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Autore: eugeal    07/01/2016    1 recensioni
I piani di Vaisey sono stati sventati e lo sceriffo è morto.
Ora Robin Hood non è più un fuorilegge e lui e Guy possono affrontare una nuova vita in una Nottingham governata da un altro sceriffo.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Marian salì in sella e diresse in fretta il cavallo sulla strada per Nottingham.
Era un po' preoccupata per Guy.
La sera prima lo sceriffo aveva permesso a lui e a Robin di tornare a casa invece di restare in prigione, ma aveva messo in chiaro che i due uomini avrebbero comunque dovuto scontare una punizione per l'incidente che avevano causato.
Ormai era pomeriggio inoltrato e nessuno dei due era ancora tornato, perciò la ragazza aveva deciso di recarsi al castello per scoprire che tipo di castigo era stato inflitto loro dallo sceriffo e poi, se Robin e Guy avessero dovuto restare a Nottingham fino a tardi, sarebbe passata da Locksley per rassicurare Isabella.
Marian aveva lasciato Seth alle cure di Adeline e si era allontanata da Knighton Hall facendo attenzione a non farsi sentire dal bambino che altrimenti avrebbe iniziato a piangere per andare anche lui da suo padre.
Avvicinandosi alla città, Marian aveva notato una certa agitazione tra la gente e si era fermata a chiedere informazioni a un gruppo di mercanti, intenti ad allestire il banco del mercato per l'indomani tra un pettegolezzo e l'altro.
- Cosa succede? Perché sembrano tutti spaventati?
- Non sapete nulla, lady Gisborne? - Chiese una delle venditrici che spesso le aveva fornito la stoffa per i suoi abiti. - Pare che ci sia stata un'aggressione nella foresta.
Il cuore di Marian saltò qualche battito pensando a un giorno di tanto tempo prima quando Cedric era arrivato ferito e barcollante nel cortile del castello per dire che un gruppo di banditi aveva ucciso Guy e tutti i suoi soldati.
- Chi è stato ferito? - Chiese, col cuore in gola.
- Di sicuro due nobili, ma non ne conosciamo il nome. Sono giunti a cavallo mezzi morti e uno dei due ha detto che il colpevole era Robin Hood.
- Ma non è possibile! - Disse subito Marian e uno dei mercanti annuì con una risatina.
- Ovviamente no, lady Gisborne. Lui e vostro marito erano nelle stalle del castello, intenti a spalare letame. Senza offesa, signora, ma è la verità, se non ci fosse stata questa aggressione adesso mezza Nottingham starebbe ridendo alle loro spalle. E anche così bisogna ammettere che è piuttosto divertente come immagine: Guy di Gisborne e Robin Hood che lavorano fianco a fianco, costretti a pulire una stalla da cima a fondo.
Marian si sforzò di mantenere un'espressione sostenuta, ma dentro di sé le veniva da ridere: se non altro aveva scoperto che punizione era stata assegnata a Robin e a Guy dallo sceriffo.
La ragazza aveva il sospetto che per qualche tempo quei due avrebbero cavalcato in modo più prudente. Lei di certo li avrebbe presi in giro per un bel po'.
Salutò i mercanti e si diresse verso il castello, decisa a scoprire qualcosa di più su quella misteriosa aggressione.
Portò il cavallo nelle stalle e si guardò intorno con aria divertita, cercando il marito con lo sguardo, ma Guy non era più lì e non vide nemmeno Robin.
Lasciò l'animale alle cure di un ragazzo di stalla e tornò nel cortile del castello, arrivando proprio mentre il portone veniva aperto per lasciare uscire lo sceriffo.
Un brusio di sorpresa attraversò la gente radunata nel cortile e anche Marian rimase a bocca aperta nel vedere Guy in piedi alle spalle di Sir Arthur di Kingstone, nella stessa posizione che un tempo aveva occupato al fianco di Vaisey.
Lo sceriffo si rivolse agli abitanti di Nottingham esortandoli a rivolgersi a lui o ad Archer in caso avessero avuto informazioni sul delitto avvenuto a Sherwood e invitandoli alla prudenza e a evitare di recarsi nella foresta senza un'adeguata protezione.
Guy notò Marian tra la folla e le fece cenno di raggiungerlo, poi seguì lo sceriffo all'interno del castello.
La ragazza salì le scale, confusa, e le guardie le permisero di passare e di raggiungere Guy e lo sceriffo.
Sir Arthur la salutò cortesemente, ma Marian notò un lampo divertito nei suoi occhi e lanciò uno sguardo perplesso a Guy, come per chiedergli spiegazioni.
- Sir Guy ha accettato di lavorare per me, almeno per i primi tempi. - Disse lo sceriffo, prima che Gisborne potesse dire qualcosa. - Spero che non vi dispiaccia troppo, milady, se vi sottrarrò la compagnia di vostro marito per qualche tempo, ma ho bisogno della sua consulenza per poter gestire il castello nel migliore dei modi.
- Credevo che tu e Robin… - Iniziò Marian, guardando Guy.
- Avevamo una punizione da scontare, sì. - Disse Guy con un sorriso, leggermente imbarazzato. - E scommetto che sai già di cosa si è trattato.
La ragazza lo guardò, divertita.
- Mettiamola così, stasera mi aspetto che tu faccia un bel bagno prima di venire a letto. - Gli disse in un sussurro e Guy scoppiò a ridere.
Lo sceriffo guardò la coppia con un leggero sorriso: era evidente che quei due non si erano sposati per convenienza o interesse. Tra loro c'era una forte intesa e un sentimento profondo, si capiva semplicemente guardandoli e ancora una volta sir Arthur si ritrovò a chiedersi come quell'aspetto di Gisborne potesse conciliarsi con le tante storie che aveva sentito su di lui.
Come poteva essere una persona così palesemente innamorata della propria moglie anche un soldato crudele e senza scrupoli come si sussurrava in giro? A sentire alcuni dei pettegolezzi che circolavano, Guy di Gisborne era un assassino senza cuore, capace di sterminare intere famiglie e tagliare mani e gole senza il minimo rimorso, secondo altri invece era un signore giusto e onesto.
Alcuni lo consideravano quasi un eroe, altri il più infimo dei traditori.
Sir Arthur aveva l'impressione che la verità potesse essere da qualche parte nel mezzo, ma si riservava di scoprirlo con il tempo.
- Nei prossimi giorni ho intenzione di visitare i villaggi della contea. - Disse lo sceriffo e Guy tornò istantaneamente a rivolgere la sua attenzione a sir Arthur.
- Volete che annunci la vostra visita, signore?
- No. Voglio vedere come si svolge la vita a Nottingham senza che la gente cambi comportamento solo perché sa che lo sceriffo sta per giungere nel loro villaggio. Non mi importa di ricevere onori o un'accoglienza festosa se poi tutto ciò nasconde eventuali problemi.
Uno dei soldati del castello si avvicinò allo sceriffo, lanciando uno sguardo ostile a Guy.
- Signore, la squadra di Archer sta tornando.

Più tardi, Guy, Robin e Marian cavalcavano fianco a fianco, diretti verso Locksley.
Robin era scuro in volto e non parlava già da un po' quando Guy si voltò a guardarlo.
- Mi chiedo perché vogliano spacciarsi per la tua banda. Nessuno crederebbe che sei diventato un assassino senza scrupoli, non ha senso.
- Non esserne così sicuro.
Guy lo fissò.
- Sei Robin Hood, l'eroe del popolo, chi potrebbe pensare che vai in giro a uccidere la gente senza motivo?
Robin non rispose e incitò il cavallo, lasciando indietro sia Guy che Marian.
Gisborne si accigliò.
- Che gli prende?
Marian non disse nulla e Guy la guardò, perplesso.
- Cosa c'è? - Chiese. - Tutti lo amano, come può credere che lo reputino capace di massacrare tutte quelle persone?
- Guy… - Iniziò Marian , poi si interruppe, esitando.
- Cosa?
- La gente parla e spesso i loro pettegolezzi non sono piacevoli.
- Cosa vuoi dire? Perché dovrebbero sparlare di Robin? Lui li ha sempre aiutati, ha fatto ogni tipo di sacrificio per difenderli, ha rischiato la vita per loro, perché non dovrebbero avere fiducia in lui?
- Ho sentito quello che dicono. È sparito per mesi e quando è tornato non era più un fuorilegge. Non deruba più i ricchi e così facendo ha molto meno da distribuire ai poveri. Alcuni dicono che li ha traditi, che ha scelto una vita comoda a Locksley invece di dedicarla completamente ai bisognosi...
Guy si lasciò sfuggire un'imprecazione.
- Sono solo idiozie. Invece di criticare chi li aiutati così tanto dovrebbero imparare a cavarsela da soli! Robin Hood li ha aiutati troppo e loro invece di essere grati se ne approfittano per non lavorare affatto e quando lui non può dare loro tutto quello che vogliono, invece di darsi da fare con le loro forze lo accusano di averli traditi! Miserabili parassiti!
Marian lanciò uno sguardo preoccupato al marito senza dire nulla per non alimentare ancora di più la sua ira. Anche lei era d'accordo con Guy: molti dei poveri aiutati da Robin Hood avevano davvero bisogno di supporto, ma tanti altri sfruttavano la sua generosità, ripagandolo con disprezzo e ingratitudine se quell'aiuto veniva a mancare.
Guy interruppe il suo sfogo e guardò Marian.
- Non è solo questo, vero? Non è solo perché può dare di meno rispetto a una volta… Sono io, non è così? Non si fidano più di Robin perché è diventato mio amico! Ci vedono insieme e invece di pensare che potrei essere io a essere cambiato, che potrei essere diventato una persona migliore, pensano che sia lui a essere diventato un assassino. Come me.
- No! - Disse Marian, ma non riuscì a mentire. - Alcuni lo pensano, è vero. Ma non tutti. Ti stai guadagnando il loro rispetto, gli abitanti di Knighton ti considerano il loro signore e col tempo lo capiranno anche tutti gli altri.
Guy sospirò, poi spronò il cavallo per raggiungere Robin.
- Hood! Aspetta! - Lo chiamò e Robin fu tentato di partire al galoppo per distanziarlo. Invece tirò le redini per aspettarlo.
- Mi dispiace, Hood. La gente ti accusa per colpa mia… - Disse Guy e Robin scosse la testa.
- Non dire scemenze, Gisborne. - Disse con un mezzo sorriso e Guy gli rivolse uno sguardo di gratitudine.
Marian li raggiunse e per un po' cavalcarono in un silenzio tetro.
- La soluzione è semplice. - Disse la ragazza all'improvviso e i due uomini si voltarono a guardarla.
Marian sorrise.
- Dovete solo scoprire chi è stato. Se riuscirete a trovare i veri colpevoli nessuno potrà più accusare Robin.
- Non credo che sia così banale. - Obiettò Robin.
- Tu sei Robin Hood. Hai compiuto imprese ai limiti dell'impossibile. E anche tu, Guy. Insieme potete fare qualunque cosa, non dovete dubitarne.
Guy e Robin si scambiarono uno sguardo, poi entrambi sorrisero alla ragazza.
- Qualsiasi cosa?
- Tranne una. - Disse Marian.
- Tranne una? Quale?
La ragazza sorrise, divertita.
- Arrivare a Locksley prima di me. - Disse, poi spronò il cavallo e partì al galoppo.
- Non ci ha dato degli idioti perché cavalcavamo in modo spericolato? - Chiese Guy e Robin sogghignò.
- Già. Non possiamo permetterle di batterci, che ne dici?
- Concordo. - Disse Guy, poi scosse la testa con una risata. - Siamo degli idioti, vero?
- Probabile. Tutti e tre. Non dirlo a Isabella.
- Nemmeno tu. - Sogghignò Guy ed entrambi si lanciarono all'inseguimento di Marian.
   
 
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