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Autore: _ Angel _    28/12/2015    3 recensioni
[LieselxRudy!center]
Dal testo: «Non pensi che mi meriti almeno un bacio, Saumensch?», cercò allora di smorzare l’atmosfera cupa che si era venuta a creare.
«Scordatelo.», rispose Liesel. «Prima ritorni, prima se ne riparla.»
«E sia, Saumensch.», disse il ragazzo rendendosi conto che era molto più facile essere a un passo da qualcosa che averla veramente.
«Che razza di Saukerl.»

E se Rudy fosse partito per frequentare la scuola di specializzazione? E se fosse tornato anni dopo il bombardamento e la fine della guerra?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Liesel Meminger, Rudy Steiner
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Possibilities.

***TRE POSSIBILITA’***
1.Alex Steiner non avrebbe subìto la stessa
punizione di Hans Hubermann.
2.Rudy avrebbe frequentato la scuola.
3.Forse sarebbe sopravvissuto.




«Quindi devi partire?», chiese Liesel al ragazzo dai capelli color limone che le era seduto affianco, nei gradini davanti alla porta di casa del suddetto.
«Si.», rispose abbassando il capo e scalciando di poco il fango che aveva sotto ai piedi lui.
La ragazza si permise di guardarlo un attimo pima di voltare il suo sguardo verso il cielo.
Si rese conto che il cielo quel dì era di uno strano pallore; quel grigio era screziato solo dai deboli raggi di sole che cercavano di farsi strada attraverso le nubi.
Fra i due regnò il silenzio per qualche minuto, e fu ad allora che la ladra di libri si rese conto di una cosa:
il silenzio non era né tranquillità, né calma, e neppure pace.
Pensò che in circa un mese aveva perso due delle sue persone più care, e che forse anche il padre le sarebbe stato strappato via, richiamato probabilmente dal Partito per via del pane che aveva donato a quell’ebreo durante la sfilata.
«Mi mancherai davvero, Saukerl.», ruppe lei stessa il silenzio.
Quelle parole che sembravano banali all’orecchio comune e a lei stessa , racchiudevano invece tutto ciò che la ragazza provava in quel momento verso di lui e l’amicizia che avevano coltivato insieme in tutti quegli anni.
Si diede mentalmente della stupida però.
Era capace di rubare libri senza batter ciglio, rubava parole, ma non era capace di esprimersi come realmente avrebbe voluto.  Si sarebbe volentieri data una Watschen da sola.
Rudy però accennò ad un sorriso, complice forse del fatto che neanche lui sapeva bene come esprimere a parole come si sentisse in quel momento.
«Non pensi che mi meriti almeno un bacio, Saumensch?», cercò allora di smorzare l’atmosfera cupa che si era venuta a creare.
«Scordatelo.», rispose Liesel. «Prima ritorni, prima se ne riparla.»
«E sia, Saumensch.», disse il ragazzo rendendosi conto che era molto più facile essere a un passo da qualcosa che averla veramente.
«Che razza di Saukerl
E con quell’ultima affermazione di Liesel, il biondo seppe di aver vinto.
Nei due visi risuonava l’eco di un sorriso segreto.



***

 

Rudy Steiner mantenne la sua promessa ben cinque anni dopo la fine della guerra.
Quando tornò a Molching quasi non riconobbe i luoghi in cui era cresciuto per via dei cambiamenti che le persone rimaste in vita avevano compiuto.
Forse, pensò il ragazzo, il peso dei ricordi era troppo pesante da portare, se sommato a quello che ciascuno portava già dentro di sé.
Rudy tornava però non più come un ragazzino quattordicenne, bensì come un ventenne che aveva vissuto la guerra lontano dalla sua famiglia e dalle persone a lui care, in una scuola di specializzazione che l’aveva però fatto sopravvivere.
Oramai i suoi capelli non erano più del color limone che lo rappresentavano da bambino, ma tendevano ad essere di una sfumatura più scura. I tratti del viso si erano allungati e resi più virili, senza però rendere l’espressione severa ed era cresciuto moltissimo in altezza, arrivando a superare il metro e ottantotto.

***UN FATTO CARINO.***
L’UNICA COSA CHE NON CAMBIO’
FU IL SUO SORRISO.

Quando giunse davanti al negozio che gli interessava, indugiò un momento prima di entrare.
Si soffermò sulla vetrina. Guardandovi attraverso vide suo padre al bancone con un metro a nastro intorno al collo e una ragazza.
Il primo aveva in volto un’espressione serena e quasi sorrideva. Forse aveva fatto un buon affare.
Non riuscì a vedere i particolari del viso, ma sembrava fosse presente qualche ruga, nonostante non fosse ancora molto vecchio.
La guerra aveva segnato anche lui.
La ragazza invece stava sistemando tutti gli oggetti fuori posto negli oppositi scaffali, muovendosi sicura come se lavorasse da molto in quegli ambienti dopo che lui se n’era andato.
Rudy sorrise, guardandola con occhi colmi di quello che gli umani chiamano amore.
Era cresciuta notevolmente, poté constatare lui.
Aveva lasciato che i capelli le si allungassero nel tempo, e in quel momento le arrivavano a metà schiena.
Non aveva più i boccoli di quando era bambina, ma si erano mantenuti comunque piuttosto mossi.
Indossava un abito bianco che le fasciava splendidamente il corpo, e delle scarpe con poco tacco.
Anche lei, come suo padre, sorrideva.
Facendo un respiro profondo si allontanò dalla vetrina e aprì la porta, facendo suonare i campanellini appena sopra essa.
Suo padre alzò lo sguardo verso di  iniziando a pronunciare un lieve ‘buongiorno, come posso aiutarla?’, quando si accorse di chi si trovasse di fronte a lui e di conseguenza bloccandosi.
«Rudy..», sussurrò allora nel più totale sconcerto.
Sentendo nominare quel nome Liesel si bloccò, non volendosi voltare.
«Ciao, papà.», rispose il giovane sorridendo facendo qualche passo verso di loro.
Fu ad allora che la ragazza si girò, tenendo ancora in mano una scatolina di cartone contenente delle spillette.
Quando vide il ragazzo sgranò gli occhi, quasi credendo non fosse reale.
Posò in fretta e furia la scatolina sul bancone, non staccando però lo sguardo dal viso del biondo che le si avvicinava.
Iniziò poi ad avvicinarsi anche lei, aumentando di passo in passo la velocità, sino a quando non gli circondò il collo con le braccia e lo abbracciò.
Rudy la strinse a sé come se fosse la cosa più preziosa che avesse mai tenuto in braccio.
«Sono venuto a riscattare l’esito di una promessa, Saumensch.», inizò. «Sai, sono più di sei anni che aspetto.», cercò di continuare, ma non fece in tempo a concludere quest’ultima frase che le labbra di Liesel si incatenarono alle sue.
Il ragazzo aspettava  e temeva quel bacio un po’ da sempre.
L’aveva desiderato così a lungo che quasi non credeva stesse avvenendo proprio in quel momento.
L’aveva amata e continuava ad amarla terribilmente, così terribilmente che aveva il terrore di non poter tornare da lei.
Non nella sua città. Non dai suoi amici. Da lei.
 

***UNA SEMPLICE DOMANDA.***
Se i tuoi occhi potessero parlare, cosa direbbero?

Probabilmente gli occhi di Rudy Steiner avrebbero sussurrato parole di bellezza infinita all’orecchio della giovane che teneva fra le braccia.
Quelli di Liesel Meminger lo avrebbero dapprima insultato, per non essersi fatto sentire negli ultimi mesi, ed infine, quelli di Alex Steiner che guardava i due sorridendo, avrebbero detto al figlio che era fiero di lui e che era felice che fosse tornato.
  
Il ragazzo sciolse poi l’abbraccio per andare a salutare meglio suo padre, che si era tenuto un po’ in disparte sino a quel momento.
Stetti poi ad Rudy che raccontava di essere arrivato in città quella stessa mattina, e così come stetti ad ascoltare le ultime affermazioni dei due prima di andare via.

***L’ULTIMA CONVERSAZIONE.***
 Liesel gli chiese: «Dovrai andartene di nuovo?»
Rudy rispose: «No. Sono tornato per restare.»

****

 

 

 

Angolo autrice.
Rieccomi qui con un’altra one shot su Liesel e Rudy.
Che dire.
Rileggendo il romanzo e dando più attenzione ai particolari, ho subito pensato a come fossero andate le cose se le tre possibilità dettate all’inizio fossero state seguite.
Spero che vi piaccia, fatemi sapere se vi sono errori nel testo o se vi è piaciuta. (:
Grazie per aver letto,

_ Angel _

 

 

 

 









 

 



 

 

 

  
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