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Autore: addict_with_a_pen    30/12/2015    6 recensioni
Per la maggior parte della vita di Gerard, loro avevano pensato che fosse schizofrenico. Parlava da solo, rideva negli angoli vuoti della stanza e piangeva quando doveva lasciare la sua stanza e andare all’asilo.
“È solo un amico immaginario.” Sua madre diceva agli insegnanti quando Gerard si nascondeva nell’angolo più lontano della stanza e, con un pennarello in mano, disegnava il suo migliore amico Frank su ogni spazio disponibile.
“Dicono che non sei vero...”
“Non possono solo vedermi, tutto qui.”
Genere: Erotico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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*Piccola nota inutile*
Buonanotte a tutti! Sono le due di notte e, nonostante mio padre mi abbia detto di andare a letto un’ora fa, io sono ancora qui, a morire di sonno davanti al computer! Detto questo, parto dal dire che questa NON è una mia storia, ma che l’ho semplicemente tradotta perchè è bella da far male. Spero vi piaccia quanto piace a me e chiedo scusa se la traduzione fa un po’ schifo, ma ci ho provato, ho fatto del mio meglio.
Notte/buongiorno/buonsalve a tutti. Sì, ora vado a letto...
Baci :* :* :*

 



Per la maggior parte della vita di Gerard, loro avevano pensato che fosse schizofrenico. Loro, ossia i suoi genitori, la sua famiglia e i dottori.
Parlava da solo, rideva negli angoli vuoti della stanza e piangeva quando doveva lasciare la sua stanza e andare all’asilo.
“È solo un amico immaginario.” Sua madre diceva agli insegnanti quando Gerard si nascondeva nell’angolo più lontano della stanza e, con un pennarello in mano, disegnava il suo migliore amico Frank su ogni spazio disponibile.
“Dicono che non sei vero...” Disse Gerard a Frank quando aveva sei anni. Era appena tornato a casa dal suo primo giorno di elementari e le maestre già volevano sapere perchè piangesse per questo strano, misterioso ragazzo.
Frank sospirò e si sedette ai piedi del letto di Gerard, passandosi una mano fra i capelli neri.
“Non possono solo vedermi, tutto qui.” Disse Frank, facendo un sorrisino al bimbo di sei anni che lo stava fissando con i suoi occhioni nocciola.

Tutto cominciò quando Frank aveva provato ad evitare il piccolo dopo che la famiglia Way si era trasferita nella vecchia casa di città, ci aveva provato, davvero. Quando aveva scoperto che il bimbo poteva vederlo, aveva provato ad essere invisibile o a stare nei muri, oppure nella soffitta, ma quella peste andava in giro a cercarlo. Certo, era un bimbo davvero carino, con i suoi occhioni da cucciolo e i capelli neri scompigliati, alla ricerca di qualcuno che giocasse con lui (perchè “Mikey è troppo piccolo e la mamma ha detto che si farebbe male” si era lamentato), ma come poteva Frank spiegare ad un bambino di quattro anni che lui tecnicamente non era lì?
Frank era morto anni prima che Gerard fosse nato, come poteva provare e spiegare questo ad un bambino? Semplice, non poteva. Così provò a stargli lontano e a nascondersi ogni volta che veniva a cercarlo in soffitta, andando dentro i mobili vecchi o le cianfrusaglie che stavano lì sopra da decenni.
“Ehilà?” Lo chiamava il bimbo, prima di incrociare le sue braccia, sbuffando e sedendosi a terra arrabbiato ogni volta che Frank non rispondeva da dentro le pareti.
Cominciò comunque a rispondere dopo una notte in cui, fluttuando senza meta nel corridoio, sentì un chiaro pianto sommesso provenire da una delle stanze che gli spezzò il cuore. Infilò la testa nella porta e vide un piccolo groviglio tremante di coperte sul letto, piccoli piagnucolii che risuonavano nella stanza. Frank sapeva che avrebbe dovuto ignorarlo, ma non poteva. Il bimbo sembrava così disperato.
“Hey” disse inginocchiandosi a terra accanto al letto “tutto bene piccolo?” Piano, una piccola faccetta tonda e arrossata fece la sua comparsa da sotto le coperte.
“Tu sei il ragazzo nella soffitta” Frank si morse il labbro ed annuì “mamma... mamma dice che non esisti.” Frank sospirò.
“È così...” Gerard ci pensò su un pochino, per poi sedersi sul letto.
“Okay.” Disse scuotendo le spalle.
“Perchè stai piangendo?” Chiese Frank incrociando le gambe.
“Perchè non piaccio a nessuno.” Sussurrò Gerard abbracciandosi le ginocchia al petto.
“Sono sicuro che non è vero.” Disse Frank con il cuore che piano si stava spezzando.
“È vero” sospirò Gerard “nessuno prima che inizi scuola vuole giocare con me. E la mamma e il papà sono troppo impegnati con Mikey."
“Mikey è il piccolino?” Gerard annuì.
“Gli voglio bene, ma è troppo piccolo per giocare...” Frank annuì a sua volta e rimase in silenzio.
“Giocherai tu con me?” Chiese Gerard, i suoi occhioni luminosi e pieni di speranza.
“Aww” disse Frank alzandosi in piedi “penso di essere un po’ troppo grande per giocare con te piccolo...”
“Un po’ troppo grande e un po’ troppo morto...” Disse tra sè e sè. Gerard mise su il broncio così che Frank represse l’enorme voglia di pizzicare le sue piccole e tonde guanciotte, prima di svolazzare fuori dalla stanza.
Dopo quella volta, non ci fu modo di liberarsi di lui. Dovunque andasse, aveva il bimbo tra i piedi che gli chiedeva cose stupide come “Perchè mamma non può vederti?”, “Perchè non posso camminare attraverso i muri?” e “Pensi che Superman batterà Batman?”.
Davvero, si ritrovò a pensare una notte Frank dopo essere finalmente riuscito a convincere Gerard a stare nel suo letto, questo non era come aveva pensato di spendere la sua seconda vita. Certo, sapeva che essere un ragazzo morto di diciotto anni non sarebbe mai stato divertente, ma avere un bimbo costantemente appiccicato a lui stava diventando un tantino strano. Non poteva dire che non fosse bello avere la sua compagnia a volte, anche se l’attenzione di Gerard durava in tutto i cinque minuti prima che corresse via chiedendo a Frank di giocare ancora con lui ai pirati nel cortile. Ma era carino avere qualcuno con cui parlare dopo essere stati soli per... quanto? Dieci anni? Qualcosa del genere. Non riusciva a tenere il conto del tempo, non dopo che sua madre se n’era andata. Frank ci era rimasto un po’ male per il fatto di non essere potuto andare via con lei, ma non poteva biasimarla, proprio no. Chi avrebbe voluto restare nella casa dove il tuo unico figlio è morto?
Così lo fece, si mise a giocare con Gerard, unica persona che poteva vederlo, a nascondino, o ai supereroi o ancora a mosca cieca. Si sedeva ai piedi del suo letto e ascoltava tutte le storie assurde inventate dal piccolo e, quando i genitori di Gerard litigavano e lui piangeva nel suo letto, Frank si sedeva fluttuando sul suo comodino e gli raccontava di quella volta che era andato allo zoo ed aveva aiutato i pinguini a scappare.

*****

Quando Gerard aveva tredici anni, imparò a smettere di parlare di Frank. Annuiva ogni volta che la sua psicologa gli diceva che il ragazzo tatuato con cui parlava era solo frutto della sua immaginazione a causa di un’infanzia senza amici. Gerard tornava a casa dopo le sedute, sorrideva ai suoi genitori, mangiava la cena, disegnava con Mikey sul tavolo per poi sparire nella soffitta, dove c’era Frank che fluttuava in giro.

“Tu sei morto.” Disse un giorno Gerard dopo essere tornato da scuola.
“Oh, davvero Sherlock?” Rise Frank, scendendo dalle travi della soffitta.
“No, ma, tu sei morto.” Frank annuì.
“Già, questo è il punto.” Gerard scosse la testa.
“I ragazzi a scuola dicono che sei stato assassinato in questa casa.” Frank si immobilizzò lì dov’era.
“Cosa?” Gerard annuì e si buttò su una grande e polverosa poltrona nell’angolo.
“Terrance Logan ha detto che sei stato ucciso nel seminterrato.” Se Frank fosse stato vivo, avrebbe annaspato alla ricerca d’aria.
“Cos’è successo?” Chiese Gerard con voce tranquilla, ma Frank scosse la testa. Non voleva davvero parlare di quello.
“I ragazzi a scuola dicono che i loro genitori non vogliono dirglielo, che è troppo orribile per parlarne.” Frank si sentì, pensò fosse quello, nauseato. Possono i fantasmi sentirsi nauseati? Beh, lui sì. Sentii gli occhi bruciargli. Odiava quei fottuti ricordi... Perchè Gerard era venuto lì e...
“Continuavano a dire che la casa è infestata e che il fantasma vuole vendetta, il che è stupido, perchè tu sei mio amico e non può essere stato così brutto” andò avanti Gerard “nel senso, mi sembra che tu stia bene.” Gli occhi di Frank erano chiusi, la sua figura stava ondeggiando,vacillando ai limiti.
“Allora, che è successo?” Frank scosse la testa.
“Dai Frank.” Gerard praticamente rise e Frank non poteva credere a come paresse tranquillo riguardo questo. Era la sua morte di cui stavano parlando. Certo, Gerard era ancora un ragazzino, ma suvvia!
Gerard lo stava ancora incitando, quando Frank scattò. Non avrebbe voluto spaventare Gerard, davvero, ma non potè controllarlo. Le vecchie imposte della finestra della soffitta cominciarono ad aprirsi e chiudersi velocemente facendo un rumore assordante. Fogli e scatole, impilati in alte colonne negli angoli della stanza cominciarono a cadere a terra. L’aria divenne gelida, così fredda che Gerard poteva vedere il suo respiro.
“Vai. Fuori.” Ringhiò Frank, cercando di controllare l’opprimente sensazione nel suo corpo.
“Frank...” disse con voce shockata Gerard, camminando indietro con le braccia distese alla ricerca della maniglia della porta “Frank... mi stai spaventando...” Disse, gli occhi fissi sulle travi della soffitta che tremavano.
“Vai fuori!” Ripetè Frank, mentre la sua figura ondeggiava furiosamente. Gerard inciampò nel cercare la maniglia della porta, per poi correre nella sua stanza sbattendo la porta della soffitta diero sè.

Più tardi quella notte, Frank si ritrovò ancora a fluttuare nelle sale della vecchia casa. Si sentiva in colpa, davvero. Non avrebbe voluto spaventare Gerard, era solo sconvolto. Infilò la testa attraverso il muro di Gerard e si morse il labbro nel vedere il ragazzo seduto a gambe incrociate sul letto, fissando le sue mani in grembo.
“Gee?” Gerard alzò lo sguardo con gli occhi spalancati. Frank sospirò e gli andò accanto “Mi dispiace, okay? Non volevo... non era mia intenzione spaventarti...” Gerard lo guardò svolazzare sopra il letto, incrociando le gambe allo stesso modo.
“Io non... è solo... non ne ho mai parlato prima d’ora, okay?” Gerard lo fissò per un po’ di tempo, per poi annuire.
“Scusa. Non pensavo.” Frank annuì a sua volta.
“Sei l’unica persona con cui abbia mai parlato. Non sapevo come raccontarlo.” Gerard inclinò la testa leggermente.
“È stato brutto, non è vero?” Frank sospirò e chiuse gli occhi.
“Già, lo è stato.” Rimasero in silenzio per qualche secondo, prima che Frank sentisse Gerard muoversi e a quel punto aprì gli occhi. Il ragazzino era in piedi sul suo letto, così che la sua faccia era sullo stesso livello di quella di Frank.
“Va bene” disse Gerard con uno sguardo dolce “non devi dirmelo.” Mai come in quel momento Frank desiderò sentire il tocco di un umano.

*****

Gerard aveva sedici anni la prima volta che tornò a casa con un labbro rotto.
“Che è successo?” Disse arrabbiato Frank, le tende si mossero non appena Gerard lanciò il suo zaino nell’angolo della stanza. Il ragazzo fece spallucce.
“Solo qualche stronzo, non è niente.”
“Aspetta, ti hanno picchiato?” Urlò Frank.
“Cazzo, smettila di urlarmi contro, la stai mettendo giù peggio di quanto sia.” Disse Gerard strofinandosi le braccia. Frank sospirò e si calmò, sedendosi ai piedi del letto e guardando Gerard tirare fuori un fazzoletto dal cassetto delle calze per picchiettarsi il labbro.
“Stavano solo scherzando con me Frankie, va tutto bene.”
“Non te lo meriti.” Disse pacatamente Frank, mentre Gerard fece una risata sarcastica.
“Sono il ragazzo strano frocio che fa arte e che ha un amico immaginario, sembra che pensino che me lo meriti.” Frank scosse la testa, fissando il pavimento.
“Non chiamarti in questo modo.”
“Perchè no? È quello che fanno tutti.” Gerard si buttò sul letto, gli occhi chiusi.
“Frankie?”
“Sì?”
“Vorrei che tu fossi vivo.” Stese la mano sul letto, esattamente dove c’era la gamba di Frank, un brivido ben visibile scese lungo la sua colonna vertebrale.
“Oh, davvero?” Disse Frank con una risatina.
“Sì. Starei bene così”
“Tu stai bene Gerard.” Gerard sospirò e si sollevò sui gomiti.
“Ti porterei al ballo di fine anno.” Frank lo guardò velocemente.
“Cosa?”
“Se fossi vivo. Ti porterei al ballo. Ti mostrerei a loro...” Detto questo si ributtò sul letto, occhi chiusi, respirando profondamente. Frank lo fissò confuso, per poi andarsene nel muro.

*****

“Gerard, ti ricordi quell’amico immaginario che avevi?” Chiese Mikey seduto al tavolo della colazione. Per poco Gerard non si soffocò con i cereali e guardò verso il suo fratellino.
“Emh... sì?” Rispose, mentre gli occhi andarono sul muro accanto al frigorifero dove la testa di Frank era appena comparsa.
“Beh, questo ragazzo in classe mia, sua madre gli ha detto che è stato ucciso qualcuno in questa casa!” L’emozione nella voce di Mikey era qualcosa di assurdo.
“Oh.” Rispose Gerard, facendo scendere lo sguardo dal viso di Frank.
“Sì!” disse Mikey raggiante “Hanno trovato il suo corpo tutto tagliato a pezzetti nel seminterrato. QUANTO È FIGO!?” Gerard mosse i cereali con il cucchiaio.
“Già, figo...”

“Mia madre era fuori.” Disse Frank, gli occhi puntati al soffitto.
“Cosa?” Chiese Gerard chiudendo la porta della soffitta dietro di sè. Frank sospirò, galleggiando leggermente accanto alla sedia dove Gerard stava per sistemarsi.
“Mia madre era fuori, dalle mie zie. Le avevo detto che sarei stato bene per la notte.” Gerard annuì con gli occhi fissi sul volto di Frank.
“Sono arrivati loro, questi due ragazzi. Non li avevo mai visti prima. Ho provato a fermarli, ma loro... loro sono entrati. Ho provato a chiamare la polizia, ma non sono riuscito” si fermò per qualche secondo, raccogliendo i ricordi “Mi hanno portato nel seminterrato e mi hanno legato. Pensavo volessero solo rapinare la casa e lasciarmi lì...”
“Ma non l’hanno fatto.” Gerard bisbigliò, sbattendo appena le palpebre e mantenendo gli occhi fissi su Frank. Frank scosse la testa e si mise seduto, posizionandosi accanto i piedi di Gerard.
“Loro... mi hanno fatto male. Cose che... che... pensavo accadessero solo nei film... alle ragazze...” Gerard lo fissò per qualche secondo, per poi spalancare gli occhi, la bocca appena aperta.
“Loro... loro ti hanno stuprato?” Frank fissò il pavimento ed annuì.
“Io non... non avevo mai... penso che nessuno lo sappia davvero...” si lasciò scappare un sospiro “Mi hanno fatto a pezzi. La mia gola era andata... il mio corpo era distrutto...” Rimasero in silenzio per qualche minuto prima che Frank guardò su. Gerard lo stava fissando, le sue guance rosa erano bagnate da lacrime. Quando Frank aprì la bocca per parlare ancora, Gerard scosse la testa, chiudendo gli occhi. Scivolò giù dalla sedia sulle ginocchia, proprio di fronte a Frank.
“Frankie...” Disse piangendo piano.
“Hey” sorrise tristemente Frank “è tutto a posto.” Allungò una mano ma si fermò all’istante. Com’è che funzionava? Gerard se ne accorse e andò avanti appena. Le sue ginocchia pigiate contro quelle di Frank, la fredda sensazione gli diede la pelle d’oca.
“Vorrei poterti toccare.” Bisbigliò Gerard, i suoi occhi umidi incontrarono quelli di Frank. Portò la sua mano, come aveva già fatto, a pochi centimetri dal volto di Frank.
“Ti bacerei.” Disse, chiudendo gli occhi, la mano sospesa a mezz’aria.
“Gerard...” sussurrò Frank “non dire così.” Gerard aprì gli occhi e portò la mano sul suo volto per sfregarselo.
“Non posso evitarlo” disse con una risata tremante “ti voglio troppo bene...” Detto questo si alzò in piedi e se andò alla piccola finestrella della soffitta, lasciando Frank con lo sguardo fisso nel vuoto.

*****

Frank era nei muri. Non sapeva come mai, ma adorava stare nei muri. Era quasi confortevole stare in spazi chiusi, cosa per la quale avrebbe avuto un attacco di panico quando era in vita.
Stava per infilare la testa nel muro di Gerard quando sentì dei rumori. Si fermò, l’orecchio premuto contro il muro. Il respiro di Gerard suonava strano, corto e irregolare. Ah. Frank si spostò leggermente indietro. Sarebbe stato meglio evitare di presentarsi nella stanza di Gerard in questi “momenti”. Sarebbe stato imbarazzante, non è così? Stava per andare in direzione della stanza di Mikey per mettere in disordine la sua collezione di CD, quando lo sentì.
“Frankie...” Si immobilizzò lì dov’era. No. Non era possibile. Oh no. Si avvicinò nuovamente al muro, sapendo benissimo che non avrebbe dovuto ascoltare.
“Uh... mmmmm... Frank...” Frank infilò lentamente la testa nel muro, la sua immagine sfuocata, praticamente invisibile.
Cazzo.
Il nodo nel suo non-esistente stomaco era così stretto che avrebbe potuto vomitare ectoplasma. Ritirò la testa dal muro velocemente, tornando indietro nella sua soffitta il più in fretta possibile, l’immagine di Gerard sul suo letto, con i pantaloni attorno alle cosce e la mano sul suo cazzo, bruciava nella sua mente.

Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, davvero. Era così sbagliato, da un sacco di punti di vista. Per prima cosa, lui era morto. Secondo, Gerard era vivo. Vivo e sedicenne, mentre Frank era morto e aveva diciotto anni.
Era sbagliato. Sbagliato sbagliato sbagliato.
In qualunque caso, sebbene fosse sbagliato e sebbene ne fosse al corrente, continuò a sbirciare Gerard ogni volta che avvertiva quei suoni, quei sospiri irregolari. Non poteva evitarlo, era ipnotizzato. Non sapeva bene cosa significasse il tutto. Certo, Gerard era bello, cazzo, era più che bello, ma Frank cercò con tutto se stesso di non pensarci. Era il suo unico amico, l’unica persona che potesse vederlo. La sua unica connessione con la vita.
Era tutto sbagliato.

*****

Fu durante il diciassettesimo compleanno di Gerard che Frank fu scoperto. C’era stata una specie di festa, qualche amico di scuola di cui Frank non aveva mai sentito parlare e parenti che abitavano fuori città. Frank era rimasto nella soffitta, non volendo intromettersi. Cominciò a girovagare solo dopo mezzanotte, quando tutti se n’erano andati, e si fermò dentro il muro, ascoltando i respiri ansimanti di Gerard.
“Frankie...” Bisbigliò Gerard. Frank si morse il labbro, il suo nome sembrava così familiare in quel tono.
“So che sei qui...” Frank sentì il panico crescere dentro lui.
“Frankie... ti prego...” Frank non sapeva che fare. Rimase lì fermo, nascosto nel muro, dietro l’enorme poster dei Black Flag ordinato online dopo aver convinto Gerard.
“Frank... so che puoi sentirmi... ti prego... solo che... cazzo...” Era decisamente troppo. Frank uscì piano dal muro, il suo non-esistente cuore prese a battere selvaggiamente nel suo petto e i suoi occhi caddero sulla figura di Gerard, sdraiato di schiena sul letto con i pantaloni del pigiama calati attorno alle cosce e la mano che si muoveva piano su e giù.
“Gee, io...”
“Vieni qui.” Ansimò Gerard. Frank deglutì, totalmente insicuro sul da farsi. Scavalcò velocemente il letto, dubbioso su dove i suoi occhi dovessero fermarsi.
“Ho solo... mi serve...” Gerard stese una mano, cercando di afferrare lui, passandogli esattamente attraverso.
“Gerard... non posso... non dovrei...”
“No... ti prego Frank...” Frank si morse il labbro, gli occhi puntati su Gerard, perdendosi in lui. Prima che potesse capire cosa stesse facendo, salì sopra Gerard, attraverso lui. Si sedette a cavalcioni e la mano di Gerard prese a muoversi sopra e attraverso il cavallo dei pantaloni di Frank.
“Cazzo...” gemette Gerard, alzando appena il bacino “sei così freddo...” Frank allungò una mano, accarezzando il viso di Gerard lentamente e notando il modo in cui rabbrividiva, pelle d’oca sulle sue braccia.
“Vorrei poterti sentire” ansimò Gerard, la sua mano ora si muoveva più velocemente “so che mi guardi... ti ho visto... vorrei... voglio... cazzo. Ho bisogno di toccarti...” Frank si morse il labbro, desiderando soltanto ciò appena detto da Gerard. Quando Gerard venne, Frank non sentì nulla. Si spostò nello spazio vuoto accanto al ragazzo ancora ansimante e fissò il soffitto, occhi spalancati, incapace di dire una parola. Quando l’atmosfera si rilassò, Gerard parlò per primo.
“Mi dispiace” bisbigliò, tirandosi su i pantaloni e pulendosi la mano tra le coperte “non volevo...” Frank scosse la testa.
“No... è che... non avrei dovuto...”
“Se fossi vivo, ti piacerei?” Chiese Gerard chiudendo gli occhi.
“Cosa?”
“Se fossi vivo... mi vorresti? In questo modo?” Frank voltò la testa e lo guardò. Le guance di Gerard erano rosse paragonate al pallore della sua pelle. I suoi capelli neri erano così scompigliati e confusi che Frank sorrise.
“Sì... lo vorrei.” Gerard annuì, gli occhi ancora chiusi. Passò la mano attraverso Frank ignorando il freddo ed afferrò le coperte.

*****

“Devi proprio andare?” Disse Frank seduto sulla tavoletta del water.
“DIO MIO FRANK!” gridò Gerard quasi inciampando nella vasca da bagno, attorcigliandosi attorno l’asciugamano mentre stava scivolando “Mi hai quasi fatto venire un cazzo di infarto!” Frank sospirò e ripetè la sua domanda.
“Ci devi andare? Insomma... non puoi stare qui, a casa?” Sorrise timidamente e Gerard roteò gli occhi al cielo.
“Frank, è il ballo di fine anno, devo andarci” disse con simpatia, allungando una mano attraverso Frank per prendere i suoi boxer “è solo una notte.” Frank sospirò e incrociò le braccia e le gambe. Appena Gerard stava per infilarsi la maglietta, si voltò verso Frank, sembrava così triste.
“Hey” disse inginocchiandosi davanti al fantasma “hey... non la bacerò, promesso.” Frank abbassò la testa, nascondendo il suo viso.
“Va bene.”
“Hey” disse Gerard, sollevando una mano sulla figura svolazzante di Frank “sei geloso?” Frank guardò verso lui, storcendo il naso.
“No.”
“Lo sei.” Sorrise Gerard.
“Quello che vuoi.” Mormorò Frank, scomparendo nel muro.

Quando Gerard stava entrando in auto con un mazzo di fiori in mano, guardò in alto verso la finestrella della soffitta e, ingorando gli sguardi confusi dei suoi genitori, mandò un piccolo bacio.

Non appena Gerard tornò a casa dal ballo, non riuscì a trovare Frank da nessuna parte. Aspettò fino a quando i suoi genitori stavano dormendo per poi andare in punta di piedi di sopra in soffitta. Frank non era lì.
Dopo che ebbe fatto il giro di tutte le stanze, si rese conto che c’era solo un ultimo posto dove il fantasma sarebbe potuto essere.
Gerard lo trovò nell’angolo più lontano del seminterrato, subito sotto la finestra.
“Frank?”
“Non sono mai andato al ballo.” Gerard sbattè le palpebre, per poi sedersi sul pavimento ghiacciato accanto a lui.
“Avrei dovuto andarci con Kelly Merlotte” sorrise timidamente il fantasma “era solo una copertura, certo. Lei sapeva che ero gay, era una delle mie migliori amiche.” Gerard annuì, strofinandosi il braccio.
“Solo che... non lo so. Vorrei... vorrei esserci andato. Con te.” Gerard sorrise appena, abbassando la testa.
“Io pure.”
“Non ballerò mai con te” disse Frank con voce tremante “non potrò mai prenderti per mano. O baciarti. Io starò... starò sempre e solo qui” passò la sua mano sul pavimento “proprio qui, in questo punto.” Gli occhi di Gerard divennero grandi, fissando il suolo.
“Qui? È qui... è qui che tu...” Frank annuì.
“Non mi piace stare in questo posto Gerard.”
“Perchè sei venuto qui allora?” Frank scosse la testa.
“No, non mi piace stare qui. Bloccato qui. Per sempre. Sarò sempre solo.” Gerard lo guardò.
“No, io...”
“Tu andrai al college Gee. Te ne stai per andare, come è giusto che sia, e ti farai una vita. Incontrerai qualcuno, qualcuno di reale e io sarò solo il tuo vecchio amico immaginario.” Gerard scosse la testa.
“Non ti dimenticherò mai.”
“Lo farai Gerard. E non ti biasimo. Tu dovresti... tu dovresti dimenticarmi.” Frank si dissolse, lasciando Gerard seduto da solo nel freddo seminterrato.

*****

Quando Gerard partì per il college, Frank non gli disse ciao. Lo guardò dalla finestra della soffitta, occhi fissi sulla vecchia auto mentre Gerard stava mettendo i bagagli nel baule. Osservò mentre Gerard abbracciò ogni membro della sua famiglia, per poi voltare lo sguardo verso la vecchia finestra della soffitta con un triste sorriso sul volto ed entrare in auto.

*****

Fu a Natale che Gerard tornò a casa dal college. Frank vide la sua auto arrivare e poi sua madre avvolgere le sue braccia attorno a lui appena scese. Non era cambiato molto, pensò Frank. I suoi capelli erano un po’ più lunghi ma sempre ingarbugliati. Aveva delle borse sotto i suoi occhi e sembrava davvero stanco, ma era sempre Gerard. Sempre il suo Gerard.
Attorno a mezzanotte Frank sentì la porta della soffitta aprirsi. Era accucciato su una vecchia e polverosa sedia con gli occhi chiusi.
“So che non stai dormendo” sorrise Gerard dalla porta “tu non dormi Frankie.” Frank sospirò e si voltò verso lui.
“Hey.”
“Hey” sorrise nuovamente Gerard, camminando verso un vecchio mobile per appoggiarsi “ti sono mancato?” Frank scrollò le spalle.
“Hey, non sarai mica ancora nella fase “cresci e dimenticati di me” non è vero?” Disse Gerard scivolando sul pavimento e sedendosi.
“Gerard, possiamo non...”
“Frank, facci l’abitudine” sorrise lui “sei bloccato con me.” Frank sospirò ed annuì.
“Per ora.”

*****

“Sai” sospirò Gerard fissando il soffitto, con il volto rosso e il petto nudo sudato “sono vergine.” Frank voltò la testa nello spazio vuoto accanto a lui.
“Come?” Gerard sorrise timidamente.
“Non penso che questa” sollevò una mano per muoverla tra loro “conti come sesso, davvero.” Frank lo guardò e si mise seduto.
“Quindi tu... tu non hai...” Gerard scosse la testa.
“Non ti farei mai questo.” Frank scese dal letto.
“Gerard te l’ho detto, dovresti...”
“Sì sì, dimenticarmi di te, andarmene, tu sei morto e blah blah blah” Gerard roteò gli occhi quando Frank cominciò a fluttuare per la stanza “in qualunque caso Frank, te l’ho detto. Non mi importa. Io ti amo.” Frank si immobilizzò di fronte al vecchio poster dei Black Flag.
“Cosa?” Gerard sospirò.
“Cosa?”
“Gerard non dirlo.” Gerard rise piano.
“Cosa? Perchè? È la verità.”
“Non...”
“Frank non puoi fermarmi da...”
“Tu non puoi amarmi Gerard!” Frank si voltò sul posto “Porca miseria! Mi hai almeno sentito? SONO MORTO! Non sono nemmeno qui! Sono una cazzo di... sono solo un’apparizione, per piangere ad alta voce!” Gerard si alzò in fretta in piedi, posizionandosi di fronte a Frank.
“Non mi importa, te l’ho detto, voglio solo...”
“No Gerard” Frank sollevò le sue mani, indietreggiando verso il muro “È così, tu non puoi... non puoi continuare così, non è salutare...”
“Salutare? Aspetta, quindi ora pure tu pensi che io sia pazzo, non è così?”
“Non può funzionare Gerard. Non può. Hai bisogno di... hai bisogno di lasciarmi... di dimenticarti di questo, okay? Hai solo diciotto anni e...”
“Anche tu!”
“Avevo diciotto anni Gee. Avrò sempre diciotto anni, ma tu no.”
“Cosa?” disse Gerard con voce tremante “Così devo fingere che tu non sia qui? Frank, tu sei bloccato in casa mia...”
“Gerard...”
“Quindi concordi con tutti loro, non è vero? Fingere che tu non esista?”
“Sì.” La voce di Frank non era altro che un sussurro. Gerard lo fissò con gli occhi lucidi e passandosi le mani fra i capelli. Scosse la testa per poi afferrare un paio di pantaloni da terra.
“Cosa stai facendo Gee?” Chiese Frank con gli occhi bassi.
“Ho bisogno di bere” borbottò Gerard infilandosi una maglia “e chi lo sa!” disse con voce quasi isterica “Magari incontrerò qualcuno mentre sono fuori!”
“Gerard io...”
“Oh no, è questo quello che vuoi, non è così?” disse posizionandosi davanti a Frank nuovamente “Non è così Frankie? Vuoi che me ne vada, giusto? È questo quello che vuoi? Io che porto persone a casa come ogni altro fottuto ragazzo del college?”
“Gerard...”
“Vaffanculo Frank.” E dopo questo, se ne andò sbattendo la porta di camera sua dietro sè.

*****

Frank era nel seminterrato quando sentì i rumori, le voci. Salì di nascosto nel corridoio, giusto in tempo per vedere Gerard arrampicarsi sulle scale mano nella mano con un ragazzo dai capelli neri. Non importava dove Frank andasse, nella stanza vuota di Mikey, in cucina o nel seminterrato, poteva sentirli ovunque, poteva sentire loro, i gemiti di Gerard, lo scricchiolio del letto. Mai in tutta la sua esistenza Frank aveva desiderato non esistere come in quel momento, come in quella notte.

Gerard stava piangendo. Frank poteva sentirlo dalla stanza di Mikey; era così felice che fosse da sua nonna per il weekend. Provò ad ignorarlo più che potè, ma non era da lui.
“Va tutto bene.” Disse Frank, passando attraverso la porta. Gerard non si mosse dalla sua posizione rannicchiata sul letto. Stava tremando, le braccia attorno al suo corpo. Scosse la testa, mentre dagli occhi chiusi scesero delle lacrime sulle sue guance.
“No, non lo è.”
“Gerard, sei...”
“Non sono capace di fare cose del genere” sussurrò Gerard “smettila di dirmelo. Non posso fare così.” Frank sospirò, mentre il suo stomaco si attorcigliò. Si mise in ginocchio al bordo del letto, una mano distesa in avanti che fluttuava sulla guancia di Gerard. Gerard sussultò al tocco freddo.
“Immaginavo che fossi tu” sussurrò pigiando la faccia sul letto “Volevo che... volevo che fossi tu.”
“Non posso essere io Gee. Non potrò mai essere io.” Gerard strinse le braccia attorno a sè e premette forte il viso contro il materasso, i singhiozzi gli scuotevano il corpo.

*****

Gerard non disse ciao quando se ne andò il giorno dopo. Prese solo le sue cose e se ne andò, i suoi genitori perplessi rimasero immobili nel viale vuoto guadandolo andare via. Frank si rannicchiò su se stesso nel centro del letto di Gerard, desiderando di essere ovunque ma non lì.

*****

Gerard aveva ventun’anni quando tornò a casa. Frank ne rimase sorpreso ad essere onesti. Stava fluttuando per la soffitta quando sentì l’auto arrivare nel vialetto. Quando Gerard uscì, Frank rimase senza parole. Era Gerard, certo, ma era più grande e i suoi capelli erano di un rosso acceso, la tinta gli macchiava il collo. Non guardò verso la finestra della soffitta.

Gerard era già a casa da due settimane quando ritornò da Frank. Nel momento in cui Gerard arrivò, Frank era come sempre nella soffitta.
“Non esisti, eh?” disse fissando Frank seduto sulle travi “Per essere qualcuno che non esiste hai sicuramente l’abitudine di apparire fuori camera mia la notte.” Frank non rispose, mantenendo gli occhi fissi sul tetto.
“Mi sono laureato” proseguì Gerard, sedendosi a terra e soffocando nella polvere che si librò attorno a lui “alcuni dei miei lavori sono stati esposti a Milano quest’anno.” Frank annuì ad occhi chiusi, mentre Gerard lo guardò e sospirò.
“Senti Frank, non sono qui per... non fa niente” scosse la testa e si alzò in piedi “voglio solo... volevo solo dire ciao.” Si voltò ed uscì dalla stanza, lasciando solo il fantasma seduto sulle travi, le braccia strette attorno alla sua figura vacillante.

*****

Gerard non andò più a trovarlo. Faceva male, molto male, ma stava solo facendo quello che Frank aveva chiesto. Così Frank si ritrovò a fluttuare per le stanze di notte quando tutti erano addormentati, sostando di tanto in tanto davanti la porta della camera di Gerard o guardandolo attraverso i muri.

Era molto tardi quella sera in cui Gerard tornò dal bar. Era ubriaco, inciampava ovunque mentre tentò di entrare in cucina. Stava parlando con sè quando prese un’altra birra dal frigo, mentre Frank se ne stava seduto sopra esso, la sua figura quasi invisibile.
“Frank” biascicò Gerard, andando addosso al bancone e cadendo a terra “fottuto... fottuto fantasma... stupido...” Frank lo guardò mentre si addormentò, ma una sensazione nel suo stomaco gli disse che qualcosa non andava. Quando Gerard cominciò ad agitarsi, Frank capì cosa stava succedendo.
Non sapeva che fare.
Fece del suo meglio per fare più rumore possibile: fece sbattere tra loro le posate nei cassetti, le ciotole si ruppero. Quando i genitori di Gerard arrivarono in cucina, Frank indietreggiò guardando sua madre piangere e cercare di tenere stretto a sè Gerard il più possibile. Mikey era nel corridoio con le mani che tremavano nel digitare il 911.
Frank sentì qualcosa dentro lui rompersi.
Camminò avanti, sul lato opposto alla signora Way, accovacciandosi a terra per accarezzare la guancia di Gerard.
“Hey” bisbigliò “va tutto bene... sono qui... è tutto a posto...” Spostò la sua mano, portandola attorno al polso di Gerard e, con un piccolo sforzo, lo tirò in piedi.
“Frank?” Gli occhi di Gerard erano spalancati.
“Mi dispiace.” Disse tristemente Frank fissando il pavimento. Gerard lo fissò, per poi comprendere il suo punto di vista. Frank sapeva che non era facile, guardare il proprio corpo morto. Poteva sentire Gerard tremare nella sua stretta.
“Sto morendo.” Bisbigliò Gerard con gli occhi fissi su sua madre, mentre cullava il suo corpo tremante.
“Sei già morto” mormorò Frank “la tua vita se ne sta andando.” Gerard si voltò a guardare Frank, poi il suo polso.
“Tu... tu mi stai toccando.” Frank guardò in giù.
“Già. E io pure.” Si guardarono per qualche istante, prima che Gerard trasalì per le urla di sua madre.
“Non posso... non voglio...” Non potè finire la frase, occhi fissi su sua madre che si muoveva avanti e indietro con la sua testa in grembo.
“Vieni” disse Frank, portandolo con sè nel muro “non lo vuoi vedere.” Immagini di sua madre che urlava e cadeva sulle ginocchia gli tornarono in mente. No. Gerard non avrebbe voluto vedere ciò.

“Sono morto.” Affermò Gerard sedendosi sul bordo del suo letto. Frank annuì e si inginocchiò davanti a lui.
“Mi dispiace... ho provato a... loro non sono arrivati in tempo... hai cominciato a soffocare...” Gerard scosse la testa ed allungò la mano. Prese la guancia di Frank e rise appena.
“Posso toccarti.” Frank sorrise tristemente.
“Mi dispiace.” Gerard scosse nuovamente la testa e si sporse in avanti spostando la sua mano tra i capelli di Frank e unendo le loro fronti.
“Mi dispiace Gee” bisbigliò Frank ad occhi chiusi “non avrei mai voluto... io non...”
“Va bene così...” sussurrò Gerard unendo le loro bocche. Qualche secondo dopo, si staccò, occhi fissi su Frank.
“Staremo qui per sempre, non è così?” Frank annuì, portando una mano ad accarezzarsi le labbra. Si erano baciati. Non poteva crederci.
Gerard sospirò e sorrise.
“Posso toccarti.” Prese Frank per le spalle e lo portò sul letto, avvolgendolo con le braccia.
“Gerard io...”
“Possiamo non parlare?” chiese Gerard chiudendo gli occhi e sentendo le voci dei suoi familiari echeggiare per la vecchia casa “Solo... lascia solo che ti abbracci per ora, okay?” Frank annuì, accomodandosi sul petto di Gerard.
Rimasero sdraiati in silenzio, sentendo le persone arrivare ed andarsene, comparire nella stanza con i volti rigati dalle lacrime mentre mormoravano addio. Quando arrivò Mikey, Frank strinse più forte Gerard, sentendolo spingersi più vicino.
“Non lasciarmi andare Frankie.” Bisbigliò Gerard, le labbra vicine al collo di Frank.
“Non lo farò” sussurrò Frank “mai.” Gerard rise piano e tristemente.
“Saremo entrambi fantasmi nella soffitta, non è così?” Frank annuì, sorridendo tra i capelli di Gerard.
Per sempre.”

  
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