Serie TV > Downton Abbey
Ricorda la storia  |      
Autore: Alphabet Loser    04/01/2016    2 recensioni
[Thomas x Edward]
Edward ha delle bende a un polso, una coperta sulle spalle e Thomas al suo fianco.
Potrebbe andare meglio, ma potrebbe andare anche molto peggio.
[2321 parole]
Scritta per il prompt #56 Imagination di questa challenge https://m.fanfiction.net/topic/44309/57910578/1/
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Sybil Crawley-Branson, Thomas Barrow
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Le mani di Edward stavano sul suo grembo, la destra, come un guscio di conchiglia, racchiudeva la sinistra, il cui polso era fasciato da bende relativamente pulite. Aveva una coperta gettata sulle spalle, Thomas aveva allentato il colletto della sua divisa, troppo rigida. Il cielo era nuvoloso, come polveroso, e parte delle stelle che si sarebbero potute vedere erano coperte, ma tanto Edward non avrebbe potuto vederle comunque, quindi a Thomas non importava.

Aveva acceso una sigaretta, con lo stesso accendino con cui, anni prima, aveva posto le premesse perché lui si trovasse lì, in quel luogo e in quel momento. Due boccate per uno, si era imposto un ritmo per non dover chiedersi ogni volta se avvicinare la sigaretta alle labbra di Edward, lasciarlo aspirare. Lentamente, senza ingordigia, e poi il fumo usciva biancastro come colore bianco diluito nell'acqua nera della notte. Edward strofinò il pollice sulla fasciatura, e Thomas guardò prima le sue mani, poi lui, ché tanto non se ne sarebbe potuto accorgere. Il dottor Clarkson, mentre gli medicava le ferite, aveva assunto un'aria leggermente scettica, come se pensasse che il luogotenente Courtenay avesse potuto compiere quel gesto per avere una scusa per non dover andarsene. Thomas si riprese velocemente la sigaretta, aspirò la nicotina con avidità, per poi ridargliela. Una sola boccata. Ritmo fallato. Parlò allora.

«Pensate che... il dottor Clarkson creda che vi siete tagliato per poter rimanere all'ospedale?»

Edward si voltò verso di lui, non ancora abituato a non avere niente nel proprio campo visivo, in qualsiasi direzione girasse la testa.

«Non ci avevo nemmeno pensato. Spero di no. Perché non è così.»

Le sue mani si sposarono fino alle ginocchia, e le strinsero.

«Se l'infermiera Crawley non mi avesse trovato prima, io...»

Thomas non aveva bisogno che finisse la frase. Respirò l'aria fredda della notte, improvvisamente a corto di fiato. Le cicatrici di Edward delimitavano un'area di pelle più chiara attorno ai suoi occhi, come una benda, come una protezione, che gli impediva di venire a conoscenza dell'orrore intorno a lui. Thomas aveva bisogno di mostrarsi come un uomo buono, un uomo migliore di quanto non fosse mai stato, agli occhi ciechi di Edward.

«E... siete felice che vi abbia trovato?»

Edward scrutò il prato davanti a sé.

«Fa un po' freddo» disse. Coprì con la coperta una spalla di Thomas, e riprese.

«Non lo so. Adesso potrei dire di sì, ma non è cambiato niente da prima. Resterò qui finché non guariranno le ferite, e forse il tempo sarà sufficiente perché voi e l'infermiera Crawley finiate di insegnarmi ciò che mi serve per muovermi... così, ma non resterò qui per sempre. Sono solo un peso, ormai, caporale. Voi e la signorina Crawley mi siete stati di grandissimo aiuto, e io vi sono incredibilmente grato, ma come farà la mia famiglia? Non possono permettersi di accollarsi un cieco. Sono un peso per loro, sono un peso per l'ospedale...»

«Be'-» Thomas aprì la bocca, iniziò a parlare cercando qualcosa di convincente con cui ribattere.

«E sono un peso per me stesso»

Thomas si schiarì la gola.

«E, uhm, perché dici questo?»

«Perché è vero»

Edward rise, forse.

«Non fate finta di non saperlo. Ho bisogno di qualcuno anche solo per andare a pisciare. Non sono autosufficiente. Posso imparare a schivare col bastone le sedie che mi mettete in giardino, ma da quel giardino, prima o poi, ci dovrò uscire.»

Thomas sospirò, incapace di consolarlo. Avrebbe voluto abbracciarlo, posare la guancia sulla sua per il sentire il suo calore, e poi chissà cos'altro.

«Se, una volta uscito da qui, vi incontrassi di nuovo per strada, voi o la signorina Sybil, non vi vedrei nemmeno. Mi potreste passare davanti, e io non me ne accorgerei nemmeno»

Thomas sorrise.

«Allora vedrò di accorgermene io»

La coperta scivolò dalle sue spalle, ma lui non ci fece caso.

«Non so nemmeno come siete fatti» mormorò Edward.

«Dovrete lavorare di immaginazione»

«Mi sto perdendo l'uomo e la donna più belli della Terra?»

Il luogotenente rise, trascinando con sé il caporale.

«Indubbiamente»

«Come siete fatti?»

«Io e lei? Allora. Sono alto. Anche lei lo è abbastanza. Capelli scuri, lei bruni e io neri. Io ho gli occhi grigi e lei... verdi, forse azzurri. Ha i capelli lunghi, ma li tiene raccolti»

«È difficile immaginare, con così poche informazioni. E senza occhi. Occhi funzionanti, intendo»

Poi Edward allungò una mano verso il viso di Thomas.

«Avete il naso appuntito. Un po' aquilino. Più o meno, non proprio. E la mascella larga. E la riga a sinistra. Avete gli occhi sottili. Le labbra... non so. A parte sottili, a cuore, o carnose, non credo di sapere molti altri aggettivi per descrivere un paio di labbra. E le vostre non sono nessuno di quei tre. Medie, facciamo. E avete il colletto sbottonato»

Thomas rise nervosamente, grattandosi con dita tremanti una crosta intorno alla ferita sulla mano.

«Così riuscite ad immaginare meglio?»

Edward stava ancora indugiando con un dito su una basetta, con espressione concentrata.

«Oh, sì, vi ringrazio di cuore, caporale» disse con voce pomposa, posando di nuovo le mani sulle sue ginocchia. Thomas aveva il viso caldo, ma avrebbe voluto che continuasse.

«Alcuni- si schiarì la gola -alcuni dicono che i ciechi vedono ancora meglio di noi. Perché usano gli altri sensi. Sanno vedere oltre, o qualcosa del genere»

«Possibile, ma io sono ancora un pivello》

Thomas posò una mano sulla sua gamba, iniziando a muoverla appena su e giù, in un accenno di carezza. Edward si ricordò di quando era stato lui a compiere quel gesto.

«Perché dite di essere diverso?»

La mano di Thomas si irrigidì.

«Scusate, non dovete dirmelo per forza»

«Temo che preferireste non saperlo»

«Non avrei dovuto chiedere»

«Non fa niente, davvero»

Thomas strofinò la mano sulla sua gamba, non aveva intenzione di toglierla da lì. Aveva bisogno di cambiare discorso, di alleggerire l'atmosfera, almeno un po'.

«Avete... Non ve l'ho mai chiesto. Avete lasciato una ragazza, partendo per la guerra?»

«No. Nessuna ragazza»

«E avreste voluto averla?»

«Credo di sì. Ma nessuna in particolare, intendo. Solo qualcuno che mi aspettasse, a casa, oltre alla mia famiglia. Ma è una cosa un po' egoista. Una persona in più che ti aspetta è solo una persona in più che teme ogni giorno per la tua morte. Una persona in più che potrebbe perderti.»

Fece una pausa.

«E voi?»

Thomas si girò verso di lui, dimenticandosi che non lo poteva vedere. Strinse la presa sulla sua gamba.

«Nessuno. Ma se dovessi ripartire adesso, ce l'avrei»

«E chi è?»

«Una persona che... ho rischiato di perdere»

«Davvero?»

«Già»

«Che cos'è successo?»

«Be', quella persona pensava che la vita non avesse più niente da offrire»

«E ha cambiato idea? Adesso che ha voi?»

«Lo spererei. Ma non saprei se anche lui mi aspetterebbe»

«È per questo?»

«Cosa?»

«Che siete diverso; è per questo?»

Thomas aprì e richiuse la bocca. Si era sbagliato, si era solo distratto per un attimo, ma era stato sufficiente.

«Perché vorreste che ad aspettarvi fosse un uomo?»

Thomas si voltò dall'altra parte, a sfuggire da uno sguardo inesistente.

«È strano.- disse Edward- Ormai per me non dovrebbe fare più molta differenza. La signorina Crawley mi piace molto, ha una bella voce, un buon profumo, è gentile, ha le mani delicate. Ma non è niente che non possa avere anche un ragazzo, suppongo»

Thomas non rispose, la sigaretta morente tra le sue dita.

«Chi è?»

«Una persona. Non importa»

«Credo che vi aspetterebbe. Come fate a saperlo?»

«Perchè non dovrebbe? Io lo farei»

Thomas schiacciò la sigaretta con il tacco dello stivale, trattenendo un sospiro rumoroso.

«Non dite così»

«Perchè?》

«Non mi mentite»

«Non sto mentendo»

Ci fu silenzio, e poi: «Non capite quello che intendo io. Quello che sono io.»

«Forse. Perché avete tolto la mano?»

Non se ne erano neanche accorti.

«Non lo so...»

«Rimettetela qui» disse Edward, cercando la mano di Thomas in quel buio senza stelle. La mano tornò sulla gamba di Edward, che ci posò sopra la sua. Nessuna delle due era davvero calda, ma se ne accorsero a malalena. Edward ebbe appena il tempo di lasciare che le loro dita si intrecciassero, che Thomas spezzò quel tanto atteso contatto. Si avvicinò frettolosamente all'altro, gli accarezzò la guancia, lo baciò. Edward non si tirò indietro, ebbe solo un attimo di sorpresa, e poi prese il volto di Thomas tra le mani, avvicinandoglisi ancora di più. Sembrava un bacio tra due ragazzini, timidi incontri di labbra un po' screpolate, perché Edward aveva baciato solo donne e pensava che con uomo sarebbe stato diverso, e Thomas non aveva mai baciato qualcuno come Edward e sapeva che avrebbe dovuto essere diverso. Il battito del suo cuore cominciò a rallentare, a mano a mano che lui si tranquillizzava, sentendo le mani dell'altro fra i capelli, ad accarezzare quella curva liscia, nera, lucida. Quando si staccarono non dovettero guardarsi negli occhi per trovarvi una qualche conferma. Thomas continuò a passare le dita tra i capelli di Edward e Edward continuò ad accarezzare le guance di Thomas.

«Thomas. Credi che questo vada bene?»

«Credo di sì. In ogni caso lo voglio.» continuò.

Edward posò accuratamente la sua coperta sulle spalle di Thomas e si strinse contro di lui, fino a sentire la fronte sul suo collo. Avrebbe voluto vederlo, sicuramente. Avrebbe voluto saper collegare un viso a quella voce da ragazzo, cin una nota triste, a quelle mani che sapevano quando toccare e quando toccarsi, a quell'odore di uomo, di colonia. Avrebbe voluto ma non ci sarebbe riuscito. Però stava respirando la stessa aria che respirava Thomas, stavano condividendo il loro calore, stava vivendo almeno una parte del suo tempo con lui. L'aveva baciato e non c'era motivo per cui non potesse succedere ancora, era avvolto dalle sue braccia, lo amava e da lui si sentiva amato. Lasciò svanire dalla mente tutte quelle immagini che si era fatto di Thomas, probabilmente tutte sbagliate, ma non importava. Non aveva poi così bisogno di immaginare.

***

Edward era sdraiato sul letto, le gbe distese e i piedi incrociati, con le dita tamburellava il ritmo di una canzone di cui conosceva solo qualche parola. Il piatto ormai vuoto della cena era sul comodino al sup fianco. Un leggero rumore di tacchi annunciò l'arrivo dell'infermiera Crawley. Quella volta aveva il turno di notte, ed era arrivata un po' in anticipo. Si lisciò il grembiule con le mani, poi le mise sui fianchi. Il luogotenente aveva rallentato il ritmo delle dita, semi-consapevole di una presenza accanto a lui.

«Siete stanco, luogotenente Courtenay?»

Lui drizzò un poco la schiena.

«No, infermiera, perché? Volete portarmi fuori? Devo allenarmi col bastone?»

Lei si sedette accanto a lui, sul letto, con le mani in grembo.

«Non è necessario. E poi -sorrise, guardandolo in viso- il caporale Barrow non c'è. Penso che avremmo bisogno di lui»

Sybil gli strinse una spalla. Edward non era abituato al contatto fisico, o comunque non lo era più.

«Possiamo parlare?»

«Certo»

«Volevo... volevo solo farvi sapere che voi non siete inutile»

Edward assottigliò gli occhi, come per sforzarsi di capire.

«Non so le vere ragioni del vostro gesto, ma questa mi sembra la più probabile. E voglio solo che voi sappiate che, se la pensate così, vi sbagliate. Siete stato molto coraggioso. Siete molto coraggioso. Avete rischiato la vita per tutti noi, quindi anche per me, e io vi sono grata, percui non vi abbandonerò. Né qui né a Farley Hall»

Gli strinse la mano, ma nel suo viso c'era ancora un'espressione sospettosa.

«Non credo che voi capiate»

«Non credo neanch'io. Ma penso che voi meritiate di vivere. Forse volevate farla finita perché non riuscivate più ad immaginare un futuro. Ma non crederò mai che non possiate vivere una vita dignitosa, felice, con le persone che amate, solo perché non vedete. Forse l'avete fatto per qualcuno, e non è mio diritto sapere chi, o forse solo perché eravate spaventato»

Edward sbuffò.

«Farley Hall non dista molto da qui -proseguì lei- ed è lì che potranno aiutarvi al meglio, noi abbiamo fatto ciò che potevamo, e siamo stati lieti di farlo, ma ora avete bisogno che si occupi qualcun'altro di voi. Non dovete temere. Io verrò a farvi visita, se me lo consentite, e, ne sono certa, anche il caporale Barrow»

Edward l'aveva lasciata parlare, l'aveva ascoltata, ma non sapeva se ciò che diceva fosse vero o no. Gli mancava la sua famiglia, la sua casa, gli mancava la sua vita di prima e non voleva viverne un'altra.

«Infermiera Crawley. Non sono sicuro di volere una vita diversa da quella di prima»

«Non dovrà necessariamente essere diversa. Sarà difficile, all'inizio, ma non per sempre, Edward. Non per sempre»

***

Con i capelli sparsi sul cuscino morbido, Sybil aspettava di prendere sonno. Aveva lasciato Edward con la promessa di fare perlomeno un tentativo. Si chiedeva se non fosse stato per una persona, che il luogotenente aveva cercato di togliersi la vita. Qualcuno all'ospedale, che non voleva lasciare. Ma gli unici con cui avesse stretto una qualche sorta di legame erano lei e Thomas. Poteva essersi innamorato di lei, era possibile. Pensò che fosse molto romantico, essere amato da una persona che non ti può vedere. Essere amato per tutto fuorché il tuo viso. Era possibile, certo, ma non le sembrava plausibile. Non aveva mai dimostrato alcun interesse particolare nei suoi confronti. Rimaneva Thomas, soltanto. Non l'aveva mai visto con una donna, ora che ci pensava. Iniziò a sondare, ad analizzare ogni contatto che ricordasse fosse avvenuto tra i due, ogni parola, ogni sorriso. Ripensava al caporale Barrow che guidava Edward con una mano sulla spalla, o sul braccio, che gli porgeva le medicine, il piatto della cena, che gli sistemava le coperte, che gli leggeva le lettere arrivate da casa. Chiuse gli occhi. Non aveva importanza, in fondo. Era vivo. Lo erano tutti e tre. Poteva andare meglio, certo, ma poteva andare anche molto peggio.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Downton Abbey / Vai alla pagina dell'autore: Alphabet Loser