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Autore: saffyj    05/01/2016    4 recensioni
Sono arrivata due anni fa in questa bellissima cittadina con il cuore spezzato e una sola valigia come compagnia.
Avevo abbandonato tutti. Avevo abbandonato la mia famiglia, lo studio, gli amici, il lavoro del week-end… avevo abbandonato tutto e tutti. Stare a Forks mi stava uccidendo e iniziavo a sentirmi soffocare, dovevo cambiare, dovevo allontanarmi, ricominciare da zero e così avevo fatto.
Mi sono svegliata una mattina con il mio incubo personale che urlava fuori dalla porta. Mi sono cambiata, ho messo in valigia le cose essenziali, e ho chiamato un taxi. Ho ignorato le urla e le minacce del mio incubo e mi sono fiondata nel veicolo....
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Garrett, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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La Befana vien di notte... e porta una nuova FF!!!
Esatto! Anche se non ho ancora terminato "Devi essere indipendente" in questi giorni di ferie mi è venuta in mente questa FF. 
Spero che le diate una possibilità... 
Buona Epifania e buona lettura!!!

 
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Con il mento appoggiato alle mani ed i gomiti appoggiati al bancone, muovo svogliatamente uno straccetto sul piano di marmo con lo sguardo perso verso la strada. Guardo i passanti coperti dai loro pesanti cappotti che passeggiano allegri nella fredda giornata di ottobre. Non piove, ma il cielo è grigio, e triste e rispecchia completamente il mio umore. Guardo la fontana spenta e le foglie tinte con i colori dell’autunno cadere svogliate.
Il suono dei campanellini posizionati sopra alla porta mi avvisano della sua apertura, ma io rimango ferma nella mia posizione. Persa nei miei pensieri. L’odore di cornetto e caffè caldo mi fan riprendere in parte dal mio viaggio mentale. Abbasso gli occhi e inspiro il profumo tristemente.
Le mani colme di anelli di ogni colore e dimensione che poggiano sul bancone vicino al caffè mi ricordano che per due giorni non sarà il mio Sole a portarmi la colazione, ma la mia pazza collega-amica Alice.
“Su con la vita! Bella! Sono solo due giorni” mi scompiglia i capelli e mi avvicina maggiormente il caffè sotto il naso. Non rispondo, tiro un sorriso e bevo il caffè. Mangio con poca fame il cornetto e ritorno nella mia posizione. Alice sbuffa e sparisce nel retro bottega lasciandomi alla mia malinconia.
 
Il tonfo di uno scatolone sul banco mi fa riprendere.
“Ma sei impazzita!” le dico mentre porto la mano al cuore per assicurarmi che sia ancora nel petto.
“Basta fare l’adolescente abbandonata! Dobbiamo lavorare…” mi fa l’occhiolino estraendo dallo scatolone un orologio che ha visto giorni migliori.
“Dobbiamo finire di restaurare questi pezzi… il Natale è vicino e l’ultimo acquisto è costato poco, ma ha bisogno di un restauro.”
 
Io ed Alice siamo le titolari di un negozietto d‘antiquariato nella strada principale della favolosa cittadina di Naples in Florida. Ci siamo conosciute pochi giorni dopo il mio arrivo in questa magica città e siamo diventate subito amiche. Io cercavo un lavoro e lei cercava una socia. Non poteva andarci meglio.
Dopo i primi mesi di assestamento ci siamo buttate in questa pazzia, ed adesso, dopo due anni, posso assicurarvi che è una pazzia del quale non mi pento.
Alice è un portento nel riparare la porcellana e le stoffe, mentre io sono più portata per il legno e gli ingranaggi. E’ un lavoro tranquillo, mi mette pace. Mi piace andare con Alice alla ricerca di tesori nascosti. Cimeli abbandonati in soffitte o cantine e riportarli al loro originale splendore. La creatività di Alice permette non solo di ridargli una nuova vita, ma a volte li trasforma completamente rendendoli unici. Ed io adoro perdermi a sognare mentre li riporto in vita. Mentre li riparo immagino le mani che li hanno toccati prima di me, i discorsi che hanno sentito, i luoghi che hanno visto… lo so sembra follia, ma mi sembra di sentirne l’anima, e mi mettono pace. Quando li lavoro mi faccio prendere completamente e parlo con loro, chiedendogli le loro storie e li prego per tornare in vita… si, forse avete ragione a reputarmi una folle!!
 
“Ehi!” la voce cristallina di Alice e la sua mano che sventola di fronte ai miei occhi mi fa tornare al presente.
“Si, Si, scusa. Hai ragione” e prendo in mano l’orologio. Non è molto danneggiato all’esterno, ma il segno di umidità della base non promette nulla di buono. Mi dirigo verso il retro bottega e mi siedo al mio piano da lavoro. Lo apro e, come volevasi dimostrare, gli ingranaggi sono tutti arrugginiti. Mi posiziono la lampada, mi avvicino gli strumenti e mi metto i guanti. Faccio un profondo respiro e mi metto all’opera. Mentre lo apro e lo smonto inizio ad immaginarmi la sua nuova forma, il suono del suo ticchettio, ed il luogo in cui verrà posizionato una volta acquistato. E’ dei primi anni cinquanta e riesco ad immaginarmelo sulla scrivania in noce di un importante avvocato. Una scrivania importante, piena di fogli e una macchina da scrivere… perdendomi nel passato, nel presente e nel futuro dell’oggetto dimentico il malumore ed il motivo.
“Ehi! Wow…” la voce di Alice mi arriva alle spalle mentre osservo il legno completamente sverniciato.
“Ha un bel colore, peccato che dovremo coprirlo per nascondere lo stucco” e con le dita sfiora i punti nel quale ho dovuto ricostruire le parti mancanti.
“Potremmo colorarlo solo sul fondo e mettere l’impregnante per proteggerlo nella parte vicino al quadrante e sul cappello per non coprire completamente il colore originale.” Propongo mangiucchiando il pennellino con il quale stavo finendo i ritocchi.
“Hai ragione” e la scintilla dei suoi occhi mi fa capire che ha già chiaro il lavoro finito. “Ma ci pensiamo domani. L’orario di chiusura è passato da un pezzo ed io ho famissima!” Mi libera le mani e mi trascina vicino all’armadietto dove teniamo le giacche.
“Pizza o giapponese?” chiede mentre infila la sciarpa.
“Pizza, birra, film…”
“… e gelato al cioccolato!” finisce per me la mia grande amica.
Eh già! ogni volta che Garrett deve andare in giro per lo stato alla ricerca di nuovi tesori o per partecipare a delle aste lei mi fa compagnia ed il menù è sempre lo stesso.
 
Mangiamo le pizze con voracità, dato che per il malumore ho saltato pranzo, mentre Alice mi racconta dei clienti della giornata e delle follie che mi sono persa mentre riparavo l’orologio. Ridiamo e continuiamo a raccontarci aneddoti fino alla fine della cena. Ci mettiamo il pigiamone e ci sediamo sul divano con le coperte sulle gambe e la vaschetta di gelato in mano. Alice fa partire “The Boondock Saints” e ci perdiamo in commenti poco casti verso Normann Reedus. Nella scena finale ci mettiamo dritte sul divano, con le braccia dritte di fronte a noi e le mani chiuse come se impugnassimo una pistola e recitiamo la preghiera Solennemente insieme ai due fratelli irlandesi:
 
«Noi saremo come pastori per Te, o mio Signore; Tu ci hai investito della Tua potenza, siamo pronti ad eseguire ciò che Tu comandi, faremo scorrere fiumi di sangue riportando a Te schiere di anime perse. In nomine Patris, et Filii et Spiritus Sancti. »
 
Terminato il film ricominciamo con le nostre fantasie. Alice vorrebbe tatuarsi l’intera preghiera sul fianco, io vorrei tatuarmi Veritas sull’indice, Alice vorrebbe comprare il giubbino con le sei pistole… io vorrei … beh, meglio lasciar perdere…
 
Ci addormentiamo insieme nel mio lettone. Abbiamo continuato a chiacchierare e a mangiare gelato fino a notte tarda sotto le coperte ed abbiamo riso tantissimo. Garrett mi ha solo mandato il messaggio della buona notte ricordandomi che gli manco ed io ho risposto cercando di non farmi prendere dallo sconforto che non fosse con me nel letto al posto di Alice. Dai Bella! Solo più un giorno e poi lo rivedrai.
Lo so che posso sembrare melensa e appiccicosa, ma Garrett è il mio Sole, senza mi sento persa!
 
Ma forse è meglio se parto dall’inizio, raccontandovi un po’ di me!
 
Sono arrivata due anni fa in questa bellissima cittadina con il cuore spezzato e una sola valigia come compagnia.
Avevo abbandonato tutti. Avevo abbandonato la mia famiglia, lo studio, gli amici, il lavoro del week-end… avevo abbandonato tutto e tutti. Stare a Forks mi stava uccidendo e iniziavo a sentirmi soffocare, dovevo cambiare, dovevo allontanarmi, ricominciare da zero e così avevo fatto.
Mi sono svegliata una mattina con il mio incubo personale che urlava fuori dalla porta. Mi sono cambiata, ho messo in valigia le cose essenziali, e ho chiamato un taxi. Ho ignorato le urla e le minacce del mio incubo e mi sono fiondata nel veicolo. Ho inviato un messaggio a mio padre e a mio fratello per tranquillizzarli mentre mi dirigevo verso l’aeroporto. Ero viva, nessuno mi aveva rapita e li avrei chiamati appena fossi arrivata a destinazione. Arrivata in aeroporto ho preso il primo volo disponibile. Avevo optato per la Florida perché ci abitava mia madre, ma non per la sua città. Volevo ricominciare lasciandomi tutto alle spalle, non potevo rifugiarmi da lei, il mio incubo mi avrebbe trovato troppo presto.
Il fato ha voluto che arrivassi in questa splendida città dove ho conosciuto persone ancora più stupende e dove ho trovato il mio Sole!
Non nego che i primi mesi sono stati difficili. Mi tenevo in contatto con i miei famigliari, ma non mi sentivo ancora pronta a dirgli dove mi trovavo, la paura di essere ritrovata dal mio incubo era ancora troppo forte. Ho lavorato come lava piatti per un paio di settimane, e anche come cameriera. Ho vissuto in un motel e ho camminato tanto per riuscire a dimenticare.
Una mattina mi sono imbattuta in Alice, mi ha trovata seduta sul bagnasciuga con la testa appoggiata alle ginocchia e la schiena scossa dai singhiozzi. Mi ha abbracciata ed è stata in silenzio vicino a me fin quando non sono stata pronta per parlare, non mi conosceva, non sapeva il mio nome, ma aveva capito esattamente di cosa avessi realmente bisogno… da quel giorno siamo inseparabili. Sono andata a vivere nel suo appartamento ed insieme abbiamo aperto “New Moon” il nostro negozietto d’arte e antiquariato.
 
Una sera, in un locale nel quale Alice mi aveva trascinata, ho conosciuto il mio Sole, Garrett. E’ un ragazzo affascinante, con i capelli lunghi biondi sempre legati da un cordino di cuoio. Ha gli occhi neri così profondi da scavarti nell’anima e un sorriso che ti fa sciogliere come neve al Sole. E’ più alto di me – non che ci voglia tanto, dato che sono solo un metro e sessanta, o poco più - e, quando mi abbraccia, mi fa sentire protetta, al sicuro. Ha un fisico slanciato e muscoloso nei punti giusti. E’ anche lui un amante dell’arte, e da un annetto è diventato un nostro collaboratore. Adora viaggiare per il paese alla ricerca di tesori e più volte mi ha chiesto di accompagnarlo ma, anche se sono già passati due anni, non mi sento ancora pronta a lasciare il mio guscio sicuro.
Garrett, non è solo un appassionato d’arte, è dotato di grandi capacità retoriche, è molto curioso e non si tira mai indietro di fronte ad una nuova sfida. Odia le menzogne ed è sempre in prima fila per difendere i più deboli. E’ il sufista più sexy della costa, è un amante affascinante ed un inguaribile romantico… il mio Sole!
Devo ammetterlo, ho un ragazzo perfetto, una migliore amica pazza e il lavoro che adoro. Sono felice di aver cambiato vita…
Ci terrei solo a precisare che con Garrett non fu sempre rose e fiori, almeno non per lui. Ci mise molto tempo a farmi capitolare. Mi portava la colazione in negozio, mi aspettava sulla panchina fuori dalla bottega nell’orario di chiusura con in mano un oggetto per me. Un fiore, un origami, una birra, un bracciale, un libro, una sciarpa… ogni sera un oggetto diverso per capire cosa mi piacesse. E da quando ha scoperto che adoro gli orologi non manca giorno che mi omaggi un oggetto che riprenda il tema del tempo. Si, perché la mia adorazione per gli orologi deriva dal loro scandire del tempo, perché mi ricordano che il tempo scorre e non torna indietro. Che ogni minuto è importante e unico, che bisogna viverlo e che bisogna avere la forza di cambiare se la tua vita non ti piace più, perché il tempo non risolve le cose, il tempo scorre, sei tu che devi cambiare e dimenticare ciò che ti rende infelice.
E devo ammetterlo, prima di fuggire da Forks non mi piacevano gli orologi, ma mi piacevano tantissimo i soli. Avevo tende con i soli disegnati, gli orecchini a forma di Sole… qualsiasi cosa raffigurasse un Sole io ce lo avevo, ma adesso, in Florida, il Sole non manca, anzi ho trovato il mio Sole personale e quindi ho iniziato ad adorare gli orologi…e ogni giorno ascolto il loro consiglio. Vivo ogni secondo come se fosse unico!
 
Adesso i miei genitori e mio fratello sanno dove abito e mi hanno giurato che non lo avrebbero detto a nessuno soprattutto a Forks. Mi vengono a trovare spesso, soprattutto mia madre, che è anche la mia miglior cliente, e mio fratello. Mio padre è venuto solo due volte: la prima quando gli ho detto in che luogo degli Stati Uniti mi trovavo e la seconda il primo Natale che ho passato in Florida. Mio padre è nato a Forks, ha vissuto sempre a Forks e non è mai tranquillo quando esce dalla sua cittadina, dal suo guscio sicuro… ed io come faccio a biasimarlo?
Sono felice qui, anche se mi mancano gli amici con il quale sono cresciuta. Mi manca Jacob, Leah, Seth… li sento per telefono, ma non ho ancora avuto il coraggio di dirgli dove mi trovo. Lo so che posso fidarmi, ma preferisco non rischiare. Forse sono paranoica. Sono passati due anni e sicuramente il mio incubo personale si sarà dimenticato di me, ma non me la sento ancora di dire a tutti dove mi trovo. Ho paura che qualcosa possa rovinare di nuovo la mia felicità.
 
 


Spero di avervi incuriosito... cosa sarà successo a Forks per convincere Bella a scappare?
Chi leggerà vedrà!
Mi raccomando fatemi sapere se può essere interessante come FF...
e nell'attesa che pubblichi in nuovo capitolo vi invito a leggere le altre mie FF

from twilight to sunrise edward
Devi essere indipendente
 
   
 
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