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Autore: Valentinahobbit    02/01/2016    1 recensioni
"Infatti quando la vide per la prima volta sentì la terra tremare. Lo ricordava ancora fu il diciottesimo giorno del nono mese di quel misero anno"
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tremolio potenzialmente violento delle gambe, tumefazione di pensieri inutili, discesa di gocce di sudore dalla fronte, brividi di tensione, autostima pronta ad esser atterrata, no questa volta ci crede.“Posso farcela...” sospirava, “posso farcela...” ripeteva, “devo farcela” tuonò.Appoggiò le spalle al muro, strinse in mano una matita rossa e fece un trattino al muro, proprio dove finiva il suo corpo e con sorpresa scoprì che...

Fermi tutti, ricominciamo dall'inizio; Cody Williams è un insignificante marmocchio alto poco più di 1,38 m che ha smesso di crescere alla tenera e età della quale non si ricorda. I genitori, due rispettabili uomini di questo mondo, una sciatta cameriera e un impiegato da quattro danari, lo fecero visitare da svariati medici e la domanda ad ogni visita era sempre quella “Ma insomma dottore, perché mio figlio non cresce?”. Infine ci avevano rinunciato, questo era Cody e questo doveva restare. Così dopo aver fatto il vertiginoso giro di ben 14 pediatri Fred e la rispettiva coniuge Natalie si rassegnarono e decisero di parlarne direttamente con la loro prole. Così una triste sera d'estate del 2006 si misero a tavolino, Natalie sembrava preoccupata, poggiò la sua mano paffuta sul tavolo e il marito, uomo buono come il pane, posò la sua pelosa mano su quella morbida della moglie:-Vedrai cara, andrà tutto bene, capirà...- lei sospirò, stava per parlare quando lui accorgendosene:-Cody! Scendi un attimo in cucina, io e la mamma dobbiamo parlarti-. Cody lo sapeva già, sapeva già cosa gli avrebbero detto. Quando si fanno tante visite dai pediatri e ognuno di loro quando finisce vuole parlare con i tuoi genitori e desidera che tu vada nella stanza accanto con gli altri marmocchi urlanti e ricoperti di moccio che imbrattano di muco i muri, le costruzioni, i peluche e tutto ciò che li circondi allora si, devi preoccuparti. Lasciò le sue costruzioni  (senza moccio) così come le aveva lasciate, un grande grattacielo, rappresentazione inconscia della propria pila di pensieri? Andò in cucina strofinando i piedi, senza alzarli neanche di un millimetro dal pavimento, con il suo bel pigiamino di Spiederman, pulito e profumato di lavanda.

-Siediti tesoro- il soave suono materno che si trasforma nell'ansia fatta a persona. Cody si sedette e penzolò i piedi, non arrivava giù e non ci sarebbe mai arrivato. Quel visino scarno munito di grandi occhi neri che si voltavano a destra e a sinistra tra gli occhi dei genitori.

-Cody, tu... hai un piccolo problemino...-.Dov'eravamo rimasti? Ah, si! Si voltò, neanche un centimetro in 8 mesi, eh si, era finita lì. Però era strano, se quelle lunghe e noiose mattinate in chiesa gli avevano insegnato qualcosa, questa era che secondo il loro buon Dio siamo tutti uguali. Ma allora che senso aveva? Non era il mondo ad esser bizzarro ma chi lo viveva e la vita di Cody non fu facile sotto alcun punto di vista. Cody era affetto dalla sindrome di Russel Silver, una forma di nanismo, curabile in pochissimi casi con la somministrazione dell'ormone GH. Cura troppo costosa per la famiglia di Cody. Si limitava quindi a sognare, sognare di crescere come tutti i suoi coetanei. La scuola per lui era un inferno e più volte ne aveva parlato con i genitori, ma ogni volta la madre ripeteva che erano solo sue ossessioni. Ossessioni? La testa nella tazza del cesso era un ossessione? Non scherziamo, il problema di Cody era grande perché piccolo. La sua vita, che tanto odiava, si conduceva in modo molto ordinario: si svegliava ogni mattina alle sette in punto e dopo una doccia rapida e una colazione con quello che c'era in casa si avviava a piedi verso l'inferno. Le prese in giro iniziavano dalle otto e finivano alle quattro del pomeriggio. Cominciava a pensare di voler scappare di casa, ma non sarebbe servito a nulla, si sarebbe portato i problemi dietro e non poteva fuggire da se stesso. Il suo tempo lo passava perlopiù ad osservare, si sedeva in cortile e osservava quel branco di primati muoversi di qua e di là parlando con la stessa frequenza delle stesse cose, cose stupide e insensate per un mondo così intricato. Erano adolescenti e sebbene fosse (a suo malgrado) uno di loro non c'era niente di più ripugnante su questa terra di quelle zucche vuote che oltre al loro aspetto e a quello dell'altro non sanno andare. Ma non doveva fare di tutta l'erba un fascio, le persone come lui, con un po' di senno, c'erano anche se rare. Infatti quando la vide per la prima volta sentì la terra tremare. Lo ricordava ancora fu il diciottesimo giorno del nono mese di quel misero anno. Il vento leggero accarezzava i prati e solleticava le foglie ormai gialle degli alberi sino a farle cadere. Vi era una panchina all'esterno del liceo proprio in mezzo a due enormi faggi, seduta su di essa vi era una fanciulla di singolare bellezza. Teneva stretto a sé un libro rilegato in pelle. La sua divisa era perfettamente pulita e la gonna che aveva indosso si spostava con il passare della brezza. Aveva dei lunghi capelli neri che che le arrivavano sino alle spalle e due occhi meravigliosi, di un colore assai particolare che splendeva di un grigio chiaro. Essi venivano contornati la lunghe ciglia nere. La ammirò incredulo per circa cinque minuti poi il suo sguardo si poggio su di lui. Non sorrise, restò impassibile. Si alzò dalla panchina con garbo, il suo cuore cominciò a battere forte. Venne verso il ragazzo si avvicinò. Il vento si sollevò e divenne di colpo molto più forte. Non riusciva a capacitarsi di ciò che stava accadendo. La ragazza si guardò intorno, quasi per accertarsi che non ci fosse nessuno, era poco più alta di lui, lo prese per mano e gli disse:- Non sei come loro-

Che ci faceva uno scorcio di paradiso in un banco di nebbia? 

Così, all'età di 15 anni trovò la donna che lo accompagnò nel corso della sua vita e quando stava in sua compagnia, non era essenziale ricordare il proprio aspetto fisico, non era importante sapere della sua sindrome, non importava più di tanto se era un fallito, una vittima, uno scarto, un difetto di fabbrica, lei c'era e ci sarebbe sempre stata. Grace era fantastica, un'intelligenza fuori dal normale e una delicatezza soave e pura che lo incantavano, quasi come il mare, come il vento, come la vita. Lei era la vita. Così Cody cresceva di giorno in giorno, cresceva moralmente, cresceva di vita, cresceva solo grazie a lei, mai fisicamente, ma non era importante. L'amore lo arricchiva, così a ventisette decise di sposarla, di amarla per sempre, e ogni problema sembrava svanito. A volte è questo che basta, trovare una persona che non bada a come sei ma che si ostina a scavarti nell'animo fino a trovare il tuo io e che sa amarti, che sa donarti tutta la gioia mai esistita. Ma la vita è strana, sebbene sia un'esperienza meravigliosa. Cody non arrivò al suo ventottesimo compleanno proprio come non era mai arrivato al metro e cinquanta, così tutto andò a sfumare, sogni, speranze, progetti. Era rimasta solo la scia di un uomo piccolo che ad una donna  aveva dato il mondo.

   
 
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