Si chiude
la porta dell’ufficio
alle spalle, tirando un lieve sospiro.
Avanza verso la scrivania di modernissima fattura, prende dal cassetto
un
tubetto di crema e se ne spalma una piccola quantità sulle
mani. Sono mani
grandi, ma si seccano facilmente.
Uno campo arido, seppur immenso, non sarà mai fruttuoso.
Questo, professor Fuyutsuki,
lo sa bene.
Perciò si osserva nella sua secchezza, nella sua
grettezza… Prova a
nasconderla, a dissimularla con delle creme profumate, ma sa che dalla
siccità
dell’anima non si sfugge.
Da quando ha cominciato a diventare così insensibile? Da
quando la sua mente
feconda e brillante si è raffreddata e rinsecchita in un
odio che non le
appartiene per natura?
Lei è una gran bella persona, Fuyutsuki. E come tutte le
persone, ad un certo
punto della sua vita, ha subito sulla sua pelle un tradimento. Quella
spiacevole
sensazione le ha letteralmente strinato il cuore: ma il professor
Fuyutsuki è
una persona per bene, posata, raffinata...
[Come ci siamo ridotti a questo punto?
Come ci siamo ridotti a questo punto?!]
E’ rimasto zitto, che altro poteva fare? NULLA. Appunto: nulla ha fatto.
L’alta marea è arrivata e con essa il
silenzio… ’oblio… E’ così secco,
laggiù. Ci si è messo da solo, ci si è
buttato con
violenza e con rammarico ha scoperto che nessuno le ha porto un braccio.
Ma è giusto così in fondo, GIUSTO.
Lei non è che una comparsa in questo grande spettacolo, che
presto giungerà al
termine. Il suo muto segreto – vostro, suo e di Yui- si
consumerà insieme al
suo respiro: questa la sua condanna. Questo il suo incosciente amore.
**
Ti butti
sul letto, esausta,
frustrata. I tuoi capelli biondi si sparpagliano sul materasso, fili di
un
gomitolo fatto a pezzi.
[Io.Vi.Odio.]
Stai morendo, Ritsuko. Lo senti. Lo senti in ogni movimento
che fai –il più
piccolo, il più doloroso!-, ogni volta che ti siedi a
leggere un documento,
ogni volta che spegni il computer, ogni volta che sorridi, vergognosa
–MORTA.
Voltata di spalle, nel momento in cui le mani di lui si appropriano del
tuo
seno mentre ancora ti sta slacciando la camicia rossa (per
l’occasione), non vuoi vedere il
tuo corpo sussultare.
Con un gesto maldestro della mano recuperi dal comodino un pacchetto di
sigarette e te ne accendi una. Gli occhi si riempiono di fumo, una
palude
maleodorante il tuo sguardo, che imputridisce tutto ciò che
incontra. Espiri ed
inspiri aria avvelenata - Odio su oDIO - prima che si condensi e tu non
riesca più ad assaporarla appieno.
Avvolgiti in quel manto di oscuro vapore, Ritsuko, fatti
soggiogare
ancora…
Disprezzavi tua madre, che madre non è mai stata capace
d’essere. Non
condividevi le sue scelte, non capivi le sue motivazioni…
[Perché, mamma, perché?!
Lui non è mio
padre!]
Hai scoperto tardi come amare l’animo corroso di tua madre…
In quel momento la serpe diabolica ti ha tentata e tu,
sciocca, sei rimasta
soffocata fra le sue spire.
Sbuffi fumo dalle labbra sottili, poi ti alzi e spegni la sigaretta nel
posacenere.
Ma.Ora.E’.Tutto.Finito.
Concluso.
Morto, appunto: sarà un piacere per lui vederti morire
così, dopo che ti ha
spazzato via la voce e prosciugato il respiro. A te non rimane che
trascinarti,
scontare la tua pena o forse quella di tua madre. Quella
di aver amato senza permesso.
**
Ti
avvicini allo specchio della
tua camera, ti ravvivi i capelli. Senti freddo, freddo dentro.
“Sei sempre così posata, Akagi! E rilassati un
po’…!” “Possibile che tu debba
essere così inquadrata? Che
gustafeste…” “Non riesci a pensare a
qualcos’altro,
una volta tanto?”
Te ne hanno dette tante, nel corso del tempo. Ti hanno criticata in
più
occasioni… La verità era che non ti trovavi nel
posto giusto. Le persone che
eri costretta a frequentare non erano all’altezza del tuo
essere, della tua
personalità… Guardati attorno, Ritsuko. Renditi
conto del posto in cui ti trovi
ora. Del prestigio del tuo nome, del nome di tua madre prima di te.
NON E’ MAGNIFICO? Non è quello che DESIDERAVI?
[Che cosa voglio, io? Che cosa desidero? ...]
Il tuo cuore, soffocato dalla neve, giace indolenzito e anima
il tuo
corpo sterile. Manda deboli segnali, ad intermittenza. I pochi
traduttori
superstiti del linguaggio del corpo sono deceduti, nessuno
può più capire quei
richiami, ovattati suoni incomprensibili.
Lui te l’ha detto fin dall’inizio.
[Non ti capirò.]
E così è stato. Ti ha spogliata tante volte, ma
non si è mai soffermato un
attimo a guardarti. Non ha mai avuto intenzione di farlo e a te andava
bene
così. A te VA bene così.
Sei sempre stata fredda, Ritsuko. Anche nell’amare sei stata
fredda. Nell’amare
il Comandante, nell’amare tua madre, nell’amare te
stessa… Incosciente e
fredda.
**
Amare
senza essere amati a
propria volta è devastante.
Odiare senza essere odiati a propria volta è umiliante.
Devastato da un amore non compreso, umiliato da un odio non dichiarato.
C’è
tanta parodia in tutto questo, professore, lei non trova?
Amando chi non l’amava si è ritrovato ad odiare
chi non la considera:
nonostante tutto, le va bene così.
A questo punto, cosa può sperare di cambiare? Deve solo
andare avanti, ancora
per un poco, lungo quei corridoi di luce asettica, ipocrita, facendo
finta di
sapere cosa sta facendo. Ingannare se stessi e gli altri è
un ottimo modo per
sopravvivere.
[Ingannare il mondo per vivere nel mondo?
E’ questo che stai proponendo?]
Svolta e vede venirle incontro la dottoressa Ritsuko Akagi,
appena uscita
dalla sua stanza e probabilmente diretta al laboratorio. Osserva i suoi
capelli
biondi, i suoi occhi verdi, increspati continuamente dal vento, come la
superficie del mare, i suoi lineamenti giovani e freschi e ne prova
disgusto.
[Come può una donna così
giovane e
promettente ridursi a soddisfare i piaceri di quell’uomo, con
la pelle scura,
rugosa e tesa sempre in quell’espressione arcigna, la barba
pungente pronta a
vessare il suo viso da ragazza…? Come può? Come
può?!]
Anche lei la sta guardando, professore. Si rispecchia nei
suoi occhi bassi,
scuri, scavati dagli anni e dal sonno mai recuperato: fissa i suoi
capelli
ingrigiti e radi, il suo portamento di notevole carisma, le mani dietro
la
schiena… E la giudica.
Tutti qui conoscono un parte della vita degli altri. Però
pretendono di saperla
tutta. Di poterla condannare o assolvere. E lo fanno.
Ritsuko si sta avvicinando… E lei non ha ancora capito
nulla, professore.
Guardi la donna davanti a sé. Guardi i suoi occhi.
La sta criticando per le stesse identiche scelte che ha compiuto anche
lei.
Le sta gettando contro tutto il disprezzo che riversa quotidianamente
su se
stesso.
[Il dolore e la disperazione avvicinano
gli uomini. Quando invece sono in salute e non hanno problemi
economici, le
persone si rinchiudono egoisticamente in loro stesse. Gli esseri umani
si
prostrano tenendosi per mano davanti al Dolore.]
Avete entrambi amato in modo volgare, singolare, incosciente,
immorale, in
silenzio, soffocando voi stessi, isolandovi… Ma avete amato.
Per la prima e unica volta nella vostra vita, avete amato.
Siate fieri. Non siete persone “da lieto fine”, non
siete nate per questo: ma molti
non riescono più nemmeno ad amare. Voi l’avete
fatto.
[Quando questa farsa finalmente
finirà,
il tendone calerà e ci toglieremo le rispettive maschere,
verrò da te e ti
stringerò la mano.]
La dottoressa Akagi e il professor Fuyutsuki si incrociano nel corridoio. Si salutano con un breve cenno del capo e proseguono, entrambi per la loro strada. Le loro mani si sono appena sfiorate…
“In questo mondo non
è necessario
essere buoni per meritare la vita.
Ma trovare la bontà nel mondo è necessario per
vivere.
A te che sei ancora vivo,
Congratulazioni.”
A.A.
ow.ow.ow.
Sarei in difficoltà se mi fosse richiesto di spiegare cosa pensavo mentre scrivevo
Ho dovuto scomporre le due storie prima di accomunarle: usare arricchimenti di carattere come il grassetto o il corsivo mi ha aiutata a enfatizzare certi concetti.
Eh sì, ho un’ammirazione nei confronti di Fuyutsuki
Sono accette recensioni, critiche e consigli nel rispetto dell’educazione.
Grazie per la lettura, a presto!