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Autore: hely_e_Scripsi    04/01/2016    0 recensioni
Dopo una bruciante sconfitta a Mario Kart, l'Imperatrice Mardonia è condannata al Cappello della Vergogna. Ci penserà una sua vecchia fiamma a salvare Sua Lucente Magnificenza! Ma presto i due si ritroveranno a dover affrontare un pericolo ben maggiore.
Ebbene sì! Dopo una pausa di millenni, hely e Scripsi tornano! Pensavate di esservi liberati di noi, eh? E INVECE NO!
Genere: Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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La sconnessa storia dell’Amore…no! Vabbè, la lascio così, al massimo lo cambiamo.



 

Mardonia perse la partita a Mario Kart.
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOHHHH!!!!!!!!” Lanciò in aria il controller e dalla rabbia ruppe il prezioso vaso sino-italiota che teneva vicino al letto, regalo del famoso yeti.
Dalle cuffie che l’Imperatrice teneva in testa uscì una frase malvagia che le sue orecchie assorbirono, poiché fin troppo disumana, tremando come foglie.
“HAI PERSOOO!! MUAHAHAHAH!!!”
Mardonia si raggomitolò sul pavimento.
“E SAI COSA SUCCEDE SE PERDI?!” continuò la voce, che trasudava perfidia. “TE LO DICO IO! SARAI…”
Non che Mardonia volesse sapere che cosa ne sarebbe stato di lei, ma ci rimase veramente molto male quando un rumore ancora più forte coprì la voce nelle cuffie. Un rumore forte, stridente, intermittente.
“Oh, è solo l’allarme” pensò Mardonia. “L’ALLARME?!”  Incredula, chiamò a sé le sue guardie, nella vana speranza che loro potessero spegnere quel suono infernale. Immantinente un manipolo dei migliori soldati dell’Impero irruppe nelle Regali Logge.
“Soldati!” sbraitò Mardonia - che, se le prendevi male, poteva facilmente sovrastare il suono dell’allarme senza neanche alzare la voce - “Trovate chi ha attivato l’allarme: io lo condanno al Cappello della Vergogna!”
“Sissignora signora!” urlò il capitano. Le guardie, efficientissime, indagarono e in pochi minuti trovarono il colpevole.
“Ah, eccoti qui, canaglia!” esclamò il soldato. Acchiappò il malcapitato per le orecchie e lo portò nelle Regali Logge.
“Vostra Imperiale Squisitezza, ecco a voi colui il quale ha fatto suonare l’allarme!” esclamò, sbattendolo per terra. Poi si guardò intorno.
“Oh, ma dov’è finita l’Imperatrice?”
“Sono qui, razza di scimunito!” abbaiò Mardonia dal pavimento, massaggiandosi le orecchie.
I soldati indugiarono solo un momento prima di scattare e sollevare di peso l’Imperatrice, compito reso incredibilmente arduo dalla scarsa collaborazione di Mardonia.
Dall’altro lato del Paese narrano leggende sul terribile spettro urlatore che si dice infestasse il M.M.M (Magnificente Maniero di Mardonia), ma non sapevano che in realtà il fantasma altro non era che la Gloriosa Imperatrice (trascinata dalle guardie al patibolo) che dava prova delle sue impressionanti doti vocali.

I soldati riuscirono finalmente a portare Mardonia sul patibolo e lasciarla sotto le grinfie del Bo-oh-oh-oia, un boia che nel tempo libero aveva il passatempo di fare Babbo Natale, ed era talmente bello che quando si levava il cappuccio nero, tutti oooohavano (voce del verbo oooohare,t, fare “ooooh!”, un verbo della lingua mardoniese).
I popolani si erano radunati intorno al patibolo per assistere all’esecuzione di Mardonia. Fonte di grandi discussioni era la sua successione, dato che fino a prova contraria l’Imperatrice non aveva eredi (e si stavano già cominciando a pianificare le guerre tra gli altri pretendenti al trono).
Il Bo-oh-oh-oia legò Mardonia (beccandosi qualche calcio dove il sole non batte) e prese il Cappello della Vergogna.
Mardonia cacciò un urlo che gli fece volar via il cappuccio. L’avvenenza de Bo-oh-oh-oia era tale che la folla prese a inneggiare il suo nome.
Il Bo-oh-oh-oia fece per mettere il Cappello sulla testa di Mardonia, quando una nube oscurò il sole. La folla tacque, osservando il fenomeno, quando un manipolo di cavalieri infernali iniziò a galoppare tra la folla.
Urli e strilli di paura si alzarono da tutte le direzioni.
Il Bo-oh-oh-oia lanciò un’esclamazione e indicò un tetto. Su un nero destriero fiammeggiante era apparso, magnifico nel suo cappello piumato, Schankajexuw Asweuqo, il ladro di castelli, nonché neo-nominato Re degli Inferi, nonché vecchia fiamma di Mardonia. (Gossip.)
Schanka diede di sprone al cavallo, il quale si impennò con un potente nitrito. Saltò giù dal tetto e atterrò sul patibolo atterrendo la folla. Il Bo-oh-oh-oia si buttò giù, per non essere schiacciato.
Schanka si sporse e afferrò Mardonia, la fece salire, spronò nuovamente il cavallo e galoppò via, sparendo fra le montagne.
Non un refolo d’aria disturbava la ora ammutolita folla. Il Bo-oh-oh-oia, immobile al suolo (sorretto da una schiera di fangirl), osservava il cielo, gli occhi fissi, mentre un’ombra minacciosa si abbassava sulla piazza.
Thum, si sente. Thum, di nuovo. La folla trattenne il fiato mentre una nuova minaccia si posava sullo stesso tetto dove l’apparizione infernale era stava vista per prima: con artigli di acciaio inox a creatura strinse le pietre, e un solo raggio di sole si infranse sulla sua armatura di scaglie, lanciando riflessi rossi sul popolo terrorizzato. Con un movimento sinuoso, la creatura srotolò la lunga coda adorna di spine lucenti, avvolgendo la torre in un abbraccio stritolante. I suoi occhi di brace, racchiusi in una corona di scaglie, sondarono la folla in cerca della preda.
Ma la creatura non trovò ciò che stava cercando, e dalle fauci possenti rilasciò un tonante ruggito: persino gli infernali scagnozzi di Schanka tremarono, al sicuro tra le montagne.
La folla, in preda ad un muto terrore, non osò muovere un passo.
Infine, con un ultimo ruggito, la creatura aprì le ampie e magnifiche ali, adornate da venature purpuree: con poche possenti movenze fu in aria, volando alla ricerca della sua preda, lo scaltro Schanka, nemico di sempre.
E quando il profilo della bestia oltrepassò le montagne dalle frastagliate cime, un bambino urlò la sua gioia al cielo.
“Un drago, ho visto un drago!”

Lontano, là sulle montagne più impervie, Mardonia scrutava il cielo. Schanka la guardava a pochi passi di distanza, ancora sul destriero.
Mardonia fece saettare lo sguardo tra le dense nubi di cenere. Un punto rosso si stava avvicinando. L’Imperatrice si lasciò sfuggire un gemito.
“È qui” disse. Si voltò verso il Ladro di Castelli, il volto contratto. “Ti sta seguendo.”
Schanka sospirò e corrugò la fronte.
“Vostro Imperiale Tesoro, io…ehm…vi voglio moltissimo bene, ma…non mi avete nemmeno detto grazie.”

Il cielo rifulgeva di bagliori dorati, le nuvole dipinte su soffitto infinito come sbuffi di fumo. Persino la bestia, il possente drago, non riuscì a trattenere la meraviglia di fronte ad una tale visione. Per un attimo parve concedersi pensieri di pace: la sua mente, lassù sulle nuvole, si tuffò e rituffò nel dolce tramonto.
Ed ecco che un oscura nube avvolse tutto in un’aura di malvagità e… sarcasmo (?), e la bestia ululò infuriata.
Ora lo vedeva, lo scaltro Schanka, arroccato sul pallido altipiano di roccia lassù, sulle montagne, ed ogni parvenza di pace abbandonò i suoi pensieri.
Volava rapido ora, e ruggì bellicoso alle nubi infernali che gli venivano incontro.
Quel giorno, si decideva il destino del mondo, sulle scoscese rupi delle montagne.
Quel giorno, non sarebbe stata concessa alcuna pietà
E mentre il fato dell’Impero di Mardonandia, gloriosa contrada patria di leggendari figuri, veniva conteso, da qualche parte nel Mondo, una ragazza sedeva sul suo divano, con un portatile surriscaldato sulle gambe e un telefono cellulare in mano, che scriveva alla sua amica in un’avvincente battaglia a colpi di parole.

-Mi fanno male le dita!- si lamentò colei che noi conosciamo come hely.
Scripsi entrò sbattendo la porta:
-Comunicazione di servizio! Tra poco mangio, continuiamo dopo. Tornerò fra dieci minuti.- 

Tornò un’ora dopo.
-Alla buon’ora!- strillò hely.
-Sono stata trattenuta- si giustificò Scripsi, anche se non era vero.

 
Schanka e Mardonia videro il drago prepararsi alla picchiata. Percepivano già il calore delle sue fiammate. Fiammate che sapevano di gelo, disperazione…e zucca, l’ultimo pranzo del drago.
Il cuore di Mardonia batteva all’impazzata. Poteva sempre ordinare al drago di fermarsi, ma per una volta dubitava che sarebbe servito a qualcosa. Gettò un’occhiata a Schanka, che le rispose con lo stesso sguardo, uno sguardo come a dire “Vecchia mia, è stato un piacere conoscerti” o in questo caso “Vostra Imperiale Magnificità, è stato un vero onore per la mia umilissima persona essere ammesso alla Vostra Fulgida Presenza”, altresì interpretato come “Siamo fritti!”
Mardonia avvertì un groppo alla gola e una vera fontana di lacrime bagnò il suolo roccioso dell’altipiano. Si gettò urlante tra le braccia di Schanka, il quale trasalì e diventò rosso come un peperone verde. Dipinto di rosso, però.
Il Drago era sempre più vicino. Gli sguardi di Mardonia e Schanka si incrociarono.
In quegli occhi marroni lei vide, sotto strati di terrore e rassegnazione, dei cuoricini.
Allora Mardonia capì. Anche Schanka capì. Sebbene avesse già capito da un po’.
Il drago era ormai a poche decine di metri, distanza che si accorciava ogni secondo di più.
E Mardonia allungò il viso e baciò Schanka.

Un boato. Il drago frenò a mezz’aria e sobbalzò (i migliori studiosi di tutto il mondo stanno ancora cercando di capire come diamine aveva fatto a sobbalzare in aria) alla vista dei due, stretti l’uno all’altra.
E vide ciò che non si sarebbe mai aspettato di vedere.
Attorno ai corpi di Schanka e Mardonia c’era un bagliore dorato. Un bagliore che crebbe in ampiezza e aumentò di intensità, fino ad esplodere.

BADUSH!

Il drago con un colpo di coda fece dietrofront, ma non poté impedire che il miracolo lo investisse e lo avvolgesse in un alone di scintille sfavillanti. Lanciò un ruggito, il più alto ruggito mai uscito dalla sua gola, ruggito che si spezzò un attimo prima che il drago si polverizzasse.
Il bagliore raggiunse il massimo della sua dilatazione, poi un colpo di vento. Una polverina dorata cadde dolcemente sulle montagne, mischiata a quella rossa: i resti del drago.
Mardonia e Schanka si staccarono. Si guardarono un attimo negli occhi, come se si vedessero per la prima volta. Si girarono lentamente e ammirarono lo spettacolo. La polverina dorata si posò anche su di loro.
Si guardarono di nuovo e si abbracciarono.

L’amore aveva vinto un’altra volta.

Ed hely iniziò a urlare:
-L’AMMMMMOREEEEEEEEEEEEEEEEE VITTORIAAAAAAAAAAAAAAAAA
L’AMMORRE HA VINTOO, SIORE E SIORIIII!!
-Abbiamo capito!- urlò una ragazza con una criniera di capelli neri, più comunemente nota come Scripsi. -Quando finisce sta melensaggine e parte Spongebob!?-

E la sigla di Spongebob si diffuse nell’ambiente.

“WHO LIVES IN A PINEAPPLE UNDER THE SEA?
SPONGEBOB SQUAREPANTS!”

Scripsi sbarrò gli occhi.
-Ah…Dice questo, la sigla??-

 

   
 
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