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Autore: Daleko    31/12/2015    1 recensioni
È innegabile che l’uomo sia alla costante ricerca del rischio. Il pericolo attrae, affascina come una donna troppo sensuale che ti fa segno di seguirla; e l’uomo non può fare a meno di obbedire.
Genere: Angst, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
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Prologo
 
È innegabile che l’uomo sia alla costante ricerca del rischio. Il pericolo attrae, affascina come una donna troppo sensuale che ti fa segno di seguirla; e l’uomo non può fare a meno di obbedire.
Non siamo più negli anni Cinquanta, dove negli Stati Uniti i televisori delle brave bianche famiglie borghesi propinavano il modello giusto, ossia quello delle brave bianche famiglie borghesi. Non abbiamo più uno Stato che ci dia ogni tanto una pacca sulla testa per ricordarci quanto siamo stati buoni; lo Stato ha compreso lo spirito dell’essere umano e ha, per così dire, allentato la presa. È pericoloso esagerare, certo, ma è anche impossibile resistere all’assordante richiamo della vita, quella che al di fuori della routine t’infiamma il sangue e i polmoni ad ogni passo; la droga del Ventunesimo secolo è l’adrenalina, e Jack Ribbon lo sa benissimo.

Ho conosciuto Jack circa due anni fa ad una mostra d’arte e  credo di averlo trovato sin da subito la persona meno attraente che io abbia mai conosciuto. Non è spiacevole alla vista, anzi, è molto anonimo: statura nella media, capelli castani, occhi dello stesso colore, corporatura da impiegato, taglio fuori moda e piccoli occhialetti rotondi con montatura neutra; insomma, una vera noia. Il suo vero —per così dire— problema era la sensazione di viscido che trasmetteva; non c’era modo d’intavolare una conversazione con lui senza sentirsi tremendamente a disagio. Non c’era nulla di particolare che fosse sbagliato in lui, era l’insieme a renderlo indesiderabile: per trasmettermi una sensazione di disagio non ebbe nemmeno bisogno di avvicinarsi a me, mi bastò guardare la sua andatura nervosa e a scatti per farmi venire il voltastomaco. Nell’osservarlo dimenticai per un attimo dove mi trovassi e quando tornai con lo sguardo sui quadri venni scosso da un brivido; non so perché mi avesse pervaso addirittura un senso di disgusto, in fondo Klimt mi era sempre piaciuto, ma l’idea che quell’ometto sulla trentina terribilmente fuori posto stesse osservando la Danae mi provocò una forte nausea: ebbi per un istante la folle idea (più tardi avrei scoperto che forse non era poi così folle) che, nel suo studiare con meticolosa cura ogni millimetro del quadro, stesse cercando disperatamente un modo per entrare nel quadro, viverlo, trasformarsi in quella pioggia dorata che Giove s’inventò per possedere Danae.
Vi assicuro che mai intuizione fu più esatta di questa.
   
 
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