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Autore: SharonBoomer    09/01/2016    2 recensioni
Fanfiction ispirata all'omonima canzone degli Halestorm.
Dal testo: " Decise di indossare l'abito e il rossetto quella sera stessa per renderlo felice; forse si era sbagliata su di lui, forse era stato solo frutto della sua passione per i gialli, ma mentre metteva il rossetto sentì un sapore strano, come uno dei suoi esperimenti di chimica, un sapore che le era così familiare, un familiare gusto di veleno."
Genere: Song-fic, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A familiar taste of poison
 

L'aveva sempre saputo che c'era qualcosa che non andava in lui: il modo in cui era ossessionato dalla chimica, la cura per il suo anello di famiglia che teneva riposto in un contenitore di argento, lo sguardo tenebroso che si affacciava sul suo volto appena si distraeva, per poi scomparire in un dolce sorriso. Lo sapeva che aveva qualcosa di strano,ma quando lui le chiese di sposarlo lei non seppe resistergli: le sue attenzioni, i suoi modi così sicuri e pacati e anche un po' il fascino dell'ignoto l'avevano spinta ad innamorarsi di lui e ad accettare la proposta, dimenticandosi di tutti i dubbi e del suo amico che aveva conosciuto al liceo, il quale era diventato il suo grillo parlante. Lui la portò nella sua villa subito dopo il matrimonio, dove non era mai stata prima ed era meravigliosa: nel cortile c'era una grande fontana che dava alla casa l' aspetto di un set cinematografico e poi c'era un grande giardino, invisibile dall'esterno, pieno di alberi di ciliegio. Sembrava davvero un sogno, uno di quei sogni fantastici,impossibili. Il giorno dopo,però, non lo trovò a fianco a sé nel letto dalle coperte color cremisi e, quando gli chiese dove fosse andato, lui rispose col tono dolce e affettuoso di sempre che era andato nel suo piccolo laboratorio di chimica, la sua ossessione. “Non puoi pensare ad altro solo per un momento?” disse lei col tono accattivante di sempre, e con una piccola risata lo riportò in camera. Lui le regalò un rossetto e un bellissimo abito da sera. “Per farmi perdonare”, le disse, ricambiato da un gran sorriso. Decise di indossare l'abito e il rossetto quella sera stessa per renderlo felice; forse si era sbagliata su di lui, forse era stato solo frutto della sua passione per i gialli, ma mentre metteva il rossetto sentì un sapore strano, come uno dei suoi esperimenti di chimica, un sapore che le era così familiare, un familiare gusto di veleno.

 

 

Rivalità: era quella la parola chiave, era quello il perchè, uno stupido gioco infantile durato troppo. Aveva pianificato tutto fin dall'università, quando aveva conosciuto quella specie di Sherlock Holmes e la sua ossessione per quella ragazza sveglia dai capelli rossi; decise di fare un ultimo grande gioco, un'ultima grande sfida per vedere quanto fosse intelligente il suo avversario, fino a quanto poteva essere furbo. Era certo che non sarebbe finita bene,ma quella volta avrebbe vinto lui ad ogni costo. Fu così facile farla innamorare di lui; il fatto che frequentavano la stessa università velocizzò le cose, anche se lui aveva scelto chimica e lei geologia, forse. In ogni caso fu molto facile perchè gli bastò un'occhiata per capire quello che cercava; inoltre sapeva che non avrebbe nemmeno dovuto temere la rivalità del piccolo e goffo ragazzino che giocava a fare il detective : quel cretino non ci aveva neanche provato. Decise di complicare un po' le cose: era troppo semplice spezzare il cuore alla ragazza di cui il suo rivale era così pateticamente innamorato. Decise di rischiare tutto, perchè solo così poteva avere la certezza di aver vinto e l'università diventò molto più interessante per lui. Studiando chimica, si giocava spesso anche con i veleni e a lui piaceva molto giocare, sperimentare, passare i limiti. Costruì un doppio fondo nell'anello di famiglia, piccolo quanto bastava per contenere tre gocce d'acqua, o il prodotto di uno dei suoi esperimenti e passò sempre più tempo nel suo laboratorio, se si può definire tale, e nella facoltà di chimica, perchè tutto doveva essere perfetto. Rischiò quasi di perderla per colpa delle sue assenze e così le chiese di sposarlo prima di commettere altri errori. Lei disse subito di si, nonostante i consigli del piccolo detective, e lui si chiese se si potesse essere più stupidi e ingenui. Tuttavia era cosciente di essere partito con del vantaggio e così decise di dare un indizio al detective: decise di non andare in luna di miele per portare la moglie direttamente a casa sua,ma il piccolo Sherlock,che intanto era diventato ispettore, lo lasciò fare suo malgrado. Era tutto perfetto: il giorno dopo l'incidente chiamò la polizia e recitò una scena madre. “Vi prego...aiutatemi...mia moglie non... non respira” . Fu proprio il suo amico ispettore ad occuparsi del caso, con sua grande felicità ed emozione. “Il dado è tratto, siamo allo scontro finale” pensò mentre si preparava ad accogliere il detective. Aspettava questo momento con trepidazione da troppo tempo : intelligenza contro furbizia. Che l'avesse uccisa lui era più che evidente appena fu fatta l'autopsia; il problema era sapere se il piccolo Poirot sarebbe riuscito a trovare le prove: il suo anello che non toglieva mai aveva conservato le uniche traccie di quel veleno, era l'unico mezzo per incastrarlo davvero. Infatti restò molto sorpreso quando il detective riuscì ad incolparlo con delle prove. “Forse non eri così stupido, Sherlock” gli disse con amarezza prima di essere portato via. Poi si accorse di aver già vinto da tempo quando vide lo sguardo del suo compagno di liceo, uno sguardo distrutto, uno sguardo di un perdente: la sua bella era morta e lui non era riuscito a fermarlo. Ma questo voleva solo dire che ancora nessuno aveva trionfato di nuovo e allora si lasciò andare ad una risata di sofferenza che aveva un suono amaro,familiare, aveva il gusto del veleno.

 

 

Era tutta una questione di ossessione: lui era ossessionato dalla rossa, il guastafeste era ossessionato dai giochi e lei era ossessionata dal principe azzurro. L'unica ossessione che avevano in comune era quella per i gialli e questo lo portò a perseguire l'obbiettivo di diventare ispettore,obbiettivo che la rossa sostenne sempre, anche quando incontrò quella persona orrbile. La cosa più triste era che non poteva neanche insultarlo perchè lui era perfetto: alto,bello, sicuro di sè e molto intelligente. Tutto quello che lui avrebbe voluto essere, che avrebbe dovuto essere; ma, col tempo, se ne fece una ragione e si concentrò più su quello che avrebbe potuto diventare. Non provò neanche ad rivelare i suoi sentimenti alla rossa perchè sapeva che per lei sarebbe riamsto il suo amico goffo e studioso del liceo. Fu un sollievo quando finì il liceo, così potè smettere di vedere il ragazzo che lo sfidava sempre a giochi di astuzia ai corsi pomeridiani; all'inizio non gli dispiacque perchè gli piaceva mettersi alla prova e vinceva quasi sempre,ma poi si accorse che il ragazzo, di cui non sapeva neanche il nome, lo sifdava con una cattiveria che non aveva mai visto negli occhi di nessun altro nella scuola. Anche i bulli gli davano fastidio,ma la loro era semplice stupidità,mentre lui era diverso: era come se volesse imporre la sua personalità,la sua intelligenza su di lui disintegrandolo completamente. Quindi fu molto sollevato quando lasciò il liceo, sollievo che durò fino a quando scoprì che quel ragazzo si era fidanzato con lei; provò ad avvertirla che non era del tutto normale,ma non aveva prove tranne la sua ossessione per la chimica. La sua frustrazione aumentò quando la rossa gli disse che si sarebbero sposati,frustrazione che si tramutò in paura appena seppe che non sarebbero andati in luna di miele. Il ragazzo stava cercando di dirgli qualcosa e lui doveva scoprirlo, doveva vincere anche questa volta, per la sua amica . A quel tempo era sergente,ma quando avvenne l'incidente era diventato da poco ispettore e si offrì di dirigere l'indagine che all'inizio si pensava fosse l'ennesimo caso di suicidio. Ma lui sapeva che lei non si sarebbe mai suicidata: il suo riso contagioso,la sua voglia di vivere sembravano soltanto un sogno lontano quando la vide nella fontana; si era anche sprecato a inscenare il suicidio, quel verme.“Signore, sta bene?” “Benissimo”. Avrebbe vinto a tutti i costi quello stupido gioco che il piccolo enigmista aveva iscenato per lui. Dovette aspettare l'autopsia per avere più possibilità di incriminarlo, ma non avrebbe perso: lo promise a se stesso e alla rossa. Ebbe il colpo di genio quando gli sfilò l'anello mentre dormiva “Signore,ma questo è legale?” “ Non lo so e non m' importa.” Avrebbe ucciso in quel momento,ma era per una giusta causa - si disse, per giustificare tutti i pensieri che gli ronzavano in testa. Quando lo vide sparire per sempre dalla sua vita, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo che fu presto sostituito da un sorriso di sconforto: aveva un sapore amaro in bocca, un sapore familiare che sapeva di sconfitta,di veleno.

 


Angolo dell' autrice      
Salve a tutti :D Se siete riusciti a leggere tutto vi meritate un biscotto XD * lancia biscotti*. L'idea di scrivere questa song-fic mi è venuta mentre guardavo per la millesima volta il video della canzone degli Halestorm,un gruppo che adoro, e ho avuto finalmente il coraggio di pubblicarla. È la mia prima fanfiction e ho cercato di fare del mio meglio, spero di aver fatto un buon lavoro. Ovviamente le recensioni sono molto gradite. A presto <3




 

   
 
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