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Autore: Darth Curunir    03/01/2016    0 recensioni
Saruman il Bianco è uno degli Istari, i cinque spiriti celesti incarnati in corpi mortali che nell'anno 1000 della Terza Era furono inviati sulla Terra di Mezzo per combattere l'Ombra. Di tutti gli Istari, Saruman è il più saggio e il più potente, ma presto verrà a conoscenza di un sentimento ben più forte del sapere o della magia: l'amore. E sullo sfondo di un Regno di Gondor vessato dalla guerra civile, lo Stregone capirà che il suo cuore ha sbagliato tutto.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gandalf, Nuovo personaggio, Saruman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il cuore di uno stregone
 
1.
Prologo: l’arrivo nella Terra di Mezzo
 
 
 
 
 
La nave bianca veleggiava da un giorno intero sulle onde stranamente placide di Belegaer, il Grande Mare. La nave era interamente bianca, con la polena scolpita con le sembianze di un cigno, e aveva nel mezzo del ponte un albero con due vele candide e bianche, gonfiate da un vento… no, forse non era un vento terrestre quello che sospingeva le vele bianche, forse era un vento soffiato dai grandi Valar, Signori del mondo.
A prua c’era l’unico passeggero della nave. Era seduto su una seggiola, e osservava l’orizzonte, in cerca della terra dove doveva sbarcare. Era vestito anch’egli di bianco, con un candido mantello e una veste lunga e fluente. Nella mano destra reggeva un bastone di metallo nero e lucido e con un globo bianco sulla sommità, mentre la mano sinistra era aggrappata al bracciolo. Il volto era lungo e appuntito, con un naso aquilino e pronunciato, la fronte larga e spaziosa, due sopracciglia nere e folte, una barba tutta grigia e capelli lunghi e lisci di un colore a metà fra il grigio e il bianco. A prima vista pareva un vecchio Uomo con un bastone in mano, ma se si guardavano bene quelle mani appuntite e dalle dita flessuose, quel corpo alto e forte nonostante l’apparente vecchiezza e quegli occhi neri, profondi e impenetrabili come l’aldilà, si capiva che quello non era un semplice Uomo, Secondogenito di Ilúvatar.
Ma chi era, allora, il vecchio sulla prua della nave bianca? Era un Istari, precedentemente un Maia del Vala Aulë, e il suo nome era Curunír.
Abbiamo detto che Curunír era un Maia, e quindi uno spirito celeste, creato prima dell’inizio dei giorni da Eru Ilúvatar, Signore dell’Universo. Ma perché una creatura celeste tanto potente e saggia faceva vela verso oriente?
Dovete sapere che Curunír, dopo la creazione di Arda, il mondo, aveva deciso di servire il Vala Aulë, uno degli Dei d’Occidente (i Valar, per l’appunto). Aulë, in particolare, era il dio dei fabbri, in grado di creare con l’arte della metallurgia ogni oggetto. Curunír era quindi andato a vivere in Aman, il Reame Beato, il continente più occidentale del mondo e aveva appreso molte cose da Aulë, e il suo padrone-Vala aveva iniziato a prediligerlo fra gli altri Maiar che erano con lui. Infatti Aulë chiedeva sempre il consiglio di Curunír, e non disdegnava di chiedere l’aiuto di quest’ultimo in situazioni gravose.
Tutto questo nella Prima Era degli Anni del Sole.
Ma poi, dopo la sconfitta dell’Oscuro Signore Morgoth alla fine della Prima Era, una nuova minaccia si era risvegliata nella Terra di Mezzo, il continente più orientale del mondo Arda. Questa minaccia era Sauron, allievo di Morgoth.
Sauron aveva persuaso gli Elfi, i Primi Figli di Ilúvatar sempre giovani e immortali, a creare degli Anelli del Potere, potentissimi artefatti magici. Sauron ne aveva donati tre agli Elfi, sette ai Nani (creature basse e tozze, abili e solitari minatori) e nove agli Uomini, e poi aveva forgiato un potentissimo Anello sovrano, che racchiudeva parte della forza vitale dello stesso Sauron: l’Unico Anello.
Sauron venne distrutto alla fine della Seconda Era, ma l’Anello fu preso dal vincitore di Sauron, Isildur, della razza degli Uomini. L’Anello condusse Isildur alla morte, e venne smarrito per molti anni.
Ma Sauron non era stato sconfitto definitivamente: poiché la sua forza vitale era legata all’Anello, ed esso era sopravvissuto, anche lo spirito di Sauron aveva perdurato, rinchiuso nel mondo delle Ombre, in attesa di tornare nella Terra Nera di Mordor e riaffermare il suo dominio, sconfiggendo i popoli liberi della Terra di Mezzo.
Proprio dopo questi fatti, nell’anno 1000 della Terza Era, ad Aman era accaduto un fatto eccezionale. Manwë, il Signore dei Valar, per volere di Ilúvatar, aveva spinto i Valar a mandare cinque Maiar nella Terra di Mezzo: questi avrebbero dovuto proteggere il continente orientale di Arda da un possibile ritorno di Sauron, e fronteggiare l’Ombra.
I cinque Maiar scelti erano spiriti celesti di alto livello, molto saggi e versati nelle arti magiche: Olórin, un Maia saggio e dal grande cuore generoso e avventuriero, del seguito del Vala Irmo; Aiwendil, un Maia amante della Natura del seguito di Yavanna, la Vala signora della fauna e della flora; i due Maiar Alatar e Pallando, amici di vecchia data seguaci del Vala Oromë. Ma soprattutto, Manwë volle la partecipazione del più saggio e potente dei Maiar, del seguito di Aulë: Curunír.
Così, questi cinque Maiar erano stati incarnati in corpi terreni, dall’aspetto di uomini vecchi e stanchi, e fu loro dato il nome di Istari, o Stregoni. Ma la forza degli Istari era enorme nonostante l’apparente vecchiaia, e benché provassero fame, sete, odio, amore e altre sensazioni come tutti i viventi e benché i loro corpi materiali fossero distruggibili, gli Istari rimanevano spiriti di grande potere, e lo spirito di un Istari rimaneva intatto anche dopo la morte del corpo.
Curunír, Olórin, Aiwendil, Alatar e Pallando erano dunque partiti per la Terra di Mezzo. Curunír, che era di natura schiva e solitaria, chiese di arrivare da solo per primo; Alatar e Pallando vennero per secondi; e Gandalf e Aiwendil per ultimi.
Ecco perché il Maia Curunír era su una nave diretta verso est. E ogni tanto, il nostro Istari guardava indietro, e vedeva la nave di Alatar e Pallando e, lontano verso ovest, la nave di Olórin e Aiwendil.
Curunír non aveva mai amato stare in compagnia di altre persone. Quando era ancora un Maia di Aulë, adorava stare in disparte, a leggere libri o a fabbricare oggetti magici. Aveva fabbricato lui stesso il proprio bastone, per catalizzare la propria magia e usarla quando opportuno: il che dimostra l’esperienza di Curunír.
Prima di partire, Curunír aveva fatto conoscenza degli altri quattro compagni. Detestava Aiwendil, così sempliciotto e poco intelligente; non considerava Alatar e Pallando, che si interessavano a loro volta poco degli altri Istari. Quanto a Olórin… Curunír aveva la netta percezione che quell’Istari fosse molto potente, ma lo vedeva così vecchio e secco sul suo bastone! Pareva che Olórin fosse debole. Diciamo che non stava particolarmente simpatico a Curunír. Inoltre i due Maia/Istari avevano caratteri così diversi! Olórin era molto gioviale ed espansivo, mentre Curunír era più serio e riflessivo.
Da questa descrizione sembra che Curunír fosse antipatico e burbero, ma non era proprio così. Era molto saggio, il che gli garantiva rispetto da parte degli altri Istari, ma non trattava con alterigia gli altri. Anche se amava la solitudine non era così odioso come potreste pensare, ed era capace anche di farsi quattro risate quando conveniva.
 
Quando a occidente il sole stava quasi per tramontare, Curunír avvistò la Terra di Mezzo. Davanti a lui si materializzavano lentamente le bianche sponde del Lindon, la regione nord-occidentale della Terra di Mezzo, e i Porti Grigi. Questi Porti erano governati da Círdan il Carpentiere, uno degli Elfi più anziani e saggi della Terra di Mezzo, e dai Porti Grigi partivano le navi degli Elfi diretti verso Aman. Alcuni Elfi, infatti, stanchi dei pericoli della Terra di Mezzo, facevano vela verso Occidente, per andare a vivere in pace presso i Valar.
Curunír più di una volta si era chiesto se era disposto a rinunciare alla vita tranquilla di Aman per optare per la Terra di Mezzo. Era il caso di rinunciare alla pace eterna dei Valar per andare in un territorio potenzialmente pericoloso nel quale lo spirito di Sauron aleggiava costantemente? Ma Curunír non era un codardo, ed era pronto a combattere per i Valar e Arda, qualora ce ne sarebbe stato bisogno. Inoltre era molto saggio ed esperto nella storia di Arda, cosa che gli permetteva di fare molte più cose di un “sempliciotto quale Aiwendil!”.
Verso sera, la piccola nave bianca attraccò nei Porti Grigi. Sul molo bianco, che emergeva da alcune colline boscose, c’era un Elfo vestito di blu, che aveva, cosa rara, una sottile barbetta attorno al viso.
Quando la nave si fermò, Curunír si alzò. Aiutandosi col bastone, l’Istari scese dalla nave, mettendo per la prima volta piede sulla Terra di Mezzo. Fu una strana sensazione: era come iniziare una nuova vita, più insidiosa eppure più frizzante.
“Chi ho l’onore di vedere per primo su questa Terra di Mezzo?” chiese Curunír con la sua voce profonda ed elegante.
“Il mio nome è Círdan, detto il Carpentiere,” rispose l’Elfo. “Sono…”
“So bene chi sei, Círdan, Signore dei Porti Grigi, nobilissimo fra gli Eldar,” disse Curunír. “Io sono Curunír, Maia del Vala Aulë.”
“Piacere di conoscerti, saggio Curunír,” disse il Bianco con un inchino. “Sei forse il capo dell’ordine degli Istari che devono arrivare? Vedo che sei alto e di bell’aspetto, e che sei giunto per primo.”
“Il Signore di Aman Manwë ha desiderato che partissi per questa Terra di Mezzo, e che fossi una guida per gli altri Istari in caso di bisogno.”
“Ne sono molto lieto. I tuoi compagni stanno arrivando, vedo,” disse Círdan guardando a ovest.
“Sì, ora giungeranno Alatar e Pallando.”
E in effetti pochi minuti dopo attraccò un’altra nave bianca. Ne scesero due vecchi vestiti di blu. Il primo aveva un manto lungo con l’orlo viola, una barba bianca e un bastone con uno zaffiro sulla sommità. Il secondo aveva una barba grigia, un cappuccio blu calato sul capo e un bastone con un’acquamarina sulla cima.
“Salute, Alatar,” disse Curunír rivolto al primo, “e buonasera, Pallando,” disse rivolgendosi al secondo. “Qui davanti a voi c’è Círdan il Carpentiere, signore dei Porti.”
“Salute a voi,” dissero i due.
Trascorsero pochissimi minuti, e l’ultima nave bianca attraccò. Il primo a scendere fu un vecchietto barbuto sorridente, tutto vestito di bruno, con un bastone di legno nodoso e un cappuccio marrone sul capo. In mano aveva un’alga viscida e verde, e la rimirava con un’allegria enorme. Il secondo aveva un vestito tutto grigio, e un cappello a tesa larga azzurro. In mano aveva un bastone ligneo, ai piedi degli stivali enormi e sul viso, dietro alla barba grigia, un sorriso benevolo.
“Aiwendil ha trovato un’alga sulla superficie,” disse l’Istari vestito di grigio, “è due ore che la guarda come fosse un capello di Varda signora di Aman!”
Gli altri presenti risero alla battuta, e Aiwendil nascose l’alga nella tasca.
“Aiwendil, Olórin, vi presento Círdan il Carpentiere,” disse Curunír.
“Piacere di conoscerti!” disse Aiwendil.
“È un immenso piacere, venerabile Círdan!” disse Olórin il Grigio.
“Piacere, Istari,” disse Círdan. “Vi do il benvenuto in questa Terra. Spero che vi troviate a vostro agio in questo continente, benché io capisca che Aman sia un’altra cosa. Bene, vi lascio ai vostri incarichi, e vi do la mia disponibilità se avrete bisogno di me.”
“Grazie,” dissero gli Istari. Círdan se ne andò verso nord, diretto verso la parte collinare del Lindon, e i cinque Istari si ritrovarono ancora una volta soli.
“È giunto il momento di smistarci,” disse Curunír.
“Io e Pallando,” disse Alatar, “abbiamo ricevuto il compito di andare a Est, per pacificare le popolazioni nomadi e bellicose che risiedono in quelle contrade.”
“Oromë non mi ha riferito nulla di tutto ciò,” disse Curunír.
“Avrà avuto cose migliori da fare,” mormorò Aiwendil.
“Taci, amico degli uccelli!” disse Curunír citando il nome dell’Istari Bruno.
“Calma, fratelli!” esclamò Olórin. “Se i Valar hanno affidato ad Alatar e Pallando il compito di andare a Est, ci vadano. Aiwendil, tu hai un compito preciso?”
“Per iniziare preferirei indagare su Boscoverde il Grande,” disse Aiwendil. “Sapete, la grande foresta a est delle Montagne Nebbiose? Troverò molte specie interessanti, e chissà che io non trovi un’ombra annidata fra quelle spesse cortecce…”
“Bene, vedo che voi tre avete molta strada da fare…” disse Olórin. “Curunír, tu cosa farai?”
“Credo che farò indagini sul popolo degli Uomini,” disse Saruman. “Farò la spola fra i due principali regni umani della Terra di Mezzo, e mi recherò un po’ al nord, nel Regno di Arnor, e un po’ a sud, nel Regno di Gondor. I due regni sono in pace, e credo che passare un po’ di tempo presso gli Uomini mi farà scoprire qualcosa di più sull’Unico Anello e sull’Oscuro Signore.”
“Molto astuto!” disse Olórin. “Bene, allora io mi recherò dagli Elfi. Mi farà piacere conoscere quel popolo tanto saggio, e credo che la sapienza dei Maiar abbia molto da offrire ai Figli immortali di Ilúvatar.”
“Bene, ora che i ruoli sono stati decisi,” disse Curunír, “possiamo metterci in marcia.”
“Bene, verso l’Est, fratello!” disse Pallando. E, dopo aver salutato con la mano, i due Istari Blu sparirono dalla nostra storia.
“E io, verso nord!” disse Aiwendil.
“Verso est, idiota!” sbottò Curunír. “Qui siamo nel nord! Tu devi oltrepassare le Montagne Nebbiose e penetrare nel Rhovanion!”
“Aiwendil, sei appena arrivato e già ti perdi!” esclamò ridendo Olórin.
“Oh, sì, hai ragione Curunír!” disse arrossendo Aiwendil. “Verso est e poi a ovest…”
“A est, sempre a est!” urlò Curunír. Olórin si avvicinò ad Aiwendil e gli sussurrò all’orecchio:
“Fossi in te andrei!”
Aiwendil fece un ultimo sorriso imbarazzato, poi volò verso sud.
“Bene, Curunír, quanto a me credo che andrò a Gran Burrone, a fare la conoscenza di Elrond. Non credo che sappia del nostro arrivo, ma intendo conoscerlo. A rivederci presto.”
“A rivederci, Olórin, e che i Valar ti assistano.” Olórin, appoggiandosi al suo bastone, si diresse verso est, in direzione di Imladris (o Gran Burrone), dimora di sire Elrond.
Curunír si ritrovò solo, sul pontile dei Porti Grigi. Il mare ondeggiava placido, e l’Occidente era lontano. Il sole era tramontato, la luna iniziava a sorgere sul suo carro argentato e le stelle di Varda iniziavano a punteggiare il cielo.
“E così, la vita pacifica di Aman si è conclusa,” mormorò fra sé Curunír osservando l’orizzonte buio e lontano. “Addio Valar, addio Maiar del Reame Beato. Dovrò difendere questo continente dal male, e impedire che prolifichi, e in qualità di capo dell’Ordine degli Istari avrò molte responsabilità sulle spalle. Ebbene, già che sono al nord, direi di visitare Arnor.”
E così Curunír se ne andò verso nord-est, diretto nel Regno di Arnor, il regno più settentrionale abitato dagli Uomini.
 
  
 
  
 
 
 
SPAZIO AUTORE
Questa long deriva dal desiderio di approfondire la storia di uno dei personaggi più complessi del corpus tolkieniano: Saruman. È un personaggio che personalmente ho sempre amato, per la sua complessità, per la sua oscurità e per il conflitto fra dovere e desiderio che porta dentro. Queste sono le principali motivazioni che mi hanno spinto a scrivere questa fanfiction, che spero possa piacere (forse troverete l’inizio un po’ lento, ma è tutto voluto).
Vorrei precisare che alcuni dettagli sulla Storia di Arda precedente alla Terza Era sono stati omessi, chiaramente, per motivi di brevità e chiarezza.
Colgo l’occasione per dare qualche chiarimento sulla fonetica delle Lingue Elfiche, che potrà creare problemi nella lettura. Il suono C e il suono G sono sempre duri; la dieresi non crea problemi fonetici, siccome esiste solo per separare i gruppi vocalici che non fanno dittongo; il dittongo AE si può leggere anche AI.
In ultimo, vorrei fare i miei “auguri” a J.R.R. Tolkien, che nacque il 3 gennaio 1892, esattamente 124 anni fa. Auguri, Professore!!
 
 
   
 
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