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Autore: LockAmer    08/01/2016    2 recensioni
[Urban Strangers.]
||Gennex!|| Apocalypse!au||
Ed è sicuro che non vivranno così a lungo come dovrebbero. Quindi perché non rischiare?
Ed è quello che fa, per la prima volta nella sua vita decide di rischiare.
Alza lo sguardo e trova Alessio che lo sta già fissando con quegli occhi color nutella, dolci come essa, nei quali gli sembra di potercisi immergere. E non si guarda così un amico, ne è sicuro.
Eppure accade, ma solo la luna è presente quando due ragazzi, completamente innamorati, si baciano per la prima volta davanti ad un fuoco acceso durante la fine del mondo.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Somebody to die for

Che Gennaro Raia non si fidasse di nessuno era ormai risaputo da tutti in quel gruppo e a volte pensava che lo sapessero anche gli zombie, visto i pettegolezzi. Nonostante tutto la gente continuava a parlare di tutti, sputtanandosi a vicenda e litigando per cose stupide, e spesso gli veniva voglia di urlare che quella era la fine del mondo, che non ci avrebbero neanche dovuto pensare a cose come “quello è gay”, “quello è stronzo” perché prima o poi a forza di indicare sarebbe finito tutto con “oh quello è uno zombie”. 

Eppure era ancora lì, seduto in un angolo, una chitarra in mano che usava raramente, solo in momenti come quello; quando la gente discuteva su chi sarebbe andato a cercare provviste, o quando semplicemente si mettevano a discutere del passato, come in quel caso. A lui non piace parlarne, perché parlarne vuol dire ricordare e ricordare significa rimanere intrappolati in un tempo ormai scomparso, che non tornerà più

 

The night is covered by lights and fire
the sky is frozen and my eyes
are far away from your mind
my soul now is cold like the ice
you told me this is my last time
(this is) my memory of us 

 

Canticchia le parole con sguardo perso, gli occhi socchiusi, le dita si muovono sulle corde della chitarra come se fosse un gesto naturale; alcune ragazzine si girano a guardarlo, mormorando qualche complimento. E si chiede come avrebbero reagito se avessero sentito lui suonare con quella chitarra, che tutti credevano sua, ma, se solo avessero osservato invece di parlare, avrebbero notato il piccolo nome inciso in un angolo: sbiadito, ma comunque esistente, vero. Doloroso.
Scuote la testa e si passa una mano tra i capelli biondi, sono sporchi, ma non se ne preoccupa più come avrebbe fatto quando era ragazzino, qualche anno prima. Ha solo 25 anni, ma gli sembra di essere vecchio, di aver già vissuto tutto quello che può essere vissuto e di avere sofferto abbastanza per una vita sola.
Non può permettersi di essere debole, deve essere forte, perché se crollasse non avrebbe nessuno a sostenerlo, non come un tempo, quando si sarebbe fatto cullare tra le braccia del proprio “migliore amico” e ogni errore gli sarebbe stato perdonato con un “Non è colpa tua Genn, sistemerò tutto io”.
E ora che lui non c'era a sostenerlo chi avrebbe sistemato i suoi casini? Nessuno.
Soluzione: non farne.
Da quando era iniziata la fine del mondo un errore poteva costarti la vita e quella degli altri, delle persone a cui tenevi.
Il vivere in un gruppo, secondo Gennaro, può essere un pregio come un difetto, dipende da chi sei, se il debole o il forte. Se sei quello forte vivrai costantemente nella paura di sbagliare qualcosa, di provocare la morte di qualcuno.
Quella è la sua vita; ansie, ferite e ancora ansie. Eppure in momenti come quelli, seduto nel pavimento di una casa abbandonata, lo sguardo alla luna, si permette di essere debole e di farsi stringere dalle dolci braccia del passato, solo per un po', lo giura.
Vede due ragazzini seduti in un angolo in disparte, si chiamano Federico e Michael e hanno 15 anni, e gli ricordano così tanto una versione loro più felice che fa quasi male. 

“Alè, che cazzo fai?”

Non ci dovrebbe pensare. 

Cerco di tenerci in vita, Gennà”

Si lascia cullare da quei ricordi, anche se sa che si odierà perché tornare alla normalità farà ancora più male, ma le braccia del passato sono così confortanti.

“Sei un cretino Alè, che facciamo se ci beccano?” chiede un Gennaro ventenne, i capelli biondi ribelli gli coprono la fronte ed un taglio gli spezza il sopracciglio a metà. E' messo molto meglio rispetto all'altro ragazzo; i capelli neri sono completamente impregnati di sangue e ha uno zigomo spaccato, tendente al viola. 
Sono rannicchiati in mezzo a due scaffali che, cadendo uno contro l'altro, hanno formato uno spazio vuoto. Sono tre giorni che non mangiano, almeno lui, Alessio invece non mangia da più tempo perché “Se non mangi poi mi svieni per strada” gli aveva detto, dandogli l'ultima provvista rimasta che, in teoria, toccava a lui.
E ora si ritrovavano a dover rubare cibo da un gruppo che seguono ormai da quella mattina, che è stato abbastanza stupido da lasciare le loro provviste senza una guardia, ma sanno anche che se tornassero e li beccassero lì ci metterebbero un attimo ad ucciderli.
Ma per sopravvivere bisogna rischiare. E allora perché gli sembra che sia sempre Alessio quello a rischiare per entrambi?
Perché lo deve far sempre sentire così debole?
Come ogni volta lo sta riempiendo di “Genn, non ne sono sicuro, potrebbe essere pericoloso” e “Gennà, rimani qui, prometto che torno”, eppure questa volta è diverso, è stanco di vivere minuti infernali chiedendosi se lo rivedrà. “No, vengo anche io, e se ribatti ti stendo Alè” gli dice, gli occhi fissi nei suoi, sicuri come non lo sono mai stati, in contrasto con quelli pieni di insicurezza di Alex.
Davvero non si fida di lui? E sopratutto: non si fida di lui per fare una cosa del genere?
Non si sarebbe mai aspettato di finire in una situazione come quella, dove Alessio era esperto nel rubare e sparare. Dove Alessio non era il bravo ragazzo della situazione.
Perché Alessio era quello che studiava sempre e gli passava i compiti, Alessio era quello che non fumava e che il massimo che faceva era marinare la scuola. Alessio era sempre stato il bravo ragazzo tra loro.
Eppure ora non era Gennaro quello con una pistola nella cintura dei pantaloni.
Non era Gennaro quello con le mani sporche di sangue.
Non era Gennaro che aveva ucciso un uomo davanti al suo migliore, per  il suo migliore amico.
Se lo ricorda bene quel giorno di tre mesi prima; il mondo era appena andato a puttane e loro erano ancora insicuri, spaesati, ancora non capivano che tutto quello non si sarebbe risolto, che sarebbe stato il loro futuro. O comunque quello che avrebbero visto prima di morire.
Lo avevano capito entrambi quel pomeriggio di marzo- perché era marzo, vero?- quando stavano cercando un posto libero in cui dormire in mezzo a tutti quegli edifici andati a pezzi. Ne avevano trovato uno che era ancora in piedi e sembrava libero, se lo ricorda, Genn, il silenzio che regnava attorno a quel posto, così erano entrati per uccidere gli ultimi zombie rimasti all'interno.
Erano ancora impacciati con le armi, ma aveva un coltello e Alex una pistola, e sapevano usarle. Male, ma sapevano usarle. Sopratutto per uccidere gli zombie che, di solito, erano molto più lenti di loro e la carne era molliccia e facile da trapassare.
I primi tempi ogni volta che ne uccidevano uno passavano i minuti successivi a vomitare; un po' per l'odore, un po' per il fatto che, in fondo, vedevano ancora quelle cose come delle persone. Solo più tardi impararono che la differenza era molto sottile.
Si erano divisi, Alex stava controllando il piano di sopra e Genn quello di sotto, non era stata una buona idea quella di separarsi, ma “Sembra tutto tranquillo” si erano detti. E la loro stupidità venne ricambiata quando Gennaro, che stava controllando che non ci fosse del cibo dentro i mobili di quella che una volta doveva essere una cucina, si ritrovò la canna di una pistola puntata dietro la testa mentre una voce gli intimava di girarsi e di buttare a terra qualsiasi arma avesse addosso.
Lo fece e non si mosse, era come se il corpo e la mente fossero staccati, ma si riprese quando l'uomo (o il ragazzo? Era difficile dirlo.) gli chiese se fosse solo, perché non poteva permettersi di mettere in pericolo Alessio, che fino ad allora si era sempre procurato tutto per entrambi.
Si” aveva detto e nonostante la voce tremante l'altro sembrava averci creduto; aveva i capelli neri e il volto completamente sporco di sangue, gli occhi lucidi, gli zigomi sporgenti. E si era chiesto da quanto non mangiasse, se, in fondo, fosse una sua versione vista dagli altri.
Mi dispiace” aveva detto l'uomo e lui aveva chiuso gli occhi e contratto il volto in una smorfia di terrore, aspettando dolore o forse aspettando la pace.
Non si era mai trovato in una situazione così da solo, di solito c'era sempre Alessio accanto a lui, a dirgli “Gennà, andrà tutto bene” e in quel momento non c'era. E  quel momento sarebbe potuto essere l'ultimo della sua vita e le ultime parole che gli aveva detto erano state “Stai attento eh.”.
Poi era accaduto tutto così in fretta che Gennaro stenta ancora a crederci; prima il botto che gli aveva fatto fischiare le orecchie, poi la sostanza appiccicaticcia su tutta la faccia e poi ancora il corpo di qualcosa che cadeva a terra con un tonfo.
Ricorda di aver pensato di essere morto, che tutto quello fosse un'immagine della sua mente, ma poi aveva aperto gli occhi e aveva desiderato di esserlo; Alessio era in piedi davanti a lui, le braccia tese e una pistola tra le mani tremanti, era quella ad aver sparato il colpo, realizzò.
Si era portato una mano tremante al volto e poi l'aveva osservata, reprimendo a stento un singhiozzo aveva scoperto che era sangue. Non era riuscito a farne a meno e si era girato, trovando una vista agghiacciante dietro di lui: il corpo dell'uomo che fino a qualche minuto prima gli stava puntando una pistola alla testa era riverso a terra, un buco nella fronte e il sangue si stava allargando sotto di lui.
Alessio l'aveva ucciso.
Alessio l'aveva ucciso per salvarlo.
Alessio aveva ucciso qualcuno.
E' tutto diverso dai film, in quelli non ti fanno vedere cosa succede realmente dopo che uccidi una persona, non fanno vedere la difficoltà con cui si raschia via il sangue dalla pelle e da sotto essa. Ma Gennaro lo aveva scoperto qualche ora dopo quando, dopo essersi sistemati in un altro posto, il tutto senza dire una parola, Alex era scoppiato in lacrime e aveva iniziato a urlare, a pregare, a dire che gli dispiaceva, che non voleva, che altrimenti avrebbe ucciso il suo migliore amico.
E, per la prima volta, era stato Gennaro a stringerlo tra le proprie braccia, a cullarlo, a baciargli il volto, a dirgli che non era colpa sua, che non aveva fatto nulla che non doveva essere fatto e, dopo qualche ora, Alex si era finalmente calmato.
Ma non potrà mai dimenticare le sue urla, anche se erano durate poco perché “Alè ti prego fai silenzio, sh, va tutto bene”, le sue suppliche, le sue lacrime che bruciavano contro la sua pelle. In fondo sapeva che era colpa sua, che sarebbe dovuto stare più attento, se solo avesse trovato la forza di reagire Alessio non avrebbe dovuto sporcarsi le mani solo per proteggerlo. 

 

Non aveva dormito quella notte, aveva solo stretto il proprio migliore amico tra le braccia, mentre la luna, dall'alto, li guardava. 


I bet it's too late, so where am I?
the soul is vanished, could someone just tell me why?
I've thought about it,
I keep my eyes close
there's just another rock on my mind
But when will pass, this fuckin night? 

 

La sua voce risuona nella stanza che ormai si è fatta silenziosa; se ne sono andati quasi tutti, alcuni a dormire, altri a fare la guardia, e le uniche rimaste sono due ragazze che parlano tra di loro, a bassa voce. Per non disturbarlo, forse, dopotutto è molto rispettato in quel posto.
Continua a suonare, rimanendo in silenzio durante le parti che dovrebbe cantare lui e gli sembra tutto così sbagliato. Tutti credono che sia una semplice pausa tra una strofa e l'altra. Loro non sanno, non conoscono la sua voce calda e accogliente, precisa, il suono della chitarra prodotto dalle sue dita.
E soffoca un singhiozzo, perché non piange da ormai due anni e non può farlo ora. Non quando ha un gruppo di dieci persone che contano su di lui, sulla sua forza, sulla sua astuzia.
“Tutti piangono” gli aveva detto una volta Davide, il più grande tra di loro, ma lui aveva semplicemente scrollato le spalle, dicendo che non piangeva mai. 
Però, in fondo, ogni volta che gli chiedono come abbia fatto a sopravvivere da solo, qualcosa dentro di lui si spezza. E lui continua a sorprendersi, del fatto che ci sia ancora qualcosa da spezzare. 

Let me keep breathin your life
I feel your smell by my side
I'm alive?
my skin is gettin white
can I talk about myself tonight
look at me, you're paralized 


Alla fine aveva vinto Gennaro, anche perché avevano poco tempo e non si potevano permettere di urlare proprio in quel momento.
Il piano è semplice; riuscire ad arrivare al piano di sopra, prendere il cibo, e scappare. Il tutto senza essere visti dal gruppo che sta perlustrando l'edificio accanto al loro.
Si muovono silenziosamente tra gli scaffali del supermercato, cercando di non fare rumore, e poi su per le scale pericolanti, sulle quali rischiano di ammazzarsi un paio di volte.
Alessio aveva insistito ad andare per primo e ogni volta che perde l'equilibro c'è sempre la mano di Gennaro a sostenerlo.
C'è e ci sarà sempre. 

Ormai anche le due ragazze se ne sono andate e lui si ritrova da solo, in quella stanza piena di macerie e polvere, a suonare una chitarra per controllare che sia ben accordata per qualcuno che non tornerà mai più. 

 

Promises get broken
the curtain now is closin
I'm still risin up and fallin
don't know if I am the chosen
beyond all the confusion
you know it's not illusion
so don't go straightly to the closure 

 

“Alè, sei proprio un coglione” la risata di Alessio è limpida, fresca, contrastante rispetto al suo aspetto davvero pessimo.
Ci si arancia, Genn, ci si arancia” e quasi gli viene voglia di tirargli un colpo in testa perché, davvero, non ne può più.
Sono due ore che stanno sistemando le trappole nel bosco e sono sempre due ore che Alessio continua a fargli battute tipo “Durante l'apocalisse Leonardo di Caprio ha avuto un figlio e l'ha chiamato Oscar” o “Genn, Genn! Il colmo per un idraulico? Non capirci un tubo”, insomma, battute che solo lui avrebbe potuto fare.
In fondo, però, dopo un anno- o forse di più?- passato nella merda totale, è contento che Alessio sia ancora capace di ridere. Certo è una risata un po' spezzata, che è stata ricucita tante volte, ma rimane la cosa più bella che Gennaro abbia sentito in mezzo a tutto quello.
Il bosco è tranquillo, se non per qualche zombie che uccidono facilmente, e, se fanno attenzione, possono sentire il gracidio di una rana, in lontananza.
Ormai hanno incontrato tutte le specie di animali, anche una tigre, o meglio, il corpo di una tigre che stava venendo divorato dagli zombie.
Se gli chiedessero il lato positivo di tutto quello, direbbe che è il costante muoversi da un posto all'altro. Solo che vorrebbe farlo per motivi che non siano la sopravvivenza.
Ma ormai è tutto un fatto di sopravvivenza.
O la tua o quella degli altri.
Alè, madò, sei proprio una persona squallida” dice, lanciandogli contro un bastoncino di legno e reprimendo una risata. Non dovrebbero fare rumore, lo sa benissimo, ma Alex è lì ed è una cosa certa, quindi fanculo tutto.
Beh, se non ci fossi io Gennà” dice, lottando con una trappola che non ne vuole sapere di aprirsi “cosa faresti?” conclude con il respiro affannato.
Gennaro si ferma ad osservarlo e si sofferma forse troppo tempo sul profilo del suo volto, sui muscoli delle sue braccia, sulla fossetta che gli si forma sulla guancia ogni volta che sorride. Eppure, se una volta gli sarebbe importato, ora non ci bada.
Probabilmente sarei morto.” dice, senza neanche rendersene conto, e Alessio si gira verso di lui con la fronte corrugata, visibilmente scosso perché, no, non è decisamente da Gennaro uscirsene con certe frasi dette con una tale serietà che lo spaventa.
Che stai a dì Gennà” borbotta ed è arrossito, Gennaro ne è sicuro.
La verità” ribatte e posa una mano sulla sua spalla, stringendola leggermente, come a passargli della forza che neanche lui ha. Ma Alessio sembra apprezzare e posa la guancia contro essa, respirando piano, come se avesse paura di interrompere quel momento.
Alla fine Gennaro si schiarisce la voce e riprendono a camminare.

Ed è quasi inevitabile pensare a una delle sue canzoni preferite del suo idolo, Ed Sheeran, che canta “My friends won't love me like you do”. 

 

I bet it's too late, so where am I?
the soul is vanished, could someone just tell me why?
I've thought about it,
I keep my eyes close
there's just another rock on my mind 

 

Quella sera gli va male; non trovano un posto chiuso in cui cui stare e si ritrovano a dover dormire tra quattro mura di pietra pericolanti, con solo un piccolo falò a riscaldarli. Hanno una coperta con loro, bucherellata e sporca, ma pur sempre una coperta.
Gennaro rabbrividisce e si avvicina al corpo di Alessio; la coperta è adagiata sulle spalle di entrambi e hanno le braccia stese davanti al fuoco, ma sentire il freddo è inevitabile in notti come quelle. Quindi si avvicinano sempre di più, fino a quando la spalla di Gennaro tocca quella di Alessio, provocandogli subito una scarica di calore.
Alè?” sussurra, gli occhi fissi sul fuoco che scoppietta davanti a loro.
Mh?”
Rimane qualche secondo in silenzio, nel quale preme il naso contro il suo collo e ci infossa il volto, sentendo Alessio irrigidirsi, per poi rilassarsi subito dopo. Ispira il suo profumo e sa di sangue, erba bagnata e amuchina. Sì, amuchina, perché due giorni prima ne hanno trovato una scorta e in quei casi poteva essere molto utile.
Si rende conto che Alessio è un punto fermo per lui, è la sua bussola, è il suo sostegno. Sarebbe morto davvero senza di lui e non riesce neanche ad immaginare una vita senza la sua presenza, senza le sue battute squallide. Non vorrebbe mai vivere una vita senza di lui.
Ed è sicuro che non vivranno così a lungo come dovrebbero. Quindi perché non rischiare?
Ed è quello che fa, per la prima volta nella sua vita decide di rischiare.
Alza il volto e trova Alessio che lo sta già fissando con quegli occhi color nutella, dolci come essa, nei quali gli sembra quasi di potercisi immergere. E non si guarda così un amico, ne è sicuro. 

Eppure accade, ma solo la luna è presente quando due ragazzi, completamente innamorati, si baciano per la prima volta davanti ad un fuoco accesso durante la fine del mondo.


I ricordi fanno male, pensa Gennaro, più di una accoltellata, più di un pugno, più della morte.
I ricordi sono qualcosa che sarà sempre presente dentro di te, ma che non potrai mai vivere realmente. Sono un po' come il cielo, lo guardi, lo dipingi, lo descrivi, ma non potrai mai toccarlo davvero.
Posa la chitarra per terra e prende un grosso sospiro, passandosi le mani sul volto, perché è una di quelle sere in cui pensa di non farcela e l'unica cosa di cui ha bisogno è la musica. Perché solo con quella riesce a avere un contatto con lui, solo così riesce a ricordarlo davvero.
Quando riprende la chitarra questa volta pesa un po' di più e quando inizia a muovere le dita sulle corde esse tagliano.
Quando inizia a cantare è più una preghiera rivolta alla luna, che è sempre stata presente, che conosce la loro storia. 

 

I don't know the words
I don't know the reason
a voice inside of you
screaming "help, I just want the freedom" 

 

 Era andato quasi tutto bene per i mesi- o decenni?- successivi, tra baci, amuchina e risate rubate.
Poi c'era stata quella volta in cui Genn si era preso la febbre e non si era svegliato per due giorni di seguito e Alessio era quasi morto d'infarto.
O quella volta in cui Alessio si era storto la caviglia e se non ci fosse stato Genn sarebbe morto.
Non era tutto perfetto, ma stavano insieme ed a loro andava bene così.

 Hanno trovato un edificio ancora in perfette condizioni, alto, fatto solo di vetrate, non possono dirlo con esattezza, ma forse era stata una casa discografica una volta. Ne hanno la conferma quando, al secondo piano, trovano una stanza insonorizzata che fa al caso loro. Suonano, mangiano, ridono e si divertono.
Ed è in quel momento che Alessio alza la testa dalle gambe di Gennaro, su cui era sdraiato, e afferra la propria chitarra.
Alè, che stai a fare?” chiede, corrugando la fronte, perché, stava così bene in quella posizione che si sarebbe addormentato da un momento all'altro, ma il suo ragazzo- sì, il suo ragazzo- a quanto pare non è della sua stessa opinione.
Inarca le sopracciglia e si mette seduto, cercando di sistemarsi i capelli, che ormai gli arrivano fin sotto le orecchie e Gennaro giura di odiarli. Sono costantemente impregnati di sangue e fango e lui, che ha sempre odiato lo sporco, cerca di risciacquarseli appena può.
Stai sempre a toccarti i capelli oh. Smettila e stai zitto” sbuffa Alessio, spazientito, e Genn storce le labbra, ma, come al solito- o quasi- sta a sentirlo.
Ed è bellissimo quando inizia a suonare i primi accordi, è bellissimo quando inizia a cantare la prima strofa guardandolo negli occhi nel modo- nel modo in cui solo Alessio Iodice può guardarlo.
E gli sembra di morire quando capisce cosa sta cercando di dirgli, quando capisce il vero significato di quelle parole: 

 

I could drag you from the ocean,
I could pull you from the fire
And when you’re standing in the shadow
I could open up the sky 


 And I could give you my devotion
‘Til the end of time
And you will never be forgotten
With me by your side 


And I don’t need this life
I just need somebody to die for
I’ve got nothing left to live for
Got no reason yet to die
But when I’m standing in the gallows
I’ll be staring at the sky
Because no matter where they take me
Death I will survive
And I will never forgotten
With you by my side 


When I’m standing in the fire
I will look him in the eye
And I will let the devil know that
I was brave enough to die
And there’s no heaven he can show me
Steeper than my pride
‘Cause I will never be forgotten
Forever I’ll fight
And I just need
Somebody to die for
Somebody to cry for
When I’m lonely 


Don’t go gentile into the good night
Rage on against the dying blood 

 

E Gennaro, quella volta, rimane senza parole perché, davvero, capisce solo in quel momento tutto quello che prova Alessio per lui, tutte le sue paure, la paura di perderlo. E anche lui prova le stesse cose e questo fa ancora più male, la consapevolezza che l'uno morirebbe per l'altro, che si sacrificherebbe a costo della propria vita. E questo spaventa entrambi. 

 E quella sera, anche se non li può vedere, la luna è con loro mentre fanno l'amore per la prima volta. 

 

La sua voce si fa più roca e realizza di star trattenendo le lacrime che premono per uscire, senza risposta, da ormai due anni.
Il vento che entra dalla finestra gli scompiglia i capelli che gli si appiccicano contro le guance, ma lui ignora qualsiasi cosa che non sia la luna o il suono della chitarra che risuona malinconica, come in cerca di un padrone perduto. 

 

Your brain like a prison
A nail in your mind
But you've already made
you've already made
your decision 

 

Nevica, quella sera, e hanno trovato riparo in una piccola grotta, dentro la quale hanno acceso il fuoco.
Alessio dà la schiena all'entrata e, Dio, dovrebbero capirlo che è una cosa stupida da fare, ma Gennaro è troppo concentrato sulle dita che gli attorcigliano i capelli e glieli accarezzano con dolcezza. Apre gli occhi per incrociarli con quelli del moro e lui gli sorride, un sorriso sincero, un sorriso che sa di casa.
Alè. Devo dirti una cosa” e non avrebbe mai pensato di pronunciare quelle parole, perché, diciamocelo, è sempre stato spaventato dai propri sentimenti e non ne ha mai provati di così forti.
E' stato Alessio a dirgli ti amo, è stato Alessio a prendere l'iniziativa la loro prima volta ed è stato sempre Alessio a dedicargli la loro prima canzone.
Gennaro non gli ha mai neanche detto ti amo e vuole rimediare, vuole farlo, perché lo ama. Lo ama davvero.
Apre la bocca, ma ogni parola gli muore in gola quando una testa putrefatta compare dietro le spalle di Alessio e, non fa in tempo ad urlare, che pianta i denti nella sua spalla, facendo schizzare il sangue anche sulla sua faccia.
E Gennaro Raia urla, urla come non ha mai fatto, urla così forte da coprire l'urlo di dolore di Alessio. Urla mentre pianta il coltello nel cranio dello zombie più e più volte ed urla ancora quando esso si accascia a terra.
Alè, Alè oddio. Alè” e fa cadere il coltello a terra per correre da lui, prendergli la testa tra le mani e posarla sulle proprie ginocchia, mentre i pantaloni neri si bagnano di sangue.
Alessio lo guarda, con quei suoi occhi che ora sono pieni di terrore come non lo erano mai stati prima e “Gennà, Genn-” mormora, cercando di riprendere fiato “Gennaro” sussurra ancora, alzando una mano per accarezzargli una guancia.
Non può essere vero, tutto quello non può essere vero, non proprio ora che tutto sta andando per il meglio. Non proprio quando sono davvero felici. 

 

This place is too cold
now you're covered with white wood
nothing can keep you warm 

 

“Alessio no, ti prego” prega con voce spezzata da i singhiozzi, il corpo scosso da violenti tremori. E tutto quello non gli sembra vero.
La ferita sulla spalla di Alessio è grave e sanguina tanto, troppo, e Gennaro, in fondo, sa che non c'è più niente da fare. Anche se lo salvasse poi si trasformerebbe inevitabilmente in uno di quei cosi e- e gli aveva promesso che l'avrebbe ucciso se fosse successa una cosa del genere.
Gennaro” mormora, mentre le lacrime gli bagnano le guance, perché ha pensato tante volte alla morte, ma mai che sarebbe arrivata in quel modo così tanto crudele “devi uccidermi devi-” lo guarda e Gennaro si limita ad annuire.
Ti amo, Alessio, ti amo. Mi dispiace” singhiozza e si china sul suo volto per baciargli le labbra e le loro lacrime si mischiano tra di loro.
Ed è un bacio che sa di dolore, di morte, ma sa anche di amore e racchiude tutta la felicità che hanno provato in quegli anni.
E quando Alessio gli chiede di cantare per lui qualcosa che non ha mai sentito non può non farlo, mentre l'unico ragazzo che ama e amerà per sempre muore tra le sue braccia.
Piange, Gennaro, mentre lo stringe a se e canta una canzone che racconta di loro, della loro storia che nessuno potrà mai raccontare. Ed è ingiusto.
E' ingiusto che ci sia tutto quel sangue sul petto di Alessio e sulle mani di Gennaro.
E' ingiusto che il suo primo ti amo sarà anche l'ultimo.
E' ingiusto che il petto di Alessio smetta di alzarsi e abbassarsi così velocemente che Gennaro continua a cantare, sperando che si risvegli, che gli racconti una delle sue battute pessime e che lo baci. 

E la luna rimane a guardare mentre, due ore dopo, Gennaro Raia pianta un coltello nella testa del corpo di Alessio, urlando e chiedendo di morire. 

E la luna continua a guardarlo anche ora, mentre per la prima volta da tempo, si spezza ancora una volta, piangendo la mancanza di quella voce che non si unirà mai più alla sua. 

 

When I lift up my eyes to the sky
I can see you dancing on the moon

 



N.d.A: Ciaoo ^^ questa fanfiction è stata un parto, davvero, ho passato tre giorni a sclerarci su e le mie Vava8 possono confermarlo (vero ragazze?) e possono anche confermare che l'html FA SCHIFO 
E' triste, lo so, forse ho un po' esagerato con l'angst *coff* un po' troppo *coff* ma daii, guardate il lato positivo che non c'è! 
Spero che vi sia piaciuta, anche se non ne sono proprio soddisfatta, ma a me piace! 
La storia è ambientata in Italia, nonstante loro siano di Napoli dovete pensare che con la fine del mondo bla bla si saranno spostati quindi passano dalla città alla montagna. Già, credo che sia la prima ff sugli zombie ambientata qui ed è strana.
Allora, la prima canzone è Last Part, quella che canta Alessio è Somebody to die for di Hurts che è stupenda okay e l'ultima White Wood. Parlando di White Wood ero insicura se usarla o meno, visto il motivo per cui è stata scritto, e tengo a precisare che non intendo mancare di rispetto a nessuno.
Quindi mi sto allargando stroppo, niente, se avete voglia commentate! Accetto qualsiasi critica.
Alla prossima!

ps_ Federico e Michael sono i Midez, sì.
-LockAmer

   
 
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