo stringe in un abbraccio un po’ goffo, molto maschile, mentre gli dice: - Buon Natale papà. –

- Buon Natale figliolo. –

L’espressione che illumina il viso di Arthur a quell’augurio è quanto di più bello Merlin potesse immaginare.

 

 

- Adesso che sono tutti tranquilli e satolli – Sussurra Merlin ad Arthur mentre seduti fianco a fianco in veranda guardano il loro primo Natale svanire nella notte australiana – vuoi spiegarmi come diavolo siamo arrivati ad avere tuo padre che sonnecchia sul nostro divano? –

Arthur gli sorride mentre cerca la sua mano per stringerla e portarsela al petto.

- Due giorni fa mi è arrivato un suo messaggio. –

- Due giorni fa? – Chiede sorpreso Merlin –

- Sì... Eravamo in spiaggia... Tu mi hai chiesto di chi fosse ed io ti ho risposto che era di Gwaine ma non era vero. Era suo. –

- Perché non me l’hai detto subito? –

- Perché non volevo rovinare questa sorpresa. Papà aveva sentito da Morgana che sarebbero venuti tutti qui per Natale ed allora mi ha scritto per sapere se poteva raggiungerci anche lui. –

- E tu hai accettato così, senza che aggiungesse altro? –

- Mi ha scritto che ammetteva di aver sbagliato. Che era stato ingiusto costringermi a scegliere tra voi due. Soprattutto mi chiedeva scusa per aver dubitato della mia serietà e per molte delle cose che mi aveva urlato durante il nostro litigio. –

A quelle parole Merlin si sente come investire da una brezza leggera che gli soffia nell’animo, come se le scuse di Uther ad Arthur avessero spazzato via ogni nube di preoccupazione dal suo cuore.

Il suo Arthur finalmente sarebbe stato bene. Veramente bene.

Allontana le loro mani intrecciate dal petto di Arthur e se le porta alla bocca, per posarvi un bacio leggero, mentre gli dice: - Sono così felice per te... –

- C’è solo una cosa che non mi spiego... – Continua Arthur.

- Cosa? –

- Cosa gli abbia fatto cambiare idea così su due piedi... –

Merlin si irrigidisce a quelle parole.

- Beh – risponde – sarà stato l’approssimarsi del Natale... A nessuno piace stare lontano dalla famiglia per le feste Arthur, me lo hai insegnato proprio tu... Avrà capito che con la sua testardaggine stava allontanando sia te che Morgana, e senza un vero motivo... –

- Può darsi... – Continua Arthur, suonando poco convinto.

- Che alternativa resta? È sicuramente così Arthur... –

Arthur si gira verso di lui con un sorriso rilassato e soddisfatto in volto, gli occhi pieni di pace.

- Vieni qui – gli dice.

- Qui dove? – Gli chiede Merlin ridendo.

- Vieni qui da me – E lo tira verso di sé fino a farselo sedere in grembo, entrambi semi sdraiati su quella piccola sdraio da giardino davvero troppo leggera per tenerli entrambi.

- Non so quanto sia una buona idea... – Prova a dire Merlin.

Arthur però lo circonda con entrambe le braccia e se lo stringe ancora più vicino sospirando: - A me sembra un ottima idea. –

- Cadremo entrambi a terra. –

- No che non succederà. –

- Ok, come vuoi, però poi non dirmi che non ti avevo avvertito. –

Rimangono per un po’ in quella posizione, stretti l’uno all’altro, il cuore di Arthur che rimbomba piano contro la schiena di Merlin, tanto che a lui sembra quasi di riuscirne a contare i battiti, uno, due, tre...

- Davvero non vuoi confessare, non è così? – Gli sussurra Arthur all’orecchio.

- Come? –

- Merlin... Io lo so. –

- Cosa sai? – Gli chiede, mentre la voce gli tremola in gola.

- Lo so che sei stato tu. –

Merlin sussulta appena e comincia a cercare di alzarsi mentre gli chiede – Cosa ti fa credere che...? – Però Arthur lo stoppa, lo stringe ancora più forte tra le braccia, riavvicinandolo a sé, incollandoselo addosso come un francobollo.

- Papà mi ha detto tutto. Quella era la seconda parte del messaggio. –

- Quella in cui cantava come un uccello a maggio? Gli avevo chiesto di non dirti niente! –

- So anche quello. Penso che gli sia piaciuta particolarmente quella parte di conversazione... –

- Ti ha raccontato tutto quello che ci siamo detti? –

- Ogni singola parola. –

- E... Sei arrabbiato? –

- Arrabbiato? –

- Sì... Perché mi sono intromesso... Lo so che era una cosa tua ma io davvero non potevo più restarmene lì a guardare... –

- Se sono arrabbiato... Che domande! Certo che sono arrabbiato Merlin! Sono così arrabbiato che penso sarò costretto a punirti e tenerti stretto così a me per davvero tanto, tanto, tanto tempo... Non ti lascerò andare da nessuna parte, non ti lascerò pensare a nient’altro che non sia io e non potrai neanche protestare perché sarai troppo occupato a baciarmi per poterlo fare... –

- Sembra terribile... – Gli dice Merlin, rabbrividendo per scherzo mentre invece il suo cuore si mette a ballare la samba.

- Nulla di più di ciò che meriti... – Risponde Arthur, cercando di fargli il solletico su un fianco.

Merlin si divincola appena.

- Davvero? – Gli chiede ridendo.

Arthur però non ride mentre gli risponde: - Assolutamente. Non so cosa farei senza di te, lo sai questo, vero Merlin? –

- Felice che tu l’abbia capito. –

- Non scherzo. –

- Oh... Nemmeno io... –

- Non riesci proprio a lasciarmelo dire senza buttare tutto sul ridere, vero? –

- Dire cosa? –

- Che ti amo da impazzire, che sei la cosa migliore che mi sia mai capitata, e che voglio passare con te tutti i giorni della mia vita. –

- Cosa sarebbe questa? Una proposta forse? – Gli chiede ridendo.

- Non essere sciocco Merlin – gli risponde risentito Arthur – Una proposta fatta su una spiaggia da sogno, in un paese straniero, sotto un cielo stellato con la benedizione di tutti i nostri amici e parenti che probabilmente stanno origliando nell’altra stanza? Non sarei mai così banale! –

- Giusto, giusto... – Ride Merlin anche se il cuore sembra che stia per esplodergli in petto – niente proposta allora? –

- Assolutamente no – Risponde Arthur, alzandosi dalla sdraio, forse per andare a prendersi da bere.

Merlin lo segue con gli occhi, sentendosi stranamente deluso per come quel momento sia stato bruscamente interrotto.

Poi però Arthur si ferma sulla soglia della porta finestra, si gira verso di lui e facendogli l’occhiolino gli dice: - Non ancora. –

Rimettendosi seduto sulla sdraio Merlin avvolge quelle parole nella migliore carta da regalo che il suo cuore possa produrre e le nasconde in un angolino dentro di sé, dove potrà scartarle ogni volta che ne avrà voglia.

“Non c’è che dire” pensa mentre sente le voci di tutti i suoi amici e familiari prendere in giro Arthur per quella promessa che tutti hanno sentito “Miglior. Natale. Di sempre.”

 


E la storia di Merlin e Arthur non finisce qui... alla prossima avventura! ;)

  
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