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Autore: SaraGleek    10/01/2016    0 recensioni
Questa è la storia di Keyley, una ragazza non molto diversa da tante altre e di Garret, un caso perso, un ragazzo a cui la vita ha girato le spalle.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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1_Due vite.

 
7:10, Lunedì mattina.

“Key alzati! Non te lo ripeto più è tardissimo”
“mmmh” era la quinta volta che Marion, sua madre, riceveva quel mugugno come risposta.
E nel cervello della ragazza si rincorrevano pensieri sull’ennesima giornata di merda che avrebbe passato, per usare un eufemismo.
Non per qualche motivo in particolare, la verità è che ormai tutte le giornate erano giornate di merda.
 
Quando le mani di Marion afferrarono il piumone pesante che copriva la ragazza e lo strattonarono verso i suoi piedi un grido squarciò l’aria.
“Che cazzo, mà vai un po’ a fare quello che devi fare dillà e non scassare..”
“Keyley ti ho detto alzati, devi andare a scuola e non rivolgerti così a me!”
“Non ci vado.”
“Oh mia cara stavolta non ci casco, adesso muovi quel culo e ti vai a lavare. Fila signorina”
La ragazza alzò lo sguardo e notò la madre che indicava decisa, con un cipiglio in volto, la porta del bagno, a pochi metri dal suo letto.
 Keyley decise di alzarsi, non tanto per accontentare la mamma quanto piuttosto per non sentire ancora la sua voce stridula che con il passare del tempo aveva imparato ad odiare.
Con una lentezza sovrumana si mise seduta e si infilò le pantofole che la stavano aspettando ai piedi del letto.
Si lavò con calma e, come tutte le mattine, rischiò di perdere l’autobus che la portava a scuola nonostante le frasi che sua madre ripeteva ogni due minuti per incitarla a prepararsi.
 
Salì sul mezzo e si guardò intorno alla ricerca di un posto vuoto.
L’unico che era libero era di fronte ad un ragazzo. Lei si perse momentaneamente in quelle iridi grigie che sembrarono indugiare sulle sue proprio allo stesso modo.
-Impossibile che stia guardando me così. –
Lui era un anno più grande e stando alle voci che giravano si era trasferito da poco, motivo per il quale Keyley non aveva avuto modo di parlarci molto, anche se dovette ammettere che era proprio un bel ragazzo, il classico belloccio: alto, spalle larghe, abbastanza muscoloso, ma non troppo pompato, e quella barba appena accennata bionda come i suoi capelli gli stava proprio bene.
Keyley era di solito di carattere molto aperto e solo qualche mese prima avrebbe subito attaccato bottone,ma negli ultimi tempi aveva incominciato ad isolarsi, non usciva più con le sue amiche,  non si sentiva più parte di niente..
Arrivò finalmente davanti scuola, scese dall’auto e si incamminò verso la sua classe, quella mattina era davvero distrutta, non aveva nemmeno pensato di non entrare. Si stupì da sola di quanto fosse diventata diligente!
Era un’ abitudine, ormai, entrare in seconda ora o direttamente tornarsene a casa, tanto era vuota e non avrebbe trovato nessuno ad aspettarla.
 Keyley, stava camminando con passo deciso per il corridoio e raggiunse l’aula, quando entrò sussurrò un “buongiorno” ai suoi compagni che risposero con un sovrapporsi di “ciao” “ehi” “allora sei viva!” e “chi si rivede!” …effettivamente era parecchi giorni di fila che non entrava, non aveva più l’energia per fare niente ma ogni tanto si ricordava che esisteva la scuola e che se non sarebbe entrata l’avrebbero bocciata e così si trascinava a fatica fino al suo banco.
Si lasciò cadere pesantemente sulla sedia, infilò le cuffiette e si accasciò sul banco a braccia conserte chiudendo gli occhi.
Qualche minuto dopo entrò in classe la professoressa, ma Keyley non si degnò di spostarsi da quella posizione, si sfilò solo le cuffiette perché non voleva farsi requisire il telefono per l’ennesima volta.
 
Era sempre stata una studentessa abbastanza brava con la sua bella media del sette senza sforzi e questo faceva capire che davvero avrebbe potuto fare molto di più, ma non aveva assolutamente voglia, si accontentava del minimo indispensabile.
Lei era sempre quella che faceva ragionare tutti sulle cazzate prima di farle, quella che si faceva mille problemi prima di lasciarsi andare.Ultimamente questo suo lato riflessivo era andato a farsi fottere.
Era diventata la Keyley menefreghista e scoglionata che non aveva la forza nemmeno per alzarsi da una sedia o per suonare la sua chitarra.
Aveva cominciato a capire quello che gli stava succedendo da un po’ ma non aveva la forza per dirlo a nessuno, né ai suoi amici, né tantomeno a sua madre.
 
La mattinata durò un’ eternità, tra gli sguardi assenti di Keyley e i richiami insensati dei professori.
Tutto il resto della giornata la ragazza la passò in una totale apatia e si ritrovò a letto senza nemmeno capire come la giornata fosse passata così in fretta.
 
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Martedì. 8:15.
 
La mattina dopo Keyley non entrò a scuola, la sua giornata era cominciata decisamente peggio del solito, sull’autobus Garret non c’era e sembrava strano a dirsi ma Keyley sperava di rivederlo perché il giorno prima aveva provato qualcosa di particolare e in quell’istante.
 
Decise di mettersi sul retro della scuola così da non essere vista e cominciò a fare qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di fare…
 
Caro diario,
(Se così ti puoi chiamare dato che sei  il mio telefono)
Non so perchè sto scrivendo queste cazzate, non sono il tipo che si sfoga con lo schermo liscio e duro di un fottuto attrezzo elettronico ma ho il bisogno di liberarmi e non posso aspettare un minuto di più.
Sento l’ossigeno uscire lento dalle mie labbra dischiuse, sento il freddo entrarmi nelle ossa e vedo la nuvola di vapore che si forma davanti ai miei occhi per il contatto del mio respiro bollente con l’aria ghiacciata intorno a me.
Non mi sono mai sentita così viva e contemporaneamente assente.
Tutto all’infuori di me è scuro, sfocato, come ricoperto da una gigantesca pellicola opaca.
Chiudo gli occhi e lascio cadere la testa all’indietro poggiandola ad un muro spigoloso e freddo, il colore arancione del palazzo alle mie spalle stona terribilmente con l’ambiente: una scala di grigi interrotta da un colore così acceso, terribile, dà quasi fastidio agli occhi.
Riapro le palpebre  cominciando a sentirmi come una stupida protagonista di un film scadente che aspetta solo che cominci la colonna sonora per iniziare a vivere.
Il problema è che anche io, come quella protagonista sto cercando in tutti i modi di trovare una ragione per andare avanti, e non la vedo, non c’è da nessuna parte.
Odio quello che sono diventata e odio la mia vita, non sopporto questa situazione in cui sono finita senza neanche rendermene conto. Sento la solitudine stringermi lo stomaco  e sono io che me la sono cercata.
Ho miliardi di “amici” e due o tre di questi mi vogliono addirittura bene sul serio, e continuano a farsi sentire anche ora che sono diventata una specie di automa.
Non ho più la forza di fare niente, sono cambiata così tanto in così poco tempo che forse il problema è che nemmeno io mi riconosco più, forse mi sento solo la persona sbagliata, nel momento sbagliato, nel posto sbagliato.. è tutto sbagliato.
Sento giorno per giorno la forza abbandonare le mie gambe, sento la gioia scivolare via dalle mie dita e non riesco nemmeno a tentare di trattenerla, non voglio.
La cosa che più mi spaventa è che non voglio fare più di tanto per uscire da questa situazione perché sto bene nel mio dolore.. è una cosa possibile?
Non riesco nemmeno bene a descrivere come mi sento, so solo che un anno fa non avrei mai immaginato di ritrovarmi a saltare la scuola senza motivo in una freddissima mattinata di febbraio, da sola oltretutto.
Non sono mai stata la figlia perfetta nè ho mai fatto niente di impegnativo per esserlo, mi sono sempre goduta la vita così come veniva e… cosa è cambiato adesso?
Perché non riesco più a gioire delle piccole cose?
Non ho più voglia di uscire di casa, l’unica cosa che vorrei è starmene al calduccio del mio letto a dormire.
Non mi va più di uscire con le mie amiche e comincio anche a prendermi degli insulti perché ho finito le scuse e adesso dico semplicemente la verità: ”Non mi va”
Nessuna di loro, però, si preoccupa del motivo che mi spinge a reagire così.
Ognuna pensa ai cazzi suoi, ognuna ai suoi problemi, ma mentre io sto sempre li a chiedere come stanno, a capire ogni sfumatura del loro carattere, loro non capiscono nemmeno che sto male.
Forse non saprei nemmeno cosa rispondergli se mi chiedessero cosa ho, perché non lo so, so solo che sto male, che non ho più motivi per continuare.
Non sono una fottuta pazza, ho solo bisogno di qualcuno che mi stia veramente vicino.
Ho solo bisogno di qualcuno.
 
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Come Keyley, c’era qualcun altro che cominciava a sentirsi solo.
 
Stesso giorno. Sera.

Che cazzo! Ho quasi vent’anni e ancora ho un “diario segreto”, roba da matti, mi sono fatto convincere da uno strizacervelli.
Mi sento un dodicenne in preda ad una crisi isterica.
Oggi è stata la prima giornata da quando sono in questo fottutissimo  paesino sperduto che ho sentito qualcosa di diverso, è stato ieri mattina sull’auto…quando ho visto quella ragazza
Vabbè comunque…mi ha costretto mio padre ad andarmene dalla mia città, dice che ero diventato un buono a nulla, uno capace solo di bere con gli amici e girare per le discoteche.
Non è forse questo quello che dovrebbe fare un ragazzo di vent’anni? Divertirsi!
Fanculo  mio padre, fanculo il lavoro e fanculo pure a me.
Me ne andrò presto da questo posto, il più presto possibile, non resisterò a lavorare in quel locale dove mi hanno spedito…  nemmeno per una settimana, mi stava bene la mia vita di prima.
Garrett
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Ciao bella gente!
Spero vi sia piaciuto il primo capitolo! Lasciate una recensione se volete, mi farebbe davvero piacere!
Fatemi sapere se volete avere una foto dei protagonisti o se preferite immaginarli come volete ;)

-Sara-
   
 
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