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Autore: wick_    03/01/2016    0 recensioni
il ''newgiornal'' è l'editoriale più famoso del momento che sfrutta e insegna a quei insulsi ragazzini come si diventa degli ottimi giornalisti all'avanguardia. Tra i mille stagisti Bonnie e il suo capo stravagante finiscono nel mirino del racconto ritrovandosi a condividere qualcosa di più di una semplice carriera lavorativa. La giovane ficcanaso scopre cosa si nasconde dietro l'armatura da 'regina delle nevi' e tra una disavventura e l'altra capirà realmente cosa comporta crescere. Non potrà mica nascondersi per sempre? Oppure si? Il presunto vero amore è disposto a lottare?
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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A.A.A.CERCASI DISPERATAMENTE NORMALITA’

Il ‘’newgiornal’’ poteva vantare un corso di preparazione ricco di adrenalina, competizione e validità infatti chiunque riuscisse a parteciparvi veniva in continuazione sottoposto a svariate prove portando fino al limite le proprie capacità. Avere la possibilità di parteciparvi era paragonabile ad una vincita al superenalotto editoriale, di fatto tutti gli stagisti che riuscivano a completare il ciclo avevano assicurata una scrivania nella sede principale e ottime lettere di raccomandazione. 
Nella sede laddove si svolgeva il tirocinio vennero accolti quaranta stagisti me compresa, spiazzati ed impauriti dall’importanza del luogo ci venne spiegato in breve quello che interessava il nostro ruolo. Come Stagisti del primo anno avevamo il compito di smistare e rispondere a tutte le lettere, riordinare i laboratori, aiutare i nostri colleghi superiori, seguire le lezioni e al termine di ogni settimana correggere dei testi come compiti per casa.  Con parsimonia squadrai tutti i miei concorrenti arrendendomi all’idea di non poter trovare nessun amico in quella gabbia di animali. Attorno ritrovai elementi pronti a tutto per vincere, grintosi e qualificati forse più di me di conseguenza decisi di uscir fuori tutta la carica positiva e aggressiva che negli anni avevo raccolto per questo momento. Uno stagista avanzato venne incaricato di mostrarci gli spazi dove avremmo dovuto svolgere lezione e lavorare. La mia scrivania era l’ultima di una fila lunghissima e dal mio posto potevo intravedere tutte gli studi dei caporedattori imponenti: sport, economia, cronaca nera, annunci, pubblicità, gossip e recensioni pubbliche. Ognuno di loro governava alla perfezione il proprio territorio come degli imperatori con dei sudditi pronti a servirli. Una macchina perfetta ed armoniosa. La mia vicina di scrivania aveva già preso posto arredando il proprio spazio con una piantina e una foto di famiglia anche lei prima di lasciarsi andare all'evidente lavoro squadrò i suoi concorrenti atteggiandosi come donna superiore,ma le diedi poca importanza concentrandomi sulle numerose email che avevo da leggere ricordandomi di tenerla d'occhio, aveva l'aria di quelli disposti a tutto per vincere:compreso barare. A fine giornata avevo risposto a mille persone notando come molta gente riuscisse a reclamare per stupidaggini della serie ‘’ nel mio giornale pagina cinque era poco visibile’’ ‘’ oggi non avete parlato del memoriale di questo evento’’ passando ore intere a scusarmi degli inconvenienti. Nel tragitto verso l’uscita mi lasciai coinvolgere in una discussione tra studenti del mio corso approfittando dell’opportunità per stringere qualche legame. I due ragazzi e la mia vicina avevano assecondato delle voci di corridoio sostenendo che entro la fine del mese cinque ragazzi sarebbero stati sbattuti fuori e tra un ‘’non è possibile’’ e un ‘’ma come faccio’’ riuscì a relazionarmi alla perfezione, o quasi. Una parte di me non voleva crederci pensando in modo maligno che quei tre volevano solo spargere il terrore, l'altra invece si preoccupava. 

Nel giro di qualche settimana erano state stroncate una decina di carriere eliminando concorrenti per flebili scuse: ‘’un ottimo stagista, ma non ci sentiamo di promettere una posizione per le qualità che ha da offrire’’ ‘’troppi sbagli commessi’’ ‘’manca la stoffa da giornalista’’ ‘’a seguito di una modifica degli ambienti siamo costretti a doverla lasciare andare’’ ‘’ scegliamo di dire addio a lei perché ha le capacità di poter trovare un impiego simile’’ e dicerie simili, le parole di quelli che divennero miei amici dunque erano risultate quasi vicine alla verità.
I nostri professori avevano sviluppato tempo a tempo un ottimo fiuto per la paura somigliando a dei cacciatori aggredendo i malcapitati per minimi dettagli. Molti avevano rinunciato allo stress di questo corso preferendo delle preparazioni più vicine alle loro case. Non nascondo che qualche volta capitava anche a me sostenere ricordi nostalgici, ma mai al punto di sentire l’esigenza di tornarci. Soprattutto a mani vuote. Avevo lottato contro tutto e tutti per arrivare fin lì e non sarei tornata di mia spontanea volontà per di più senza il coraggio di suonare a quelle porte scusandomi su come avevo troncato amici e fidanzato  nel giro di quarantotto ore.
Ulteriori dicerie di corridoio consigliavano di trovare un ‘maestro guida’ da imitare ed elogiare così che quando i Superiori avessero dovuto selezionare i fortunati sarebbero state ridotte le probabilità di tornare a casa a mani vuote. Considerando i precedenti da quando questa voce era arrivata al mio orecchio non avevo potuto fare a meno di osservare tutti i più grandi giornalisti immedesimandomi in ognuno di loro. Sport? Comporterebbe una sveglia ogni domenica per andare allo stadio, sudore, grida, violenza e corse dietro palloni: Negata. Economia? Esagerato uso della matematica: Noiosa. Cronaca? Sovrabbondanti concorrenti. Pubblicità? Poco vicino alla scrittura. Lunghi giorni passati a squadrare ogni ramo senza trovare la mia musa ispiratrice, ormai infranta aspettavo il giorno della mia morte. L’unico campo che non avevo tenuto in considerazione dagli albori della ricerca era il settore della recensione pubblica. Una bellissima opportunità di crescita letteraria e culturale, vantaggi nel mondo editoriale e una vita adagiata sul lusso della propria penna. Un sogno che diventava realtà, per me. L’unica pecca? La donna che lo gestiva: Mrs. Smith centosettanta centimetri di cattiveria allo stato puro, glaciale e bella quanto dannata. Osannata e disprezzata da tutti per le abilità ingegnose con le quali riusciva ad arrivare al suo scopo non si lasciava intimorire neanche dal proprietario del ‘newgiornal’ anzi qualche pettegolezzo ritraeva i due come amabili scopamici. Mrs. Smith era la mia dea. Se solo fossi riuscita ad entrare nelle sue grazie avrei potuto imparare tutto quello che mi serviva sapere, sarei stata la migliore! Me lo sentivo! 

Lasciai quindi che passasse qualche giorno per studiare al meglio il mio discorso e in un monotono mercoledì mattina presi coraggio e bussai alla porta della maestosa signora. Il suo ufficio era grandissimo, pieno di libri e riviste con un divano, un tappetto e la scrivania in legno di noce, lo studio che tutti sognano di gran lunga diverso da quello degli altri settori, erano stati stabiliti dei budget per arredare le stanze e ad occhio e croce Mrs. Smith aveva sforato di tanto, oppure conosceva bene le vie dell'usato e della trattazione.
-Desidera- mi squadrò togliendo gli occhiali aspettando una risposta. 
-Buongiorno, mi chiamo Bonnie Keller, sono una sua grande fan. Ho notato con dispiacere che nessuno permane alla sua sinistra e mi piacerebbe farle sapere che se dovesse aver bisogno io sono disponibile- conclusi dopo aver preso posto  senza  permesso  non lasciando intravedere nessuna emozione dalla mia faccia.
-Scusi? - per una manciata di secondi rimasi ferma a guardarla inespressiva mentre all’interno scoppiavo non sapendo come gestire la situazione speravo in un "per me va bene, ciao"
-Una donna come lei avrà sicuramente bisogno di una stagista che le faciliti il lavoro, chi meglio di me? Disponibile ventiquattro ore su ventiquattro, agile, furba e ansiosa di imparare da lei, se me lo permette- conclusi guardandola con aria di sfida. Non era un colloquio verbale, le parole fluttuavano nell’aria era tutto un gioco di sguardi, voleva vedere fino a dove fossi disposta ad arrivare. Conoscevo bene le donne come lei, usava come strategia di gioco il disagio del contatto visivo, almeno il quaranta percento abbondante della popolazione in un momento fragile distoglie lo sguardo
-Chi le dice che io abbia bisogno? – mi domandò divertita
- Nessuno. Sono io a proporle il mio aiuto, cosa vuole che faccia? Rimanere con quell’ammasso di gente a far finta di interessarmi allo sport? Non ci penso proprio. Posso fare molto più. Farò molto più- conclusi indicando con il mio dito la sua scrivania come per dirle "quello è il mio posto, lo sappiamo entrambe". Questa volta passò molto più tempo senza che nessuna delle due parlò, mentre Mrs. Smith pensava sul da farsi io ascoltavo il sottofondo proveniente fuori l’ufficio: un telefono che squilla, una sedia che viene spostata, carta che viene strappata; solo cosi riuscì a mantenere la calma. 
-Bene. Sei in prova. Tra due giorni il ristorante francese inaugura la sua quinta stella voglio un tavolo per due e un’intervista con il cuoco- disse cacciandomi via soddisfatta. 
Bene. Avevo raggiunto ciò che volevo, no? Adesso dovevo solo mantenerlo. Ritornai al punto base e mentre cercavo nel motore di ricerca le indicazioni Caroline, la vicina divenuta amica, mi ricordó che le prenotazioni erano state chiuse un mese  e mezzo prima. Un ottimo inizio direi!
  
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