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Autore: manubibi    31/12/2015    1 recensioni
Post-ES, Haruka/Nagisa. Nagisa avrebbe dovuto essere felice. Se oggi fosse stato un paio di mesi fa, sarebbe schizzato fuori di casa e avrebbe corso attraverso tutto il paese fino al momento in cui avrebbe visto Haruka scendere dal treno e allora gli si sarebbe lanciato addosso, possibilmente mandandolo a gambe all'aria. E invece lo aveva scorto da lontano col respiro spezzato, e ora lo stava guardando con un sorriso pacato, malinconico, ma che nel mentre tentava anche di apparire allegro. Perché era fatto così.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nagisa avrebbe dovuto essere felice. Se oggi fosse stato un paio di mesi fa, sarebbe schizzato fuori di casa e avrebbe corso attraverso tutto il paese fino al momento in cui avrebbe visto Haruka scendere dal treno e allora gli si sarebbe lanciato addosso, possibilmente mandandolo a gambe all'aria. E invece lo aveva scorto da lontano col respiro spezzato, e ora lo stava guardando con un sorriso pacato, malinconico, ma che nel mentre tentava anche di apparire allegro. Perché era fatto così. Anche se non era il tipo da nascondersi, non quando la maggior parte del tempo portava le sue emozioni addosso come i suoi vestiti appariscenti, le sillabava sempre ad alta voce con quella sua voce alta, allegra, acuta. Infatti non poteva fingere bene, quando la ragione forse inconsapevole per cui si era sentito disturbato, se non ferito, nelle ultime settimane, era in piedi davanti a sé. Con due occhi blu enormi, profondi e bellissimi, talmente al di fuori di ciò che ci si aspetta dal reale che Nagisa era convinto fossero una magia.
"Ciao, Haru-chan," lo salutò, lo sguardo incapace ora di reggere quello dell'altro.
"Nagisa... ciao. Mi sei mancato," Haruka rispose, cauto, ed evidentemente preoccupato dallo sguardo fuggevole dell'altro.
Nagisa deglutì, per poi lasciare che il suo sorriso si allargasse, che si stiracchiasse disperatamente, anche se era già stato capito, anche se Haru-chan aveva ormai afferrato che qualcosa non andava. Makoto, che era arrivato con lui, li guardò accigliato: non capiva cosa stesse succedendo ora. Haruka non gli aveva detto nulla. Rei, accanto a Nagisa, passò lo sguardo dall'uno all'altro stringendo le labbra, perché al contrario sapeva fin troppo bene quale fosse il problema, ma Nagisa gli aveva chiesto di rimanerne fuori.
"Ciao, Mako-chan! Bentornato!" Nagisa trillò, regalando un sorriso largo e sincero al più alto, per poi buttarsi fra le sue braccia. Makoto ricambiò con piacere, stringendolo soffice.
"Ah, Nagisa... tutto bene?"
"Mhm!" Nagisa rispose, annuendo con tutti i denti in mostra ed il viso tondo che sembrava essersi illuminato. "Hey, andiamo tutti al negozio di crêpes!" Decise poi per tutti, saltellando sulle punte dei piedi con cinguettii felici, e forse Makoto fu l'unico a tirare un sospiro di sollievo per l'atmosfera che sembrava essersi alleggerita.
"Solo se ci sono crêpes con lo sgombro," Haruka affermò con una espressione completamente piatta e incolore. Makoto capì che era uno scherzo con tanta prontezza che reagì solo con un sorriso leggero. Rei lo fissò inorridito, e Nagisa scoppiò a ridere come se nulla fosse, trotterellando davanti a tutti loro coi capelli che rimbalzavano sulla sua testa ad ogni movimento, il sole che creava riflessi su di essi.
Haruka sembrava turbato, guardando la figuretta balzellante di Nagisa.
"È stato strano," Makoto commentò, guardandolo. Tentò di interrogarlo silenziosamente, ma ricevette una occhiata definitiva che gli chiedeva di desistere.
"Già," Haruka rispose, voltando gli occhi da un'altra parte. L'altro cambiò discorso prontamente, raggiungendo Rei che prese a raccontare loro dell'anno appena passato, del percorso suo e di Nagisa per ottenere il diploma. Ovviamente, per Rei era stato piuttosto semplice. Nagisa invece aveva dovuto passare le nottate sui libri, visto che al terzo anno non poteva più permettersi di non farlo. Ora però sembrava aver perso un po' del suo entusiasmo, distratto mentre passeggiavano tutti insieme per andare a casa di Haruka con le valigie al seguito. Questo sembrò preoccupare Haruka, troppo abituato alla felicità di Nagisa per sentirsi davvero a proprio agio con tutti loro in quel momento. Di solito quando c'era un problema entrambi lo spingevano da parte il più a lungo possibile, eppure ora non riusciva ad ignorarlo. Non bene quanto Nagisa stesso.

Lo captò mentre nella stanza principale si stava svolgendo una conversazione entusiasta da una parte e curiosa dall'altra su Tokyo, una volta appoggiati i bagagli e dopo che Haruka aveva offerto degli snack senza contribuire sensibilmente alla conversazione, ma limitandosi a masticare il suo sgombro con un'aria pensierosa prima di guardare nella direzione di Nagisa, finalmente. Nei suoi occhi c'era uno sguardo intenso, silenzioso. Dobbiamo parlare. Poi si voltò, dirigendosi verso camera sua. Nagisa non poteva fare finta di non averlo colto. Generalmente non erano abituati a comunicare in quel modo, ma gli occhi di Haruka erano talmente espressivi che li si sarebbe potuti leggere anche senza conoscerlo, certe volte. Rimase seduto per terra per qualche secondo dopo aver finito il suo biscotto e finalmente sospirò.
"Scusatemi," borbottò, per poi alzarsi e seguire l'altro.
"Che succede?" Makoto chiese, un po' preoccupato.
Rei rimase in silenzio qualche secondo, gli occhi sul il punto in cui Nagisa era scomparso, prima di voltarsi verso Makoto.
"Haruka-senpai e Nagisa-kun... non si sono sentiti per almeno due mesi. Credo. Nagisa-kun è stato in pena finora..." Rispose, e si sistemò gli occhiali sul naso. "Credo stiano per parlare di questo. Mi sorprende, perché non sono il tipo di persone da affrontare i problemi direttamente."
Makoto si accigliò di nuovo, prima di grattarsi la testa. "Capisco. Mi dispiace. Insomma, immagino sia stato un problema anche per te, essendo il suo migliore amico."
"A dire il vero anch'io vorrei sapere perché Haruka-senpai abbia smesso di farsi sentire tutto il tempo," Rei ribatté, con l'espressione un po' scura. "Non mi piace quando Nagisa-kun sembra vuoto, e non mi piace quando è a causa di un amico."
Makoto tirò un lungo respiro, per poi sorridere pacioso. "Beh, speriamo che vada tutto bene," rispose.

"Haru-chan..." Nagisa iniziò, conciliante. "Mi sei mancato anche tu."

"Scusami," Haruka lo interruppe immediatamente. "Mi dispiace."
Nagisa dapprima reagì con sorpresa, per un attimo sussultando, poi abbassò lo sguardo, vulnerabile. Le sue labbra si piegarono in un piccolo sorriso dolce che avrebbe dovuto alleggerire l'atmosfera. "Non importa."
Haruka lo osservò trattenendo il respiro per un secondo. Sapeva cosa Nagisa stesse facendo. Stava nascondendo la propria delusione per non farlo stare male, e per un momento provò l'istinto di abbracciarlo, dirgli che poteva sostenere una conversazione così senza imbottigliarsi e stiparsi più a fondo.
"Sì che importa," ritorse, per poi dondolare un po' sul posto, incerto sul da farsi. E poi decise di tentare di dare un senso al suo silenzio. "Ho smesso di chiamarti perché l'acqua mi impegnava tutto il tempo. Non ho ottenuto i risultati che speravo... quindi non volevo fartelo sapere."
Nagisa l'aveva sempre ammirato così tanto per il suo modo di nuotare, dopotutto.
Quello lo guardò con sorpresa, ma rimase in silenzio per un po'. Gli ricordava di quando Rin aveva smesso di parlare con tutti loro per la delusione verso se stesso, per lo stesso motivo.
"Sono sicuro che i risultati arriveranno!" Squittì alla fine, in tono allegro, il viso acceso di nuovo. "Non ti devi preoccupare! Sei velocissimo, immagina quanto veloce sarai con un po' di potenziamento in più!"
"Nagisa... Immagino tu sia stato male," Haruka lo interruppe, a disagio. "Mi dispiace," ripeté avvicinandosi di un passo.
"Non importa, te l'ho detto," l'altro rispose, e lo guardò negli occhi. "Va tutto bene."
"No," il primo continuò. "Non sei arrabbiato? Dovresti esserlo."
"Non sono arrabbiato..."
"Non è vero."
"... Ero triste. E mi ha fatto stare male, ma capisco, quindi buttiamocelo alle spalle, okay?" Nagisa concluse, per poi sorridere di nuovo, un po' più sincero. "Sei qui, e voglio stare con te il più a lungo possibile senza pensarci. So che ti dispiace, adesso, quindi possiamo non parlarne più?"
Haruka strinse le labbra, non soddisfatto per nulla, ma poi gli occhi gli si ammorbidirono.
"Sei sicuro?"
Nagisa guardò altrove per un momento, ma poi fece un passo avanti allargando le braccia con la testa che faceva su e giù in segno di sì. Haruka lo guardò ancora confuso, preoccupato, ma lo accontentò - era il minimo che potesse fare - abbracciandolo protettivo.
"Scusa," ripeté, la voce bassa.
"Va tutto bene. Non importa. Mi piaci tanto lo stesso."
Harukà lasciò andare l'aria intrappolata nei polmoni, abbassò lo sguardo, e toccò il mento di Nagisa per farlo guardare verso di sé, per poi premere le labbra sulle sue. Nagisa sembrò tremare per un secondo, ma poi curvò le dita nella maglietta dell'altro per tenersi forte, gli occhi che si chiusero piano.
"Mi piaci tanto anche tu," Haruka sussurrò poi, gli occhi che sorridevano ancora a mo' di scusa. "Prometto che ti chiamerò più spesso quando tornerò a Tokyo."
"Okay..." l'altro rispose, e poi sbatté le palpebre come se avesse ricordato dei suoi piani solo in quel momento. "Aspetta! Andrò a studiare Storia alla Toudai... così se vorremo vederci non dovrai andare tanto lontano," continuò in tono quasi intimidito. Come se ne avesse il dubbio. "E se vorrai vedermi o se io vorrò vederti basterà prendere il treno."
"Nagisa... Certo che vorrò vederti!" Haruka rispose, stringendo le mani con forza attorno alle braccia del più giovane, e lo guardò con gli occhi larghi, entusiasti.
"Davvero?" Nagisa chiese, con la voce sottile.
"Quando vieni? Dobbiamo andare in giro per Tokyo assieme."
"Fra qualche mese. Davvero?!"
"Sì. Devo portarti ad Akihabara. E poi al Museo di Bunkyo e quello di Ikebukuro. E poi voglio portarti a mangiare all'Asadachi di Shinjuku," Haruka continuò, sforzandosi di infondere il solito entusiasmo nel suo ragazzo. Cosa che sembrò avverarsi, perché gli occhi di Nagisa si allargarono ancora di più per l'eccitazione e la sorpresa. Saltellò, prendendo le mani del più grande.
"Okay! L'Asadachi è quel posto in cui si mangiano le salamandre?"
Haruka annuì, per poi avvicinarsi, lo sguardo cospiratorio. "E testicoli di maiale. E cuore di rana - che batte ancora." Sapeva che Nagisa avrebbe apprezzato.
"Che schifo!" Nagisa rispose ridendo. "Allora andiamoci," decise poi, gli occhi stretti con aria di sfida. Che infine si addolcirono di nuovo, quando abbracciò Haruka un'altra volta. Pian piano, si sentì meglio, la testa appoggiata alla spalla dell'altro. Con la coda dell'occhio scorse Rei che li spiava dal corridoio, e gli sorrise sereno. Il suo migliore amico lo guardò con preoccupazione ancora per qualche secondo, prima di lanciargli un piccolo sorriso, voltarsi e tornando a chiacchierare con Makoto.
"Sembra che vada tutto bene," riportò, sedendosi di nuovo.
"Beh, meno male," Makoto rispose, con un sorriso. "Immagino saranno... ehm, impegnati. Ci vediamo qualcosa?"
Rei stava per rispondere, quando sentirono della musica.
"Facciamo così, sì," rispose con un piccolo sospiro.

Stretto contro l'altro, un piccolo pensiero prese a gonfiarsi nel retro dei pensieri di nuovo zuccherosi di Nagisa.
"Ti ricordi il weekend prima che partissi?" Bisbigliò contro il collo di Haruka, provocando qualche brivido. Haruka rispose annuendo silenzioso.
"Ti va?" Nagisa aggiunse leggero, ma guardandolo con gli occhi vivi e caldi, ora. Il cuore di Haruka si mise a sbatacchiare con forza contro il torace, e si trovò costretto a deglutire. Le sue mani scivolarono lungo la schiena del più piccolo, fermandosi sui suoi fianchi, poi annuì piegando la testa un po' per baciarlo, gli occhi socchiusi. Lo lasciò andare un momento per chiudere la porta a chiave, sperando che i loro amici ricevessero il messaggio ed evitassero di interrompere, ma accese anche la vecchia radio che aveva in camera al massimo volume, in caso non fosse chiaro quali fossero le loro intenzioni.

Dopo essersi scaldati a vicenda e dopo che Haruka si era seduto sul letto per togliere la maglietta, Nagisa prese a lasciare lievi, soffici baci sul suo petto, spingendolo giù e disteso, per poi mettersi a cavalcioni sopra di lui. Lo baciò ancora, le labbra che puntavano più al succhiare e i denti più al mordere piano per poi lasciar scivolare il labbro di Haruka lentamente. Le mani di quest'ultimo scorrevano apparentemente placide sui suoi fianchi, per poi infilarsi sotto la maglietta e sulla sua pelle liscia, calda, e vagamente profumata. Nagisa sapeva ancora di biscotto al cioccolato. Haruka invece sapeva di pesce, ma Nagisa non ci fece caso, troppo impegnato a non pensare a nulla mentre accarezzava il suo petto.
"Haru-chan..." si lamentò, aggrappatosi al bordo dei suoi pantaloni.
Haruka invece sorrise con gli occhi, tirando verso l'alto la maglietta bianca di Nagisa con dei coniglietti stampati. Nagisa sbuffò, e si liberò di essa in pochi secondi, poi tornò per sbottonare i pantaloni del ragazzo sotto di sé. Haruka invece si mise a toccare la sua pelle più scura della propria.
"Hai preso il sole," osservò.
"Già, io e Rei-chan abbiamo studiato un sacco all'aperto in questi mesi," Nagisa rispose, abbassando la zip e poi iniziando a togliere i pantaloni all'altro. "Però dovresti essere tu quello più abbronzato."
"Perché?" Haruka sollevò il bacino per aiutarlo, e piegò la testa.
"Beh, visto che giri tanto all'aperto..."
"Tutte le piscine dove vado sono al chiuso," Haruka rispose, vagamente divertito.
"Beh, ma sicuramente ce ne sono anche all'aperto, anche se... eh, forse è un po' presto."
"Forse," l'altro ripeté, sarcastico.
"Non prendermi in giro!" Nagisa si lamentò sconfitto, buttando i jeans di lato con un broncio. I suoi occhi però ridevano. Cominciò a lasciare una scia di baci che si srotolava verso il basso, allo stesso tempo abbassando anche i boxer di Haruka, che sospirò piano, la pelle percorsa da piccoli brividi caldi. Nagisa baciò la linea formata dall'osso dell'anca, prese a baciare l'interno caldo, caldo della coscia dell'altro ragazzo, che respirò più forte al contatto, al lieve solletico dei capelli biondi sulla sua pelle sensibile. Passò le dita fra di essi, tirando la frangia all'indietro per guardare Nagisa negli occhi mentre lo stuzzicava, e l'altro emise un risolino piccolo e leggero. Tutto era leggero, con Nagisa. Qualsiasi cosa sembrava così semplice. Haruka lasciò andare la testa all'indietro chiudendo gli occhi, le dita perse fra quei capelli soffici quando la bocca di Nagisa finalmente lo risucchiò dentro di sé e la sua lingua lo accarezzò disordinatamente.
"N-Nagisa," Haruka chiamò sottovoce, mentre la bocca calda lo lasciava andare con un piccolo suono umido, i denti che strisciarono sulla punta per sbaglio facendolo sussultare.
"Mh?"
"Vieni qui," disse, tirando appena appena la ciocca di capelli biondi fra le sue dita. Nagisa gattonò subito per raggiungere le sue labbra, sfiorandolo ancora fra le gambe e poi sperimentando con la propria fessura, la testa abbandonata contro la spalla di Haruka.
"Ho del lube," Haruka mormorò, toccandogli la schiena. Nagisa premette di nuovo le labbra sul suo collo per tutta risposta, prima di chiedere, "dove?"
Haruka sospirò, gli occhi chiusi che poi si riaprirono pigramente quando indicò sotto il suo letto.
"Assieme ai giornaletti con le cascate?" Nagisa chiese in tono malizioso, mentre col busto si infilava sotto di loro per cercare la bottiglietta di liquido. Haruka lo pizzicò sul sedere per vendetta aggiungendo: "e prendi i preservativi, sono lì". Nagisa emise un risolino mentre si raddrizzava sopra di lui.
"Haru-chan!" Si lamentò con in mano l'occorrente.
"Non prendere in giro l'acqua," Haruka lo rimproverò.
"'Kay," Nagisa canticchiò, risistematosi sopra all'altro. Che allungò una mano quando capì che Nagisa stava per versare del lubrificante dal profumo delicato sul proprio palmo. L'altro sbatté le palpebre lievemente, ma poi si morse il labbro mentre annuiva, e lo versò sulla mano di Haruka. Si sollevò sulle ginocchia, aprendo il pacchetto con il preservativo, attentamente, ma quasi lo lasciò cadere con un gemito quando Haruka infilò piano un dito dentro di lui.
"Haru-chan..."
"Fa male?"
"No," Nagisa decise, muovendo il bacino. "Ma aspetta," aggiunse, allontanandosi un momento per srotolare il preservativo attorno al sesso del più anziano. E poi tornò a posizionarsi sopra di lui, per farsi preparare, col respiro che si mozzava ogni manciata di secondi, il viso tutto rosso, i muscoli tesi sotto la pelle e la voce un po' roca mentre un velo di sudore già si stava formando sulla sua pelle.
"Haru-chan," bisbigliò ancora tremulo, impossibile da sentire sopra la musica che sembrava così lontana. Si abbassò su Haruka, guardando negli occhi dilatati, nero perso nel blu, con un piccolo sorriso. "Haru-chan, Haru-chan."
Haruka, con gli occhi che ridevano ancora, ricordò di quando credeva di riuscire a fargli smettere di chiamarlo così. Ricordò anche di quando lui e Makoto se n'erano andati e Nagisa era rimasto da solo, alle elementari. E Nagisa non glielo aveva mai rinfacciato, ma era stato così felice di rivederli, all'inizio del liceo... doveva essere stato molto triste.
Con un secondo dito si fece strada dentro l'altro, piano.
"Mi dispiace," disse di nuovo, guardando dritto nel pozzo magenta a pochi millimetri da sé.
"Eh?" Nagisa respirò pesantemente, e poi sbatté le palpebre sorpreso. "Cosa?"
Haruka deglutì, per poi scuotere la testa e baciarlo. "Niente. Sono qui adesso."
Nagisa non capiva, ma sorrise.
"Sì. Haru-chan, voglio..." iniziò, ma poi si morse il labbro quando le dita dentro di sé si curvarono per toccare il suo punto più sensibile. "Haru-chan...!"
La sua voce strozzata solleticò la curiosità di Haruka, e quindi prese a strofinare i polpastrelli su quel punto un po' rigonfio, insistendo. Nagisa gemette più forte, il suo corpo che si muoveva da solo oscillando contro quelle due dita, piegato per nascondere il suo viso sul collo di Haruka.
"Haru-chan... Haru-chan," supplicò, stretto attorno a lui. Finalmente Haruka decise che era abbastanza rilassato, ma parlò direttamente nel suo orecchio. "Posso?"
Nagisa annuì subito, sollevandosi sulle braccia con un sospiro quando le dita uscirono da lui, e gli sembrava già un abbandono, gli sembrò di provare un vuoto. Non te ne andrai di nuovo, vero?
Haruka lo spinse di lato, delicatamente, le dita che tracciavano linee invisibili sulla pelle di Nagisa e provocavano scie di brividi. Nagisa si sdraiò con una espressione sorpresa, i capelli spettinati, ma poi chiuse gli occhi quando le labbra di Haruka arrivarono ad assetarlo di nuovo, per dargli da bene respiri caldi, per rassicurarlo con carezze pesanti, seppure dolci. Sorrise eccitato, mentre Haruka si sistemava fra le sue gambe e versava dell'altro lubrificante sul proprio sesso eretto. Poi legò le gambe attorno alla sua schiena, e si inarcò con un lamento mentre Haruka entrava in lui, i bacini di entrambi che si muovevano senza ritmo né ordine. Haruka lo abbracciò nonostante la sua generale 'allergia' al contatto fisico. A Nagisa mancò il respiro per la sorpresa.
"Haru-chan..." chiamò ancora in tono leggero, passando le dita fra i suoi capelli morbidi, ma le parole diventarono sillabe troppo calde per avere un senso mentre l'altro spingeva con più forza, sempre più veloce, dentro di lui. "Haru-cha..."

"Svegliati, Haru-chan."
"No," Haruka rispose con convinzione, gli occhi chiusi, girandosi dall'altra parte.
"Haru-chan," Nagisa lo chiamò ancora, passando la punta delle dita lungo la sua schiena. "Mako-chan e Rei-chan sono di là, li abbiamo abbandonati..."
"Staranno guardando un film," Haruka bofonchiò, deciso nel rimanere a letto per sempre. Stava pensando all'acqua, a come c'era chi la capiva, la domava meglio di lui.
Un breve silenzio seguì l'affermazione, e poi Nagisa prese a mordicchiargli un orecchio. "Dài..." insistette, frugando la testa contro quella dell'altro. "Se non ti alzi... chiederò a Mako-chan di cucinare dello sgombro."
Haruka voltò la testa solo per fulminarlo con lo sguardo, quasi spaventoso. "No."
"Sì."
Era risaputo quanto Makoto fosse un disastro, in cucina. Non poteva rovinare un buon sgombro, assolutamente no.
"Nagisa..." Haruka si lagnò, chiudendo gli occhi, per poi alzarsi, finalmente. "Sei una peste."
"Io? Io sono un angelo, sempre," Nagisa replicò con un occhiolino, per poi baciarlo sulle labbra. "Andiamo," aggiunse, tirandolo per la mano, e visto che era Nagisa, Haruka non trovò il cuore di resistere. Non credeva sarebbe mai stato possibile, comunque.
   
 
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