3.
Fiducia
-
Da quando siamo una coppia che va fuori a cena.?? - chiesi divertita
al mio ragazzo, appena varcammo la soglia di un lussuosissimo
ristorante nei pressi di San Diego, che dava sul mare.
- Da quando
sono tornato dal fronte e ho deciso di portati fuori – affermò lui
come se fosse la cosa più logica del mondo. Non commentai ovviamente
la risposta e aspettai che il cameriere ci guidasse al nostro tavolo,
a quanto pare già scrupolosamente riservato da Logan nel pomeriggio.
Ci fecero sedere sulla terrazza che dava sulla spiaggia, e devo esser
sincera, anche per una cinica come me, l'atmosfera era molto
romantica e magica. Non era decisamente una cosa da me e Logan, ma
per una volta decisi di godermi la serata.
- Non vorrai mica
chiedermi la mano, vero.?? - chiesi d'un tratto spaesata una volta
seduti al tavolo.
- Non sono così pazzo da rischiare la morte
Veronica. Vai tranquilla, per quello aspetto ancora un po' –
rispose ridendo – comunque smettila un po' di preoccuparti della
serata. Raccontami piuttosto del caso. Ci sono novità.?? - domandò
infine cambiando argomento. Il suo cambiare la conversazione per
focalizzarla sul mio lavoro ovviamente mi insospettì, ma decisi di
non farci caso.
- Poche utili informazioni, ma entro domani
mattina le cose dovrebbero andare meglio. Mac è riuscita a
rintracciare da dove sono stati prenotati i passaporti, ovvero da un
internetpoint di Melbourne, e anche l'ID dell'utente, ora dobbiamo
solo aspettare che si scarichino tutti i nomi di chi ha usato il
computer incriminato durante gli orari che sono segnati sulle mail –
Iniziai a raccontargli.
- Bhè dai, allora non siete a cavallo, ma
comunque non ve la state cavando male. Della bambina invece si hanno
avuto notizie.?? - chiese a seguire preoccupato.
- Ha passato la
notte in ospedale, ma essendo che è sana come un pesce, l'hanno
dimessa praticamente subito. Nei prossimi giorni si saprà qualcosa
dagli esami del DNA. Nel frattempo però papà ha deciso di tenerla a
casa con noi. Non ha da chi andare, e non possiamo nemmeno lasciarla
ai servizi sociali, perché è coinvolta in un caso di omicidio –
gli spiegai mentre sfogliavo il menù.
- Ti allenerai a fare la
mamma quindi.?? - constatò ridendo Logan.
- Tuo e mio padre vi
mettete d'accordo sulle battute.?? - domandai esasperata – e
comunque mio caro, vorrei farti notare come essendo la tua ragazza,
questo implica che mi darai una mano se vorrai passare un po' di
tempo con me, il che porterà te ad allenarti a fare il papà –
risposi con un ghigno.
- Com'è che non si poteva parlare di
matrimonio, e ora parliamo di bambini.?? - chiese infine divertito il
ragazzo, quando finalmente arrivò il cameriere.
La serata
continuò tranquilla, tra miei e suoi racconti di quei 180 giorni di
distanza, quando arrivati al Dessert Logan posò sul tavolo una
chiave addobbata con un immenso fiocco rosso.
- Sai che questa
scena ha un gusto di un qualcosa già vissuto, vero.?? - domandai
divertita – solo che l'ultima volta eravamo nella mensa della
Hearst, ed ero convinta mi avessi regalato il fiocco – conclusi
prendendo in mano la chiave.
- Lo so, lo so. Ma a questo giro
quella che ti ho regalato non è solo la chiave del mio appartamento
– Iniziò a spiegare serio.
- Wo.. è una passpartout.??
Decisamente utile per il mio lavoro
– commentai scioccamente per smorzare la tensione.
- Non ci
avevo pensato, magari te la regalo alla prossima cena – ribatté
lui sorridendo – Comunque no, non è un passpartout. È una
proposta – iniziò a spiegarmi con una strana luce negli occhi –
Vedi, un giorno sono sicuro che mi metterò in ginocchio davanti a te
e ti chiederò di essere mia per sempre, ma credo che prima dobbiamo
fare le cose a piccoli passi, per quanto non credo ci sia cosa al
mondo rispetto a noi, in cui io abbia la più totale fiducia. Lo sai
bene anche tu:
la nostra storia dura
per anni, conquista continenti, vite rovinate, massacri. Però la mia
proposta è molto più semplice. Hai la chiave del mio appartamento
ora, e sai che d'ora in poi potrai venire quando vuoi, a qualsiasi
ora del giorno o della notte, ma nel frattempo, prima che io riparta
tra qualche mese per un'altra missione, vorrei che ci impegnassimo a
trovare una casa nostra. Mia e tua. 50 e 50. E provare a convivere
per davvero, non solo per qualche ora, o per qualche notte –
Concluse infine dopo il lungo monologo, lasciandomi senza parole.
Rimasi immobile per qualche secondo, terrorizzando probabilmente
Logan con una mia imminente fuga dal ristorante, ma alla fine,
l'unica cosa che seppi fare una volta tornata in parte in me, fu
alzarmi e andare a baciare il ragazzo, con tutta la forza che avevo
in corpo.
- Wow Mars, non ti facevo una da spettacoli in luoghi
pubblici – constatò ridendo il ragazzo.
- Sta zitto e baciami
marinaio – gli risposi inacidita per avere interrotto il contatto
tra le nostre labbra.
- È un si.?? - domandò nel mentre lui tra
una presa d'aria e l'altra.
- Tu che dici.?? - replicai sorridendo
a un soffio dalla sua bocca.
Nonostante
la fantastica cena, decisi comunque di tornare a casa. La piccola
sconosciuta avrebbe passato la notte da noi per la prima volta, e una
strana sensazione, mi diceva che era mio dovere esser lì con lei per
starle vicino.
Una volta varcata la porta, la scena che mi si
presentò davanti, mi suscitò un'incredibile tenerezza: papà e la
bambina erano seduti l'una di fianco all'altro, coperti da una
gigantesca coperta, a mangiare gelato e guardare Violetta. Mi stavo
decisamente rammollendo.
- Papà posso capire il forte interesse
della bionda seduta al tuo fianco nel fissare intensamente la Tv, ma
tu non sei un po' troppo cresciuto.?? - domandai divertita sedendomi
anch'io vicino la ragazza.
- Hej, da quando ti è permesso ti
prendere in giro così apertamente il tuo vecchio.?? - constatò lui
con finto tono offeso.
- Allora piccola, ti piace Violetta.?? -
Tentai di domandare alla bambina per spronarla a parlare, ma come al
solito ottenni solo un cenno con la testa.
- Sai però è un po'
tardino, le belle bambine a quest'ora vanno a dormire, così da esser
sempre impeccabili anche la mattina dopo – le dissi alzandomi e
tendendole la mano in modo da tirar su anche lei. La portai in bagno
per farle lavare i denti, e una volta in camera mia le diedi per
dormire qualche mio vecchio pigiama. Alla ragazza non avevano ancora
ridato la sua valigia con tutti i suoi averi.
La misi a letto, le
rimboccai le coperte, e le posai un lieve bacio sulla fronte prima di
spegnere la luce e dirigermi verso la sala, quando miracolosamente fu
lei a bloccarmi.
- Mi leggi una favola.?? Papà me le legge sempre
prima di dormire – bisbigliò con paura. Mi voltai di scatto, per
controllare se la richiesta che avevo appena udito era frutto della
mia immaginazione, o fosse reale.
A sto giro però fortunatamente
fu la seconda opzione. Avrei voluto bombardarla immediatamente di
domande, per scoprire le più utili informazioni, ma sapevo benissimo
che se l'avessi aggredita così velocemente, avrei ottenuto solo un
suo ritorno al silenzio.
Mi avvicinai con dolcezza, e una volta
seduta sul letto iniziai a raccontarle la fiaba di Biancaneve.
Terminata la storia, sorrisi alla piccola che non aveva accennato
ad addormentarsi nemmeno per un istante e le intimai dolcemente di
dormire, quando nuovamente la ragazza fece sentire la sua voce.
-
Papà ha detto che se fosse successo qualcosa non dovevo dire niente
a nessuno, che sarebbe stato più sicuro per tutti, ma ha anche
aggiunto di fidarmi di te, che saresti stata l'unica che mi avrebbe
aiutato Veronica – disse fievole, per poi chiudere gli occhi e
dormire beata.
La mattina seguente, in ufficio, attendevo con
ansia i risultati del database dell'internetpoint.
Non avevo detto
niente a mio padre di quello che mi aveva confessato la ragazza, come
se sentissi il bisogno di conservare il suo segreto finché non
avessi scoperto di più.
Solo verso mezzogiorno Mac finalmente
proclamò sorridente, sedendosi sulla poltrona di fronte a me – Ho
il finalmente il nome del nostro uomo: Kevin Diggori -