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Autore: _Fux_    01/01/2016    6 recensioni
Louis ha 23 anni e si ritiene sentimentalmente un fallito. Sua sorella Lottie di anni ne ha solo 20, ma sta già per sposarsi. Non è che Louis vede tutto ciò come uno smacco, però ora si ritrova -non sa nemmeno lui bene come e perché- seduto sul suo letto e con le pagine gialle aperte sulle gambe.
A cercarsi un fidanzato.
Così qualcuno entra nella vita di un fragile bruco e gli permette di spiegare le sue meravigliose ali di farfalla.
Larry | Side!Ziam | 39k
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Louis non è ben sicuro di come si sia cacciato in mezzo a tutto questo casino, sa solo che ora si ritrova con le pagine gialle aperte sulle gambe ed il telefono appiccicato all'orecchio, in attesa di riuscire a prendere la linea.
Gli occhiali da vista rettangolari gli scendono sul naso, così lui con un dito della mano libera spinge sulla plastica nera e li risistema.
Improvvisamente il "tuu-tuu" lascia posto ad una voce femminile che biascica: "Pronto?".
"Ehm. Ehm, sì. Mi chiamo Louis Tomlinson e, uh. Vorrei affittare uno dei vostri accompagnatori".
La voce gli risponde in maniera annoiata: "Mi dica la sua email, la informeremo sulle modalità di pagamento e le invieremo un modulo dove dovrà specificare la sua richiesta".
Louis detta il suo indirizzo alla donna, ha giusto il tempo di terminarlo che lei gli chiude il telefono in faccia.
Fissa sconcertato il cellulare ormai silenzioso, poi alza le spalle e butta l'aggeggio dietro di sé, sul letto.
"Non posso credere di averlo fatto davvero..." mormora, guardandosi con sguardo stralunato nello specchio.
Ma d'altronde, quella è l'unica possibilità che ha, lo sa.
Sua sorella Charlotte -sua sorella minore!- ha deciso di sposarsi a vent'anni, mentre lui che di anni ne ha ben ventitré, conta soltanto con un relazione durata una settimana, quando aveva sedici anni.
Si sente un fallito -in particolar modo un sentimentalmente fallito-, ma non ha la benché minima intenzione di essere continuamente additato come al solito dalla sua caterva di parenti come il povero, solo, sfigatello nerd.
Soprattutto, non al matrimonio di sua sorella, dove tutti non faranno altro che rimarcare il fatto che Lottie abbia avuto "Così tanti fidanzatini da fare invidia a tutte le altre ragazzine" mentre Louis può contare sì e no su tre amici in croce.
E non c'entra assolutamente il fatto che sarà presente anche Stan, la sua cotta secolare che si diverte ancora a prenderlo in giro per questo, no.
Okay, forse sì.
Quindi è stato costretto a farlo.
Davvero.
Si avvicina al portatile e lo apre, accendendolo con un sospiro.
Entra nella sua casella di posta elettronica e cerca subito la email di FidanzatiPerUnGiorno.Com , trovandola con facilità.
"Gentile sig. Tomlinson, la informiamo che la sua richiesta, blah blah blah" inizia a leggere, decidendo poi di passare immediatamente al questionario.
Si mangiucchia nervosamente un'unghia ed inizia a leggere le domande.
"Età media desiderata?" sbotta, scuotendo la testa incredulo.
"E va bene. Uhm. Tra i 20 ed i 25 potrebbe andare bene... Nazionalità?!".
Continua a rispondere a tutti i quesiti, quando infine arriva all'ultimo: "Orientamento sessuale".
Il trattino lampeggia velocemente al fianco della scritta, come a volere marcare lo scorrere del tempo, e questo non fa che agitarlo ulteriormente.
Il ragazzo stringe gli occhi e poi digita: "Bisessuale/Omosessuale".
Non ha nulla contro gli eterosessuali, per carità, ma non pensa che questo lavoro possa fare al caso loro, onestamente.
Ricontrolla con una lettura veloce le sue risposte, e poi clicca sul bottoncino "Invia".
"Ormai è fatta" si dice, chiudendo il computer con uno scatto del polso.
Qualche secondo dopo il suo cellulare vibra leggermente: "Il suo ordine è andato a buon fine, le comunicheremo quanto prima le modalità del primo incontro con il suo accompagnatore. Grazie per averci scelto!".
Spalanca gli occhi spaventato: in che guaio si è cacciato?

"Fammi capire -inizia Zayn, stropicciandosi il ciuffo moro con una mano- tu hai affittato un ragazzo?".
Annuisce risucchiando un po' di frullato con la cannuccia, poi deglutisce e risponde: "Esatto. Per farmi da accompagnatore".
Il moro storce il naso: "Lou, ma sei sicuro che non sia pericoloso?" .
Lui sbuffa e rotea gli occhi: "Sicuro. Senti, Zay, non tutti possiamo essere degli dei greci con orde di ragazzi e ragazze ai nostri piedi, sai?".
"Avresti potuto chiedere a Niall, magari-".
Lo ferma con un cenno della mano: "I miei genitori conoscono Niall, lo sai! E poi è, come dire... Troppo etero".
Ridono entrambi e rimangono in silenzio, persi ognuno in un pensiero diverso.
 
 
Louis si sta osservando con occhio critico davanti allo specchio: oggi deve incontrare il signor Styles, il suo fidanzato per un giorno.
Beh, in realtà per qualche giorno, ma comunque.
Si è pettinato i capelli -okay, ci ha soltanto passato in mezzo le mani, va bene!- ed ora questi ricadono in maniera scomposta sulla fronte; ha indossato la sua felpa dell'Adidas preferita, quella verde scuro, dei jeans neri stretti e le solite Vans vecchie quasi tanto quanto lui.
Tanto vale che Styles sia preparato al peggio, pensa internamente.
Pulisce le lenti degli occhiali con la felpa e poi afferra le chiavi di casa, sbattendosi la porta alle spalle.
L'appuntamento è fissato in un bar poco distante da casa sua, e Louis sa che è estremamente in ritardo, ma suppone che il suo fidanzato debba abituarsi anche a quello.
Nonostante ciò, inizia a correre per la strada. Spalanca la porta a vetri del bar e si guarda attorno, cercando qualcuno di vagamente simile a come lui si è immaginato Styles: un uomo biondo con i capelli ingellati ed un sorriso così falso da fare invidia alla Gioconda.
Davvero non una bella visione, uh.
Sta ancora girando lo sguardo per il locale, quando improvvisamente una voce dolcemente roca gli sussurra vicino all'orecchio: "Fortunato è chi può affogare nella meraviglia dei tuoi occhi".
Piccoli brividi iniziano a salirgli per la schiena, che è scossa da un breve sussulto; Louis si gira, ed incontra lo sguardo più verde che abbia mai visto.
"Posso offrirti un tè?" gli domanda poi il ragazzo, al che Louis annuisce semplicemente, ignorando l'incontro che dovrebbe avere con il suo accompagnatore.
Il ragazzo di fronte a lui è alto -sicuramente più di Louis- ha dei capelli ricci piuttosto lunghi che tiene sistemati con una bandana e anche delle tenere fossette che sbucano fuori quando sorride, proprio come in quel momento: Louis ricambia.
"Non mi sono ancora presentato -dice, allungando la mano- mi chiamo Harry. Harry Styles".
E se a Louis il cuore sprofonda immediatamente, finendo sette metri sotto terra, nessuno deve saperlo.
Sperava davvero che lo avesse invitato a sedersi con lui soltanto perché- beh, perché lo riteneva carino. Stupido Louis, come potrebbe mai piacere ad uno come Harry?
Si è avvicinato a lui solo perché lo pagano per farlo.
"Tutto bene?" gli chiede il riccio, notando il suo repentino cambio d'umore.
"Tutto okay" risponde con la sua voce delicata, femminile, quasi.
Fino a due minuti prima avrebbe urlato internamente per la differenza dei loro toni di voce, ora gli sembra soltanto che questo lo faccia apparire ancora più idiota.
"Di te so solo che ti chiami Tomlinson e che hai bisogno di me per un matrimonio... Dimmi di più, dimmi il tuo nome!" esclama il ragazzo, portando un biscotto fra le sue labbra dannatamente piene e rosee.
"Louis" pigola, prendendo un sorso di tè caldo, dopo avere soffiato sulla tazza.
"Louis" pronuncia Harry, ed il suo nome rotola così bene sulla sua lingua che Louis vorrebbe mettersi a piangere, o registrarlo mentre lo ripete soltanto per potersi addormentare con quella melodia nelle orecchie.
"Mi piace" sentenzia poi l'altro, sorridendo.
"Senti... Harry, mi dispiace di averti fatto venire fin qui, credo- non credo sia una buona idea" sbotta tutto d'un fiato, osservandolo da sotto un ciuffo di capelli color caramello. Si aspetta la sfuriata del riccio, che però non arriva; Harry si limita ad imbronciare il labbro con fare pensieroso: "In effetti mi stavo chiedendo come mai uno come te avesse bisogno di- uno come me. E dire che pensavo di avere avuto fortuna, per una volta!" sospira, facendo arrossire il liscio.
"No. Io- ne ho bisogno, ma-"
"Perché non mi dai una possibilità, Louis? Parliamo un po', e se stiamo bene insieme, se stai bene con me, andiamo avanti... Altrimenti ti lascio in pace. Ci stai?".
Louis guarda la mano di Harry, e quasi geme, vedendo quanto grande sia, specialmente in confronto con la sua.
Annuisce debolmente e sforza un sorriso.
"Ottimo! Che dirti? Ho ventun anni, vengo da Holmes Chapel, e prima di questo lavoro lavoravo in una panetteria".
Louis non può trattenersi e ridacchia, portandosi le mani a coppa davanti al volto per cercare di nascondersi: "Una panetteria?! Davvero?".
Il riccio lo guarda imbronciato: "Per prima cosa, ehi! L'anziana proprietaria mi adorava, ed era davvero un gran bel lavoro! Sai, del tipo: 'Salve signora, cosa posso darle oggi? Preferisce una baguette o un panino dolce?'" Harry prende in mano la zuccheriera e il contenitore dei fazzolettini e inizia ad alzarli in aria, prima uno e poi l'altro, come se stesse comparando due succulenti pezzi di pane.
Ottiene un'altro risolino e ripone gli oggetti con cautela, osservando l'altro ragazzo: "Seconda cosa, mai nascondersi! Solitamente è la prima cosa che dico ai miei clienti, ma tu avevi davvero ferito i miei sentimenti" si porta una mano al cuore e si finge sofferente.
Louis annuisce, sprofondando ancora di più nella sua felpa. "Louis, davvero. È più o meno la regola d'oro, quella del 'mai nascondersi': è il metodo più facile per essere presi di mira" gira lentamente il cucchiaino nella tazza, alzandola poi con eleganza per portarla vicino al viso; poco prima di appoggiarvi sopra le labbra squadra da sopra la ceramica il ragazzo davanti a sé: "Mai nascondersi, Louis. Specialmente se non si ha alcun motivo per farlo".
Sorride consapevole e assapora un sorso di tè verde, notando con piacere la tinta rossastra assunta dalle guance del suo giovane cliente.
"È che non- Non mi piace essere al centro dell'attenzione o- farmi vedere, in generale. Non mi sento a mio agio e creo casini e... Boh" si stropiccia la frangia liscia con una mano, mentre l'altra è intenta a fare a pezzetti un fazzoletto.
Harry appoggia la sua mano -"Enorme!" urla ancora una volta una voce nella mente di Louis- sulla sua per farlo smettere: "Lo so, dolcezza. Ma è anche per questo che io sono qui".
La gola di Louis si secca improvvisamente, mentre gli occhi azzurri si spalancano, come se avesse appena visto una enorme tarantola camminare dalla propria mano fin su tutto il braccio sinistro. Scrolla la testa, sospirando: "Puoi davvero aiutarmi, allora?"
"Puoi giurarci, Louis. Devi solo volerlo".
Gli occhi gli si scuriscono appena per via della determinazione che li riempie all'improvviso: "Lo voglio. Lo voglio davvero".
 
 
"Quindi, un nuovo incarico?" Liam si sistema la giacca elegante davanti allo specchio, provando un paio di espressioni per le fotocamere.
"Dio, sei così vanesio, Lee!" rotea gli occhi Harry, osservandolo seduto sul suo letto. Si sfila le Dr Martens nere per potersi stiracchiare meglio, cadendo all'indietro e posando il capo sulle braccia incrociate.
"Oh, ma sentilo! Il bue che dice cornuto all'asin-" un cuscino gli arriva direttamente in testa, impedendogli di continuare e spettinandogli i capelli.
"Brutto stronzo, ci avevo messo un'ora!" gli punta contro uno sguardo accusatore, le sopracciglia scure che si sono inarcate inverosimilmente verso il centro della fronte; Harry gli punta un dito proprio in quel punto, giocoso: "Liam, poi non venirti a lamentare con me, quando le rughe ti spunteranno precocemente".
Il castano sbuffa, risistemandosi la capigliatura: "Allora? Questo nuovo cliente? Un altro vecchio che vuole mostrare qua e là un trofeo?".
Harry afferra la boccetta di un profumo dal comò e se lo spruzza sui polsi, sfregandoli poi fra di loro; ne porta un po' anche sul suo collo, osservando pensieroso l'amico: "In realtà, no. Niente affatto".
Ha la completa attenzione di Liam, ora.
"È quello che pensavo di fare all'inizio, quando mi hanno proposto questo lavoro. Aiutare qualcuno, sai" alza le spalle con leggerezza, togliendosi la giacca di pelle per muoversi più liberamente.
Il castano si appoggia al muro, incrociando le braccia al petto muscoloso: "Ah. Quindi è uno sfigato" sentenzia, crudele.
"Non dire così! Non è gentile! -Lo riprende con uno sguardo- E poi... Non lo definirei così, no". Liam rilassa le braccia e getta un'occhiata all'orologio che ha sul polso, per controllare che non sia in ritardo.
"Beh? Allora? Come lo definiresti?"
"Louis è... È come una meravigliosa farfalla che però deve ancora uscire dal suo bozzolo" spiega, agitando per aria le mani con enfasi.
"Oh, quindi per te è già 'Louis', mh?" lo prende in giro l'amico; Harry decide di ignorarlo, per il bene di entrambi.
Corruccia le labbra, pensieroso: "È come se lui si sentisse al sicuro, nascosto nella sua semi-invisibilità, richiuso nel suo piccolo e caldo bozzolo, nel suo rifugio... Ma questo solo perché non ha ancora sperimentato l'ebrezza del volo".
Liam lo guarda con aria sorpresa, decisamente non si aspettava un discorso del genere: "E cosa avresti intenzione di fare?"
"Sarò la mano che lo aiuterà a rompere il suo nascondiglio di seta, colui che gli insegnerà a spalancare le sue ali azzurre per potere fare tremare di invidia il mondo. Sarò il vento che lo sosterrà per non farlo cadere... Ovviamente" ammicca il riccio, sorridendo ampiamente e mettendo in mostra le proprie fossette.
Gli occhi castani di Liam brillano per un attimo di una debole scintilla, come se avessero catturato all'improvviso un pensiero felice, poi però gli si storce involontariamente il labbro: "Mi dispiace, Mr. Hemingway, ma devo proprio lasciarti, ora"
"Oh, cliente noioso?" indaga Harry, curioso di quello strano malumore.
"Il peggiore di tutti. Mio padre!" il ragazzo sbuffa scocciato per poi uscire dalla casa, indirizzando un saluto frettoloso al suo coinquilino.
Una volta fuori osserva il cielo plumbeo sopra di sé, sorridendo improvvisamente quando un lampo illumina il buio della fredda notte londinese.
"Sono davvero, davvero contento che questo incarico sia capitato ad Harry -parla fra sé e sé a bassa voce- Forse questa sarà la sua occasione. E magari saranno due, le farfalle a volare libere nel cielo". Alza un braccio per fermare un taxi, fa giusto in tempo a ripararsi nella macchina prima che un temporale con i fiocchi inizi a scatenarsi.
Ghigna soddisfatto: tempismo perfetto, come sempre.
 
Apre con un gesto elegante il suo ombrello blu scuro in tinta con il vestito, camminando baldanzosamente nelle sue scarpe eleganti che scivolano leggiadre sul tappeto rosso posto davanti all'ingresso.
Chiude l'ombrello, scrollandolo poi dalla pioggia e bussa sull'imponente portone.
Un uomo anziano gli apre la porta, salutandolo con un sorriso cortese: "Signorino Payne! Sono contento di vederla!".
Il maggiordomo lo fa entrare e gli prende dalle mani l'impermeabile costoso, riponendolo con cura nella stanza guardaroba.
"Sono contento anche io di vederti, Reginald" replica gioviale, posando una mano sulla spalla dell'uomo.
"Liam, ti sei deciso ad arrivare, finalmente!" la voce graffiante di suo padre lo fa sobbalzare sul posto: "Geoff" lo saluta ironicamente, dedicandogli un semplice movimento del capo.
"Sono tuo padre, mostrami un minimo di rispetto!" ruggisce l'altro, finendo di scendere le scale per avvicinarsi al figlio.
Geoff Payne è stato a lungo consigliere del primo cittadino, ed ora è in ballo lui stesso per la carica. Onestamente?
"Dio ce ne scampi!" è quello che pensa Liam.
Sorride fintamente: "Scusami, padre. Ho fatto tardi a lavoro" spiega, scrollando le spalle.
"Tsk, lavoro, dice lui! Il prostituto! Ecco cosa fai!".
Liam alza il dito indice destro per aria e apre la bocca, riproducendo uno schiocco; il suono rimbalza fra le pareti dell'ingresso, prima che lui parli: "Accompagnatore di signori e signore, prego!".
Geoff borbotta qualcosa a mezza voce, prima di tornare a ruggire: "Sarà meglio che tu questa sera reciti bene la tua parte! Ricordati, sei uno studente di Oxford e ritieni la mia candidatura la cosa migliore accaduta a Londra da vent'anni a questa parte!".
Liam assottiglia gli occhi guardandolo entrare nella grande sala da ricevimento: "Vent'anni fa non avevo nemmeno cinque anni, imbecille. Quanto lo detesto".
Rompe il silenzio: "Reginald?"
"Sì, signorino Liam?"
"Fai attenzione. Prima o poi lo ucciderò, e sai com'è che si dice... È sempre il maggiordomo, l'assassino!".
Il ragazzo si volta sorridendo verso l'anziano, che ride silenziosamente: "Me ne ricorderò, signorino, non si preoccupi".
Una volta solo Liam fa cadere la sua solita facciata protettiva: "Bene. Cerchiamo di essere il figlio perfetto. Almeno per una sera".
 
Geoff si dipinge un sorriso falso in faccia e si avvicina ad un uomo di mezza età -ancora piuttosto in forma ed affascinante- porgendogli la mano: "Senatore Malik! È un vero piacere averla come ospite nella mia umile dimora!".
Liam, al suo lato, avrebbe soltanto voglia di vomitare.
"Posso presentarle Karen, mia moglie, e Liam, mio figlio?".
Il castano abbozza un sorriso mentre segue l'esempio di sua madre e stringe la mano del senatore: "Signore".
L'uomo sorride: "È un piacere per me essere qui, vi ringrazio per l'invito. Questa è mia moglie Trisha; mi piacerebbe presentarti Zayn, il mio ragazzo, figliolo, ma purtroppo non ho la minima idea di dove si sia cacciato!" accenna ad una risata e riprende a parlare: "D'altronde cosa vogliamo farci? Son giovani, è normale che in certe occasioni si annoino e che abbiamo bisogno di divertimento, no?".
Geoff stringe la presa sulla spalla del figlio e tira le labbra: "Non saprei, il mio Liam studia ad Oxford, è così dedito alla sua istruzione, sa?".
"Oh, che caro ragazzo" commenta Trisha amorevolmente, prima di allontanarsi insieme al marito. "Quel Malik è davvero uno senza spina dorsale!" commenta acidamente l'uomo, una volta che il diretto interessato è lontano e non può più sentirlo.
Liam digrigna i denti e sputa velocemente: "Già, o magari ha solo a cuore la felicità di suo figlio". Si allontana dai suoi genitori con passi frettolosi, allentandosi leggermente il colletto della camicia. Non è che si aspettasse qualcosa di diverso, no.
Però ci sperava.
Lo fa sempre, nonostante tutto.
Tira fuori dalla tasca una sigaretta ed un accendino, dirigendosi verso il balcone; credeva che lo avrebbe trovato vuoto, visto la temperatura gelida, ma si sbagliava: un ragazzo moro -mulatto, registra l'informazione il cervello di Liam- sta aspirando spassionatamente del fumo dal filtro di una sigaretta ormai quasi terminata.
Liam inarca un sopracciglio, notando i suoi jeans strappati sul ginocchio e le Allstar sdrucite.
Si appoggia con una mano alla ringhiera, osservandolo con il capo inclinato: "Ehy". Il moro si volta verso di lui, sorpreso: "Ciao".
Getta il mozzicone giù dal balcone e gli rifila un mezzo sorriso: "Sono Zayn".
"Malik?"
"Yep" annuisce, marcando la 'p' finale.
"Beh, Zayn, io sono piuttosto sicuro che mio padre non ti abbia ancora visto, altrimenti gli sarebbe probabilmente venuto un infarto" ride lui, portandosi la stecca alle labbra e accendendola con un movimento esperto.
"Dovremmo davvero smettere, non è vero, Liam?" lo sorprende il mulatto, indicandogli le volute di fumo uscite dalle sue narici.
"Fumo solo quando sono nervoso, io- Aspetta, come sai che-?"
"Liam Payne, Oxford, giusto? Penso di averlo sentito ripetere dal tuo vecchio almeno un centinaio di volte solo questa sera".
Liam apre la bocca e per qualche secondo non fa nulla, non fuma nemmeno, lasciando che la sigaretta gli si consumi fra le dita. Poi, all'improvviso, scoppia in una risata fragorosa: "Sc-scusa... È solo che- È solo che mi viene da ridere perché io, ad Oxford..." è sconquassato da un altro attacco di risa, prima di riuscire a completare il discorso: "Non credevo che qualcuno ci cascasse davvero!" si asciuga una lacrima all'angolo dell'occhio e osserva il ragazzo, che lo sta guardando stupito: "Beh, Liam Payne. Non sei poi così male come avrei pensato".
Zayn gli lancia un occhiolino e si defila nella folla, lasciandolo ad osservare il nulla con la fronte aggrottata.
 
 
"Quindi non hai intenzione di cambiare idea, giusto?" la voce di Zayn gli arriva leggermente distorta per via della linea telefonica disturbata.
Louis sospira nella cornetta, togliendosi gli occhiali per massaggiarsi il ponte del naso.
"No, ho intenzione di andare fino in fondo, Zee" ripete per l'ennesima volta.
"Scusa! È solo che non pensavo lo avresti fatto davvero, ma- Io sono con te, lo sai"
"Lo so, grazie Zee" una vibrazione lo infastidisce e lo costringe ad allontanare il telefono dall'orecchio.
Lo schermo si illumina mostrando un avviso di chiamata: "Scusami, Zee, ma qualcuno mi sta provando a chiamare. Ci sentiamo dopo, okay?"
"Okay, salutami il mio irlandese preferito!" grida Zayn, cercando di farsi sentire da Niall, che sa essere stravaccato sul divano di casa di Louis.
"Lo farò" ridacchia il liscio, chiedendo la chiamata con l'amico e accettando l'altra.
"Pronto?" risponde dubbioso, non avendo riconosciuto il numero.
"Booooo-Beeeeeeaaaaar!" trilla una voce squillante, decisamente inconfondibile.
"Lottie?" domanda per sicurezza, pur essendo praticamente sicuro che si tratti di sua sorella.
"Ovvio che sono io, sciocchino! Come te la passi? Bene, okay, vorrei parlarti del mio matrimonio, ovviamente!".
In effetti stava iniziando a domandarsi perché lo avesse chiamato... Charlotte non è cattiva, ha solo una vita molto più piena della sua, ecco tutto.
"Certo, dimmi" si riprende velocemente, afferrando un lembo della sua maglietta fra le dita, cercando di rilassarsi.
"Bene, ho questo grande progetto in mente, no? Insomma, non capita tutti giorni che io mi sposi, quindi voglio fare le cose come si deve, veramente in grande stile!".
Louis ha già paura di quello che dirà la ragazza, ma la esorta comunque a parlare, mugugnando qua e là un "uhm-uhm" poco convinto.
"Beh, per preparare un buon matrimonio ci vuole tempo. A noi ne rimane ancora poco, quindi dobbiamo sbrigarci"
"Sbri-sbrigarci?"
"Certo, sciocco!" ride Lottie, attraverso l'apparecchio tecnologico "Tu mi aiuterai! Sei pur sempre il mio fratellone, giusto? Poi tra poco iniziano le vacanze natalizie, non avrai lezione e non dovrai nemmeno lavorare nella biblioteca dell'università, mi sono informata! E poi sarà un magnifica occasione per conoscere il ragazzo che è riuscito ad accalappiarti, no?!" urla entusiasta, dandogli velocemente tutti i dettagli.
Louis chiude la chiamata dopo qualche minuto, con aria affranta.
Nasconde il cellulare nel mega-tascone della sua felpa e si muove come un robot verso il suo divano, accasciandosi accanto al suo amico biondo.
Niall distoglie lo sguardo dalla partita di calcio che sta seguendo: "Che succede?".
Louis alza gli occhi per fissarlo terrorizzato: "Succede che sono fottuto. Cazzo".
Il ragazzo si raddrizza, piegando le gambe sotto il sedere per osservarlo meglio: "Spiegati!".
"Lottie. Lei- Lei vuole che io vada a Doncaster per il matrimonio"
"Ma è ovvio che devi-"
"Un mese prima delle nozze. Cioè... Dopodomani. Con il mio fidanzato".
"Ah" Niall inizia a fissare il tavolino dove giace la sua bottiglia di birra mezza vuota "Porca puttana".
Qualcuno deve avere segnato un goal, perché dalla televisione partono le urla entusiaste dei tifosi, nessuno di loro però ci fa davvero caso.
Louis tira fuori il cellulare, osservandolo come se fosse un mostro mangia bambini; striscia lentamente un dito sullo schermo per sbloccarlo e apre un nuovo messaggio.
 
"Ciao, Harry. Quando possiamo vederci?
-Louis"
 
 "Louis!
Cominciavo a pensare che tu avessi cambiato idea!
Anche domani, se vuoi.
 -Harry"
 
Il ragazzo risponde digitando velocemente l'indirizzo di casa sua e poi si butta sull'amico e nasconde il viso contro il suo collo: "Prega con me che questo Harry sia davvero gentile come sembra, o sono veramente fregato" geme preoccupato, ricevendo in cambio qualche pacca consolatoria sulla spalla.
"Non preoccuparti Tommo, vedrai che si sistemerà tutto".
 
 
Apre la vetrina e si alza sulle punte per riuscire ad acchiappare un bicchiere.
"Ah! Preso!" esulta, mentre con uno scatto del bacino chiude il frigorifero.
Apre la bottiglia di succo ed inizia a versarlo nel bicchiere che tiene fermo a mezz'aria, quando all'improvviso il suono del campanello rompe prepotentemente il silenzio facendolo spaventare, tanto che Louis fa un salto all'indietro, rovesciandosi addosso buona parte del suo succo.
"Oh, no, no, no! Cavolo, no!".
Osserva dispiaciuto la grossa macchia viola che ora decora la sua felpa bianca, sicuramente rovinata per sempre.
Il campanello suona nuovamente, questa volta in maniera più tremula, come se la persona fuori dall'uscio fosse indecisa.
Il liscio sgrana gli occhi azzurri mentre inizia a tirarsi schiaffetti sulla fronte: "Harry! Oh no, maledizione!".
Si guarda velocemente attorno, cercando una soluzione al problema: "Oh, no, no, no!".
Da quel poco che ha visto di Harry, gli è sembrato uno di quei tipi che sono perfetti in qualsiasi caso, in ogni situazione, quindi chissà che penserà di lui, della sua macchia e del suo appartamento arredato da Ikea e un bel po' disordinato.
Decide di non potere fare aspettare ulteriormente il ragazzo, così afferra un asciugamano ed inizia a tamponare la macchia frettolosamente; si ferma davanti alla porta con un sospiro, prova a nascondere la macchia posandoci sopra l'asciugamano e sbircia velocemente dallo spioncino, arrendendosi subito dopo e aprendo la porta.
Ad accoglierlo c'è un sorriso radioso: "Buongiorno! Pensavo di avere sbagliato casa, poi ho guardato il campanello e ho visto il tuo cognome, così ad un certo punto ho pensato che tu non volessi farmi entrare, ipotesi che in realtà non ho ancora completamente scartato perché, sai-" sospende la frase accennando con un movimento della mano al fatto che si trova ancora sull'uscio. Louis trasalisce, spostandosi dall'ingresso per farlo entrare.
"Poi ho pensato che magari tu avessi cambiato nuovamente idea, forse sono stato un po' troppo insistente ma-".
Louis blocca il suo flusso di parole posandogli un indice sulle labbra, allontanandolo di scatto subito dopo avere realizzato la sua azione: "Già. A proposito di quello... Houston, abbiamo un problema!" ironizza, indirizzandosi verso il salotto per fare accomodare il suo ospite.
Harry si prende il suo tempo per osservare l'ambiente, sedendosi poi con grazia sul divano blu.
"Che problema?" domanda curioso, togliendosi il cappotto.
Il liscio si schiarisce la voce, muovendosi in maniera agitata: "Beh, tipo... Teoricamente dovremmo stare insieme, giusto?"
Il riccio annuisce: "Giusto"
"Ecco, allora non dovremmo sapere un sacco di cose l'uno dell'altro, inventarci una storia su come ci siamo conosciuti, come siamo finiti insieme e- Cose del genere?".
Harry emette un risatina e batte lentamente le mani: "Louis, tu mi sconvolgi! Non è che vorresti rubarmi il mestiere?".
Louis spalanca la bocca, scuotendo la testa.
"Comunque, hai ragione. È anche per questo che sono qui, dovremo vederci altre volte per metterci d'accordo sui dettagli, per capire come muoverci l'uno attorno all'altro... Ma abbiamo tempo, quindi non preoccuparti. Sono un professionista!".
Louis deglutisce faticosamente, prima di rialzare lo sguardo per puntarlo negli occhi verdi di Harry: "Ecco, a questo proposito... Noi dovremmo, erhm, partire domani".
"Cosa?!"
"Lo so, lo so! Mi dispiace, ma l'ho saputo solo ieri! D'altronde si tratta della mia sorellina, non posso dirle di no... Però capisco se tu non puoi allontanarti per così tanto tempo, davvero! -aggrotta la fronte pensieroso- Probabilmente avrai da lavorare, che stupido, certo che avrai da lavorare...”.
Louis si prende la testa fra le mani, completamente sconsolato, incapace di trovare una soluzione.
Harry spalanca gli occhi prima di alzarsi velocemente e poi inginocchiarsi ai piedi dell'altro ragazzo; gli posa le mani sulle ginocchia, chiamandolo: “Louis? Stai calmo, andrà tutto bene-”
“Come farà ad andare tutto bene? Appena arriveremo là si accorgeranno comunque della bugia, perché come potrebbe essere possibile che uno come me... Con uno come te...” scuote la testa, coprendosela poi con le braccia.
Il riccio gli si siede affianco e gliele sposta cautamente, intrecciando poi le loro mani: “Ehi! Ehi, Louis, no! Non fare così, per favore!”.
Il ragazzo cerca di riprendersi, facendo profondi respiri, incapace di guardare l'altro per via della vergogna: “Mi dispiace”.
“Sai cosa ti dico? Oggi facciamo i bagagli insieme, ci inventiamo  una meravigliosa storia d'amore e per domani saremo la coppia più bella e felice che la tua famiglia abbia mai visto” Harry gli sorride rassicurante: “Allora? Ci stai?”.
“Ma io non posso pagarti per così tanto tempo...” sospira Louis, maledicendo ancora una volta il suo essere un semplice studente-barra-bibliotecario.
Harry vaglia le sue possibilità, illuminandosi poco dopo: “L'agenzia mi deve ancora parecchi giorni di ferie pagate” scrolla le spalle con eleganza.
“Dici sul serio? Sei sicuro?!” Louis stringe le loro mani, ancora intrappolate nella morsa stretta da prima; il riccio annuisce con convinzione: “Certo. Diciamo che... Questo caso l'ho preso a cuore, ecco”.
Louis si sbraccia verso il busto di Harry e lo abbraccia forte, consapevole che quel ragazzo lo ha appena salvato.
E poi, se vogliamo, non è nemmeno brutto e quindi è piuttosto piacevole farlo.
Okay, Harry è tipo l'ottava meraviglia del mondo, va bene.
“Non so nemmeno come ringraziarti, mi hai salvato!” dice con sincerità, guardando fisso nei suoi occhi verdi; Harry sorride: “Figurati! Ora devo andare ad avvisare l'agenzia e a sistemare le carte, più tardi torno qui per aiutarti con i bagagli”.
Si avvia verso la porta d'ingresso, rimettendosi la giacca; fa per aprire la porta quando, senza tornare a girarsi verso il padrone di casa, dice: “Ah! Per quella macchia... Prova a trattarla a freddo con sapone di Marsiglia e sale”.
Ovviamente, Louis arrossisce.
 
Onestamente pensa che Harry abbia uno strano concetto della frase “Aiutare con i bagagli”, perché sinceramente tutto ciò che sta facendo è soltanto sedere sul suo letto e scrutare con attenzione e sguardo lievemente critico ogni capo che inserisce nella valigia.
“Louis? Non so ancora nulla di te” gli fa presente mentre gli piega un paio di jeans e glieli passa gentilmente, osservandolo con gli occhi socchiusi.
“Oh!” esclama lui, consapevole che non ci sia poi così tanto da dire su di sé, in realtà.
“Ho ventitrè anni -a dire il vero ancora per poco- studio alla London University e, uhm. Credo che questo sia più o meno tutto” sospira, continuando ad inserire felpe su felpe all'interno del suo bagaglio.
Osserva con attenzione l'oggetto, decidendo dove sistemare i panni con strategica precisione, come se si trovasse a giocare un nuovo e complicato livello di Tetris; è per questo motivo che non vede lo sguardo confuso del riccio su di lui, rimanendo quindi sorpreso quando l'altro esclama con convinzione: “Andiamo! Non ci credo!”.
Alza gli occhi e butta da parte un paio di calzini con sopra dei disegnini di alieni, cercando di nasconderli alla vista dell'altro: “Non capisco, cosa intendi?”.
Harry salta per sistemarsi meglio sul letto: “Voglio dire che non posso credere che tu non abbia null'altro da dire su di te. Sono certo che ci sia un mondo, nascosto dietro questo- pannello che usi per coprire il vero Louis”.
Assume un cipiglio indispettito: “Io non mi nascondo!” nega immediatamente, imbronciandosi appena.
L'accompagnatore fa scivolare lo sguardo sul suo felpone di almeno tre taglie più grandi, i capelli sistemati a formare una sorta di lungo ciuffo che gli copre almeno metà viso ed infine la montatura scura dei suoi occhiali, alzando poi con divertimento un sopracciglio in direzione del ragazzo.
“Va bene, forse hai ragione. Forse mi nascondo. Un po'. ” ammette infine, sconfitto “Giusto un pochino, sì” aggiunge poi, alzando una mano per mostrare il piccolo spazio presente fra pollice ed indice e facendo ridere Harry; rimane sorpreso dal tono graffiante ma al contempo dolce della sua risata.
“Sto aspettando-o-o!” canticchia, per esortarlo a svelargli almeno un piccolo pezzo di quel misterioso quadro che è Louis.
“Uhm- S-studio ingegneria informatica” balbetta insicuro, notando un cambiamento nel suo sguardo al sentire queste poche parole.
“Troppo-Troppo nerd, vero? -si mordicchia il labbro imbarazzato- Fai come se- se non ti avessi detto nulla, okay?”.
Harry, in realtà, è soltanto sorpreso.
Molto.
Trova dolce l'insicurezza di Louis, e ad essere sinceri ha dovuto quasi costringersi a reprimere un gemito.
Davvero.
Nessuno ha mai detto a quel ragazzo che essere intelligenti è il nuovo sexy?
Beh, almeno per me lo è!” riflette fra sé e sé.
“Nulla è troppo nerd, per me!” esclama allora, completamente onesto.
“Okay, allora... Lavoro nella biblioteca dell'università, ho davvero pochi amici e conto una sola relazione, a sedici anni”.
Ops.
Forse quello non avrebbe dovuto dirlo, si è nuovamente messo in ridicolo.
Si schiarisce la voce: “Beh, questo è davvero tutto”.
“Mmh...” mugugna Harry, alzandosi per sgranchirsi le gambe e facendo un giro per la stanza.
“Facciamo che ora ti dico quello che io ho visto di te?” lo sfida.
Louis lo guarda curioso, ma annuisce comunque, notandolo avvicinarsi alla sua scrivania disordinata: “Sei un tipo un po' caotico, ma curi come figli le cose a cui tieni di più; ti piacciono i videogiochi, i film fantasy e -lancia un'ulteriore occhiata alla libreria straripante- ti piace leggere. D'altronde fai il bibliotecario” prende in mano un libro e lo soppesa, pensieroso: “In realtà io sono più un tipo da poesia, sai?”.
Riprende a muoversi, mentre l'altro lo segue con lo sguardo.
“Mh, vediamo. L'ultima cosa che vorresti è dare un dispiacere ai tuoi genitori, ed è anche per questo che io sono qui... Ad ogni modo, questo mi fa dedurre che tu probabilmente sia fra i migliori del tuo corso, sbaglio?” osserva con soddisfazione mentre il liscio scuote la testa, incapace di spiccicare parola.
Harry si avvicina alla tavola di sughero che lui ha prima attaccato alla parete, e successivamente riempito di foto, come una sorta di collage modificabile; sfiora qualche immagine con le dita, sorride ad alcune e corruccia lo sguardo su altre: “Ami moltissimo tua sorella, per lei faresti di tutto ed è per questo motivo che sei disposto a passare un mese con una sposa folle; pensi che lei sia grandiosa e che tu sia solo uno sfigato, ed è per questo motivo che nelle foto lei compare spessissimo, mentre tu quasi mai”.
“Hai effettivamente pochi amici vicini, un biondo ed un moro, probabilmente vi conoscete da quando eravate bambini. Beh, sai che ti dico? Meglio pochi ma buoni, e dallo sguardo di quei due ragazzi, posso dirti che sono gli amici giusti” sorride vedendo l'espressione sbalordita di Louis.
Si gira verso il liscio, e con un indice gli punta una foto dove tiene fra le braccia un neonato, mentre incrocia gli occhi e fa una buffa smorfia con la bocca: “Sei bravo con i bambini, anche se in realtà ci avrei scommesso, visto che sembri un po' un bimbo tu stesso” ridacchia, seguito da Louis, che non può davvero negarlo: “Quello è il mio fratellino, Ernie -lo informa- è nato dall'ultimo matrimonio di mia madre, ha anche una gemellina, si chiama Doris” dice teneramente.
Harry fa per avvicinarglisi, ma all'improvviso si ferma, alzando un dito per aria: “Ah! E giochi a calcio! Ma questo preferirei non dirti come l'ho capito” mette su un'espressione angelica e torna a sedersi sul letto.
Louis assume un colorito tendente al rosso, facendo scoppiare a ridere il riccio.
“Avresti dovuto vedere la tua faccia, seriamente!”.
Continua a sghignazzare divertito sotto lo sguardo stupito di Louis: “In realtà ho visto la tua divisa” confessa infine, “E le tue cosce” aggiunge poi, ma solo per sé.
Si volta verso di lui e lo guarda con un sorriso conscio: “Allora? Come sono andato?”.
Louis boccheggia per qualche secondo, ancora stupefatto: “Grandioso, sul serio! -Scuote la testa lentamente- Hai detto cose di me che nemmeno io sapevo, cavolo!”.
“Forse è perché ti sei così abituato a dire che non c'è nulla di interessante da sapere su di te, che alla fine hai iniziato a crederci anche tu, hai iniziato a non dare la giusta importanza a tutte quelle piccole cose che fanno di te, te. Capisci?”
“Pen-penso di sì”
“E quello che ho messo in luce io sono sicuro che sia soltanto una piccolissima parte di ciò che sei in realtà, solo un piccolo pezzetto di Louis Tomlinson, c'è ancora così tanto da scoprire!”
Fissa lo sguardo sui suoi occhi azzurri e sospira: “Quindi, per favore, smetti di- svalutarti, così tanto, va bene? Perchè è- ingiusto. Permetti agli altri di scoprire la meraviglia che sei, non nasconderti più, okay?”.
Louis lo guarda di rimando, perdendosi nelle sfumature verdi degli occhi di Harry: hanno miliardi di punti diversi di colore, sono tremendamente belli, ovviamente.
Ma, sopra ogni cosa, sono sinceri.
E questo gli piace davvero un sacco.
Allora “Te lo prometto” annuisce con un sorriso timido, non staccando però il contatto visivo.
Harry mette in mostra le fossette, a prova della sua felicità.
“Bene! Forza, finisci la valigia, io la mia sono riuscito a farla prima di corsa, quindi abbiamo risparmiato un po' di tempo”.
“Ottimo” concorda il liscio “Poi avremo tempo di inventarci qualcosa anche durante il tragitto in treno” aggiunge, finendo di sistemare gli ultimi vestiti e chiudendo con qualche difficoltà la zip.
Alza il pollice al riccio, per poi scambiarsi un cinque un po' imbarazzante, ma che importa?
Si alzano e lasciano la stanza del padrone di casa per spostarsi nel salotto, davanti ad un paio di tazze di tè.
“Louis, dimmi: ti piace scrivere?” investiga, soffiando leggermente il vapore che deriva dal liquido ancora bollente.
“In realtà non è proprio il mio forte, sai... Sono più bravo con i numeri, penso”
“Beh, ora dobbiamo fare lavorare la nostra fantasia... D'altronde, dobbiamo o non dobbiamo inventare la migliore storia d'amore del secolo?!” esclama il minore con entusiasmo.
“Allora, per prima cosa: da quanto tempo stiamo insieme? Hai già detto qualcosa ai tuoi o abbiamo carta bianca?”
Louis appoggia la sua tazza sul tavolino e nega: “Sono sempre stato molto vago”.
“Meglio! Io suggerisco qualcosa come... Cinque mesi? Così stiamo insieme da un tempo sufficiente per spiegare la mia presenza al matrimonio, e allo stesso tempo sei scusato se non hai detto molto ai tuoi, perché volevi aspettare di essere sicuro su di noi”.
Louis sistema dei biscotti su un vassoio e concorda: “Mi sembra okay”.
Harry mangia uno dei frollini, poi si sfrega le mani per liberarsi delle briciole rimaste sulle dita: “Io ho dato il mio, ora tocca a te!” sente gli occhi che iniziano a brillargli: “Allora, dimmi: come ci siamo conosciuti?”.
Il liscio inizia a tossire, poi però riesce a riprendersi e sussurra: “Forse un'idea ce l'avrei...”.
 
 
“Ripetimi ancora una volta dov'è che vai?” domanda Liam, facendo partire la lavastoviglie con uno sbuffo.
“Doncaster” esala Harry, trattenendo a stento uno sbadiglio “Non è lontano”.
“Deve davvero piacerti, questo ragazzino” constata il suo amico, osservandolo divertito.
Rotea gli occhi: “Ragazzino? Ma se è più grande di te!”
“Però non hai negato il fatto che ti piaccia” gli fa notare con un sorrisetto acuto e una strizzata d'occhio.
“Oh, ma taci!” cerca di zittirlo saltandogli sulle spalle.
Che poi rischi di strangolarlo, è un altro conto.
Naturalmente.
Liam se lo scrolla di dosso con facilità e gli dà una spintarella: “Vai a dormire, Romeo! Chè domani devi alzarti presto per il tuo grande viaggio!” alza una mano e la muove con scenicità da sinistra a destra: “Harry al salvataggio del misterioso donzello di Donny” sussurra con fare cospiratorio, ricevendo in cambio uno scappellotto.
“Piuttosto, con tuo padre?”
“Uno schifo come al solito” rimane in silenzio per un secondo, riflettendo meglio: “Sai? In realtà non è stato poi così male. Ho conosciuto un ragazzo, Zayn. Ha davvero- qualcosa”.
“E' grandioso, amico! Senti, mi dispiace ma-” sbadiglia nuovamente, facendo ridere il castano: “Dài, va' a letto! Ne parleremo un'altra volta”.
Il riccio dà la buonanotte a Liam e si dirige con passo da zombie verso la sua stanza, borbottando a mezza voce: “Zayn... Non mi è nuovo, come nome”.
 
La mattina dopo Liam lo scrolla violentemente per farlo svegliare: “Apri gli occhi! Ho deciso di accompagnarti alla stazione, naturalmente passeremo prima a prendere il tuo bello, non vedo l'ora di  conoscerlo!” cinguetta, alzando le tapparelle per fare entrare la debole luce del sole delle sei e mezza di mattina.
“Ugh, ti detesto!” si lamenta Harry, coprendosi il viso con il cuscino.
“E poi non è il 'mio bello', sei tu che ti sei messo questa strana idea in testa” bofonchia da sotto il suo rifugio, facendo sbuffare il suo amico: “Harold, smetti di fare il bambino! Hai un compito da portare a termine!”.
“Già, è vero-”
“Devi fidanzarti con il tuo Louis entro la fine dell'anno!” esclama, allargando le braccia per enfatizzare il concetto e strappando poi le coperte da sopra il corpo del riccio.
“Vaffanculo, Liam!” si lamenta, posando un piede alla volta sul pavimento ed alzandosi con difficoltà, trascinandosi poi con passo pesante fino in cucina.
Poi che nessuno dica che è difficile svegliarlo, eh!
Non ci ha impiegato nemmeno i suoi soliti venti minuti.
Il castano gli porge una tazzina, sorridendo: “Ti ho già preparato il caffè, sbrigati a vestirti e ad avvertire il ragazzino”.
Grugnisce tirando fuori il cellulare e digitando velocemente un messaggio:
 
“Buongiorno, Louis!
Il mio coinquilino ci ha offerto un passaggio,
fra poco siamo da te!
-Harry”

 
Torna in camera pensieroso: che aspetto dovrebbe avere il fidanzato modello del figlio di una famiglia perbene ed agiata?
Perchè dall'umiltà di Louis non sembrerebbe, ma Harry è piuttosto sicuro che la sua sia una di quelle famiglie ricchissime, un po' come quella di Liam.
Alla fine alza le spalle e sceglie di indossare degli skinny neri ed una semplice camicia bianca.
Com'è che si dice? L'abito non fa il monaco, e lui è consapevole di potere contare comunque su una buona dose di charme.
Afferra la valigia e la porta fino all'ingresso, lasciandola andare per potersi allacciare le scarpe e per indossare la sua solita giacca.
“Lee?” chiama ad alta voce, venendo immediatamente raggiunto dall'altro.
“Ci sono!” mostra le chiavi della macchina che solitamente non usa mai e le fa tintinnare gioiosamente.
Harry lo guarda infastidito ed esce di casa.
“E' sempre così scorbutico, quando non dorme abbastanza!” si lamenta il castano, lasciando a sua volta l'appartamento.
 
In breve tempo raggiungono l'appartamento del liscio, così si affretta a scendere dall'auto per suonare il campanello; ad aprirgli c'è un biondo mezzo addormentato: “Non compriamo nulla, siamo studenti e siamo pure poveri, grazie e buona giornata” bofonchia con gli occhi chiari ancora mezzi chiusi ed il segno del cuscino sulla guancia.
Harry apre la bocca, ma il portone gli viene chiuso in faccia prima che lui possa emettere anche solo un suono.
Alza una mano, indeciso se riprovare a suonare, quando la porta si riapre, mostrando questa volta Louis: “Ciao Harry! Scusami per Niall, è solo che prima delle otto è sempre molto addormentato e poco reattivo” accenna con il capo al biondo che non è nemmeno arrivato in camera sua, crollando direttamente a dormire sul sofà.
Trattiene una risata e scrolla la testa: “Nessun problema!” risponde, prendendo la valigia del liscio al suo posto, e facendogli strada fino alla macchina nera di Liam; apre il bagagliaio e sistema la borsa di Louis accanto alla sua, aprendo poi la porta per il liscio.
Quando sono entrambi seduti, fa le presentazioni: “Liam, lui è Louis; Louis, lui è il mio coinquilino e amico, Liam”.
“Piacere” sussurra timidamente Louis, incontrando gli occhi del castano nello specchietto retrovisore, avendo Liam già ripreso a guidare.
“Aw, ma quanto è tenero! Haz, avevi proprio ragione!”.
Louis arrossisce, mentre Harry si sporge per tirare un cazzotto sulla spalla dell'amico, sibilando: “Stai zitto, non metterlo a disagio!”.
Tira fuori una scatolina dalla giacca e se la rigira lentamente fra dita: “Mh, senti, ho pensato che forse per rendere più convincente la cosa, potremmo indossare queste -porge la scatola a Louis, continuando a spiegare- Potremmo dire che sono state il regalo per il quinto mesiversario, magari”.
Louis spalanca gli occhi, quando vede due semplici fedine identiche fra loro, differenti soltanto nelle misure: “Sono- anelli” commenta, dandosi poi dello stupido, perché è ovvio che sono anelli!
Harry comunque annuisce, aspettando una risposta.
“A me sembra geniale” interviene Liam, che ha ascoltato indisturbato tutta la conversazione.
“S-sì. Concordo anche io con lui” annuisce infine, alzando lo sguardo verso Harry, che prende l'anello più piccolo e la mano di Louis, sistemando la fedina sul medio della mano sinistra, copiando poi la stessa azione su sé stesso.
“Ecco fatto” esclama fieramente, avvicinando la mano a quella dell'altro per mettere in mostra gli anelli.
Liam ferma la macchina davanti alla stazione: “Eccoci qua, ragazzi! Ah, aspettate prima di scendere!” tende una mano verso Harry: “Dammi il tuo telefono, ci scatto un selfie: quale findanzato non fa conoscere alla propria metà i suoi amici?” dice scherzoso, slacciandosi la cintura per potersi spostare più verso il centro; alza entrambe le braccia e urla: “Dite cheese!”.
Il riccio poi si riprende il cellulare e guarda lo scatto: Liam con il suo solito sorriso sornione in prima fila e lui e Louis appena dietro, lui a stringere le sue spalle con un braccio mentre il maggiore sorride con un pollice alzato.
Sembrano quasi veri.
“Grazie mille, Liam” lo ringrazia educatamente Louis, scendendo dall'auto e tirando fuori i bagagli, appoggiandoli a terra mentre aspetta che Harry saluti il suo amico.
“Ciao, belli!” urla Liam dal filestrino spalancato, mentre si è già rimesso in carreggiata.
Harry scuote debolmente la testa, chiedendosi almeno per un secondo dove diamine se lo è andato a cercare, un tipo come Liam.
“Andiamo?” domanda poi, accennando all'ingresso della stazione.
“Andiamo” concorda anche Louis.
 
“Il nostro binario è il 9” lo informa Louis dopo avere controllato sui biglietti, che ha insistito per potere pagare.
“Quindi, dovremmo andare... Da quella parte!” continua, indicando con un dito il sottopassaggio che porta agli altri binari.
“D'accordo” gli sorride Harry, apprestandosi a seguirlo; quando arrivano dall'altra parte il treno è già fermo, quindi decidono di salire subito, cercando i propri posti.
Il riccio ride, notando i tentativi a vuoto di Louis di mettere via la valigia nel vano sopra di loro  e per questo viene prontamente fulminato da uno sguardo agghiacciante: “Ti limiti a ridere, o hai intenzione di aiutarmi?”.
Harry rimane per qualche momento senza parole, scosso da quel cambio improvviso di tono, poi riprende a sorridere e mette via i loro bagagli: “Cavolo Louis, e chi se lo immaginava che potevi incutere così tanto timore con una sola occhiata?!” lo prende in giro bonariamente, sedendosi poi al suo fianco.
Louis porta entrambe le mani alla bocca, mostrando uno sguardo dispiaciuto: “Oddio, oddio, mi dispiace, scusami! Mi scusi? Non volevo, è solo che questo è proprio un punto debole, per me... L'altezza, dico... Mi dispiace-”
“Smetti di scusarti, Louis! Non hai fatto nulla di male” cerca di tranquillizzarlo, posandogli una mano sul ginocchio, facendolo sobbalzare.
Sospira, ritirando la mano e portandosi indietro i capelli: “Ecco, a proposito di questo... Dobbiamo assolutamente iniziare a lavorare sulle PDA”
“Che cosa?” chiede confuso l'altro.
“PDA, le dimostrazioni pubbliche di affetto. Non possiamo permetterci che tu salti ad ogni tocco, si suppone che siamo abituati a stare vicini, no?” si gratta il mento e pensieroso, aggiungendo: “E penso che dovremmo anche trovarci dei diminutivi, ma non dovrebbe essere difficile, io potrei chiamarti Lou, poi ci sono i classici amore, tesoro... Che ne dici?”.
Louis annuisce cautamente, riflettendo: “Liam ti ha chiamato Haz... Posso farlo anche io?” domanda timidamente, facendolo sorridere di rimando: “Certo, Lou”.
“Okay, Haz!” ride il liscio, facendo comparire delle piccole rughette al fianco dei suoi occhi.
“Forse potrei chiamarti anche... Baby Cakes?” propone insicuro e profondamente imbarazzato, osservandolo da sotto il ciuffo di capelli.
“Puoi chiamarmi così, ma solo se io posso chiamarti Sweetcheeks” propone allora Harry, allungandogli una mano come per concludere un contratto.
“D'accordo!” concede Louis, rilassandosi poi sul suo sedile: “Come mai Sweetcheeks?”
“Perchè hai delle guanciotte dolci” ammette Harry senza problemi, facendogli inevitabilmente strabuzzare gli occhi per la sorpresa.
 
Il resto del viaggio è piuttosto tranquillo, si smezzano un pacchetto di biscotti ed Harry acquista due piccoli tetrapack di succo dal vagone ristorante.
“Spero non ci debbano servire, ma ieri ho chiesto a Niall -il mio coinquilino- di photoshoppare alcune foto con noi insieme, ed altre anche con alcuni amici” gli porge il cellullare già aperto sulla galleria fotografica, ed Harry iniziare a sfogliare le immagini.
Ogni tanto gli scappa un sorriso: “Sono davvero ben fatte, sembrano vere!” commenta, alzando lo sguardo sugli occhi azzurri del ragazzo.
“Lo so, Niall ha tipo- Un dono, per queste cose. Di solito lo usa per photoshopparsi al fianco di Megan Fox, però...” sghignazzano, ottenendo le occhiate infastidite di alcuni passeggeri un po' troppo burberi.
“Mi piace questa!” punta con un dito verso lo schermo, che sta mostrando una foto dove Louis porta in spalla Harry, entrambi che mostrano la lingua.
“Oh, sì! Niall ha sostituito la tua faccia con la sua... Penso che abbia un po' stalkerizzato il tuo profilo Facebook, in effetti!”.
Harry sgrana gli occhi, allarmato: “Facebook, cavolo!”
Oh!” esala l'altro, improvvisamente conscio.
“Hai capito, vero? Di solito le coppie si taggano nelle foto, o si scrivono, o mettono pubblica la loro relazione... Però se lo facessimo oggi si vedrebbe la data!” si tortura le labbra con due dita, pensieroso.
“Beh, mia sorella sa che io ho Facebook, ma su di te non sa nulla... Quindi, magari potresti disattivarlo, giusto per questo mese? Se non è un problema, naturalmente-”
“Sei un genio, Sweetcheeks!” esclama Harry, prendendogli il viso fra le mani e lasciandogli un rumoroso bacio sulla fronte, che lo fa raggelare.
Harry lo stringe fra le braccia, avvicinando la bocca al suo orecchio: “Ricordi? PDA. Ti avevo avvisato”.
E certo, è vero, lo aveva fatto, ma decisamente Louis non si sente pronto; fortunatamente il riccio gli ha fatto posare la testa sul suo petto, così che può mascherare la sua vergogna e specialmente i piccoli brividi che ancora prova se ripensa a quella voce roca che gli ha sussurrato direttamente nell'orecchio.
Si rilassa completamente contro il petto di Harry; se non fosse così agitato probabilmente riuscirebbe anche a sentire il cuore del ragazzo battere un pelo troppo forte del normale, invece si limita a chiudere gli occhi e a sospirare, sperando che il minore non capisca quanto tutto quello sia per lui completamente nuovo, un territorio inesplorato.
Sperando che, almeno lui, non lo consideri un completo sfigato.
Harry continua ad ammirare il lavoro di Niall; certe foto gli fanno sentire una strana stretta, una sorta di tenaglia allo stomaco.
Si illumina al vedere una delle immagini: “Oh, Lou! Guarda questa, è così tenera...” sospira davanti alla foto che li ritrae abbracciati stretti stretti, nemmeno fossero un'ancora di salvezza l'uno per l'altro.
Non ottenendo risposta guarda verso il basso: “Lou?”.
Oh...” esala teneramente, quando si accorge che si è addormentato su di lui.
Si prende qualche secondo per ammirare quella vista e poi tira fuori il suo cellulare e scatta una nuova foto; la fissa a lungo, soddisfatto.
Una volta sveglio Louis nemmeno se ne accorge, ma non si stacca da Harry e continua per tutto il viaggio a guardarsi la mano, tremando un po' perchè in cuor suo vorrebbe che quell'anellino non dovesse raffigurare in realtà soltanto una mera bugia.
Harry, dal canto suo, una volta scesi dal treno lo sorprende facendolo bloccare in una chiazza di sole e scattando una nuova foto, questa volta dove il riccio lo bacia sulla guancia.
Alza una mano fino alla guancia, che ancora si sente pizzicare, e osserva le spalle del ragazzo che ha ripreso a camminare verso l'uscita.
“Lou? Non vieni?”.
Annuisce: “Arrivo!”.
 
 
“Staremo dai miei, ma penso ci daranno stanze separate perché sono piuttosto all'antica, quindi almeno su quel punto non avremo problemi” sussurra Louis, mentre sono seduti sul taxi.
Harry vede che gli tremano le spalle, così lo stringe con un braccio: “Andrà tutto bene, fidati di me”.
L'auto si ferma davanti ad un giardino ben curato, che separa una grande casa bianca dalla strada.
Bingo” pensa Harry.
Trascinano i trolley per il vialetto lastricato che precede la porta; prima che Louis suoni si sente stringere una spalla.
Sorride grato ad Harry e dopo un grosso respiro si decide a fare trillare il citofono.
“Boo Bear! Il mio bambino! Fatti vedere, ma quanto sei cresciuto?” grida una donna dai capelli castani, appena aperta la porta.
Fa cadere di mano la valigia a Louis, mentre lo stritola fra le braccia; si scioglie sentendo la sua risatina, palesemente felice.
“Non sono cresciuto per nulla, mamma, e lo sai bene!” ridacchia ancora, stringendola di rimando.
La donna si stacca per farli entrare: “Venite, venite! Fuori fa freddo, entrate in casa!”.
“Louis?” domanda poi, guardandolo con aspettativa.
“Oh! Oh, certo! -Si schiarisce la voce- Mamma, questo è Harry il mio... Il mio...” inizia a parlare, lanciando un'occhiata disperata al riccio alle sue spalle, chiedendo aiuto ma: “Oh, mio Dio! -Urla la donna- E' il tuo fidanzato!” esclama, afferandogli la mano sinistra per osservare la fedina.
“Sì. Erhm... Harry è il mio fidanzato. Harry, questa è mia madre, Jay” termina finalmente di presentarli.
“E' un piacere conoscerla, signora Deakin” dice educatamente, aprendo ancora di più il sorriso quando la donna gli dice di chiamarla semplicemente con il suo nome di battesimo.
“Oh, il mio bimbo!” sussurra nuovamente, osservando il figlio con occhi lucidi.
“Scommetto che ti piacerebbe vedere le foto di Lou da piccolo, vero, Harry caro?”
“Mi piacerebbe moltissimo, Jay!” sorride sornione, godendosi l'imbarazzo di Louis, che però lo trascina verso la scala per il piano superiore: “Mamma, non mi sembra proprio il caso! Poi stiamo viaggiando da questa mattina, siamo stanchi, forse dovremmo dormire un po'!”.
Jay annuisce comprensiva, superandoli per fare loro strada: “Hai ragione, tesoro, vi mostro subito la vostra camera”.
“In che senso?” chiede insospettito “Harry non starà nella camera degli ospiti?”.
“Oh, ma certo che no, sciocchino!” ride la donna “Non è che ci aspettiamo che tu sia ancora vergine, sai?”.
Piccolo particolare, Louis lo è.
Ma comunque.
“E poi Lottie ha trasformato quella stanza nel suo guardaroba, quindi è praticamente inagibile!”.
Si fermano davanti ad una porta che viene immediatamente spalancata: le pareti della sono bianche, ma riempite di poster di calciatori, locandine di film e videogiochi vari.
C'è un letto da una piazza e mezzo al ridosso della parete, un armadio non troppo grande ed una scrivania vuota.
Stop.
“Harry, sei sicuro che per te non sia un problema?” lo interroga supplicante.
“Certo che no, amore!” trilla lui, facendogli presente con lo sguardo che sua madre non li ha ancora lasciati soli.
“Perfetto, erhm, tesoro!” gli risponde allora.
Aw! Quanto siete teneri!” commenta felice Jay, chiudendo la porta per lasciarli finalmente soli.
Louis sospira di sollievo, accasciandosi sulle coperte blu del suo vecchio letto, seguito subito dopo da Harry.
Respirano all'unisono, entrambi cercando di calmarsi e di mettere ordine fra i loro pensieri.
“E ricordate che ho il sonno leggero!” urla una voce maschile da dietro la porta, facendosi grosse risate.
Ew. Quello era Dan, il marito di mia madre” spiega Louis, voltandosi su un fianco per fronteggiare Harry.
Un ciuffo di capelli gli è caduto sugli occhi, così il riccio glielo sposta delicatamente, lasciando poi le sue grandi mani a formare una conca per contenere il viso di Louis: “Andrà tutto bene” gli ripete ancora una volta, stringendoselo addosso.
E forse ha mentito, forse non lo fa per esercitarsi con le “PDA”.
Non solo, almeno.
 
“Okay, quindi ora scendiamo e pranziamo con la mia famiglia, se ti va?” Louis si alza con uno sbuffo, mettendosi in equilibrio prima su una gamba e poi sull'altra, per potersi togliere le scarpe.
Muove le dita per sgranchirle, mettendo ulteriormente in mostra le calze nere a righe bianche.
“Se vuoi puoi toglierle anche tu” dice indicando gli anfibi di Harry.
Si parano davanti alla porta ancora chiusa, scambiandosi una breve occhiata.
“Ora arriva la parte difficile, vero?”
“Ci puoi scommettere, Louis”.
Affera la maniglia, tirandola giù con decisione, aprendo la porta.
Fa il primo passo fuori dalla stanza, aspettando di essere seguito dal liscio per incominciare a camminare verso le scale; una volta qui si ferma nuovamente, girandosi per fronteggiare l'altro ragazzo.
Gli prende una mano, intersecandola con la propria, prendendo poi a scendere il primo scalino.
Louis, senza nemmeno accorgersene, aumenta progressivamente la stretta.
Insieme entrano nella cucina, osservando Jay lavorare indaffarata tra i fornelli.
La donna sbuffa per tirarsi via un ciuffo scuro di capelli dagli occhi, continuando a mescolare dentro ad una profonda pentola.
“Oh, ragazzi! Visto che siete qua potete aiutarmi, apparecchiate in sala da pranzo, sì?”
“Certo, Jay” sorride affabilmente Harry, voltandosi verso Louis per farsi indicare le varie credenze; lui nel frattempo ha aperto uno degli sportelli per andare a prendere i piatti, ma pur mettendosi sulle punte non riesce ad arrivare a toccarli nemmeno con i polpastrelli.
Grugnisce insoddisfatto, iniziando a saltellare: sa che se nemmeno questo funzionerà dovrà passare alla fase successiva, ovvero afferrare uno degli sgabelli della penisola ed arrampicarcisi sopra.
Harry a quella buffa vista ridacchia amorevolmente, raggiungendo il ragazzo e sporgendosi da dietro le sue spalle per afferrare i piatti: “Sempre così minuto, il mio Lou” sussurra, facendosi però comunque sentire dalla donna: “Lo è, non è vero?”.
Annuisce, mentre Louis incrocia le braccia al petto, offeso.
Amore, sai che non devi offenderti, adoro il tuo essere così piccolino” dice, posizionandosi dietro di lui per potergli stringere il petto con le braccia, mentre posa il volto sul suo capo, facendolo boccheggiare dalla sorpresa.
“Hai proprio ragione, Harry!” conviene la donna, buttando della pasta nell'acqua bollente.
“E figuriamoci se non eri d'accordo con lui!” si lamenta, ma neanche tanto sul serio, ancora leggermente confuso da quel contatto prolungato.
Sua madre ride allegramente: “E' solo che è così bello vedervi vicini! Tu così tanto più minuto di Harry... Sembrate fatti apposta per incastrarvi fra di voi, non potete nemmeno comprendere quanto belli in realtà siate -alza le spalle- O magari io sono solamente di parte, perché tu sei il mio bambino!”.
Mamma!”.
Jay lo ignora candidamente, mentre loro si sbrigano ad apparecchiare il tavolo.
“In realtà non è nemmeno totalmente colpa tua se non sei arrivato ai piatti, l'ultima volta li ho fatti sistemare a Dan, ma quell'uomo è un gigante ed inoltre non ha molto senso pratico” alza gli occhi al cielo, sospirando fintamente affranta.
Ah! Visto?!” si riscuote Louis, puntando l'indice contro il ragazzo prima di correre nella sala per stravaccarsi sul divano.
Harry scuote debolmente la testa verso Jay, come a dire “Che ci posso fare?” e termina di sistemare le posate.
“Harry, potrei parlare un attimo con te?” vede la donna abbandonare finalmente i fornelli, per poterlo guardare dritto negli occhi.
“Ho sempre avuto paura per il mio Louis, sai? Mi spezzava il cuore pensarlo sempre così solo...” si morde un labbro, sovrappensiero: “Anche da bambino era così chiuso, ma pensavo che fosse una fase, sai? Che con l'età le cose sarebbero migliorate. Non è successo”.
Sospira, sedendosi su uno sgabello, invitando il ragazzo a fare lo stesso: “Probabilmente Lou ti avrà già raccontato tutto, e se non lo ha fatto, non sta a me, ma- Sono certa di una cosa. Gli occhi del mio bambino sono belli, vero?”.
Harry annuisce, sorridendo ampiamente: “Sono meravigliosi, sì”.
Jay sorride compiaciuta: “Mi fa piacere sapere di avere fatto un buon lavoro -ride-. Quello che volevo dirti, però, è che io non li avevo mai visti più belli di così, perché sono sempre stati così- vuoti, freddi, tristi. Eppure basta che lui posi lo sguardo su di te, e quelli si illuminano, si sciolgono, diventano immediatamente più caldi”.
Sgrana lo sguardo: “Se non è amore questo, allora non so cosa lo è. Posso vederlo anche dai tuoi occhi, che lo è. Solo, non ferire il mio bambino. Non se lo merita, e io ne morirei, se lui soffrisse” si raccomanda, guardandolo seriamente.
“Oh, Jay. E' decisamente l'ultima cosa che vorrei, ferire Louis” dice sinceramente, appoggiando una mano su quella della donna, che subito dopo si alza con un salto energico: “Bene! Sono contenta di avere avuto questa conversazione con te, ma forse è meglio se ora vai da mio figlio, probabilmente crederà che io ti abbia rapito”.
Harry prende la stessa direzione seguita poco prima da Louis, notandolo accomodato sul sofà.
“Ehi!” lo saluta lui, non accennando a muoversi per fargli un po' di spazio dove potersi sedere, così che il minore gli si ferma davanti, le braccia sistemate sui fianchi ed un sopracciglio alzato ironicamente: “Ebbene?”.
Louis prova ad ignorarlo, continuando a guardare le immagini che passano sullo schermo del televisore, sbuffando quando nota che il riccio gli sta bloccando la visuale; fa salire lo sguardo lungo le sue gambe infinite, arrossendo appena, osserva poi il petto tonico e quelle labbra che lo hanno attirato sin da quel primo giorno nel bar, così tanto piene e rosse, ora corrucciate in un piccolo broncio.
“Uffa! Dirti di no è impossibile, lo sai?” si lagna, abbassando le gambe sul pavimento per farlo sedere al suo lato.
“Lo so” ammette Harry, ghignando un poco “Però così non va bene” riflette ad alta voce.
Uh?” fa appena in tempo a pronunciare Louis, sentendosi poi all'improvviso venire meno il divano da sotto di sé.
Cosa stai facend-” tenta nuovamente di domandare, venendo zittito da Harry, che con uno strano movimento riesce a scivolare sul divano e a fare finire Louis sopra di sé; gli alza le gambe per fargliele stendere nuovamente, mentre la sua schiena riposa contro il bracciolo del sofà.
Harry sospira soddisfatto: “Così va meglio” sospira, schioccandogli un bacio sulla guancia, facendolo diventare del suo solito color pomodoro.
“Perchè lo stai facendo? -Sussurra Louis- Non c'è nessuno qui!”
“Beh, abbiamo detto che devi abituarti, no?” spiega il minore, afferrando il telecomando per ripassarlo al liscio.
Oh. Oh, sì giusto” abbassa lo sguardo sulle proprie mani, incrociate sul suo ventre, perso fra i suoi pensieri che virano dal “Sei uno stupido Louis, ma cosa ti credi?” a “E' pagato per essere qui. Pagato”.
Sussulta quando Harry, senza staccare lo sguardo dal televisore, gliene prende una fra le sue, iniziando ad accarezzarla lentamente.
 
Niall e Zayn oltrepassano le porte della sede della loro università, discutendo amabilmente: “Ti dico che per me fra Malfoy padre e Malfoy figlio non c'è poi tanta differenza” scrolla le spalle il moro, tastandosi le tasche della giacca di pelle, in cerca di un accendino, la sigaretta già stretta fra le labbra ballonzola appena mentre parla.
Si fermano poco oltre le porte di vetro, vicino al muro; Niall muove in maniera agitata le mani per aria: “Ma no, ma no! Draco voleva soltanto rendere fiero suo padre, ed inoltre aveva paura di Voldemort, e poi ti ricordo che non ha svelato l'identità di Harry, quando-”.
Zayn lo ferma con un cenno, passando a tastarsi le tasche dei jeans stretti.
“Quindi era solo un codardo, ed ho ragione io” mormora, aprendo la tracolla per iniziare a guardarci dentro, facendo sbuffare il biondo.
Riposa la stecca dietro l'orecchio per potere parlare più liberamente, mentre fruga fra le varie matite ed i pennarelli che riempiono la sua cartella.
“Per quanto riguarda suo padre, beh. Avrebbe potuto ribellarsi, suppongo. Se Draco non avesse creduto in quegli ideali, avrebbe dovuto dirlo a Lucius, imporsi. E se lui non lo avesse accettato, allora fanculo!”.
Rotea gli occhi, chiudendo di scatto la tracolla.
“Mh, interessante” interviene una voce che a Niall non dice nulla, mentre a lui fa venire in mente occhi color cioccolato.
Si volta verso la voce, assumendo un'espressione interrogativa.
“Zayn Malik!” esclama Liam, sorridendogli affabile: “Cosa fai qui?”.
“Potrei chiederti lo stesso, Liam Payne” lo copia, mettendo più enfasi nel pronunciare il cognome “Comunque sono appena uscito da lezione” indica l'edificio con un pollice.
“Io passavo solamente di qua, suppongo” gli dice, mostrandogli con un occhiolino un accendino.
Zayn si rimette la sigaretta in bocca, avvicinandosi per fargliela accendere.
Aspira, trattenendo il fumo: “Grazie” esala infine, soffiando via il fumo dal naso.
Liam lo osserva portare la sigaretta alle labbra ancora una volta, prima che una voce lo riscuota: “Ehi! Ma io ti conosco!” dice qualcuno con un particolare accento irlandese.
Liam si volta con curiosità, vedendo un ragazzo biondo un po' basso, che però non gli ricorda nessuno.
Sorride: “Mi dispiace, ma penso tu ti stia sbagliando”.
“No, no! Sono sicuro, sto solo cercando di ricordare dove- Ma certo! Tu sei l'amico di Harry! Harry Styles!” esclama Niall, battendosi un pugno sul palmo della mano, contento di essere giunto a sbrogliare quel mistero.
Il castano spalanca la bocca: “Sì, ma tu come..?” domanda, incespicando appena, facendolo ridere: “Siamo amici di Louis, noi” indica sé stesso ed il moro, appoggiandogli poi un braccio sulle spalle “E ti ho riconosciuto perché ho modificato alcune delle foto di Harry e Louis per fare sembrare che fossero insieme” spiega gentilmente.
“Una cosa non mi è chiara” aggrotta la fronte, pensieroso: “Ma voi come vi conoscete?” fa volare lo sguardo fra i due, confuso.
“Una delle pallosissime feste a cui deve partecipare mio padre con tutta la famiglia al seguito” fa una smorfia Zayn, buttando a terra il mozzicone per poi schiacciarlo con il tallone delle sue AllStar nere alte.
Liam ride: “Beh, visto che la festa pallossisima si teneva a casa della mia famiglia e che l'aveva organizzata mio padre forse dovrei dissentire...” alza le spalle “Però in realtà sono d'accordo con te, sono una palla assurda!” sghignazza insieme agli altri due.
“Quindi tu sei figlio di quel Payne -commenta Niall- Beh, penso di poterti capire, i miei genitori sono senatori” confessa con nonchalance, nemmeno fosse una cosa da tutti i giorni.
“Zayn, noi ci vediamo dopo, okay?” il biondo lo saluta con un abbraccio veloce, salutando con un sorriso anche Liam.
“Sembra un po' iperattivo, il tuo amico” rompe il silenzio il castano “Cosa studi, piuttosto?”.
“Belle arti” sorride orgoglioso Zayn, mettendo in mostra i denti perfettamente bianchi.
A volte è semplicemente ingiusto quanto qualcuno sia in grado di essere così perfetto in maniera naturale, già.
“Tu invece come conosci Harry?”
“Siamo coinquilini e colleghi di lavoro” spiega semplicemente, con sguardo furbo.
Zayn sembra sorpreso: “Davvero?!” ha gli occhi sgranati, una mano a tenere ferma la borsa sulla spalla.
“Sì -ride- Ma non è come se fossimo gigolò... Siamo davvero solo accompagnatori. In realtà il caso di Louis è piuttosto particolare”.
Il moro storce un attimo il naso, prima di decidersi a parlare: “Scusami se sono indiscreto, ma... Perchè lo fai?”.
“Beh, in effetti non è che io ne abbia davvero bisogno, diversamente da Harry. Però volevo essere il più indipendente possibile dalla mia famiglia, aggiungici poi che fare un dispetto del genere a mio padre mi era sembrata un'ottima idea e ta-dah!” Liam si stacca dal muro contro cui era appoggiato, mostrandosi con un ampio gesto delle mani: “Suppongo di avere fatto quello che secondo te Draco avrebbe dovuto fare, nevvero?”.
Zayn annuisce ridacchiando: “Ribellarti, yep. Comunque dovresti parlarci. Con tuo padre, dico. Metterlo davanti ad un bivio, ad una scelta. O te e la tua felicità, oppure si può scordare di vederti ancora. Non ti meriti il trattamento che ti dedica, Liam” gli dice sinceramente dispiaciuto, facendogli spalancare gli occhi , non aspettandosi quelle parole.
“Grazie, Zayn” sorride “Ho parlato poco con tuo padre, ma mi è sembrato davvero un buon uomo, e quando parlava di te si poteva capire quanto bene ti vuole”.
“Lo so, sono molto fortunato” gli lascia una pacca sulla spalla, allungandogli poi un bigliettino: “Questo è il mio numero di telefono se, sai- Se avrai bisogno di qualcuno con cui lamentarti di quel tiranno” gli lancia un'occhiolino, prima di dargli le spalle e allontanarsi fischiettando, indossando le cuffiette per la musica alle orecchie.
 
Louis ancora mezzo addormentato si allunga maggiormente sul divano, stiracchiando le gambe; strofina il capo contro la mano di Harry, che gli sta passando delicatamente le dita fra i capelli.
Praticamente miagola, quando il riccio inizia a massaggiargli la cute, non accorgendosi veramente della situazione in cui si trovano.
Lo scatto di una macchina fotografica gli fa aprire velocemente gli occhi; si guarda attorno confusamente, prima di notare sua madre stare in piedi davanti alla porta del salotto, con una Canon in mano.
Le rivolge uno sguardo interrogativo, allontanandosi subito da Harry e stropicciandosi le mani sugli occhi per mandare via gli ultimi residui di sonno.
“Mamma, ma che fai?!” sbadiglia imbarazzato, alzandosi in piedi, seguito anche dall'altro ragazzo.
La donna emette un risolino: “Mi dispiace tesoro, è solo che- Guarda!” gli si avvicina per mostrargli lo schermo della macchina “Guarda come eravate carini! E poi sono sicura che non vi dispiaccia avere dei ricordi, no?”.
“Ma certo che no, Jay” le sorride Harry, tirandosi indietro dei ricci fastidiosi.
“I gemellini dove sono? Non li ho ancora visti da quando sono tornato”
“Stanno passando la giornata con i genitori di Dan, li riporteranno a casa questo pomeriggio, così potranno conoscere anche il loro nuovo zio!” esclama contenta, andando ad aprire la porta d'ingresso, avendo sentito il campanello.
Un vortice di capelli argentei/biancastri -decisamente tinti- fa il suo ingresso trionfale.
“Ciao mamma!” saluta Lottie, sbattendo la porta alle sue spalle.
“Ciao cara! Come sta Tommaso?”
“Molto bene, grazie! Oh, Louis! Sei arrivato, finalmente! C'è così tanto da fare!” gli va incontro per lasciargli un abbraccio veloce, osservando poi con curiosità il ragazzo al fianco di suo fratello.
Analizza con sguardo critico i suoi skinny jeans, il maglione un po' largo ed i boccoli castani, soffermandosi poi sugli occhi verde foglia; tutto ciò non passa inosservato a Louis, che inizia a fremere, facendo passare lo sguardo dall'uno all'altro.
Anche Harry sta osservando la ragazza, ma decisamente in maniera più discreta: nota che anche lei ha gli occhi chiari, ma secondo la sua opinione non sono nemmeno paragonabili a quelli di Louis, decisamente no.
Quelli di Lottie sono azzurri, quelli di Louis sono... Indescrivibili. Un misto fra ghiaccio, verde e grigio.
Scrolla leggermente il capo; decidendo che c'è già stato troppo silenzio apre la bocca per parlare, ma la giovane lo frena, alzando una mano davanti al suo viso: “Ah-ah! Non dirmi nulla! Tu devi essere il nuovo fidanzato di LouLou!” gioisce, annuendo convinta “Bella scelta” aggiunge poi, facendo un occhiolino al fratello e avvicinandosi al riccio per schioccargli tre baci sulle guance.
Louis tira indietro Harry, passadogli un braccio dietro la schiena e avvicinandolo a sé, lanciando un'occhiataccia alla sorella, che ridacchia: “Ma guardatelo! Tutto geloso!” continua a ridere, posandosi una mano fresca di manicure sulla bocca.
Harry abbassa lo sguardo sul liscio, consapevole del probabile tenue rossore che avrebbe trovato sulle sue guance; gli sorride leggermente, mentre i loro sguardi si scontrano per un secondo, lasciandogli poi un bacio sul capo.
Ooowh!” sospirano all'unisono le due donne, abbracciandosi mentre li osservano con sguardo smielato; la prima a riprendersi è la madre, che batte un paio di volte le palpebre e poi spinge tutti verso il bagno per lavarsi le mani: “Forza! Ero venuta per dirvi che è pronto il pranzo, ma come minimo ora si sarà tutto freddato!”.
Si siedono tutti al tavolo, iniziando a mangiare; Lottie poi stacca un pezzo di pane, e tenendolo fra due dita inizia a sventolare per aria una mano: “Oh, Louis, ho così tante idee per il mio matrimonio! Dovrà essere qualcosa di spettacolare, con tanti fiori, tanti invitati, le damigelle e tutto!” esclama felice, con gli occhi brillanti.
Louis le sorride: “E' fantastico, Lots! Avete già deciso la data?” prende una forchettata di spaghetti, inseguendone uno attorno alla forchetta con la lingua, per cercare di non sporcarsi; nota lo sguardo interessato di Harry e smette immediatamente, ritornando con l'attenzione sulla sorella.
“Ovviamente! Tommy ed io abbiamo optato per il 26 Dicembre!”.
Fa un paio di rapidi calcoli a mente: oggi si trovano al 30 Novembre...
Questo significa che hanno meno di un mese per organizzare tutto, onestamente inizia a temere che quelli saranno davvero giorni d'inferno.
Harry gli stringe un ginocchio da sotto la tavola per tranquillizzarlo e “Jay, sei una cuoca fantastica!” si complimenta sinceramente.
Quando si alzano da tavola Lottie di nascosto fa i pollici in su a Louis ed osservando il riccio da dietro sillaba al fratello silenziosamente: “W-O-W!”.
Louis la guarda storto ancora una volta e si allontana per rispondere al telefono: “Sì?”.
“Tommo, sono Niall!”
Harry entra nella stanza, sedendosi sul letto, ma rimane in silenzio quando si accorge che il liscio sta parlando al telefono.
“Ehy, bello!” lo sente esclamare e okay, a quello aggrotta la fronte.
“Come stai?” aggiunge poi Louis, sedendosi accanto ad Harry e poggiando il capo sulla sua spalla, sorprendendolo; non dice nulla e si limita a stringerlo fra le braccia.
“Magnificamente, come sempre! -ride il biondo- Ma comunque, in realtà ti ho chiamato per parlare di un incontro particolare a cui ho assistito oggi...”.
“Non capisco” si acciglia, confuso.
“Mai sentito parlare di un certo Liam? Liam Payne?” esala soddisfatto Niall, osservandosi le unghie compiaciuto.
“Liam?!” trasale, facendo sollevare lo sguardo anche al riccio.
“Che c'entra Liam?” borbottano in sincrono, ridendo appena fra di loro.
“Che ne dite se...” inizia a dire Niall, raccontando loro il suo piano.
 
 
“Harry?”
“Mh?”
“Secondo te come sono andato fino ad ora?” borbotta sul suo collo, non essendosi ancora spostato.
Non potete mica fargliene una colpa, dopotutto si sta davvero troppo comodi, così!
“Sei arrossito davvero un sacco” esordisce, ridacchiando “Però a me piace quando ti succede, quindi direi che sei stato grandioso” lo rassicura, stringendo appena la presa attorno alle sue spalle.
Louis si guarda la mano, facendo girare l'anello attorno al dito, pensieroso.
“E' strano -dice ad un certo punto- Sì, insomma... Ci conosciamo da così poco ma io sto bene con te!” ammette timoroso, con un po' di vergogna.
“Anche io sto bene con te, Lou”
“Ed è come se tu sapessi un sacco di cose su di me, mentre io su di te so solo che ti chiami Harry, che hai ventun'anni, che preferisci la poesia e che da ragazzino lavoravi in una panetteria”.
Il riccio lo guarda sorpreso: “Non credevo che ti ricordassi davvero queste cose! Chiedimi- chiedimi quello che vuoi”.
“Parlami di te. Mi piace la tua voce” sussurra, chiudendo gli occhi azzurri e mettendosi più comodo.
“Sono nato ad Holmes Chapel, i miei genitori si sono separati e mia madre si è risposata da poco. Ho una sorella maggiore, si chiama Gemma ed è davvero molto intelligente” l'affetto trapela evidentemente dalle sue parole.
“A diciotto anni ho deciso di trasferirmi a Londra per essere il più indipendente possibile. Mi sarebbe piaciuto studiare fotografia, ma non avevo abbastanza soldi, quindi ho iniziato a cercare un lavoro, ed eccomi qua!”.
Stringe gli occhi, come per acchiappare un vecchio ricordo: “Una sera sono in un bar e mi si avvicina questa signora, tutta vestita elegante. Mi spiega di cosa si occupa la sua agenzia e beh- Inutile dire che ci ha ricamato sopra un bel po', dicendomi che avrei potuto aiutare un sacco di persone” storce il labbro in una smorfia: “In realtà credo di avere aiutato soltanto ad aumentare l'ego di un sacco di gente. Tu sei il primo che mi sta davvero a cuore”.
Louis non apre gli occhi, ma sorride: “Grazie per essere qui con me”.
 
 
“Smettete di fare cosacce e venite a fare colazione, piccioncini!” viene svegliato dall'urlo di Lottie, che sbatte allegramente un pugno sulla porta; inforca gli occhiali che gli erano caduti durante il sonno ed afferra la sua vecchia sveglia, osservando un po' stordito i numeri rossi: hanno seriamente dormito tutto il resto del pomeriggio e della notte?
Sono le otto di mattina, che diamine?!
Volta il capo per scusarsi di quel risveglio brusco con Harry, che in realtà sta ancora dormendo beatamente, non si capisce bene come.
Si alza, osservando i vestiti tutti spiegazzati ed annusandosi con una smorfia disgustata sotto l'ascella, decidendo di doversi fare assolutamente una doccia.
Lascia dormire il riccio ancora un po' e si rinchiude nel piccolo bagno della sua camera, disfandosi velocemente dei vestiti e buttandoli nel cesto della biancheria da lavare.
Entra nel box doccia e trattiene a stento un urlo quando l'acqua gelata lo colpisce dritto sulla schiena, affrettandosi a girare la manopola per farla scaldare.
Un delizioso tepore inizia a scaldarlo sin dalle punte dei piedi, che gli si arricciano dal piacere.
E' quasi tentato di dare un altro tipo di piacere ad un'altra parte del suo corpo che si è appena svegliata, ma non appena si sfiora con una mano pensando ad un fisico slanciato, apre di scatto gli occhi che aveva chiuso mentre era perso fra i suoi pensieri e si schiaffeggia una guancia.
“Forse sarà meglio usare l'acqua fredda, dopotutto” sussurra, preparandosi ad una doccia gelata.
Esce dal box rabbrividendo dal freddo -la pelle d'oca a decorargli braccia e gambe- e perde qualche secondo ad osservare il suo riflesso nello specchio: “Louis, te ne prego: non fare cazzate... E' troppo per te” mormora sconsolato, stringendosi un grande asciugamano attorno alla vita, ed iniziando a frizionarsi i capelli con uno più piccolo.
Esce dal bagno credendo di trovare il riccio ancora addormentato, mentre Harry, dal canto suo, non può certo lamentarsi di come si è svegliato; sorride sotto i baffi, sornione: “Buongiorno, Louis!”.
“E-ehi Harry” risponde lui, cercando di coprirsi il più possibile per nascondere tutti i suoi difetti.
Non si è nemmeno rimesso gli occhiali, quindi -anche se gli mancano pochi gradi- vede tutto in maniera piuttosto sfocata, sentendosi ulteriormente a disagio.
Strizza gli occhi cercando di ricordarsi dove ha appoggiato quei dannati cosi, perdendosi quindi i movimenti di Harry, che si ritrova improvvisamente ad un palmo dal naso; e proprio su quel naso viene lasciato un bacino, prima che gli occhiali gli vengano appoggiati sul ponte.
Se li aggiusta con una mano, mentre con l'altra si appiglia disperatamente all'asciugamano che ancora lo copre per metà corpo.
“Posso?” chiede Harry, indicando con il capo la porta del bagno, facendolo risvegliare: “Certo! Io intanto, uhm. Mi vesto. Poi dovremmo andare a fare colazione”.
Sospira di sollievo quando vede Harry chiudersi dietro le spalle la porta.
 
“Sei pronto?” domanda Harry, raggiungendolo già vestito di tutto punto; annuisce semplicemente, facendosi circondare la schiena con un braccio e camminando verso la cucina.
“Ciao mamma” saluta la donna, prima di sorridere entusiasta alla vista dei gemellini.
“Harry! -sorride eccitato- Vieni, devo presentarti qualcuno!” gli afferra una mano e lo trascina verso i bambini.
“La piccola principessa è Doris” spiega, indicando il corpicino fra le braccia di Lottie, girandosi poi verso i seggioloni “Mentre questo è il mio campione!” esclama, prendendo in braccio il fratellino e facendolo volare leggermente in aria e quindi ridere contento.
Louis guarda dolcemente i dentini che ha messo su il bambino, tornando poi a girarsi verso Harry, che lo sta osservando estasiato.
“Questo è il mio Ernest” dice sorridendo “Ernie, questo è Harry: salutalo con la manina, forza!” lo esorta guardandolo fieramente mentre quello alza un braccio ed apre e chiude a pugno qualche volta la mano, nascondendo poi il volto nell'incavo del collo del fratello.
Harry ride: “Qualcosa mi dice che anche questo piccolo è timido come il suo fratellone?”.
Louis si acciglia: “Vorrei che non fosse così, ma purtroppo hai ragione. Deve essere una prerogativa di noi maschi di questa famiglia, vero, Ern? Lottie e Doris non hanno di questi problemi!” e a dimostrazione di ciò la bambina sta già allungando le braccia verso il riccio per farsi prendere.
Harry la accontenta felicemente, prendendola dalle braccia di Lottie: “Ciao, principessa!” la saluta, ottenendo in cambio un sorriso sdentato.
“Non preoccuparti Ernest: potrai essere anche il più timido del mondo, ma ti basterà trovare le persone adatte per aprirti e sbocciare come il più bello dei fiori a primavera”.
“Inoltre -aggiunge poi, mentre inizia a danzare per tutta la cucina con la bimba in braccio- io sono bravissimo con i bambini... E anche con i ragazzi molto timidi!” ammicca fugacemente a Louis, facendo sedere Doris nel suo seggiolone già pronto per la colazione.
“Prevedo due nuovi ed ottimi babysitter!” dice esultante Jay, facendo ridere tutti.
 
Louis sta simulando il rumore di un treno a vapore per cercare di fare mangiare la purea di frutta ad Ernest, mentre Harry simula i movimenti di una farfalla davanti al viso di Doris, quando Lottie dice gongolante “Sai che momento è arrivato, LouLou?” e si sfrega le mani con aria soddisfatta.
Harry lo guarda con la coda dell'occhio, potendo quindi vedere i suoi occhi sgranarsi all'improvvisa realizzazione: “Oh, no!” geme.
“Oh, !” trilla Lottie, anticipando l'ingresso della loro madre.
Jay fra le braccia ha un paio di grossi album fotografici, di quelli antichi, con la copertina di pelle tutta intarsiata.
“Dannazione, avrei dovuto farli sparire appena arrivato” si lamenta, supplicando la madre con lo sguardo: “Non possiamo evitare..?”.
“Certo che no!” rispondono in sincrono le due donne.
“Dan, vai a dare il cambio ai ragazzi, noi andiamo in salotto. Sono sicura che Harry adorerà le tue foto da bambino, Louis!”.
Harry si illumina: “Fantastico! Arrivo subito, ragazze!”.
Louis lo fulmina con lo sguardo, seguendolo poi sconsolato; si siedono vicini sul divano a due posti, mentre Jay e Lottie si accomodano su quello davanti a loro, poggiando gli album sul tavolino da caffè.
L'adulta alza con cautela la copertina, aprendo il libro sulla prima pagina.
“Oh, qui è quando abbiamo portato Louis a casa dall'ospedale... E' sempre stato uno scricciolino, ma trillava come un ossesso!” punta un indice sul fagottino blu che riposa fra le braccia di una Jay visibilmente più giovane.
“Eri così piccino, Sweetcheeks!” esclama Harry, facendo gongolare le due donne, che si abbracciano strette: “Mamma! Mamma, lo ha chiamato Sweetcheeks! Potrei morire!”.
Louis grugnisce leggermente: “Vogliamo andare avanti? Prima si inizia, prima si finisce...”.
Jay volta pagina, posando poi uno sguardo nostalgico sul figlio: “Oh, Lou! Ti piaceva così tanto fare il bagnetto d'estate!” ricorda commossa, mostrando al riccio due foto del figlio.
Nella prima immagine un Louis di al massimo cinque mesi è steso sulla pancia e cerca di alzare il capo tenendosi su con le braccine, il sederino nudo al vento, mentre nella seconda foto ha già un paio d'anni e si trova in una minuscola piscina di plastica, circondato da giocattoli morbidi e materassini: anche qui è completamente nudo, se non si tiene conto del cappello di paglia che indossa e che è più grande della sua stessa testa.
Louis diventa di cinquanta sfumature diverse di rosso, mentre al contrario Harry ride: “Amore, ma eri un piccolo nudista!” ed incapace di smettere continua a sghignazzare, stringendoselo più vicino “Ed eri anche un pelatino, e guarda che occhioni blu!” sospira in adorazione, assieme alle altre due donne.
Louis si sporge verso l'album per fare finire quel supplizio, sfogliando velocemente diverse pagine.
“Uuh, il taglio a scodella!” sospira Jay, puntando un Louis alle prese con il primo giorno di scuola ed uno zaino enorme: “Sei cresciuto così in fretta...”.
“Quando andremo da tua madre subirai lo stesso trattamento, tesoro” sibila Louis, muovendosi infastidito fra le braccia di Harry, che però non pare preoccupato: “Non vedo l'ora! Ero un bambino adorabile, sai” si vanta, sbattendo ritmicamente gli occhi.
Vengono riscossi dalle risatine della sorella: “Ora arriva la parte bella, arriva l'adolesce-e-enza!”.
Harry fissa incantato un Louis bambino trasformarsi gradualmente davanti ai suoi occhi, alzandosi di un poco e smagrendosi, affilando i tratti del volto, smettendo di sorridere ampiamente ed iniziando a portare tagli di capelli più coprenti ed occhiali da vista.
Lo guarda essere sempre ai lati nelle foto di famiglia, nello sfondo di quelle di scuola.
E poi nota un ragazzo ricorrente.
Nota lo sguardo che il Louis appena diciassettenne gli riserva, e si sente tremare di rabbia.
E nota che ad un certo punto la sua presenza svanisce, all'improvviso.
Louis sembra sempre più mesto, mentre le foto si fanno mano a mano più rare; ce ne sono alcune un po' più recenti con Niall e Zayn, qualcuna con Lottie e un po' con i gemelli.
Rimangono tutti in silenzio, a quel punto, fino a quando Louis fa uno scatto e chiude di botto l'album.
“Direi che è abbastanza così” sbotta irritato, alzandosi dal divano per fuggire in camera sua.
Jay si morde un labbro preoccupata, mentre Lottie assume un'aria colpevole: “Forse non- Avremmo dovuto fermarci prima...”.
“Louis è stato molto infelice... -sospira la madre- Però ora ci sei tu, Harry” sorride mestamente, stringendogli appena un ginocchio.
Harry deglutisce a fatica: “Forse è meglio se- Se vado da Louis, ora”.
“Sì, Harry caro, vai a vedere come sta... Oh!” Jay apre il secondo album e prende in mano una foto sfusa, porgendogliela; lui la scruta confuso, abbassando poi lo sguardo sull'immagine: “Oh...”.
Sono lui e Louis accoccolati sul divano, è la foto che ha scattato lei il giorno prima.
“Ho pensato che forse sarebbe stato bello segnare questo nuovo inizio riprendendo una vecchia tradizione” accenna con il mento agli album, facendolo sospirare e stringere maggiormente la foto fra le dita.
Sale le scale più insicuro di quanto crede di essersi mai sentito, ma si obbliga comunque ad andare avanti, fermandosi solo quando trova una porta chiusa ad ostacolarlo.
Pasticcia velocemente sul suo cellulare, prima di bussare delicatamente: “Lou..?”.
Un piccolo singhiozzo giunge dall'altra parte, facendolo sobbalzare.
“Lou? Louis, ti prego, fammi entrare” implora Harry, appoggiando la fronte sulla porta, sconsolato.
“Mi stai davvero facendo preoccupare, Sweetcheeks. Fammi stare vicino a te...”.
Sente lo scatto della serratura e dei piccoli passetti frettolosi, segno che Louis si è nuovamente allontanato.
Apre la porta con esitazione, chiudendola poi con delicatezza dietro di sé; fa passare lo sguardo su tutta la stanza, trovandolo accovacciato sul letto, nascosto fino al naso sotto le coperte.
Gli si avvicina cautamente e “Posso?” gli domanda, alzando un lembo delle coperte.
Il liscio annuisce, spostandosi un poco per fargli spazio.
“Vuoi dirmi cosa ti sta facendo soffrire?” sussura dopo un po', prendendo ad accarezzargli i capelli.
“Così poi capisci finalmente quanto sfigato sono e puoi prendermi per il culo anche tu?” scuote la testa Louis, il petto che gli si alza e abbassa a scatti per via dei singhiozzi mal trattenuti.
“No, perché se so cosa ti ferisce, posso combatterla” spiega Harry, appoggiando la guancia sul capo del maggiore, non smettendo di accarezzarlo.
“Mi dispiace” pigola Louis, imbarazzato “So che tu non lo faresti mai”.
“Perchè non mi hai mai detto di essere stato innamorato?”
“Perchè se non ci penso, non fa male. Sono così stufo di soffrire, Harry”.
Gli passa una mano sulle guance per asciugargliele: “Vuoi parlarmene?”.
Louis scuote leggermente la testa: “Non c'è molto da dire, è la storia più vecchia del mondo: il classico ragazzino gay che si innamora del suo migliore amico di una vita, che però non ricambia” fa una breve pausa, cercando di ritrovare la voce: “Solo che in questa storia il ragazzino gay è anche lo sfigato della scuola, e quando si dichiara al suo migliore amico questo non recita la parte del 'Saremo comunque amici per sempre, non cambierà nulla'. Anzi, aizza tutti ad odiarlo ancora di più di quanto già non facciano. Lo prende in giro”.
Alza gli occhi acquosi per incontrare quelli di Harry: “Ma sai qual è la cosa peggiore?”
“No”
“Che poi alla fine ho iniziato a credergli anche io... E avrei tanto, tanto voluto, che almeno tu non dovessi vedermi come lo sfigato che sono”.
Harry lo circonda con le braccia, facendo scontrare nel mentre anche le loro gambe: “Oh, Louis... Non è così che ti vedo io... Non è così”.
“E come mi vedi tu?”.
Ride a bassa voce: “Beh, sai, c'è questo ragazzo intelligente, amorevole e bellissimo, che però non si accorge di quanto sia meraviglioso in realtà. Crede di essere uno sfigato, un debole... Ma in realtà è la persona più forte che io abbia mai conosciuto”.
Louis, finalmente, ridacchia: “Lo stai dicendo per farmi sentire meglio!” lo accusa, ma lui nega: “Oh, no... Lo dico perché lo penso”.
Seguono pochi attimi di silenzio: “Sai cosa farei invece per farti stare meglio?”.
“No, che cosa?”
“Ti farei vedere questo” dice enigmatico, estraendo con qualche difficoltà il cellulare dalla tasca dei jeans; lo sblocca sotto lo sguardo curioso di Louis, mentre cerca le foto che si è fatto inviare poco prima da sua madre Anne.
“Ecco -inizia- questo sono io ad un anno” gli mostra lo schermo dove un bambolotto di bambino si protende con un braccio verso l'obiettivo della fotocamera, la manina e le guance cicciotte completamente sporche di cioccolata, gli occhi e la bocca spalancati.
“Oh, ma eri biondo! E avevi i capelli lisci..?” Louis guarda affascinato la foto, avvicinandosi di più allo schermo, e quindi ad Harry.
“Incredibile, vero? Ecco, invece qua avevo sette anni ed un taglio di capelli osceno”
“Haz, sembra una foto segnaletica!”
Oi!” ride il riccio, passando ad un'altra foto, che fa sghignazzare enormemente il maggiore: “Ma che cosa era successo ai tuoi capelli, qui?”.
“Mia sorella Gemma era successa, ecco cosa... Che vuoi che ti dica, avevo quattordici anni e lei voleva esercitarsi con la piastra, ma comunque vorrei farti notare la bellezza del mio pigiamino azzurro a stelline!”.
Ridono sommessamente, facendo tirare un sospiro di sollievo a Jay e Lottie, nascoste dietro la porta chiusa a cercare di origliare le loro conversazioni.
“Louis?”
“Mh?” mugugna il liscio, ed Harry sputa velocemente la domanda che gli ronzava da un po' nella mente, prima di potersene pentire: “Sei ancora innamorato di-”
“Di Stan? Forse un tempo lo credevo, ma ora non più” gli risponde pensieroso, osservando il soffitto della sua camera.
“Bene” esala quindi soddisfatto Harry, annuendo fra sé e sé.
Louis alza il capo per osservarlo meglio: “Cosa vuoi dire?”.
“Voglio dire, bene: un giorno lo picchierò”.
 
Liam chiude il portone d'ingresso con uno scatto secco.
Onestamente, chi cazzo si credeva di essere quel vecchio, per provare a mettergli le mani addosso?
Queste sono le volte in cui si sente sporco, in cui si fa schifo, nonostante lui non abbia in realtà fatto nulla di male.
E' semplicemente stufo di tutto quello, di essere considerato al pari di un oggetto da mostrare qua e là come un trofeo. Sinceramente, spera di potere essere anche qualcosa di più di quello.
Lascia cadere a terra la giacca elegante, fregandosene del conto salato che probabilmente gli arriverà dalla tintoria, e si allarga notevolmente la cravatta che attualmente sembra volerlo strozzare.
Calcia in un angolo le scarpe eleganti di fattura italiana e si concede un bicchiere di acqua gelata; sa che non fa bene, ma così gli pare di essere un po' più sveglio e di potere ragionare meglio.
Ora che non c'è Harry gli sembra tutto ancora più schifoso; naturalmente sa che per il riccio quello non sarebbe durato ancora a lungo, ma almeno la sua presenza lo avrebbe aiutato a non sentirsi così inutile.
Sa che tornerà, è ovvio, ma è notte fonda, e di notte si deve o dormire, o fare l'amore.
Perchè altrimenti se sei sveglio e solo, finisce sempre che inizi a pensare.
E non sono mai cose belle.
Sbatte il bicchiere nel lavello; una mano gli va a finire nelle tasche dei pantaloni, dove ritrova un piccolo cartoncino: è un semplice pezzo di carta bianco, con delle scritte fini ed eleganti color ambra.
Un numero, una lettera: Z.
Si appoggia con la schiena al frigorifero, rigirandoselo cautamente fra le dita.
Lo osserva pensieroso, tirando poi fuori il cellulare per salvare quel numero di telefono.
E' indeciso se premere sul pulsante verde o meno, però Zayn gli era sembrato effettivamente sincero, quando si era proposto di ascoltarlo, in caso di bisogno.
Guarda distrattamente l'orologio sul muro; sono le sei di mattina, ha passato tutta la notte fuori.
La cornetta verde sembra urlare un richiamo, così alla fine per fare tacere quelle urla decide di premere con mano tremolante, portandosi poi l'apparecchio all'orecchio, aspettando di sentire i classici suoni.
Non sa nemmeno lui cosa sperare, se essere accolto dalla voce registrata di una fredda segreteria telefonica, o da lui.
Sarà il destino a decidere, suppone.
“Pronto?” una voce lo riscuote improvvisamente.
Tace ancora per qualche secondo, indeciso, fino a quando non sente ripetere: “Pronto? C'è qualcuno?”.
“Zayn” sussurra all'improvviso, incapace di pensare ad un altro modo per iniziare.
“Liam?” domanda la voce del moro, decisamente più calda di qualche attimo prima.
“Liam, cosa succede?”
“Sei ancora disposto ad aiutarmi?” prorompe alla fine, trascinando una sedia lontano dal tavolo per potercisi accomodare.
“Sicuro. Dai proprio l'idea di uno che ha bisogno di straparlare” constata Zayn dall'altra parte della linea, allontanandosi dal quadro su cui ha lavorato per tutta la notte.
“Forse perché è così. Forse ho taciuto per troppo tempo, penso”.
Zayn sorride, anche se nessuno può vederlo: “Allora forse è ora di iniziare”.
Sente Liam trattenere malamente uno sbadiglio, e questo lo fa ridere.
“Senti- Oggi è il mio giorno libero. Potremmo vederci fra qualche ora, ti va?”
“Sì”
“Bene, allora a più tardi” lo saluta il moro, chiudendo la chiamata.
Entrambi si coricano a letto, un pochino più leggeri di come si erano svegliati la mattina precedente.
 
Decidono di incontrarsi davanti al parco vicino all'università di Zayn, sotto consiglio di quest'ultimo.
Potrebbe non sembrare, ma anche lui non ha passato sempre e soltanto momenti felici.
E' naturale, pensa lui, che dopo un'accurata analisi ha deciso che quelli sono proprio il motivo per cui ora è in grado di apprezzare appieno le cose belle, anche le più semplici.
E crede che quello sia il luogo migliore per rilassarsi e riflettere.
Quando Liam arriva gli porge un bicchiere di carta, pieno fino all'orlo di caffè: lo ringrazia con un cenno, suggerendogli con lo sguardo di addentrarsi nel parco.
Si siedono su una panchina di legno, osservando le poche persone presenti oltre a loro.
“Non sono contento” esplode Liam dopo di un po', stressato dal silenzio prolungato.
Il moro lo scruta e basta, senza parlare.
“Non sono contento di quello che faccio”
“E allora perché lo fai?” chiede innocentemente, in maniera molto semplice, come se fosse una cosa elementare: non ti piace qualcosa, la eviti.
Semplice così.
Liam si lecca le labbra dai residui di caffè, cercando una risposta: “Non ho davvero bisogno di lavorare, ma mi piace sapere di essere indipendente. Non esserlo sarebbe soltanto un ulteriore motivo per essere deriso da mio padre. Mi piace non dovere faticare troppo per guadagnare qualcosa e nel contempo infastidire anche mio padre” abbozza un sorrisino, nessuno è perfetto “Ma non mi piace la sensazione di sporco che mi rimane addosso dopo ogni incarico. All'inizio pensavo- pensavo che avrei fatto compagnia a vecchiette sole” ride leggermente della sua ingenuità, seguito da Zayn.
“E allora perché non smetti?” gli chiede senza guardarlo, prendendo un sorso di caffè, stringendo poi la tazza fra le mani per cercare di scaldarsi.
“E' imbarazzante, ma- Non credo di essere in grado di fare qualcos'altro, in realtà” ammette tristemente, passandosi una mano fra i capelli.
“Sono sicuro che tu abbia infinite possibilità, invece!” viene immediatamente contraddetto.
“Credo che l'unica cosa che io sappia fare sia usare il mio corpo”.
Zayn lo scruta attentamente per qualche secondo, socchiudendo gli occhi ambrati, pensieroso.
“Liam, sai che a Belle Arti ci sono anche esercitazioni pratiche?” domanda retoricamente, decidendo di tirare fuori un pensiero che gli gironzola in mente da un po', più precisamente da quella festa tremenda dove aveva incotrato il castano.
“Beh, ad ogni modo, per farle abbiamo bisogno di un modello, o più di uno” butta lì, sperando che Liam riesca ad afferrare da solo l'idea che sta cercando di dargli.
“Pensi... Pensi che potrebbero prendermi come modello per la tua università?” domanda finalmente, con un tocco speranzoso nel suo tono di voce.
Zayn sorride un poco: “E' piuttosto probabile, sì”.
“Ma come faccio per farmi prendere?” si acciglia subito Liam, scuotendo il capo abbandonando ogni speranza.
Si morde un labbro, contento del risultato raggiunto: “Beh, io seguo anche un corso di fotografia, e devo preparare un book fotografico. Se tu mi aiutassi facendomi da modello, non solo mi faresti un grande favore, ma potremmo anche usare le foto per farti assumere”.
Liam spalanca gli occhi: “Sul serio?! Ma è grandioso!” spinto da un'impeto abbraccia il moro, che rimane leggermente perplesso e si limita a dargli un paio di pacche sulla spalla, prima di stringerlo di rimando.
“E' un nuovo inizio, sono così eccitato!” grida alzandosi in piedi, facendo ridere Zayn che si appresta a seguirlo.
“Sai, fino a quando c'era Harry a lavorare con me, avrei anche potuto sopportarlo... Condividere le cose che ci lasciavano l'amaro in bocca, parlare male dei clienti stronzi...” alza le spalle.
Zayn si acciglia leggermente: “In che senso? Non lavora più con te?”.
“Uh... Probabilmente è una sorta di segreto, ma in realtà è molto probabile che quello di Louis sarà il suo ultimo impiego per l'agenzia” confessa, dirigendosi verso l'uscita del parco, venendo però fermato dall'altro ragazzo, che lo prende per un braccio, tirandolo indietro: “Seriamente?!”.
Corruga le sopracciglia, confuso: “Certo! Perchè dovrei mentirti? Harry ha sempre detto di volere fare questo lavoro soltanto per guadagnare abbastanza da continuare gli studi. In realtà penso abbia intenzione di trovare un lavoretto in una panetteria, come quando era ragazzino”.
“Cazzo! Louis adorerà sentirselo dire!” esclama Zayn, alzando un pugno al cielo in segno di vittoria.
“Cosa?! No! Lascia che sia Harry a dirglielo...” lo supplica con lo sguardo, facendolo annuire: “Sì, in effetti hai ragione, la reazione sarà mille volte migliore! Basta che tu dica al tuo amico di sbrigarsi a dichiararsi, chè tanto lo abbiamo capito tutti che quei due si sono presi una bella cantonata l'uno per l'altro...” sogghignano, facendo sbattere i loro pugni e decidendo quando incontrarsi per scattare le foto.
 
Succede in un noioso pomeriggio, mentre stanno prendendo insieme il tè, che la bomba viene sganciata.
Lottie sta guardando da un po' di tempo la fedina alla mano del fratello, assorta.
“Ragazzi -inizia- ma non ci avete mai detto come vi siete conosciuti!” si accorge, rimanendo a bocca spalancata.
Anche Jay annuisce, posando la tazza sul piattino: “Ha ragione! Ora sono curiosa, voglio sapere tutto!”.
Harry e Louis si scambiano uno sguardo complice, sorridendo di sottopiatto.
“Noi, uhm, ci siamo conosciuti per caso... In un bar” dice Louis, girando il cucchiaino dopo avere versato il latte nel suo Yorkshire Tea.
“In un bar?” domanda a bocca piena Lottie, sorseggiando la bevanda, occhieggiando poi al suo smartphone.
“Sì, Louis mi è venuto a sbattere” interviene Harry, sorridendo verso il liscio.
Questa storia l'hanno decisa quella sera quando a casa del maggiore hanno preparato la sua valigia; in realtà è stata proprio un'idea di Louis, quella di raccontare una storia che fosse il più possibile vicina alla realtà.
Quindi -.
Incontro in un bar.
“In realtà è stato Harry che mi è venuto a parlare” sostiene, sfidandolo con uno sguardo a controbattere quello che sta dicendo, che è l'assoluta verità.
Harry alza le spalle: “Ebbene, sono colpevole!” ammette, mostrando le mani alzate in segno di resa.
“E cosa ti ha detto?” si informa Jay, mentre controlla che i gemelli stiano ancora dormendo tranquillamente.
Harry scuote la testa: “Non credo che Louis possa davvero ricordarsi quello che-”
Fortunato è chi può affogare nella meraviglia dei tuoi occhi” sussurra invece il maggiore, dimostrandogli che si sta sbagliando; si gira velocemente verso di lui, con sguardo brillante: “Davvero ricordi?” domanda, osservandolo mentre quello annuisce imbarazzato.
Lottie sospira: “Ci credo che se ne ricorda! E' così  romantico!”.
Il labbro di Louis si storce in una smorfia, pensando che probabilmente quella era stata solo una battuta recitata, presa direttamente da un copione.
Ascolta non abbastanza attentamente Harry continuare a parlare: “Sì, insomma... Di solito non faccio certe cose, ma- Non so. L'ho visto, ed è come se improvvisamente il mondo avesse ripreso a girare nel verso giusto” riflette “Credo che i suoi occhi siano la prima cosa di lui di cui io mi sia innamorato”.
Soppesa le parole, scuotendo leggermente la testa: “Almeno, prima di conoscere che persona meravigliosa sia in realtà, e quindi perdermi completamente” ride assieme alle due donne, offrendosi poi di andare dai gemelli quando li sente piangere.
“Louis, tesoro, ascolta la tua mamma: non farti scappare un ragazzo caro come Harry, sono più unici che rari!”.
Louis sospira, fissando lo sguardo sui suoi piedi: “Oh, lo so... Lo so”.
Il riccio torna in salotto mostrando i pollici alzati: “Missione compiuta, sono tornati fra le braccia di Morfeo!”.
“Lottie, quando potrò conoscere anche io il nostro futuro cognato?” stringe una mano di Louis, mentre guarda la sorella con affetto.
Sembra strano visto che è lì solo da una settimana e mezzo, ma sente di essersi enormemente affezionato a quelle persone.
La ragazza si imbroncia appena: “Oh, Tommy è andato in Italia per fare visita ai suoi parenti prima del matrimonio... Ma fra pochi giorni dovrebbe tornare, e non vedo l'ora che tu lo conosca! Potreste anche fare qualche uscita solo uomini, gli piacerebbe!”.
La bionda sembra riscuotersi all'improvviso, mette da parte tazze e piattini e tira fuori da una busta posata al fianco dei suoi piedi una serie di riviste patinate.
“A proposito di matrimonio! In questi giorni abbiamo fatto progressi circa il luogo dove si terrà ed il ristorante, ovviamente menù italiano per fare onore alle origini di Tom... Però non ho ancora un abito! E dobbiamo spedire gli inviti!”.
Jay si schiarisce la voce emozionata, Louis sa già cosa vuole chiedere alla figlia: “Lottie, mi stavo chiedendo... Ti piacerebbe indossare il vestito da sposa della nonna? E' una tradizione di famiglia, ma capisco se preferisci qualcosa di più moderno-”
“Oh, no, mamma! E' perfetto! Sarà meraviglioso, grazie mille!”.
Harry e Louis guardano le due donne abbracciarsi e scoppiare a piangere, un po' indecisi su come doversi comportare, distolgono infine lo sguardo.
“A proposito di matrimoni- Beh, di fidanzamenti, a dire il vero” inizia Jay, dopo essersi un attimo ripresa dal momento “Chi dei due ha avuto l'iniziativa?” con un dito punta verso le loro mani sinistre, facendoli ghiacciare all'improvviso, perché- Come diamine è possibile che si siano dimenticati di pensare proprio a quello?!
Louis inizia a tossire forsennatamente, diventando paonazzo per la mancanza di ossigeno, mentre Harry gli dà delle piccole pacche sulla schiena, stringendogli al tempo stesso la mano per farlo calmare: “Amore, te lo avevo detto che non era una buona idea uscire senza calze, guarda che raffreddore che ti sei buscato!” finge di riprenderlo bonariamente.
“Oh, Lou, di nuovo? Pensavo avessi smesso!” lo rimprovera sua madre “Non fa nulla, vorrà dire che ti preparerò un po' di brodo caldo- Oh, no! Avevo completamente dimenticato che questa sera abbiamo la cena con i genitori di Dan!” corruga la fronte preoccupata al pensiero.
“Jay, tranquilla! Resto io a prendermi cura di Louis -sorride- Ed inoltre sono un ottimo cuoco!”.
La donna sospira sollevata: “Sei davvero perfetto, Harry!” ride, rilassandosi.
Lottie freme: “Allora? Chi è stato a fare il primo passo?! Non ce lo avete ancora detto!”.
“Io!” rispondono entrambi, facendo confondere le due donne.
“Lui!” si indicano poi vicendevolmente, abbassando subito le mani quando se ne accorgono.
“Credo di essere un po' confusa...” sussurra Lottie, portandosi una mano alla fronte.
“Non sei la sola, cara, non sei la sola” concorda sua madre, con un principio di mal di testa in arrivo.
I due ragazzi si guardano agitati, iniziando a balbettare qualcosa: “Sì- ecco... Insomma, io ci stavo già pensando ma-”.
“Sì, solo che Louis ci stava mettendo troppo-”
“Sì, insomma, mi conoscete...” gli dà man forte Louis, annuendo sistematicamente.
“Quindi, sono stato io a prendere l'iniziativa” conclude Harry soorridendo.
Madre e figlia ridono: “Oh, ora è tutto chiaro, ma certo!”.
Entrambi sospirano sollevati: pericolo scampato.
“Dateci i particolari, come ti sei proposto, Harry?”.
Okay, forse il pericolo non è scampato.
“Ehm, certo” incespica Harry “E' una storia davvero interessante... A dire il vero, Lou, tu adori raccontarlo, perché non ci delizi?” sogghigna mentre Louis cerca di tirargli una gomitata di nascosto.
Louis morde nervosamente il labbro inferiore, provando a farsi venire in mente una buona idea: “Erhm...”.
“Louis, tesoro, non c'è bisogno che tu ti senta in imbarazzo!” lo incoraggia la madre, sorridendogli calorosamente.
“Certo, hai ragione!” deglutisce faticosamente “Dunque, ero in biblioteca a lavorare... Devi sapere che Harry è stato praticamente bandito da lì, è troppo rumoroso” ride leggermente “Però si era messo in mente questa idea di volersi dichiarare nel luogo dove aveva davvero capito i suoi sentimenti” il riccio alza le spalle e dice: “Sono un sentimentale, che posso farci?”.
Louis poggia il capo sul suo petto, continuando a parlare più tranquillamente: “Solo che -ovviamente- in biblioteca non si può parlare, quindi era arrivato con questi cartoncini e sì- Ecco, mi ha aperto il suo cuore tramite quelli”.
“Avevamo gli occhi di tutti su di noi” aggiunge Harry con fare soddisfatto “Era così imbarazzato, con le mani sulle guance per coprire il rossore... Quando mi sono inginocchiato ho creduto che stesse per svenirmi davanti agli occhi!”.
Il maggiore fa un cenno “C'ero molto vicino, sì! Ma sono contento di avere resistito abbastanza per sentirlo dichiararsi anche a voce”.
“Cosa gli hai detto, Harry?” interviene Jay, iniziando a portare via le stoviglie sporche.
“Diglielo tu, Baby Cakes! Mi emoziono ogni volta!” lo sfida beffardo, inarcando un sopracciglio.
Harry alza entrambe le mani: “Okay, okay! Quello che gli ho detto è stato-” si schiarisce la gola, alzandosi per potersi inginocchiare ai piedi di Louis, prendendogli le mani.
“Louis -inizia- potrebbe essere tremendamente presto, ma mi sembra di avere già tardato fin troppo, quindi non ho intenzione di aspettare, rischiando poi di rimpiangere un momento perso. Ci saranno periodi difficili, non te lo nascondo, perché a volte sono un po' una testa di cazzo che non sa come comportarsi... Ma se c'è una cosa che so è che ti amo, anche se hai i piedi perennemente gelati e mi usi come stufa, anche se diventi scorbutico se non dormi abbastanza e anche se mi fai sempre venire voglia di sapere cosa ti passa per la testa, perché non ti apri mai con gli altri” gli porta dietro l'orecchio un ciuffo ribelle di capelli, liberandogli gli occhi.
Sorride, prima di continuare: “Ed io vorrei avere l'onore di essere quello che tenta di comprenderti lo stesso. Ora quindi ti chiedo di farmi un favore: prova ad immaginarti fra trenta, quarant'anni... Se non ti è passato nemmeno per un secondo il pensiero di noi due assieme, allora dimmelo, stracciami il cuore, ma capirò e ti lascerò andare avanti. Però se anche solo per un secondo ci hai pensato... Allora dimmi di sì, dacci una possibilità, buttati!” sospira, preparandosi a terminare “Louis, so che tu sei tremendamente razionale, ma per una volta dimenticati del cervello, e prova a metterti una mano sul cuore -gli posa la mano sul petto- ecco, proprio qui! Qualcuno ha detto che la nostra esistenza altro non è che un viaggio, ed io vorrei viverlo con te, se tu mi vuoi”.
Sente madre e figlia squittire e sospirare da dietro le sue spalle, ma l'unico a cui dedica attenzione continua ad essere Louis, che ora ha gli occhi appena un pelo lucidi, mentre sorride leggermente: “Lo dicevo, che mi emoziona ogni volta...”.
 
Una volta da soli, Louis prende in giro Harry: “Ehi, non ti sembra di avere esagerato?”
“Che vuoi che ti dica -gli risponde lui- Fai una cosa, falla in grande!”.
“Megalomane!” ride il maggiore, spintonandolo leggermente.
 
 
Harry”.
“Harry, svegliati! Ho bisogno di te!” Louis lo scuote per farlo svegliare, ottenendo in cambio un debole “-he -'è?” roco.
“E' arrivato il futuro marito di mia sorella, dobbiamo andare a compiere il nostro dovere!” esclama, togliendogli le coperte di dosso per costringerlo ad alzarsi.
Dormire con Harry è strano; per quanto possano addormentarsi lontani, lui trova sempre un modo per appicicarglisi contro, visto che ha anche la brutta abitudine di occupare più di metà del letto.
“Forza, Haz, muoviti!” lo esorta nuovamente, mentre finisce di vestirsi.
“Ma che dobbiamo fare?” domanda allora spazientito il riccio, incastrandosi una mano fra i capelli e sopprimendo la voglia di tornare a dormire; Louis cincischia “Nulla di che, dobbiamo solo spaventarlo a morte” ghigna, aprendo la porta per fargli strada.
Trovano il ragazzo seduto al bancone della cucina, intento a mangiare cereali affogati nel latte.
“Ehi, Tommaso!” saluta Louis, arrochendo appena la voce per sembrare più cattivo “Dobbiamo parlare” gli fa sapere, schierandosi affianco ad Harry ed incrociando le braccia al petto, seguito nei movimenti anche dal riccio, che annuisce duramente.
Il ragazzo li scruta preoccupato e rimane in silenzio.
“Beh- Come dirlo restando gentili, Harry?” domanda retoricamente, compiaciuto dalla risposta del finto fidanzato, che gli dà manforte: “Non si può, Louis”.
“Giusto, giusto... Non si può addolcire questa pillola, quindi andremo subito al punto: fai soffrire Lottie, spezzale il cuore...”
“E noi spezzeremo te” conclude semplicemente Harry, tirando i muscoli delle braccia per farli sembrare più grossi.
Tommaso pare avere perso la sua carnagione olivastra: è notevolmente impallidito e deglutisce a fatica l'ultimo cucchiaio di cereali che si era ficcato in bocca “Non- non succederà, ragazzi” gli assicura spaventato, tirando un sospiro di sollievo solo quando i due si allontanano con espressioni soddisfatte.
Guarda di striscio ciò che rimane nella sua tazza di latte, allontanandola poi con una mano: “Penso che mi stia per venire da vomitare...” sussurra, prima di correre in bagno.
Nel frattempo Harry e Louis si stanno congratulando a vicenda, dandosi pacche sulle spalle: “Ottimo lavoro!” esulta il maggiore, sorridendo ampiamente.
“Dio, ora mi sento quasi un criminale!” ride Harry, buttandosi sul divano con un tonfo sordo; Louis si siede sulla poltrona, gongolando: “Ma no! Io ora mi sento così potente che potrei fare praticamente di tutto!” alza le braccia al cielo, enfatizzando la sua contentezza.
“Mh. Proprio- Qualsiasi cosa?” lo interroga interessato l'altro, mentre un'idea inizia a brillare nella sua mente.
“Qualsiasi cosa! SuperTommo is here!” grida, saltellando come un bambino.
“Santo cielo! L'azione ti fa eccitare, questo me lo devo segnare” ridacchia Harry, sedendosi sul bracciolo della poltrona di Louis.
Il liscio non ci fa molto caso, continuando a blaterale di quanto forti sono stati e che sicuramente in questo modo i sentimenti di sua sorella sono completamente al sicuro, e che quel ragazzino dopotutto gli sembra anche un bravo ragazzo.
Continua ancora per un po', pasticciando sul suo cellulare, fino a quando Harry non inizia ad accarezzargli il collo con due dita, facendogli venire la pelle d'oca.
A quel punto il suo chiacchericcio cessa, sostituito dal suo solito balbettio; non ha il coraggio di voltarsi per fronteggiarlo, quindi si gela sul posto: “Cos-cosa stai fa-facendo?”.
Harry lo ignora, avvicinandosi ulteriormente per cominciare a lasciare qualche bacio qua e là sulla linea della sua mascella, scendendo poi gradualmente sul collo niveo.
Un “H-Harry?!” ansioso e strozzato è quello che esce dalle labbra di Louis, che vengono immediatamente strette fra i suoi denti per limitare i rumori, mentre “Ssh” viene silenziato dal riccio, che continua con il suo lavoro.
“Sto solo facendo il bravo fidanzato” sussurra sulla sua pelle, prendendone un lembo fra i denti per tirarla delicatamente.
“Va bene questo?” sospira, allontanandosi minimamente dal collo di Louis, che annuisce brevemente, senza dire nulla; Harry torna allora sullo stesso punto, succhiando un poco e lasciando diversi piccoli baci sulla zona resa più sensibile, leccandola appena di tanto in tanto.
Può sentire Louis abbandonarsi sempre di più contro di lui, questo lo fa sorridere internamente.
Comincia a risalire, accarezzando con le labbra il collo e su, fino all'orecchio delicato, scendendo poi fino alla mascella, al mento.
Si prende un momento per aprire gli occhi e scrutare in quelli di Louis, che lo sta fissando con un misto di paura e- piacere?
Harry spera sia davvero piacere, quello che vede.
Si avvicina cautamente a quelle labbra sottili che ha iniziato a bramare già da un po'; mancano pochissimi millimitri e nessuno dei due sembra volere spostarsi; rimangono così, a fissarsi, fino a quando Lottie non irrompe nel salotto, costringendoli quindi a separarsi.
Louis si porta cautamente una mano al collo, mentre si sente arrossire perché comprende di avere il bassoventre in fiamme: si è eccitato nemmeno fosse un ragazzino di tredici anni.
Si sistema meglio la felpa per cercare di nascondersi, ed offrendo un sorrisino imbarazzato alla sorella -gongolante per averli quasi colti sul fatto- si rifugia nel bagno degli ospiti.
Chiude a chiave la porta, osservandosi con il respiro pesante nel  riflesso dello specchio; abbassa il collo della felpa per potersi osservare il collo, gemendo a quello che gli si palesa davanti agli occhi: “Fottuto Harry Styles” piagnucola quindi, scivolando contro il muro per sedersi sul pavimento e prendersi la testa fra le spalle.
Sa già che con ogni probabilità quella scena lo perseguiterà per le prossime notti a venire, e non è affatto una buona cosa, specialmente se si condivide il letto con qualcuno, specialmente se quel qualcuno assomiglia ad un semidio dell'antica Grecia ed è proprio colui che si trova al centro della tua fantasia.
“E adesso con te cosa faccio?!” sbuffa irritato, abbassando lo sguardo sul cavallo dei pantaloni e sbattendo la testa contro al muro per la frustrazione.
 
Lottie guarda Harry.
Harry guarda Lottie.
Sono seduti uno di fronte all'altro.
“Ebbene” inizia la ragazza “Tu e mio fratello, eh?”.
Un ghigno sardonico va a deformarle le labbra riempite dal lucidalabbra: “Vogliamo parlarne?”.
Lui la fissa senza espressione: “Hai voglia di parlare delle lenzuola di camera tua che ho dovuto mettere da lavare per non fare trovare a tua madre una bella sorpresa?” ribatte tranquillamente, con voce piatta.
“Oh, mio Dio! Mi sono dimenticata di avere un appuntamento importantissimo, devo proprio scappare, ma sono così contenta di avere avuto questa conversazione con te, futuro cognatino!” esclama allora Lottie, alzandosi frettolosamente dal divano per dargli un bacio sulla guancia e correre fuori di casa.
Harry si lascia andare ad un sorrisino soddisfatto, prima di essere disturbato dalla vibrazione del cellulare; prima di rispondere guarda l'ID di chi lo sta chiamando, ed immediatamente la mente torna a riempirsi dei pensieri che aveva momentaneamente messo da parte.
“Liam! Grazie al cielo mi hai chiamato! Ho un problema!” va dritto al sodo, senza nemmeno permettere all'altro di salutarlo.
“Che è successo?”
“Credo di avere tipo- Stuprato Louis... O- una cosa del genere”
Il silenzio piomba nella telefonata, fino a che Liam non risponde con voce preoccupata “Cosa hai fatto?!”.
Harry si mangiucchia un'unghia, osservandosi attorno per essere sicuro di essere solo: “Un succhiotto. Gli ho fatto un succhiotto” ammette infine, facendo sospirare pesantemente il suo amico: “Cristo, ma sei un deficiente! Mi hai fatto prendere un colpo, credevo che tu fossi uscito di testa! Un succhiotto, Harry?? Davvero?!”.
“Beh, forse ho usato un termine un tantino forte...”
“Tu dici?!” ride Liam “Ma gli hai chiesto il permesso o-”.
Harry spalanca gli occhi: “Certo che l'ho fatto! Magari non subito, ma l'ho fatto!” e gli spiega come sono andate le cose, beccandosi di tanto in tanto qualche “Idiota!”; lui e Liam hanno passato da un bel pezzo quella fase dell'amicizia dove ci si vergogna di farsi le confidenze.
Alla fine del racconto il castano dall'altro capo del filo si passa stancamente una mano sul viso: “Dov'è lui ora? Non lo hai seguito?”.
Harry scuote stupidamente la testa, alzandosi per dirigersi verso il bagno: “Non so, Liam... E' solo che mi sento di averlo quasi violato, sembra così innocente e-”.
Si ferma davanti alla porta chiusa del bagno, apprestandosi a bussare, quando dei suoni secchi e dei lievi gemiti acuti gli raggiungono le orecchie, seguiti da dei soffocati “Oh... Ah-!”.
“-O forse no” sussurra, sgranando gli occhi deliziato.
“Liam, devo- Devo lasciarti, ora” mormora nella cornetta, non aspettando di ricevere una risposta per fare terminare la chiamata.
Si siede a terra con la schiena appoggiata la porta e si porta una mano dentro i pantaloni.
E' pur sempre umano, dopotutto.
...Giusto?
 
Louis non fa fatica a guardare Harry negli occhi, no.
Okay, solo un po'.
E' solo che non può fare a meno di pensare a quanto erano vicini, e diamine!
Il segno sul collo gli pulsa ancora, se soltanto ci pensa.
Suppone che quella del riccio sia stata una buona idea, comunque: in questo modo sicuramente i sospetti non possono nascere.
Perchè è sicuro che lo abbia fatto solo per quello, non avrebbe avuto altri motivi, dopotutto.
Si piega per fare dei piccoli risvolti ai jeans neri troppo lunghi, lasciando così in vista le caviglie eleganti ed il piccolo tatuaggio a forma di triangolo.
Guarda con una smorfia le sue scarpe, lasciando vagare la mano fino a che non raggiunge le solite Vans nere e bianche.
Non sarà il massimo dell'eleganza, ma almeno si abbinano con la camicia bianca.
Di chi è stata la meravigliosa idea di fare un'uscita serale in un pub -solo uomini-?
Oh, giusto.
Di Lottie.
Rotea gli occhi, passandosi una mano fra i capelli per cercare di domarli e affrontando poi il giudizio silenzioso dello specchio; alza le spalle, non è che si aspettasse davvero qualcosa di meglio, in realtà.
Si toglie gli occhiali per pulirli con un panno, ma così facendo si perde l'entrata in camera di Harry, che gli domanda se è pronto.
“Sì, io-” inizia, bloccandosi però non appena riappoggia gli occhiali sul naso: Harry per l'occasione si è pettinato i capelli all'indietro, racchiudendoli in uno chignon, ed ha abbandonato la giacca di pelle in favore di un cappotto blu lungo, elegante.
Si accorge di averlo osservato un po' troppo a lungo, quindi distoglie lo sguardo, tossicchiando leggermente.
“Sì, sì, sono pronto”.
“Tommaso?” chiede poi, mettendosi la giacca e spegnendo la luce.
“Ci sta già aspettando di sotto” Harry gli dedica un mezzo sorriso prima di iniziare a scendere le scale.
“Louis, puoi farcela” si fa forza da solo, chiudendo per un attimo gli occhi.
“Solo, cerca di non sbavare troppo”.
E con questo raggiunge gli altri due nell'ingresso, pronto per passare una serata d'inferno.
 
Salgono sul taxi in silenzio, e così rimangono per tutto il viaggio.
Entrano nel pub, fortunatamente poco affollato, e trovano dei posti liberi al bancone.
Il liscio sbuffa spazientito: “Senti, Tommy, potresti smetterla di guardarci così? Non siamo mica dei mostri!” dice, alludendo all'espressione terrorizzata del ragazzo.
“Già” concorda Harry, alzando un paio di dita per chiamare il barista.
“Babe, vuoi una birra?” domanda gentilmente a Louis, che annuisce diventando di una tonalità di rosa più scura del normale.
“Tommaso?” aggiunge, voltandosi verso il più giovane: “Sì, grazie” risponde quello, azzardando un sorriso, nemmeno avesse paura che quella fosse una domanda a trabocchetto.
“Tre birre rosse, per favore” ordina, voltandosi poi verso gli altri.
“Davvero, Tom, non volevamo spaventarti! E poi, una volta che conoscerai bene Louis, scoprirai che è meno pericoloso di un gattino” ridacchia, passando un braccio sulle spalle del maggiore, che soffia: “Oi!”.
“Visto?” sillaba silenziosamente, facendolo scoppiare a ridere.
Louis accetta con un piccolo battito di mani la sua birra alla spina, prendendone subito un sorso che lo fa sospirare di piacere: “Buona come al solito” annuisce con soddisfazione.
“Non volevamo spaventarti, comunque -fa una smorfia confusa- Cioè, in realtà , ma- Stavamo soltanto svolgendo il nostro compito di fratelli maggiori, capisci? La prassi”.
Il riccio annuisce, indicandosi con i pollici: “Yep, fratello acquisito!”.
Harry si stacca per guardarlo un attimo in faccia: “Devo andare un attimo a lavarmi le mani, mi è arrivata sopra un po' di schiuma e detesto la sensazione appiccicosa. Pensi di riuscire a rimanere da solo senza azzannare il nostro Tom, qui, Tigre?” lo prende in giro bonariamente, facendogli alzare gli occhi al cielo: “Vai, vai!” lo spinge verso la porta del bagno, ridacchiando e tornando a prestare attenzione alla sua birra.
“Per la cronaca -se ne esce fuori- Non sono ancora pronto a diventare zio” punta un dito contro il ragazzo con fare minaccioso; quello spalanca gli occhi: “Ed io non sono ancora pronto a diventare padre!” ride, sussurrando poi “...O a morire...”.
“Ti piace tanto, vero?” Tommaso sorprendentemente parla, facendogli alzare gli occhi dal bicchiere: “Cosa?”.
“Harry, dico”.
Louis apre appena la bocca, richiudendola subito, annuendo con un piccolo sorriso: “Sì. Sì, mi piace molto” ammette, ed è probabilmente la cosa più vera che abbia detto da quando è arrivato a Doncaster.
“Ma guarda un po' chi c'è qui!” una voce leggermente nasale lo raggiunge da dietro le sue spalle, facendolo fa sobbalzare.
Non ha davvero bisogno di girarsi per sapere chi ha appena parlato, ma suppone di non potere fare finta di niente.
Dopotutto Jay lo ha educato per bene.
Così, con un sospiro, si volta.
“Stan” pronuncia atono, cercando di non fare trasparire nulla di ciò che prova al momento.
“Ma come, mi saluti così?!” Stan alza il bicchiere al cielo “Nonostante i bei vecchi tempi?!”.
Rotea gli occhi, già infastidito dalla sua presenza: “Devo essermeli dimenticato” risponde, cercando di tornare alla sua birra.
“Ooh, ma sei qui con carne fresca! Non sapevo che te la facessi con i ragazzini, però!” agita il dito per aria “Cattivo, Louis! Non si va con i bimbi!”.
Chiude a pugno le mani, cercando di reprimere l'impulso di alzarsene ed andare via.
Non ha intenzione di dargliela vinta ancora una volta.
Non più.
Non scapperà nuovamente piangendo come da ragazzino, ne andasse della sua vita.
“Taci. E' il fidanzato di mia sorella” risponde infine, non guardandolo nemmeno.
Stan ride selvaggiamente: “Giusto, giusto! Che stupido... Come ho fatto a credere che qualcuno potesse davvero averti voluto?” scuote la testa ironicamente, mentre Louis chiude gli occhi, incassando la testa fra le spalle.
“Chiedo scusa?” sospira di sollievo quando sente una severa voce roca intervenire.
Stan squadra il nuovo arrivato: “E tu esattamente chi saresti? Fatti i cazzi tuoi!” sputa acidamente, cercando di tornare a Louis, ma Harry glielo impedisce: “Già, è proprio quello che sto facendo, in realtà” lo scansa senza difficoltà, piazzandosi al lato del liscio ed incrociando le braccia.
“Ripeto, chi cazzo sei?” socchiude gli occhi Stanley, digrignando i denti e sbattendo il suo bicchiere -ormai vuoto- sul bancone.
Harry alza gli occhi al cielo: “Cristo, ma quanto sei tardo?!” lo guarda sfacciatamente, allacciando un braccio dietro la schiena di Louis; è soddisfatto quando questo gli si appiccica praticamente addosso.
“Siccome sembri essere un pochino lento, te lo spiegherò con parole semplici e lentamente, come si fa con i bam-bi-ni, okay? -finge un sorriso zuccheroso- Sono il fidanzato di Louis” si abbassa per avvicinarsi di più al volto un po' paffuto del ragazzo e soffia: “Lou-is. Capito ora chi sono?”.
Inclina di lato il capo: “E tu invece? Tu chi sei?” domanda ironico.
“Ma come, LouLou? Non gli hai parlato di me? Strano, eppure mi adoravi! Sono Stan” incrocia le braccia cercando di fare il duro.
Il riccio corruccia il labbro, soppesando le sue parole: “Mh... Stan, Stan, Stan... Ooh! Ma certo! -Si volta verso Louis- Hai ragione, amore, una volta avevi davvero gusti di merda. Fortuna che hai trovato me!” ridacchiano entrambi, in maniera complice.
Il ragazzo sbuffa, tremando di rabbia, ma non dice nulla, così Harry strabuzza gli occhi: “Che ci fai ancora qua? -sospira fintamente affranto- Non avrei voluto essere così diretto e maleducato, ma- Smamma. Non sei gradito qua, non te ne sei accorto? Bruh!”.
Tutti e tre alzano una mano e agitano le dita per aria, costringendolo ad allontanarsi.
Una volta che Stan si è finalmente allontanato scoppiano a ridere, dandosi il cinque.
“E' stato grandioso!” esclama entusiasta Tommaso.
Onestamente, è la prima volta che lo vedono così allegro.
Divertente.
 
Stanno aspettando il taxi per tornare a casa e: “Tommy, sei proprio un braaavo ragaaazzo, sono contento che Lottie ti aaabbia scelto” Louis è da qualche tempo che strascina un po' le vocali mentre parla a fatica.
Decisamente non è più abituato a bere, o magari è solo che ha mangiato poco a cena per via dell'ansia.
“Ehm, grazie Louis” risponde confuso Tommaso, guardandolo un po' sorpreso.
“Non fare caso a lui -lo avvisa Harry- è solo un pochino alticcio. Anche se- In vino veritas, no?” emette un risolino delicato.
“Nnn- sono ubriacooo” si lamenta Louis allora, mettendo su un piccolo broncio ed incrociando le braccia al petto, cercando di allonarsi dai due ragazzi, barcollando però così tanto che rischia di finire giù dal marciapiede.
“Certo che no, tesoro” lo rassicura Harry “Ti dispiacerebbe venire qui di fianco a me, a riscaldarmi? Ho molto freddo!” cerca di convincerlo, per farlo allontanare dalla carreggiata.
“Va bene, ma sooolo perché sono buooono!” accetta lui, andandosi a strofinare sul petto di Harry e circondandolo con le braccia.
“Sono braaavo, vero?” domanda, stringendolo più forte.
“Bravissimo, amore. Il mio scaldotto personale preferito” annuisce Harry, alzando un braccio per fare fermare uno dei taxi neri.
Una volta dentro si sporge verso la parte anteriore per informare il conducente dell'indirizzo.
“Andiamo già a caaasa, Haz?” ridacchia Louis, stendendosi con le gambe sopra suo cognato e il viso sul ventre del riccio, che inizia a passargli una mano fra i capelli: “Sì, Lou, però mi prometti che quando saremo arrivati farai il bravo e non farai rumore?”.
“Devo fare il bravo, come i baaambini?” mugugna contro la pancia di Harry, rendendo il suo borbottio quasi incomprensibile, il respiro gli si fa più leggero, segno che sta per abbandonarsi al sonno.
Quando arrivano davanti alla loro casa Harry è costretto a scuoterlo leggermente, giusto per farlo uscire dalla macchina; saluta con un cenno Tommaso che continua la corsa in taxi verso casa dei suoi genitori, mentre cerca di fare restare in piedi Louis, supportando praticamente tutto il peso del suo corpo.
“Lou? Tesoro?” lo chiama, quando arrivano davanti alla porta d'ingresso “Mh?” miagola Louis, rifiutandosi di aprire gli occhi.
“Ora io apro la porta, e poi cerchiamo di arrivare in camera tua il prima e il più silenziosamente possibile, pensi di riuscirci?”.
Lui annuisce, quindi fa scattare la chiave nella serratura; una volta dentro fa appoggiare Louis al muro per potere chiudere a chiave la porta, poi lo riprende e lo aiuta a salire le scale, mettendogli una mano sulla bocca ogni volta che rischia di inciampare e gli viene da ridere.
“Ssh... Lou, ci siamo quasi...” apre la porta della camera e lo fa entrare, chiudendosela poi alle spalle e accendendo la luce.
Tira finalmente un sospiro di sollievo e si avvicina al maggiore per togliergli gli occhiali ed aiutarlo a spogliarlo e a mettersi il pigiama; fa volare senza difficoltà le scarpe da ginnastica ed i jeans, mentre ha qualche difficoltà in più con la camicia: “Louis, la prossima volta che decidi di ubriacarti ti metti una maglia con la zip, intesi?”.
Osserva il ragazzo continuare a dormire beato e ride a bassa voce: “Certo, come no!”.
Gli infila facilmente la tuta e la t-shirt che fungono da pigiama e lo sistema meglio per farlo finire sotto le coperte.
Soffocando uno sbadiglio si spoglia a sua volta e va a lavarsi i denti; quando torna trova Louis tutto raggomilato come un gattino, ed inevitabilmente sorride, andandosi a sistemare al suo lato.
Si mette su di un fianco, poggiando la testa sul braccio piegato per poterlo osservare meglio.
Gli passa un dito leggero sui tratti del viso, meravigliandosi di ogni più piccolo particolare, essendo la prima volta che può davvero osservarlo così liberamente.
Quando sente di stare per cadere addormentato fa combaciare il suo petto con la schiena di Louis, affondando il naso fra i suoi capelli e chiudendo finalmente gli occhi.
 
Louis mugugna infastidito un verso incomprensibile, soffocandolo nel cuscino; ha la testa che gli rimbomba terribilmente, ma almeno non ha alcun vuoto di memoria, quindi questo significa che ricorda perfettamente di essersi reso abbastanza ridicolo, ma preferisce comunque questo a non sapere cosa sia successo.
Sorride impercettibilmente quando pensa a come lo ha trattato dolcemente Harry, nonostante tutto.
E Stan!
E' stato davvero grandioso quello scontro, Harry gli è parso ancora più...
Sexy, ed eccitante da morire.
Rilascia un sospiro, abbandonandosi all'indietro e scoprendo così di essere fra le braccia di Harry, nella classica posizione 'a cucchiaio'.
Trattiene un attimo il fiato, esalando un “Cazzo!” sibilato quando si accorge del rigonfiamento che preme verso la fine della sua schiena.
“Niente panico, Louis” sussurra, mentre il riccio neanche a farlo apposta lo stringe maggiormente, ancora addormentato.
Harry apre gli occhi qualche secondo dopo, e a differenza del liscio, comprende subito la situazione; è convinto che Louis stia ancora dormendo, quindi si sporge tranquillamente per lasciargli un bacio sulla nuca e si alza.
Louis -che gli da ancora la schiena- ha gli occhi spalancati, praticamente sgranati.
Erano soli e credeva che stesse dormendo, apparentemente.
Eppure lo ha baciato ugualmente.
Un sorriso inizia a nascere sul suo viso, e per un attimo si scorda perfino del mal di testa che lo sta uccidendo.
Quando Harry ritorna in camera ha in mano un'aspirina ed un bicchiere di acqua; notandolo sveglio gli dà il buongiorno e si siede sul letto, incrociando una gamba sotto il sedere.
“Ben svegliato! Credo che questi possano farti comodo” gli fa un occhiolino allungandogli il bicchiere, che accetta immediatamente.
Ora che la mente gli si è un po' più schiarita, il pensiero continua a martellargli su quel tocco rubato.
Finora ha sempre cercato di evitare di pensarci per non rimanere deluso, ma...
E se lui piacesse ad Harry per davvero?
Lo osserva di nascosto, pensieroso; che lui faccia il primo passo senza un minimo di sicurezza di essere ricambiato, è da escludere.
Però magari potrebbe- iniziare a comportarsi in modo un po' ambiguo?
Cercare di fargli capire di essere interessato, !
E' un'ottima idea, l'importante è che non svenga nel provarci...
Si fa mentalmente forza e rotola sul letto, finendo per metà sopra ad Harry, che alza lo sguardo su di lui, sorpreso: “Tutto bene?”.
Louis si impone di non arrossire e annuisce timidamente: “Ho solo voglia di un po' di coccole” alza le spalle “Magari è il post-sbornia, non saprei” aggiunge, facendolo ridere.
Si accomoda con la testa nell'incavo del suo collo, strofinandolo con la punta del naso; una delle cose che lo fa impazzire di Harry è decisamente il suo odore.
Non è un qualcosa che si può classificare con uno dei classici marchi che si trovano nelle profumerie, no, è un qualcosa speciale, un profumo tutto suo.
“Starei così tutto il giorno...” sospira, cercando di non strozzarsi nel liberare quelle parole.
“Sul serio?” domanda Harry, sempre più confuso dal comportamento dell'altro, che gli risponde: “Dio, ”.
Alza un braccio per potere poggiare una mano sul suo petto tonico, e con le dita inizia a tracciare dei delicati cerchi che da piccoli diventano sempre più larghi, per poi tornare a restringersi nel loro centro.
E' piuttosto rilassante, in realtà, ed Harry non sta nemmeno facendo nulla per fermarlo.
“Lou?”
“Mh-Mh”
“Sicuro di sentirti bene?” gli domanda nuovamente, posandogli con cautela un braccio attorno alla vita.
“Oh, sì. Sì, benissimo. Va tutto- Benissimo” mormora Louis, senza aprire gli occhi.
 
 
“Lottie, sei meravigliosa con questo vestito! Non dobbiamo nemmeno fare molte modifiche, soltanto accorciarlo appena!” esclama emozionata Jay, guardando la figlia indossare l'abito bianco.
“Sei davvero bellissima, sorellina” la abbraccia Louis, contento di vedere l'entusiasmo di Lottie.
Incrocia lo sguardo di Harry tramite lo specchio, e gli regala un ampio sorriso.
Jay incoraggia la figlia con uno sguardo, andandosi poi a sedere vicino al riccio.
“Louis, senti... Vorrei chiederti una cosa” inizia allora la bionda, lisciandosi le pieghe dalla gonna dell'abito.
“Io voglio molto bene a Dan, ma non è mio padre, e... Non è con lui che vorrei percorrere la navata” va dritta al sodo “Louis, mi accompagneresti all'altare?”.
Spalanca gli occhi, guardando fisso la sorella: “Davvero?!” lei annuisce, così la prende fra le braccia, stritolandola: “Certo che ti accompagno!” esclama commosso, allontanandosi poi per evitare di rovinare il vestito.
Mentre la madre aiuta Lottie a cambiarsi lui si rifugia fra le braccia di Harry, sedendosi sulle sue gambe per nascondere gli occhi lucidi contro il suo corpo.
Tira su di tanto in tanto il naso, facendo fare dei sospiri tremuli al minore, che ora lo sta abbracciando mentre gli accarezza la schiena: “Oh, Sweetcheeks... Non piangere! Non è una cosa bella?”.
Annuisce ritmicamente, continuando a tirare su con il naso: “Sono solo molto felice per lei” mormora contro il suo collo, dove ha ormai preso l'abitudine di accomodarsi.
Tituba un po', ma alla fine si decide e prende fra le sue la mano sinistra di Harry, iniziando ad accarezzare le dita e giocherellando di tanto in tanto con la fedina.
Ride leggermente quando gliela fa aprire completamente per posarci sopra la sua.
“Che c'è, sciocchino?” lo prende in giro Harry; “Nulla, è solo che le mie mani sono così piccole, in confronto alle tue!”.
“Questo perché tu sei il mio piccolo” spiega con fare ovvio il riccio, intrecciando le loro dita; onestamente si sta quasi abituando al fatto che Louis stia iniziando a prendere qualche iniziativa, anche perché quando lo fa è sempre così timido ed imbarazzato che sarebbe impossibile non adorarlo.
 
Il campanello trilla, rilasciando il solito tremolio alla fine; all'inizio gli dava quasi fastidio, ma ora Zayn si è abituato a quella particolarità e anche se potesse, non lo farebbe riparare.
Apre la porta a Liam, facendolo entrare nel suo piccolo appartamento da tipico scapolo.
A parte per il fatto che è pieno di articoli da disegno in ogni angolo.
Il castano inizia a togliersi il cappotto, sorpassando un paio di latte di vernice e cercando di evitare di calpestare i pennelli che si trovano per terra; ci sono diverse tele, alcune ancora bianche, altre già sporche completamente di colore, alcune invece solo per metà, ancora da completare.
Persino i muri sono particolari; sono fatti di mattoncini, e nella parete dietro il divano c'è una sorta di grande murales.
Cucina, ingresso e salotto sono un unico grande open-space, nota Liam, continuando a girare su sé stesso, meravigliato.
“Hai davvero una casa particolare” si congratula, porgendogli i vestiti.
“Grazie” sorride Zayn, sistemandoli sull'attaccapanni vicino alla porta.
“E' un po' incasinato, scusa -scrolla le spalle- Ma in realtà è così 365 giorni all'anno, suppongo che sia come sono”.
“Un artista bello e maledetto?” ride Liam, accomodandosi sul divano di pelle nera.
Zayn tira fuori una custodia scura, nel mentre soppesa le sue parole: “Beh, sì. Direi che non è male come definizione!”.
Si sistema la canotta nera sporca di tempera azzurra e verde: “Sono un po' un mezzo disastro, ma stavo dipingendo. Ho modificato la camera degli ospiti, facendola diventare un piccolo studio”.
Squadra Liam da capo a piedi: “Ho già in mente qualche posa, credo basteranno poche foto” libera la macchina fotografica dalla custodia ed inizia a montare i faretti ed un treppiede.
“Ho già accennato a chi di dovere che riceverà un curriculum fra poco, quindi dovremmo sbrigarci, in realtà”.
Il castano annuisce: “Non c'è problema”.
Si fa passare il laccio della Canon dietro il collo, testandone la sicurezza, prima di sorridere verso Liam: “Allora? Iniziamo?”.
Si alza dal divano, guardando il moro in attesa, sentendosi osservato, aiutandolo poi a spostare il mobile per permettere al murales di essere visto per intero.
Il moro inizia a girargli attorno, pensieroso, facendo vagare lo sguardo dall'alto verso il basso e viceversa, facendolo poi appoggiare al muro dietro di lui.
“Mi piace questa camicia, ti dona” mormora, prendendo la macchina fra le mani ed alzandola ad altezza del suo viso: “Volta leggermente la testa, vorrei trasmettere qualcosa, con queste foto...” assottiglia lo sguardo: “Vorrei che tu sembrassi un ragazzo profondo e riflessivo -ride leggermente- Con questo non voglio dire che tu non lo sia anche in realtà, eh! Desidero solo che si possa notare”.
Liam volta il capo e focalizza gli occhi davanti a sé, provando a far diventare più vacuo lo sguardo, come se fosse concentrato su un pensiero particolare: “Va bene, così?”.
Zayn lo manovra, raddrizzandogli ulteriormente le spalle ed alzandogli di un poco il mento: “Incrocia le braccia... No, non così! Non come se tu volessi sembrare un duro, più come se tu stessi cercando di tenerti intero...” gli prende le mani per addolcire la presa sulle braccia: “Ecco, così”.
Si allontana di qualche passo, soddisfatto della posa ottenuta, e finalmente chiude un occhio e avvicina la macchina all'altro, premendo il bottone diverse volte; fa parecchi scatti, compresi primi piani.
“Rilassati pure” gli dice, andando in cucina per prendergli un bicchiere di tè freddo.
Un gatto completamente nero inizia a strusciargli fra le gambe, facendo le fusa.
“Ehi, Salem!” lo saluta, prendendolo poi sottobraccio: “Mi hai appena fatto venire in mente un'idea” gli sussurra vicino all'orecchio peloso, lasciandogli un grattino.
Porge il bicchiere al suo ospite, riprendendo poi a coccolare il gattino: “Liam, ti piacciono i gatti?”.
Alza le spalle: “Sono carini, sì”.
Sorride sornione: “Meraviglioso”.
Gli passa un indice sulla camicia: “Indossi qualcosa, sotto questa?”.
Liam inarca un sopracciglio, ammiccante: “Perchè vuoi saperlo?”.
“Perchè vorrei davvero potere vedere i tuoi addominali!” scuote la testa, ridendo: “Idiota, ma cosa vai a pensare? Mi serve di saperlo per via delle fotografie” si asciuga una lacrima all'angolo dell'occhio, continuando a ridacchiare; Liam cerca di fare finta di nulla: “Ho una canottiera bianca a coste” dice velocemente, cambiando discorso.
“E' perfetto!” sbuffa, mentre spinge il divano al suo posto, indicandoglielo poi con un dito: “Togli la camicia e stenditi pure, puoi tenere gli anfibi, stanno benissimo con quei jeans chiari dal cavallo un po' basso”.
Riprende in braccio il gattino: “Ed ora Salem ti viene a fare compagnia!” glielo appoggia sul petto, guardandolo eccitato.
Sistema la macchina fotografica sul treppiede, sistemando lo zoom: “Bene, ora, non so... Prova a giocarci, sii naturale... Sii la spensieratezza!”.
Liam inizia ad accarezzare il manto scuro dell'animale, ottenendo in cambio delle fusa contente; il micio gli cammina sul petto e gli fa un po' di solletico; inizia a ridere quando con la linguetta ruvida  gli lascia un paio di leccate sul mento: Zayn non perde tempo ed inizia a scattare, imprimendo la risata giocosa del castano nella pellicola.
Liam si sistema meglio sul divano, poggiando le piante dei piedi sulla pelle e appoggiando il capo sul bracciolo; alza il micio, portandoselo sopra la testa ridendo, strofinando poi il naso contro quello più piccino ed umido di Salem.
Zayn continua a fare fotografie, incapace di smettere, fino a quando il gatto non decide di essersi stufato e salta giù dal divano, trotterellando verso la camera da letto del suo padrone per andare a schiacciare un pisolino.
“Pensi che quei due riusciranno a capire di piacersi sul serio, prima che sia troppo tardi?” domanda Liam, tornando in piedi.
Zayn scruta con occhio critico gli scatti che ha collezionato fino ad ora, storcendo il labbro di tanto in tanto, contemplativo.
Alza le spalle “Non so, te l'ho detto, secondo me il tuo amico deve fare qualcosa... Però è anche vero che è di Louis che stiamo parlando, e con lui tutto è possibile”.
Si tortura l'orecchino al lobo sinistro con un paio di dita, osservando per qualche attimo fuori dalla finestra: “Perfetto, è quasi ora!” dice, riprendendo in mano la fotocamera che aveva momentaneamente riposto.
“Ti dispiacerebbe toglierti la canotta?” domanda, alzando un lembo della propria smanicata, imitando il gesto.
Liam nemmeno si prende la briga di rispondergli, prende i bordi inferiori della canottiera ed alzando le braccia se ne libera, buttandola poi sul divano.
Il moro distoglie velocemente lo sguardo da quella vista, sentendosi la bocca asciutta; dopotutto gli sarebbe davvero piaciuto, potere osservare quegli addominali, a volere essere onesti.
Con un dito lo fa voltare verso la finestra: “Ho aspettato fino ad ora per questo scatto, perché la luce del tramonto rende questo paesaggio meraviglioso”.
Liam non può dargli torto; per quanto riguarda l'arte lui è davvero un neofita, ma i viola ed i rossi del cielo si riflettono, creando straordinari abbinamenti di colori e sfumature particolari.
“E' bellissimo” sussurra, rapito da quello spettacolo.
Si è appoggiato con le mani sul davanzale, le braccia allargate per potere sostenere il peso del corpo; la posizione fa tendere ogni singolo muscolo della schiena, che si flette senza difficoltà, agilmente.
Alza il capo per potere osservare meglio il cielo, ed è in quella posa che Zayn, sospirando, scatta la prima fotografia.
Il rumore coglie di sorpresa il castano, che volta leggermente all'indietro il capo, venendo nuovamente ripreso.
Sorride leggermente, tornando a voltarsi verso l'esterno, pensieroso.
“Cosa vuoi che faccia?”
“Sii te stesso, Liam”.
Salem li raggiunge, spazientito dal loro continuo vociare; balza sul davanzale, vicino a Liam, che si volta a guardarlo.
Il gatto inclina leggermente la testolina, osservandolo con i suoi penetranti occhi verdi, come a volere capire se è degno di continuare a condividere la presenza con lui.
Zayn sorride divertito, racchiudendo quello scambio di sguardi dentro la sua macchina fotografica.
Il gatto alla fine volta completamente le spalle e prende a guardare fuori dalla finestra, la coda a penzoloni; Liam, d'altra parte, si volta verso Zayn, continuando però a tenere le mani appoggiate sulla balaustra dietro di sé.
Un ulteriore flash spezza il leggero buio che è calato nella stanza ed infine il moro abbassa una volta per tutte la sua fotocamera: “Direi che abbiamo finito” lo informa.
“Oh, non credo proprio” nega Liam, rubandogli di mano l'apparecchio.
Zayn aggrotta la fronte: “Che vuoi dire?”.
“Voglio dire -inizia, posizionandosi il laccio di sicurezza dietro il collo- Che non mi sembra giusto che tu ti sia limitato solamente a scattare, per tutto il pomeriggio” gli punta un indice contro, ridendo sotto i baffi.
“Beh, è quello che fanno di solito i fotografi, sai com'è...” prova a scherzare, cercando di riprendersi la macchina, che però viene alzata da Liam per impedirgli di raggiungerla.
“Bene, invece oggi il fotografo farà anche da modello!” insiste, avvicinandoglisi.
“Vengo male nelle foto” ammette infine Zayn, soffiando scocciato.
Il castano alza un sopracciglio, divertito: “Mi prendi per il culo?!”.
Entrambi si rendono conto di ciò che ha appena detto, quindi si limitano a ridere come idioti; questo permette a Liam di scattare diverse foto di Zayn sorridente.
Naturalmente è venuto benissimo.
Ma non aveva dubbi, in tutta onestà.
Lo vede togliere la schedina della memoria per poterla inserire nel computer portatile.
Prova a guardare da dietro le sue spalle le fotografie, ma Zayn glielo impedisce, bacchettandolo con una penna: “Non è il momento! Lascia lavorare l'artista” ghigna leggermente, chiudendo le finestre aperte e mostrando il desktop, per sicurezza.
Ruota sulla sedia, mettendosi con il busto contro lo schienale, fronteggiandolo così con lo sguardo: “Senti, pare che Niall abbia fatto il pettegolo come suo solito, e che abbia detto a Lou ed Harry che ti abbiamo conosciuto” rotea gli occhi, stropicciandosi il ciuffo di capelli con una mano “E insomma, gli è venuta questa idea che ritiene grandiosa, di farti venire con noi al matrimonio di Lottie. Sai, condividere gli amici con il fidanzato, farli conoscere fra di loro... Cose del genere”.
Deglutisce, alzando lo sguardo: “Ci stai?”.
Liam si rimette i velocemente i vestiti, prendendo poi il cappotto dall'attaccapanni.
Posa una mano sulla maniglia del portone, voltandosi però verso l'interno della casa, prima di uscire: “Zayn -ride- E' ovvio che non mi perderò un'occasione del genere!”.
Gli lancia un sorrisetto accattivante e si chiude la porta alle spalle.
Zayn si getta a terra, gemendo contrariato.
 
“Louis” sussurra Harry, sporgendosi dalla sua parte del letto.
Il liscio soffia contrariato, ancora addormentato, rifiutandosi di svegliarsi.
Si volta dall'altra parte per cercare di allontanarsi da quel brusio fastidioso che sta cercando di rovinare il suo riposo.
“Lou-eh!” trascina la seconda parte del nome, distorcendolo teneramente; lo pungola con un indice, infastidito dalla sua testardaggine nel non volere svegliarsi.
Oh, okay: non è per niente infastidito, ma di certo non se ne può fare una colpa.
E' solamente qualcosa di terribilmente adorabile vedere Louis dormire, sembra un completo angioletto.
Così rilassato, così tranquillo... Senza preoccupazioni.
Ciò non toglie che ora si debba svegliare.
“Lou-eh-eh-eh!” ripete in tono lamentoso, rotolando fino a stargli praticamente steso addosso; lo pungola con un dito sul naso alla francese, ma una piccola mano arriva pronta a scacciarlo via.
“Mpft” geme, stringendo ancora di più gli occhi, rifiutando di arrendersi alla sveglia mattutina.
“Lou-u-u!” allunga nuovamente le u, parlandogli direttamente nell'orecchio, strofinando poi il viso sulla sua mascella.
In risposta Louis si nasconde ancora di più sotto le coperte calde, accucciandosi sul suo petto e stringendo fra le mani la felpa che il riccio usa come pigiama; solo in questo momento, forse, si accorge effettivamente della situazione.
Apre gli occhi di scatto, osservando le proprie mani stringere la maglia di Harry; la rilascia lentamente, alzando un dito alla volta, fino a liberare la stoffa dalla propria presa, che in realtà assomigliava di più a quella di un bambino appena nato che stringe il dito della mamma, ma.
Comunque.
“Ti sei svegliato, Bell'Addormentato?” ride Harry, ossevando il solito color vermiglio colorare le guance del maggiore.
“Non credo riuscirò a sopportare un altro soprannome del genere senza svenire definitivamente, davvero” sospira, portandosi poi una mano alla bocca perché decisamente no, quello non era supposto che venisse detto ad alta voce.
Si schiarisce la voce, facendo finta di nulla: “Ad ogni modo tu non mi sembri così tanto più sveglio di me”.
Harry annuisce, facendo intrecciare le loro gambe; Louis, senza nemmeno accorgersene, torna ad avvicinarglisi sempre di più, come fossero due calamite dalle cariche opposte.
“Hai ragione, solo che è così tremendamente invitante rimanere a letto per un intero giorno, quando hai un micino tutto raggomitolato al tuo fianco, in cerca di calore e coccole, sai?”.
Solitamente Louis si sarebbe sbrigato a togliersi da una situazione del genere, ma ha deciso di tentare il tutto per tutto appena qualche giorno fa, e non ha intenzione di rimangiarsi la parola; per questo motivo prende un respiro e si gira a pancia in sotto, finendo per metà sopra ad Harry.
Sistema il capo nell'incavo del suo collo, accarezzandolo con le dita fredde.
Alza leggermente la testa, spalancando i languidi occhioni azzurri: “E allora non alzarti, no?” suggerisce timidamente, con un piccolo sorrisino.
Il riccio spalanca la bocca, fingendosi scandalizzato: “Ma! Louis Tomlinson, tu, piccolo diavoletto tentatore!” dice, sgranando gli occhi per enfatizzare il concetto.
A parte gli scherzi, lo intende davvero: Louis è davvero un piccolo tentatore, e la cosa migliore è che nemmeno se ne rende conto, nemmeno si accorge di quanto- Di cosa sia, in realtà.
Questo onestamente è un qualcosa che fa andare Harry fuori di testa.
“Mi piacerebbe davvero tanto” ghigna, portando le braccia a circondargli il busto e avvicinandolo a sé “Sfortunatamente -aggiunge- non posso. Anzi, noi non possiamo. So che non sembra così, tesoro, ma il matrimonio è sempre più vicino, e tu sei il testimone!”.
Louis lo guarda confuso, alzando le spalle.
“Lou-is! -lo riprende- Sei il testimone, non puoi presentarti in tuta, nonostante io pensi che ti doni magnificamente. Inoltre anche io non ho un abito, e sono il ragazzo del testimone. Abbiamo dei doveri, Sweetcheeks”.
Mette su un piccolo broncio, stringendosi di più fra le braccia di Harry: “Dobbiamo proprio?” si lamenta, facendolo ridere: “Sì, amore. Non vorrai mica fare arrabbiare Lottie?” gli risponde il riccio, passandogli due dita sulle labbra per fare scomparire il broncio e comparire invece al suo posto un sorrisetto.
Harry lascia un piccolo bacio sulla fronte di Louis, poi si alza per andarsi a vestire, anche se la voglia onestamente è davvero scarsa.
Louis aspetta di vederlo entrare nella porta del bagno per sprofondare completamente sotto le coperte assieme al suo cuscino, soffocandoci contro un urletto felice.
Amore?
 
Scendono le scale l'uno affianco all'altro, con le scarpe già ai piedi, ma Jay li sorprende nell'ingresso: “Buongiorno! Non fate colazione con noi?”.
Ha in braccio una Doris addormentata, e continua a fare su e giù per il pavimento, cullandola delicatamente.
Harry lascia una carezzina sui capelli della bimba, attento a non svegliarla, sorridendo poi alla madre: “No, oggi vi rubo Louis per tutta la giornata” la informa, facendo un occhiolino al ragazzo che subito abbassa lo sguardo, imbarazzato.
Il riccio indossa la sua giacca di pelle, passando il giacchetto verde militare al più basso, che se lo infila velocemente per evitare di dovere passare ulteriore tempo sotto lo sguardo curioso di sua madre.
Harry gli cala il beretto di lana color bordeaux sui capelli color caramello, lasciando però fuori il ciuffo.
“Sei così carino!” gongola, afferandogli una mano e trascinandolo fuori casa, sventolando una mano in direzione della donna, che sorride contenta.
Louis per stare al passo con le falcate di Harry deve praticamente correre, anche se devono soltanto arrivare alla macchina di Dan, parcheggiata poco più in là.
Si passa la lingua sulle labbra, poi con un leggero tremore nella voce domanda: “Baby Cakes, hai intenzione di dirmi dove stiamo andando?”.
Harry si volta verso di lui con un gran sorriso, negando con la testa, prima di salire dalla parte del guidatore.
Guarda ancora una volta verso il liscio, che gli sembra leggermente preoccupato.
Gli stringe una mano sul ginocchio, sporgendosi leggermente verso di lui: “Tranquillo, Lou! Andiamo solamente a fare un giro in centro” lo rassicura, non sapendo però che quello che affligge Louis è ben altro.
Il maggiore annuisce, sforzando un sorriso, puntando poi lo sguardo appena corrucciato sulla strada.
Se a qualcuno piacesse qualcun altro...
Sarebbe normale tentare di baciarlo, giusto?
Harry non mi ha mai baciato, non per davvero... Non sulle labbra” pensa tristemente, storcendo il labbro in una smorfia.
“Non vorrai davvero costringermi a farti il solletico, per farti andare via quel broncio?” lo sfida allora il riccio, continuando a guidare con attenzione.
“Mh” mugugna Louis, limitandosi a guardare fuori dal finestrino.
Harry si mordicchia un labbro, fermandosi per fare passare delle ragazzine che attraversano sulle striscie, camminando probabilmente verso la scuola.
“Ho un'idea!” esulta infine, alzando un indice in aria con fare soddisfatto.
“Ti ho mai detto che sono un vero e proprio maestro dei Knock Knock Jokes?” alza un sopracciglio con fare divertito, nonostante l'altro non abbia ancora proferito parola, troppo pensieroso.
Harry non si lascia scoraggiare e prende a pensare a qualcuna delle sue barzellette preferite.
"Oh! Oh, senti questa!" si entusiasma gioioso.
"Toc toc!" Louis lo squadra un filo diffidente, mentre sistema con la punta del dito gli occhiali sul naso.
"Oh, andiamo, Loueh!" lamenta il riccio, guardandolo di tanto in tanto con la coda dell'occhio.
"Va bene, va bene!" Louis si ritrova a cedere sotto lo sguardo implorante del più giovane, quindi sospira e "Chi è?" domanda in un mormorio appena udibile.
"Lo" dice convinto Harry, aspettando impaziente la risposta dell'altro.
"Lo chi?"
"No, sono più un tipo da Thor!" esclama concludendo il gioco, lasciandolo senza parole.
Louis ragiona per qualche attimo, cercando il senso di tutto ciò, per poi scoppiare: "Harry! Ma è una barzelletta tremenda!".
"Ehi! Non è vero! È una delle mie preferite, questa!".
Parcheggia la macchina fra le strisce bianche dipinte sull'asfalto e tira il freno a mano, slacciandosi poi la cintura per scendere dalla macchina, seguito subito da Louis, che lo affianca.
"Toc toc" riprova dopo qualche secondo di silenzio. "Harry, ti prego, non-" "Toc toc!" insiste il riccio, imputandosi.
"Chi è?"
Ridacchia leggermente e risponde: "Un tappo".
A questo punto ha una vaga idea di dove potrebbe andare a parare la barzelletta, ma continua comunque il botta e risposta, mentre cammina: "Un tappo chi?".
"Un tappo che non arriva al campanello" ride sguaiatamente Harry, persino tenendosi la pancia sulle mani.
"Louis, Dio! Dovresti vedere la tua faccia, sei così comico!" sghignazza, asciugandosi una lacrima all'angolo dell'occhio.
Gli dedica uno sguardo truce e un leggero pugnetto sul braccio, prima di difendersi: "Io al campanello ci arrivo, sai? E non sono un tappo!".
Mugugna fra i denti qualche altra parola incomprensibile, sbuffando poi: "Non possiamo mica essere tutti dei giganti come te!".
Harry gli passa un braccio sulle spalle, avvicinandolo al suo corpo: "Ehi, ma tu sei perfetto così! Sei o non sei il mio piccolo?" domanda retorico, riuscendo a domare il suo orgoglio piccato.
"Toc toc" ritenta poi un'altra volta, osservandolo con gli occhi verdi brillanti.
Louis sbuffa, guardandolo da sotto il ciuffo di capelli: "L'ultimo?".
"Giuro!" esclama l'altro, allungandogli il mignolino per confermare la promessa.
"Chi è?" cede, appoggiandosi sul suo fianco caldo.
"Sorry".
Harry mette in mostra le fossette, tira di fuori il cellulare e impostandolo sulla modalità fotocamera: "Sorridi!" grida gioioso, stringendolo ancora più vicino e facendo un autoscatto.
Louis, suo malgrado, sorride.
"Ah-ah! Cosa abbiamo qui? È un sorriso? -Lo pungola Harry, divertito- È un sorriso, signori e signore, un sorriso! Abbiamo vinto!".
Ferma un passante e indica il liscio: "Signore, ha visto? Sta sorridendo!".
Gli afferra la mano trascinandolo dietro di sé, fermando un altro paio di donne ed un ragazzino. Louis ride, implorandolo di fermarsi: "Harry! Harry, basta, ti prego! Che vergogna!" si copre il volto con le mani, ma ben presto il riccio gliele abbassa delicatamente, posando un bacio su ogni nocca.
“È così che vorrei vederti, in ogni momento. È così che dovresti essere sempre, capito? sussurra Harry, guardandolo fisso negli occhi.
"Imbarazzato?" tenta Louis, ma lui scuote la testa debolmente: "No. Felice".
Se solo sapesse che Louis, con lui, è sempre felice...
Abbassa lo sguardo annuendo brevemente.
Ricomincia a camminare, continuando però a tenere stretta la mano di Harry, che lo tira leggermente verso un negozio per potere osservare la vetrina.
"Oh, no" sentenzia deciso, parando una mano davanti a sé per enfatizzare il concetto.
"Oh, sì!" controbatte invece il minore, trascinandolo all'interno della boutique grazie al momentaneo intontimento di Louis dovuto a quel 'Oh, sì" che il suo maledettamente poco simpatico cervello ha registrato come gemito.
Deglutisce a fatica, spostando gli occhi per il negozio.
"Harry -sibila- Questo non è un negozio. Questo è Burberry!" gesticola freneticamente, il riccio riesce appena in tempo ad evitare la decapitazione di un povero ed innocente manichino.
"Lou, tranquillizzati! È tutto a posto, ho ordini precisi dall'alto, sai? Non devi preoccuparti per il budget, certe occasioni sono uniche" sorride dolcemente, offrendogli di nuovo la mano. "Andiamo?" domanda in un piccolo cenno del capo, facendo per muoversi verso gli abiti da cerimonia.
Per tutta risposta si limita a seguirlo in silenzio, lo sguardo basso.
Storce appena il naso quando nota le attenzioni troppo- Attente della commessa nei confronti di Harry, quindi gli si avvicina appiccicandosi ad un suo fianco ed immergendo il naso fra le pieghe che il suo maglione forma sul petto: "Hai trovato qualcosa, tesoro?" domanda zuccheroso, alzando quindi il capo per guardarlo dal basso, sbattendo lentamente le palpebre.
Harry gli sorride, ignorando i tentativi della donna di alzarsi un po' di più la gonna, e gli lascia un bacio sulla punta del naso: "Forse qualcosa, ma dovrai provare nel camerino, piccolo".
Sbuffa sconsolato, annuendo: "Se proprio devo...".
"Devi" gli conferma "Ma, se farai il bravo, può darsi che ti farò un regalino!" insinua quindi giocoso l'altro, spingendolo verso il camerino.
"Un regalo?!".
Fa spallucce: "Potrei portarti a mangiare un gelato, che dici?".
Louis è indeciso se freddarlo con lo sguardo -perché non è un bambino, si suppone che sia un uomo avvenente e piacente!- o se sciogliersi in una pozza d'acqua.
Nel dubbio, si nasconde nel camerino.
Indossa una serie di abiti, alcuni neri, altri gessati.
Si rifiuta categoricamente di farsi vedere da qualcuno, desidera avere un effetto a sorpresa a trecentosessanta gradi.
Qualcosa cattura la sua attenzione dal riflesso nello specchio: è un abito bluette, con diversi riflessi cangianti.
Fa scivolare leggermente una mano sulla stoffa pregiata. Sa che quello sarà l'abito giusto ancora prima di indossarlo.
A niente sono servite le preghiere di Harry, Louis si è rifiutato di fargli vedere il vestito persino nella stampella, facendogli chiudere gli occhi al momento del pagamento.
"Louis, ma non è giusto!".
Il liscio gli blocca la bocca con una mano -anche se in realtà si deve praticamente ancorare alle sue spalle, per arrivarci- e ridacchia: "Sh! Ed ora, portami dal gelataio più vicino, mio prode!".
Harry lo prende completamente a cavalcioni sulla schiena, ridendo e facendo finta di essere un cavallo: "Subito, mia principessa" finge un nitrito ed un galoppo un po' storto, incurante degli sguardi giudicanti della folla.
 
Prima di entrare in casa nascondono le buste con i regali di Natale in garage, dopo avere parcheggiato l'auto al sicuro.
Harry allunga un braccio sulle spalle di Louis, circondandolo nel tragitto verso il portone d'ingresso. "Ho dimenticato le chiavi!" piagnucola il maggiore, suonando il campanello, fulminando poi l'altro con lo sguardo: "Visto? Io ci arrivo al campanello!".
Harry dissimula la risata in un improvviso colpo di tosse, salvato dall'aprirsi della porta.
"Ragazzi, entrate!" li accoglie Jay, facendosi da parte.
I due mettono piede in casa contemporaneamente, immobilizzandosi non appena sentono l'urlo improvviso di Lottie.
"Ragazzi! Fermi!" grida quella, avvicinandosi con le braccia tese davanti a sé.
"Che succede, Lots?".
La bionda batte le mani allegramente: "Siete sotto il vischio! Dovete baciarvi! Siete i primi a rinnovarlo, Dan lo ha messo appena mezz'ora fa!".
Louis gela sul posto, sgranando gli occhi. Okay. Okay.
Deve solo ritrovare la calma. Non è come se avesse aspettato questo momento dalla prima volta che ha visto Harry, no.
Ma figuriamoci.
Prende un breve respiro prima di voltarsi verso il riccio, lo sguardo speranzoso che ha però si frantuma subito: Harry non pare molto propenso a volerlo baciare.
Sembra tentennare qualche attimo, prima di abbassarsi per lasciargli un piccolo schiocco rumoroso sulla guancia.
O magari è solo il cuore di Louis che si sta spezzando, non ne è molto sicuro, in realtà.
"Andiamo, ragazzi!" li prende in giro Dan "Tutto qui?".
Il riccio cerca di trovare qualche scusa ed abbozza un sorriso: "Siamo solo un po' riservati noi non-".
Louis blocca quel debole blaterare, dedicandogli un'occhiata di fuoco; aggancia le mani sul suo collo ed alzandosi sulle punte fa scontrare brevemente le loro labbra.
Sospira appena su quelle ancora socchiuse di Harry, prima di allontanarsi per voltarsi e dirigersi in camera sua.
Il riccio porta due dita sulla bocca, gli occhi sgranati per la sorpresa e le gambe ancorate a terra, momentaneamente incapace di fare qualsiasi cosa.
I passi arrabbiati di Louis risuonano pesantemente su ogni scalino, i piedi che pestano con violenza sulla moquette rossa delle scale; sente vagamente una voce tentare di chiamarlo dal piano inferiore, ma ignora il tutto deliberatamente e si sbatte la porta alle spalle, affrettandosi a girare la chiave e frenandosi poi con il respiro pesante.
Harry si muove di scatto nel mezzo del silenzio più tombale, sale di corsa le scale ed inizia a bussare incessantemente sulla porta della camera; Louis in risposta stringe ancora di più la mascella  e chiude a pugni le mani, incassando la testa fra le spalle.
“Louis! Apri!” esclama con urgenza, cercando di abbassare la maniglia, inutilmente.
“No” sentenzia semplicemente lui, lasciandosi scivolare a terra con le gambe raccolte verso il petto, iniziando a singhiozzare appena.
“Louis! Apri la dannata porta!” insiste Harry, continuando a tempestare di pugni l'uscio.
Louis lo sente ruggire infuriato, non dovrebbe decisamente pensare che questo lo rende così dannatamente eccitante, ma.
Cazzo, lo è, lo è davvero.
“Louis, guarda che la butto giù, non sto scherzando!” lo minaccia con un filo di preoccupazione nella voce.
Strizza ulteriormente gli occhi, sospirando perché sente già che sta iniziando a cedere.
Alza lentamente un braccio e posa le dita sulla chiave, aspettando qualche minuto per decidersi a farla scattare.
Harry sembra sentire il piccolo rumore e cessa di bussare, abbassando cautamente la maniglia per potere entrare.
Fa volare lo sguardo per la stanza, cercando la figura di Louis; pensa di trovarlo sul letto, ma in realtà è accovacciato poco lontano dall'entrata.
“Si può sapere che ti è preso?” gli domanda, alzando un sopracciglio ed avvicinandosi gradualmente a lui, venendo fulminato da uno sguardo bagnato.
“Fai davvero?! -lo squadra arrabbiato- Ho capito che non siamo davvero fidanzati e che probabilmente non mi consideri nemmeno qualcosa di almeno lontamente attraente, ma davvero ti faceva così schifo il pensiero di dovermi baciare?!” scuote la testa una volta, contrariato: “E- e comunque non dovrebbe tipo essere- Il tuo lavoro?”.
Harry spalanca la bocca, incredulo: “Cristo, Louis, tu davvero non- Pensi davvero che-” si gira, ridacchiando senza essere davvero divertito, ma più che altro esasperato.
“Cosa, eh?! Penso davvero cosa?” insiste Louis infuriato, alzando mano a mano la voce, che questa volta esce limpida, senza tremare.
Harry chiude gli occhi per un attimo e quando li riapre sono molto più scuri del normale; si volta verso Louis con sguardo famelico, la pupilla che ormai ha preso a coprire gran parte dell'iride.
Osserva interessato il maggiore mordersi il labbro inferiore e non riuscendo più a trattenersi torna ad avanzare verso di lui con grandi falcate, abbassandosi al suo livello e finendo quasi per sovrastarlo con il suo corpo.
Dio, Louis -mugugna, ripassando leggermente il segno che gli ha fatto giorni prima sul collo- Tu nemmeno sai cosa puoi fare, farmi”.
Louis trattiene per un attimo il respiro, alzando di scatto il petto; è così vicino a raggiungere quello che desidera da così tanto, ma- Vorrebbe qualcosa di vero e questo sembra solo istinto e basta e...
No.
“Ragazzi, tutto bene?” domanda Dan senza entrare nella stanza, probabilmente inviato in missione di ricognizione dalle donne di casa.
Harry e Louis, ancora attaccati, si guardano negli occhi: “Tranquillo Dan, va tutto bene” rassicura il patrigno, non staccando lo sguardo dal verde che è tornato a regnare.
Harry alza una mano e gli accarezza con delicatezza una guancia, risalendo fino alla tempia.
“Mi dispiace” sussurra, lasciandogli un bacio sulla fronte e liberandolo dal suo peso, alzandosi dal pavimento.
Esce dalla camera senza voltarsi indietro, indossa velocemente il cappotto e con un saluto generale esce di casa.
Louis si butta con uno sbuffo nel letto, coprendosi il viso con un cuscino.
Ha la mente così tanto in subbuglio che vorrebbe solamente poterla svuotare: ogni volta che Harry fa o dice qualcosa lo rende sempre più confuso.
 
Quella sera a cena Louis balbetta più del solito e fa cadere la forchetta di mano almeno una decina di volte, tanto gli tremano.
Jay lo guarda preoccupata e lui finge che vada tutto bene, sforzando un piccolo sorrisino.
In realtà la vicinanza con Harry lo sta uccidendo; anche questa sera si sono dovuti sedere vicini, e non sapere come sono rimasti, se il riccio è ancora arrabbiato con lui, lo sta lentamente massacrando.
Harry si volta verso di lui ogni volta che fa cadere qualcosa, fino a quando Louis non decide di fare sparire la mani sotto la tavola per impedirsi di combinare altri disastri.
Sente una mano stringergli improvvisamente la sua, infinitamente più piccola.
Louis si gira velocemente verso di Harry, che lo sta osservando con un sorriso leggero, che sembra parlare per lui: “Siamo a posto?”.
Louis gli stringe di rimando la presa: “Siamo a posto” conferma con un piccolo cenno del capo.
E, almeno per quella sera, il suo balbettio cessa.
Tornano ad addormentarsi abbracciati, e finalmente ogni cosa sembra essere andata a posto.
 
Louis ha un problema.
Da quando ha tastato per la prima volta la morbidezza delle labbra di Harry, non può più fare a meno di pensarci.
Non può evitarsi di osservarlo, specie quando sa di non potere essere scoperto: il riccio sta ancora dormendo, e le sue labbra sono proprio lì, ad appena una paio di centimetri di distanza, dischiuse come due petali di rosa appena sbocciati.
Sono come una calamita per Louis, che non può impedirsi di sognarle, di desiderarle, di volerle fare sue ancora una volta, come il più incallito dei drogati.
Si sporge leggermente e riesce a fermarsi appena prima che la sua bocca si chiuda su quella di Harry.
Torna ad accoccolarsi contro il fianco del ragazzo, sospirando tremante.
Quando si risveglia è solo, ed il lato del riccio è già fresco, segno che si è alzato già da un po'.
Si siede lentamente, scompigliandosi i capelli e allungandosi verso l'alto per stiracchiarsi.
Non si prende nemmeno la briga di vestirsi, rimanendo con la tuta e la t-shirt che usa per pigiama e scendendo le scale con ai piedi solo i calzettoni.
Stropiccia un pugno sugli occhi, camminando verso la cucina con fare svogliato, fermandosi però quando arriva davanti alle porte del salotto; Harry è lì, ma non è solo.
C'è Ernest con lui, e sta sorridendo nella sua maniera un po' bavosa.
Giocano con le costruzioni morbide, ed il ragazzo si cimenta in smorfie oscenamente buffe che fanno ridere enormemente il bimbo.
Louis si sente stringere il cuore e lo stomaco in una morsa calda a quella vista; un po' fa male, ma è una sensazione così meravigliosa che non può fare a meno di pensare di volerne ancora, e ancora.
Guarda i due con un sorriso radioso ed emozionato, allontanandosi poi verso la cucina con passo leggero per evitare di farsi sentire.
Fa velocemente colazione, andandosi a vestire per potere tornare immediatamente in salotto.
Si ferma sull'uscio, appoggiandosi al muro con un fianco; Harry lo sente e si volta verso di lui con un sorriso, indicandogli con il capo Ernie, che gioca indisturbato.
Si alza per raggiungerlo, osservandolo con il capo piegato di lato ed uno sguardo divertito: “Ti avevo detto che sono molto bravo con i ragazzi timidi, o no?”.
Gli fa un piccolo occhiolino prima di informarlo: “Tua madre è dovuta andare via con le altre donne e mi ha lasciato il piccolo. Tu invece dovrai andare a fare la spesa”.
Louis annuisce lievemente, ancora arrossito dall'affermazione di poco prima sui ragazzi timidi.
E' come se l'incidente del dopo-vischio non fosse mai avvenuto, e ne è davvero contento.
Indossa il cappotto e si aiuta con i piedi per infilarsi le vecchie Vans, lasciando una carezza sul capo del fratellino e raggiungendo poi la porta; Harry lo ha seguito fino a lì e prima che lui possa aprirla per uscire si sente posare una mano sul fianco.
“Fai attenzione, Sweetcheeks” si raccomanda, abbassandosi per lasciargli un bacio a stampo delicato.
Louis esce di casa con le guance paonazze e lo sguardo stralunato.
E'- davvero successo quello che pensa che sia successo??
Scrolla il capo, avviandosi verso la macchina.
Tutto quello gli è sembrato così giusto, così giornaliero... Come un qualcosa che è destinato ad essere così, un'azione che potrebbe diventare maledettamente simile ad una nuova abitudine.
Sorride ed ingrana la marcia, iniziando a fischiettare a tempo con la canzone che sta passando la radio.
Si ferma al primo supermercato che incontra, quello dove da ragazzino si divertiva a fregare i proprietari antipatici scambiando le date di scadenza ai tramezzini, così da potere comprare quelli più freschi al prezzo scontato di quelli più vicini alla scadenza.
Che ragazzaccio!
Scuote la testa ridacchiando fra sé e sé, sobbalzando appena alla vibrazione del cellulare:
 
 
Pare che saremo soli a cena ;)
  Prendi petto di pollo, prosciutto di Parma,
  mozzarella e patate!
 -H
 
Non ha idea di che cosa si possa preparare con quegli ingredienti, ma suppone che lo scoprirà presto.
D'altronde, chi è lui per andare contro i voleri dello chef?
Sorpassa le porte ad apertura automatica arrossendo al pensiero che quello potrebbe quasi considerarsi come una sorta di primo appuntamento.
Si imbroncia appena mentre afferra un carrello, non ha certo intenzione di crearsi false speranze, ma ora come ora è davvero difficile non fare certi pensieri e considerazioni, specialmente dopo quel lieve sfioramento di labbra.
Sospira addentrandosi nella corsia del cibo per bambini per seguire la lista che sua madre ha consegnato al riccio.
Fa cadere dei pannolini nel cestino e qualche pacco di omogeneizzati prima di affrettarsi per uscire da quella corsia piena di madri dai capelli rizzati sul capo.
“Poverine...” sussura compassionevole, lanciando loro un ultimo veloce sguardo prima di immettersi in territori più tranquilli.
O almeno, è quello che crede.
“Ma guarda chi si rivede!” lo gela sul posto una risata fastidiosa e gracchiante, che arriva direttamente a pugnalargli il cervello.
Si gela sul posto, abbassando di un poco le spalle, sconsolato.
“Stan, non mi dispiace proprio per niente, ma vado molto di fretta” cerca di scansarlo per potere continuare i suoi acquisti.
“Sempre così maleducato, dovrei proprio dirlo a Jay! Secondo me è l'influenza negativa di quel riccio pazzoide”.
Louis si volta di scatto verso di lui, digrignando i denti: “Non osare nemmeno parlare di lui in questa maniera” gli punta contro un dito con rabbia.
“Altrimenti? Potrei farti capitolare in mezzo secondo”.
Louis sgrana gli occhi celesti e finge di rabbrivvidire: “Sto tremando di paura, non vedi?” lo prende palesemente in giro, dandogli poi una pacca sulla schiena che incomincia a farlo tossire, tanto è forte.
“Va a rompere il cazzo a qualcun altro, Stanley. Qualcuno a cui magari gliene freghi davvero qualcosa delle tue puttanate da coglione quale sei”.
Stan annaspa ancora qualche secondo per riprendere fiato, prima di urlare verso la sua schiena che si sta già allontanando: “Lavati la bocca con il sapone, Loulou! Ci vediamo al matrimonio!”.
Louis stringe i pugni, continuando ad allontanarsi.
“Tanto lo so che c'è qualcosa di marcio sotto la storia fra te e quel capellone. E puoi giurarci che scoprirò di cosa si tratta” sibila rabbiosamente Stan, uscendo dal negozio.
 
Sbatte dietro le spalle il portone d'ingresso, intralciato nei passi dalle borse di plastica cariche di spesa.
Sbuffa verso l'alto per liberarsi di un ciuffo dispettoso di capelli che continua a cadergli sopra gli occhi.
“Lou?” la voce di Harry lo raggiunge dalla cucina mentre il ragazzo si muove per raggiungerlo; ha in braccio Ernest, che sta giocando con i suoi ricci senza che lui gli dica nulla o cerchi di farlo smettere.
“Ehi” sorride il liscio, avvicinandosi per prendere il fratellino e fargli delle pernacchie sul pancino, facendolo ridacchiare.
Fa sfregare insieme i loro nasi e poi si allontana sgranando gli occhi verso il bimbo con un sorriso aperto, il tutto sotto lo sguardo caldo di Harry, che gli circonda la vita con un braccio, stringendolo per un attimo.
“Ti vedo un po' scosso, sicuro che vada tutto bene?”.
Louis alza le spalle, facendo sedere Ernie nel seggiolino: “Campione, fai il bravo, sì?”.
Gli lascia un buffetto sul nasino prima di drizzarsi in piedi e voltarsi verso Harry: “Sì, ho solo fatto un incontro davvero indesiderato”.
Allontana il tutto con un lieve gesto della mano, cercando di archiviare il discorso.
Harry aggrotta la fronte, scontento: “Il tizio di quella sera?”.
“Sì”
“Ti ha fatto qualcosa? Ti ha importunato?”.
Louis ridacchia, avvicinandosi a lui per appoggiarsi contro il suo petto e stringere fra le dita la sua maglietta scura: “Sei tenero quando provi a fare il duro per difendermi” lo informa, guardandolo con un misto di imbarazzo e dolcezza nello sguardo, avendo il piacere di potere osservare per la prima volta le guance del minore tingersi di rosso.
“Sei tenero, ma -riprende il discorso- non potrai esserci sempre per difendermi, devo imparare a farlo da solo, capisci? Imparare a essere forte”.
Harry gli passa una mano fra i capelli, accarezzandolo lentamente e facendogli socchiudere gli occhi, tanto è piacevole la sensazione.
“So che sei perfettamente in grado di badare a te stesso, è solo che vorrei farti da scudo contro ogni cosa, fosse anche la più ridicola e innocente. Ma lo posso vedere, quanto tu sia forte in realtà”.
Si allontana di un passo da lui, continuando però a stringergli le spalle con le mani, guardandolo negli occhi: “Posso vedere il piccolo leone che nascondi dentro di te, e di cui nemmeno tu sei consapevole. E ho paura di quando ti accorgerai di non avere bisogno di me” sorride: “Non ne hai mai avuto bisogno, Louis. Così forte, così tanto. Spero solo che quando te ne accorgerai non correrai via da me”.
Scuote leggermente la testa, abbassando il capo verso il pavimento, incapace di sostenere quello sguardo così pregno di sentimenti: “Io ho- delle ferite. Non sempre si possono vedere, ma per i tuoi occhi... Soltanto ai tuoi occhi, ho mostrato davvero il mio cuore”.
Harry gli prende una mano, portandosela con dolcezza al petto: “Ho paura, Louis. Perchè è passato così poco, ma quando siamo separati mi sento già così solo, come spezzato a metà”.
Louis gli porta una mano sul viso, accarezzandolo.
“Ho paura, Lou” confessa in un sussurro, osservandolo tremante mentre sorride appena: “Presta attenzione, Harry, perché per te ho abbassato le mie difese”.
Si allontana di scatto dal ragazzo, conscio di avere forse vissuto un momento fin troppo profondo per quello che dovrebbe essere invece un semplice rapporto di interesse.
Scuote il capo e rilascia un sorriso che questa volta nasconde dietro di sé una piega un po' amara.
“Ti spiace tenere Ernie ancora un po'? Avrei davvero bisogno di una doccia calda”.
Harry fa finta di ignorare quell'allontanamento improvviso e lo esorta con un piccolo sorriso: “Ovvio che non mi dispiace, Lou! Vai pure, sembri davvero distrutto”.
Prima di tornare ad occuparsi del bimbo osserva per qualche secondo il liscio mentre si volta e si avvia verso le scale, chiedendosi per la milionesima volta cosa sia passato per quella testolina così interessante e contorta.
 
Louis fa scivolare con vigore le mani sul torace, strofinandoselo rabbiosamente con la spugna ruvida e passa poi alle braccia, risalendo fino al collo.
Sobbalza per il dolore della pelle che si sbuccia sotto la troppa forza utilizzata e lascia cadere la spugna a terra, ad inzupparsi completamente.
Nasconde il viso fra le mani, permettendosi di rilasciare solo un breve singhiozzo.
Per quanto abbia cercato di fare il duro e di fingere che l'incontro con Stan non lo abbia minimamente toccato, non è così.
Niente affatto.
Le ferite che gli ha lasciato sono ancora ben aperte e sanguinanti; forse gli era parso che si fossero come formate delle croste, ma tornando a Doncaster e rivivendo il passato gli è sembrato come di sentire che qualcuno gliele stesse grattando via, facendo tornare a galla tutto il dolore.
Forse avrebbe solo bisogno di qualcuno pronto a prendersi cura di quella pelle lacera, qualcuno non spaventato dal dolore, nemmeno da quello degli altri, che a volte può essere persino più tremendo del proprio.
Perchè magari se sei tu a soffrire puoi provare a stringere i denti e ad andare avanti, ma quando si tratta degli altri?
Cosa succede quando si tratta degli altri, e non riesci a muovere nemmeno un dito per sollevarli, per farli stare meglio?
Louis non è mai stato in grado di relazionarsi con certi tipi di ferite, suppone che si debba essere veramente coraggiosi per riuscirci. Si chiede se esista qualcuno con un cuore così grande e così disinteressato, ed inevitabilmente il suo pensiero cade su Harry.
Buffo, appassionato, gentile, tenero Harry.
Sì, lui sarebbe probabilmente coraggioso abbastanza.
L'acqua che continua beffarda a schiaffeggiarlo lo risveglia da quello stato di semi-incoscienza in cui si era ritrovato.
Si piega per raccogliere la spugna, stringendola fra le mani per strizzarla.
Osserva le piccole gocce cadere verso il basso, sempre più velocemente, fino a frantumarsi a terra.
Per la prima volta si domanda seriamente se Harry sarebbe disposto ad essere così coraggioso con uno come lui.
Scruta vagamente il suo volto riflesso nello specchio appannato dal vapore e aggrotta le sopracciglia, facendo quasi fatica a riconoscere la figura che gli si palesa davanti.
Forse sono state troppe le volte che è passato davanti alla superficie riflettente senza guardarsi per davvero, chinando il capo per cercare di fuggire a quella verità che non voleva vedere e affrontare.
Volta di scatto il capo, sentendo dei rumori nella sua camera e riconoscendo i borbottii incomprensibili del fratello.
“Ci mettiamo sul letto del tuo fratellone, eh, ragazzo? Gli facciamo una bella sorpresa?”.
Rialza lo sguardo sullo specchio, sussultando alla vista.
Non si era nemmeno reso conto di avere iniziato a sorridere. Alza lentamente un paio di dita, posandole con cautela sul vetro freddo e facendole scivolare, lasciando che si creino righe più chiare in mezzo al vapore. Lo fa con la stessa delicatezza che aveva usato per accarezzare la prima volta il visino di Lottie, quando da bambino era andato a trovarla in ospedale, prima ancora che tornasse a casa con sua madre. Ha quasi paura che quell'immagine sia così delicata da distruggersi con il passare leggero dei suoi polpastrelli, teme che sia solo il riflesso di ciò che desidererebbe vedere. Però poi le dita finiscono di pulire lo specchio, e quel sorriso è ancora lì.
E non se ne va per un bel po'.
 
Poco più tardi, quella sera, si infila frettolosamente una tuta da usare come pigiama e scende  poi gli scalini due a due, per potere raggiungere più velocemente il riccio che si trova già in cucina.
Quando entra nella stanza lo trova a dargli le spalle, intento a lavorare sul bancone.
Louis prende un profondo respiro e gli si avvicina da dietro, circondandogli la vita con un braccio: “Allora, che si mangia questa sera, chef?” gli sorride felicemente guardandolo dal basso.
“Ti insegnerò a preparare il mio famoso pollo ripieno di mozzarella ed avvolto in prosciutto di Parma. Ah, ovviamente il tutto sarà accompagnato da dell'ottimo purè fatto in casa” gli risponde Harry, rafforzando la presa, mentre lui si appresta ad alzarsi le maniche: “Bene. Suppongo che questa sarà la mia prima esperienza culinaria in assoluto, allora!”.
Harry gli impedisce più volte di dare fuoco alla cucina -pensa che Jay lo apprezzerà particolarmente- e poi quando il purè sembra avere preso la giusta consistenza cremosa insiste per imboccarlo.
E Louis nonostante tutto non si sente nemmeno un idiota, no.
Perchè per una volta si sente semplicemente felice.
 
Zayn apre le porte di vetro dell'università di Belle Arti ed entra con la sua solita camminata tranquilla.
Qualcuno potrebbe pensare che sia un narcisista, uno pieno di sé.
In realtà ha soltanto deciso di prendere la vita così come viene, senza farsi appesantire da complicazioni inutili, spesso e volentieri frutto soltanto di perfidi giochini mentali.
Sale agilmente le tre rampe di scale che lo separano dal piano superiore, dirigendosi poi con sicurezza verso il corridoio di sinistra, fermando il suo cammino solo quando arriva di fronte ad una porta verde scuro che recita: “Mr. Mikal”.
Si sistema leggermente la giacca con una mano, mentre l'altra è impegnata a tenere fermamente la cartellina che contiene le varie foto che ha scattato a Liam, che poi sono anche il suo progetto d'esame, ed è anche per quello che si trova lì.
Bussa con due nocche sull'uscio, entrando dopo avere ricevuto il permesso.
Mr. Mikal è uno degli insegnanti più giovani dell'Accademia; di primo acchito potrebbe sembrare un po' troppo sopra le righe, ma in realtà è una delle persone più preparate nel campo della fotografia, ed il moro lo ammira moltissimo.
“Salve, Mr. Mikal” lo saluta educatamente, sedendosi ad un cenno dell'uomo.
“Signor Malik!” esclama quello con il suo marcato accento americano, sorridendogli gentilemente.
Adocchia la cartellina -che sta ancora stringendo fra le dita- con un'alzata di sopracciglio: “Quella è per me, dico bene?”. Allunga elgantemente la mano affusolata: “Me la passi, per piacere”.
Zayn deglutisce appena, mentre lo osserva alzare la copertina di cartoncino ed iniziare a studiare i vari scatti nel più completo silenzio.
Il professore prende ogni foto in mano, comparandole anche fra di loro, ed infine le ripone sulla scrivania.
“Interessante. Davvero molto interessante. Mi piace come ha giocato con la prospettiva, ma specialmente con l'accostamento dei colori. Aspettare il tramonto è sicuramente stata una scelta azzeccata, le luci naturali sono sempre quelle che regalano gli effetti migliori” prorope infine, annuendo compiaciuto.
Zayn rilascia un breve sospiro, raddrizzando appena le spalle: “La ringrazio, professore”.
Mr. Mikal punta un dito contro il soggetto principale delle foto: “E' questo l'amico del quale mi parlava?”.
Lui annuisce brevemente: “Sì, è esatto. Si tratta di Liam Payne”.
L'uomo gli lancia uno sguardo divertito: “Payne, ha detto? -scuote la testa- Ad ogni modo, mi piace come lo ha raffigurato... Sembra quasi che ad ogni scatto ci si trovi di fronte ad una persona diversa”.
Il moro sorride sornionamente, alzando il capo: “E non è forse questo che fa la fotografia, professore? Mettere in luce ciò che spesso l'occhio umano non riesce a percepire?”.
L'altro ridacchia a bassa voce: “Molto acuto signor Malik, davvero molto acuto!”.
Studia ancora qualche attimo le fotografie, richiudendole poi nella cartelletta.
“Suppongo che il suo amico abbia appena trovato un lavoro, allora”.
 
Non aspetta nemmeno di essere uscito dall'università, per tirare fuori il cellulare e scrivere un messaggio a Liam, intimandogli di raggiungerlo.
Quando finalmente lo vede arrivare sventola una mano in aria, salutandolo; Liam ha le guance paonazze per la corsa e gli occhi sgranati dall'aspettativa: sembra quasi un bambino, non crede di averlo mai visto più indifeso di così.
“Allora??” domanda con foga, mordendosi il labbro a sangue.
“Ciao Zayn, come stai? Io non c'è male, grazie” borbotta ironicamente, ricevendo in cambio un leggero pugno sul braccio ed un: “Non fare il bastardo, dài!”.
Lo lascia con il fiato in sospeso ancora per qulche secondo, imbronciando poi il labbro in una smorfia triste e sospirando mesto: “Eh” inizia cauto “Mi sa che all'agenzia dovranno fare a meno di te!”.
Il castano ci mette almeno un minuto prima di realizzare e perdere l'espressione confusa che gli si era piantata in faccia: “Stai dicendo davvero che..?” lo guarda con incredulità mista ad eccitazione, mentre Zayn annuisce per confermare: “Dico davvero, sei stato assunto come modello!”.
Liam caccia un urlo gioioso, mettendosi poi a ridere e prendendo a danzare, trascinando con sé anche il moro: “Dio, sono così felice!”.
Zayn ride del suo entusiasmo e lo pungola, mentre continuano a ballare: “Così felice quanto?”.
“Così felice che ti bacerei!”
I loro piedi smettono di muoversi quasi in sincrono, quando Zayn con uno sbuffo ed un angolo della bocca alzato pare quasi sfidarlo: “E allora fallo, no?”.
E Liam lo fa. Perchè d'altronde ci aveva sperato, in quell'invito.
 
“Le orchidee sono state la scelta perfetta, Lots” Harry cerca di rassicurare la giovane sposina, che inizia a sentire il panico crescere ad ogni giorno che passa e che la avvicina al momento del suo matrimonio.
“Non so, non trovi che siano tremendamente demodé? Oddio, dovrei chiamare il fioraio, annullare l'ordine, studiare altri cataloghi di bouquet e avvisare Lou, la parrucchiera, di un cambio di pettinatura dell'ultimo minuto!” si dispera senza starlo ad ascoltare, affondando le dita nella capigliatura argentea.
Louis sta osservando la scenetta con i gomiti appoggiati sul bancone della cucina e la testa leggermente di lato, posata a sua volta sulle mani aperte a coppa. Sporge il sedere di fuori mentre si diverte a cercare di restare in equilibrio su una sola gamba, portando il piede destro sopra quello sinistro. “Non capisco -si intromette- come fa ad essere un cambio dell'ultimo minuto se hai ancora tre giorni di tempo?”.
Lottie sembra essere diventata improvvisamente conscia della sua presenza nella stanza, squadrandolo con occhi spiritati: “Dio, Louis! Ma come fai a non capire che è una cosa gravissima?? Gravissima! Ci sono mesi di preparativi dietro ad ogni singola ciocca, sai?”.
Il maggiore si sente quasi in colpa, almeno fino a quando non nota Harry alzare leggermente gli occhi al cielo: “Non farci caso, LouBello, Lottie è solamente stressata, ma mi deve credere quando le dico che le orchidee sono perfette: eleganti, profumate il giusto e decisamente bellissime”.
Lottie si lascia cadere con uno sbuffo sullo sgabello, annuendo impercettibilmente: “Per fortuna che ci sei tu, Harry!”.
Il castano guarda leggermente imbronciato la sorella, offeso: “Ed io?!”
“Certo Lou, ovviamente è carino anche avere te qui vicino!” lo rassicura lei, scompigliandogli i capelli ed uscendo di scena.
“Incredibile! Prima fa di tutto per farmi venire qua con settimane di anticipo e poi nemmeno mi considera!”.
Harry gli si avvicina, avvolgendolo dolcemente fra le braccia e posando il mento sul suo capo: “Oh, Lou! Sei così tenero, sei geloso!”.
Sbuffa, voltando il capo dall'altra parte: “Certo che non sono geloso, per chi mi prendi?”
“Per un geloso che ovviamente non ammette di esserlo, tesoro” ride Harry, staccandosi per iniziare  a pungolargli il  fianco con un dito, facendogli il solletico.
“Ora la domanda è: di chi sei geloso, LouBello?” lo guarda fisso negli occhi “Di Lottie, o di me?” sorride sornionamente mentre lo vede arrossire.
“Anche prima mi hai chiamato così...” evita cautamente la domanda, continuando a giocherellare nervosamente con le dita.
“Così come?” fa finta di nulla il riccio, sedendosi a sua volta per potere osservare meglio i suoi fiammeggianti occhi grigio-azzurri e le sottili labbra che si spalancano: “Lo sai come!” la voce gli trema appena, nel ripetere il nomignolo “Mi hai chiamato- Mi hai chiamato LouBello”.
“Perchè lo sei! -scrolla le spalle- Sei il mio Lou, e sei bello”.
Louis lo fissa confuso: “Sono bello?”
“No” nega Harry, così che le spalle del castano si abbassano di un pelo, mentre annuisce mestamente esalando un timido “Oh...”.
“Tu sei molto bello, Louis” riprende allora il riccio, sinceramente.
Gli occhi di Louis brillano come stelle, nonostante ciò però lui ostina a tenerli puntati verso il pavimento mentre raccoglie il coraggio che è necessario per pronunciare due lettere: “Tu” dice soltanto, lasciandolo confuso.
“Come?”
“Ho detto, tu. E' di te che sono geloso, Harry” ammette infine, correndo fuori dalla stanza per la vergogna.
“Oh, Lou” sospira il ragazzo, rimasto solo.
 
Stan prende un sorso dal bicchiere di cartoncino, scottandosi appena la lingua con il caffè bollente.
Impreca a mezza voce, alzando lo sguardo per una frazione di secondo. E' un tempo brevissimo, ma è abbastanza per far sì che il suo occhio riceva un'immagine che il cervello elabora solo qualche secondo dopo, facendogli alzare nuovamente di scatto la testa.
E' quel tipo allampanato e capellone a cui Louis va dietro come un cagnolino: Harry, se non ricorda male.
C'è decisamente qualcosa che gli puzza, in tutta quella faccenda. Quel tipo non ha nulla in comune con Doncaster, ma specialmente non centra nulla con lo sfigatello.
Nasconde una smorfia di disgusto e finge un'espressione amichevole, mentre gli si avvicina progressivamente: aveva detto che avrebbe scoperto il loro segreto e ha intenzione di rispettare la sua parola.
“Ehi, amico!” lo saluta, agitando esageratamente le braccia per farsi notare.
Harry si volta, osservandolo sorpreso: “Ehi”.
“Amico, è bello incontrarti qui!” insiste l'altro, facendogli alzare un sopracciglio: “Non vorrei infrangere il tuo povero cuoricino, ma noi non siamo amici. L'ultima volta che ho controllato non mi sopportavi nemmeno”.
Stan fa cadere il suo sorriso falso, decidendo di giocare a carte scoperte: “Ma bene, Harry” marca con fare sprezzante il suo nome, iniziando a girargli attorno “Sei astuto. Allora potresti gentilmente spiegarmi come sia possibile che uno come te, sia finito con uno come- Louis?”.
Il riccio alza le spalle, assumendo un'aria meditativa: “Non so, a dire il vero devo essere stato parecchio fortunato. Io non valgo nemmeno il mignolo di Louis”.
“E tu invece, Stan? Mi puoi spiegare perché ti interessa così tanto la nostra relazione?” praticamente torreggia sul ragazzo, che si allontana di mezzo passo, spaventato.
“Perchè io so che voi siete finti, e lo dimostrerò-”
Harry alza un indice, scuotendolo a destra e sinistra: “Perchè sei soltanto un represso del cazzo che non riesce ad accettare la felicità altrui. Perchè per poterti sentire qualcuno hai bisogno di denigrare le altre persone, nonostante loro siano sicuramente miliardi di volte meglio di te. Ecco perché”.
Scrolla nuovamente le spalle, iniziando ad avviarsi: “Ora, se non ti dispiace, sono molto impegnato. Devo comprare il regalo di compleanno a Louis, visto che domani è già la Vigilia. Addio!”.
Stan osserva la schiena del riccio allontanarsi; digrignando ulteriormente i denti butta in uno scatto d'ira il rimanente del caffè per terra, lasciandolo infrangersi al suolo e sporcare passanti innocenti.
“Giuro su tutto quello che ho che sbugiarderò quella testa di cazzo” sibila furente, estraendo il cellulare dalla tasca e ghignando allo schermo “Si dà il caso che io abbia delle conoscenze piuttosto informate” mormora, digitando velocemente un numero di telefono: “Oli? Ciao, sono Stan. Vorrei riscuotere quel favore che mi devi: ho bisogno di informazioni circa un certo Styles. Harry Styles”.
 
“Louis?” Harry sta scuotendo con delicatezza il ragazzo, ancora aggrovigliato fra le coperte “Louis, dolcezza, dovresti davvero svegliarti” insiste gentilmente, accarezzandogli il capo e facendo passare le dita fra i capelli setosi.
Ha deciso di non dirgli nulla dell'incontro con il suo ex migliore amico, per prima cosa perché non vuole stressarlo, e poi perché non lo ritiene troppo pericoloso.
Desidera soltanto che Louis possa godersi appieno quella giornata.
Sotto le sue carezze il liscio inizia a mugugnare qualcosa di incomprensibile, stiracchiandosi come un gattino. Harry ridacchia delle sue mosse e gli tocca il naso con la punta di un dito: “Ehi, vecchietto!” esclama giocondo.
Gghhnnnggn” lamenta Louis, ancora assopito “Vecchietto a chi?”.
“A te, naturalmente! Ti sembra giusto che io abbia dovuto sapere del tuo compleanno da Liam? Liam! Ti rendi conto? Mi fai passare per un pessimo fidanzato, in questo modo!” si imbroncia, lasciando che le dita di Louis ci passino sopra e facciano tornare distese le sue labbra.
“E si può sapere come lo ha saputo il tuo amico?” sospira appena, il ricordo del suo compleanno che lo colpisce come una doccia gelata.
“Non saprei -alza le spalle- Suppongo siano stati Zayn e Niall. Sono diventati pappa e ciccia quei tre, io inizio ad essere preoccupato, sai?” scuote la testa “Comunque! Buon compleanno, amore!” gli dice, prendendogli il viso fra le mani per lasciargli un bacio delicato sulle labbra.
Louis boccheggia ancora per qualche secondo dopo che si sono staccati, guardando fisso negli occhi verdi dell'altro, sconvolto dal suo gesto.
Sì, è vero, lo aveva baciato anche quella volta che stava uscendo per andare a fare la spesa, ma aveva supposto che fosse solo perché si trovavano sull'uscio, e magari qualche vicino li avrebbe potuti vedere.
Poi, certo, c'era stato l'episodio del succhiotto e... Okay, quello non se lo era riuscito a spiegare, ma era comunque stata questione di una volta soltanto, nulla di importante... No?
Louis si morde un labbro, pensieroso. Poco tempo fa si era ripromesso di cercare di comportarsi in maniera più ambigua, per provare a comprendere meglio Harry, ma poi come al solito la sua timidezza aveva avuto la meglio. Crede che sia arrivato il momento di cambiare. D'altronde avere ventiquattro anni porterà pure una differenza, o no?
Alza gli occhi che si sono fatti improvvisamente combattivi, e con un movimento agile si alza dalla sua posizione seduta, allungando un braccio per fare distendere Harry, che ora giace sotto di lui e lo guarda meravigliato. Louis lo sta sovrastando con il suo corpo, senza però fargli sentire il suo peso, mantenendosi con il braccio leggermente muscoloso premuto contro il materasso.
Si prende ancora un attimo per ammirare gli occhi di Harry, che lo sta fissando immobile, aspettando una sua qualsiasi mossa.
“Oh, fanculo!” mormora infine, fiondandosi sulle sue labbra carnose ed incastrando le mani fra i capelli ricci di Harry. Si siede con delicatezza sul suo ventre, portando le gambe ai lati del suo bacino; inizialmente gli lascia solo qualche bacio delicato, poi però preme la punta della lingua contro le sue labbra, facendogliele schiudere.
Lo sente gemere appena mentre gli tira qualche ciocca riccia, per poi ridacchiare: “Ed ecco che viene fuori il leone”.
Louis rotea gli occhi, fintamente infastidito: “Oh, ma taci!” gli intima, prima che Harry capovolga la situazione per averlo sotto di sé.
Sorride divertito, almeno fino a quando Louis non lo sfida con lo sguardo, inarcando un sopracciglio.
Gli si avvicina lentamente, sussurrandogli direttamente nell'orecchio: “Non sai nemmeno cosa ti vorrei fare, micino”.
Il maggiore trattiene un attimo il respiro, rilasciandolo poi in un sussurro graffiato: “Non- non ti sto fermando”.
“Tu no -sospira- ma se non ti porto al piano di sotto entro due minuti tua madre mi uccide” lo informa, lasciandosi cadere al suo lato sul letto.
“Però non preoccuparti, Sweetcheeks. Avremo modo di riprendere meglio questo discorso”.
E con un ultimo occhiolino si alza, andando a lavarsi i denti nel bagno.
“Oh. Mio. Dio” è tutto ciò che riesce a pensare Louis, le gambe aperte a stella ed una mano a coprirgli la bocca.
E' successo davvero, giusto?
Non se lo è sognato, vero?
Quello potrebbe diventare il compleanno migliore della sua vita, senza dubbio.
Harry esce dal bagno passandosi una mano fra i capelli, osservando divertito il ragazzo sul letto: “Sei pronto?”.
Grugnisce appena, la testa contro il cuscino: “Non sarò mai pronto” bofonchia, pensando agli abbracci e baci invadenti di sua madre.
Sente qualcuno iniziare a tirarlo per i piedi: “Andiamo, Boobear!”.
“No! Boobear no, eh!” esclama alzandosi a sedere di scatto e puntandogli contro un indice.
Il riccio gli porge una mano per aiutarlo ad alzarsi: “E allora andiamo, Lou! Sarà una meravigliosa giornata, vedrai”.
“Questo perché non è il tuo compleanno!” infila le pantofole, ciabattando svogliato fino alla porta.
“Louis, andiamo, sii collaborativo!” Harry lo fa passare per primo, chiudendo poi la porta dietro le loro spalle, prendendolo a braccetto per scendere insieme le scale.
“E poi cosa potrebbe mai succedere?”
Louis sbuffa: “Harry, ma ancora non hai capito con chi hai a che fare? Ogni anno è sempre la stessa storia, posso già sentire la voce di Jay dire-” viene interrotto da un urlo di giubilo: “Oh, il mio bambino!”.
“Ecco, appunto” sospira scendendo l'ultimo gradino e sorridendo esageratamente: “Buongiorno, mamma!”.
Harry pensa che sia tenero il modo in cui ha provato a forzare entusiasmo solo per fare contenta sua madre.
Beh, riflettendoci meglio, sono davvero poche le volte in cui non lo ritiene tenero.
 
Dopo cena sua madre picchietta lo spazio libero sul divano dove è seduta, invitandolo a raggiungerla.
Lottie nasconde una risatina dietro alla mano, avvicinandosi al riccio: “Questo sarà così divertente, fossi in te non me lo perderei!” e si va ad accomodare sul secondo sofà.
“Stai diventando così grande! Quasi un adulto!” Jay fissa il suo primogenito con sguardo acquoso ed un sorriso commosso.
“Come, quasi? -inizia a lamentarsi- Vabbè, lasciamo perdere” rinuncia infine Louis, aspettando il resto del discorso.
La bionda si avvicina all'orecchio di Harry, parlando in sincrono con sua madre: “E' come se ora tu non avessi più bisogno di me, ma tu lo sai che io sarò sempre la tua mamma, nevvero?”.
“Ma come-?” si allontana per guardarla confusamente, mentre sente la donna continuare a parlare in sottofondo, ignorando sua figlia che ride: “E' così ogni anno. Non penso se ne renda davvero conto, ma ad ogni compleanno è sempre la stessa storia. Divertente, no?”.
Harry fa tornare lo sguardo su madre e figlio: la prima sta cercando di- Sta cercando di strozzarlo?
“Mam- così -i soffoc-i” esala con qualche difficoltà Louis, mentre suo malgrado ride sotto la presa forzuta della donna.
“Oh, perdonami, Boobear! E' solo che mi sembra quasi di sentirti scivolare fra le dita... Ora che c'è Harry, poi...”
“Oh, mamma, andiamo! Harry vi adora, probabilmente verrò qui più spesso di quello che facevo prima” butta giù un groppone amaro per la bugia appena detta e riprende: “Oltretutto non sono io quello che si sposa dopodomani, sai? Queste cose dovresti dirle a Charlotte! Metti che poi Tommy si vuole trasferire in Italia, eh?”.
“Ehi!” strilla la ragazza, mentre Jay volta lentamente il capo, fissando lo sguardo spiritato sulla figlia.
C'è un attimo di silenzio durante il quale tutto tace, fino a quando un urlo non riecheggia per la casa: “Ah, la mia bambina!”.
“Louis, vaffanculo!” fa giusto in tempo a sibilare strizzita, prima di essere accalappiata dalle grinfie di Jay.
Louis si alza per scappare velocemente, afferrando Harry per un braccio e trascinandolo via.
“Sei stato scorretto, Lou!”
“Ehi!” si ferma per voltarsi verso di lui e guardarlo con espressione angelica “In famiglia vince chi fugge, e tutto è lecito!”.
Marimba inizia a risuonare nell'androne delle scale.
“Odio Marimba!” sbotta Harry, accingendosi a rispondere al telefono.
“Ma allora perché l'hai impostata come suoneria?”
“Perchè così mi costringo a rispondere ad ogni chiamata, anche se non ne ho voglia... Pronto?”.
La voce di Liam gli arriva chiaramente all'orecchio, così fa cenno a Louis di avviarsi da solo, lo raggiungerà dopo.
Esce nel giardino della casa, rabbrividendo appena per il freddo.
Va a sedersi su una vecchia altalena, probabilmente rimasta lì dai tempi di Lottie ed ora pronta ad aspettare qualche anno per vedere giocarci i gemellini.
“Come stai, Lee?”
Tituba qualche secondo prima di rispondere: “Io- bene. Sto davvero bene, Haz”.
Inizia a dondolarsi leggermente sull'altalena, mentre stringe un braccio attorno al torace per scaldarsi: “Ti va di parlarmene?”.
Liam si accomoda meglio sul divano del loro appartamento, incrociando le gambe e buttando la testa sullo schienale: “Ho chiuso con l'agenzia”.
“Cosa?!”
Il castano ride: “Hai sentito bene, niente più clienti dalle mani lunghe! Ho trovato lavoro come modello per gli studenti di Belle Arti”.
“Lee, complimenti!” è sinceramente contento per l'amico, ma sa che c'è qualcos'altro dietro: “Liam?”.
Seguono un paio di minuti di silenzio, prima che Liam si decida a romperlo: “Sono andato a parlare con mio padre”.
Deglutisce faticosamente, prendendo a stropicciare con una mano le frange del cuscino che stringe fra le braccia: “Io- Non so cosa mi aspettassi precisamente, solo...”.
Scuote la testa e ride amaramente: “Sono stato uno sciocco. Gli ho messo il mio cuore in mano, speravo che si ricordasse di avere un figlio. Speravo solo che- che smettesse di vedermi come uno dei suoi impiegati”.
Le labbra di Harry si piegano inevitabilmente verso il basso, tristi: “Oh, Lee... Mi dispiace”
“No. No, è a me che dispiace. Sono stato uno stupido a sperare che tenesse veramente a me. L'unica cosa che è riuscito a dirmi è stata 'Spero che il tuo nuovo lavoro non sia dannoso per la mia candidatura'. Non ha nemmeno voluto sapere di cosa si trattasse”.
Si asciuga una lacrima che gli è sfuggita dall'occhio senza il suo consenso e sorride mestamente: “Mi ha detto che sono... Che sono solo una delusione. Gli ho detto che non mi avrebbe visto mai più”.
Il riccio chiude gli occhi sospirando: “Liam, io sono davvero molto fiero di te. Un giorno anche tuo padre si accorgerà di quanto effimero sia ciò che sta inseguendo, e di quanto abbia in realtà perso, continuando a respingerti”.
Può sentire i singhiozzi dall'altra parte della cornetta e gli insulti che l'amico si sta auto-infliggendo.
“Liam, sei una persona meravigliosa, non credere a chi ti dice il contrario, ti prego”.
Liam si soffia rumorosamente il naso, facendolo ridere: “Ti voglio bene, Harry. Ma ora torno a fare l'uomo. E- Questo può rimanere fra di noi?”
“Ti voglio bene anche io, scemo. Ed è ovvio!”.
“Piuttosto... Come va con il tuo Louis?”.
Alza lo sguardo sulla finestra della camera del liscio, notandola illuminata: “Non è mio”
“Sei sicuro che-”
“Con Louis sembra sempre di fare un passo avanti e due indietro, sai? E' quasi frustrante, ma poi lo guardi in quel faccino e capisci che ne vale sempre la pena, nonostante tutto”.
Liam alza le sopracciglia: “Non è più solo lavoro, vero?”.
“Perchè, lo è mai stato?” risponde retorico Harry, alzandosi ed iniziando a camminare per dirigersi verso la casa.
“Ne avete mai parlato davvero? Forse sarebbe il caso. Il matrimonio è fra meno di due giorni, non fartelo fuggire, Harry. Meglio un rimpianto che un rimorso, no?”.
Apre la porta ed entra nell'edificio, iniziando a salire le scale: “Hai ragione, Liam, grazie”.
Lo saluta brevemente e bussa alla porta di Louis: “Posso?”.
“Entra” risponde, affrettandosi a nascondere il computer portatile dove stava giocando una partita a Fifa.
Osservando la sua espressione colpevole e le guance rosse il riccio corruga la fronte: “Che hai combinato?”
“Nulla, davvero! Stavo solo guardando, uh... Cose...”
Harry si siede a sua volta sul letto e lo sciommiotta: “Cose...”.
Louis annuisce energicamente: “Ah-ah! Sì... Cose!”.
“Va bene, per questa volta te la faccio passare” gli concede, allungandosi per raggiungere un pacchetto che aveva nascosto sulla sedia, sotto ad una pila di coperte.
Glielo porge gentilmente e lui lo prende senza nemmeno pensare alle sue azioni, osservando la carte blu lucida ed il nastro argentato che forma una croce ed un bel fiocco.
“Che significa?” domanda con un filo di voce, facendolo sorridere: “Beh, che razza di compleanno è senza regali?!”.
“Io non credevo che mi avresti fatto qualcosa...” mormora, prima di stringergli le braccia al collo e ringraziarlo.
“Forza, aprilo, no?” lo esorta, indicando il pacchetto con il capo.
Louis lo prende fra le mani minute ed inizia a tirare il nastro per sciogliere il fiocco e liberare l'incarto dal legaccio, per poi strappare delicatamente la carta.
E'- un album portafotografie. Non ha nulla di particolare, se non si conta il dipinto di una farfalla azzurro ghiaccio sulla copertina rigida.
Louis se lo rigira fra le mani, decidendosi infine ad alzare la prima pagina.
“Oh...” passa delicatamente le dita sull'unica fotografia presente: “Siamo noi” dice, alzando il capo per incontrare lo sguardo di Harry, che annuisce: “Esatto, il primo giorno, sul divano di casa”.
“E' la foto che ci ha scattato mia madre...”
“Sì, Jay me l'ha affidata qualche giorno fa. Inizialmente pensavo fosse solo per ricordo, ma poi ho capito che mancava un pezzo per completare il puzzle. Mancava un album”.
Lo guarda confuso, prima di ammettere: “Non credo di capire”.
Harry gli sorride, stringendogli una mano: “Vedi, Louis... Con questo album io ti ho voluto regalare un nuovo inizio -si ferma un attimo, contraddicendosi subito- Anzi! Questo nuovo inizio te lo sei regalato da solo, il mio compito è soltanto fartelo capire”.
Accarezza con lo sguardo l'immagine, riflettendo: “Quello che sto cercando di dirti, è che non sei più il Louis degli album di tua madre. Sei una versione nuova, più matura, più forte. E non sai questo quanto mi renda orgoglioso”.
Louis scuote il capo, stringendosi le ginocchia al petto: “Io non mi sento affatto così. Sono ancora il Louis delle scuole superiori che viene preso in giro per i capelli a caschetto. Sono sempre e solo... Io. Solo io”.
“Certo che sei sempre tu, Lou. So che probabilmente non sei ancora in grado di vedere il cambiamento, ma c'è stato. E quando lo noterai anche tu, vorrei che questo album diventasse una specie di diario d'avventura” si umetta le labbra, cercando le parole adatte “Vorrei che qui dentro tu racchiudessi i tuoi momenti felici, ma anche ogni tuo passo avanti. Cosicchè poi un giorno tu possa voltarti a guardare  indietro ed essere fiero di te stesso, con o senza di me a ricordartelo ogni giorno”.
Gli occhi celesti gli si sono fatti appena umidi; chiude con uno scatto l'album, posandolo sul letto.
“Anche se per te potrei farlo davvero, Louis. Non mi peserebbe nulla passare il resto del mio tempo a ricordarti quanto meraviglioso tu sia, però non posso. Perchè devi essere tu, Lou. Devi amarti tu per primo” sorride dolcemente “E poi ti accorgerai di non avere affatto bisogno di uno come me”.
Il liscio si agita sul posto: “E poi?”.
“E poi potresti anche chiedermi di rimanere lo stesso, nonostante sia fondamentalmente un fallito... Ed io lo farei”.
L'orologio a dondolo del piano di sotto rintocca dodici volte, prima di tornare ad eseguire silenziosamente il suo movimento oscillante.
“Buon Natale, Louis”
“Buon Natale, Harry” sussurra il maggiore, posando il capo sulla spalla dell'altro e coprendo entrambi con il piumino.
E per quella notte, si addormentano così.
 
Louis si sveglia prima di Harry, la mattina del 25 Dicembre.
Ha pensato tutta la notte al suo discorso, e c'è una parte che proprio non gli è andata giù.
Harry non è un fallito; è un ragazzo gentile, sicuro di sé, autonomo.
Non è di certo un fallito.
Pensa che se tutte le persone avessero un pizzico di Harry dentro di loro, forse il mondo sarebbe un pochino più vivibile.
Però sa che non è possibile perché, beh.
Harry è unico.
Accarezza lentamente i ricci ribelli che si sono sparpagliati per tutto il cuscino e sorride, notando la smorfia infastidita del ragazzo ancora addormentato.
Si alza cercando di non disturbarlo troppo, indossa un paio di calzettoni di lana pesante e scende le scale silenziosamente, non volendo svegliare nessuno: sono già le dieci e mezzo del mattino, ma il giorno successivo sarà con ogni probabilità piuttosto pesante, e sa che conviene a tutti riposarsi fino a che gli è possibile.
Osserva felicemente l'albero di Natale perfettamente addobbato ed i tre pacchi che gli sono stati posati sotto: uno per Doris, uno per Ernest ed uno per Harry.
“Per festeggiare il suo ingresso in famiglia” aveva detto sua madre, e Louis aveva contribuito più che volentieri.
Entra con passo felpato in cucina, cercando nello scaffale il cacao amaro, mentre dal frigorifero arraffa il tetrapack di latte.
Prende un cucchiaio di legno ed un tegamino, deciso a preparare della cioccolata calda interamente fatta da lui, senza bustine preconfezionate.
Mentre il composto cremoso riposa sul gas, cerca nella dispensa il pacco di marshmellows che ha comprato e accuratamente nascosto dalle grinfie di sua sorella.
Apre la confezione e ne ruba qualcuno, lasciando che lo zucchero gli si sciolga in bocca piacevolmente.
Infine versa la cioccolata in tre tazze, riempiendo ognuna di marshmellows.
Sale cautamente i gradini che lo separano dal piano superiore, cercando di non fare danni, e appoggia la prima tazza fuori dalla porta di Charlotte; sa che si sveglierà tra poco, e con quel piccolo gesto desidera ricordarle che per lui lei rimarrà sempre e comunque la sua sorellina.
Si dirige verso camera sua ed usa il fianco destro per aprire la porta che aveva lasciato socchiusa, richiudendola poi con il piede. Cammina fino al letto, dove si ferma ancora in piedi, facendo passare la tazza sotto il naso del ragazzo addormentato, che sentendo il profumo inizia a storcere il naso per odorare meglio, fino ad aprire gli occhi assonnati.
“Buongiorno, Haz” lo saluta, permettendogli di mettersi seduto e porgendogli una tazza.
Si siede al suo fianco e finalmente si permette di assaggiare il frutto del suo lavoro, ma solo dopo avere osservato il galleggiare pigro dei pezzi di caramelle bianche e rosa confetto.
Harry prende una prima sorsata per svegliarsi, mugolando di piacere.
“Buongiorno, Lou! E' davvero buonissima!”.
Louis sorride, contento: “Grazie! E' una delle poche cose che so fare senza rischiare di distruggere la cucina” ammette ridacchiando.
“In realtà è una specie di tradizione, per me. La Cioccolata Di Natale. Il nome in realtà lo ha scelto Lottie”.
Harry lo guarda curioso, continuando a sorseggiare la bevanda.
“Da piccola lei non voleva mai alzarsi, nemmeno se la prospettiva era aprire i regali! Così io per evitare faide familiari almeno in questa giornata, mi sono inventato un metodo per farla alzare senza storie. Certo, poi quando è cresciuta non ce ne sarebbe stato più bisogno, però il gesto è rimasto lo stesso” alza le spalle “Non so, è come se smettendo di farlo tradissi un vecchio amico... Anche se suppongo che probabilmente questa per lei sarà l'ultima Cioccolata Di Natale in questa casa”.
Harry gli posa un braccio sulle spalle, stringendolo vicino: “Non essere triste, Lou. Sii felice per lei”.
“Ma io lo sono, davvero! Ho solo un po' di paura, è così piccola, non vorrei soffrisse”.
“Posso capirti, anche io ho una sorella, Gemma. Certo, lei è più grande di me, ma il sentimento è lo stesso. Il problema sai qual è, Sweetcheecks? Che non puoi impedire che le persone sbaglino, o che  vengano ferite”.
Louis si corruccia: “Ma allora cosa puoi fare?”
“Eh... Puoi soltanto restargli vicino, sempre e comunque”.
Annuisce, tenendo la tazza fra le mani per cercare di scaldarsi un po'.
“E poi -aggiunge Harry, meditativo- con Tommaso puoi andare sul sicuro. Ti ricordo che abbiamo svolto il nostro compito di fratelli maggiori e lo abbiamo spaventato a morte”.
Louis ride al ricordo: “Già, hai ragione, Lots con noi due è proprio in una botte di ferro!”.
“Sei pronto ad indossare un maglione osceno e a passare il Natale in famiglia?” domanda Louis, cambiando discorso.
“Tsk! Io sono nato pronto, tesoro”.
Il maggiore alza le mani, ridendo: “Chiedo perdono, Monsieur!”.
 
“Jay, il tacchino era davvero meraviglioso! Ma non dire a mia madre che te l'ho detto, o non mi parlerà per due giorni!” ride Harry, allontanando leggermente la sedia dal tavolo.
“Sei un adulatore, Harry!” sorride, prima di voltarsi verso il marito e dargli un paio di sberlette con i guanti da forno “Qui qualcuno dovrebbe proprio imparare da te!”.
Dan si lamenta a mezza voce: “Tesoro, ahi! Fa male!” facendo scoppiare a ridere tutti.
I tre ragazzi si alzano in piedi iniziando a sparecchiare, mentre Jay finalmente si permette di riposare, dopo avere cucinato per ore.
Una volta sistemata la cucina Dan batte le mani allegramente: “Che ne dite se ci spostiamo in salotto e facciamo aprire ai bimbi i loro regali?”.
“E' un'ottima idea, caro” concorda la donna, prendendo in braccio Doris, mentre il marito tira su dal seggiolone il bimbo.
Si siedono tutti per terra, sul tappeto vicino all'albero.
“Lou, Lots, forza: portate i regali ai bimbi!” li esorta Jay, così Louis afferra il pacchetto azzurro, mentre la sorella prende quello rosa ed entrambi li portano ai gemellini, che iniziano a giocare con la carta, cercando di stracciarla.
Louis poi torna alla pianta e prende il pacco verde scuro che quasi si nascondeva fra gli aghi dell'albero.
Si avvicina ad Harry, sedendosi al suo fianco e porgendogli il pacco.
Quello lo guarda strabuzzando gli occhi: “E' per me?”.
“Ma certo che è per te, sciocchino!” ride Lottie, seguita da Jay e Dan: “E' da parte di tutta la famiglia, per farti sentire come uno di casa”.
Il riccio sorride emozionato: “Io- Mi sento già un po' come uno di casa”.
Louis gli da una piccola spinta con il ginocchio, esortandolo a scartare il suo pacco, così lui strappa velocemente la carta, rivelando una macchina fotografica professionale.
Il fiato gli si mozza in gola e sente che potrebbe quasi mettersi a piangere, se solo non avesse una reputazione da difendere: “Io... Non so che dire, grazie mille, davvero! Ma come facevate a sapere che-”.
Tutti puntano un dito contro Louis, che arrossendo incassa la testa fra le spalle: “Beh, diciamo che ho fatto le mie ricerche..?”.
“Oh, vieni qui!” Harry gli prende il volto fra le mani e gli scocca un rumoroso bacio a stampo, sussurrandogli nell'orecchio: “Grazie, Lou... Mi hai appena regalato un pezzo di futuro”.
Nel frattempo nessuno fa più caso a loro, tutti troppo presi a lanciare urla di giubilo verso i gemellini, che sono ormai riusciti a scartare i loro doni e che stanno sorridendo estasiati ai loro nuovi giochini.
Harry osserva quel quadretto familiare ed un insieme di sensazioni miste gli si fa largo all'interno.
E' felice, ma anche un po' triste.
Vorrebbe soltanto che tutto quello non dovesse finire mai.
Purtroppo, quello non è nelle sue mani.
“Harry?” sobbalza, preso di sprovvista dalla voce di Louis, che osserva con fare interrogativo.
Quello lo guarda di rimando, sorridendo apertamente: “Tu non sei un fallito, niente affatto”.
 
Quando la mattina dopo Harry e Louis si svegliano, gli sembra di essere stati catapultati in un mondo parallelo, fatto di donne urlanti, veli da sposa che volano ovunque e bambini che corrono di qua e di là.
Praticamente, un incubo.
Non hanno quasi nemmeno il tempo di fare colazione, prima di essere trascinati da Dan su per le scale ed essere costretti a vestirsi.
Harry alla fine ha optato per un semplice vestito nero, la giacca dal taglio un attimo particolare e la camicia nera lasciata sbottonata di qualche bottone.
Louis non ha idea di come faccia a non sentire freddo, onestamente.
L'abito che sta indossando lui, invece, è di un blu particolare, cangiante: ad ogni suo movimento si creano dei riflessi diversi. Le scarpe lucide che porta ai piedi lo fanno sentire un vecchio uomo d'affari, ma suppone che anche quello faccia parte del suo compito.
Sistema la camicia bianca, l'unica parte 'moderna' del suo abito; non ha un colletto vero e proprio, ma un inserto di tessuto nero rigido.
La parrucchiera gli ha tirato i capelli fino a quasi farlo lacrimare, sotto lo sguardo divertito di sua madre che gli ricordava che per essere belli bisogna soffrire. (Comunque non è valso a nulla il suo urlare “Ma a me non interessa essere bello, davvero!”. Apparentemente non aveva possibilità di scelta).
Ora i suoi capelli caramello sono acconciati morbidamente: ai lati sono praticamente semplicemente pettinati, mentre un piccolo ricciolo gli ricade leggermente sulla fronte.
Guardandosi allo specchio fa quasi fatica a riconoscersi, e la cosa più strabiliante è che gli piace per davvero quello che vede.
Anche se un po' gli mancano gli occhiali che per quel giorno gli hanno vietato, imponendogli le lenti a contatto.
Un leggero bussare interrompe i suoi pensieri; chiude l'anta dell'armadio dove è affisso lo specchio e si volta verso l'uscio: “Avanti”.
“Louis, tua sorella vorrebbe- Cazzo” Harry non finisce nemmeno di di entrare nella stanza, rimanendo persino con la mano ancora attaccata alla maniglia.
"Mia sorella vorrebbe cazzo?" domanda confuso, notando come Harry non gli abbia ancora staccato gli occhi di dosso, osservandolo dalla testa ai piedi. Si guarda a sua volta, cercando un qualsiasi difetto.
"Ho qualcosa che non va?" domanda infine tentennante, tutta la sicurezza di poco prima andata a finire non si sa dove.
Harry apre la bocca un paio di volte, incapace di parlare, e scuote la testa sbalordito: "Sei hai qualcosa che non va?" sbuffa una risata "Louis, sei- Sei bellissimo".
Scrolla il capo: "Sei sempre bellissimo, ma è come se tu stessi... Splendendo di luce propria, in questo momento" addolcisce lo sguardo "Meraviglioso, davvero".
Entra nella stanza, socchiudendo la porta ed avvicinandoglisi lentamente, predatore.
Gli sistema un ciuffo fuggito alla piega e si abbassa per arrivare al suo orecchio: "Dovrò davvero tenerti d'occhio, oggi. Sono piuttosto geloso, sai?".
Louis deglutisce e balbetta nervosamente: "G-geloso?".
"Sì, dolcezza" conferma, lasciandogli un bacio sulla guancia. Harry inizia a ridere apparentemente senza motivo, così gli spiega: "Tua sorella vuole cazzo? Ma come ti è venuta?".
Louis lo fulmina con uno sguardo: "Guarda che la colpa è tua! Sei tu che hai iniziato una frase e poi l'hai conclusa così!" si difende, puntandogli contro l'indice.
"Quindi è colpa tua" controbatte il riccio, sorridendo con fare ammaliatore.
"Cosa?! Non è quello che ho detto!"
"Beh, sei tu che mi hai lasciato senza parole, tesoro" gli fa un occhiolino e poi gli apre la porta a mo' di invito: "Allora, vogliamo andare da Lottie?".
Louis si limita ad arrossire, annuendo. È imbarazzato, certo, ma- Ma è anche compiaciuto.
È vero, non è la prima volta che Harry si complimenta con lui, ma forse è la prima volta che vuole permettersi di crederci davvero.
Camminano per il corridoio, fino ad arrivare alla stanza della ragazza, da cui provengono rumori non ben definiti.
Harry gli posa una mano sul fianco, prima che possa anche solo provare ad entrare: "Lou, io credo che sia giusto che tu entri da solo. È il vostro momento, goditelo, okay? Nel frattempo io vado a prendere una cosa".
Stringe leggermente la presa e poi si allontana, lasciandolo in compagnia soltanto del suono dei suoi stivaletti che pestano sul parquet.
Si schiarisce la gola e poi bussa: "Lots? Sono Louis, posso entrare?".
Quasi non nota la porta che viene aperta e la mano fresca di manicure che lo afferra per un braccio, facendolo entrare nella camera viola melanzana. "Louis! Sono così eccitata!" Lottie ha un sorriso che praticamente va da un orecchio all'altro, si può davvero vedere quanto sia felice.
Il ragazzo si prende qualche momento per osservarla: alla fine non c'è nulla di troppo pacchiano -come in realtà temevano un po' tutti- ma anzi, sua sorella è la rappresentazione dell'eleganza.
Il vestito è piuttosto liscio e senza troppi fronzoli, anche se la gonna è ampia e nasconde un paio di scarpe brillantinate con il tacco davvero molto alto (dopotutto Louis forse non è il più nano della famiglia!). I capelli sono tornati del loro biondo naturale per l'occasione e sono lasciati liberi in boccoli morbidi, ad eccezione di due piccoli ciuffi al lato del viso che sono tirati indietro con una spilla violetta, a richiamare il colore delle sfumature dei fiori del bouquet. Persino il trucco è molto meno evidente del solito e più naturale.
Louis sorride commosso: "Lottie, sei stupenda. Tommy è un ragazzo fortunato!".
La ragazza trattiene una lacrima: "Oh, vieni qui, fatti abbracciare! Non posso piangere, che mi si rovina il trucco!".
Lottie si siede sulla sua poltrona, portando le mani in grembo: "Lou, senti... Il matrimonio dovrebbe essere il giorno più felice per una donna, giusto?" ad un cenno affermativo del fratello continua "Ecco, io volevo farti sapere che per me è fondamentale che tu sia al mio fianco, in questo momento. Ti voglio bene".
Louis la raggiunge e la stringe di nuovo fra le braccia: "Ti voglio bene anche io, e sarò onorato di accompagnarti nell'ultimo pezzo di strada da ragazza, per poi ritrovarti come donna. E qualunque cosa accada, ricordati che sarai sempre la mia sorellina".
Jay entra nella stanza, fasciata in un vestito rosso bordeaux: "Ma quanto sono belli i miei bimbi!" si congratula da sola per il lavoro svolto, dandosi una pacca sulla spalla. "Lottie, è arrivato il momento in cui ti racconto ciò che mi raccontò mia madre il giorno delle mie nozze...".
Louis esce di scena, lasciando le due donne al loro discorso madre-figlia. Scende agilmente le scale, trovando Harry nel salotto: "Ecco dov'eri!".
Il riccio lo accoglie con un sorriso, prendendogli la mano: "Vieni Lou, devo darti una cosa. Ho notato prima che mancava al tuo completo".
Mette in mostra la mano che stava nascondendo dietro la schiena, rivelando un fiore di orchidea particolare: i lati sono quasi cerulei.
"È meravigliosa" sussurra Louis, osservandola da vicino.
"Sai, non ho mentito quando ho detto a Lottie che le orchidee erano la scelta più appropriata" inizia a spiegare, sistemandogli il fiore nell'occhiello "Sai che esiste un linguaggio dei fiori, vero?".
Louis annuisce, ansioso di sapere cosa vuole comunicargli Harry con quel fiore in particolare. "Ecco, le orchidee significano fedeltà, ma se regalate vogliono anche dire qualcosa come 'ti amerò per sempre' o 'il nostro è un amore infinito'".
Louis trattiene il respiro, mentre Harry gli si avvicina sempre di più al viso. Stanno quasi per baciarsi, quando il campanello li interrompe.
Louis strizza gli occhi contrariato, andando comunque ad aprire la porta e venendo investito dai suoi migliori amici.
"Niall! Zayn! Sono contento di avervi qui, mi siete mancati!" spalanca le braccia per un abbraccio di gruppo, ricevendo inoltre anche uno scappellotto da parte di Niall: "E sentiamo, la colpa di chi è? Chi è che non si è mai fatto sentire?". Louis abbassa il capo sorridendo e lascia correre: anche Niall ha diritto di essere una prima donna, ogni tanto.
Una terza figura si staglia sull'uscio, non sapendo bene cosa fare. "Liam!" esclama allora Louis, abbracciando anche lui e lasciandolo parecchio sorpreso "Entra pure! Harry, c'è Liam!".
Il riccio saluta l'amico, che poi va vicino a Zayn, circondandogli la vita con un braccio.
"Ma cosa- Cosa mi sono perso?" sussurra Louis ad Harry, facendolo ridere.
"In realtà è una novità anche per me, ma in effetti avevo qualche sospetto...".
Alzano le spalle entrambi, scambiandosi uno sguardo complice. Jay entra in sala con una scarpetta di Ernest in mano: "Lou, tesoro, ho perso una scarpetta! Tu l'hai vista?".
Si blocca con ancora la mano alzata in aria a mostrare la piccola calzatura, osservando le tre nuove figure che si trovano nel suo salotto.
"Zayn! Niall! Fatevi abbracciare, ragazzi!" li stringe gentilmente, baciandoli sulle guance "Dovreste venire a trovarmi più spesso, ragazzacci! E non fare come questo scapestrato qui!" lancia uno sguardo accusatore al liscio, che guarda innocentemente il soffitto, iniziando persino a fischiettare una semplice canzoncina.
"Anche se onestamente dopo avere visto Harry ho compreso tutto" fa un occhiolino al riccio, posando poi lo sguardo su Liam: "Questo bel ragazzotto invece chi è?".
"Liam è il mio migliore amico" spiega Harry, mentre i due si stringono la mano.
"Ed è anche il mio ragazzo" aggiunge Zayn, con fare fiero.
Jay alza le sopracciglia: "Davvero?! Vi siete fidanzati fra migliori amici, che cosa carina!" batte le mani entusiasta, tornando alla ricerca della scarpina perduta.
"Non è andata male!" esclama soddisfatto Liam, pettinandosi il ciuffo castano.
"No, direi di no" concorda Louis, voltandosi poi con sguardo speranzoso verso il suo più-o-meno-ragazzo: "Harry? Ti andrebbe di prendere la macchina fotografica? Mi piacerebbe aggiungere un secondo momento al mio diario...".
Con occhi verdi brillanti annuisce, inserendo poi l'autoscatto per potere essere presente nella foto. Louis prende la macchina ed osserva attentamente lo schermo: Zayn e Liam si stanno abbracciando, Niall fa una linguaccia ed Harry una smorfia buffa. Louis, Louis sorride.
Sorride per davvero.
 
Escono di casa rumorosamente, affollandosi tutti nel giardinetto, aspettando l'uscita plateale di Charlotte. Un leggero rumoreggiare ribolle nell'aria, almeno fino a quando Lottie non apre la porta e rimane sull'uscio per farsi ammirare: in quel momento cade un silenzio totale, che lascia la sposa un filino perplessa.
Si guarda attorno e poi ride: "Beh? Cos'è questo silenzio?" il che dà il via ad un grosso applauso di incoraggiamento. Louis risale velocemente i pochi gradini che lo separano dalla sorella e le dà il braccio per aiutarla ad arrivare alla macchina che li porterà in Chiesa.
Apre lo sportello e la fa salire, porgendole lo strascico del vestito. Fa il giro della macchina e saluta con un cenno d'intesa i quattro ragazzi, salendo lui stesso nell'auto, che parte immediatamente.
"Come ti senti, Lots?"
"Maledettamente agitata" risponde immediatamente, torcendosi le dita fra le mani "Ma so anche che questa è la cosa giusta per me".
Louis le stringe una mano sulla spalla, donandole nuova forza: "Andrà tutto perfettamente, vedrai".
Viaggiano per qualche minuto in silenzio, entrambi riflettendo sull'esistenza che si sono appena lasciati alle spalle.
"Louis?"
"Mh-mh?"
Lottie si volta per guardarlo in volto: "Sono contenta che tu abbia incontrato Harry, nella tua vita".
Louis sorride, appoggiando il capo al poggiatesta di pelle: "Anche io. Non sai quanto".
La macchina scricchiola sulla ghiaia che precede la Chiesa, compiendo un piccolo semicerchio prima di fermarsi, seguita dalle altre vettura; tante altre sono già arrivate, molte persone sono già sedute in chiesa, altre aspettano fuori. Louis scende con eleganza dal mezzo, andando ad aprire la portiera di Lottie e dandole la mano per farla uscire a sua volta.
La accompagna nella camera dove metterà a posto gli ultimi dettagli, correndo poi da Tommaso, che si trova in compagnia di Harry e di alcuni suoi amici. Tamburella le dita sulla porta: "Si può?". Il ragazzo si gira con sguardo stralunato, annuendo. "Agitato?"
"Me la sto facendo sotto".
Il castano ride, dandogli una pacca amichevole sulla schiena: "Non preoccuparti, Tom. Posso assicurarti che non rimarrai solo sull'altare.
E non penso che ti pentirai della tua scelta, dopotutto hai scelto un Tomlinson, siamo un marchio di alta qualità" gli rivolge un occhiolino scherzoso, raddrizzandogli il farfallino che si era leggermente storto.
"Grazie, Lou" sussurra Tommaso, abbracciandolo di scatto.
Harry osserva la scena con le labbra incurvate verso l'alto, contento come tutto sembri stare andando al posto giusto.
Lancia un'occhiata al suo orologio da polso e si avvicina ai due, avvisandoli: "Ragazzi, è ora di mettersi ai posti di combattimento".
Tommy e Louis si lanciano un cenno d'intesa, prima che il secondo si avvii verso la sorella.
"Louis!" si sente chiamare.
"Spacca tutto, lì fuori" sorride Harry, prima di stringerlo fra le braccia per poi lasciarlo libero di andare.
Annuisce una volta sola, correndo poi dalla sposa. Si avviano silenziosamente verso le porte interne della Chiesa, fermandosi ad un paio di passi dalla ante di legno massiccio, già aperte per il loro passaggio.
 "Pronta?" le domanda, offrendogli il braccio.
 "Come mai prima d'ora" afferma la bionda, accettando il braccio e muovendo un ulteriore passo, in modo da trovarsi in vista.
"Buona passerella, Lots"
"Grazie Lou. Cerca di impedirmi di fare figuracce, per favore" lo supplica in un ultimo sussurro, mentre le prime note della marcia nuziale iniziano a risuonare per l'aria, gioiose come sempre. Iniziando a percorrere lentamente il lungo tappeto rosso che li porterà fino all'altare, preceduti da qualche cuginetta adibita a bambina portafiori.
Un passo, pausa.
Un passo, pausa.
Louis prende la mano di Lottie, stringendola appena prima di cederla alla presa sicura di Tommaso, che risponde con uno sguardo commosso, ma consapevole, a quello del maggiore: "Prenditi cura di lei".
"Lo farò".
 
"Sei stato bravissimo, Louis" sussurra brevemente il riccio, non appena gli si siede di fianco.
Lui rilascia un sospiro che non si era nemmeno accorto di stare trattenendo ed intreccia le loro dita.
La cerimonia procede tranquillamente, fino al tradizionale lancio del riso.
Tutti si preparano per dirigersi verso la sala del ricevimento.
Solo uno di loro, però, è consapevole di una bomba che verrà sganciata fra poco.
 
Durante il pranzo tutti chiacchierano allegramente.
Tutti, tranne Louis.
Continua a mangiucchiarsi nervosamente le unghie, ignorando invece le prelibatezze che ha nel piatto. Si guarda attorno con fare preoccupato, facendo cadere spesse volte lo sguardo sul suo ex migliore amico, che al suo arrivo al ristorante lo ha salutato con un sorrisetto saccente e perfido. Queste sono le volte in cui detesta il fatto che la famiglia di Stan sia così amica con sua madre.
E anche il fatto che non le abbia mai precisamente spiegato il motivo della sua tristezza.
Se lo avesse fatto, forse ora non si troverebbe in questa situazione, con quella brutta faccia da schiaffi davanti agli occhi.
Sospira, abbassando il capo.
"Lou? Tutto bene?" Harry gli stringe un ginocchio da sotto il tavolo, guardandolo con apprensione, Ah! Come scordarsi il fatto che quella farsa durerà solo fino alla sera? Louis non finge nemmeno di cercare di non farsene importare, ormai è comunque troppo tardi.
Scrolla le spalle debolmente: "Non so, ho solo una brutta sensazione".
Lo sguardo smeraldino lo scruta pensieroso, ma non appena Harry apre bocca per parlare, qualcuno picchietta un paio di volte sul microfono del cabaret.
"Si- si sente?" balbetta il testimone dello sposo.
"SÌ, VA' TRANQUILLO, BELLO!" urla Niall da suo tavolo, le guance rese appena paonazze dallo spumante.
Tutti ridono dell'espressione scandalizzata del ragazzo sul palco, che schiarendosi la voce inizia con il suo discorso, uno di quelli che si sentono un po' sempre, così Louis connette davvero il cervello solo quando sente pronunciare il suo nome: "...E dopo il primo ballo degli sposi, Lottie chiede di potere danzare con il suo fratellone Louis".
Mentre Tommy e Lottie iniziano a volteggiare per la sala, Zayn lo spinge ad alzarsi e ad avvicinarsi allo spiazzo per quando arriverà il suo turno.
I novelli sposi danzano nella sua direzione, fermandosi aggraziatamente.
Tommaso prende la mano di sua moglie e la porge al cognato con sguardo ammonitore: "Te la affido, prenditi cura di lei!" sembra dire severo, tanto da fare quasi ridere Louis, che annuisce brevemente.
Appoggia una mano sul fianco della sorella, prendendo a muoversi in circolo a ritmo di musica. Quando il valzer è concluso e fa per staccarsi, la ragazza lo trascina verso il palco, afferrando il microfono: "Ehilà, gente!" un mormorio generale la saluta in risposta "Grazie per essere qui oggi, mi avete davvero resa la donna più felice del mondo, assieme a quel tizio laggiù!" indica con un cenno della testa il marito, che scoppia a ridere.
"Ad ogni modo!" riprende, agitando la mano che sta ancora stringendo quella di Louis "Vorrei chiedervi di avere ancora un attimo di pazienza, prima di scatenarvi sulla pista. Harry, capellone! Vieni qua!".
Il riccio si guarda leggermente attorno, alzandosi confuso e raggiungendoli. Affianca Louis, ignaro almeno tanto quanto lui.
"Sarà anche passato poco, ma vedo come rendi felice mio fratello, perciò oggi in questa giornata in cui non mi si può dire di no -mi ci potrei anche abituare!-" ride "Voglio farvi un regalo: questo spiazzo, per un ballo, sarà solo vostro. Forza, ragazzi!".
Il minore è il primo a riprendersi, porgendo una mano al più minuto: "Permette l'onore di questo ballo?".
Louis arrossisce, nascondendosi il volto con una mano ma accettando comunque l'offerta.
Lo stringe fra le braccia, i petti che quasi si scontrano.
Non parlano, non ce n'è bisogno.
A parlare sono gli occhi, per una volta.
La musica cessa anche per loro, ed un lento e fastidioso battito di mani risuona nella sala.
Stan si alza dal suo posto, sotto lo sguardo perplesso di tutti i presenti.
"Ma bravi! Bravi davvero!" esclama, continuando a battere le mani ancora per un paio di attimi. "Che attori meravigliosi, non trovate?" ghigna, raggiungendoli nel mezzo della sala.
"Stan, che stai dicendo-" prova a dire Lottie, venendo però bloccata da un gesto del ragazzo, facendola indispettire enormemente.
"Questa, signore e signori" allarga le braccia, indicado i due ragazzi "Questa è solo una menzogna. Ben construita, lo riconosco. Ma pur sempre una menzogna!".
Louis è paralizzato, così interviene Harry: "Che diavolo stai dicendo? Non rovinare questa bella giornata con le tue chiacchere!" gli intima duramente.
"Chiacchere, dici?!" sputa velenoso, tirando fuori un piccolo telecomando, mostrandolo al pubblico. Preme il bottoncino verde che si trova sul telecomando, azionando il proiettore che era destinato a mostrare dei filmini dell'infanzia dei due sposi.
Si apre una presentazione in PowerPoint e Stan inizia a parlare: "Ditemi, signori: come credete possibile che uno così" mostra una foto di Harry in bianco e nero, con gli addominali scolpiti in bella mostra e uno sguardo seducente in volto. Il protagonista chiude gli occhi, pienamente consapevole dell'unico luogo in cui quella foto può essere stata trovata.
L'agenzia.
"Apperò, Louis! Che colpaccio!" urla Niall, facendo sorgere nuove domande e ricevendo uno sguardo assassino da Stan, che si affretta a continuare: "Come dicevo... Com'è possibile che uno come Harry sia finito con uno... Così?".
Manda avanti le diapositive, proiettando una foto di Louis diciassettenne, il frangettone a coprirgli quasi mezza faccia e comunque diversi brufoli in vista.
Il castano volta lo sguardo, ferito.
Stan esclama eccitato: "Ve lo dico io, come! Non è possibile!" clicca con foga sul telecomando, cambiando l'immagine e mostrando la fotocopia di un documento: "Ecco il contratto secondo il quale il qui presente Louis Tomlinson assume come finto fidanzato chi altri, se non Harry Styles? Una puttana!".
Li fissa con astio, continuando a mandare avanti le foto, proiettando gli scatti presenti nell'album lavorativo di Harry, assieme al suo profilo.
"Dan, ma fai qualcosa, no?!" si sente sbottare Jay, in mezzo ai vari mormorii.
La presentazione arriva alla fine, bloccandosi su due scatti: uno di Louis ed uno di Harry.
Una grossa scritta rossa macchia le due fotografie.
"BUGIARDI", c'è scritto.
Lo schermo torna completamente bianco e il proiettore continua a ronzare, fino a quando Stan non lo spegne.
"Bugiardi. Ecco cosa siete. Avete mentito a tutti! Amici, famiglia" fa un gesto con la mano per indicare i tavoli ancora pieni "Prima magari eri uno sfigato che non voleva nessuno, Louis. Ma non avrei mai creduto che saresti arrivato così tanto in basso. Che schifo".
Harry si sta per lanciare contro il ragazzo con rabbia, ma Louis agisce prima di lui, rivolgendosi agli ospiti: "Sapete cosa? Ha ragione, ho mentito. E se l'ho fatto è stato per colpa della mia scarsa autostima, per colpa tua, Stanley. Tu che dovevi essermi amico e invece mi hai usato solo per prenderti un momento di effimera gloria. Per colpa tua, che mi hai sempre fatto sentire un mostro ed un fallito. E per colpa mia, perché ti credevo" scuote il capo.
Ora è spalleggiato anche dai suoi migliori amici e da Liam, pronti ad intervenire in qualsiasi momento.
Sorride: "Ho promesso a me stesso di bastarmi e di andarmi bene così come sono. E non sarai tu, Stanley Lucas, un piccolo insettino nel grande parabrezza che è la vita, ad impedirmelo" allarga le braccia, divertito: "Ma io non sono arrabbiato con te, sai? Mi fai solo pena. Devi avere davvero una vita triste, se l'unico modo per essere felice che hai trovato è stato cercare di ferirmi e di vedermi debole come una volta. Mi dispiace per te, però. Perché non io non lo sono più".
Liam sussurra all'orecchio di Harry: "La farfalla è uscita dal bozzolo, dico bene?".
Il riccio annuisce orgoglioso, con gli occhi un po' lucidi.
"Sta volando, proprio ora" risponde in direzione dell'amico, quasi perdendosi l'uscita di scena di corsa di Louis.
È indeciso se seguirlo immediatamente, ma poi capisce di dovere prima fare qualcosa: si avvicina a Stan, che ora ha gli occhi accusatori di tutti puntati contro.
Sorride in maniera enigmatica, alzando le spalle con fare innocente: "Mi dispiace, io temo di essere molto meno poetico di Louis, ma anche molto più incazzato".
Detto questo gli tira un pugno ben assestato sulla mascella, facendolo capitolare a terra: "Scusa tanto, ma avevo detto che lo avrei fatto, e la mia parola la mantengo sempre. Ora, se non ti spiace, avrei un ragazzo da andare a conquistare".
Soppesa un attimo le parole: "Perché magari io sono il suo finto fidanzato, però lo amo per davvero".
Corre fuori dalla stanza, nella stessa direzione presa dal liscio, inseguito da un insieme di urla e di applausi.
Nel frattempo Liam, Zayn e Niall afferrano il ragazzo da terra, trascinandolo verso l'uscita. Passando davanti a Lottie si fermano un attimo, Niall gli pesta un piede con forza: "Scusati per avere rovinato la festa del suo matrimonio, cazzone!".
Stan si ostina a tenere la bocca chiusa, tornando ad essere trascinato via; prima di buttarlo del tutto fuori Zayn apre per la prima volta bocca: "Non azzardarti nemmeno ad avvicinarti ancora a Louis. Sono stato chiaro?!".
Se Liam non lo trovasse sexy, probabilmente gli farebbe paura.
"Ah!" esclama, alzando un indice in aria, puntualizzando "Siamo accompagnatori per signori, prego!".
 
Harry raggiunge Louis dopo poco, trovandolo seduto su un gradino.
"Ehi, Lou! Sei stato fantastico, dico sul serio! Sono molto fiero di te, spero che lo sia anche tu".
Il liscio annuisce mestamente, mordendosi un labbro.
"E quindi è finita, eh?" mormora.
"Oh, no. Questo è solo l'inizio".
Alza lo sguardo per incontrare i suoi occhi verdi: "Che vuoi dire?".
Harry gli si siede affianco, ammorbidendo lo sguardo: "Eri il mio ultimo cliente, Louis".
"Non capisco" corruccia lo sguardo con fare confuso, facendolo sorridere appena.
"Louis, ho consegnato le mie dimissioni già tempo fa. Prima ancora che tu facessi la tua domanda" "Ma... Ma allora perché-?".
Harry sospira, strofinandosi una mano sul mento: "La tua richiesta è arrivata proprio quando ero andato a ritirare i miei documenti. Non avevano ancora tolto il mio profilo dal programma sul computer, e quando la segretaria ha avviato la ricerca per trovare l'accompagnatore ideale, beh. È apparso il mio nome" offusca lo sguardo, cercando di ricordare precisamente il momento: "Mi sono detto 'Perché no?' e ho deciso di dare una possibilità a questo Louis Tomlinson. Non so, ho come avuto la sensazione che finalmente potessi essere davvero utile per qualcosa di buono".
Si schiarisce la gola, tornando a guardare il liscio: "Sono andato in quel bar e quando ti ho visto, ho capito subito che eri tu. Così piccolo in quella felpa enorme e così imbarazzato... Con degli occhi così intensi da volerci affogare dentro".
Louis trattiene il respiro, aprendo appena le labbra per la sorpresa: "E- e poi?"
"E poi abbiamo parlato, e ho capito che non potevo lasciarti andare. Non prima di liberarti della gabbia che ti opprimeva. E poi..." deglutisce deciso, giocandosi il tutto per tutto "Poi abbiamo vissuto insieme per un po' e ti ho conosciuto per davvero, e ho sentito che avrei voluto essere egoista e non lasciarti sfuggire mai, tenerti con me".
Il ragazzo si prende un momento per realizzare, prima di fiondarsi fra le braccia del riccio e lasciare scivolare un paio di lacrime.
"Harry, io- Io mi sono innamorato di te. Non so nemmeno quando è successo, o come. Ma è così" confessa, aprendogli il cuore definitivamente.
Sa che Harry potrebbe romperglielo senza problemi, oppure tenerlo fra le sue mani grandi e prendersene cura.
Non ha paura, Louis.
Non più.
Harry sorride gioioso, accarezzandogli il viso: "Ti amo anch'io".
"Ehi, Lou?" sussurra poi, continuando a guardare in quei suoi occhi grigio-azzurri in cui sin dal loro primo incontro avrebbe voluto perdersi.
"Dimmi, Haz"
"Toc, toc!".
Louis lo guarda storto, arrendendosi all'occhiata supplicante del più piccolo: "Va bene, va bene! Chi è?".
"Senon" pronuncia soddisfatto Harry, osservandolo giocondo.
"Senon chi?"
"Se non ti dispiace ti bacio" completa il gioco Harry, facendolo ridere.
"E allora baciami, sciocco!" esclama Louis, stringendogli le braccia al collo.
E Harry...
Beh, Harry ovviamente lo fa.
 
 
Click!
Qualcuno di nascosto scatta una fotografia.
L'avventura continua.

 
 
 
 
 




Un grazie alle mie scimmie per il supporto, ma uno speciale a Barbara, che mi ha prestato alcuni dei suoi Knock Knock Jokes e che mi ha creato una copertina fantameravigliosa ed un collage stupendo <3
Grazie per avere letto, auguro a tutti voi un felice 2016!


 

 
   
 
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