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Autore: Arcadia_    30/12/2015    4 recensioni
It all seems so improbable,
I never would have thought that you're the one for me:
The definition of impossible
and I'm never gonna let you go.
-HD That's What Makes You Mine
[Mini Long][Kendall/Nuovo Personaggio][Schmidt Family]
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kendall, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Art Of Moving On'
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Capitolo Dieci
 
Aprii leggermente gli occhi, incerta sull’ora. Non volevo svegliare Kendall nel cuore della notte solo perché io non avevo più sonno, quindi, con piccoli gesti, mi allungai verso il mio comodino e recuperai il telefono, notando l’orario. Erano appena le otto di mattina.
Sospirai e rimisi il cellulare al suo posto, tornando con le braccia sotto alle coperte, ma, voltandomi, mi resi conto che Kendall non era a letto.
Strofinai gli occhi, sicuramente sbavando quel poco di trucco che era durato quella notte sul mio viso, e cercai gli occhiali da vista, mettendoli e accendendo la luce. Notai la luce del bagno accesa da uno spiraglio sotto la porta e infatti, dopo qualche istante, Kendall comparve in accappatoio.
«Oh, buongiorno. – mi sorrise dolcemente – Ti ho svegliato io?»
Sbadigliai vistosamente e mi misi seduta sul letto, «Non avevo più sonno. – lo rassicurai, poi lo guardai perplessa – Da quanto sei sveglio?»
«Circa mezz’ora. – strofinò i suoi capelli con un asciugamano – Mi sono preso un po’ di tempo per cantare sotto la doccia» aggiunse recuperando il cellulare e controllando le notifiche mentre finiva di asciugarsi i biondi capelli.
Sbuffai e tornai sotto le coperte, «Non fare troppo rumore» riuscii a dire con la testa contro il cuscino.
Lo sentii trafficare con la sua valigia e poi il materasso attorno alla mia vita cedere sotto il suo peso, «Signorina, tra un’ora dobbiamo scendere» mi ricordò, voltandomi in modo tale da guardarlo in viso.
Chiusi gli occhi e feci una smorfia contrariata, ma questo alimentò solo le sue risate, «Voglio dormire, perché non posso?»
«Perché hai avuto tutto il tempo del mondo per dormire»
«Beh, non direi» commentai, tirandolo per la maglietta e schioccando un veloce bacio sulle sue labbra.
Kendall si ritirò e mi sorrise, «Questo mi mancava» mormorò.
Annuii e guardai ancora una volta le sue labbra, in attesa di un altro bacio, che arrivò dopo qualche istante. Le sue mani abbassarono il copriletto e il lenzuolo, scoprendo la parte superiore del mio corpo.
Lo vidi indugiare sul mio seno, coperto dal reggiseno. Passai due dita su uno spallino, pronta ad abbassarlo per toglierlo, ma lui mi fermò, dandomi un bacio sulle nocche, «La doccia è ancora calda, ti conviene prepararti», scese dal letto e finì di abbottonarsi la camicia che si era messo poco prima.
Mi misi seduta sul letto, abbastanza scettica, e lo guardai mentre indossava un paio di pantaloncini chiari al ginocchio e delle scarpe.
«Che c’è?» mi chiese, notando che ancora stavo seduta sul letto e non accennavo a muovermi.
«Perché non metti il costume?» riuscii a chiedergli.
«Pensavo di andare a fare una passeggiata per Honolulu dopo colazione, non l’abbiamo ancora visitata come si deve. – mi fece notare – Che ne dici?»
Alzai le spalle, «Come vuoi. – spostai le lenzuola e cercai le infradito accanto al comodino – Scendi subito?»
«Sto un po’ sul terrazzo, ti aspetto. – mi sorrise – Vai, altrimenti prendi freddo» disse dandomi una leggera spinta sul fianco e indirizzandomi al bagno.
«Va bene. – raggiunsi la mia valigia e presi un completo intimo pulito e un vestito – Dammi dieci minuti»
«Le famose ultime parole»
«Ti ho sentito» esclamai al di là della porta, prima di gettarmi sotto l’acqua calda.
Mi concessi ben più di dieci minuti, considerando il fatto che, osservando le mie cosce, avevo notato ben più di qualche segno e veloci immagini della nottata mi erano tornati alla mente, creandomi ancora più dubbi se associati al comportamento di Kendall di poco prima. Non mi aspettavo un buongiorno passionale, ma almeno un attimo di tenerezza e qualche bacio sì, invece si era comportato in maniera quasi distaccata, con una dolcezza simile alla gentilezza.
Uscii dalla doccia con ancora qualche dubbio e il sapore delle labbra di Kendall ancora impresso sul corpo. Asciugai alla bell’e meglio i capelli e li legai in una treccia abbastanza ordinata, poi mi vestii, tornando in camera per mettere un paio di scarpe comode e preparare la borsa.
«Kendall, sono pronta» chiamai mentre mettevo un filo di burro di cacao sulle labbra.
Dopo qualche istante, dalla porta a vetri ancora nessuno accennava a venire, così mi affacciai, «Kendall?» chiamai ancora, ma mi resi subito conto del perché non mi rispondeva. Mi avvicinai per essere sicura che si fosse realmente addormentato sulla sdraio, ma effettivamente era così.
Scossi leggermente la sua spalla, «Kendall, è ora di scendere. – strizzò un paio di volte gli occhi e poi mi guardò, inforcando subito un paio di occhiali da sole – Stai bene?»
«Certo. – sfoggiò un grande sorriso e si alzò – Andiamo»
Lo presi per mano e ci dirigemmo agli ascensori, nel totale silenzio dell’albergo e del nostro piano. C’era da dire, però, che nel nostro corridoio c’erano solo sei stanze, tra cui la nostra e quella degli sposi, dalle altre non avevamo mai visto uscire o entrare nessuno.
«A cosa pensi?» chiese Kendall mentre entravamo in ascensore.
Alzai le spalle e cercai con lo sguardo il tasto del piano terra, «Nulla, sono un po’ sottotono in questi giorni, lo sai bene»
Forzò un sorriso, «Pessima domanda, lo riconosco. – si appoggiò alla parete specchiata e mi guardò – Sei ancora sotto pressione per il lavoro?»
Scossi la testa, «Cercherò qualcos altro, ma ci tenevo davvero tanto a quel posto di ricerca. – arrivammo al piano terra – Era prevista una permanenza di tre mesi in Artide. – scrollai le spalle in attesa che le porte si aprissero – Troverò senz’altro qualcosa di meglio, magari in altre università»
«Hai valutato di tornare a Ann Arbor?»
«Alla mia vecchia università? – uscii dall’ascensore – Ho già detto no troppe volte al buon vecchio professor Herman, potrei accontentarlo e prendere il suo ufficio e mandarlo in pensione tranquillamente»
«Anche se non sei mai stata una fan degli insegnamenti teorici» mi fece notare Kendall.
«Lo sai che stare in laboratorio è tutta la mia vita, però potrebbe essere qualcosa di interessante. Potrei terrorizzare gli studenti senza bisogno di un laser o di un esperimento magnetico dagli effetti collaterali devastanti»
«Suppongo che quel cellulare abbia ancora gli incubi, ovunque siano le sue componenti ora. – Kendall sorrise – Però è stato divertente vederti chiedere disperato aiuto agli ingegneri per far resuscitare il mio telefono»
«Beh, era nuovo e poi era colpa mia. – provai a giustificarmi – Non mi sembrava giusto»
Kendall scosse la testa, divertito, poi si diresse in sala da pranzo, trovando la madre immersa nella lettura di una rivista di gossip, «Buongiorno» la salutò, dandole un bacio sulla guancia e sedendosi accanto a lei al tavolo.
«Buongiorno ragazzi. – si tolse gli occhiali da vista e ci guardò – Percepisco buon umore stamattina, come state?»
«Va tutto bene, grazie» risposi perplessa, notando il suo sguardo malizioso.
«Gli altri?» chiese Kendall non vedendo da nessuna parte la sua famiglia o quella di Astrid.
«Volevamo fare colazione tutti insieme, ma abbiamo finito di festeggiare alle quattro stamattina, c’era gente che voleva ancora dormire. – spiegò lei – Io e papà ora usciamo a fare un giretto in barca, c’è bel tempo e l’hotel le mette a disposizione degli ospiti, venite con noi?»
«Abbiamo già progettato un giro a Honolulu, ma grazie. – rifiutò Kendall – Quindi ci vediamo stasera, quando avete il volo di ritorno?»
«Per noi se ne parla giovedì, rimaniamo a fare qualche giorno di vacanza prima di andare a Wichita dai nonni. – guardò il cellulare e si alzò – Dovreste fermarvi anche voi, potrebbe farvi bene. Buona giornata» e se ne andò.
«Ciao mamma. – Kendall si voltò verso di me – Facciamo colazione fuori?»
Mi guardai attorno e poi guardai la spiaggia, annuendo. Prendemmo un piccolo vassoio e lo riempimmo con frutta, caffè e qualche pasticcino, poi uscimmo, sotto il sole caldo delle Hawaii.
«Andiamo là, non c’è nessuno» disse, indicando il pontile accanto a quello in uso. Scavalcammo la sottile corda rossa che invitava i bagnanti a non tuffarsi da quel punto e ci sedemmo sul bordo, pronti per fare colazione.
«Caffè. – ispirai quel profumo tanto amaro quanto dolce che adoravo – In tutti gli States, dovevo venire alle Hawaii per trovare del caffè italiano fatto come si deve»
«Beh, la macchinetta a casa ce l’avevamo. – mi fece notare Kendall – Alla fine è diventata un soprammobile»
«Perché tu non volevi mai farmi acquistare le cialde dall’Italia»
«Le vendevano anche al supermercato sotto casa, ma tu ti ostinavi a dire che non era la stessa cosa. – mi ricordò, poi sorrise – La mattina mi manca vederti girare per la cucina, lo ammetto. – mi guardò – Quando mi preparavi la colazione a letto semplicemente perché ti andava di farlo, oppure le tue corse la mattina per bere anche solo un sorso di tè e nel frattempo non riempire l’agenda di marmellata»
«Vogliamo parlare di quando hai bruciato non una, ma ben due piastre per pancake in un’ora?»
«È un dettaglio irrilevante. – si difese, facendosi sfuggire un sorriso – Per la cucina gira ancora quella scatolina piena di tutti gli infusi che ti eri creata da sola»
«Buttali, facevano schifo. – finii il caffè e poi cercai le fragole nel cestino della frutta – Forse avevi ragione. – Kendall mi guardò perplesso – Insomma, magari potremmo tornare a vivere insieme e vedere come va»
In un primo momento, mio marito spalancò gli occhi, forse stupito o sconvolto dalla mia dichiarazione, ma poi il suo sguardo lasciò spazio a un’espressione più gentile e dolce, quasi serena.
«No»
La sua risposta mi lasciò spiazzata, «No?»
Kendall rimise a posto il biscotto che stava per mangiare e sospirò, «So che può sembrare un controsenso con tutto quello che ho detto in questi giorni, del tornare insieme e del rinunciare al divorzio, ma penso che sia la cosa più giusta per entrambi separarci. – prese la tazza di caffè e girò lentamente il cucchiaino nel liquido – Stanotte non riuscivo a prendere sonno, così mi sono alzato e sono uscito sul terrazzo a meditare su tutta la faccenda e mi sono reso conto che è un comportamento egoista il mio»
«Potrei dire la stessa, per quanto mi riguarda» mormorai, ma, con uno sguardo, mi invitò a lasciarlo proseguire.
«Dopo quello che c’è stato ieri notte, non mi sentivo a posto con me stesso, mi sembrava di aver fatto una cosa sbagliata. Non è stato l’atto di per sé, ma le sensazioni e i pensieri che mi hanno invaso dopo, quando ti ho vista dormire sul mio petto. – continuò – Sentivo di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato e, soprattutto, di essermi comportato da arrogante egoista sia nei miei che nei tuoi confronti. – aggiunse – Vivevo nell’illusione di voler tornare assieme a te, pensando, sperando soprattutto, che tutto tornasse alla normalità, cancellare questi ultimi mesi e riprendere da dove avevamo messo in pausa, da dove tutto andava bene, ma mi sbagliavo. – guardò davanti a sé – Sappiamo entrambi che è così, sono sicuro che te ne sei resa conto anche te, ma ci servivano i fatti per rendercene conto. – si voltò lentamente nella mia direzione, ma non incrociò il mio sguardo, mantenendo gli occhi fissi sul legno del pontile – È finita»
Per qualche secondo, solo l’oceano sembrava continuare la sua giornata tranquillo, mentre io assimilavo quello che Kendall aveva appena detto.
«This is the way that we love, like it’s forever, then live the rest of our life but not together» accennai Happy Ending di Mika, che in quel momento rispecchiava perfettamente la nostra situazione.
«Porterò sempre nel cuore i momenti che abbiamo vissuto assieme» disse abbracciandomi.
Ci alzammo dal molo e guardai Kendall per qualche secondo negli occhi, poi rimasi sola.


Angolo Autrice
Ci siamo. Siamo alla fine di questa storia.
Mi sono presa qualche minuto per riflettere e decidere se farla finire come avevo progettato all'inizio o farla finire con un bel lieto fine, ma il clima di questi giorni e l'idea con cui ho iniziato questa fanfiction hanno avuto la meglio e ho deciso di mantenere fede al piano originale.
Volevo consigliarvi la lettura in compagnia della versione pianoforte di Happy Ending di Mika, ma già di mio ho pianto per la fine di questa storia, vi ero davvero affezionata, non volevo uccidervi (inoltre, la canzone sarebbe durata forse per mezzo capitolo).
Non so che altro dire, non me la sento di commentare perchè avrei tante cose da dire e dovrei fare un'altra fanfiction per spiegare! Quindi questo è quanto.
Ci tengo, però, a ringraziare tutti coloro che hanno deciso di spendere anche solo cinque minuti del loro tempo per leggere qualche capitolo, tutta la storia, chi ha recensito, chi ha seguito, messo tra i preferiti o i ricordati. Insomma, grazie! Grazie alle mie bimbe, che sono certa si renderanno orfane dopo questo!
Ci vediamo alla prossima storia,
Jade
  
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