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Autore: Medea00    08/01/2016    2 recensioni
In onore dell'inizio della serie tv, ecco a voi una brevissima storia con Magnus e Alec alle prese con il loro piccolo Max, firmata Medea doppio zero! L'ho scritta in un uggioso pomeriggio invernale in questa bella Lubiana... Magnus deve affrontare una crisi genitoriale tutto da solo! Ce la farà?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccoli, grandi problemi

Magnus si guardò intorno, gli occhi colmi di pura disperazione. E per nulla al mondo avrebbe mai creduto di pensare una cosa simile, ma quella situazione era peggiore dell’inferno. Forse, anche peggiore di suo padre; non sapeva come ne sarebbe uscito vivo, stavolta. Non c’era nessun Simon pronto a sacrificarsi per lui; non c’era Raphael. Che diavolo, non c’era più nemmeno Ragnor. Pensò a Catarina, alla sua amica così paziente e buona, forse avrebbe dovuto chiederlo a lei, sì, senza dubbio avrebbe dovuto farlo.
Ma era troppo tardi ora. Doveva cavarsela da solo, e sentiva di potercela fare: aveva più di quattrocento anni, aveva affrontato demoni e Nascosti terrificanti, era il Sommo stregone di Brooklyn dopotutto.
Una goccia di sudore gli marcò la fronte, ma lui non si degnò di asciugarsi, troppo concentrato com’era a scrutare il problema di fronte a sé, escogitando un modo per uscirne vivo. Alec gli aveva severamente proibito di usare la magia, e lui detestava deludere l’amore della sua vita. Prese un bel respiro, a pieni polmoni, e poi trattenne il fiato per più tempo possibile.
Max Lightwood, il piccolo stregone che lui e Alec avevano deciso di allevare, era dentro la culla sotto di lui, che strillava come se un demone Banshee si fosse appena impossessato del suo corpo. Da quella bocca, che era blu come il resto del corpo, uscivano strilla ininterrotte e implacabili. Magnus si mosse con gesti rapidi e decisi, con piccole scintille blu che sfavillavano dai suoi polpastrelli: aprì il pannolino. Era padre da solo poche settimane, ma ci trovò esattamente quello che aveva temuto: il tanfo che emanava era abbastanza significativo.
Coraggio Magnus puoi farcela, pensò tra sé e sé, Alec lo fa ogni volta. Come diavolo fa a farlo ogni volta? Come fa a non morire soffocato? È incredibile che un cosetto così minuscolo produca così tanto letame. Bene, e adesso dovrei pulirlo? Finirà per sporcarmi la camicia di Valentino. E se mi sporca la camicia di Valentino? Dio, l’odore. Sto per sentirmi male. Non posso farcela.
Si allontanò dalla bomba a mano ricominciando a respirare in modo normale. Si era appena ricordato perché non aveva mai voluto figli.
Afferrò il telefono dalla tasca dei suoi strettissimi jeans e compose un numero che sapeva a memoria. Alec rispose dopo due squilli.
“Magnus?” La sua voce era concitata, e si sentivano dei rumori strani in sottofondo, come di una lotta. Ah, sì, Magnus aveva appena sentito lo sfregolarsi di due lame.
“Amore”, esordì lui, con voce calda e vellutata. Cercò di tirar fuori tutto il fascino possibile, quello stesso fascino che aveva fatto infatuare Alec ormai sei anni prima. Ma era abbastanza difficile essere sensuale e pacato con un bambino che gridava a due passi. Cercò di coprire il suono con un paio di colpi di tosse inventati: “Che fai di bello? Disturbo?”
“Sono in un combattimento con due demoni drago.” Rispose mesto l’altro, e in quello stesso momento si udì un rumore di carne trafitta. Dopo un attimo di esitazione, aggiunse: “Perché Max sta strillando?”
Maledetti sensi da Nephilim.
“Oh, niente, ho tutto sotto controllo. Niente di cui tu ti debba preoccupare e correre immediatamente qui.”
Alex conosceva ormai molto bene il suo compagno, per questo cercò di dire un “Oh Magnus, io-” ma fu interrotto bruscamente da qualcosa; sembravano fauci del demone che tentarono di acciuffarlo.
“Senti, devo andare adesso, ma-“ Un’altra pausa. Magnus giocherellava con una tovaglietta di Max, aspettando pazientemente la fine della frase. Sapeva di aver fatto centro: sarebbe corso in suo aiuto in un battito di ciglia e quel problema si sarebbe risolto. “Devo proprio andare. Scusa.”
Gli riattaccò in faccia.
Magnus non poteva crederci. Gli aveva davvero riattaccato in faccia. La parte diva che era in lui aveva voglia di lanciare il telefono dalla finestra o, ancora meglio, trasformarlo in un vaso da fiori. Il suo amato, il suo Alec! Senza pensarci due volte, aprì l’applicazione “whatsapp” e gli lasciò immediatamente un messaggio vocale. La voce era calma e profonda come sempre, ma tradiva una leggera fibrillazione.
“Mio Alexander. Tutto mi sarei aspettato tranne che questo. Voglio dire, da quando un demone drago è più importante della tua dolce, perfetta metà? E non dire che eri in difficoltà, perché sei troppo bravo e atletico per esserlo. Volevi solo evitare il discorso, non è così? Molto bene. Il Sommo stregone di Brooklyn si vendicherà profumatamente per questo. Possiamo anche dire, niente sesso per un mese. Okay, forse un mese è troppo. Una settimana. Cinque giorni, al massimo. Ma ti sentirò implorare.
E ora finisci il lavoro amore mio, ci vediamo a casa.”
Sì, questo era il massimo della rabbia che Magnus Bane riusciva ad avere con Alec Lightwood.
Si voltò verso loro figlio – faceva davvero strano dirlo, loro figlio - , che adesso lo stava guardando implorante, con i suoi occhioni lucidi. Magnus sbuffò sonoramente e, con uno schiocco di dita, il bambino fu pulito e cambiato. Rivolse a suo padre un sorriso radioso, e Magnus si sciolse ancora di più. Lo prese tra le sue braccia, stando attento alla testa, e gli lasciò un piccolo bacio sulla fronte.
“Non dire a papà che ho usato la magia, va bene? Sarà il nostro piccolo segreto.”
Il bambino, come per rispondergli, gli strinse un dito con le sue mani piccolissime, e sorrise ancora di più. Magnus continuò a parlargli e coccolarlo per qualche altro minuto, fino a quando non sentì il telefono squillare. Era un sms di Alec:
 
Ho sentito il messaggio vocale. Anche Jace e Isabelle l’hanno sentito. Forse i demoni drago non mi hanno ucciso, ma questo potrebbe.
Sto tornando a casa. Non usare la magia per cambiare Max, ma so che lo farai.
Ti amo lo stesso.
 




 


 
   
 
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