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Autore: Seven Scars    03/01/2016    1 recensioni
Questa è una raccolta, che ho scritto e mai concluso tre anni fa, costituita da punti di vista di vari personaggi della saga di Hunger Games. L'ispirazione è arrivata dalle canzoni e musiche del primo film di Hunger Games. Era mia intenzione pubblicare la raccolta completa, ma dopo tanto tempo ho deciso di pubblicare le prime quattro scritte, nella speranza di completare le altre di cui esistono già delle bozze.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Haymitch Abernathy, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Tu mi ami. Vero o falso?


 

Quando Gale mi disse che Katniss avrebbe scelto chi dei due era più indispensabile alla sua sopravvivenza non avevo capito appieno le sue parole. L'idea che Gale, il suo più caro amico, ritenesse la scelta di Katniss così priva di sentimento mi aveva fatto domandare se noi due non fossimo altro che delle pedine per lei. Non ho mai pensato che Katniss potesse scegliermi, ma nemmeno avevo creduto possibile, sino ad allora, che potesse davvero essere tanto insensibile.

Ricordo che quella notte non dormii affatto. Non che le altre notti avessi dormito tanto placidamente, ma per qualche motivo sentivo che eravamo vicini alla fine, quella che non avevo visto giungere con nessuna delle due edizioni degli Hunger Games a cui ho preso parte come tributo. Sapevo che, a breve, la guerra sarebbe terminata, se eravamo fortunati a favore dei ribelli. Ma, per quanto mi riguardava, non credevo di arrivarci vivo.

I ricordi dei momenti successivi a quella notte sono vaghi e confusi.
Travestiti.
Gente di Capitol City che correva nei vicoli.
Pacificatori.
Katniss, già lontana da me con Gale.
Baccelli. Anfiteatro.
Bambini.
Fuoco.

Fuoco.
Ricordo di essere andato a fuoco. Dolore. Poi niente.

Credevo di essere morto, e in qualche angolo della mia mente, almeno quella non depistata, speravo fosse così. Sono stato molto tempo in ospedale, a Capitol City. Qualche volta Haymitch è venuto a trovarmi, ad aggiornarmi sugli esiti della guerra, finita il giorno dello scoppio del detonatore, quando sono andato in fiamme. Snow era stato catturato in attesa di essere ucciso, Capitol City finalmente nelle mani dei ribelli. Domandai di Katniss e Haymitch mi disse tutto quanto.

Fuoco. Bambini.
Prim.

Sapevo che per quanto Katniss potesse sopportare, quel dolore era troppo. Come fuoco che ustiona la carne per la vita, senza darti respiro né tregua.

Ero sotto morfamina, ma potevo sentire la paura scorrermi nel sangue, paura che Katniss potesse fare qualcosa di avventato, dettato dalla disperazione, come morire.
«Dobbiamo fare in modo tale che non si uccida, Peeta» mi disse Gale, quando dopo tempo fui dimesso dall'ospedale. Era qualche giorno prima dell'esecuzione pubblica di Snow. Lo avevo guardato a lungo, forse con la sua stessa disperazione negli occhi, perchè poi ci stringemmo in un abbraccio che sapeva di addio. Eravamo sempre stati in competizione per via di Katniss, ma la verità era che noi due ci piacevamo. E' un tipo a posto, Gale.

La rividi per la prima volta il giorno dell'esecuzione di Snow. In quel momento pensai all'ironia con cui la sorte si era presa gioco di lei. Era diventata letteralmente la ragazza di fuoco
Allora credevo di conoscere le sue intenzioni. Aveva detto di voler uccidere Snow ed era quello che le veniva offerto su un piatto d'argento quel giorno. Ma forse Gale sapeva qualcosa di più, perchè quando Katniss spostò la freccia dal cuore di Snow verso la presidente Coin - che era stata a capo della rivolta per tutto il tempo della sua durata - voltò la testa verso di me come se già sapesse.

“Morso della notte”. Vidi queste parole formarsi con urgenza e paura sulle sue labbra e allora capii.

Tutti mi ringraziarono per averle salvato la vita quel giorno. Nessuno, però, sa che Katniss aveva perso tutto. Solo un tributo vincitore può capirlo. Chi ha messo piede nell'arena e ci è morto dentro ha perso la vita. Chi ne è uscito vincitore ha perso tutto il resto. Libertà, felicità, sogni, speranze, amore, sono parole che, se un tempo erano rappresentate da qualcosa, usciti dall'arena diventano vuote e senza senso. Katniss aveva perso molte cose nelle due edizioni degli Hunger Games, ma aveva ancora Prim. E avevano aspettato la fine di tutto per portarle via l'unica cosa rimasta.

Gale mi spiegò, mentre Katniss era abbandonata a se stessa nella 'sua' stanza ad aspettare di morire, che la bomba che aveva ucciso Prim probabilmente non era di Snow, non di Capitol City, ma dei ribelli. E Katniss lo sapeva.

Dal momento in cui il mio nome fu sorteggiato per gli Hunger Games ho visto scivolarmi tra le mani tutto quello che prima faceva parte della mia vita. La mia famiglia, il Distretto 12, il negozio, la mia innocenza e già allora sapevo che era solo l'inizio. Sono arrivato a perdere la mia mente, i miei pensieri sono stati manipolati da Snow, eppure so che, anche nei momenti di pura pazzia, la mia speranza era ancora viva. Era Katniss, l'unica cosa che mi rimaneva e dovevo fare di tutto per salvarla. Erano sacrificabili anche le vite degli altri, la mia prima di tutto.

 

Today I’ve cried a many tear
And pain is in my heart
Around me lies a somber scene
I don’t know where to start
But I feel warmth on my skin
The stars have all aligned
The wind has blown but now I know
That tomorrow will be kinder”

 

Non credevo che Katniss scegliesse me, ma lo speravo. Una volta che la sua vita e la mia non erano più a rischio come prima, ho davvero creduto nella possibilità di realizzare una nuova vita insieme a lei. Non quella di prima, ma una che nascesse con noi, che ci stavamo ricostruendo da capo. Ci sono voluti mesi prima che Katniss potesse guardarmi di nuovo come Peeta Mellark, il ragazzo del pane, e non il mostro manipolato da Capitol City. Credevo non sarebbe più successo, che sarei rimasto sempre un estraneo davanti al suo dolore incessante e inguaribile. Ce ne vollero ancora di più perchè io riuscissi a vedermi allo specchio come Peeta Mellark.

Dopo molto tempo, però, il sole tornò timido a risplendere su di noi, sul Distretto 12. Una nuova speranza ci diede la forza di rialzarci, a dispetto del male che aveva rovinato le nostre vite e quella delle persone che avevamo amato. Ci rimanevano solo manciate di ricordi, ma quando riuscimmo a metterle per iscritto ci fu data anche la possibilità di ricominciare, di vivere per chi non aveva potuto, prendendo parte ad una guerra in cui non aveva vinto nessuno.

 

Often I wonder why I try
Hoping for an end.
Sorrow weighs my shoulders down
And trouble haunts my mind,
But I know the present will not last
And tomorrow will be kinder”

 

Oggi lo capisco cosa intendeva dire Gale quella notte. Ho fatto tesoro delle sue parole, col tempo. Mi capita spesso di pensare a lui, ormai nel Distretto 2 senza alcuna necessità di tornare alla vecchia casa. So che anche Katniss lo pensa spesso, nonostante non me ne parli poi tanto. Gale aveva sempre saputo, a differenza mia, che Katniss avrebbe scelto me. Lui la conosceva meglio di chiunque altro e aveva ragione: Katniss doveva sopravvivere, richiamare a se i brandelli di carne e anima che quegli Hunger Games e quella guerra avevano disseminato lontano. Lei dice sempre che è grazie a me se ha ritrovato la voglia di vivere, ma io non penso di avere avuto questo potere su di lei. Non so cosa io abbia fatto di preciso in questi vent'anni per farglielo credere. L'ho amata e l'amerò per tutta la vita, ma questo l'ho sempre dato per scontato. Parlavo sul serio quando alla sua richiesta di restare con lei e io le rispondevo “Sempre”. So soltanto quello che provo per lei che nel tempo, nonostante tutto, non è mai cambiato, ma si è rafforzato. L'unica cosa che gli Hunger Games non mi hanno portato via. La guerra l'aveva distrutta e deturpata, ma per me è sempre stata l'ancora di salvezza, la ragione per cui ho lottato contro tutti, soprattutto contro me stesso. Volevo vivere per farla tornare a vivere. Per rivederla sorridere e sentirla di nuovo cantare. Per osservarla mentre va a caccia. Per guardare i suoi occhi grigi di nuovo vivi e non spenti dalla sofferenza.

Ora, guardando i nostri figli correre nel Prato e lei che li osserva sorridendo, capisco che non c'è niente di male nel cercare disperatamente la propria sopravvivenza in qualcun altro. Sono orgoglioso di essere stato la sua sopravvivenza, così come da ora in avanti lo saranno i nostri figli. Siamo riusciti a fare qualcosa che i nostri genitori speravano per noi: dare un futuro a chi, un tempo, credevamo di non poter concedere. 






Angolo dell'autore:
La oneshot è isirata alla canzone "Tomorrow will be kinder", the Secret Sisters e racconta il punto di vista di Peeta, ambientata all'epilogo finale della saga.

  
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