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Autore: Adrienne    12/03/2009    23 recensioni
Adrienne e Alex sono migliori amici da una vita. Hanno un'amicizia profonda e sincera: si vogliono bene, si dicono tutto, passano la maggior parte del loro tempo insieme. Ma cosa succede se all'improvviso l'arrivo di una nuova ragazza sembra cambiare quel sentimento che li lega, e diventare più forte - almeno per uno dei due? E cosa succede se un semplice bacio diventa il fattore di un cambiamento sconvolgente nelle loro vite..? Il mio primo romanzo, vincitore di un concorso di scrittura (: Leggete e recensite, grazie!
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 24

Capitolo 24.

Era
esattamente passata una settimana da quel pomeriggio infernale. Il freddo pungeva sulle pelle, provocando la pelle d'oca e i brividi; ma dava dolore e piacere, perché rinfrescava come un temporale in un'afosa giornata d'agosto. La luna era piena, grande e maestosa, sorrideva in maniera affascinante e un po' misteriosa. Attorno a lei le sue piccole figlie, le stelle, brillavano e danzavano, scintillando in mille colori.
Osservai il cielo blu notte, rimanendo col naso all'insù. Era sera, forse notte, non volevo controllare l'orologio per paura di scoprire che fosse troppo tardi; dovevano essere quasi le undici. Non avrei dovuto essere fuori di casa a quell'ora, da sola, seduta su una panchina di un parco buio, dove qualche maniaco avrebbe potuto nascondersi dietro un cespuglio, pronto ad aggredirmi. Ma non m'importava: proprio da quel pomeriggio vivevo tutto all'attimo. E poi quel parco era quello che tre anni prima aveva segnato la mia vita, e stare lì mi aiutava terribilmente a riflettere.
La panchina di ferro era gelida nonostante ci fossi già seduta da una ventina di minuta. Ma forse ero io, che oltre ad una felpa pesante e i jeans, indossavo soltanto la mia sciarpa colorata. Avevo avuto bisogno di tempo per riflettere, per stare un po' con me stessa e con la mia famiglia, e infine per curarmi le ferite - in senso letterale e non.
Alex non si era fatto più vedere. O meglio, a scuola lo incontravo, incrociavo il suo sguardo, ma non ci parlavamo. Ogni volta che prendevo il coraggio a due mani e mi avvicinavo a lui per potergli parlare, si allontanava via. Mi evitava. Nonostante mio fratello mi avesse detto di combattere per riprendermelo, ci rinunciai, convinta di averlo perso in maniera definitiva. Magari quel giorno non era in sé, magari si era pentito di aver cercato di parlarmi, magari non voleva più riallacciare i contatti con me, essere ancora mio amico. Mi faceva ancora soffrire, ma dopo tutti quei mesi mi ero quasi abituata a quel silenzio, e al fatto che fosse ormai troppo irraggiungibile, e impossibile da riprendere.
Giocherellai nervosamente con le frange della mia sciarpa, guardandomi attorno. Ero avvolta dal silenzio, si sentiva soltanto qualche clacson in lontananza, e ad illuminarmi c'era un lampione con la luce bianca a diversi metri da me; ero nella semi oscurità. La sensazione di essere lì, da sola, esposta ad ogni pericolo, azionava in me un meccanismo strano, fatto di sensazioni contrastanti: pericolo, adrenalina, felicità. Dovevo aver sbattuto la testa da qualche parte.
Mi appoggiai meglio alla panchina, sospirando, cercando di rilassarmi; ma capii subito che era impossibile: sentii dei rumori dietro di me. Cercai di capire meglio, sforzando l'udito. Sembravano dei passi, ma magari era solo una stupida sensazione. Cercai di pensare ad altro, ma i rumori erano sempre più forti e quindi, vicini. Ero stanca di altri guai, e mi preparai a scappare via in caso di pericolo.
La causa del rumore spuntò accanto a me, e per poco non ebbi un collasso. Lo guardai, trattenendo il respiro.
Alex. Alex era accanto a me, e mi guardava.
"Adrienne?" chiese.
Il cuore mi andò all'impazzata. Annuii, con un nodo in gola, incapace di emettere un singolo suono.
Alex scivolò sulla panchina, poco distante da me, continuando a fissarmi.
"Ciao." disse
, con nonchalance.
Avevo aspettato tanto questo momento, il momento in cui finalmente sarei ritornata a parlargli. Avevo riflettuto molto su cosa dirgli, come 'Mi sei mancato', 'Non vedevo l'ora che mi parlassi', 'Ho aspettato tanto questo momento', ma alla fine dissi soltanto: "Ciao."
Avevo la voce che mi tremava, e mi sentivo le farfalle dentro lo stomaco. In quel momento mi sembrò di essere felice. Mi voltai a guardarlo, e notai i suoi occhi nocciola attraverso i capelli neri. Deglutii, poi chiesi: "Che ci fai qui?"
Mi guardava anche lui. "Sono passato da casa tua, tuo fratello mi ha detto che eri qui, e sono venuto a cercarti."
Fui tentata di chiedergli il perché, ma all'ultimo mi fermai. Non sapevo cosa dire, dove iniziare - i pensieri e le sensazioni erano troppe e si accavallavano dentro di me; e pensandoci bene, mi mancava anche il fiato.
"Mi ha detto anche quel che è successo." aggiunse, quasi ripensandoci.
Deglutii. "Ah, sì?"
Sperai che Edoardo non gli avesse detto tutto quello che avevo detto io a lui. Arrossii al solo pensiero, ma continuai a guardarlo, decisa a non volermi perdere neanche un suo solo movimento.
"Sì." Alex assunse uno sguardo triste e dispiaciuto. "E avrei voluto saperlo prima per aiutarti.. Perché non mi hai detto niente?"
Sospirai. Cosa avrei dovuto dirgli? Non ci parlavamo più, non avrei potuto rispuntare all'improvviso da lui ed esordire con un 'Sai, Alex, mio padre mi ha picchiata perché ho detto tutta la verità'. Così non risposi, e alzai le spalle, e cadde il silenzio.
Alex non mi tolse gli occhi di dosso, io invece abbassai lo sguardo, arrossendo. Si frugò in tasca, e ne estrasse un pacchetto di sigarette e un accendino. Ne prese una, la mise fra le labbra, e l'accese. Non gli dissi di spegnerla, e rimasi un'infinità di tempo a guardarlo fumare, mentre lui mi guardava fisso, e mentre il fumo disegnava strani ghirigori nell'aria. Quando la sigaretta fu quasi finita, parlò di nuovo.
"C'è una cosa che devo dirti da tempo, Adrienne." disse.
Lo guardai ancora. "Cosa?" dissi con aria incuriosita.
Alex buttò la sigaretta a terra, e come al solito, la spense schiacciandola con un piede.
"E' molto semplice." Rialzò lo sguardo su di me, e mi guardò dritto negli occhi, con aria serissima.
"Io ti amo."
Spalancai un po' la bocca, guardandolo. Avevo sentito bene? Il mio primo pensiero fu quello di gettargli le braccia al collo, il secondo che mi stesse prendendo in giro. Non capii più niente, e allora scoppiai a ridere.
Lui sorrise con aria stupita, e mi guardò mentre ridevo. Incrociò le braccia al petto. "Così mi offendi. Ho appena detto che ti amo, e ridi?"
Mi calmai, però continuando a sorridere. "Puoi davvero amarmi dopo tutto quello che mi hai fatto..?" chiesi.
Alex tornò serio. "Lo so, è difficile crederlo. Sono stato un perfetto idiota." disse.
Annuii. "Un po'."
Sorrise. "Avrei dovuto farlo due anni fa."
Deglutii, fissandolo. "Cosa intendi..?"
Sorrise ancora, poggiando le mani sulla panchina. "Sono innamorato di te da sempre. Praticamente dal primo momento che ti ho vista. Non l'hai capito da come ti ignoravo?"
Il respiro mi mancò e arrossii. "E.. e Melissa..?"
Alex sorrise ancora. "Ti ho detto una bugia grandissima, Adrienne, quando ti dissi che ero innamorato di lei e non di te. Di Melissa ci si può invaghire.. di te, ci si può innamorare."
Temetti di morire in quell'istante. "Ti ha lasciato?" chiesi.
Scosse la testa. "L'ho lasciata io."
Deglutii. "Per me..?"
Annuì. "Solo per te. Non potevo più sopportare di mentire a me stesso, a lei, e soprattutto a te. Ti prego di perdonarmi, per tutto il male che ti ho fatto.."
L'avevo già perdonato. Irradiavo felicità da tutti i pori, ed ero talmente felice che non sapevo che dire. Non avrei mai pensato una cosa del genere, mai più. Era un sogno.
Alex s'avvicinò a me, fissandomi. Mi passò una mano attorno alla vita, e l' appoggiò sulla mia schiena. Con la mano libera mi sfiorò leggermente il viso, con le dita. Rabbrividii, e lo guardai, respirando leggermente. Aveva le mani freddissime.
"Hai le mani gelide." osservai, e lo guardai negli occhi.
"Mi succede sempre quando sono nervoso." disse.
"Non c'è niente da essere nervosi."
"Sì, invece. Sto per baciarti.."
Si avvicinò ancora a me, fissandomi le labbra, e inumidendosi le sue con la lingua. Socchiusi gli occhi, e prima che realizzassi, premette le labbra contro le mie. Mi baciò leggermente, con delicatezza. Io passai entrambe le braccia attorno al suo collo, abbracciandolo, mentre lui teneva le mani sui miei fianchi. Mi baciava lentamente, come se avesse paura di correre troppo. Dischiusi leggermente le labbra, e lui fece lo stesso. Mi bacio di più, facendo passare la lingua fra le mie labbra. Quando la mia incontrò la sua, sentii rabbrividire il suo corpo contro il mio.
Non si staccò dalle mie labbra mentre mi faceva stendere lentamente sulla panchina ghiacciata; lui sopra di me, che si reggeva sulle mani per continuare a baciarmi.
Lo lasciai andare, essendo rimasta senza fiato. Riaprii un po' gli occhi, e incontrai il suo sguardo. Mi sorrise, e lo feci anch'io. Aveva ancora il viso vicinissimo al mio, e stava ancora a cavalcioni su di me, con le mani vicino alla mia testa.
"Esattamente come mi ricordavo." sussurrai.
Spalancò un attimo gli occhi. "Vuoi dire che.."
Annuii, fissandolo. "Ricordo il nostro primo bacio. Il mio primo bacio."
Arrossì furiosamente. "Sono stato un idiota, quella volta." ammise.
Io scossi la testa. "E' stato un bacio perfetto."
Rise, e mi baciò di nuovo, ripetutamente, dandomi tanti piccoli baci a labbra socchiuse.
"Ti amo.." mi sussurrò a fior di labbra.
Presi fiato e aprii di nuovo gli occhi, guardandolo. "Ti amo anch'io.." dissi, con un filo di voce, diventando rossa.
Alex spalancò gli occhi mi guardò. "Puoi davvero amarmi potuto tutto quello che ti ho fatto..?"
Ricambiai il suo sguardo e sorridendo annuii. "Non ho mai smesso di amarti. Non l'hai capito da come ti evitavo?"
Alex mi sorrise, poi ci ripensò e mi guardò con espressione seria. "..e quel ragazzo?" chiese.
Alzai un sopracciglio, guardandolo. "Che ragazzo?"
Continuò a guardarmi con aria seria. "Quello con cui stavi sempre.. Alto, con i capelli biondi.. Che veniva a prenderti a scuola ed era con te in quella pizzeria.." elencò lui.
Mi stupii che si ricordasse tutte queste cose. "Era solo un disperato tentativo di poterti dimenticare." dissi.
"Non.. non l'ami? Non l'amavi?" chiese, titubante.
"No. Io amo te, Alex., in maniera folle. L'ho sempre fatto, ogni giorno della mia vita, anche se ci ignoravamo e facevamo finta di niente a vicenda.."
Quest'ultimo sorrise, sereno. Si spostò, ritornando a sedersi sulla panchina. Io lo imitai, e non appena lo feci, lui s'avvicinò ancora e mi prese fra le sue braccia, cullandomi, abbracciandomi, e facendomi appoggiare su di lui di schiena mentre lui era appoggiato allo schienale della panchina.
Appoggiò il mento sulla mia testa, cingendomi la vita con le braccia. "E' assurdo il fatto che siamo rimasti tutti questi mesi ad amarci, ma senza farlo sapere all'altro. E sai, nonostante ci provassi, non riuscivo a smettere di pensare a te.." disse.
Deglutii e socchiusi gli occhi, stringendolo. "Mi dici perché ti sei messo con lei?" chiesi.
"Per paura di compromettere quello che c'era fra noi, la nostra splendida amicizia, e di perderti definitivamente. Sono stato egoista, direi. Avevo troppa paura, e questa mia paura ti ha portato a farti soffrire, a farti del male.. per causa mia.. e perché speravo che tu mi odiassi e mi dimenticassi." rispose, d'un fiato.
"Sì, è vero. Ma non hai neanche la minima idea di quanto tu mi stia rendendo felice in questo momento.." sussurrai.
Alex mi strinse più forte e lo sentii chinarsi un po' in basso. "Mi sei mancata, lo sai questo?" mi sussurrò all'orecchio. Rabbrividi e sorrisi. Avevo voglia di baciarlo. Mi spostai, e mi voltai a guardarlo. Poi lui parlò.
"Andiamo.." disse.
Si alzò dalla panchina, venendo davanti a me. Lo guardai interrogativa, e lui mi sorrise. Gli presi la mano che mi offriva, alzandomi dalla panchina, e non gliela lasciai più. La sua mano era ancora terribilmente fredda. Intrecciai le dita con le sue e gli strinsi forte la mano per riscaldarla, per quanto potevo. Camminammo un po' per il parco, mano nella mano, in silenzio.
Era tutto buio, ad illuminarci c'erano degli sporadici lampioni accesi per le aiuole, e la luce della luna piena.
Entrammo in un'aiuola e ci stendemmo entrambi sull'erba gelida, vicino ad un albero, l'uno accanto all'altra. Cercai di non appoggiare le mani sull'erba per evitare quella spiacevole sensazione di solletico. Con una mano mi scostò i capelli che tenevo davanti agli occhi, mettendomeli dietro l'orecchio.
"Lo sai che lo odio.." disse con un sorriso.
Io risi, e mi avvicinai a lui. Lo guardai negli occhi, e poi appoggiandogli una mano sulla spalla, lo baciai sulle labbra. Persi il conto dei baci. Pagine di baci. Letteralmente: pagine.
Avevo dimenticato cosa significava essere veramente felici. Avevo dimenticato cosa significava avere qualcosa per cui avevo sofferto e lottato tanto tempo. Ma di una cosa era certa: volevo che non finisse mai.
Mi abbracciava, mi baciava dolcemente, mi carezzava il ventre e il petto, sotto la maglietta. Mentre ero distesa sul prato e lui era sospeso sopra di me, fece un gesto strano, forse involontario, come a volermi sfilare la maglietta. Spalancai gli occhi e gli presi le mani. Lui mi fissò.
"Alex," dissi, "..atti osceni in luogo pubblico."
Lui scoppiò a ridere. "Perché, hai veramente intenzione di spingerti oltre i baci, adesso?"
Continuai a guardarlo e diventai color porpora. Lui rise divertito, e si stese accanto a me sull'erba, intrecciando le mani dietro la testa. Ero felice, felice che nonostante adesso stessimo assieme, potevamo ancora scherzare come ai vecchi tempi. Sorrisi timidamente con aria imbarazzata, e poi guardai in alto.
Il cielo, nero, era coperto di piccoli diamanti bianchi, le stelle. Guardarlo era uno spettacolo a dire poco mozzafiato: ti faceva sentire piccolissimo, una minuscolo particella al centro dell'universo. Ti faceva dimenticare tutto il male che c'era, che avevi fatto o subito, ricordandoti che al mondo c'erano cose meravigliose come quella. E un'altra cosa meravigliosa era proprio al mio fianco, in quel momento.
Guardai le costellazioni, sembrava quasi che le stelle potessero unirsi tra di loro con una linea immaginaria.
Mi feci più vicina ad Alex, poggiandomi leggermente al suo fianco e poggiando una mano sul suo petto. Lui mi cinse le spalle con un braccio e cominciò a intrecciare qualche ciocca dei miei capelli fra le sue dita, mentre posò l'altra mano sopra la mia.
"Vorrei tanto che tu venissi con me, Adrienne." disse Alex all'improvviso.
Spostai lo sguardo dal cielo e lo guardai con la coda dell'occhio. "Dove?" chiesi.
Fece una pausa e deglutì. "Ovunque. Non importa dove."
"Ovunque tu andrai, io ci sarò." gli dissi. "Ricordi?"
Annuì, sorridendo. "Prometti.. ovunque."
"Lo giuro. Ovunque."
Intrecciò forte la mano con la mia, e si chinò verso di me, inclinando la testa. Lo baciai leggermente, socchiudendo gli occhi, mentre una brezza leggera ci carezzava , ci abbracciava, e ci scompigliava i capelli.
Non avrei potuto immaginare un migliore lieto fine.
E il finale, questo finale, appartiene solamente a te e a me.
E' solo tuo e mio.

Epilogo.

Mi osservai nel solito specchio ovale di legno.
Il vestito nero mi arrivava alle caviglie, e mi faceva veramente molto magra. Probabilmente era l'effetto del nero, pensai, e in fondo il risultato finale non era niente male. Mi voltai e girai un po' la testa per guardarmi meglio. Mi sembrava appena di avere delle sembianze femminili, quella sera. Era il compleanno di Edoardo, e quella sera c'era la sua festa. Mi ero vestita con l'abito che avevo comprato qualche giorno prima, e ora mi studiavo allo specchio.
L'abito era rigorosamente nero, piuttosto lungo, con uno scollo quadrato e le spalline larghe. Non aveva niente, era terribilmente semplice e mi piaceva proprio per questo. Ai piedi indossavo un paio di ballerine  - anch'esse nere - che mia madre mi aveva costretto a comprare, dopo che aveva categoricamente respinto la mia idea di indossare le solite All Star. Avevo i capelli sciolti, i riccioli mi cadevano su tutte le spalle e avevo preferito non toccarli minimamente, sarebbe stato peggio. Indossavo anche un piccola catena al collo e un braccialetto uguale, al polso sinistro.
Sospirai. Non mi sentivo completamente a mio agio con quell'abito lungo, e avevo paura di sfigurare; ero sicura che tutte le altre ragazze alla festa sarebbero state elegantissime e bellissime. Il posto scelto da mio fratello era una piccola villetta all'aperto, con un ristorante e una sala da ballo. Improvvisamente sentii la suoneria del cellulare squillare e la vibrazione fare un rumore assordate sul mobile in cui l'avevo appoggiato. Mi fiondai a prenderlo e dopo aver velocemente controllare il display, risposi.
“Scendi, sono di fronte casa tua.”
Mi infilai la mia giacca nera, mi diedi un'ultima controllatina allo specchio e poi scesi rapidamente le scale e aprendo la porta d'ingresso, uscii.
Alex era appoggiato al lampione di fronte casa mia. La luce arancione gli pioveva addosso e alterava i suoi colori, facendogli risplendere i capelli scuri con dei riflessi rossicci. Non appena uscii, mi sorrise. Attraversai la strada e lo raggiunsi sotto al lampione, unendomi a quella strana luce arancione. Quando gli fui vicina mi prese per mano e mi baciò leggermente sulle labbra, poi mi guardò fisso, allontanandosi un po' e squadrandomi.
“Sei stupenda.” disse. Arrossi furiosamente, e contemporaneamente feci una faccia scettica, lui rise. “Dico davvero..” Continuai ad arrossire. “Grazie..
Lo guardai anch'io. Aveva addosso un paio di jeans larghi, neri, con una catena sul lato destro. Poi sotto il giubbotto aveva una camicia grigio scuro e una cravatta nera. Stava bene, era nel suo stile, anche se con aria divertita pensai che tutti e due eravamo praticamente vestiti a lutto.
“Anche tu stai bene.” osservai, sorridendo.
Lui mi fece una linguaccia. “Come sempre, del resto.”
Scoppiò a ridere quando individuò il mio sguardo acido. Tenendoci per mano e parlando del più e del meno, c'incamminammo verso il luogo della festa, che fortunatamente non distava troppo lontano da casa mia.
Dopo una mezz'oretta arrivammo. Entrammo nel giardino, e individuai mia madre, in un grazioso completo blu, e la raggiunsi. La villa era grande, con un immenso giardino curato in cui la festa si svolgeva. Da una parte c'erano i vari tavoli per gli invitati, e un po' più in là una pista da ballo con il pavimento in pietra, con luci psichedeliche e una consolle per il dj. C'erano tantissime aiuole verdi con un'infinità di rose bianche, i miei fiori preferiti in assoluto.
“Ciao mamma!” esclamai, avvicinandomi a lei.
Lei sorrise. Adesso stava decisamente meglio, si era ripresa, e i preparativi per la festa l'avevano aiutata a distrarsi parecchio. Anche se non sorrideva molto spesso, e per me quando lo faceva era una gioia immensa.
Mia madre mi baciò sulla guancia e fece lo stesso con Alex.
“Ciao, ragazzi.”
Sapeva che stavamo assieme, anche se io non le avevo detto niente. Intuito, credo. In fondo le mamme riescono sempre a capire queste cose. Alex sorrise con aria timida e io ridacchiai. “Dov'è Edoardo?” chiesi.
Mia madre alzò le spalle e fece un'espressione perplessa. “L'ho perso di vista. Sarà impegnato con gli invitati, credo.” Tra parenti e suoi amici, eravamo quasi una sessantina di persone. Sì, mio fratello aveva deciso di fare le cose in grande.
“Vabeh, lo beccherò dopo allora.”
Salutai mia madre e io ed Alex girammo per il giardino, passeggiando, allontanandoci dagli altri.
“Mi pare che l'ultima volta che siamo andati ad una festa assieme non sia andata troppo bene.” osservò lui, ridendo.
Risi anch'io e lo guardai. “Tranquillo, con mia madre nei paraggi non potrò ubriacarmi..
S'unì alla mia risata e mi guardò. Mi prese per mano e passeggiammo, stando in silenzio, l'unico rumore era il vociare di persone, una musica di sottofondo molto lontana, e.. dell'acqua. Svoltammo all'angolo di un'aiuola e inchiodammo in una fontana di marmo bianco, con acqua che sgorgava e zampillava dal centro e con dei fari sott'acqua che la illuminavano.
“Ma quanto ha pagato tua mamma per questo posto? Pure la fontana!” scherzò Alex, facendomi ridere. Poi lo guardai.
“Non è romantico?” dissi sorridendo. Alle mie parole, nelle aiuole si accesero un sacco di lucine bianche incastonate in esse, sembravano quelle degli alberi di Natale.
Alex mi fissò e rise piano. “Perfetto, pure gli effetti speciali a comando.”
Mi prese per un polso e mi attirò a sé. Facendomi camminare all'indietro, mi fece appoggiare al bordo della fontana, che era un po' più bassa di me. Standomi di fronte, mi prese il viso fra le mani e cominciò a baciarmi. Chiusi gli occhi e appoggiai entrambe le mani sui suoi polsi e lasciai che mi baciasse, ricambiandolo, e avendo una paura pazzesca di fare un bagno fuori programma. Passò una mano sulla mia schiena, reggendomi, e mentre continuava a baciarmi si inclinò apposta all'indietro, facendomi sporgere di schiena all'acqua. Sentii le sue labbra inclinarsi all'insù in un sorriso sotto le mie. Lo lasciai andare, e riaprendo gli occhi lo guardai.
“E se ti lasciassi andare?” disse ridendo, con un'aria di sfida.
“Non lo faresti..” ribattei fissandolo negli occhi, sorridendo.
“Proviamo? Potrei anche farlo..” e rise ancora, facendomi chinare di più. Gli poggiai entrambe le mani sul petto e lo presi per la camicia, stringendo la stoffa fra le mani e afferrandolo.
“Se vado giù, tu vieni giù con me.” dissi, sorridendo con aria diabolica.
Lui scoppiò a ridere. Mi fece raddrizzare e mi lasciò andare, lasciandomi appoggiata sul bordo della fontana.
“Così mi stropicci la camicia!” esclamò, ridendo, e passandosi una mano sul punto in cui l'avevo afferrato.
Io gli feci una smorfia e lo raggiunsi. Lui mi baciò rapidamente e insieme, prendendoci in giro e ridendo, ritornammo ad unirci con gli altri invitati. Non appena ritornammo verso i tavoli, per la cena, Edoardo ci raggiunse.  Mi salutò abbracciandomi, e poi strinse la mano ad Alex, che con aria sicura gli fece gli auguri. Edoardo ricambiò sorridendo e ci disse di accomodarci ad un tavolo.
C'erano una decina di tavoli, tutti pieni di persone allegre e sorridenti, che chiacchieravano con aria tranquilla. Mi sedetti alla tavolata più lunga, quella dei miei parenti. Ero tra mia madre e mio fratello, e avevo Alex di fronte.
Mi guardava, sorridendo con aria rassicurante. Durante la cena, parlò con i miei parenti in modo assolutamente sicuro e tranquillo, e ogni tanto mi urtava le gambe con le sue, quando s'allungava sulla sedia o faceva per dondolarsi su di essa. Io mi sentivo gli occhi di tutto addosso e sapevo di essere color cremisi.
La cena finì, e mio fratello si alzò dal tavolo per dare inizio alle danze. La maggior parte dei suoi amici si riversò verso la sala da ballo, mentre la musica partiva.
Ero imbarazzatissima. Mi alzai dal tavolo, salutando mia madre e qualche parente, ed Alex mi seguì. Quest'ultimo aveva un'aria divertita, sorrideva e aveva le mani sprofondate nelle tasche, come al solito.
“Allora, Adrienne,” si avvicinò a me e mi mise un braccio attorno alle spalle, voltando il viso per guardarmi, “..ti va di ballare?” Deglutii e lo guardai. “Io non so ballare..dissi senza pensarci.
Alex rise e mi punzecchiò sulla guancia con un dito. “Bugia. E anche se fosse, che t'importa?”
Alzai le spalle per tutta risposta. Lui continuò a ridere. “Allora non vuoi?” chiese ancora.
“Lo voglio lo stesso.” risposi sorridendo. Sorrise di più e mi prese entrambe le mani. “Ottimo. Andiamo allora.”
Alex mi portò
alla pista da ballo facendomi camminare all'indietro. I ragazzi si stavano già scatenando. Edoardo mi individuò fra la folla dei suoi amici e mi sorrise, facendomi l'occhiolino.
Alex aveva un'aria pensierosa. “Hm. Aspetta un attimo. mi disse.
Mi lasciò ad un lato della pista e si allontanò. Io lo guardai allontanarsi, alzando un sopracciglio con aria piuttosto interrogativa. Si avvicinò alla consolle del dj, un ragazzo che indossava una maglia gialla larghissima, una pesante catena d'oro al collo e una cuffia alle orecchie, e si muoveva a ritmo di musica.
Alex richiamò la sua attenzione appoggiandosi alla consolle. Il tizio lo guardò, si tolse le cuffie, e s'avvicinò a lui. Alex gli disse qualcosa sorridendo, e il ragazzo annuì. Ringraziò dandogli una botta sul braccio e andò via sorridendomi con aria trionfante.
Cosa hai combinato?” gli chiesi quando mi fu vicino.
Sorrise e mi fissò. “Ora vedrai.”
Mi prese per una mano e me la strinse. Improvvisamente la musica si staccò, nel bel mezzo della canzone. I ragazzi che stavano ballando protestarono, lamentandosi, come un solo uomo. Ma le note di un'altra canzone partirono quasi immediatamente.
“Q-questa canzone..sussurrai, guardando Alex.
Don't cry.
Alex annuì sorridendo. “Sì. La nostra canzone, Adrienne.”
Tremai leggermente. Alex strinse entrambe le mie mani e mi portò più in là nella pista, quasi al centro, attorno agli altri ragazzi. Le luci si abbassarono, tutto diventò in penombra e ci illuminava solo una luce rossa e bianca. Proprio come quella sera, che per me fu croce e delizia.
Il suo sorriso sembrava risplendere. Lo guardai, mentre mi passava un braccio attorno alla vita e mi stringeva a sé. Tremavo, ero emozionata, e soprattutto enormemente felice. Eravamo vicinissimi. Mi prese una mano e la strinse con la sua, e poggiò l'altra sul mio fianco. Di conseguenza, una mia mano stringeva la sua e l'altra era posata sulla sua spalla. Mi sentivo morire dall'imbarazzo, ma sorridevo, un po' rossa in viso. Ballavamo assieme, ondeggiando leggermente. Il resto non era più nulla, c'era solamente lui e quella bellissima canzone.
Alex s'avvicinò al mio orecchio e prese a cantarmi le parole della canzone, sorridendo in maniera quasi impercettibile, in modo che potessi sentire solamente io.
Andava perfettamente a tempo.
'
Talk to me softly, there's something in your eyes. Don't hang your head in sorrow, and please don't cry. I know how you feel inside, I've been there before.. Somethin's chagin' inside you, and don't you know.'
Lo strinsi forte, sempre più forte, socchiudendo gli occhi e appoggiando la testa sulla sua spalla.
'Don't you cry tonight, I still love you baby. Don't you cry tonight, there's a heaven above you baby.. and don't you cry, tonight.'
Alex mi abbracciò forte, e io e lui rimanemmo così, abbracciati, e immobili in mezzo alla pista. Lo amavo, lo adoravo, in maniera assoluta e sconsiderata. Le note e le parole correvano, s'insinuavano nella mia testa attraverso l'orecchio; facendomi avere sempre di più la convinzione che quella canzone, prima di Natale, ci aveva segnato in qualche modo.
'Give me a whisper, and give me a sigh. Give me a kiss before you tell me goodbye. Don't take it so hard now and please don't take it sto bad.. I'll still be thinkin' of you and the times we had..'
Era lui, Alex. Il mio migliore amico, il mio primo amore. Non avrei mai pensato, quando a scuola c'incontrammo in quel corridoio – lui che armeggiava con un accendino vicino alle scale e io che inciampai davanti a lui facendo cadere tutti i miei libri, che sarebbe andata così. Che mi sarei innamorata così tanto di lui, e lui di me.
'And please remember that I never lied, and please remember how I felt inside now, honey. You gotta make it in your own way, but you'll be alright know sugar. You'll feel better tomorrow.. come the morning light now, baby.'
Aveva segnato la mia vita in maniera indelebile e indicibile. Era come un tatuaggio, un buco all'orecchio. I primi giorni forse faceva un po' male, ma dopo t'abituavi e lo ammiravi felice e gonfia d'orgoglio. E io non avrei mai potuto descrivere quello che mi dava, neanche se avessi scritto mille e mille pagine su di lui.
Mi faceva rabbrividire sentire le sue labbra sulle mie, proprio come in quel momento, e sentire le sue mani, sempre gelide, che mi sfioravano, per poi stringermi, stringermi così forte da lasciarmi senza fiato.
Lo amavo, lo amavo, lo amavo, e volevo che durasse per sempre. E forse era solo uno stupido sogno di una sedicenne, ma ero sicura che prima o poi me lo sarei trasportata fino all'altare.
“Alex..?”
Riaprì gli occhi, e mi guardò. “Sì?”
“Ti amo..
Sorrise, e passandomi le braccia attorno al collo per abbracciarmi mi sussurrò di nuovo all'orecchio.
“Anch'io, con ogni fibra del mio corpo..”
Arrossii furiosamente e mi lasciai abbracciare.
'..baby maybe someday.. don't you cry, don't you ever cry, don't you cry tonight.'
Per sempre sarà, ovunque sarà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

fine, ecco fatto. mi dispiace per l’attesa, ma tra impegni personali e suspance è passato davvero tanto tempo. non ne ho molto, comunque, per commentarvi tutti ma vorrei solo dirvi GRAZIE, di tutto. per avermi seguito, per i commenti, per i preferiti. e spero che la mia storia vi sia piaciuta, e sia riuscita ad emozionarvi.
stavo anche scrivendo il sequel, ma non credo che riuscirò mai a finirlo.
ma
tornerò, presto, col mio secondo romanzo.
Un abbraccio e un bacio,
Adrienne.

   
 
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