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Autore: Ausel    10/01/2016    2 recensioni
“Non mi serve la tua pietà, Neville, io-” Si bloccò appena in tempo. “Non ho bisogno di nessuno.” Neanche di Harry. Che se n’era andato con la scusa di proteggerla, che l’aveva lasciata in preda a se stessa, che non c'era mai quando avrebbe voluto, che non aveva pensato alla possibilità che forse Ginny era stanca di essere forte; forte come tutti si aspettavano da lei, forte come una Grifondoro, forte come la ragazza di Harry Potter.
[Storia partecipante al contest "Secondario a Chi?", indetto da Ray Wings sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Neville Paciock | Coppie: Ginny/Neville, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Quella prima volta in cui l'aveva visto, intento a fare colazione nella cucina di casa sua, Harry Potter gli era sembrato un po’ meno irraggiungibile di quanto avesse sempre creduto. Un bel sorriso, due occhi verdi, la cicatrice che li avrebbe sempre tenuti più lontani di quanto Ginny riuscisse a sopportare. Quella cicatrice di cui aveva letto sui mucchi di libri ammassati nei bauli dei suoi fratelli maggiori, che l’aveva tanto fatta sognare. Harry Potter era un eroe. Come nelle favole. Gli mancava solo un’eroina.



6 anni dopo


Ginny fissava fuori dalla finestra, aperta. Un vento fresco le mosse leggermente le ciocche dei capelli e accompagnò un foglio bianco verso il parquet della stanza. Non era stupida, Ginny, era sola. Pensare che da un momento all’altro un gufo potesse consegnarle almeno una di quelle lettere tanto attese, quello sì che sarebbe stato stupido. Stava conducendo una missione mortale, di certo scrivere lettere non costituiva la sua principale priorità. E poi non era solo, Harry. C'erano Ron ed Hermione. Hermione. Finché Hermione fosse rimasta con lui, Harry non avrebbe dovuto preoccuparsi. Hermione poteva dargli tutta la protezione di cui aveva bisogno, lei, Hermione. La sua migliore amica. Ginny non era sola, no. Aveva Luna e Neville. Di fratelli ce n’erano quanti ne potesse desiderare. Harry, lui, l’avrebbe aspettato. Ma Harry avrebbe aspettato Ginny?


*


Trascorrere una notte nella Foresta Proibita non era propriamente il massimo desiderio di nessuno di loro, forse solo di Hagrid e Luna. D’altro canto, sembrava una punizione piuttosto leggera dopo aver tentato di rubare la spada di Grifondoro. Quando Snape li aveva colti in flagrante nell’ufficio del Preside,, Ginny sentiva già la mente intorpidita dalle maledizioni che i Carrow amavano infliggere. E invece adesso erano nella Foresta Proibita, di notte, perché avevano tentato di prendere la spada. Forse Snape voleva ucciderli tutti, senza macchiarsi le mani di sangue. Forse sarebbero morti davvero, ma valeva la pena di provare a lottare. Harry avrebbe fatto lo stesso.
“Stai bene?”
Ginny si ridestò al suono di una di voce: quella di Neville.
“Sì. Stavo pensando.”
Neville sorrise rassicurante. C'era qualcosa di nuovo in lui, qualcosa di diverso rispetto a quando aveva varcato le porte di Hogwarts per la prima volta. Sembrava più sicuro di se stesso e del proprio valore. Ginny, ma anche chiunque altro lo conoscesse da tempo, faceva fatica ad accostarlo al bambino timoroso e irrequieto incontrato sei anni prima. Appariva quasi come una sorta di fratello maggiore, l’ennesimo.
“Potresti andare da Luna, mi sembra un po'... persa. Io resterò qui, con Hagrid.”
Il ragazzo annuì, convinto, e si allontanò. Dietro di lei, il Guardiacaccia domandò “Perché l'hai mandato via?”
Ginny scrollò le spalle. “Non mi serve il suo aiuto. So cavarmela da sola.”


*


“So cavarmela da sola.” Boccheggiò mentre tentava di rialzarsi. “Sto bene.”
Neville respirava a fatica, ma trovò anche lui la forza di parlare. “La pagheranno, vedrai. Non resteranno qui per sempre. Appena Harry tornerà-”
Quel nome provoco una fitta nel petto di Ginny, che dovette aggrapparsi a Neville per non cadere nuovamente.
“Ti accompagno in infermeria.”
“Non ne ho bisogno.” La sua voce uscì più aggressiva di quanto avesse voluto.
“Ma-”
“Non mi serve la tua pietà, Neville, io-” Si bloccò appena in tempo. “Non ho bisogno di nessuno.” Neanche di Harry. Che se n’era andato con la scusa di proteggerla, che l’aveva lasciata in preda a se stessa, che non c'era mai quando avrebbe voluto, che non aveva pensato alla possibilità che forse Ginny era stanca di essere forte; forte come tutti si aspettavano da lei, forte come una Grifondoro, forte come la ragazza di Harry Potter. Harry Potter non ci aveva pensato, a questo, troppo impegnato a salvare il mondo per stare dietro ai suoi bisogni. Harry Potter era troppo. Troppo distante, troppo eroico, troppo assente. Aspettarlo era troppo stancante, troppo doloroso, troppo ingiusto. Era tutto troppo difficile e Ginny avrebbe solo voluto un po’ di amore, solo la consapevolezza di essere fondamentale per qualcuno.
“Ginny?” La voce di Neville era così calda, così sinceramente preoccupata, così concreta, così vicina. Neville non era Harry e non lo sarebbe mai stato, ma non era neanche Harry Potter. Neville era reale e a lui importava di Ginny. Neville c'era, Harry no.
Ginny si avvicinò al ragazzo e poggiò un leggero bacio sulle sue labbra. Erano vere. E Neville, si convinse Ginny mentre il ragazzo ricambiava, era solo l’ultima ruota del carro. Come lei.

   
 
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