La
scalata delle Dodici Case: Mary Sue alla riscossa
Davanti al complesso delle Dodici Case era
appena arrivata una bellissima fanciulla. Come aveva fatto a giungere fin lì?
Bè, un po’ come fanno tutte, del resto: inspiegabilmente.
La suddetta fanciulla aveva biondi e lunghi
boccoli del colore del grano. No, di più, del colore del sole. No, no, ancora
di più: del colore dell’oro. Sì, l’oro può andare bene, per quanto sia un
materiale fin troppo blando per essere paragonato alla bellezza e lucentezza
dei capelli della suddetta fanciulla.
La suddetta fanciulla aveva grandi occhi
verdi, diciamo pure del colore dello smeraldo, per quanto gli smeraldi siano ignobili
pietruzze del tutto inadeguate per descrivere la bellezza degli occhi della
suddetta fanciulla.
La suddetta fanciulla indossava un bel
vestito bianco, tutto balze e merletti, e saltellava fino a quando non giunse
al primo Tempio, dove un bel Cavaliere in armatura d’oro sorvegliava l’entrata
(purtroppo, l’oro dell’armatura di Aries non poteva
competere con l’oro dei capelli della fanciulla). Il bel Cavaliere sospirò alla
visione di quella fanciulla saltellante, ben sapendo che cosa si preparava per
lui e per i suoi compagni d’armi. Ma comunque fece finta di niente, e scese le
scale per accogliere la giovane avventuriera.
-Tu, fanciulla, come hai fatto ad arrivare
fino al Santuario della dea Athena?-
La ragazzina inclinò graziosamente il capo da
un lato, guardando il Cavaliere con aria estremamente perplessa. Poi, con una
voce tanto soave da far invidia al suono della lira di Orpheo,
diede la sua risposta.
-Non lo so!-
-Oh, bè…- Mur si accigliò –ma almeno saprai
dirmi il motivo per cui sei qui-
Lei scrollò di nuovo le spalle –Non lo so!-
Mur iniziava a perdere la pazienza, anche perché
era sempre a lui che toccava fare da banco informazioni per chiunque avesse la
malsana idea di arrivare lì.
-Però… almeno saprai dirmi il tuo nome-
-Oh!- la fanciulla gli rivolse un gran
sorriso, un sorriso angelico, congiungendo le mani davanti al viso –questo è
facile! Il mio nome è Maribel! Non è un nome bellissimo, pieno di grazia, molto
femminile? Ah, non rispondere: so che è così!-
-Sì, certo…-
Ma perché tutte le disgrazie si abbattevano
proprio al Santuario di Athena?
-E quelle lì- Maribel indicò gli altri templi
–che cosa sono?-
“Eh, ma allora sei cretina!” – naturalmente Aries era troppo buono per lasciarsi sfuggire un commento
del genere.
-Quelle- e con un gesto del braccio indicò
l’intero complesso –sono le Dodici Case dello Zodiaco, poste a difesa del
Santuario di Athena, la dea della guerra e della sapienza. Ognuno di quei
templi è protetto da un Cavaliere, con il compito di…-
Uno strillo da parte della ragazza lo
interruppe –Oh, che bello, tanti ragazzi carini! Chissà se posso trovarmi un
fidanzato, qui!-
E così dicendo si avviò saltellando per
intraprendere la fatidica scalata del Santuario.
******
All’orizzonte era tutto tranquillo. Questo
pensava Aldebaran del Toro, che certo non vide una ragazzina che gli passava
davanti per il semplice fatto che lei era troppo tappa per essere notata. Ma
invece Maribel aveva notato lui: eccome se lo aveva notato!
“Oh accidenti” pensò infatti la dolce
donzella, mettendo il broncio “speriamo che non siano tutti brutti come questo
qui!”.
Doveva assolutamente accertarsene!
Altrimenti, a cosa serviva a fare il percorrere tutta quella strada?
-Hei, scusa-
La sua idea era di chiedere informazioni a
quel brontosauro lì. Peccato che, non appena il Cavaliere si voltò per vedere
chi mai avesse parlato, fece un passo e la fanciulla finì spiaccicata.
******
Ma Maribel non era certo il tipo da demordere
al primo ostacolo. Infatti, dopo essere riuscita a staccarsi dal pavimento, riprese
il cammino. Entrata nel Terzo Tempio notò subito un’ombra che sembrava affrettarsi
a cercare un riparo. Ma non era possibile! Chi mai avrebbe voluto fuggire da
lei?
-Hei, aspetta!-
La ragazza fece per partire all’inseguimento
dell’uomo misterioso, peccato che inciampò maldestramente nell’orlo del suo bel
vestito bianco e cadde. La figura che stava correndo si fermò e ritornò
indietro. Un bel ragazzo dai lunghi capelli blu e gli occhi del colore del mare
(che però non potevano certo eguagliare in splendore quelli della fanciulla)
uscì allo scoperto e la scrutò dall’alto in basso.
Maribel arrossì. Già vedeva quel giovane
porgerle la mano. Lui l’avrebbe aiutata ad alzarsi e le avrebbe chiesto se si
fosse fatta male, e lei a quel punto…
Una risata sguaiata interruppe quella visione
romanzesca e del tutto fuori luogo.
-Hahaha! Kanon!
Kanon, vieni qua!-
Il gemello arrivò quasi subito, strabuzzando
gli occhi di fronte allo spettacolo della ragazza ancora immersa in una sabbia
mobile di gonne e merletti.
-Oddio, ma non sai stare in piedi?-
-Certo che è proprio tonta! Ha fatto un passo
e bum! –
E mentre i gemelli si spanciavano senza
pensare minimamente ad aiutarla, la fanciulla capì che anche quella volta i
suoi sogni romantici erano stati barbaramente infranti.
******
Continuando la salita, ecco che uno scenario
di morte si presentò davanti agli occhi della nostra dolce protagonista. Oh,
quale tremenda visione!
-Qui sei arrivata, e non andrai oltre!- una
voce echeggiò macabra tra le pareti –L’inferno della Casa di Cancer ti
attende!-
Dall’ombra uscì un uomo in una splendida
armatura d’oro (ma, ahimè, neanche la cloth di Cancer
poteva competere con la lucentezza del capelli della fanciulla) e un ghigno per
nulla rassicurante. Malgrado quello, Maribel lo guardò estasiata.
-E’ proprio te che cercavo!- e si affrettò a
corrergli incontro –Quanto sei bello, mio Cavaliere! Giuriamoci amore eterno,
qui e subito!-
-Ma che…?!
Ma quale amore! Non sai chi sono io? Il mio
nome e Death Mask di Cancer, e tra tutti i Cavalieri sono senza dubbio il più
spietato. Ho ucciso, nella mia vita, per il solo gusto di farlo, per poter così
dimostrare la mia forza. E tu, misera
mortale… hei, aspetta, ma che fai?!-
Maribel gli aveva preso la mano e ora gli si
strusciava contro il petto –Ma non temere per questo! La forza del mio amore ti
salverà e ti farà diventare buono!-
Cancer se la staccò di dosso, prendendola per
la collottola e schiaffandola fuori di casa.
-Ti dico solo una cosa: l’ultima ragazza che
mi ha dato fastidio l’ho fatta precipitare giù da una cascata-
******
Al quinto Tempio si respirava un’aria serena.
Aioria stava, in compagnia di Marin, fuori sulla terrazza del santuario del
Leone. Aveva deciso che quel giorno sarebbe stato il giorno. Aveva un anello di fidanzamento nascosto dietro la
schiena, e quella volta sarebbe stata quella decisiva.
-Marin… ecco, io…-
-Tu sei
carinissimo!-
Maribel era arrivata in quel momento in cima
alle scale e lo indicava. Purtroppo per lei, il Saint dell’Aquila aveva capito
che la dichiarazione di Aioria era stata bruscamente interrotta da
quell’ennesima biondina platinata che arrivava dal nulla solo per tentare di figliare
con qualcuno dei Sacri Guerrieri di Athena, perciò ci pensò lei a risolvere la
questione. Si diresse verso la fanciulla a grandi passi.
-Ma vi pare modo di piombare qui in questo
modo?! Noi Sacerdotesse sudiamo sangue per anni, non possiamo neanche mostrare
il viso in pubblico, e poi arrivate voi e vi fregate i nostri fidanzati come se
nulla fosse? Adesso piantiamola! Sciò, pussa via!-
E, con un calcio, la donzella fu sparata in
orbita.
******
Virgo meditava. La ragazza rimase a guardarlo
a lungo, crucciandosi del fatto che i capelli del Cavaliere erano quasi
all’altezza dei suoi. Ma a quello si sarebbe potuto rimediare: quando sarebbero
stati fidanzati, lei gli avrebbe chiesto di tagliarli.
Maribel ebbe una grande idea: avrebbe
attirato la sua attenzione con una canzone! Lei aveva una voce davvero
melodiosa, sapete? Sapeva cantare come un angelo, ammesso che la rozza voce
degli angeli possa essere paragonata alla soavità della voce della fanciulla.
Si schiarì la voce con un minuscolo,
graziosissimo colpetto di tosse, e poi dalle sue labbra rosse come il rubino
sgorgò la più celestiale delle melodie. Maribel cantava per il biondo
cavaliere, certa che il suo silenzio fosse dovuto alla solitudine ed alla
tristezza per la mancanza di una fidanzata, e cantava ad occhi chiusi per dare
maggiore enfasi ad ogni romantica nota. Sicuramente, una volta che avesse
smesso di cantare avrebbe riaperto gli occhi ed avrebbe trovato lui che la
fissava incantato per poi alzarsi da quella strana posizione a gambe incrociate
ed andare a chiedere la sua mano per fidanzarsi con lei.
Ecco, la canzone era finita, il coronamento
del suo sogno d’amore era vicino…
Aprì gli occhi e davanti a lei non c’era
nessuno. La casa era deserta, vuota, spoglia, priva di qualunque forma di vita
intelligente (perché naturalmente Maribel era bellissima, biondissima, accipuffolissima, ma certo non era intelligente).
Sospirò e rimase qualche attimo imbronciata a
fissare il punto in cui era seduto il ragazzo biondo.
“Mi è andata male anche con lui. Uffi! Oh, bè, quello all’entrata mi ha detto che le case
sono dodici, io ne ho attraversate sei e quindi mi restano ancora… ancora…”.
E ci mise un’ora intera a fare il conto di
quante case le restavano da attraversare dopo quella della Vergine, finché il
sesto fuoco della meridiana si spense.
Alla fine trovò il suo risultato. Peccato che
fosse sbagliato perché Maribel non era capace di fare neanche le operazioni
elementari.
******
Dopo il fallimento alla Sesta Casa, la bella
fanciulla non si perse d’animo. L’amore doveva trionfare! E quindi salì con i
minuscoli, graziosi piedini, la scalinata fino alla Settima Casa: Libra.
Ma la bella Maribel era stanca, ed in più
tutto il lavoro intellettuale che aveva fatto per quella sottrazione un’ora
prima le aveva fatto venire un terribile mal di testa.
In quel momento avrebbe voluto avere l’Oki
con sé, ma Loki era sotto il copyright del fandom
della Marvel. Per Maribel infatti, tanto
ignorante in grammatica quanto in aritmetica, l’Oki medicina e Loki personaggio
erano esattamente la stessa cosa, ma ciò aveva poca importanza perché lei non aveva
accesso al fandom di Thor in quel momento.
Per cui, non avendo né una bustina di Ketoprofene sale di lisina né un bel villain
tenebroso a portata di mano (ma probabilmente più per la seconda), cadde in
ginocchio e cominciò a piangere. Ahimè, quanto era straziante il suo pianto! I
suoi occhioni verdi erano pieni di lacrime che le rigavano le guance di
madreperla e non le rovinavano il trucco perché neanche le lacrime si
permettevano di deturpare la sua sublime bellezza.
Quel pianto disperato fu udito a centinaia di
chilometri di distanza dal legittimo custode della Settima Casa. Eh, certo,
volete che Doko con quelle orecchie a parabola che ha non senta l’eco!
Comunque, dalla cascata dei cinque Picchi
(chiamata così perché vi avevano nidificato cinque esemplari di una rarissima
specie di picchio della Cina, usando il cappello di paglia di Doko come nido)
il venerabile vegliardo espanse il suo cosmo per indagare cosa fosse quel pianto
disperato.
Non appena percepì la presenza di Maribel
però…
“Perca troia! Un’altra di quelle
insopportabili piattole!”.
E si calò il cappello sulla testa per coprire
le orecchie e non essere più infastidito.
******
Una volta compreso che la Settima Casa era
vuota e che neanche quella volta un bel giovanotto sarebbe giunto a realizzare
il suo sogno romantico, Maribel dovette rassegnarsi a frenare lo smoccolamento e a proseguire la salita.
L’Ottava Casa sembrava deserta ma la bella
fanciulla non si perse d’animo: proprio oltre quella soglia tenebrosa poteva
esserci il suo vero amore, colui che l’avrebbe amata per sempre e sempre e
sempre e sempre… e Maribel si era incantata come ogni volta che sognava ad
occhi aperti qualche scempiaggine romantica.
Nella sua fantasticheria lei avanzava ridendo
su un prato, circondata di farfalle e con uno sfondo rosa di glitter, e correva verso il suo bel cavaliere che era
voltato di spalle. Lei lo chiamava, lui si voltava verso di lei e…
-Ehi, tu, chi diavolo sei?!-
Lo sfondo rosa si schiantò di botto, le farfalle
caddero a terra stecchite e il prato si trasformò in una distesa di ortiche. Quello
che l’aveva sì bruscamente richiamata alla realtà era stato scortese ma era pur
sempre un bel ragazzo, e quindi Maribel pensò che sì: doveva essere lui! ad
insegnargli la dolcezza il romanticismo e le buone maniere ci avrebbe pensato
lei con la forza del suo amore: lui sarebbe cambiato e sarebbe diventato buono
per renderla felice!
-Sei tuuu!!!-
E si precipitò su di lui per abbracciarlo
stretto.
-Sì, sono io. E tu chi sei?-
-Chiamami solo Amore!-
Strillò lei citando l’unica citazione colta
che conoscesse dall’unica cosa che avesse mai letto in vita sua, ovvero il
bigliettino dei Baci Perugina.
-Ma che vuoi da me?! Togliti di dosso!-
Ed il Saint dello Scorpione, perché lui era
il bel ragazzo preso di mira da Maribel, la allontanò da se immobilizzandola
con quegli equivoci cerchietti rossi attorno al corpo che compaiono solo
nell’anime.
Allora lo sguardo di Maribel cambiò
drasticamente.
-Ooohhh… allora a
te piace giocare, eh? Che bello: ho trovato il mio Mr. Grey!-
E mentre Maribel confondeva la telecinesi di
Milo con una forma di bondage la sua fisionomia
cambiava: d’un tratto si era trasformata in un porchetto con la parrucca bionda
come Miss Piggy del Muppet show.
Il cavaliere dello Scorpione non gradì
minimamente il paragone tra lui e Christian Grey, e provvide a cacciare fuori
il suino a suon di Scarlat Needle.
******
Anche l’accesso all’ottava casa le era stato
negato, e così Maribel, troppo idiota per capire che lì non c’era trippa per
gatti né *censura* per lei, proseguì la sua salita. Aveva ormai rinunciato a
contare, ma intuiva che non dovessero esserle rimaste molte Case in cui provare
a trovare il suo vero amore.
All’ingresso della Nona Casa la sua attenzione
fu attirata da un clangore di metallo.
“Ecco, ci siamo! Stavolta è lui! E’ un bel
cavaliere ferito che io dovrò accudire amorevolmente e difendere dai suoi
nemici!”.
-Sto arrivando, mio vero ammoreeee!-
E infatti quando giunse nel luogo da cui
proveniva il suono subito seppe che il suo sogno si era avverato: un belliiiiisimo ragazzo con i capelli castano chiaro (non
belli come i suoi ma comunque degni di attenzione) era steso a terra, con una
freccia conficcata nel petto.
-Oh, mio amore! Io ti salverò!-
In quel momento un “crick” proveniente dal
muro la fece voltare.
Sotto l’intonaco c’era un messaggio: “Sono
morto e tu non puoi farci niente. Non sei Gesù che resusciti le persone!”.
-Nooo! Il Vero Amore
può tutto!-
E stava per chinarsi a baciarlo per restituirgli
la vita quando un altro rumore la distrasse.
Stavolta il messaggio era: “Non baciarmi: si
chiama necrofilia ed è una perversione sessuale. Inoltre costituisce reato
penale ed è perseguibile a norma di legge”.
-Ooohhh… una
perversione sessuale… heem, voglio dire… un amore proibito! Ancora
più romantico!-
Altro messaggio: “Sono morto di una malattia
orribile e contagiosa. Sparisci se non vuoi essere contagiata”.
E allora Maribel scappò via perché non poteva
permettersi di fidanzarsi con un morto e di morire a sua volta, altrimenti come
avrebbe realizzato i filmini porno che aveva in testa?
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Alla decima casa, Maribel vide come prima
cosa una grande statua all’interno del Tempio. Purtroppo non c’era anima viva,
così la fanciulla si ritrovò a passare senza essere notata.
O meglio, qualcuno c’era: Shura
aveva semplicemente girato attorno alla statua per non essere scoperto.
******
Saltellante, finalmente, giunge la fanciulla
alla soglia dell’Undicesimo Tempio.
“E’ qui, è qui, me lo sento!”.
E così si addentrò lungo il corridoio buio. Le
sue delicate membra furono percorse da un brivido… ma questo solo perché in
quel tempio faceva un freddo della malora. Lei, comunque, era troppo fessa per
capirlo, e preferiva pensare che quei brividi fossero causati dalla presenza
del suo unico e vero amore.
Eccolo! Rumore di passi in avvicinamento. Di
una bellezza glaciale – è proprio il caso di dirlo – era il nuovo arrivato, e
la dolce donzella rimase a guardarlo a bocca aperta.
-Hei, ragazzina, non sbavare in casa mia-
-Questa volta sei tu!- e così dicendo si
profuse in sdolcinate moine –Sei tu il mio amore, vero? Oh, sì! E adesso che ti
ho trovato non ti lascerò mai più!-
Il povero Camus non era certo abituato a quel
tipo di effusioni –Gasp! Mai più?! E
tu… sai il perché?-
-Certo! Perché il nostro destino è di stare…-
-No, no: volevo sapere se sapevi il perché
Athena ha voluto punirmi!-
-Oh, ma come sei freddo! Ma stai tranquillo:
una lunga notte di amore potrà riscaldare la tua pelle in eterno!-
-Ma sei deficiente?! Giù le mani!-
In fatto di gente che veniva ad importunare
la quiete della sua casa, Aquarius non era certo fortunato: prima ci si metteva
il suo allievo moccolone, adesso ecco che arrivavano orde di bamboline del
tutto inopportune a quel luogo. Così, come con l’allievo, Camus prese una
drastica decisione.
Pochi minuti dopo, la bella Maribel si
ritrovò rinchiusa in una gabbia di ghiaccio.
-Bene, se vuoi uscire di lì dovrai
scioglierla leccandola, così soddisfi le tue fantasie perverse. Buon divertimento-
Lei ci provò. E la sua graziosa lingua rimase
per un bel pezzo attaccata al ghiaccio.
******
La Dodicesima Casa. Quella doveva essere la
volta buona! Se non avesse trovato lì il suo vero amore sarebbe rimasta
zitella, il che per lei era peggio che restare idiota, dato che si accorgeva
perfettamente di essere zitella mentre non aveva la minima cognizione di quanto
fosse idiota. E quindi quale fu la sua delusione quando si trovò davanti una
casa addobbata con rose in ogni angolo ed al centro di tutto quel monumentale
bouquet la più bella ragazza che Maribel avesse mai visto.
Si accigliò alla vista dei lunghi capelli
color turchese come pregiato zaffiro, degli occhi brillanti e languidi, delle
labbra piene e civettuole atteggiate ad un sorriso malizioso…
Quella era di sicuro una rivale in amore! Ma
certo! Mancava una rivale nella sua romanticissima storia! Di sicuro quella
smorfiosa aveva plagiato tutti i ragazzi e li aveva resi suoi schiavi, ma il
suo amore puro e sincero avrebbe avuto la meglio sui trucchi di quella
sgualdrina!
E dopo averli liberati dal sortilegio di
quella strega tutti si sarebbero innamorati di lei e lei avrebbe avuto solo
l’imbarazzo della scelta su quale prendersi come fidanzato.
-Liberali subito! Brutta strega, so che hai
fatto un incantesimo che ha fatto innamorare tutti i ragazzi di te, altrimenti
non sarebbero rimasti insensibili alla mia bellezza, alla mia bontà, ai miei
occhi splendenti come stelle e alle mie tette… no, cioè… insomma, sciogli
l’incantesimo!-
Strillò furiosa.
La “strega” la fissò un attimo sconcertata,
poi aprì bocca e cominciò a snocciolare una serie di parolacce in una
incomprensibile lingua nordica.
-Ma hcggghhdikftyy!!!
Tu, piccola impertinente mocciosa! Tu, come osi! Io sono un uomo! Non hai mai sentito
parlare del mito degli androgini? Del culto della bellezza? Noooo,
certoooo! E allora sai che ti dico? Hddsnbvmxuifn!-
-Che vuol dire?-
-Che morirai!-
E così dicendo il Cavaliere scagliò una rosa
contro la ragazza.
Ma quel terribile attacco non sortì alcun
effetto. Brutta invenzione il push-up.
******
Infine, la bella Maribel giunse in lacrime
nella sala del Gran Sacerdote, dove Athena stava seduta sul trono. La dea si
alzò e andò incontro alla giovane, piena di premura.
-Oh, dimmi, perché arrivi qui così disperata?
E come sei giunta fin al Grande Tempio, attraversando indenne l’intero
complesso delle Dodici Case?-
La fanciulla, dunque, asciugandosi le guance
di porcellana, raccontò le sue folli peripezie in cerca dell’amore. Il viso di
Saori si faceva sempre più scuro man mano che il racconto procedeva.
-Sei quindi giunta qui in cerca di un
fidanzato?-
-Certamente, Signora-
-Bene. Adesso lascia che ti spieghi una cosa:
i miei Cavalieri sono guerrieri, non
giocattoli erotici, mia cara. Loro combattono, questo è il loro compito
principale. E… in ogni caso non si troverebbero certo una fidanzata piagnona e
futile come te! Ma guardati, neanche io indosso vestiti del genere. Mi
dispiace, carina-
I begli occhi di smeraldo di Maribel si
riempirono di lacrime –Quindi… niente fidanzato…?-
-Eh no-
-Ma… ma…-
Grosse lacrime scivolavano lungo le sue
guance delicate. Nessuno avrebbe potuto resistere a quella visione, ma l’unica
reazione della dea fu uno sbuffo contrariato.
-Oh, insomma, qui non ci occupiamo di queste
cose! Sciò, fila via. Qui si combatte: non siamo un’agenzia per cuori
solitari!-
A quelle parole che infransero malignamente
le ultime speranze della bella donzella seguì un pianto disperato capace di
assordare persino Phoenix dopo che Virgo gli aveva tolto il senso dell’udito.
Nota: Maribel è imparentata con Dioniso
(quello ubriaco, giusto per far intendere che la deficienza è di famiglia)
perché è la figlia della sorella dello zio della nipote del cugino acquisito.
Da parte di mamma.* Dunque ha anche dei poteri magici. Il suo superpotere
latente che si manifesta tutto in una volta è frignare talmente forte da spaccare
il muro dello spaziotempo tra i fandom.
Adesso può quindi andare a rompere le palle
in un’altra sezione! – Loookiiiii….
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*Citazione da Le Follie dell’Imperatore. (da notare le fonti serie e storiche xD)
Bene, siete… eh, no, basta con questo rosa!
Dicevamo, siete arrivati fin qui? Complimenti! Dunque, cosa dire
su quest’ennesimo delirio in combutta? La storia è nata per un puro scopo di
parodia: abbiamo pensato di prendere una Mary Sue e inserirla nel contesto
reale dell’anime di Saint Seiya. E bè…
ammirate i deliranti risultati xD
Detto ciò, andiamo a seppellire quel minimo di serietà che ci
era rimasta.
Kisses
Mako e Rory