Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: SenzaPH    04/01/2016    1 recensioni
La storia segue gli avvenimenti della terza stagione (attenzione agli spoiler).
Sara, Manuel ed Elia sono tre giovani studenti italiani in fuga.
Sanno che qualcuno li sta cercando, li vuole catturare e magari anche uccidere.
La loro fuga parte proprio dalla capitale romana quando un apparente normale giorno universitario si trasformerà in una epopea che li porterà al cospetto dello S.H.I.E.L.D
Il "come" e il "perchè" sono ancora un mistero...
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sprofondai subito in un sonno profondo, complice la stanchezza, appena pochi minuti dopo che i miei amici uscirono per tornare nelle stanze. Dormii senza pensieri, rilassata e tranquilla, una strana sensazione di sicurezza mi permise di non avere incubi. Il mattino seguente mi svegliai molto presto, erano circa le 06.30 quando mi sollevai dalle coperte. Dopo pochi minuti di confusione, ricordai di trovarmi in un luogo sicuro, da qualche parte in volo sulla terra: valutai la completa insensatezza di quella situazione e poi mi arresi all’evidenza. Per il momento, l’insensatezza sarebbe stato il mio pane quotidiano << Buon giorno Sara >> disse a se stessa alzandosi e stiracchiandosi come un gatto. Diede una veloce ma attenta occhiata alla stanza notando un bagno che ore prima non avevo visto. Una bella doccia mi rimise letteralmente al mondo, mi avvolsi in un morbido accappatoio uscendo.

Sobbalzai per lo spavento - nonostante fossi in un posto sicuro ero ancora molto tesa- non appena vidi una ragazza nella stanza: aveva i capelli corti un po’ scomposti, avrei detto che anche lei si fosse appena alzata dal letto ma il viso sciupato e delle evidenti occhiaie mi suggerirono che non doveva essere così. La ragazza si spaventò forse più di me ma dopo pochi secondi tornò in sé, esitò un po’ dondolandosi sui talloni poi si presentò << Jemma >>.
Settai il cervello in modalità inglese cercando di capire il più possibile ma la ragazza parlava decisamente troppo velocemente per essere una comune mortale. Quando incrociò i miei occhi persi e dubbiosi sorrise, impacciata, deglutì e parlò con più calma << Ti ho portato qualcosa da mettere… Non abbiamo spesso ospiti a bordo ma cerchiamo di essere ben forniti in qualunque evenienza >> disse porgendomi quella che sembrava essere una tuta nera, dell’intimo e delle scarpette da ginnastica dello stesso colore.

Sorrisi a mia volta prendendo i vestiti e ringraziando << Quindi… Italia >> chiese allungando di molto le ultime vocali, annuii sconsolata << La tua storia deve essere decisamente interessante ma più che altro… Volevo dirti che mi dispiace tanto per quello che è successo e, se tu volessi parlarne –con tutti i simpatici inconvenienti che potrebbero sorgere dalla differenza di linguaggio- davanti ad un tè caldo io sono disponibile >>.
Sorrise aspettando un mio segno di assenso poi si volatilizzò fuori dalla porta. Rimasi qualche secondo come in trans poi in pochi minuti mi vestii sedendomi sul letto. Restai immobile su quel letto a fissare il vuoto solo una manciata di minuti ma bastarono per farmi innervosire: il silenzio, la tranquillità, il non fare niente mi dava sui nervi così decisi di agire. Avevo bisogno di risposte e forse quel posto o chi lo abitava poteva darmene. Uscii dalla stanza imboccando un corridoio, sapevo che ci trovassimo senz’altro su di un aereo ma più camminavo più non riuscivo a capire come tutte quelle cose fossero contenute in un aereo.

O quest’ultimo era molto più grande del normale o le cose erano state posizionate in modo strategico per occupare meno spazio possibile e far entrare più cose possibili. In qualunque caso era senza dubbio qualcosa di fantastico; durante la mia breve passeggiata avevo già visto un paio di porte, due o tre laboratori con dentro diversi macchinari e ancora pochissime persone. Persone, non pensava potessero essere più di dieci eppure, esclusi lei Manuel ed Elia, ne aveva viste quattro: Daisy, Coulson, Fitz e Jemma in più qualcuno di anonimo che camminava lungo i corridoi o sedevano a delle postazioni. Portavano una tuta simile alla mia ma la loro sembrava più una divisa mentre la mia dava l’impressione di una tenuta da jogging.
 
Senza nemmeno accorgermene mi ritrovai come in un grande open space, mi guardai velocemente attorno incredula << Ma c’è anche una cucina! Ed è fornita… Più della cucina di casa mia! >> esultai in falsetto con un misto di sconcerto, sorpresa e gioia! In tutto ciò non mi accorsi degli ospiti che vi si trovavano: Fitz mi osservava perplesso, le guance piene di qualcosa –caffè probabilmente-, accanto a lui una donna alta e formosa, tonica, dai lunghi capelli biondi, anche lei mi osservava perplessa ma il suo sguardo era più sospettoso.
Fitz mandò giù la sorsata che teneva in bocca alzando la caraffa che aveva nella mano destra << Caffè? >> propose. Sorrisi, saltellando letteralmente verso uno sgabello e alimentando il sospetto e la curiosità della bionda.

Fitz prese una tazza e vi versò dentro del caffè << Non garantisco il sapore… I maestri siete voi >> scherzò mentre la bionda, sempre più curiosa, fissò il ragazzo come in cerca di spiegazioni che non arrivarono. Risi per la battuta sorseggiando il caffè << Hai ragione… Non è decisamente il caffè che sono abituata a bere. Ma… Un caffè diventa più buono se lo prendi assieme a delle persone di compagnia >> dissi facendolo sorridere.
Erano appena le 07.30 ma la cucina iniziò ad essere invasa: di seguito si aggiunsero un uomo dai capelli corti, basso ma con un fisico atletico che andò a baciare la stangona bionda. Che stessero insieme? Subito dopo si aggiunse Jemma, visibilmente felice di vedermi lì, Daisy ed un omone enorme, spalle larghissime, pelato, di colore. Fitz e Simmons iniziarono a parlarmi come se fossi una loro amica litigando sulle parole usate e la velocità del linguaggio << Ha vissuto momenti terribili, scampata a morte certa e ora si trova in un posto che non conosce circondata da persone ignote. Nemmeno un inglese reggerebbe la velocità delle tue parole dopo tutto lo stress passato >> la rimproverò Fitz.

Ma Jemma non si fece intimidire << Fitz santo cielo! E’ solo italiana, non viene mica da un altro pianeta! E poi sai che parlo così solo quando sono nervosa… Non lo faccio di proposito! >> si difese lei incrociando le braccia sul petto e distogliendo lo sguardo scocciata. Quel simpatico siparietto mi fece sorridere, almeno quei due erano simpatici –a modo loro. Diedi un’altra sorsata al caffè –acqua sporca- osservando gli altri che stavano alle spalle di Simmons, eccetto Daisy che sorrideva complice gli altri mi guardavano perplessi, come se in tutto quel contesto la mia presenza fosse fuorviante. L’ometto parlò per primo << Morte certa? Italiana? Qualcuno potrebbe spiegarmi? >> chiese quasi con impertinenza. Stavo per spiegare, o almeno tentare, ma Daisy fu più veloce e fece un breve riassunto su come fossi finita lì destando lo stupore di tutti i presenti << Wow… Questo trio è proprio fortunato >> disse l’ometto << Ma non vedo gli altri due… >> continuò la bionda << Dormono ancora! >> rispose prontamente Jemma.
Ci furono secondi di silenzio imbarazzante poi fu di nuovo l’ometto a parlare << Bè… Se siete ancora qui vuol dire che ci rimarrete ancora per un po’ quindi tanto vale fare delle presentazioni. Io mi chiamo Hunter e questo splendore biondo è la mia ex moglie Bobbi, mentre l’omone silenzioso è Mac. E’ buono come un cioccolatino >> scherzò, beccandosi uno schiaffo sulla nuca da quest’ultimo.
 
Ridacchiamo tutti << Si certo, fatemi passare per il giullare di corte! >> protestò massaggiandosi la nuca << Sappiano chi è, com’è finita qui e cosa le è successo… Ma ci sfugge ancora il perché >>. Sentenziò una voce femminile alle mie spalle, mi voltai vedendo avanzare una donna piccolina ed esile dai tratti orientali ed una espressione severa << Ah dimenticavo, la strega cattiva: May >> disse Hunter. Daisy portò lo sguardo prima su di me poi su May << In effetti è vero, perché cercavano proprio te? >> sentenziò. Sospirai, mi avrebbero mai creduta?
Cercai di concentrarmi spiegando nel miglior modo possibile il perché mi cercassero, balbettai qualche parola, mi fermai a pensare come si dicesse in inglese “gita in barca”, il discorso che ne uscì fuori fu poco chiaro << Ok >> disse Daisy << Andiamo con calma, dopo un viaggio in barca sei stata in grado di fare un “parola indefinita che ti giuro non ho capito” in vetro? Tu fai degli oggetti in vetro? >> domandò. Scossi la testa vivacemente, non aveva capito proprio nulla!

<< Ah COME il vetro, fai delle cose che somigliano al vetro? Ok non capisco… >> si arrese, mentre gli altri tentavano di indovinare cosa sapessi fare. Sembrava stessimo giocando a Taboo. << Crea uno scudo con le mani, azzurrino simile al vetro. Non è solido, sembra fatto di una qualche forma di energia e appare quando ha paura, è in prossimità di pericolo lei o chi le sta a cuore >> un assonnato Elia diede una spiegazione quanto meno più dettagliata possibile e tutti, soprattutto Daisy, ne rimasero stupiti.
 << Inumana… Ecco perché ti cercavano ma come… Hai mangiato olio di merluzzo? >> la guardai dubbiosa prima che Elia mi traducesse la domanda << Oh no… Mai preso olio di merluzzo ma durante la gita in barca mangiavamo essenzialmente pesce, molto merluzzo ma anche altro. Dei miei amici si diedero alla pesca e niente… Pesce fresco quasi ogni giorno >> affermai non riuscendo a capire cosa c’entrasse il pesce.

Daisy si morse un labbro prima che Coulson entrasse in cucina << Tutti in sala conferenze, abbiamo novità >> disse con una cartellina in mano. << Anche noi! >> affermò sprezzante Hunter << L’italiana ha poteri speciali >> disse muovendo velocemente le dita come in un numero di magia << Confermo >>, lo assecondò Daisy.
Coulson mi osservò per qualche secondo poi intimò gli altri di andare in sala conferenza << Con te tornerò a parlare tra qualche minuto… Nel frattempo, Jemma per favore disinfettale la ferita alla spalla >>. Jemma diede un segno di assenso poi si dispersero tutti << Dobbiamo andare in laboratorio, se vuoi puoi venire anche tu >> disse lei sorridendo ad Elia. La seguimmo come pulcini dietro mamma oca, una volta entrati vidi un enorme laboratorio con molte postazioni e strani macchinari. << Questa è la parte biologica, me ne occupo… Occupavo io, mentre dall’altro lato c’è quella tecnologica di Fitz >> disse mentre delicatamente toglieva i bendaggi << Sembra in via di guarigione ma deve farti ancora male, o sbaglio? >> chiese mentre iniziò a disinfettarla.
 
Feci una piccola smorfia per il dolore << E’ molto grave? >> chiesi titubante << Bè è pur sempre una ferita da arma da fuoco ma guarirà presto >> sorrisi, mi ero spiegata male << No, intendevo la cosa dei “poteri magici”… E’ molto grave? Cioè, volevano uccidermi ed io… Sono un pericolo? >> Jemma si fermò non sapendo bene cosa dire poi, guardandomi sorrise quasi maternamente << No, non è così grave. Sì siete un pericolo soprattutto se avete dei poteri distruttivi ma questo… Non è grave. Anche Daisy ha dei poteri ma una volta imparato a controllarli non è stata più un pericolo per nessuno, anzi! Lo Shield fa questo, o almeno ci prova, cerca le “persone speciali”, da loro un posto sicuro e li rifornisce di un modulo di contenimento dove imparare a gestire i loro poteri.

Ma non tutti la pensano come noi, alcuni hanno paura e quindi… >> Elia la osservò avendo intuito la conclusione della frase << Li uccidono… Qualcuno anziché contenere la minaccia, la elimina >> disse quasi con rabbia. Jemma sospirò, fasciandomi la ferita << Non le accadrà nulla. E neanche a te o all’altro, siete al sicuro ora. Siete sotto la protezione dello Shield >> concluse fermamente.


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Infine una piccola nota personale, nei precedenti capitoli ho volutamente tralasciare in quale episodio della terza stagione si sviluppasse la storia perchè aspettavo il "momento giusto". Ebbene, nella puntata 3x04 ho trovato il perfetto punto di giunzione tra la serie e la mia fan fiction. Da questo capitolo in poi, gli avvenimenti si intrecceranno con quelli della serie quindi occhio agli eventuali SPOILER.
Un bacio,
SenzaPh
  
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