Ricordi
Eccomi
tornato a New York dopo tanti
anni, le sue strademi riportavano alla mente tanti ricordi di lei, lei
che mi
aveva incanto con i suoi capelli corvini ed i suoi bellissimi occhi
azzurri.
Passai
una mano tra i suoi lunghi capelli e li annusai
profumavano
di fragola, “li adoro”, lei mi guardò
sconvolta,
“sono totalmente
banali, io li detesto”
“non
è vero, sono bellissimi come
i tuoi occhi”.
Fece
un broncetto adorabile, “tu
ti diverti a prendermi in
giro! Io sono totalmente
banale”, risi di
gusto, “e allora io
ti
amo per la tua banalità!”
dissi baciandola.
Mi
fermai davanti ad un bar, il nostro
bar, ricordavo bene il nostro primo incontro, ogni parola, ogni sguardo
era
impresso nella mia mente.
Dal
momento che la vidi non la lascia
mai più.
Ero affamato, non ce la facevo
più, entrai
nel primo
bar che mi capitò davanti, dovevo
trovare il mio
prossimo pasto.
Mi sedetti al bancone ed ordinai una
birra, tanto non
ne avrei sentito il sapere, mi servì
una giovane ragazza,
“ehi la vita va avanti, sorridi”, la
guardai stupito,
“come prego?”
“divertiti! Non essere triste la vita
va avanti!”
“da cosa deduci che sono triste?”
Mi guardò attentamente e avvicinò il
suo volto al mio,
“i tuoi occhi sono spenti”
“sei strana!”, parve compiaciuta dalle
mie parole,
“lo so”.
Per la prima volta dopo secoli risi, “io
sono Nikolaj”
“Breeanna, ma tutti mi chiamano Bree,
molto piacere”,
sorrisi.
Tornai in quel bar quasi tutte le sere
e un mese dopo il
nostro incontro presi coraggio e andai
li con l’intenzione
di chiedergli di uscire ma ancora una
volta mi sorprese,
“domani io e te usciamo, alle 8 sotto
casa mia” mi porse
un foglietto di carta, “questo è
l’indirizzo,
sii puntuale” e
mi lasciò allibito.
Dopo
quell’appuntamento ne seguì un
altro e un altro ancora finche non ci mettemmo insieme.
Dopo
tre mesi che stavamo insieme decisi
di dirgli la mia vera natura e ancora una volta mi sorprese.
“Sei un vampiro? Forte!
E dimmi sono vere
tutte quelle
cose che dicono nei film?”, ero
sorpreso di tutte le reazioni
che poteva questa era quella che mi
sorprese totalmente,
invece di scappare spaventata, mi
faceva domande.
“No, sono tutte cavolate, tranne quella
sul sangue e sulla
luce del sole” i suoi occhi brillavano
eccitati “voglio
sapere tutto!”
“certo che sei strana”
Mise su il suo solito broncetto
adorabile “ei”, risi, “ma
ti amo lo stesso!”
Mi regalò un bellissimo sorriso
compiaciuto, “lo so”
risi ancora più forte e la baciai.
Sapevo
che la nostra felicità non poteva
durare, non con uno come me al suo fianco, sentivo nel profondo che
prima o poi
l’avrei ferita profondamente.
La
mia sete quando ero a contatto con
lei diveniva insostenibile, perciò dovevo trovare qualcuno,
purtroppo scelsi la
vittima sbagliata.
Scelsi
una sua cara amica e lei in
qualche modo lo venne a sapere.
“Sei un
mostro!”, calde lacrime scendevano
dai suoi
occhi,
“come hai potuto ucciderla? Era come una
sorella
per me!”
“non
lo sapevo, ti giuro che non lo sapevo,
perdonami
ti
prego!” ero disperato.
“Non
voglio più vederti, sei un mostro” mi
gridò e
scappò
via, mentre il mio cuore andava in frantumi.
Feci
come lei mi chiese, non mi presentai mai più
davanti
a
lei ma mi limitai ad osservarla da lontano,
proteggendola.
La
vidi rifarsi una vita, la vidi concedere il suo
cuore ad
un
altro, me ne andai solo quando il suo ragazzo le
chiese
di sposarlo.
Per
me fu un dolore troppo grande.
Ci
misi 50 anni per trovare il coraggio
di tornare a New York e vedere come stava, sarei rimasto
nell’ombra, avrei dato
un timido sguardo alla sua vita e poi sarei ripartito.
Ogni
mia certezza vacillò quando scoprii
che stava morendo, non potevo più andarmene, dovevo vederla
almeno una volta.
Scoprii
quasi subito dove si trovava, mi
era bastata un po’ di persuasione su suo figlio.
Decisi
di andarci quella notte stessa,
con la speranza che dormisse, gli avrei rivolto un silenzioso addio, e
poi me
ne sarei andato per sempre, ma ancora una volta quella donna mi
sorprese.
Era
pienamente sveglia, “Bree” mormorai
divertito, mi ero aspettato di trovarla quasi moribonda e che di sicuro
non mi
avrebbe mai riconosciuto ed invece mi stava aspettando.
“Nikolaj,
sei venuto alla fine” disse,
io corsi ad afferrarle una mano, “come potevo non
venire?” mormorai, ero sicuro
che se fossi stato ancora in grado di piangere, lo avrei fatto.
“Sto
per morire Nik, lo sento, oramai la
mia ora è giunta” disse con gli occhi lucidi, io
gli strinsi la mano, sapevo
che se lei se ne sarebbe andata io non gli sarei sopravvissuto, dentro
di me
sapevo già che mi sarei ucciso alla sua morte.
“So
cosa stai pensando Nik e non te lo
permetterò! Tu hai il sempre davanti a te, non puoi farti
bloccare da me,
sappiamo tutte e due che la nostra storia non era destinata a
durare!” si
interruppe per riprendere fiato, “perciò non
angustiarti amore mio, sono sicura
che troverai qualcun’altra e sarai di nuovo felice”
mormorò alla fine mentre
una lacrima solitaria gli scendeva per la guancia.
La
guardai con amore, anche nella morte
si preoccupava per me, come potevo non promettergli che avrei riprovato
a
vivere?
Rimasi
con lei fino a poco prima
dell’alba, gli lasciai un tenero baci sulla fronte,
“addio Breeanna” mormorai,
“addio Nicolaj” disse lei prima di chiudere gli
occhi.
Bree
morì il giorno dopo accerchiata
dalla sua famiglia, e il funerale venne fatto di giorno,
c’era un sole
splendente, sembrava quasi che Bree l’avesse mandato per
salutare tutti.
Io
ovviamente non potei andarci, perciò
ci andai di notte sicuro che non ci fosse nessuno.
Ancora
una volta mi sbagliai.
Davanti
alla sua lapide c’era qualcuno e
avevo la strana sensazione che stesse aspettando me.
Aveva
lunghi, ricci e rossi capelli, che
gli davano l’aria da pazza scatenata, effettivamente per
stare in un cimitero
di notte tanto normale non doveva essere, pensai subito dopo.
“Ciao,
sei venuto a trovare la nonna?”
mi chiese, dal tono che adottò sembrava conoscermi, annuii,
“sei Nikolaj?”, io
annuii di nuovo, ero un po’ sconvolto
dall’esuberanza di questa ragazza.
“Allora
ti lascio solo, ti aspetto
all’entrata!” disse incamminandosi, “ a
per la cronaca” esclamò voltandosi
all’improvviso, “io sono Eveline e devi
assolutamente raccontarmi tutto!”
La
guardai allontanarsi e poi mi voltai
verso la lapide, “ma nella tua famiglia
c’è qualcuno di normale?” mormorai
divertito, ero sicuro che da qualche parte lassù nel cielo
Bree stesse ridendo
a crepapelle.
Forse
potevo davvero essere di nuovo
felice.