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Autore: anilasnoches    02/01/2016    0 recensioni
Il più grande svantaggio di vivere in un seminterrato è che la mattina quando ci si sveglia,e fuori c’è una bella giornata,non si può ammirare nessun panorama attraverso le finestre.Probabilmente era per questo che,nella mente autolesionista di Massimo,ogni mattina le prime parole a cui pensava fossero quelle che suo padre soleva dire quando le cose si mettevano male..
Ora non si trovava più nella sua vecchia camera a casa dei suoi,dove si apriva un balcone affacciato su un terreno alberato.Osservando l’unica miserevole finestrella della stanza,di circa mezzo metro per dieci centimetri,quelle parole per lui erano una beffa più che mai.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il più grande svantaggio di vivere in un seminterrato è che la mattina quando ci si sveglia,e fuori c’è una bella giornata,non si può ammirare nessun panorama attraverso le finestre.Probabilmente era per questo che,nella mente autolesionista di Massimo,ogni mattina le prime parole a cui pensava fossero quelle che suo padre soleva dire quando le cose si mettevano male.
-- Per quanto possa essere difficile la tua vita,per la sola possibilità di poter guardare il cielo azzurro illuminato dal sole ogni mattina questa varrà la pena di essere vissuta.
Ora non si trovava più nella sua vecchia camera a casa dei suoi,dove si apriva un balcone affacciato su un terreno alberato.Osservando l’unica miserevole finestrella della stanza,di circa mezzo metro per venti centimetri,quelle parole per lui erano una beffa più che mai.
Scacciando via questi pensieri si ricordò che il motivo per cui fosse già sveglio alle sei di mattina,si doveva al fatto che di lì ad un’ora e mezza sarebbero passati a prenderlo il suo amico Pino,accompagnato dalla fidanzata Cosima,per una sette giorni in un camping a Sabaudia.Probabilmente avrebbe optato per una permanenza in città durante quella settimana di ferie piuttosto che farsi convincere a fare il terzo incomodo,se non fosse che in quel periodo si registravano temperature altissime;infatti,in quella prima settimana di settembre nella periferia di roma-sud dove abitava,il caldo sembrava quasi indotto aritificialmente.Nel suo appartamento seminterrato poi stagnava un’aria talmente umida che,per chi non ci fosse abituato, nel giro di un paio d’ore avrebbe rischiato il soffocamento.
Dopo essersi lavato da capo a piedi e aver indossato un’anonima maglietta bianca,un paio di bermuda a tema militare e un paio zoccoletti marroni - non avrebbe mai indossato delle scarpe con quel caldo,dato il suo grave problema di eccessiva sudorazione ai piedi - preparò un’austera valigia ridotta all’essenziale.
Ora gli toccava parecchio da aspettare,essendosi svegliato come di consuetudine molto prima dell’appuntamento prefissato,in modo tale da essere "strasicuro" di rispettare il suo puntualismo maniacale.
Seduto sul letto,non aveva granchè nella sua stanza per rifarsi gli occhi,che nel complesso risultava piuttosto spoglia.Un portapenne in ceramica,su cui erano dipinte delle raffigurazioni ondeggianti verde olivastro e giallo oro su uno sfondo dalle varie sfumature di blu,sembrava ricordare al resto della stanza che lo spettro dei colori visibili dall’uomo fosse ben più ampio.Questo stava su una di quelle scrivanie metalliche grigie che si possono raccattare dalle scuole pubbliche con due cassetti annessi che,assieme ad un piccolo armadio in compensato bianco – il quale conteneva quasi tutta la sua “roba”,dai vestiti ai libri - competava l'arredamento.Sulle pareti,sempre di colore bianco,non era appeso o attaccato nulla.Inoltre,per via della metodicità con cui veniva messa in ordine,non dava nemmeno la soddisfazione che l’occhio potesse cadere su qualcosa fuori posto - sembrava quasi la cella di un detenuto,se non fosse stato per il pavimento di grosse mattonelle grigiobianche che in quel caso prendevano il posto del tipico parquet degli edifici pubblici.
Quando stava quasi per crollare nella nostalgia,sentì bussare alla porta di casa.Andò ad aprire,trovando Pino e Cosima accompagnati da una terza persona.Cosima portava un top a fascia rosa,degli short jeans e degli infradito.Pino invece indossava una camicietta bianca su un pantalone di cotone blu e mocassini bianchi ai piedi.Sulla spalla reggeva con una mano la giacca del completo,come a ricordare a tutti che non ne indossava una solo perché faceva troppo caldo,oltre ad un orologio da polso col cinturino in plastica – immancabile status symbol in una persona che ci teneva a non essere confuso con un squattrinato a spasso,malgrado lui non appartenesse nemmeno alla classe media.La terza persona era una ragazza:l’altezza equivaleva a quella di Massimo,circa un metro e settanta.Aveva una pelle diafana,in forte contrasto con gli occhi scuri e cadenti - di una profondità che sembrava celasse un cuore di tenebra tutto da scoprire,per chi avesse avuto il coraggio di esplorarlo.Indossava un vestito grigio talpa col colletto bianco da grembiule delle scuole elementari che le ricadeva largamente fino alle ginocchia,scarpette nere senza tacco e un cappellino argenteo tipicamente da mare.Nella semioscurità di quel pianerottolo i suoi capelli castano scuro sembravano neri come la pece,realizzando,assieme al resto della sua figura,una scala di grigi che suscitavano in Massimo la nostalgia di un’epoca mai vissuta.Quella ragazza sembrava l’anacronia fatta persona,pensò.
Se ne stava a braccia conserte e con lo sguardo rivolto verso il pavimento,prima che Pino la presentasse a Massimo.Quando gli si avvicinò per stringergli la mano,sciolse le braccia conserte e scoprì un fazzoletto bianco ornato da un merletti rosso legato al braccio sinistro.
Si chiamava Anna.Un nome che,come anche l’aspetto,non suggeriva nessuna persona conosciuta a Massimo.Scese un silenzio ingombrante sulla scena.A Pino i silenzi che non erano quelli che scandivano le pause per prendere fiato fra una parola e l’altra erano sempre pesati molto - in particolar modo se si sentiva tutti gli occhi puntati addosso.Quindi,con una voce caricaturale per suscitare maggiore ilarità – ma che invece lo faceva sembrare solo più ridicolo – e con i suoi occhi a palla strabuzzanti dalle orbite,prese a parlare.
-- Allora Massimì,ma da quant’è che c’aspetti?Sai – continuò rivolgendosi ad Anna – Massimino la mattina si sveglia così presto che si dovrebbe pigliare un gallo come animale domestico --.
Ad Anna riusci solo di fare un sorrissetto,mentre Massimo storceva la bocca.Aveva più volte avvisato Pino che odiava quel vezzeggiativo,perché era così che il direttore della casa di riposo dove lavorava usava chiamarlo e che lui vedeva come un subdolo pretesto per ricordargli regolarmente la sua inferiorità gerarchica come operatore socio sanitario - ruolo per cui sentiva sprecata la sua laurea in infermieristica,per giunta.
-- Eheh,ce lo farei un pensierino,se fossi capace di addomesticare un gallo e il mio coinquilino sopportasse il tanfo degli animali -- rispose Massimo.
-- Sfido io -- riprese Pino -- quello deve già sopportare la puzza de’ piedi tuoi!
Cosima si lanciò in una sonora risata,che mozzò appena si accorse che Massimo stava guardando Pino in cagnesco,traducendola in una gomitata di circostanza al suo fidanzato.Quest’ultimo,dopo aver simulato una grassa risata alla sua stessa battuta – che faceva sentire Massimo trattato alla stregua di un bambino,come quando capitavano le risate registrate nelle sitcom per ricordare ai telespettatori che avrebbero dovuto ridere – pronunciò prontamente la formula magica di cui abusava per pararsi il culo quando derideva qualcuno a sproposito:”sto scherzando”.
L’aria si era fatta pesante;ma il suono del clacson di una macchina la dileguò all’istante,ricordando a Pino che aveva lasciato la sua auto in doppia fila.Risultò determinante in quel momento per aiutare Pino ad uscire da quella situazione scomoda,costringendolo assieme agli altri ad andare alla macchina per iniziare subito il viaggio verso Sabaudia.Nonostante Massimo si sentisse umiliato per essere stato preso in giro su un particolare così imbarazzante della sua persona,da un certo punto di vista si sentiva sollevato per la reazione di Anna alla battuta di Pino:non aveva avuto il coraggio di guardare Massimo in faccia nemmeno per un momento,rimanendo sempre a testa bassa e con un espessione che a lui era sembrata quasi triste,come se fosse stata colpita anche lei dall’umorismo di Pino.
Per quanto Anna avesse avuto una buona impressione su Massimo,questo rimaneva comunque contrariato per non essere stato informato della sua presenza in quella vacanza da Pino – oltre al fatto che neanche dopo le presentazioni si era degnato di spiegargli un bel niente.Dal canto suo,Massimo non prese l’iniziativa di chiedere delucidazioni:una sorta di buon senso gli suggerì che fosse meglio aspettare che le cose si spiegassero da sole.
   
 
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