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Autore: CaramelizedApple    02/01/2016    0 recensioni
Bellatrix Lestrange, attende di essere liberata da Azkaban da molti anni, un barlume di speranza la sorprende quando finalmente una notte il suo Marchio Nero brucia di nuovo.
Il Signore Oscuro deve per forza aver pensato a lei.
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Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Il bruciore intenso, che sento improvvisamente al braccio sinistro, fa tremare la mia mano, ma anche delineare un sorriso sul mio volto, scavato da fame e stanchezza.
Scosto il tessuto scuro e sporco dall'avambraccio, per mostrare ai miei occhi il Marchio, che col suo colore scuro macchia, in modo indelebile, la mia pelle ormai da molti anni.
È possibile che l'Oscuro Signore abbia, davvero, fatto ritorno?
Sfioro con le dita il contorno di quel disegno, che mi permette di provare questa piacevole sensazione, che ormai da troppo tempo mi è negata e scosto i ricci capelli, scuri, sfibrati e ribelli, dal mio volto.
È logico che sia tornato, lui è il più grande mago mai esistito.
Improvvisamente mi sento strana, come se per anni non avessi mai veramente respirato a pieni polmoni. Una risata sfugge alle mie labbra, nell'ennesima notte che passo chiusa in questa cella sporta e buia, e finalmente una nuova scintilla di speranza e follia si fa strada in me.
Lui si ricorderà di me.
Lui mi vorrà al suo fianco.

I giorni iniziano a confondersi, di nuovo, uno con l'altro, ma io devo resistere. Non posso credere, o anche solo pensare, che lui non mi voglia più.
Devo essere pronta quando arriveranno.
So che arriveranno.
Stanno aspettando solo il momento giusto, quello in cui nessuno se lo aspetterebbe.
Stringo le magre ginocchia al petto, rannichiata nell'oscurità, a cui sorrido, autoconvincendomi che le mie speranze sono realmente fondata.
So che mi vuole.

Il Marchio Nero trasmette quel dolce bruciose sempre più di frequeste, so che il momento è vicino. So che in queste fredde notti invernali qualcosa accadrà, probabilmente questa stessa notte.
Mi stringo nelle braccia, stesa sul sottile materasso, praticamente inesistente, che ho sempre visto nella mia cella, fin dal giorno in cui sono arrivata. Una leggera sensazione di calore mi suggerisce che i dissennatori si sono allontanati dalla porta, deve per forza esserci una buona ragione se lo hanno fatto.
Il rombo di un tuono attira la mia attenzione, nonostante ci sia solo un'altra cella a dividermi da uno dei muri pù esterni, non mi era mai capitato di sentirli così forte prima d'ora.
Lentamente mi alzo, sulle ginocchia tremanti, e raggiungo il muro, sfioradolo con le mani e avvicinandoci lentamente l'orecchio destro, che libero dai capelli corvini. Un tremore della resisitente pietra mi fa sobbalzare, ma anche sorridere, tirando gli angoli della bocca il più in alto possibile.
Ho giusto il tempo di compire qualche passo indietro che il muro trema più forte, alzando la polvere e la sporcizia, accumulatesi negli anni. Le labbra non posso più trattenere la stridula risata, che ora rimbomba insieme ai boati nella piccola stanza, scaturita dal profondo della mia anima.
Non so quante volte ho sognato questo istante, come ho sognato quello in cui lo incontrerò di nuovo.
Ancora un boato.
Ancora quel tremore.
Una crepa che si allarga nella pietra fredda.
La risata che assomiglia sempre più ad urla di gioia incontrollate.
L'ennesimo boato è segiuto dal fragore della pietra che si infrange, cospargendo i suoi frammenti ovunque.
Quando la polvere si dirada mi avvicino al buco formatosi nel muro. Senza riefletterci per un istante lo oltrepasso, raggiungendo la fredda aria invernale, percorsa da quella strana sensazione di follia che mi fa sentire viva e ridere ancora più forte. La luce della luna percorre la mia pelle, dall'aria malata e fragile, rinvigorendola.
Enormi colonne di fumo vorticano nel cielo sopra la mia testa.
Qualcosa rimbalza vicino ai miei piedi e al corpo morto dell'uomo che si trovava nella cella adiacente alla mia, probabilmente inutile alla causa.
Riconosco subito lo strumento in legno che rotola sul pavimento, è così tanto che non impugno la mia bacchetta.

-Mio Signore- mi getto ai suoi piedi non appena ho visione completa della sua figura, piegando le gambe e appoggiando le braccia al suolo. -É un onore per me potervi finalmente rivedere, dopo tutti questi anni-.
-Bellatrix- sibila la sua voce, provocando un brivido che percorre interamente il mio corpo. -Sei stata una mangiamorte fedele, mi hai sempre obbedito cecamente e sostenuto fin dagli inizi, ed è per questa ragione che ho fatto in modo che riuscissi ad evadere, insieme ad altri, e ti permetterò di tornare a far parte dei Mangiamorte- fa una breve pausa, passando gli occhi sul mio viso scavato. -Lasciateci soli- si rivolge a due uomini oltre la porta, che non mi ero accorta si fossero avviccinati, al mio arrivo.
I due annuiscono e scompaiono chiudendo la porta della grande sala di Villa Malfoy, illuminata solamente dalle viva fiamma che splende nel cammino.
Quando sono arrivata avrei dovuto pensare a mia sorella e alla mia famiglia, ma nella mia mente c'era solo lui e fremevo all'idea di vederlo ancora.
-Rialzati- ricurva le labbra, in una specie di sorriso.
-Certo, Mio Signore- eseguo l'ordine.
-So di chiederti di compiere un grande sforzo, Bellatrix, ma sono costretto a coinvolgerti. Nonostante tu sia appena tornata da una difficile esperienza. Sia chiaro, avrai comunque la possibilità di riprenderti. Ho bisogno che tu faccia parte di una missione, c'è una cosa molto importante che dovrà essere recuperata- dice l'uomo, dai tratti serpentini, davanti a me.
-Certo, Mio Signore- rispondo io, guardandolo con mille pensieri che attraversao la mia mente, anche se nessuno è forte come l'idea del piacere che mi porterebbe soddisfare e realizzare uno dei suoi obbiettivi.
-Fino a dove saresti pronta a spingerti?Cosa sei disposta a fare per me, Bella?- domanda con voce fredda, avvicinandosi a me, sempre di più.
Quando mi chiama in quel modo mi fa venire la pelle d'oca.
-Qualsiasi cosa, Mio Signore- rispondo quasi in un sussuro. -Qualsiasi cosa-.

 

  
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