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Autore: PrincessOfSpades    07/01/2016    1 recensioni
"Mi coprii la testa con le mani aspettandomi la caduta di qualcos’altro dall’alto, paradossalmente meno piacevole di un Bruno caduto dal cielo. Come la caduta di insopportabili, oltre che pesanti, Graveler.
Beh, stranamente non successe niente e mi ritrovai gli occhi puntati addosso dei miei compagni,non voluti, di avventura.
-Ma che fai, Blue? – mi chiese quasi preoccupato Green.
- …- “Bella domanda; chiedilo al mio istinto sopravvalutato”
- … Niente – risposi fingendo di aver fatto una cosa del tutto abituale. Mi fu riservato uno sguardo eloquente che la diceva lunga sulla mia considerazione da parte del gruppo, e non era affatto lusinghiera.
- Qualunque cosa tu stessi facendo, possiamo andare? – ci reguardì Bruno.
Oak non se lo fece ripetere due volte e io sbuffai, cercando con gli occhi conforto nel soffitto.
Tornammo così alla biforcazione, chiudevo la fila con soddisfazione dal momento che se fosse successo qualcosa i primi ad avvertirmi, con tanto di urla agghiaccianti, sarebbero stati proprio i due mentecatti".
[Estratto dal Capitolo 4]
Una strana coppia formata da una squinternata campionessa e un insopportabile rivale, equivoci improbabili e tante, tante disavventure!
*Storia ispirata liberamente ai personaggi di Pokemon VerdeFoglia
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Green, N, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Salve!
Ho deciso questa volta di mettere il commento all’inizio e  mi scuso in anticipo, tuttavia è per una buona causa: questo è il capitolo FINALE!
La mia apparizione è vergognosa, dal momento che non aggiorno da anni, tuttavia, proprio qualche giorno fa, sono capitata qui e mi sono riletta questa storiella. L’ho letta tutta d’un fiato, e devo ammettere che mi ha proprio strappato dei sorrisi; così ho pensato che si meritasse una fine – una bella fine! Ho scritto dunque per voi quest’ultimo capitolo; anzi, ad essere sincera l’ho scritto per me, perché mettessi un punto a ciò che avevo cominciato. Spero solo di essere rientrata nello spirito leggero della storia, e che non vi abbia fatto percepire troppo lo stacco di anni e di maturazione personale.
Che dire, so che chi seguiva la storia non sarà stato ad ammuffire ad attendere un altro capitolo, e magari pochi la leggeranno, ma quello che spero è che anche a voi Bunny e le sue disavventure vi abbiano portato un goccio di allegria come lo è stato per me, alla prossima, Pokèmon Fandom!
Per chi mi segue anche nell’ altra mia storia, “Il Gioco degli Astragali”: a breve pubblicherò il nuovo capitolo. Siete, comunque, tutti invitati a leggerla! :3

PrincessOfSpades
 



Capitolo 8:               Come Bunny recuperò (finalmente) la stima della Lega.


- Annie, Taylor, Green?-
Era da un po’ che chiamavo i nomi dei miei compagni, dapprima piano per paura di risvegliare qualche bestia addormentata nella giungla, poi più forte, -perché non sarei voluta rimanere da sola un minuto di più.
Mi trovavo in quella che sembrava essere una giungla; i fusti delle piante erano talmente alti che riuscivo a malapena a scorgere il cielo. Tuttavia, quello non era il principale problema: mi muovevo con difficoltà e avevo la sensazione fastidiosa di essere come disidratata; inoltre boccheggiavo come se l' ossigeno facesse fatica a circolare nell’aria, e fosse un giorno di abominevole caldo torrido.
Camminavo e camminavo, sempre più in pensiero per i miei compagni. Prima di tutto mi chiedevo cosa fosse successo. Non eravamo sicuramente nelle mura della Silph, perciò eravamo a tutti gli effetti nel gioco; tuttavia intuivo che qualcosa fosse andato storto, anche se non capivo cosa.
D’improvviso sentii le fronde vegetali frusciare violentemente alla mia destra.
Mi girai istintivamente verso quella direzione e davanti a me apparve un’orribile e per giunta mastodontica riproduzione di Rattata. Ingigantita, a grandezza naturale: uno spaventoso Rattatasauro.
Urlai con quanto fiato avevo in gola.
- Aaaaaah!-
Cercai di scappare, ma la mia fuga per la salvezza si risolse con un pugno di mosche. Anche se ansimavo per lo sforzo, il Rattata mi seguiva incuriosito, a passo adagio. Mi sentii più volte il suo naso umido addosso, volto a fiutarmi.
- Basta, basta! Vai via, bestiaccia!- Rattata ritirò con sorpresa i suoi baffoni ispidi da me.
- Ecco, mantieni le distanze adeguate, piccolo ratto insolente!- lo minacciai, voltandomi di scatto verso di lui.
Dopo qualche esitazione mi accorsi che non aveva la minima intenzione di mangiarmi o farmi del male, ma solo avvicinare il suo muso appuntito e fiutarmi come se fossi un pezzo di groviera.
-E’ questo il modo di importunare la gente?!- esclamai alla fine, molto scocciata: non ne voleva sapere di lasciarmi in pace!
- Devo trovare delle persone, sai? Adesso lasciami da sola, non ho bisogno di una scorta-
Il giovane Rattata non sembrava capirmi, e tutto quello che ottenni fu di agitarmi un sacco e incuriosirlo, come risultato, sempre più. “Non è affatto dignitoso essere l’oggetto d’interesse di un Pokèmon per dilettanti, proprio non mi va giù!” pensavo, ribollendo da capo a piedi.
- Green, Annie, Taylor, dove siete?! Se mi sentite, rispondetemi per favore. Ho un Rattata, che mi vuole annusare, alle calcagna!-
Non ottenni risposta, ma avanzando con un Pokèmon snervante alle spalle e boccheggiando dalla fatica, con la sensazione fastidiosa di dover trovare una pozza fresca dove tuffarmi, non persi la mia grinta.
Passò un bel po’ prima che la ricerca potesse dare i suoi primi frutti.
Rattata se n’era andato, incuriosito da altro; forse cibo commestibile e non una povera umana finita in un videogioco con ambientazione una foresta pluviale abitata da Pokèmonsauri. Stavo giusto evitando un grande masso che bloccava la strada e rimpiangendo la presenza di Rattata (perché non facevo altro che udire rumori sinistri), quando sentii una voce familiare chiamarmi.
- Bunny!- era la voce della Scimmia Urlatrice, Annie, ma in quel momento mi sembrò la voce di un angelo.
- Annie!- esclamai. Mi affrettai verso la direzione della voce.
- Oh, Bunny, siamo qui, dove sei?!-
- Sono vicina!-
Diedi l’ultimo sprint gioioso, e con uno slancio mi buttai fra le fronde che sembravano separarmi dalle voci. Un verme color pesca con un pungiglione in testa mi si parò di fronte e urlai nuovamente, tentando di fare dietro-front.
Anche il pokèmon urlò alla mia vista.
- Bunny, razza d'idiota, che hai da urlare?! Siamo noi!- disse un’altra voce, quella boriosa di Green. E voltandomi vidi un Cubonesauro avvicinarsi.
- Stai lontano!-
- Anche tu!- minacciai il Weedlesauro.
- E’ così. Verrò uccisa da terribili Pokèmonsauri con la voce dei miei amici, è proprio una triste fine- gemetti con disperazione.
- Pokè- che?-
- Bunny, non vogliamo farti del male, siamo noi, Annie e Green!-
- State mentendo! Li avete mangiati, e avete preso le loro voci e volete farmi credere questo per far sì che io vi segua del vostro covo, e poi mi spolperete con i vostri simili!-
Il Weedlesauro finse preoccupazione. “Che attore, proprio una tipica espressione alla Annie: sensibile e filantropa." Devono avere assimilato anche i loro comportamenti, oltre che le loro voci! "Devo stare molto attenta, sono proprio pericolosi!”
- Si può sapere che film ti guardi la sera?!-
- Ecco!- e additai il Cubonesauro.
- Questo è proprio un commento da Green! Siete proprio crudeli, ma non vi farò avere questa soddisfazione. Perciò, se dovete mangiarmi, preferisco che voi me lo diciate adesso-
- Spero che tu stia scherzando! Hai veramente toccato il fondo con le tue idiozie melodrammatiche-
- Bunny, non ti stiamo mentendo!-
- Ma se tu fossi Annie, saresti un Pokèmon- obiettai.
- E’ così, ma vedi Bunny, lo siamo tutti … anche tu- pigolò, quasi sentendosi in colpa, per quella rivelazione.
Impallidii poco a poco, e il Cubone scoppiò a ridere.
- Riderei poco se fossi in te. Che sia vero o meno, ti è andata proprio male-
- Ma sentila, da che pulpito! Dici così perché ancora non ti sei vista-
- Ehi!- feci per corrergli incontro e dirgliene quattro a distanza ravvicinata, quando mi accorsi di un particolare: camminavo di lato.
- Meglio un Cubone oggi, che un Kingler domani- aggiunse beffardo.
–Un momento, non dirmelo -
- Già –
- Ho detto di non dirmelo!- portai quelle che dovevano essere un tempo le mie braccia, all’altezza del volto. Due chele enormi e rossastre si chiusero di scatto.
- Ah! Toglietemele di dosso!-
- Stupida, come facciamo, te le stacchiamo?!-
- Perché un Kingler- cominciai a piagnucolare –Non è possibile, quello che si meritava il mio spirito nobile non era certo questo, e pensare che non l’ho nemmeno mai voluto in squadra-
-Si chiama karma; la prossima volta ci penserai due volte prima di abbandonare un Kingler solo e spaurito alla sua triste vita- disse con tono serio.
All’improvviso mi ricordai che mancava all’appello Taylor e feci un bel respiro.
- Convinta adesso, regina dei Kingler abbandonati da una buzzurra?-
Respirai nuovamente, profondamente.
- Ho deciso che la prenderò con filosofia. Ok, mi avete convinta, anche questa storia del Karma mi ha convinta-
Il Cubone sogghignò.
-Quindi, adesso prenderò la leadership e vi condurrò alla salvezza!-
- Vedo che ti sei ripresa in fretta dallo spavento- notò Green.
- Io non faccio parte di nessun gruppo, tantomeno volevo essere coinvolto in questa cosa, anzi, ora che ci penso, sono piuttosto arrabbiato con te. Non so se potrò ritornare umano; e se ci riuscirò, sappi che non so quanto la cosa abbia posticipato i tempi-
- Gentile come sempre- risposi corrucciata, mettendomi in cammino.
Annie si avvicinò ma Green rimase dov’era e quando me ne accorsi, mi girai di colpo.
Green mi osservava con l’espressione divertita, anzi, più che divertita, diabolica.
- La pianti di fissarmi e ti incammini anche tu dietro la tua leader?-
- Io la smetterei di autodefinirmi “Leader”, con quelle sembianze, poi-
- Comunque, avrei scomesso su un Magikarp- aggiunse.
Lo trucidai con un’occhiata torva -Ha, ha, molto divertente.-
 
 
- Taylor!-
-Taylor?-
- Sfigato, è la leader che ti chiama. Spero che tu sia da queste parti perché non posso sopportare oltre queste grida di granchio!-
- GREEN!-
La ricerca dell’ultimo membro della comitiva, sembrava più o meno procedere, ma di Taylor, neanche l’ombra.
Finchè a un certo punto al voce del ragazzo in questione non arrivò alle nostre orecchie. O qualcosa di simile, di cui eravamo momentaneamente in dotazione.
- Taylor, sei tu? Dove sei?!-
- Sono qui!-
La voce sembrava molto vicina, circa un metro; eppure non vi era nessun Pokèmon di fronte a noi.
- Non ti vediamo, Taylor- dissi, accertandomi con lo sguardo che anche i miei altri compagni lo cercassero confusi fra la vegetazione.
- Bunny, sono qui, proprio davanti a voi!- sembrò quasi pregarci di salvarlo, sembrava sull’orlo di una crisi isterica.
- Non abbiamo i raggi X; quindi a meno che tu non sia un felce o un sasso, tu non ci sei-
- Ma no, vi giuro che sono qui proprio davanti a voi, vi vedo con i miei occhi!-
- Taylor …-
- Vi vengo incontro, così forse mi vedrete-
- Sì certo. Perché, guarda caso,  davanti a noi c’è una trappola, si chiama “Specchio ingannatore” e che non fa vedere gli amici perché è uno specchio brutto e cattivo. Bunny, andiamocene, lo lasceremo qui. Quando avremo risolto tutto tornerà fra i vivi e alla vista di noi mortali.- così sentenziò Green, e dicendo ciò si allontanò.
- Green! Fermo, non possiamo lasciarlo qui!-
- Taylor, vienici incontro, dacci un segno!- mi rivolsi subito dopo a Taylor, supplicandolo col pensiero di apparire alla svelta.
A poco a poco qualcosa si delineò e prese forma una forma gigantesca, che mi sovrastava di un bel po’. Un Kecleon.
- Taylor?!-
- Bunny, ragazzi!- si avvicinò osservandosi le zampe, adesso del solito colore verde scuro.
- Taylor ti eri mimetizzato, ecco perché non ti vedevamo!- esclamò allegramente, Annie.
- Sì, scusate, è arrivato un allenatore e voleva catturarmi, io mi sono nascosto e poi l’ho visto andare via. Comunque sia dobbiamo fare attenzione, potrebbe essere nei paraggi-
- E di che dimensioni era?- chiesi all’improvviso.
- Beh … era piu alto di me, due volte me, era un ragazzino-
- E’ tutto ingigantito in questo gioco-
- Niente è ingigantito, è la tua percezione delle cose che è cambiata- disse rassegnato Green, roteando gli occhi.
- Comunque sia, ora che siamo tutti, dobbiamo solo trovare il modo di tornare niente-
- Già, “solo”-
- Direi intanto di trovare un sentiero, della gente, qualsiasi cosa, e toglierci da questa giungla-
- Quale giungla?- chiesero in coro Green, Taylor ed Annie.
- Bosco, insomma-.
- Erba alta- mi corresse Green.
“Ad ogni modo, da che parte andare ora?”. Mi girai più e più volte ma non avevo idea in che direzione dirigermi.
- Ehi ragazzi, da che parte andiam-
- Shh!- mi zittì Green. –Ho sentito qualcosa-
Fiutammo l’aria circospetti.
D’un tratto il rumore ricomparve e questa volta più forte e ininterrottamente.
- Qualcosa sta venendo verso di noi!- pigolò Annie.
- Presto, presto!- feci cenno con una chela di nasconderci dietro una grande corteccia.
Tutti mi superarono con grade facilità, arrancai. Il respiro si era fatto subito difficoltoso.
- Bunny!- esclamò Taylor, quando voltandosi, arrivato al riparo, si accorse che non ero ancora al sicuro fra le radici.
D’improvviso un verso mi fece voltare, e alle mie spalle vi trovai uno Spearow dal becco ricurvo che mi fissava sospetto.
- Bunny, non ti muovere!- mi sussurrò Green.
Seguii il consiglio. Il Pokèmon avvicinò il muso (in quella che sembrava essere una pratica ben consueta fra i Pokèmon), poi mi beccò il carapace, come per accertarsi di qualcosa. Forse mi credeva un sasso. Fortunatamente non mi fece neanche un graffio, grazie al mio carapace. E poi un po’ deluso, mi dette un altro paio di beccate, giusto per essere sicuro. Allora si mise a girare attorno a me, in cerca dei versi che aveva sentito prima. Lo vidi avvicinarsi alla corteccia. Taylor doveva essersi mimetizzato, gli altri nascosti ben bene.
Sembrava quasi che l’avessimo scampata, quando il grido di Annie e il rumore di corrente d’aria non irruppero nell’aria.
- Ha-ha! Ecco un piccolo Weedle da aggiungere alla mia collezione!- esclamò un pigliamosche dall’aria presuntuosa, agitando soddisfatto un retino con dentro la povera Scimmia Urlatrice.
“No!” –Annie!- gridai istintivamente, col risultato di attirare l’attenzione su di me.
Lo Spearow voltò di scatto il collo piumato nella mia direzione e iniziò a produrre versi fortissimi da togliere i timpani delle orecchie.
- Che? Un altro Pokèmon?- il pigliamosche si avvicinò, mentre spostava da una parte lo Spearow per vedermi.
Iniziai a sudare freddo, sicura di non voler finire nelle pokèball di un pigliamosche.
- Bunny, Bunny!- continuava a pigolare Annie, disperata.
- Resisti Annie!- fu l’unica cosa che seppi dire, un incoraggiamento volto anche a me, probabilmente.
- Dobbiamo salvare le ragazze!- disse agitantosi, Taylor.
- Fermo! Se proveremo ad aiutarle ora, finiremo anche noi in delle Pokèball, e non potremo più fare niente-
- Ma …-
- Fidati di me. Bunny lo sa, è per questo che non ci chiede aiuto-
“Per tutti gli Zapdos, perché quei due non si fanno venire in mente qualcosa per salvarci la pellaccia?!”
- Oh, un Kingler, che strano … No Spearow, non posso catturarlo col retino, con le chele potrebbe bucarlo. Fammi vedere dove ho messo le Pokèball …- il ragazzo aprì la borsa a tracolla, nel mentre Spearow controllava che non scappassi o facessi gesti avventati. Sicuramente non potevo scappare, non sarei andata tanto lontano, sulla terraferma. Però quel pivello di allenatore mi aveva appena dato un’idea, bucare il retino. Adesso era il momento adatto per provare, visto che era indaffarato a cercare le Pokèball (e questa era la riprova del fatto che fosse inesperto come solo i pigliamosche possono essere. Le Pokèball devono essere rigorosamente a portata di mano!). Così con uno scatto, colsi alla sprovvista Spearow, Taylor e Green, Annie e l’allenatore. Pizzicai con quanta più forza potevo la caviglia dell’allenatore.
- Ahhhh- lanciò un urlo tanto forte da risuanare forte fra le chiome degli alberi, e poi cominciò a saltellare su un piede. Iniziò a roteare il retino come una mazza ferrata mentre Annie gridava spaventata a sua volta. Cercai di tagliare il retino ma Spearow mi fu subito addosso e come una scarica di pioggia mi inizò a beccare con ferocia.
Green e Taylor saltarono fuori dal loro nascondiglio ma ancora si tenevano a distanza. Se qualcuno avesse potuto distrarre il pigliamosche e il suo Pokèmon io avrei potuto tentare di salvare Annie.
- Non riuscirai a portarmi via questo meraviglioso Weedle, stupido granchio!-
- Ehi, ehi! Sai a chi stai parlando, razza di fastidiosissimo dilettante?! Con Bunny Blue, la campionessa regionale di Kanto!-
- Ora se trovo queste Pokèball, ti sistemo io!-
- Ragazzi!- esortai i miei compagni, che a quel punto corsero da me.
- Annieee- Keckleon, sempre mimetizzato con la vegetazione, con questo urlo disumano si gettò su Spearow, che iniziò a starnazzare spaventato,e i due cominciarono a lottare ed allontanarsi da noi. 
Spearow baccava senza pietà Taylor, che tuttavia non perdeva terreno di un unghia, avvinto al suo avversario proprio come un camaleonte.
“Taylor, stai attento!” disse Annie preoccupata.
Intanto Green mi aveva affiancato.
- Bunny, io penso a lui, tu cerca di liberare Annie, sei l’unica che può farlo-
Annuii.
Green afferrò con fermezza l’osso che portava con sé. Strinse gli occhi prendendo la mira, poi lo lanciò. Il pigliamosche fu preso proprio sul braccio che teneva il retino, e con un gesto sorpreso allentò la guardia. Al che io alzai la chela e colpii. Il retino si ruppe in due ed Annie cadde al suolo con un gemito.
- Annie!- mi precipitai da lei. Nel frattempo, Taylor era stato sopraffatto dallo Spearow, che adesso accorreva in soccorso del suo allenatore. Le cose presero un brutta piega, inoltre, quando il ragazzino, ferito nell’orgoglio, si rivoltò contro Green. Gli tirò un calcio dritto nella pancia, dove non aveva un osso a proteggerlo. Green volò via con un gemito soffocato.
- Green!-
Taylor era esausto, Green era appena stato colpito, Annie era ancora a terra senza forze. Velocemente, pizzicai nuovamente l’allenatore.
- Va via, adesso basta! Non ti permetterò di fare male ai miei amici!-
Mi avventai nuovamente sull’allenatore, con Spearow che nuovamente puntava a spaccare il mio carapace.
Green si rialzò con fatica.
- Bunny!- mi raggiunse arrancando; lo trovai al mio fianco.
Sentii che afferrava un altro osso e presa la mira, lo lanciò contro il pigliamosche, prendendolo al solito piede.
Il ragazzo uggiolò.
Spearow si avventò contro Green.
“No! Lui è gia debole, codardo!”
Ma all’improvviso, vidi una coda viola saettare verso di noi.
-Rattata!-
Il suddetto Pokèmon con un balzo arrivò in prossimità dell’allenatore e morse nuovamente il giovane, che scoppiò a piangere.
- Mammaa!- corse via urlando dal dolore; Spearow quindi lasciò la sua preda e corse verso di lui.
Rattata mi guardò per un attimo.
-Grazie, amico mio!- lui annuii col capino e poi sparì velocemente come era venuto, senza darmi il tempo di aggiungere altro.
Mi precipitai da Green, che sembrava messo molto male.
- Green!-
“Cavolo, cosa posso fare?!”
Poi mi venne in mente di sollevargli la testa per farlo respirare meglio.
“No …”
Una grossa lacrima, grande quanto una bolla di sapone, mi cadde dall’occhio, quando mi accorsi che non potevo aiutarlo con le chele che avevo. Semplicemente non potevo, non era nelle mie possibilità momentaneamente, né potevo aiutare Taylor ed Annie.
Potevo soltanto rimanere a guardare i miei amici sofferenti.
“Se io non li avessi trascinati con me … a quest’ora Taylor ed Annie sarebbe sicuramente al sicuro nelle loro camere”
- E’ tutta colpa mia, perché le persone che stanno con me devono sempre rimetterci e io mettere loro nei guai?!-
Poi, un’onda investì tutto ciò che si trovava intorno; gli alberi, il cielo i miei compagni. Vidi i loro contorni deformarsi, schiacciarsi e traslare a destra e a sinistra per poi ritornare come prima. Vidi per un attimo Green, vero, in carne ossa, steso a terra, pieno di lividi e graffi. Le “interferenze” cominciarono a susseguirsi ogni dieci secondi.
Vidi Taylor, il ragazzi della Sala d’Oro steso a terra e i capelli ricoperti di polvere e terra.
Ora intereferenze ogni cinque secondi.
Vidi Annie addormentata sul terreno, sopra un pezzo di rete, e interferenze ogni due secondi.
Mi guardai le chele, e vidi alternarsi con delle mie mani, quelle mie, ogni secondo, tanto da confonderele e fonderle insieme. Mani rossiccie e tozze.
Poi ci fu una grande luce che avvolse tutto.
 
 
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai in quattro mura grigie e fredde, quelle che dopo un attimo, riconobbi come Silph. Una donna dagli occhiali e i capelli biondi esclamò con sopresa: -Siete tornati! Ce l’avete fatta!- e poi sparì dalla porta.
Girai la testa, e accanto a me vidi Annie, Taylor e Green. Avevano aperto gli occhi anche loro e non sembravano malconci come quando avevo visto loro nel bosco. Stavano bene e me ne rallegrai.
Annie e Taylor si guardavano spaesati attorno, Green invece sembrava avere lo sguardo perso nel vuoto, poi si girò verso di me e per un istante i nostri sguardi s’incorciarono. Il suo era severo, rigido, come quello che aveva nella battglia contro l’allenatore. Concentrato, risoluto.
Kyle spalancò la porta esultando.
- Per tutti gli Ho-oh di Kanto!”
 
 
Ci vennero tolti tutti i recettori e ci portarono nell’ingresso, dove ci venne dato anche un tè caldo.
Kyle ci stava spiegando cosa fosse successo, sembrava stupito persino lui stesso.
- Vedete, qualcuno aveva manomesso la schedina probabilmente. Quando vi abbiamo teletrasportato nel gioco, ci siamo accorti che non avevamo controllo, non vi vedevamo attraverso lo schermo, non sapevamo dove foste, inoltre il gioco dava bug che prima non aveva mai mostrato. Ci siamo subito allarmati, abbiamo cercato fin dal primo momento di tirarvi fuori ma non avendo abbastanza controllo non potevamo far molto. Poi, dopo un po’ , indovinate; no ci crederete mai, cioè, anche io tutt’ora fatico a crederci, ma sapete cosa è saltato fuori?!-
- No… - risposi incuriosita.
- Un Ditto. -
Le nostra facce parlarono da sole, e Kyle fu costretto a giustificare tale affermazione.
- E’ di là, possono confermarlo i miei colleghi. Capite, il Ditto era dentro la schedina! Ecco perché non funzionava più!-
Sbiancai. Green mi guardò, anche lui doveva aver pensato alla stessa cosa; il Ditto di Copiona! Ecco il colpevole. Ripercorsi all’indietro la giornata prima di arrivare alla Silph.
- Ma certo!- esclamai saltanto su in piedi.
- Quando Ditto- copia di Gastly rincorreva il tuo Gas, Annie … Copiona ha chiamato il suo Pokèmon, ma questo non è andato da lei … e questo perché era il tuo Gastly!-
- Il Ditto mentre rincorreva il malcapitato ha sbattuto contro la schedina e potendo penetrare i materiali è rimasto imprigionato nella schedina, che nel frattempo era caduta- completò Green senza scomporsi, come se fosse stata la spiegazione più logica fin dall’inizio.
- Beh, ora tutto torna- concluse Kyle.
- Sistemeremo l’apparecchio e la schedina, la terremo noi quindi, per scongiurare altri danni. E’ tutto, se volete siete liberi di andare-
- Kyle, porteremo noi il Ditto al suo allenatore-
- D’accordo, vi ringrazio-
Ci alzammo dal divano.
- Sono proprio dispiaciuto che questo primo test sia fallito, tuttavia spero che la prossima volta andrà meglio, anzi, vorrei poter fare affidamento ancora su di voi- disse Kyle rivolgendosi a me.
- Non pensarci nemmeno - Già a  metà frase Green aveva espresso lapidariamente il suo disappunto, storcendo la bocca sdegnato, e allontanandosi con le mani in tasca.
Ma Kyle gurdava me, con i suoi occhi intensi … me, capite?!
Stavo pensando a una scusa veloce mentre lo scienziato produceva una serie di parole veloci ed entusiaste.
- Kyle, apprezzo veramente il fatto che tu nutra questa fiducia cieca in noi, però ora lavoro per la Lega e ho molto da fare ...-
- Quindi ti ricontatterò sicuramente in settimana, mi sono già fatto dare i vostri numeri dal professor Oak-
Spalancai gli occhi avvampando all’istante.
- A- Ah, il professor Oak ti ha dato il mio numero?!- chiesi con sorpresa.
- Ah, ehm, sì. Interessi di lavoro, mi ha dato il permesso ma forse hai ragione, avrei dovuto chiedere prima a voi- confessò paonazzo.
Non potevo crederci: per una volta il professor Oak aveva fatto qualcosa di utile. “Urrà!”
Con commozione, lasciai da parte la paura nata da questa disavventura, e presi in mano le redini della situazione. Con calma, affabilità, sicurezza.
- Kyle- pronuciai perentoria, facendolo sobbalzare.
- Certo che puoi contare su di me; di fatto è  mio dovere, in nome del titolo di campionessa regionale. E’ sotto tutti i punti di vista un ruolo che sono onorata di ricoprire professionalmente. La scienza progredirà molto da questa tua brillante intuizione-
- Non è stata solo opera mia … è il risultato di un faticoso lavoro di squadra che ci ha portati a questo risultato- balbettò lusingato, mentre io tiravo fuori le mie migliori doti oratorie.
- Per questo Kyle, lo farò. Perché voglio essere partecipe di questa scoperta. Grazie, grazie davvero- e presi la sua mano stringendola riconoscente.
- Quindi sarò felice di sentirti, chiamami presto!- dissi, riprendendo i soliti toni colloquiali con un sorriso.
- Cioè chiamami in fretta per il test, non vedo già l’ora di riprovare- aggiunsi in fretta, con le gote che prendevano fuoco.
- Uhm, sì, va bene!-
- Ok, noi dobbiamo andare, grazie di tutto- dissi poi per congedarmi e togliermi – e toglierci, dal palpabile imbarazzo.
Raggiunsi in fretta i miei compagni che mi aspettavano alla porta.
Annie e Taylor mi guardavano con un po’ di timore, come se avessi potuto combinare l’ultimo pasticcio, Green a braccia conserte mi scrutava con disapprovazione.
- Disgustosa- commentò, quando fui abbastanza vicina da sentirlo senza poterlo fraintenderlo.
Diventai nuovamente rossa.
- Ah! E’ tutto quello che sai dire?! L’ho ringraziato solo della possibilità che ci vuole offrire. Vuole renderci partecipi della scoperta del secolo, e tu? Tu come al solito non apprezzi!-
- Che cosa?!- esclamò allarmato. Taylor ed Annie si scambiarono uno sguardo, e pallidi in volto presero il coraggio di parlare.
- Ehm, Bunny forse non è il caso. I nonni … devo aiutarli … e poi ho la scuola- cominciò Annie.
- Già, la scuola – rincarò Taylor esitando un poco.
- Adesso torni subito da quell’allocco e gli dici che Green Oak e gli altri tuoi compagni non sono affatto disponibili!- minacciò Green, nero in volto.
- Io non gli ho detto proprio nulla! E non è un allocco, è un ragazzo brillante e pieno di passione!-
- Comunque è stato tuo nonno a dargli i nostri numeri per ricontattarci, diglielo tu!- aggiunsi offesa.
Green si paralizzò all’istante.
- Mio nonno? Questo non doveva farlo, non doveva farlo!- e detto ciò uscì, fremendo dalla rabbia.
 
Usciti dalla Silph, chiamai fuori dalla Pokèball Charizard.
- Beh, Annie, Taylor … -
Avevo i ragazzi al mio fianco e avevo deciso che era l’ora di tornare a casa, sia per loro, che per me.
- Scusate se vi ho coinvolto in questa avvent … volevo dire, disavventura. Mi dispiace veramente che vi abbia messo nei guai, non era assolutamente mia intenzione. Annie … -
Annie sobbalzò.
- Quando ti ho vista su quella lapide … E tu Taylor, quando ho pensato a quanto ti dovessero mancare i tuoi Pokèmon … - Taylor abbassò lo sguardo, gli occhi gli luccicavano, ma non mi fermai.
- Io ho voluto tirarvi su il morale, e passare un pomeriggio insieme, con una campionessa un po’ svitata e incosciente, ecco, passare un pomeriggio un po’ alternativo, per farvi liberare la mente da quei pensieri tristi-
- Alternativi? Sul mio vocabolario c’è scritto "pomeriggi a prova di sopravvivenza"- m’interruppe Green.
-Green!- lo ripresi.
-Ad ogni modo, forse non ci sono riuscita, e probabilmente penserete che sono una piantagrane, come pensano in fin dei conti tutti, dalla Lega a mamma. Però sono contenta di avervi conosciuto, rimiamo amici, ok?- chiesi, prendendo loro le mani.
Taylor alzò lo sguardo su di me.
- Non dirlo nemmeno per scherzo. Mi hai salvato la vita, ed anche nel gioco, ho capito che faresti di tutto per i tuoi amici, e hai coraggio da vendere. Bunny tu sei una campionessa eccezionale. E anche se ti metti spesso nei guai, ne esci sempre a testa alta e col morale alto, sorridendo come adesso. Perciò certo che rimarremo amici,e ti ringrazio per tutto, per queste strampalate giornate, e per aver conosciuto amici preziosi- disse sorridendo a me, Annie e Green, il quale girò subito lo sguardo. Scommetto che fosse sorpreso dalla gentilezza di Taylor!
- E’ vero Bunny, io voglio essere tua amica, e quando vorrai potremo vederci. Non si trova tutti i giorni una campionessa che porta una sconosciuta a fare un gito col proprio Charizard per tutta Kanto, pur non avendola mai vista prima. Hai voluto risollevarmi il morale: così è stato, grazie per oggi, grazie di tutto-
Mi portai le mani al viso, gli occhi lucidi come argento lucidato.
Abbracciai i due con uno slancio che fece barcollare tutti e tre.
Green osservava la scena in silenzio.
 
 
 
Portati Annie e Taylor a casa, io e Green avevamo fatto tappa, prima di tornare a Pallet Town, da Copiona, per restituirle il suo Ditto.
L’avevamo trovata con gli occhi gonfi e rossi, segno che avesse pianto molto. Le spiegammo l’accaduto, ma non sembrò ascoltare molto; stringeva il suo Ditto con tale tenerezza, tanto da farmi pensare che non dovesse essere così male come allenatrice, se voleva così bene al suo Pokèmon.
- Ditto, non farlo mai più, mi hai fatto preoccupare così tanto!-
Sorrisi e ci congedammo con un timido saluto, che Copiona non sembrò sentire, talmente era occupata a stritolare la creatura gelatinosa.
Così, io e Green, uscimmo dalla porta e ci trovammo fianco a fianco per le vie di Saffron City.
“Beh, e ora che facciamo?” pensai, con un po’ d’imbarazzo.
Green sembrò leggermi nel pensiero, perché mi disse: -Hai chiamato Lance?-
- No!- mi battei un colpo sulla testa. “Già, Lance!" Chissà come la prenderà, dopo che gli racconterò cosa è accaduto …” Dovevo avvertirlo al più presto, prima che lo venisse a scoprire da qualcun altro.
Green sbuffò divertito. –Lo sospettavo-
- Pazienza Bunny, lo chiameremo più tardi; prima sistemiamo questa faccenda della Silph con mio nonno- aggiunse poi, notando la mia fiacca espressione.
- Sì, forse hai ragione- ammisi, tirando un lungo sospiro. In fondo era meglio occuparsi delle questioni una alla volta.
-Forse?- obiettò sarcastico. Dicendo ciò mi superò e velocizzò il passo.
-Green! Dove vai?!-
- Da mio nonno-
-Aspettami!- affrettai il passo e lo raggiunsi.
- Aspetta! Un attimo di tregua, per favore!-
Green rallentò l’andatura, ma non disse niente.
Io non volevo tornare subito a casa, e poi avevo fame. Meritavamo, dopo quella assurda avventura, almeno una piccola ricompensa.
- Ehi, ho un’idea: prima di tornare a Pallet Town, che ne dici di prenderci un gelato?- esordii all’improvviso.
Green si bloccò, leggermente colto alla sprovvista.
- Un gelato?- ripeté, non molto convinto.
- Una fetta di torta, un frappé, una … -
- Va bene, va bene; avevo afferrato il concetto!-
- Quindi?-
- Non è questo. Pensavo non gradissi la mia compagnia- costatò con una nota di amarezza, calcando sull’ultima parola.
Mandai gli occhi al cielo. Non era la sua compagnia che non gradivo, era la situazione che mi soffocava. Quell’uscita organizzata a tavolino solo per recuperare la stima della società.
- Oh, ma piantala!- e lo afferrai per un braccio.
- Se me lo ordinasse la Lega, andrei malvolentieri persino nella pasticceria più buona di tutta Kanto, perciò non fare storie-
Green si lasciò trainare e mi seguii con insolita docilità, non tentò nemmeno di chiedere dove fossimo diretti.
Conoscevo un buon posto dove prendere qualcosa di caldo e di dolce, e in materia ero parecchia ferrata.
Così ci mettemmo in marcia.
Dopo circa una decina di minuti –ovviamente gli avevo lasciato il braccio da un pezzo, diventando del colore di un Kingler (… ehi, un momento. Kingler? Mi sono paragonata ad un Kingler?!) quando mi ero accorta che la cosa si era protesa per fin troppo tempo.
- Mi fai paura quando sei così silenzioso, Green- insomma, il mio rivale non mandava fuori dalla bocca i suoi soliti commenti sarcastici e sadici!
Mi girai appena, il giusto per vederlo assorto fra i tetti delle case, nei marciapiedi o nelle vetrine.
-Umh? - pronunciò sorpreso, quando si accorse che lo stavo guardando, aspettandomi un commento, o un segno che mi stesse ascoltando.
- Ditto si è impossessato di te, per caso?-
-Eh? Di me? Cosa vai farneticando Bunny?!- rispose offeso, riprendendo subito colore.
- Come osi solo pensare una simile eventualità?! A te deve averti mangiato i neuroni, invece-
- Ecco perfetto, mi sbagliavo. E dire che ci speravo … eri così carino e buono fino a due secondi fa-
- Carino?-
- Oh- risposi, diventando paonazza.
- No, no, non è come pensi, era un modo di dire!- cominciai a dire.
Oh cielo, certi termini non potevano collegarsi a lui! Oltre ad essere una cosa innaturale, era pure molto sconveniente, e imbarazzante. Mi fermai; il mio rivale mi raggiunse con due passi.
- Perché ti agiti tanto?- commentò, riprendendo il tono atono di sempre.
- P-perché l’hai detto come se tu avessi frainteso-
- No, ti sbagli. L’ho detto perché non mi reputo “carino”, né tantomeno vorrei fare quest’effetto. “Carino” lo dici al tuo Rattata puzzolente- Green riprese a camminare.
- Ma io non ho un Rattata-
- Ah, e a proposito, forse non te lo ricordi, ma un Pokèmon di questa specie ci ha salvato le penne nel videogioco-
- Ma davvero?- commentò di spalle, beffardo.
 
 
Alla fine eravamo giunti alla gelateria ed eravamo riusciti a prendere il nostro agognato trofeo. Tralasciando la mia goffaggine, che aveva fatto cadere una coppetta di un gelato finito; e il guaio maggiore è che era caduta proprio addosso a Green, macchiandogli leggermente la felpa … ma tanto non se n’era accorto, quindi tutto era andato per il meglio.
E preso il nostro gelato, dopo che la ragazza che stava al bancone ci aveva riconosciuto e fatto un sacco di complimenti e domande, ci dirigemmo verso un muretto che sembrava essere il luogo tranquillo che serviva per gustare la nostra merenda.
- Non vedo l’ora di rivedere Annie e Taylor- commentai dopo poco.
- Sai, stavo pensando di organizzare una cena tutti insieme a casa mia, mamma ne sarà felice. Invito anche Erika-
Green storse il naso.
- Perché vuoi invitare Erika?-
- Perché non dovrei, è mia amica, volevo che la conoscessero-
- Perché t’invaderà la casa di Tangela e piante carnivore- poi, sorprendentemente, scoppiò a ridere.
- Si può sapere che hai da ridere?!- chiesi, allarmata dalla sua insolita risata sguaiata.
- Aspetta, ho forse una macchia sul naso?-
- Eh? Ma no, non hai niente. La cosa mi stupisce, eh, però non hai niente di strano sulla tua faccia-
Smisi di tastarmi il viso alla ricerca di presunte macchie.
- Stavo solo pensando alla tua casa invasa da un esercito di Tangela duplicati per chissà quale motivo; tua mamma disperata, tu che cerchi di salvare la cena e io che arrivo e trovo questa situazione- e dicendo ciò rise con più gusto.
Non potei fare a meno di ridere anche io a quella scena.
- La cosa mi dovrebbe offendere, però hai ragione. Non dovremmo riderci troppo su … potrebbe essere altamente probabile e sarebbe un disastro assicurato-
- Ne abbiamo passate tante ultimamente, eh?- dissi dopo un po’, quando ci ricomponemmo.
- "Te ne ho fatte passare tante ultimamente", semmai- mi corresse con una punta di sarcasmo.
- Guarda che ero nei guai anche io!-
- Beh, ti ricordi del mio Jolteon? A pensarci bene ancora non ho realizzato del tutto l’accaduto-
- Bunny, quell’ora sarebbe arrivata prima o poi-
- E poi la Sala D-Dafne; non avrei mai pensato di trovarci una serie di cunicoli nascosti, né tantomeno una sala d’oro!-
- Neanche io. Peccato che tu l’abbia distrutta- mi agitai a quelle parole.
- Ti prego, non dire così … tutto quell’oro!- gemetti
- Proprio la corona sbagliata dovevo andare a toccare, ahimè … -
- Meglio così Bunny, certe cose devono rimanere sepolte sotto strati e strati di terra e polvere-
- No, no! Avrebbe fatto la mia fortuna, e tu la fai facile; sei riuscito a trafugare qualcosa! A proposito, mi dici cosa hai preso?-
- Eh, intendi questo?- disse, tirando fuori dalla tasca una cosa luccicante e reggendola in alto, al sicuro dalle mie grinfie.
Cercai di afferrarla e tesi la mano verso la luce emanata a sprazzi, come una meravigliosa sorgente.
- Fammelo vedere dai, non vedo! Non riesco a capire che cos’è-
- Spiacente, hai già visto troppo- e detto ciò, lo rimise nella tasca.
- Uffa!-sospirai.
- Un giorno forse, deciderò di fartelo vedere-
­- Sì, fra trecento anni- commentai con disappunto.
- Dai, non così tanti: duecento sono più che sufficienti-
- Ah, grazie dello sconto-
- Senti … forse è l’ora di tornare a casa, dobbiamo ancora andare da tuo nonno- aggiunsi dopo un po’.
Alzai lo sguardo verso i palazzi e vidi il cielo più scuro, premonire la sera.
Green annuì.
Fece per alzarsi, ma in quel momento non ero già più in me; era bastato un attimo.
Io volevo rimanere lì, e magari affrontare altre mille e mila disavventure, e non tornare a casa; fare come se non esistesse la notte.
E così, quando si era alzato, mi era balenato in mente il pensiero che domani sarebbe stato un altro giorno, quando io volevo protrarre questo per sempre.
“Bunny …” mi aveva ammonito la mia coscienza.
Però … io ero veramente stanca di rimandare, di credere che il mio rivale, -perché ebbene sì, il motivo di tutto quel trambusto era lui, fosse rimasto per sempre al mio fianco senza un motivo, o perché così voleva la Lega, o il destino, senza dargli un motivo per rimanere. Voglio dire, un giorno la sua pazienza sarebbe cessata e mi avrebbe abbandonato, perché non gli dimostravo mai niente, mai un sano gesto di affetto.
- Bunny?-
Lo avevo agguantato per il braccio, trattenendolo. Dovevo aver lo sguardo veramente perso, perché sembrava preoccupato.
Allora, di nuovo il rossore prese il posto, sulle guancie, del mio colorito naturale.
- Scu…- e mi bloccai a mezza parole. Perché scusarmi?
Di getto lo abbracciai, allacciandogli le braccia al collo.
Lui non disse niente, e io rimasi lì, contenta come non lo ero mai stata.
- Green, ti voglio bene-
 
 
- Bunny, mi stai ascoltando?-
- Uhm, sì. Sì che ti sto ascoltando, continua!-
Ok, non lo stavo facendo per niente. Erika mi aveva guardato, non troppo convinta, per poi proseguire il suo discorso.
- Fatto sta, che non appena ho messo piede nella palestra … -
L’avevo ascoltata sì e no tre secondi che subito i miei pensieri erano volati al giorno precedente, a quando avevo incontrato per la prima volta Kyle.
Lì, sdraiata a pancia sotto sul letto di Erika, il cellulare in mano, non aspettavo altro che la sua chiamata. Che sì, sarebbe stata di lavoro, ma che importa?
“Devo pensare a una strategia per conquistarlo …”
- E poi, sempre nello stesso giorno,mi arriva una lettera da … -
“Forse dovrei farmi consigliare un completo da Sabrina, e se lo avesse anche antiproiettile sarebbe fantastico, non si sa mai”
- Allora io ho detto: “Beh, anche se quel giorno … ”-
DRIN, DRIN, DRIIIN
Spalancai gli occhi e capovolsi la posizione in fretta, trovandomi a pancia sotto, il cuore che batteva velocissimo.
“Lance?!”
Rimasi così delusa che esitai a rispondere.
- Bunny, il telefono- mi fece notare un Erika innervosita dalle continue interruzioni.
Di colpo sbiancai.
“Oh,no”. Mi ero dimenticata di chiamarlo il giorno prima. Alla fine io e Green eravamo andati dal professore a Pallet Town ed ero tornata tardi a casa. Mi era proprio passato di mente.
Spinsi il tasto deglutendo.
- Sì?- pigolai piano piano.
- Bunny! Che gioia sentirti!-
- Davvero?- domandai, non certa di aver capito bene.
- Certo. Perché, c’è qualcosa che forse dovrei sapere?- il tono lievemente malizioso distrusse immediatamente tutte le speranze.
- Ehm … - che pasticcio! Dovevo raccontargli tutto, anche che l’uscita era stata rimpiazzata da un imprevisto bello grosso?!
- Non so per quale motivo tu sia così confusa, comunque, volevo dirti che ho una bella notizia!-
-Davvero? E sarebbe?- domandai titubante.
- E’ tutto sistemato, Bunny. Con la Lega- aggiunse, quando si accorse che non stavo esultando nemmeno un pochino.
- Ehm, Bunny? Ma hai capito? L’episodio della scarpa, è stato completamente cancellato. La tua reputazione da psicopatica a persona normale, ripristinata, è integra come un tempo!-
- Ah-
“E per quale assurdo motivo …”
Avvertii l’imbarazzo di Lance, che sicuramente non si aspettava una simile reazione.
- Bene, che bello! Grazie Lance, per avermi avvisato-
- Ah, la testa ti è proprio saltata via in aria. La gioventù-
Stavo per rispondere di non parlare come un vecchio, dato che aveva solo pochi anni più di me, quando mi riattaccò facendomi le congratulazioni.
- Chi era?- mi chiese Erika.
- Lance. E’ impazzito, dice che l’onta della scarpa è stata ripulita- risposi, scuotendo la testa.
- Ecco, stavo appunto per arrivarci! Ho visto alla tv-
- Visto cosa?- sussurrai.
Erika accese il notiziario della regione.
“No, ditemi che è uno scherzo, cosa è successo che non so?!”
- Ed ecco la notizia che sta facendo il giro di tutta Kanto. Ieri, sono stati sorpresi Bunny Blue e Green Oak ad un appuntamento romantico che ha avuto luogo durante un tramonto alle porte di Saffron City-
Sullo schermo vi era una foto mia e di Green, nel momento in cui io lo abbracciavo come se non ci fosse un domani.
“Non può essere”
- Secondo le voci, i due, avrebbero una relazione nascosta in corso … -
- Erika - pregai, la voce ridotta a un sibilo.
- Spengi, ti prego-
Lei obbedì all’istante.
- Ora riaccendila e dimmi che è uno scherzo-
- Bunny … PERCHE’ NON ME L’HAI DETTO PRIMA?!-
- Io sono la tua migliore amica, perché me l’hai tenuto nascosto? Sapevo che ci fosse qualcosa fra voi due, però negare così l’evidenza …. Non è stato per niente leale nei miei confronti, io ti racconto sempre tutto!- cominciò corrucciata.
Sprofondai nelle coperte, in lutto.
“E’ finita. La mia storia con Kyle; è finita prima di cominciare”
- Comunque, hai il mio consenso. Anche se non te lo meriteresti!-
Composi in fretta e furia il numero di Lance.
Mentre aspettavo che rispondesse, tamburellai nervosamente le dita sul copriletto.
- Pronto?-
Presi fiato, mentre sentivo la pelle del viso continuare ad avvampare senza sosta.
- Lance, non è come pensi. C’è stato un grande fraintendimento-.
 
 
                                                                           Fine.

 
  
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