CAPITOLO 10:
VITTORIA AMARA
Rimasi a
fissare la Fiamma di mia sorella per parecchio tempo, indecisa su cosa
fare. Non
immaginavo sarebbe finita in quel modo: nemmeno nel più
orrido degli incubi
avrei mai pensato che le Trix potessero compiere una
bestialità del genere.
Stavo
seriamente rischiando di mandare tutto a quel paese, non avevo nessuna
idea.
Avevo, infatti, pianificato tutto quello che dovevo fare ipotizzando
che la
Fiamma di mia sorella fosse pura, invece, quella, era corrotta per
metà.
Per
eseguire il rituale doveva essere assolutamente perfetta, anche
perché al suo
interno c'era... beh, c'era Daphne. O meglio, la sua anima.
Lo lessi
nel tomo quando lo trovai in biblioteca. Queste informazioni erano
accompagnate
da una leggenda molto antica e piuttosto sconosciuta su Domino. Come
ben
sapete, la Fiamma del Drago è stata utilizzata per creare
l'Universo, quindi si
può affermare che essa è
la struttura
essenziale su cui si basa l'Universo. È quel flusso vitale
invisibile che pervade
ogni cosa.
Normalmente,
al momento della morte, le anime degli esseri viventi tornano in questo
flusso,
in attesa di rinascere in nuove forme stabilite dalla Fiamma stessa.
Ciò
non
accade con gli eredi del Drago, o meglio, non accade se questi non
muoiono di
morte naturale: essendo questi soggetti parte integrante della
struttura
dell'Universo poiché, appunto, custodiscono una Fiamma del
Drago, se non
consumano tutta la loro energia vitale arrivando a una serena morte, il
loro potere
non può essere trasmesso a un nuovo discendente. Di
conseguenza, l'anima del
Custode non può tornare nel flusso che vi ho descritto.
In parole
più semplici: a causa del legame viscerale che lega l'anima
di un erede alla
sua Fiamma del Drago, se il loro legame non può venire
spezzato al momento
della morte, l'essere magico che la possiede non può morire
e, anzi, la sua
anima viene inglobata nella Fiamma e lì rimarrà
fino a che un altro Custode non
faccia qualcosa. Quel qualcosa è, appunto, il rituale.
Secoli e
secoli
fa, due gemelli eredi al trono di Domino litigarono furiosamente per
decidere
chi avesse il diritto di prendere la corona. Il maggiore
sfidò il minore in
duello e lo uccise; diventò sovrano, ma il potere e la sua
carica non poterono
colmare il vuoto lasciato dalla perdita del fratello, così
passò anni della sua
vita a trovare un modo per rimediare al suo terribile peccato.
La
leggenda narra che, una notte, il re sognò il Drago
Primordiale: gli rivelò il segreto
degli eredi del Drago e il rituale per far tornare in vita il fratello,
ma
avrebbe pagato un prezzo terribile per l'atrocità che aveva
commesso. Prima di
allora, i possessori della Fiamma non erano mai morti prematuramente,
quindi il
re non aveva idea se il Drago avesse detto la verità o meno.
Il rituale
funzionò, ma il sovrano perse completamente i suoi poteri
per ripagare il danno
causato. Il procedimento e la storia dell'assassinio furono scritti dal
sovrano
in persona, per ammonire le future generazioni e per evitare che una
cosa del
genere accadesse ancora.
I problemi,
a quel punto, erano due. Dovevo per forza assorbire la corruzione della
Fiamma
di Daphne per purificarla: calcolando in modo approssimativo che
metà del
potere di mia sorella equivaleva ad un quarto del mio, io avrei
assorbito un
altro quarto di corruzione.
Ciò
avrebbe
portato il mio potere a essere inquinato fino al suo cinquanta per
cento,
gettandomi nella follia più totale e impedendomi di eseguire
il rituale. E non
era tutto: anche l'anima di mia sorella poteva essere stata intaccata,
quell'eventualità potevo verificarla solo nel momento in cui
la mia coscienza
fosse entrata in contatto con la sua.
Piansi
esasperata, ero esausta. Se prima pensavo che le Trix fossero il
pericolo
maggiore, in quel momento mi resi conto che la sorte mi aveva
allegramente
sputato in faccia un'altra volta. Mi misi seduta a gambe conserte
davanti al
fuoco di Daphne, il quale illuminava leggermente ciò che
aveva attorno con una
luce scura e sporca. Era una vista che mi faceva male in un modo che
non saprei
descrivere.
Mi misi a
riflettere profondamente sul da farsi: come dice sempre Tecna, prima di
prendere una decisione difficile bisogna essere sicuri di avere tutte
le
informazioni a disposizione, e io sapevo benissimo di non averne.
Così,
presi
la mia decisione. Mi alzai barcollando: il combattimento mi aveva
pesantemente
destabilizzata, a malapena stavo in piedi.
Raccolsi
con delicatezza la Fiamma del Drago di Daphne e spiccai il volo
raggiungendo
Timmy, il quale scoppiò a piangere dalla felicità
quando mi vide tornare sana e
salva. Gli lasciai qualche minuto per riprendersi dalla gigantesca
tensione
nervosa a cui era stato sottoposto, spiegai lui tutto quello che era
successo e
cosa avevo intenzione di fare. Ascoltò in silenzio,
annuì e fu d'accordo, era
l'unica cosa ragionevole da fare.
Ci
sistemammo nell'abitacolo ai posti di comando. Il rumore del motore che
accumulava energia era musica per le mie orecchie: era il suono che
sanciva la
fine di quell'incubo una volta per tutte. Tirai un lungo, dolcissimo
sospiro.
Timmy mi guardò con un sorrisone stampato in faccia.
«È
bello,
vero? Quando stai per tornare a casa, sapendo che hai compiuto la tua
missione.
È bellissimo».
Mi alzai
dalla poltrona con un sonoro scricchiolio. Le voci erano praticamente
svanite
ed ero troppo stanca per lamentarmi degli altri effetti collaterali,
così non
ci pensai due volte e abbracciai il ragazzo con tutta la
spontaneità del mondo.
Dopo
qualche minuto chiamammo la Griffin: con lei c'era Faragonda, piansero
entrambe
come bambine quando mi videro apparire sullo schermo, malconcia, ma
viva. Ero
felice anche io di vederle, ma non avevo tempo da perdere.
«...capisco.
Purtroppo, non ho abbastanza farmaco in questo momento, Bloom. Posso
iniziare a
prepararlo subito, ma mi ci vorranno almeno tre giorni. Domani
l'effetto che ti
tiene lucida svanirà, e io ho una dose sufficiente per farti
stare bene con
solo un quarto di Fiamma di corrotta. Per una metà intera ci
vorrà una dose
doppia».
Mi morsi
le labbra furiosamente.
«Mi
pare
di capire che ho le mani legate. Non posso aspettare il farmaco
perché domani
sarò già fuori gioco, mentre passare tre giorni
con il doppio dei sintomi che
ho ora potrebbe non farmi riprendere più».
Faragonda
era il volto della tristezza più assoluta, la Griffin
strinse i denti,
frustata.
«Accidenti
a quelle tre!» imprecò forte, «devi
trovare il modo di resistere, non so
davvero come. Mi dispiace così tanto».
Guardai il
cielo: era di un azzurro così vivido da far male agli occhi,
poi mi massaggiai
le tempie.
«D'accordo...
allora, ascoltatemi: mi rendo conto che... mi serve aiuto».
Mentre
dicevo quelle parole, riluttante, guardai verso Timmy, il quale sorrise
con
approvazione.
«Venite
su
Domino, portate il farmaco che avete, sarà meglio di niente.
Chiamate le Winx,
gli Specialisti, Thoren, Sky e i miei genitori, raccontate loro ogni
particolare: perderò sicuramente il controllo e ho bisogno
che mi teniate a
bada, tutti quanti voi. Il corpo di Daphne è stato risanato
dopo la sua morte e
questo è un lavoro in meno da fare. Ho bisogno che la
portiate in giardino,
dove c'è tanto spazio, così se darò i
numeri mi potrete fermare senza fare
ulteriori danni».
Le presidi
annuirono, poi continuai: «Prestate molta attenzione, questo
è importante. C'è
un'ala del castello sigillata, possono entrarci solo pochissime
persone. Lì
teniamo le reliquie più importanti del nostro regno, molte
sono armi
estremamente potenti. C'è l'elsa di un pugnale: è
dorata e ornata di pietre
preziose. La potete riconoscere subito perché è
senza lama. Questo oggetto è
stato avvolto dal mistero per anni, ora ne ho bisogno per il rituale.
Fate
questo per me».
Chiusi la
conversazione e guardai Timmy con occhi glaciali, di chi doveva
compiere l'ultimo
salto nel vuoto.
«Partiamo.
È ora di mettere la parola fine a tutto questo».
Ci
dirigemmo immediatamente verso Domino, erano circa due ore di viaggio.
Tenevo
quella piccola fiamma tra le mie mani con fare dolce, come se potesse
rompersi
da un momento all'altro. Gli sussurravo parole di conforto nella
speranza che
Daphne potesse sentirmi: gli promisi che quell'alone nero che permeava
il fuoco
lo avrei tolto ad ogni costo.
Il tempo
passò davvero in fretta. È proprio vero che,
quando si torna casa, quasi non si
percepisce. Ci aspettavano tutti in giardino, proprio come avevo detto
di fare.
Quando scesi dalla nave e li incontrai erano sì felici,
ma... terribilmente
scossi, spaventati, soprattutto dai miei occhi scarlatti.
Non
volò
una mosca: rimanemmo tutti in un silenzio tombale, non riuscivo a far
uscire la
voce dalla mia gola.
«Perdonatemi»
fu la sola cosa che riuscii a dire. Invocare il perdono, avere
misericordia del
demone.
«Ok
gente,
abbiamo una missione importante! Andiamo tutti da Daphne,
forza!» urlarono
entrambe le presidi con voce molto alta, destando i presenti da quella
specie
di sogno ad occhi aperti.
Ci guidarono
verso il nostro obiettivo come maestre d’asilo. Faragonda si
avvicinò a me e mi
sussurrò parole rassicuranti.
«Ho
parlato con loro. Nessuno ti toccherà né
dirà niente su tutta questa storia fino
a che non si sarà conclusa. Sappi, però, che sono
arrabbiati. Soprattutto Sky.
Quando starai meglio e nelle condizioni di sostenere una discussione,
parlerai
con tutti».
Annuii
piano e la ringraziai profondamente. Era giusto affrontare le
conseguenze delle
mie azioni: malgrado le terribili sensazioni che mi permeavano, decisi
con
estrema fermezza d'animo che lo avrei fatto.
Arrivammo
davanti al corpo di Daphne: vederla di nuovo dopo tutto il tormento
patito mi
tolse il fiato. Sky non mi tolse mai gli occhi di dosso, ma senza dire
niente,
proprio come aveva detto Faragonda. Il suo volto era un misto di
rabbia,
disperazione e amore, scavato da notti insonni e pianti frustrati.
Gli altri,
dovetti ammettere con dolore, non erano diversi: stavano tutti
soffrendo per
causa mia.
«A-allora...
prima di purificare la Fiamma, ho bisogno che tutti voi siate pronti a
dover
affrontare il pericolo. Penso sappiate a cosa mi riferisco».
Annuirono
guardandomi con sospetto, come se io potessi attaccarli da un momento
all’altro. Ah, come biasimarli…
Si
sistemarono in cerchio, intorno a me e a Daphne, pronti a reagire nella
peggiore delle ipotesi. Fatto questo, venne la parte tragica: dovevo
togliere
il nero.
«Ok,
ora
ascoltatemi molto bene. Nel momento in cui avrò assorbito la
corruzione, la
Griffin mi inietterà subito il farmaco, ma non
basterà: potrei aggredirvi e
farvi del male. So che siete tutti arrabbiati con me. Magari ora vi
faccio
perfino ribrezzo. Però, ecco, ricordatevi che ho fatto tutto
questo per Daphne:
fatelo non per me, ma per lei. Dovete fermarmi, dovete ricordarmi
perché lo sto
facendo».
Si
guardarono tra loro come se dovessero prepararsi ad una esecuzione. Non
avevo
mai visto i miei cari così in preda degli eventi.
Senza
perdere altro tempo, agganciai la Fiamma di Daphne con la mia e tirai,
un po’
come accadde con le gemme delle ragazze, fino a quando tutta la
corruzione non
fu svanita. Il fuoco divenne luminosissimo e vitale, la Griffin mi
iniettò
subito il farmaco e attesi, sotto lo sguardo vigile dei miei guardiani.
Puntuali
come sempre, le voci si misero ad urlare. La pelle iniziò a
diventare un
rivestimento putrido di cui liberarmi e iniziai a perdere la ragione.
Mi strinsi
la testa tra le mani, mi piegai in avanti e gridai dolorante,
scagliando fiamme
azzurre qua e là senza nessun obbiettivo in particolare.
Rimasero
tutti impietriti, agghiacciati da ciò che stavano vedendo.
«Le
voci!
Urlano… urlano fortissimo… fatele smettere!
Urlate più forte!»
Nonostante
tutto mi si avvicinarono, incuranti del pericolo mortale che
rappresentavo, e
mi parlarono col cuore in mano.
«Non
sei
un mostro, Bloom! Sei una fata di Alphea!» disse Aisha
sconvolta.
«Bloom!
Guardami! Sono Stella! Sono la tua migliore amica e tu sei la mia!
Questo non
cambierà mai!»
«Siamo
arrabbiate, è vero, ma lo siamo perché volevamo
avere la possibilità di
aiutarti!» gridò Musa cercando di non singhiozzare.
«Amore
mio... non mi importa cosa sei, io ti amerò sempre e
comunque!»
I discorsi
di incoraggiamento carichi d’amore si mescolarono tra loro:
mi parlavano dei
loro sentimenti, del loro affetto per me ma, cosa più
importante, urlavano ben
più forte delle voci nella mia testa.
Mi
rannicchiai esausta su me stessa ansimando col cuore in gola ma,
sarà stato il
farmaco, saranno state le parole delle persone che amo, finalmente
riuscii a
calmarmi e a tenermi lucida quel tanto che bastava per compiere il mio
fato.
La sensazione
di sporco stavolta prevaleva, ma mi costrinsi a non toccarmi. Mi alzai
tremante
aiutata da Sky: era ora di porre fine a tutto, mancava solo l'ultimo
tassello.
«Sto...
sto bene... circa. Ora... portatemi da lei».
Presi
delicatamente la Fiamma del Drago e la feci sprofondare nel corpo di
mia
sorella, riportandola al suo posto originario. Mi misi in ginocchio
davanti a
Daphne e chiesi la reliquia; mio padre mi portò una piccola
teca di vetro, ove
all'interno era adagiato l'oggetto su di un panno scarlatto.
La aprii
con mani tremanti e afferrai il contenuto: dapprima una semplice elsa,
appena
entrò in contatto col mio corpo una lama spirituale venne
generata, traslucida
e senza massa. Prima che potessi fare qualsiasi cosa, Oritel mi
bloccò la mano,
facendo cadere il pugnale a terra. Era spaventato a morte.
«Io...
non
posso lasciartelo fare! Non prima di sapere cosa devi fare!»
In
effetti, nessuno sapeva quella leggenda. Rassicurando prima mio padre,
raccontai a tutti la storia dei due gemelli e spiegai a cosa serve la
lama.
«Si
attiva
solo nelle mani di... un assassino di consanguinei. La lama magica non
mi farà
del male fisico, ma proietterà la mia Fiamma del Drago fuori
dal mio corpo. Una
volta fatto, la pugnalerò e ripagherò il sangue
versato con il mio potere».
Trattennero
tutti il respiro, Sky non riuscì a contenersi.
«Stai
dicendo che sacrificherai i tuoi poteri per riportare indietro
Daphne?»
Piantai
gli occhi al terreno, ancora mi vergognavo di guardarlo in faccia.
«Teoricamente...
sì. Dovrebbe succedere questo, in circostanze normali. La
portata dei miei
poteri è di molte volte superiore a quella di mia sorella.
Se devo pagare un
debito, sarà completamente estinto senza perdere del tutto
la mia Fiamma del
Drago... almeno, è quello che spero».
Il re e la
regina si inginocchiarono accanto a me, accarezzandomi la schiena
delicatamente.
«Mamma,
papà... permettetemi di farlo. Vi prego».
Le mie
parole erano sussurri impercettibili, ma loro acconsentirono. Ripresi
il
pugnale: puntai la lama verso il mio ventre, respirando forte.
"Ci
siamo, ci siamo proprio".
Se avessi
indugiato oltre, la paura mi avrebbe incatenata al suo giogo,
così feci un
grosso respiro e mi trafissi: non sentii dolore, ma solo un leggero
bruciore
nel punto colpito. Estrassi la lama e, con lei, la mia terribile,
disgustosa
Fiamma del Drago.
Era un...
grumo di fiamme azzurre e corruzione oscura, sembrava ricoperta di
petrolio. Mi
feriva la vista, la odiavo profondamente. Usai quel rancore a mio
vantaggio:
senza pensarci due volte, senza nemmeno guardare la reazione dei
presenti,
strinsi l'elsa nel mio pugno e calai il fendente con tutta la rabbia
che avevo,
pugnalando quel cuore che avevo inquinato.
Quello
sì
che fece davvero male. Provai un dolore terribile, come se la lama
avesse
trafitto le mie carni. Dalla ferita non uscì altro che
vomito nero, fin quando
tutto divenne bianco alla mia vista e caddi in trance.
Mi
risvegliai in una landa desolata, apparentemente infinita, coperta di
fuoco. Mi
guardai intorno e vidi un piccolo Drago Primordiale che teneva al
sicuro tra le
sue spire mia sorella, addormentata. Mi avvicinai barcollante e
l’essere mi
fermò imponente.
«Chi sei tu che viene a reclamare l’anima
di
questa Custode?» disse con profondissima e
minacciosa.
«I-io
sono
Bloom, sono la sorella minore di Daphne, figlia dei sovrani di Domino
Oritel e
Marion. Sono anche io un'erede del Drago!»
Cercai di
mantenermi calma, anche se la situazione era del tutto anomala a tutto
ciò che
avevo appreso nel corso della mia vita.
«Sento in te il mio potere, ma sento anche
oscurità. Non ho la certezza che tu non voglia farle del male».
Feci per
ribattere ma, all'improvviso, Daphne si svegliò e mi
guardò con occhi
terrorizzati e sofferenti.
«Bloom...
che ci fai qui? Io... Bloom... fai smettere le voci, ti
prego!»
Era stata
corrotta anche la sua anima, come avevo temuto. La fitta al ventre
aumentò
d'intensità: iniziai a sanguinare corruzione anche in quella
proiezione
mentale.
«Daphne,
sono venuta qui per salvarti! Convinci il drago a lasciarti andare, il
tuo
corpo è qui che ti aspetta... puoi tornare in
vita!»
Ma mia
sorella scosse la testa, nauseata.
«N-no...
le voci... dicono che mi ucciderai... dicono che sei un abominio...
tu... sento
l'oscurità in te...»
Caddi in
ginocchio davanti alla gabbia infuocata in cui era rinchiusa. Iniziai a
piangere e a sbattere la testa contro il corpo del drago, nella vana
speranza
di placare le mie, di voci.
«Guardami! Guarda cosa ho fatto per te!
Sono un abominio, sono una cosa che in natura non esiste, ma...
guardami! L'ho
fatto per te! Non potrei mai ucciderti! Guarda cosa... guarda cosa ho
fatto per
te!»
Cercai di
sorridere ma non mi uscii bene, sembravo una pazza sanguinaria che
aveva perso
la testa. Probabilmente la spaventai ancora di più. Notai
che mi scrutò con più
intensità e smise di piangere, recuperando un attimo di
lucidità.
«Sorellina
mia... cosa hai fatto?»
Mi guardava
con pietà e ribrezzo, o, almeno, era quello che percepivo
io. Mi strinsi di
nuovo la testa tra le mani e cercai di raccontarle nel più
breve tempo
possibile cosa era successo, cercando disperatamente di non cadere
nella
follia.
«Perché...
perché lo hai fatto?»
«Non
sei
l’unica che può sacrificarsi per gli altri,
chiaro? Ti amo tanto e ti ho
uccisa, non potevo vivere con questa colpa! Ti prego Daphne, per amor
mio, ti
prego, vieni con me! Purificherò la tua anima e non sarai
più corrotta...
guarda cosa ho fatto per te, guarda, ti prego... salvati! Salvami!»
Mia
sorella tornò a contorcersi di dolore, le voci continuavano
a tormentarla e lei
si batteva senza sosta per contrastarle.
Dopo molti
minuti di agonia, recuperò la ragione quel tanto che bastava
per farsi liberare
dal drago: purificai la sua anima piuttosto facilmente, non aveva
attecchito in
profondità. La abbracciai, la abbracciai così
forte da sentire le sue costole
sul mio corpo, la baciai ovunque, ero incontenibile.
Lei sorrise
amara, ma mi lasciò fare. Appena mi staccai, dalla ferita
sgorgante corruzione
apparve il pugnale: impugnai l'elsa con due mani e la tirai fuori,
riportando
le nostre anime ai loro legittimi proprietari. Daphne riprese a
respirare, il
suo colorito tornò roseo, ma ci vollero parecchi giorni
prima che si
risvegliasse del tutto.
Questa
è
la fine della mia storia. Cosa successe dopo? La Griffin mi
portò il farmaco
dopo tre giorni: da quel momento in poi, avrei dovuto assumerlo per
sempre se
volevo stare relativamente 'bene'.
Parlai con
ognuno di loro in privato: mi fecero una ramanzina infinita ma, alla
fine,
tutti compresero le mie decisioni e, cosa più importante,
accettarono me. Sarebbe
più corretto dire che si sforzarono di farlo, ma non lo
ammetteranno mai.
Sky
raccontò che mi aveva cercato in lungo e in largo,
disperato, dopo che i miei
gli avevano confidato eccitati che sarei tornata ad Alfea e lui non mi
trovò.
Ora mi è sempre accanto ed è molto, molto
paziente, fin troppo. Ogni tanto ho
le mie crisi e la paura del contatto fisico ancora mi tormenta, ma per
amor suo
cerco di combatterlo con tutta me stessa.
Daphne si
sentì in colpa per moltissimo tempo dopo il suo risveglio
ma, allo stesso
tempo, fu davvero felice di essere tornata a vivere. Io cerco di essere
una
buona sorella, nonostante tutto. Ci amiamo tantissimo e ci siamo
sacrificate l'una
per l'altra, questo è ciò che conta davvero.
La Griffin
e Faragonda mi dipinsero come un'eroina all'opinione pubblica,
poiché avevo
scongiurato l'apocalisse vera e propria; ci furono festeggiamenti di
ogni sorta
e fui proclamata Guardiana degli Orphan.
Come avevo
previsto, non persi i miei poteri: si erano notevolmente indeboliti, ma
rimanevano comunque di una portata gigantesca, superiore a quella dei
normali
esseri viventi. Oltre ad insegnare, ora mi occupo di rintracciare e
recuperare
gli Orphan sparsi per l'Universo, portandoli dalla Griffin per farsi
curare.
Nei casi più disperati e gravi, purtroppo, sono anche colei
che li sopprime.
I presidi
di tutte le scuole di magia mi diedero l'autorizzazione a cacciare ed
eliminare
ogni essere magico malvagio troppo potente per essere abbattuto dai
normali
organi di sicurezza e protezione, per evitare ad ogni costo che un
pericolo
simile non sia più corso da nessuno.
Per quanto
riguarda me... beh, ho scoperto che non potrò più
usare la polvere di fata né
acquisire nuovi poteri, è abbastanza scontato.
Emotivamente
e psicologicamente sono duramente provata, credo che non mi
riprenderò mai del
tutto. Però... devo ammettere che ora sto meglio dopo aver
scritto tutto...
tutto questo. Non so se alle mie allieve serva davvero il diario, ma vi
dico
una cosa: questo è ciò che è riuscita
a fare una che non ha mollato.