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Autore: Chelinde    01/01/2016    1 recensioni
SPOILER DELL'INIZIO DELL'EPISODIO 3:
Ho voluto analizzare un po' i sentimenti della nostra Dolcetta al momento in cui Kentin se ne va. Sinceramente il fatto che passa Kiki e ci dimentichiamo del povero ragazzino non mi andava giù. Ho voluto dedicare quindi 842 parole a questo momento. Analizzando sopratutto come questa amicizia è nata.
Dal testo:
"Distesa sul letto, sente chiaramente le lacrime pungere per uscire. Già una le ha rigato la guancia. Si sente svuotata, priva di ogni energia. Vorrebbe solo poter tornare al tempo di quella foto.
Una bambina ed un bambino si tengono per mano. Sorridono alla macchina fotografica. I volti ed i vestiti sporchi di fango."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dolcetta, Kentin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Legame'
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LA NOSTRA FOTO
La mano carezza la foto incorniciata.
Distesa sul letto, sente chiaramente le lacrime pungere per uscire. Già una le ha rigato la guancia. Si sente svuotata, priva di ogni energia. Vorrebbe solo poter tornare al tempo di quella foto.
Una bambina ed un bambino si tengono per mano. Sorridono alla macchina fotografica. I volti ed i vestiti sporchi di fango.
Avevano dieci anni. Ricordava bene quel giorno. Era il suo compleanno. Invece di invitare tanti dei suoi compagni ed amici, ne aveva invitato solo uno: Ken. Sapeva che a lui stare tra tanta gente non piaceva. Si sentiva a disagio. In oltre non aveva molti amici, si sarebbe isolato. O qualcuno lo avrebbe preso in giro.
Non voleva.
Si erano conosciuti un anno prima. Le loro mamme erano colleghe in uno studio legale. Due segretarie. Avevano legato e, scoprendo di avere i figli della stessa età, li avevano fatti conoscere.
Lei e Ken erano diventati inseparabili. Alle medie si erano ritrovati nella stessa classe.
Era stato lì che Mary aveva compreso quanto il ragazzo si dovesse sentire solo.
I ragazzi lo deridevano. Era mingherlino, portava un assurdo paio di occhiali e vestiva male. Lui d’altro canto non si difendeva. Anzi, ogni volta tendeva ad isolarsi. Ingoiando le lacrime.
Lacrime che lei vedeva attraverso gli spessi occhiali.
Aveva sempre provato a sorreggerlo, aiutarlo. Sapeva però che non ci sarebbe stata per sempre. Aveva quindi cercato di farlo integrare all’interno della classe. A farlo uscire con amici.
Voleva dimostrare che era un ragazzo dolce, sensibile, gentile e buffo.
Eppure ogni volta qualcosa lo bloccava, non parlava e si isolava.
Si chiese come mai con lei fosse così diverso.
Più volte aveva ripensato a come la loro amicizia era iniziata.
Durante la noiosa cena, a cui sua madre l’aveva costretta. Lei aveva afferrato il piccolo bambino di nove anni e l’aveva trascinato in camera sua, con la scusa di giocare.
Entrati nella stanza la bambina lo guardò sorridendogli.
“A cosa vuoi giocare?”.
Il piccolo Ken non rispose.
Non le aveva parlato per quasi tutta la giornata. Un leggero saluto al suo arrivo a parte. Inclinò la testa di lato lasciando che i lunghi capelli le sfiorassero il volto.
“Non ti piaccio?”.
Fu allora che, per la prima volta, il castano la guardò negli occhi. Scosse velocemente la testa. Quindi tornò a guardarsi le scarpe.
“Allora perché non mi parli? Non vuoi giocare con me?”.
Ancora una volta il piccolo rimase in silenzio.
Mary strinse le labbra e non disse altro. Si sedette sul suo letto ed iniziò a giocare con la sua bambola preferita.
“Lei si chiama Hania”.
Fu l’unica altra frase che gli disse. Quindi iniziò a giocare da sola.
Lo faceva spesso. I genitori erano molto occupati col lavoro, o faccende private. Non avevano tanto tempo per giocare con lei. Mary però sapeva che giocare con qualcuno era più divertente. Ad ogni modo sapeva accontentarsi.
La bambola le scivolò di mano cadendo a terra. Non fece a tempo a fare altro, che subito qualcuno gliela porse. Il bambino ora la guardava negli occhi.
“Ne hai un’altra? Magari le due bambole possono giocare insieme”.
La voce era uscita bassa e flebile. Un leggero sussurro. Le guance del castano imporporate.
Lei annuì velocemente afferrando la sua e dandone un’altra a lui.
Giocarono per tanto tempo.
Giocarono finché il noioso pranzo non fu finito.
Giocarono finché gli adulti avevano finito ogni argomento.
Giocarono finché davvero era ora di andare via.
Si salutarono. Mary lo abbracciò di slancio.
“Promettimi che tornerai per far giocare le bambole”.
Il piccolo guardò i suoi genitori dietro di lui, annuirono.
Da quel giorno sempre più spesso si trovavano per stare insieme.
Era sempre Mary a sciogliere il ghiaccio che la timidezza creava. Con il tempo però tra di loro era nata davvero un’amicizia. Non era più solo Mary ad abbracciare il piccolo Ken, ma anche il bambino la abbracciava. Timidamente, di slancio, per paura, per affetto.
Era nata così la loro amicizia.
Le strade si erano bruscamente divise quando lei aveva dovuto cambiare liceo. Lui però l’aveva seguita. Aveva mantenuto la promessa di starle accanto. Anche se oramai non c’era più la scusa della bambole.
Adesso però le loro strade stavano per dividersi nuovamente.
Questa volta non ci sarebbero state le uscite il fine settimana a far sentire meno la mancanza.
Quando quella mattina Ken le aveva detto che doveva andare alla scuola militare, Mary si era sentita morire. Si erano salutati con le lacrime agli occhi. Si erano abbracciati. Le aveva regalato un peluche. Lo stesso che ora, guardando la foto, le stava accanto.
Si poggiò la cornice all’altezza del cuore. L’abbracciò come se si trattasse del suo amico. Quindi, raccoltasi in posizione fetale, lasciò che le lacrime le scorressero libere sul volto. Qualche singhiozzo la scuoteva di tanto in tanto.
“Non cambiare Ken. Ti prego”. Quelle parole sembravano una preghiera rivolta al bambino di quella foto. Il bambino che, sporco di fango, sorrideva felice e le teneva la mano. “Resta sempre il mio adorabile piccolo Ken”.



N.D.A.:
Okay, premetto che è 00.13 qui da me (no non sono pazza sò che in Italia sono le 17.14 ma io attualmente non sono lì bensì in Cina U_U ), ho appena dato la penultima rilettura quindi se mi è sfuggito qualcosa vi prego di farmelo notare, e di perdonarmi T^T
Duuunque cosa dire ... DOMANI VADO AD UN COMIC SHOW! *coff coff* okay scusate so che questo non c'entra nulla con la shot e sopratutto che non ve ne frega un casshio ma dovevo dirlo *commossa*.
Cercando di far acquisire un briciolo di senso a questa nota let's go on.
*parte la musica di Let it go*
Let's go on non Let it go!
*La musica si interrompe bruscamente*
...
...
Mai più una pubblicazione a quest'ora capito ... tre cose velocissime sulla storia.
Come è nata l'idea?
Beeeh diciamo che ho letto una Oneshot, tuttavia dovete perdonarmi ma ora mi sfugge titolo ed autrice ma era una cosa come: Anche tu puoi scrivere una One-shot! postata da una delle ragazze di D per Dolcetta (che io amo profondamente :') ). Parlava dei vari tipi di Mary Sue ed sopratutto mi ha colpito il fatto che effettivamente il povero piccolo Ken se ne va e la nostra Dolcetta non ci pensa un attimo perchè? Perchè arriva quel casshio di cane Kiki e lei pensa a quello e non al piccolo ragazzo che se ne va! (che si fott- il cane!). Quindi ho pensato di dedicare a questo momento un briciolo di spazio. Attualmente io amo Nathaniel (nonostante odi scrivere il nome), ma Ken mi faceva e fa tenerezza, lo reputo uno dei personaggi migliori di DF.
Poi, fatto due: mi andava di scrivere qualcosa che riguardasse il passato dei personaggi di DF e che non si limitasse a Debrah o ai conigli o ad una foto pestifera  (non aggiungo altro perchè magari non siete arrivati a questo punto). Quindi questo.
Non sarà l'unica storia. mi piacerebbe scrivere altre cose così (una storia è già pronta riguardante lìamicizia tra Castiel e Lys).
Detto questo se vi interessa fate attenzione potrete trovare presto una nuova serie in questa categoria.
Vado a dare un'altra lettura al testo e quindi per vostra disgrazia gioia pubblico.
Chelinde
  
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