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Autore: OcchidiNiall    30/12/2015    9 recensioni
«Cosa siete voi due?» domandò la signora, senza neanche fissarci.
«Non so, credo che io sia un cane parlante e lui, il mio fedele amico gatto» rispose pronta mia sorella, facendomi ridacchiare.
«Vedo che non ti manca l'ironia, signorina...?»
«Henderson» rispose.
«Ecco a voi le camere, sfortunatamente sono gli unici posti liberi che sono riuscita a trovare, penso che dovrebbe essere vuota. Buonanotte».
«Sì, vaffanculo» sentii blaterare alla bionda al mio fianco.
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Room 158 || Luke Hemmings




Epilogo.




Quando tornò Michael, io e Luke eravamo ancora avvinghiati. Io avevo quasi gli occhi lucidi, mentre il biondo difronte aveva un piccolo sorrisetto stampato in viso, anche se si riusciva a capire che era dispiaciuto. Rimanemmo ancora per un po' in quella posizione, fin quando mio fratello non tossicchiò.
«Johanna...» cominciò il suo discorso, costringendomi a guardarlo negli occhi.
«Quel tono... no...» cominciai a ridacchiare innervosita.
«No, no... NO!» urlai, capendo subito dove volesse andare a parare.
Non potevo davvero credere che fosse finito tutto, non così... almeno. Andai svelta accanto a Michael, gli presi la mano e gliela strinsi, questa volta però piangendo. Luke era dietro di me, immobile dov'era prima, dov'eravamo noi prima. Non osava muoversi o parlare, se mi fossi girata avrei potuto notare ancora il suo sguardo inchiodato a terra o forse sui suoi anfibi. Guardai, dunque, negli occhi di Michael e, d'istinto, lo abbracciai.
«Ti giuro che ho fatto davvero il possibile...» continuò «dice che gli manchi molto e... non vuole lasciarti qui, da sola.»
Lasciarmi da sola? Questo era davvero il colmo. Dopo che mi aveva portata qui dentro, infischiandosene e dandogliela vinta a quella donna, lui aveva il coraggio di dire che gli ero mancata? Avevo solo una grande rabbia nei suoi confronti. Non potevo davvero pensare che un uomo come mio padre potesse farmi una cosa del genere. Per lui ero sempre stata la sua piccola principessa, quella bambina a cui dava sempre tutto con un sorriso in viso, quella bambina, e ora ragazza, a cui non aveva fatto mancare nulla quando morì una delle persone a lei più care. Tirai su le lacrime e strinsi ancor di più Michael che, vedendomi così giù, cominciò ad accarezzarmi i capelli.
«Mi dispiace...» aggiunse, «per entrambi, intendo. Cioé, ora che sapete cosa provate siete costretti a...-»
Ma Luke lo interruppe «non continuare, Mike. E'... è già difficile così.»  
Mio fratello annuì, «vado a preparare le valigie, vi... vi lascio soli.»




 
Luke's pov


Appena Michael uscì, il silenzio calò in stanza. Nessuno dei due era propenso ad aprire un'argomento o addirittura, quell'argomento. Eravamo fermi a fissarci, con gli sguardi persi negli occhi dell'altro. Ognuno, credo, pensava a ciò che sarebbe successo dopo, quando ci saremmo allontanati per sempre. Johanna sarebbe partita per l'Italia, forse lì avrebbe trovato il suo ragazzo ideale, un lavoro e, chissà, anche una famiglia. Perchè lei se lo meritava... era una ragazza apposto, una ragazza che sapeva come comportarsi in ogni situazione e diamine quanto mi sarebbe piaciuto confessarle prima ciò che provavo... forse avremmo avuto qualche attimo in più. Sospirai e decisi di abbracciarla, volevo sentire il suo corpo a contatto con il mio un'ultima volta prima di lasciarla partire e non rivederla per un lungo tempo. Appena avvolsi le mie braccia attorno al suo bacino, Johanna sussultò, rimanendo immobile.
Era ancora scossa, era chiaro.
«Potremo comunque rimanere amici...» cercai di sdrammatizzare, ma mi accigliò.
«Amici, Luke? Sul serio?» rise nervosa, con il trucco colato e le lacrime che continuavano a scenderle lente «mi hai detto che mi ami... io... ricambio e che fai ora? Vuoi... essere mio amico?» continuò ancora, «e poi quando ci sentiremo o vedremo via Skype di cosa mi parlerai? Della ragazza che hai conosciuto in mensa di cui ti sei innamorato perdutamente?»
«Credi che sia facile per me, Jo? Volevo cercare di non farti pesare la situazione ma, porca puttana, è difficile! Avrei voluto che tutto questo fosse accaduto prima, così almeno avremmo potuto goderci quei pochi momenti di coppia.» sospirai, baciandole il capo dolcemente.
«Siamo sfortunati...»
«Lo siamo tanto...» disse infine.
«Potremmo... goderceli, intendo, quei pochi momenti.» esordii, facendomi venire una brillante idea.
«Eh? E come?»
«A che ora hai il volo?» domandai, in attesa di una risposta.
«Sei di questo pomeriggio, credo...»
«Perfetto, fatti trovare nel cortile, io arriverò fra poco.» e conclusi, asciugandomi un po' gli occhi e correndo dai miei amici per raccontare loro la mia brillante idea.






Continuavo a raccontare cosa avrei fatto ad Ashton, Calum e Ashley. Loro, intanto, mi ascoltavano sorridenti, dandomi ragione su ogni cosa che dicevo. In parte, ero contento. La mia idea era far vivere quei giorni di coppia a Johanna, ma in uno solo e, ovviamente, prima delle sei di questo pomeriggio.
«Ditemi l'orario.» esordii duro, continuando a camminare per cercare Michael.
«Sono le tre, signore.» scherzò la rossa, strizzandomi una guancia in modo veloce e guardando dritto difronte a sé «è un'idea bellissima comunque, Luke.»
Annuii e le sorrisi, fermando finalmente Michael che andava di fretta e furia «Luke! Johanna è pronta? Come sta, meglio?»
«Michael, ho bisogno del tuo aiuto...» dissi, ignorando le domande precedenti.






Appena arrivammo nel cortile del collegio, trovammo Johanna seduta sul muretto, come sempre. Guardavo la bionda fumare una sigaretta con molta tranquillità, anche se sapevo perfettamente che dentro di lei c'era un enorme tempesta nei confronti di George, suo padre. Sapevo anche che avrebbe voluto sfogarsi con qualcuno, o forse proprio con il diretto interessato. E d'altrocanto non le si poteva dar torto, visto che era normale fosse arrabbiata. Mi avvicinai cauto e le misi una mano sopra la coscia sinistra, accarezzandogliela e sorridendole non appena i suoi occhi ebbero incontrato i miei.
«Allora? Cosa c'è?» chiese, con un tono di voce spezzato e afflitto.
Evidentemente aveva pianto ancora.
«Johanna, devo dirti una cosa importante.»
Buttò via il mozzicone della sigaretta e scese preoccupata dal muretto, con uno sguardo forse un po' rilassato «avete convinto mio padre?»
«Ehm... no.» continuai, vedendola abbassare il capo «devo dirti che mi sono innamorato di te, Johanna, che sei la ragazza che, forse, ho sempre aspettato e che non si è mai presentata. Hai un carattere forte, sei determinata e cavolo, a letto sei una tigre. Forse questa non è la dichiarazione più dolce che ti saresti mai aspettata, ma... spero che tu abbia capito che mi piaci, Jo, che mi piaci da impazzire.»
La vidi sorridere, per poi parlare «mmh... cosa significa questo?»
«Che, se tu sei d'accordo, possiamo passare direttamente a quando ti invito ad uscire.»
Annuì, mettendosi le mani sopra le labbra per non ridere imbarazzata «dove mi porti, signor. Hemmings?»
«Oh beh... in uno dei più belli ristoranti del campus. La... caffetteria!»
E fu a quel punto che scoppiò in una grassa risata, appoggiandosi a me e lasciandomi un bacio umido sulla guancia sinistra. Ci avviammo verso il luogo previsto e aspettammo Ashley fare la sua comparsa.
«Buon pomeriggio, spero che gradiate ciambelle e caffé. Buona merenda!» esclamò, dileguandosi velocemente, non prima però di aver fatto un'occhiolino a Jo.
«Tu sei pazzo...» sussurrò, bevendo un po' della bevanda calda.
«Giusto un pochino.» continuai sorridendole «Johanna, voglio baciarti.»
La vidi arrossire, scuotere il capo e lasciarmi un bacio sull'altra guancia.
«Dopo. Voglio scoprire cos'hai inventato ora.»
Annuii e decisi di accontentarla, «seguimi.»
A passo svelto ci recammo in palestra, dov'era stato montato un piccolo schermo con due poltrone. Il film che avevamo deciso di riprodurre era "Innamorarsi a Notthing Hill", scelto e consigliato da Ashley, la quale era una grande romanticona. Calum, quindi, ci porse i pop corn e poi, anche lui, si dileguò.
«Questo film... racconta un po' noi» le passai un braccio attorno alla spalla «solo che noi ci siamo innamorati in uno stupido collegio, passando prima dall'odio, fino ad arrivare ad ora.»
Johanna non emise suono vocale, passò soltanto la sua mano sulla mia e la strinse, avvicinando, poi, il suo viso sempre di più al mio. Sentii per poco le sue labbra, solo che il tempo stringeva ed io non potevo perderlo.
«Dopo. Abbiamo poco tempo, Jo!» esclamai, facendole fare una piccola risata accondiscendente.
Guardai l'orologio sul cellulare: le cinque.
Avevo una sola ora per portarla al concerto dei suoi idoli e farla tornare in tempo al collegio. Lasciammo la palestra e ci recammo nell'auditorium, dove fortunatamente c'era un palco ben piazzato. Lì erano disposti Ashton e Michael con, il primo, batteria e, il secondo chitarra e microfono in mano.
«Ovviamente non sono i Green Day ma, credimi, sono molto bravi.» le sussurrai, lasciandole un bacio sul lobo dell'orecchio e dando il via ai due ragazzi.
Suonarono una canzone, Little girl, e poi fummo costretti ad andar via. Mentre ripercorrevamo tutto il campus, vedevo i suoi occhi illuminarsi mentre la mia mano era avvolta nella sua. Si notava come fosse felice e d'altronde, questa era la cosa che mi rincuorava e che mi rallegrava. Avevo fatto tutto quel casino solo per poterla rendere un po' più felice e meno triste. Avrei fatto davvero di tutto per quella piccola donna che era al mio fianco.
Johanna, però, si fermò di scatto il che mi fece subito voltare. Aveva ancora quel sorriso amaro sulle labbra e sentivo, anzi ne ero certo, che stava per scoppiare di nuovo in un pianto isterico.
«Ti amo, Luke, ti prego non dimenticartelo. Non ti obbligo a ricordarti di me perché è chiaro, ti rifarai una nuova vita, ma... non dimenticare che ti amo perché è sincero ciò che provo nei tuoi confronti. Sei... una persona stupenda e davvero, renderai la tua futura ragazza una donna fortunata.» mugugnò, singhiozzando e asciugandosi le lacrime con il suo maglioncino.
«Se piangi rendi tutto più difficile.»
«Lo è già, Luke.»
«Ti amo anch'io, Johanna. E... no, non lo dimenticherò e non ti dimenticherò.» conclusi, lasciando che mi baciasse.
Finalmente le nostre labbra erano di nuovo unite in un bacio che, se fosse stato per me, non avrebbe avuto una fine.




 
Johanna's pov



 La mattina dopo fui costretta a lasciare la stanza, la befana e mio padre erano già fuori al cancello principale ad aspettarci con le valigie. Luke era accanto a me mentre mi aiutava a portare i bagagli di fuori, cosa che Michael aveva già fatto. Mio fratello era intento a salutare Ashton e Calum, mentre Ashley aspettava il suo turno. Appena mi vide, mi sorrise, lasciandomi poi, un bacio sulla guancia veloce, e sussurrandomi un "mi mancherai".
Salutai anch'io il riccio e il moro, lasciandogli tutti i contatti necessari per risentirci. Ci eravamo ripromessi di rincontrarci e di non perderci di vista. Purtroppo però, arrivò anche il turno di Luke e, come da copione lo baciai di nuovo, lasciando si che le mie lacrime bagnassero il suo meraviglioso volto.
«Non riesco ad immaginare la nostra camera senza di te.» mi sentii sussurrare.
Incosciamente sorrisi, annuendo e ripetendogli ancora una volta che, forse, quello non sarebbe stato un addio ma solo un arrivederci.
«Ci rivedremo presto, spero.» li salutò Mike, salendo in macchina e chiudendo la portiera anche per conto mio.







Appena arrivati all'areoporto ci dissero che il nostro volo per l'Italia era in partenza e che di lì a poche ore saremmo arrivati a destinazione. Non avevo emesso suoni vocali per tutto il viaggio e tanto meno avevo intenzione di cominciare ora. Arrivati in aereo ci disponemmo secondo i nostri quattro posti: Michael e la stron... ehm, la mia matrigna e George ed io dietro.
«Ho visto come vi siete salutati tu e il biondino, sai?»
Ed ora di cos'aveva bisogno? Di un applauso?
«Johanna, rispondimi.»
«Cosa vuoi che ti dica? Che mi hai rovinato la vita? Papà, sul serio, prima mi hai mandata in quella merda ed ora, che mi ero ambientata, mi porti di nuovo via. Dio, deciditi!»
Sospirò «ti capisco... hai ragione, non lo metto in dubbio. Però, tesoro, cerca di capire anche tuo padre... Sydney è davvero lontano e non volevo lasciarti sola con...» indicò il posto dov'era seduta la mia matrigna «lei.»
A quel punto mi lasciai scappare un sorriso «avrei fatto la fine di Cenerentola.»
«Esattamente.» ironizzò, «il punto è che ho bisogno di passare del tempo con te, con mia figlia. Ti prego, non avercela con me... ti prometto che ritorneremo di nuovo in Australia quanto meno te lo aspetti.»
Purtroppo ora il danno era fatto, Luke ed io eravamo lontani ma ero pur sempre ottimista, forse un giorno ci saremmo rivisti e avremmo cominciato la nostra vita da zero. Non sapevo di certo cosa mi avrebbe riservato il futuro, ma di una cosa ero sicura: sarei tornata presto in Australia e avrei rivisto tutti, compreso lui.
Prima di partire presi il cellulare per spegnerlo, solo che notai un messaggio:

Da: Luke
Appena uscirò di qui, ti prometto che verrò a cercarti, Jo. Non mi arrendo.
Ti amo,
tuo Luke.


Sorrisi e spensi l'aggeggio, riponendolo in tasca per cercare di dormire. Luke Hemmings sarebbe per sempre rimasto nel mio cuore per il motivo che tutti ormai sapevano: mi aveva insegnato ad amare senz'alcun timore.








STO PER PIANGERE.

Non posso pensare che siamo giunti all'Epilogo.
Oh mio dio, sembrava ieri quando ho cominciato a postarla e a scriverla... sono così contenta che siate rimaste fino alla fine che quasi non riesco ad esprimermi.
Vorrei abbracciarvi tutte perché, ormai lo so sono ripetitiva ma frega n'cazzo, mi aiutate a migliorare con il vostro supporto e i vostri consigli.
Come promesso, questo è l'epilogo, spero che sia stato di vostro gradimento, fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!
Ora devo scappare, appena posso pubblico il prologo della prossima fanfiction: Single da contratto.


DOMANDA IMPORTANTE:

Chi vuole leggerla può scrivermi nella recensione un "avvisami" così poi appena posterò il prologo vi scrivo.

Un bacio, Chiara x
  
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