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Autore: EclipseOfHeart    31/12/2015    2 recensioni
«Sei… nuova? Non ricordo di averti mai incontrata.» le chiese, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, consapevole che forse stesse per fare un’enorme figuraccia, dato che la sua memoria tendeva ad eliminare studenti a caso delle varie Case e dei vari anni.
«Sì. Il mio nome è Lluvia.» rispose lei, anticipando la probabile domanda che lui le avrebbe posto e tenendo il viso basso.
«Gray.»

AU ambientata nell'Universo di Harry Potter con i personaggi di Fairy Tail.
Buona lettura.
[Questa storia si è classificata Prima nel "The AU Theory Contest - La teoria dei multiversi", indetto da Uzumaki_Devil_Dario sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Lluvia, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Autore: EclipseOfHeart
- Titolo: Promise me
- Fandom di base: Fairy Tail
- Ambientazione: Harry Potter
- Personaggi e Coppia: Gray, Lluvia, un po’ tutti/ Gray x Lluvia
- Genere: Romantico, Sentimentale, Introspettivo
- Crossover: Sì
- Rating: Giallo
- Avvertimenti: //
- Introduzione:
- Traccia: e se i maghi di Fairy Tail fossero semplici Maghi, appartenenti alla miglior scuola di Magia e Stregoneria, Hogwarts?
- Note dell'Autore: questa storia è ambientata nell’Universo di Harry Potter, alcuni anni dopo la fine della guerra contro Voldemort (1998), i protagonisti conoscono la fama e la storia di Harry e nella storia sono presenti evidenti riferimenti a lui e i suoi amici.

Poiché non viene rivelato il nome del prossimo professore di Difesa contro le Arti Oscure, ho inserito Makarov per occupare questo ruolo.
La storia si è classificata Prima nel"The AU Theory Contest - La teoria dei multiversi" indetto da Uzumaki_Devil_Dario sul forum di EFP.  

 

 

 

Promise me

 

20 Settembre 2008.

 

 

Il veloce rumore di passi affrettati riecheggiò nell’atrio del castello, seguito dal cigolio del grande portone in ferro battuto che lo zelante Gazza aveva già provvedendo a chiudere, infastidito dalla catena di eventi che quella ragazza appena giunta aveva messo in moto. Aspettava il suo arrivo nel pomeriggio, ed invece si era presentata quasi a fine serata, gocciolante di pioggia e con l’aria più spaesata possibile.

La scortò lungo il corridoio, fino ad arrivare alle grandi scalinate che precedevano la Sala Grande e lì, borbottando a denti stretti, le ordinò di salire e di aprire la porta che avrebbe trovato alla fine dei gradini. Poi, stringendo la lampada tra le dita, si dileguò nel buio del castello, probabilmente in cerca della sua amata gatta.

La ragazza gli rivolse uno sguardo allarmato, più preoccupata che la lasciasse sola che inquietata dalla sua figura sinistra, ma lui era già scomparso, protetto dalle ombre dei lunghi corridoi.

Sospirando, iniziò la sua salita, cercando di non pensare a tutti gli sguardi che avrebbe dovuto subire, specialmente dato che era bagnata dalla testa ai piedi.

Giunta davanti alla porta della Sala Grande, illuminata da quattro grandi torce e ‘difesa’ da due grandi armature che stavano rigide ai lati di essa, la ragazza la stava per aprire, quando un frastuono metallico e un boato si protrassero in tutto il corridoio. Allarmata, corse verso la fonte del rumore, trovando a pochi passi un ragazzo inginocchiato che guardava infastidito il mosaico dei numerosi frammenti di un’armatura ormai scomposta, borbottando insulti il cui unico destinatario era un certo ‘Pix’.

Iniziò a radunare i vari pezzi, quando alzò leggermente lo sguardo e notò la presenza di una ragazza, ma senza neanche averla guardata in viso, prima di chinare nuovamente il volto.

«Ehi. Ti sei fatto male?» chiese, intimidita dalla situazione.

«No, quel maledetto di Pix ha visto che ero in ritardo e mi ha buttato l’armatura per intralciarmi la strada!»

Lei non comprese il riferimento al fantasma che infastidiva la routine quotidiana di molti studenti di Hogwarts, ma per evitare di farsi subito notare e additare come la nuova arrivata – una posticipazione un po’ inutile, a conti fatti -, rimase in silenzio, piegandosi per aiutarlo a raccogliere tutti i pezzi.

Lui, dopo aver radunato elmo, corazza e i due schinieri e averli poggiati a lato, contò che mancassero i bracciali e i guanti e si stupì, notando come li tenesse in mano la ragazza che aveva osservato di sfuggita.

La osservò, mentre era intenta a fissare il pavimento, e vide che portava l’uniforme degli studenti del primo anno, quelli che ancora non hanno una Casa a cui appartengono. Piegò la testa stupito, giacché, guardandola, quella ragazza dimostrava più o meno la sua stessa età.

E poi la cerimonia per i novelli studenti era stata una settimana prima.

«Ehi.» le disse, poi, richiamando la sua attenzione e incrociando per la prima volta i suoi occhi.

Erano azzurri, ma di una tonalità così scura che non avrebbe avuto problemi a definirli blu, così come blu o neri dovessero essere i suoi capelli che, però, erano così bagnati che era impossibile definirne il colore.

Soltanto dopo notò che fosse inzuppata d’acqua dalla testa ai piedi, come se avesse camminato sotto la pioggia per ore intere.

«Ciao.» ripeté lei, poggiando in fretta i pezzi e sostenendo il suo sguardo imbarazzata.

Arrossì senza volerlo, quando dalla leggera vergogna si perse in una contemplazione accurata dello studente che le era capitato d’incontrare.

«Sei… nuova? Non ricordo di averti mai incontrata.» le chiese, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, consapevole che forse stesse per fare un’enorme figuraccia, dato che la sua memoria tendeva ad eliminare studenti a caso delle varie Case e dei vari anni.

«Sì. Il mio nome è Lluvia.» rispose lei, anticipando la probabile domanda che lui le avrebbe posto e tenendo il viso basso.

«Gray.»

Tra i due scese il silenzio, quella tipica assenza di suoni intrisa d’imbarazzo che la mente di Lluvia elaborava cercando varie domande da poter fare, mentre quella di Gray si limitava a seguire il naturale svolgersi degli eventi.

Un passo agile e silenzioso interruppe la chiacchierata dei due, facendo quasi saltare il ragazzo, quando una figura comparve alle sua spalle, battendo le mani per richiamarli.

«Signor Fullbuster, signorina Loxar! Che fate nei corridoi? Il Signor Gazza mi ha avvisato del suo arrivo una decina di minuti fa, per cui pensavo fossi già nella Sala Grande.» disse l’anziana donna, dallo sguardo ancora vispo e molto penetrante, segni distintivi che il tempo non l’aveva cambiata. Lluvia si sentì osservata da quel paio di occhi e quel sorriso dolce, ma invece dell’imbarazzo che si aspettava, in lei fiorì una sensazione di benessere e un’istintiva fiducia nacque verso quella donna.

«Io sono la Preside di Hogwarts, la professoressa McGranitt. E vedo che hai già conosciuto uno degli studenti più turbolenti di Grifondoro.» disse lei, con voce severa e indicando Gray che deviò il suo sguardo e sperò che non si accorgesse dei vari pezzi di armatura che ancora giacevano alle loro spalle.

«Forza! È tempo di dirigerci alla nostra Cena e tu al primo passo fondamentale per la tua vita ad Hogwarts: lo Smistamento.» dichiarò la professoressa, tirando dal mantello il fedele Cappello Parlante e superando i due giovani.

«Venga anche lei, signor Fullbuster. L’armatura potrà sistemarla dopo.»

Gray sbuffò, chiedendosi come facesse quella donna a sapere sempre tutto e iniziò a camminare dietro Lluvia e la professoressa.

Entrato nella Sala Grande, sgattaiolò verso il tavolo dei Grifondoro e si sedette vicino a un ragazzo dai buffi capelli rosa che stava animatamente parlando con una ragazza dai capelli rossi.

Lluvia proseguì la camminata fino alla fine della Sala, sentendo gli sguardi di tutti puntati addosso e, al contempo, chiedendosi in quale Casa sarebbe stata smistata.

Consapevole da tempo che avrebbe dovuto trasferirsi, si era informata leggendo accuratamente il libro Storia di Hogwarts e aveva chiaro come fosse una scelta che avrebbe segnato tutto il suo cammino nella Scuola.

Il brusio di voci nella Sala s’interruppe nel momento in cui la professoressa giunse vicino al tavolo dei professori e prese posto dietro al leggio.

Salutò gli studenti e spiegò la particolare situazione di Lluvia: una studentessa proveniente dal Giappone che si era trasferita in Inghilterra con la sua famiglia e che, di conseguenza, aveva anche dovuto effettuare un cambio di scuola.

«La signorina Loxar frequenterà il Terzo Anno, come gli altri studenti della sua età. Ora, vieni Lluvia, è il momento di far parlare soltanto il Cappello.»

Lluvia avanzò, sedendosi sullo sgabello in legno, e chiudendo gli occhi quando la McGranitt le poggiò il cappello in testa.

Strinse i pugni e sobbalzò, quando il Cappello iniziò a dimenarsi sopra di lei e ascoltò le sue parole, con lo stomaco sottosopra.

«Ho pochi dubbi al riguardo: Corvonero!» gridò, alla fine, provocando il boato della Casa prescelta.

Lluvia saltellò giù, osservando contenta l’entusiasmo dei Corvonero e dirigendosi velocemente verso il tavolo, dove si sedette vicino a una piccola ragazza dai capelli blu.

«Io sono Levy!» le disse lei, regalandole un grande sorriso.

«Lluvia.» rispose, ascoltando poi tutti gli altri ragazzi che si stavano presentando e le stavano parlando. Una sensazione di calore le riempì il cuore e si sentì felice della Casa in cui era stata smistata.

Un nuovo capitolo della sua vita stava iniziando.

La professoressa annunciò l’inizio della cena e tutti si fiondarono immediatamente sul cibo e Lluvia, prima di prendere uno di quegli invitanti cosciotti di carne, roteò il suo sguardo verso i Grifondoro, osservando Gray e l’altro compagno accanto a lui che stavano litigando su chi dovesse mangiarsi l’ultimo pezzo di pollo.

Rimase a fissarlo per qualche secondo finché, senza ben capire perché, arrossì e decise che fosse ora di dedicarsi al cibo.

 

 

 

15 Marzo 2009.

 

 

«Levy-san tu sei proprio sicura, vero?» domandò una dubbiosa Lluvia, mentre seguiva l’amica tra i corridoi del castello nella Sala Grande.

«Certo! E poi ormai conosci tutti abbastanza bene, possiamo avanzare la richiesta ufficiale.» rispose lei, abbassando sempre più il tono con sguardo circospetto.

«Lluvia non è tanto convinta.»

Levy le lanciò uno sguardo minaccioso, sorridendo al contempo per la consuetudine di Lluvia di parlare di sé in terza persona: era stato strano abituarsi all’inizio, ma ora nessuno ci faceva più caso ed era diventato semplicemente il suo modo di parlare.

Entrate nel Salone, si diressero verso uno dei quattro lunghi tavoli, dove un gruppetto di ragazzi Grifondoro stava facendo quella che avrebbe dovuto essere un’intensa sessione di studio, ma che poi sfociava in tutt’altro.

Gray e il suo amico dai capelli rosa, Natsu Dragneel, stavano litigando per colpa del compito di pozioni che le due compagne accanto a loro stavano tentando di fare.

Lluvia riconobbe subito Lucy Heartphilia nella ragazza bionda che si premeva le mani sulle orecchie nel tentativo di non sentire tutto il chiasso dei suoi amici ed Erza Scarlett nell’altra figura che, imperterrita, muoveva la penna d’oca sulla pergamena.

«Ragazzi, che succede? Si sentono le vostre grida da chilometri.» disse Levy, interrompendo la discussione.

«Questa testa calda è un presuntuoso, ecco che succede.» commentò Gray, risiedendosi accanto ad Erza.

«Erano occhi di tritone! Ne sono sicuro!» rispose Natsu che era così animato dal dibattito che sembrava emettere fiammelle ardenti dagli occhi.

«Erano occhi di rana!»

Lucy sospirò affranta, nel risentire per l’ennesima volta quegli ingredienti e si volse verso Levy per spiegazioni.

«Stamattina, dopo la lezione di Pozioni, hanno sentito il professor Lumacorno parlare di una pozione che, a detta sua, avrebbe fatto comparire una cosa che cerca da tempo

«E io sono curioso di sapere cosa sia!» dichiarò Natsu, sfoggiando un sorriso a trentasei denti.

«Peccato che non si ricordino uno degli ingredienti! E stanno discutendo da quasi un’ora ormai!»

Prima che Levy iniziasse a sfogliare il libro di Pozioni, per fare un controllo incrociato, intervenne Lluvia, con voce sottile.

«Erano occhi di rana.» disse, attirando gli sguardi di tutti, perfino di Erza che aveva alzato il naso dalla pergamena per guardarla.

Gray assunse un’aria soddisfatta, mentre Natsu scattò verso Lluvia, chiedendole come facesse ad essere così certa.

«È un ingrediente fondamentale per preparare il Dulce Somnium, una potente pozione soporifera.»

«E come fai ad essere sicura che sia proprio quella?»

«Perché, ultimamente, Lumacorno si lamenta continuamente della sua insonnia.» rispose Erza, posando la penna d’oca sul tavolo e rivolgendo un sorriso a Lluvia.

Levy confermò che era proprio quella, giacché non esisteva una pozione che combinasse gli altri ingredienti e gli occhi di tritone e Natsu rimase estremamente deluso quando scoprì che la cosa che il professor Lumacorno tanto cercava era il sonno.

«Non credo che avrai problemi, Levy.» disse Erza, posando dolcemente una mano sulla spalla di Lluvia.

«Cosa?»

«So che vuoi chiedere l’ammissione di Lluvia al nostro piccolo gruppo.»

Lluvia arrossì nel sentirla, non comprendendo come facesse a saperlo, dato che Levy le aveva parlato di quell’idea soltanto pochi giorni prima.

La domanda dovette palesarsi sul suo volto perché Erza si affrettò a spiegare la sua affermazione.

«Ormai ci conosciamo da qualche mese, Lluvia. Posso dire da parte mia che sto iniziando a considerarti un’amica e penso valga anche per gli altri. Fairy Tail sarà felice di accoglierti.»

La mente di Lluvia andò subito al giorno in cui Levy le aveva spiegato come fosse nata quella gilda, come la chiamavano loro.

Era stata un’idea di due studenti Grifondoro ormai al sesto anno, Macao e Wakaba, che, seguendo le orme di quello che era stato il famoso Ordine della Fenice, aveva fondato questo piccolo gruppo formato da ragazzi di tutte le Case che si divertivano e stavano bene assieme, che s’impegnavano nella difesa dei più deboli e, principalmente, ridevano e scherzavano tutti insieme.

Grazie all’aiuto e al sostegno del nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure, Makarov Dreyar, avevano potuto realizzare il loro progetto.

Dopo cinque anni dalla Grande Guerra Magica, i due, all’epoca appena studenti del primo anno, avevano guardato con ammirazione al grande Trio Magico che aveva sconfitto il mago più Oscuro di tutti i tempi e avevano aperto questa piccola gilda, sia per consolidare l’amicizia tra Studenti delle diverse Case, sia per un ingenuo desiderio di tenersi pronti se avessero problemi negli anni a venire.

Poiché i membri erano di Case diverse, i loro incontri si svolgevano quasi sempre nella Sala Grande, oppure nei giardini del Castello. Ovviamente, il fatto di appartenere a questa gilda, non eliminava il senso di appartenenza e difesa della propria Casa: i litigi più aspri avvenivano sicuramente nei giorni prima delle partite di Quidditch, specialmente tra Natsu e Gray, battitori della squadra di Grifondoro e Gajeel e Laxus, giocatori della Casa Serpeverde.

I due fondatori, insieme ad altri ragazzi, avevano anche ideato un marchio di appartenenza che si imprimeva sulla pelle, ma scompariva con un incantesimo ed era visibile soltanto ai membri di Fairy Tail.

La gilda non era segreta, ma non tutti riuscivano ad entrarvi ed erano ancora incompresi i parametri con cui veniva determinato chi fosse ammesso e chi no, ma si presupponeva che fossero proprio Macao e Wakaba a decidere, i fondatori della gilda.

Levy ne faceva parte sin dal primo anno, insieme a Gray, Natsu ed Erza, mentre Lucy era stata ammessa nel secondo anno, sotto proposta di Natsu.

Dalla casa di Tassorosso, Lluvia aveva fatto amicizia con tre fratelli albini, Mirajane, Elfman e Lisanna Strauss e Cana Alberona, una ragazza che era sempre in loro compagnia e che, se Lluvia non avesse saputo che ad Hogwarts erano vietate le bevande alcoliche, avrebbe definito sempre leggermente alticcia.

Dalla Casa di Serpeverde, aveva intuito che i membri della gilda fossero Gajeel Redfox, un ragazzo moro e decisamente scontroso che battibeccava tutto il tempo con gli altri ragazzi, della sua Casa e non, Laxus Dreyar e un trio a lui fedelissimo: Fried, Evergreen e Bixlow, che Lluvia non aveva mai visto separarsi.

Era certa che la gilda contasse molti più ragazzi, ma Lluvia aveva conosciuto soltanto loro e aveva fatto amicizia con quasi tutte le ragazze Corvonero del suo anno, benché sapeva bene che la considerassero timida e fin troppo silenziosa.

Soltanto in compagnia di Levy e di quei ragazzi Grifondoro riusciva davvero a sentirsi a casa.

Levy le aveva spiegato come non dipendesse da loro la sua ammissione e che non era detto che avvenisse, ma Lluvia aveva lo stesso detto di volerci provare: desiderava con tutto il cuore entrare a far parte di Fairy Tail.

Nel pomeriggio, Lluvia partecipò alla sua prima riunione della gilda che consisteva, essenzialmente, in un’ora in cui tutti i membri si radunavano nella Sala Grande, chiacchierando fra loro e scherzando, con Macao e Wakaba che, ogni tanto, richiamavano l’attenzione su qualche questione.

L’argomento di quel giorno fu, ovviamente, la richiesta di Levy per l’ammissione di Lluvia. I due avevano notato da tempo il progressivo avvicinamento della ragazza agli altri membri, specialmente con il gruppo di Natsu ma, come sempre, non dettero risposte certe ma chiesero soltanto a Lluvia dove avrebbe voluto farsi il tatuaggio di Fairy Tail.

«Ehm… Sulla parte alta della gamba sinistra.» rispose lei, indicando il punto esatto.

«Bene.» rispose Macao, prendendo la sua bacchetta e pronunciando un incantesimo. «Se e quando sarai pronta, il tatuaggio di Fairy Tail spunterà sulla tua gamba e quello sarà il segnale che sei diventata un nostro membro.»

Finita la riunione, Lluvia continuò a guardarsi nervosamente, impaziente di veder comparire il tatuaggio.

«Vedrai che spunterà quando meno te l’aspetti.» disse una voce alle sue spalle, facendola voltare di scatto.

«Gray-sama!» rispose, alzandosi in piedi e arrossendo.

«Non mi abituerò mai a questi suffissi che usi.» ironizzò lui, riferendosi all’usanza di Lluvia di inserire i tipici suffissi giapponesi.

La ragazza li usava quasi con tutti, ad eccezione dei professori, e ormai era diventato un suo tratto distintivo.

Levy e Lucy le avevano domandato come mai utilizzasse il –san con tutti, che Lluvia aveva spiegato essere il suffisso più comune e formale, mentre con Gray usasse il –sama, il massimo onorifico.

Lluvia era arrossita e le due amiche non ci avevano messo molto a capire cosa si agitasse nel suo cuore, facendole confessare a forza quanto Gray palesemente le piacesse.

«Lluvia si scusa se possono causare fastidi.» disse lei, rigirandosi le mani nervosamente.

«Non ho mai detto questo.»

«Grazie. Gray-sama, dove hai il tatuaggio tu?»

«Qui.» rispose velocemente lui, togliendosi la camicia bianca al volo e rimanendo soltanto con la cravatta annodata al collo.

Lluvia arrossì a dismisura e si coprì gli occhi con le mani, cercando di evitare di morire nel suo stesso rossore.

«Gray-sama!»

«Giusto, è vietato spogliarsi nei corridoi…» borbottò lui, rimettendosi la camicia. «Comunque sulla parte destra del petto.»

«Lluvia non è riuscita a vederlo.»

«Quando diventerai un membro, ci riuscirai.» concluse Gray, sistemandosi la giacca e avviandosi verso l’uscita. «Ora vado, ho gli allenamenti di Quidditch.»

Lluvia sospirò e si sedette, prendendo i libri di Trasfigurazione e cercando di concentrarsi sui compiti della McGranitt, ignorando le risatine di Levy e Lucy che sentiva distintamente dietro di lei.

 

 

14 Aprile 2009.

 

 

A distanza di un mese dalla richiesta ufficiale, Lluvia aveva ormai perso le speranze: il tatuaggio non accennava a comparire, nello stupore generale dei suoi amici che credevano sarebbe apparso in pochi giorni.

Gli esami di fine anno si stavano avvicinando e tutti erano sempre più impegnati nello studio e nel Quidditch: Gray, nonostante studiasse molto poco, riusciva ad ottenere ottimi risultati e tutto il resto del suo tempo lo passava ad allenarsi; Natsu, d’altro canto, usava tutto il suo tempo nel Quidditch con il risultato che stentava a raggiungere una A- e doveva sempre cercare di copiare i compiti di Lucy o farsi aiutare da lei.

Se questo dispiacesse davvero alla ragazza, Lluvia non lo aveva ancora capito: si vociferava che tra Natsu e Lucy ci fosse qualcosa di più che semplice amicizia, ma le negazioni di lei e l’estrema ingenuità di lui allontanavano qualsiasi sospetto.

Levy era, a detta di tutti, l’erede di Hermione Granger, in quanto era considerata l’allieva più sveglia e intelligente del suo anno e, probabilmente, dell’intera scuola.

Sapendo ciò Gajeel andava sempre da lei quando aveva difficoltà con i compiti o, più semplicemente, quando si annoiava a svolgerli: il tenue rossore nelle guance di Levy quando aveva attorno il bel corvino Serpeverde spiegava tutto ciò che lei continuava a negare.

Lluvia si era buttata a capofitto nello studio, ma una perenne malinconia l’accompagnava, come sempre era stato.

Quel leggero pomeriggio primaverile Lluvia era appoggiata al Ponte di Hogwarts e guardava con tristezza la vallata sotto di sé, sentendosi piccola e minuta, non riuscendo a comprendere perché non fosse stata accettata.

Sentì dei passi vicino a lei e vide avanzare la figura di Gray-sama, che teneva la giacca da un dito e camminava con passo lesto.

«Ohi, Lluvia.»

Lei alzò una mano per salutarlo e tentò di mostrarsi normale, ma non dovette riuscirci perché Gray si fermò a pochi metri da lei.

«Tutto bene?»

«Certo.»

«Mi sembri triste. È per il tatuaggio?»

La capacità di Gray di colpire sempre nel punto giusto stupiva Lluvia ogni giorno di più. Annuì semplicemente, tornando a guardare il paesaggio.

«Forse non ci credi abbastanza.»

«Che vuoi dire, Gray-sama?»

«Ti sei rassegnata troppo presto. Sicuro che vuoi far parte di Fairy Tail?»

Lluvia si girò indispettita, sentendo le lacrime pizzicarle gli occhi.

«Certo che sì! Non c’è altro che Lluvia voglia di più! A Lluvia voi piacete così tanto! Siete solari, gentili e mi avete accolto come solo la Casa di Corvonero ha fatto, siete le famiglie che non ho mai avuto.»

A metà della sua frase Lluvia aveva già iniziato a piangere e aveva alzato gli occhi al cielo, per evitare di continuare. Riuscì così a notare una trave di legno che oscillava pericolosamente sopra di loro e si staccò nel momento in cui lei aveva finito di parlare. Gridò e si spinse contro Gray, facendo cadere il legno dietro di loro.

Nella caduta aveva tirato la camicia di lui, facendo saltare alcuni bottoni e ritrovandosi a pochi passi dal suo petto nudo. Arrossì vistosamente e si tirò subito indietro, quando un dettaglio sconcertante colpì la sua attenzione.

Un tatuaggio blu scuro si stagliava nella parte destra del petto di Gray, disegnando una fata stilizzata.

«Lo vedo!» gridò, al colmo della felicità.

Gray non ci mise molto a capire l’affermazione della maga e, con tutta l’irruenza ed ingenuità possibile, si mise in piedi e le alzò leggermente la gonna.

«Gray-sama!» urlò Lluvia, ringraziando che fossero soli sul Ponte e domandosi se la caduta non gli avesse fatto perdere qualche rotella.

«Guarda!» affermò lui risolutamente, indicandole un punto preciso. Lluvia abbassò lo sguardo e vide un nuovo e fiammante tatuaggio blu chiaro che ora si distingueva nitidamente nella sua gamba, identico a quello che aveva Gray-sama.

Lluvia sentì di nuovo le lacrime salirle agli occhi e d’istinto abbracciò Gray, circondandogli il collo con le braccia: sentiva chiaramente che era stato il suo ‘rimprovero’ a spronarla e a farle desiderare fortemente di entrare a Fairy Tail.

Nessun segreto o nessuna decisione era presa da esterni, ma contava solamente quando una persona ci credesse e lo desiderasse.

E, forse, senza Gray-sama non l’avrebbe mai capito.

«Grazie! Grazie!» disse, al colmo della gioia.

«Non ho fatto niente, Lluvia.» rispose lui, cercando di staccare da quell’abbraccio soffocante. «Davvero, puoi lasciarmi andare.»

Lluvia mollò la presa e lo salutò, dato che Gray le disse di avere gli allenamenti e si dileguò, oltrepassando il Ponte.

La maga lo vide andar via e sentì chiaramente un nuovo e forte sentimento fiorire nel suo cuore, strinse i pugni con determinazione e decise che, a qualsiasi costo, avrebbe conquistato quel mago apparentemente così freddo e che sarebbe riuscita a farlo diventare il suo Gray-sama.

 

 

14 Febbraio 2011.

 

San Valentino, in quanto evento centrale dei mesi invernali dopo il Natale, era molto atteso tra tutti gli studenti di Hogwarts e, nella medesima parte, molto odiato da chi non avesse nessuno con cui passarlo.

Lluvia, nella felicità del suo quinto anno, stava organizzando e progettando quel giorno da settimane per l’infelicità di Gray che sapeva avrebbe subito i folli progetti della maga – e i suoi cioccolatini deliziosi, doveva ammetterlo.

Da quel lontano giorno in cui Lluvia era entrata ufficialmente a Fairy Tail, il suo amore per il mago non aveva fatto altro che crescere e Lluvia non si era fatta nessun problema a dichiararsi, dimostrando palesemente il suo interesse. Gray non le aveva mai risposto concretamente, ignorandola o dandole solo vaghe risposte, ma tutti avevano notato che non disprezzava la compagnia di Lluvia, ma anzi a volte tendeva a ricercarla lui stesso.

Lluvia era diventata la sua fan numero uno a Quidditch e seguiva tutti i suoi allenamenti e le partite, dove l’unica in cui evitava di tifare palesemente era quando Grifondoro affrontava Corvonero e si manteneva in uno stoico equilibrio, esultando solo nelle sue azioni ma tifando per la vittoria della sua Casa.

I legami che la univano con la sua gilda si erano fatti più saldi che mai ed ora, a capo di essa, dopo l’uscita di Macao e Wakaba dalla scuola, era diventata Erza la guida di Fairy Tail. Dopo Lluvia si era unita un’altra giovane ragazza di Grifondoro: Wendy Marvell.

Benché timida e dimessa, il Cappello Parlante non aveva avuto dubbi nella sua scelta, smistandola subito tra gli studenti rosso-oro di Hogwarts.

Era stata Erza a notarla e, dopo qualche mese, le aveva spiegato della gilda e le aveva chiesto se le sarebbe piaciuto unirsi, con il risultato che il tatuaggio era apparso dopo appena una settimana sul suo braccio destro.

Lluvia aveva stretto una forte amicizia con Lucy, anche se continuava a considerarla la sua rivale in amore dato che al quarto anno Lucy e Gray erano stati accoppiati per un compito di Erbologia e avevano passato tutta la settimana a stretto contatto per finire l’esercitazione.

A nulla erano valse le continue negazioni di Lucy, perché ormai per Lluvia sarebbe sempre stata la sua rivale in amore.

Per distogliere la sua attenzione da Gray, Lluvia aveva ideato un piano per far interessare Lucy a Natsu, avendo notando come tra i due ci fosse un feeling che attendeva solo la miccia per esplodere, ma nonostante i suoi tentativi otteneva soltanto guance vermiglie da parte di lei e strani sguardi da lui. Per quella fatidica giornata, Lluvia aveva organizzato una piccola cenetta nei pressi del campo di Quidditch, ben sapendo che avrebbe potuto vederlo solo dopo che avesse fatto i suoi quotidiani allenamenti con Natsu.

Aveva fatto su e giù nelle scale mobili del Castello per preparare il tutto e usato l’Aula di Pozioni per cucinare i cioccolatini per il suo amato Gray-sama. Il professor Lumacorno aveva notato l’uso indebito che si faceva della sua aula in quel giorno dell’anno, ma non se l’era mai sentita di rimproverare nessuno, specialmente Lluvia che, a partire da quell’anno, aveva ufficialmente invitato nella sua ristretta cerchia di studenti.

Nel Lumaclub, Lluvia era in compagnia di Levy ed Erza che, proprio a causa di Lumacorno, aveva conosciuto Gerard, uno studente di Serpeverde, più grande di loro di un anno.

Il giovane aveva subito attirato l’attenzione di Erza, con quel curioso tatuaggio che aveva sul viso e le sue maniere misteriose e affascinanti.

Che dall’incontrarsi a lezione di Pozioni fossero passati a fare i compiti assieme o girovagare per i giardini e la Guferia non era stata, in fondo, una sorpresa per nessuno.

Lluvia, verso le sette di sera, ora in cui sapeva si concludevano gli allenamenti, era andata al Campo da Quidditch, fremendo e gioendo per la serata che l’attendeva: sapeva bene che agli studenti non era concesso di restare fuori nelle ore notturne, quindi avrebbero potuto soltanto cenare e poi sarebbero rientrati nel Castello.

Mentre scendeva verso il Campo, Lluvia pensò che più che gli insegnanti le avrebbe fatto più paura essere scoperta fuori nel coprifuoco da Erza o da Gajeel, che erano stati promossi a Prefetti delle rispettive Case.

Salì nelle gradinate del Campo, dopo aver attraversato i giardini di Hogwarts e la casa di Hagrid, e si sedette osservando sia gli allenamenti che studiando sul libro di Incantesimi: quell’anno ci sarebbero stati i G.U.F.O. e Lluvia era determinata a passarli con ottimi risultati.

Quando i giocatori terminarono e andarono verso gli spogliatoi, Lluvia si diresse all’uscita ma dopo mezz’ora erano venuti fuori tutti tranne che il suo Gray-sama; preoccupata, fece il giro e si mise a cercarlo nei dintorni del giardino.

Lo trovò vicino alla riva del Lago Nero, intento a guardare il tramonto che si stagliava all’orizzonte e a muovere la sua bacchetta, come se stesse provando un incantesimo.

Avvicinandosi, vide che dalla bacchetta uscivano come fili argentati e comprese che l’incanto che stava facendo era l’Expecto Patronum.

«Gray-sama.»

«Lluvia. Che ci fai qui?» chiese lui, stupito di vederla.

«Dovevamo vederci dopo i tuoi allenamenti.» rispose, spostando il peso nervosamente da un piede all’altro.

«Scusa, me ne sono dimenticato.»

Lluvia lo aveva già immaginato, ma sentirglielo dire frantumò tutte le fantasie che aveva sognato per quel San Valentino – inclusi alcuni scenari a dir poco improbabili dove lui le chiedeva di sposarlo.

«Non preoccuparti, Gray-sama. Cosa stai facendo?» domandò, cambiando argomento e cercando di godersi quegli ultimi momenti prima che tornassero al Castello.

«Niente. Ora è meglio se torniamo dentro.»

«… Aspetta! C’è ancora un così bel tramonto!»

«Ce ne saranno altri.»

L’entusiasmo di Lluvia si sgonfiò del tutto e prese dalla sua borsa il pacchettino di cioccolatini che aveva preparato, decisa a dargli almeno quello.

«D’accordo, però prima Lluvia vorrebbe che accettassi questi.»

Gray lo prese e ricordando quanto Lluvia gli avesse parlato di quella serata, decise di sedersi sulla spiaggia e li aprì davanti a lei, mangiandone subito uno.

Lluvia lo affiancò, contenta almeno di vederlo mangiare il frutto del suo impegno.

Aveva cucinato i cioccolatini a forma di fiocchi di neve e altre forme che richiamassero il ghiaccio o la neve, perché aveva visto quanto Gray amasse il freddo e come si trovasse a suo agio quando nevicava e nei mesi invernali.

«Sono buoni.»

«Grazie, Gray-sama.»

Forse fu la dolcezza del cioccolato o l’atmosfera placida e tranquilla, nel tramonto di quella giornata, a provocare le parole che uscirono dal mago.

«Stavo provando l’Expecto Patronum, non riesco sempre ad evocarlo. Il professor Makarov dice che è un problema del ricordo.»

«Che ricordo usi?»

«L’ultimo Natale che ho passato con i miei genitori, prima che venissero uccisi.» rispose lui, parlando per la prima volta con Lluvia della sua storia.

Ovviamente Lluvia conosceva già la triste infanzia che aveva perseguitato Gray, in quanto gli era stata raccontata, ma mai lui ne aveva fatto menzione con lei.

I suoi genitori erano stati uccisi da un Mangiamorte, rimasto fedele a Voldemort e alla sua causa anche dopo la sua grande sconfitta e che era entrato in conflitto con la famiglia Fullbuster.

Riuscirono miracolosamente a salvare il figlio che fu affidato alla strega Ur, una cara amica dei genitori e che lo allevò con amore finché, pochi anni dopo, lo stesso Mangiamorte non uccise anche lei, quando Gray aveva appena otto anni.

«A volte riesco a focalizzarmi solo su di loro e l’incantesimo riesce, ma spesso poi penso a quel bastardo di Deliora, al fatto che sia ancora vivo dopo aver ucciso tutta la mia famiglia e non riesco più a far funzionare l’incantesimo.» concluse, tirando un sasso nell’acqua e sospirando nella sua frustrazione.

«Perché non scegli un ricordo diverso?»

«Ero così piccolo che non riesco a trovare niente di più recente. Probabilmente avrei cancellato anche quel Natale se non fosse successo quello che è successo.»

Lluvia rimase in silenzio, rimuginando su come potesse aiutare il suo amato.

«Potresti provare con una sensazione, un odore, un suono. Lluvia usa il ricordo della prima volta che vide il Sole.»

«Il Sole?»

«Lluvia, quando era bambina, viveva in un piccolo paesino del Giappone, dove pioveva spesso o era sempre nuvoloso. La prima volta che vidi il Sole ero in una stazione, perché stavamo facendo un viaggio verso Tokyo. Lluvia ha affacciato il viso dal finestrino e ho ammirato il cielo azzurro, con il Sole che illuminava qualsiasi cosa. È quella sensazione che Lluvia usa per l’incantesimo.»

Arrossì quando notò che Gray l’aveva guardata per tutto il tempo, mentre raccontava quel suo ricordo e sperò con tutto il cuore di averlo potuto aiutare.

«Grazie Lluvia. Ci proverò.»

Le regalò un piccolo sorriso e Lluvia credette di toccare il cielo con un dito, da un San Valentino che sembrava essersi rovinato nel peggiore dei modi e che, infine, era diventato il più bello che potesse immaginare.

Alcuni giorni dopo, vicino all’aula di Difesa contro le Arti Oscura, Lluvia sentì per caso il professor Makarov che si complimentava con Gray per la riuscita del suo Expecto Patronum.

«Complimenti, signor Fullbuster! Mi dica, cosa l’ha aiutata?»

«Un consiglio da una persona fidata.»

Lluvia sorrise e saltellò via, diretta alla sua prossima lezione, felice di essere stata in grado di aiutare il suo amato Gray-sama.

 

 

20 Dicembre 2012.

 

 

«Gray-sama, cosa farai alla fine di quest’ultimo anno ad Hogwarts?» domandò Lluvia, mentre stava studiando su un libro di Antiche Rune in biblioteca, in compagnia di Gray-sama che stava scrivendo il suo saggio per Pozioni.

«Voglio diventare un Auror.»

Lluvia annuì, consapevole che la sua decisione fosse principalmente scatenata dalla voglia di affrontare e battere Deliora, ancora latitante dopo quattordici anni dall’assassinio della sua famiglia e di Ur.

Sapeva che Natsu ed Erza avevano intenzione di proseguire sulla stessa strada, mentre Lucy voleva tentare la via della scrittrice o della giornalista.

Dopo tanti anni passati a dire che Natsu fosse solamente un amico, al ritorno dalle vacanze estive di quell’anno, Lucy aveva confessato, mentre il suo viso era pronto a prendere fuoco, che si erano baciati, dopo essersi praticamente visti tutti i giorni.

Lluvia non aveva ancora ben chiara la situazione, forse perché non era chiara nemmeno a loro, ma non le sfuggiva la mano che il mago intrecciava con quella di Lucy sotto al tavolo o i baci che le rubava prima di giocare una partita importante.

Levy aveva sicuramente intenzione di continuare gli studi e Lluvia se la figurava benissimo come una nuova professoressa di Hogwarts, senza contare che nel suo lavoro avrebbe dovuto insegnare ed educare gli studenti, mentre a casa l’avrebbe attesa un fidanzato ben più turbolento: dopo tante incomprensioni e negazioni la piccola di Corvonero aveva definitivamente fatto breccia nel cuore del burbero Gajeel.

Tante altre storie erano nate tra gli studenti di Hogwarts e i membri di Fairy Tail: il giorno in cui Elfman ed Evergreen avevano dichiarato di stare insieme, era servita una settimana a tutti per riprendersi dalla notizia; così come quando Gerard era riuscito finalmente a conquistare il cuore della tenace Erza – e si diceva che fosse bastata una deliziosa torta di fragole.

Lluvia era felice per tutti i suoi amici, ma non poteva evitare di sospirare al pensiero che, dopo quasi quattro anni, ancora Gray-sama non le avesse dato una risposta.

Sapeva che l’avrebbe aspettato e sentiva che le loro strade fossero incrociate, ma un timore continuava a frenare Gray-sama e lei riusciva a capirlo.

«Lluvia.» disse Gray d’improvviso, posando la sua penna d’oca sul tavolo. Il tono di voce era molto basso, dato che si trovavano in libreria e nessuno dei due voleva una strigliata da Madama Pince.

«Dopo essere diventato un Auror, voglio cercare Deliora. Deve pagare per quello che ha fatto.»

«Lo so.» rispose lei, dopo qualche secondo, animando il suo volto di sorpresa. «Lluvia crede di averlo sempre saputo.»

«Però, Gray-sama, non devi fare questa ricerca da solo.» gli disse, poggiando una mano sulla sua e sorridendogli.

Gray non le rispose nulla perché la voce squillante di Madama Pince, com’era prevedibile, l’interruppe, intimandoli di fare silenzio.

Quella sera ci sarebbe stato il Ballo Invernale di Hogwarts, organizzato la sera prima che tutti tornassero a casa per le vacanze natalizie e Lluvia aveva pensato per settimane a cosa mettersi, per godersi il suo ultimo Natale ad Hogwarts in compagnia degli altri e del suo Gray-sama.

Mirajane e Lisanna, insieme a molte altre ragazze, avevano aiutato i professori a decorare la Sala Grande, evitando di far tutto con la magia e divertendosi tra addobbi, neve finta e la sistemazione dell’Albero di Natale.

Tutta Hogwarts fremeva e, al banchetto, dopo il discorso della Preside e gli auguri di Natale, un sontuoso banchetto si presentò ai loro occhi, impegnando le loro bocche e riempiendo le loro pance.

Dopo il banchetto, tutti salirono a prepararsi e dopo un’ora la Sala era piena di studenti, pronti ad iniziare il Ballo.

Il professor Vitious stava dirigendo il Coro di Hogwarts, dove un esaltato Gajeel figurava nella prima fila, mentre una più timida Lucy era nella fila dietro, cantando a pieni polmoni sotto la guida del professore.

La prima parte della serata sarebbe stata più lenta e dedicata a balli di coppia di gruppo, mentre con il passare delle ore il DJ avrebbe selezionato musiche decisamente più scatenate.

Lluvia era convinta che avrebbe passato la serata chiacchierando o ballando con le sue amiche, in quanto vani erano stati i tentativi di convincere Gray-sama a prometterle almeno un ballo, per cui si stupì molto quando lui arrivò vicino a lei e la tirò per un polso, portandola vicino alle altre coppie che ballavano.

Lluvia arrossì, ma fu lesta a mettere le mani sulle spalle di Gray e lasciarsi trasportare dalla dolce melodia che allietava la Sala.

Gray la teneva per i fianchi, cercando di evitare di arrossire e mantenendo comunque una certa distanza da lei.

«Pensi che non debba fare questa missione da solo?» chiese, di colpo, quasi infrangendo la delicata atmosfera che si era creata.

Lluvia sorrise timidamente e la voce le tremava quasi mentre gli rispondeva: «La missione credo di sì, ma perché fino ad allora devi restare da solo?»

«Potrebbe essere pericoloso.»

Lluvia e Gray si erano quasi fermati, continuando a guardarsi intensamente negli occhi e lasciando che tutto il mondo attorno a loro sbiadisse lentamente.

«E quindi? A Lluvia non importa.»

«Ora non ti importa.»

Lluvia sospirò e intrecciò le braccia dietro la nuca di Gray, avvicinandosi a lui e sentendo la sua stretta irrigidirsi nei fianchi.

«Dovresti avere più fiducia in Lluvia. Promettimi che permetterai a Lluvia di rimanerti accanto.»

Gray alzò una mano e la poggiò sulla guancia di Lluvia, osservando i suoi occhi che scintillavano per le luci della Sala, le sue gote arrossate e uno sguardo trepidante d’attesa per quella risposta.

La accarezzò con un polpastrello e la tirò a sé, facendole poggiare la testa sul suo petto e stringendola da dietro.

«Ci proverò.»

E quella risposta fu, per Lluvia, il regalo di Natale più bello.

 

 

 

16 Giugno 2013.

 

Gli esami erano finiti da quasi una settimana e, con grande sollievo di Natsu, tutti erano riusciti a passarli e a concludere il loro ultimo anno ad Hogwarts.

Lucy era scoppiata a piangere, insieme a Levy e le altre, quando Erza aveva affidato a Wendy, che si affacciava al suo quarto anno il compito di continuare a far fiorire la gilda di Fairy Tail.

Era consapevole che buona parte dei membri si diplomava quell’anno e Wendy, insieme ad altre ragazze e Romeo, un nuovo componente della gilda, avrebbe avuto delle difficoltà, ma era certa che sarebbe riuscita a superarle.

Quanto Fairy Tail avesse inciso nei cuori degli studenti di Hogwarts, con la loro allegria, i loro scherzi e la loro voglia di aiutare il prossimo, era stata chiaro quando, nei festeggiamenti di fine anno, tra i vari fuochi d’artificio era esploso nel cielo anche il simbolo di Fairy Tail.

Salutarsi sul treno era stato difficile, ma tutti si erano ripromessi che si sarebbero rivisti presto e, in fondo, sapevano che non era davvero un addio, ma un breve arrivederci.

Gray e Lluvia si erano già accordati per passare le vacanze estive relativamente vicini, insieme a Lucy, Natsu, Erza e Gerard, quindi il loro non fu un saluto particolarmente triste, anche se Gray si era lamentato tutto il tempo perché Lluvia non aveva fatto altro che stringerlo per il braccio.

Quando si salutarono, alla stazione di Londra, Lluvia sapeva che, probabilmente, passata quell’estate, Gray si sarebbe allontanato sempre più da lei e, per quanto lei mai si sarebbe arresa, questo pensiero la intristiva.

«Beh, allora ciao, ci vediamo tra due settimane.»

«Come farà Lluvia a stare senza di te per tutto questo tempo?» gridò, desiderosa di non lasciarlo andare.

Gray, con tante difficoltà, riuscì a districarsi, ma una sensazione di serenità lo permeò, ripensando a tutto quello che Hogwarts era stata per lui e a quanto l’incontro con Lluvia lo avesse cambiato.

Da undicenne arrabbiato con il mondo e ferito, i suoi amici e la sua amata Grifondoro l’avevano aiutato a ritrovare il sorriso, tra una pozione sbagliata nella lezione di Lumacorno, una trasfigurazione mal riuscita dalla McGranitt e i bonari rimproveri del professor Makarov, che conosceva bene i demoni che si portava dentro.

Grazie a Fairy Tail aveva potuto esprimere gli ideali che i suoi genitori e Ur gli avevano sempre trasmesso e aveva imparato che avrebbe potuto aiutare gli altri, evitando che subissero il suo destino.

Lluvia gli aveva insegnato che non avrebbe mai potuto perseguire i suoi obiettivi completamente da solo e che, ormai, quella maga non sarebbe più potuta uscire dalla sua vita.

Da quando l’aveva conosciuta era rimasta sempre al suo fianco e sapeva che niente al mondo le avrebbe fatto cambiare idea.

La ragazza non si aspettava, di certo, che il mago le sorridesse leggermente e avvicinasse il viso al suo, regalandole un rapido bacio che la fece arrossire fino alle punte dei capelli.

«Non ho dimenticato la promessa che ti ho fatto, Lluvia.»

Lei, indecisa se svenire, piangere o ridere, si limitò a saltargli addosso, facendoli quasi cadere a terra nel bel mezzo della stazione di King’s Cross, tra i lamenti di Gray per quell’abbraccio soffocante e il suo sorriso nascosto per la fortuna di averla incontrata.

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine!

Salve a tutti, come scritto nelle note iniziali ho ideato questa storia per partecipare al Contest “The Au Theory Contest” e spero tanto che possa piacervi, in quanto io mi sono divertita molto ad immaginarmeli nell’Universo di Harry Potter.

Spero che abbiate provato le medesime cose e io adoro Lluvia e Gray in qualsiasi Universo

Vi faccio tantissimi auguri di buon anno, spero sia per voi un 2016 colmo di gioia e, perché no, anche di alcune delusioni perché è dopo le cadute che scopriamo la vera forza.

Buon Anno!

Baci,

 

 

 

EclipseOfHeart

 

 

 

   
 
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