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Autore: Cruel Heart    10/01/2016    2 recensioni
Questa è una one shot Sizzy.
Parla del primo incontro avvenuto tra Simon ed Isabelle all'Istituto di New York e di cosa è successo tra di loro.
Spero che vi piaccia.
Estratto dal testo: "Simon Lewis, un normalissimo adolescente di Brooklyn, non avrebbe mai potuto immaginare, neanche lontanamente, gli avvenimenti che stavano succedendo quel giorno.
Non avrebbe mai potuto immaginare che Clary, la sua migliore amica sin dall’infanzia, fosse in grado di vedere delle persone che a lui, in apparenza, erano risultate invisibili, chiamate Shadowhunters.
Non avrebbe mai potuto immaginare che Clary fosse proprio una di loro.
E soprattutto… non avrebbe mai potuto immaginare che, tra questi Cacciatori di demoni pazzi e svitati, ci fosse anche la ragazza più megagalattica e strafiga di tutti gli universi conosciuti e sconosciuti."
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izzy Lightwood, Simon Lewis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, Shadowhunters, Nascosti e Mondani.

Il mio nome è Cruel Heart e questa è la prima fanfiction che ho deciso di scrivere sul mondo di Shadowhunters.

In questi giorni sono particolarmente in fissa con la Sizzy e con Star Wars, e direi che questo è piuttosto evidente. Come direbbe Yoda, “il disagio scorre potente in te”.

Detto questo, vi lascio a questa one shot, che spero che apprezzerete :3

Se ne avete voglia, fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione.

 

A presto, Cruel Heart.

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The real you

 

New York, 2008

 

Simon Lewis, un normalissimo adolescente di Brooklyn, non avrebbe mai potuto immaginare, neanche lontanamente, gli avvenimenti che stavano succedendo quel giorno.

 

Non avrebbe mai potuto immaginare che Clary, la sua migliore amica sin dall’infanzia, fosse in grado di vedere delle persone che a lui, in apparenza, erano risultate invisibili, chiamate Shadowhunters.

Non avrebbe mai potuto immaginare che Clary fosse proprio una di loro.

E soprattutto… non avrebbe mai potuto immaginare che, tra questi Cacciatori di demoni pazzi e svitati, ci fosse anche la ragazza più megagalattica e strafiga di tutti gli universi conosciuti e sconosciuti.

 

Simon cercò di osservarla da vicino senza fare la figura del maniaco sessuale di turno: la ragazza, che stava maneggiando un mestolo, aveva i capelli neri raccolti sopra la testa, penetranti occhi marroni e un fisico decisamente da urlo.

In quel momento, a giudicare dall’odore che aleggiava nella cucina dell'Istituto e che proveniva dalla pentola, stava cucinando qualcosa di disgustoso.

 

«Sto preparando la zuppa» confermò infatti qualche secondo dopo. Aveva una voce così forte, così diversa da quella di Simon, che andava sempre sbattendo e inciampando ovunque. «Avete fame?» chiese, riferendosi a Clary e a Jace. In una frazione di secondo, Isabelle si rese conto anche della presenza di Simon ed espresse tutta la sua contentezza. «Oddio, hai portato qui un altro mondano? Hodge ti ucciderà.»

Simon, sentendosi chiamare in causa, cercò d’intervenire nella conversazione e si schiarì la voce. «Io sono Simon.»

In tutta risposta, Isabelle lo ignorò. «Jace Wayland! Giustificati.»

“Wow” pensò Simon. “Non sapevo di avere il mantello dell’invisibilità di Harry Potter.”

Jace, anziché rispondere, guardò seccato il gatto Church, che li aveva condotti fin lì. «Ti avevo detto di portarmi da Alec! Giuda traditore!»

«Non dare la colpa a Church» ribatté Isabelle. «Non è colpa sua se Hodge ti ucciderà.»

Ma Jace non aveva nessuna voglia di scherzare. «Non potevo fare altrimenti. Isabelle… oggi ho visto due degli uomini che hanno ucciso mio padre.»

La ragazza, alla notizia di ciò che era successo, s‘irrigidì immediatamente. «Immagino che lui non sia uno di loro, vero?» chiese, agitando il mestolo in direzione di Simon.

Simon sapeva che doveva controbattere, che doveva dire qualcosa per fermare l’ondata di antipatia che lei gli stava buttando addosso. Ma, in realtà, si limitò a fissare Isabelle con la bocca leggermente spalancata e gli occhi sgranati. La sua fierezza, il suo modo di attirare i loro sguardi – tutte qualità che lui ovviamente non possedeva – lo colpirono.

«Ovviamente no. Pensi che sarebbe ancora vivo?»

«Immagino di no» rispose la Shadowhunter, rivolgendo a Simon un’occhiata indifferente.

Questa conversazione stava prendendo decisamente una brutta piega per il ragazzo, che era comunque troppo impegnato a continuare a guardare incantato Isabelle.

Per un po’ non prestò ascolto a quello che dicevano gli altri: non lo interessava.

“Se solo ci fosse un modo” pensò. “Se solo potessi parlarle da solo…”

«Ti stava cadendo un po’ di bava.»

Simon si risvegliò dal suo stato adorante e vide che Clary e Jace si erano allontanati per parlare fitto fitto vicino al frigorifero. Poi, guardò stranito Isabelle, che gli stava miracolosamente rivolgendo la parola mentre mescolava quell’intruglio maleodorante. «Ehm… cosa?» le chiese, sicuro di aver capito male.

«Prima, quando mi stavi fissando… ti stava cadendo un po’ di bava.»

«Oh.» Quell’unica sillaba era tutto ciò che una persona riusciva a pronunciare quando si rendeva conto di aver fatto la figura del pazzo squilibrato. «Mi dispiace» disse, grattandosi dietro la nuca con espressione imbarazzata. Si avvicinò lentamente al fornello dove Isabelle stava cucinando e fece un cenno alla zuppa. «Deve essere buona» mentì.

«Mh» mormorò la ragazza, come se, in fondo, non ci credesse neanche lei. “Questo mondano ha un’aria stranamente… imbecille” pensò.

Dopo qualche secondo, Simon staccò con malincuore lo sguardo da Isabelle e lo sollevò su Jace e Clary, che stavano raggiungendo la porta. «Dove andate?» chiese.

«A cercare Hodge» rispose la sua migliore amica. «Gli devo raccontare quello che è successo da Luke.»

Isabelle guardò Jace. «Hai intenzione di dirgli che hai visto quegli uomini? Quelli che…»

«Non lo so» la interruppe lui. «Quindi per ora tienitelo per te.»

“Oggi qualcuno ha proprio la sindrome premestruale.” si disse Isabelle. «Va bene. Hai intenzione di tornare? Vuoi un po’ di zuppa?»

«No.»

«Pensi che Hodge ne voglia un po’?»

«Nessuno vuole la tua zuppa.»

«Io la voglio, la tua zuppa» s’intromise prontamente Simon.

«No che non la vuoi» disse Jace. «Vuoi soltanto andare a letto con Isabelle.»

La Shadowhunter guardò Simon, che aveva un’aria completamente stralunata. «Non è vero!» esclamò il ragazzo.

«Beh, grazie tante.» ridacchiò la ragazza.

«Oh, sì che è vero. Dai, chiediglielo, così lei può dirti di no e noi possiamo continuare a farci i fatti nostri mentre tu ti crogioli nell’umiliazione» ribatté Jace. «Muoviti, mondano, abbiamo del lavoro da fare.»

Alla fine Simon, rosso d’imbarazzo, distolse lo sguardo e Isabelle ebbe l’occasione di poterlo guardare senza che lui se ne accorgesse.

“È strano” pensò. “È come se si vergognasse di ciò che realmente prova e s’imbarazzasse a sentire attrazione per me.”

Clary tentò di difendere il suo migliore amico e attaccò Jace. «Lascialo stare. Non c’è bisogno che tu faccia il sadico solo perché non è uno di voi.»

«Uno di noi» la corresse lui. «Comunque, io vado a cercare Hodge… tu puoi venire o restare, fai come vuoi

Clary lo osservò uscire dalla cucina per andare in cerca del suo tutore e vide Isabelle versare un po’ di zuppa in una ciotola e spingerla sul bancone in direzione di Simon.

«Io vado con Jace» disse, a disagio. «Simon…?»

«Crdcrstrqui» borbottò Simon, fissando le sue Converse.

«Cosa?»

«Credo che resterò qui» ripeté, afferrando uno sgabello e sedendovisi sopra. «Ho fame.»

«Va bene» disse infine Clary, prima di uscire dalla stanza.

Isabelle osservò particolarmente divertita tutta la situazione. Poi si sedette sullo sgabello di fronte a quello di Simon e si sciolse i capelli neri che fino ad ora erano stati raccolti sulla sua testa.

Le ricaddero sulle spalle in maniera così armoniosa e sexy che Simon ebbe qualche difficoltà a parlare. «Allora… siamo rimasti s-solo noi due, suppongo.»

“Grazie, Capitan Ovvio, non mi eri mancato per niente” si disse.  

Ma Isabelle se ne stava lì, di fronte a lui, osservando ogni sua mossa, curiosa. Voleva vedere fin dove si sarebbe spinto pur di far colpo su di lei.

«Bene… allora, buon appetito» disse titubante Simon che, nonostante fosse abbastanza sicuro che quelle piccole cose marroni che galleggiavano nella minestra fossero noccioline, riuscì comunque ad ingurgitare la prima cucchiaiata. «Mh…» fece dopo un paio di secondi. «Non è tanto male…» “Se non consideriamo le noccioline”.

Isabelle sbuffò. «Ascolta, non serve che fai tutto questo, okay? Se non ti piace la mia zuppa puoi benissimo dirlo, non saresti il primo ragazzo che non apprezza la mia cucina di alta classe.»

«Ehm…» rispose Simon, leggermente spiazzato. «No, davvero, non è così male.» Continuò a mangiare la minestra in silenzio, prima di dar voce ad una domanda che gli stava ronzando già da qualche minuto nella sua testa. «Come sono i ragazzi che frequenti?»

Isabelle sgranò leggermente gli occhi. «Eh?»

«Voglio dire, prima hai detto che non sarei il primo ragazzo a non apprezzare la tua… ehm… cucina di alta classe. E mi stavo solo chiedendo quale fosse il tuo tipo di ragazzo, tutto qui.»

Isabelle fece un mezzo sorriso. «E perché ti interessa saperlo?»

Il ragazzo arrossì violentemente. «Pura curiosità.»

La Shadowhunter capì al volo quello che intendeva. Accavallò le gambe sotto il bancone e sorrise mestamente. «Se mi stai chiedendo se tu puoi essere il mio tipo…» Gli scoccò un’occhiata d’insufficienza. «Beh, no, non lo sei. Devi capire che io cerco ragazzi atletici, forti, che abbiano senso dell'umorismo...»

«Ehi, io ho senso dell'umorismo a palate!» si difese Simon, ferito nell’orgoglio. «Senti questa: come si chiama quel Jedi che ama i tacos? Obi-Juan Kenobi»

Isabelle inarcò il sopracciglio destro e lo guardò in maniera interrogativa.

«Okay, okay, non l'hai capita. Mh... Ah, ci sono! Come si chiama quel personaggio che suona la chitarra senza compagnia? Han Solo!»

Nessuno nella stanza fiatò per qualche minuto: il silenzio stava diventando pesante e imbarazzante. Simon, a disagio, provò a spiegare la battuta ad Isabelle, che se ne stava lì con la fronte corrugata.

 

«Sai, no... solo - assolo di chitarra... senza compagnia...»

«Mondano, non ho la più pallida idea di cosa tu stia dicendo.» si spazientì leggermente la ragazza. «E poi, tutti i tuoi tentativi di flirtare, oltre che essere ridicoli, sono anche inutili, perché...» Fece una piccola pausa ad effetto, seguita da un sorrisetto malizioso. Simon notò, non senza un briciolo di stupore, che avrebbe voluto assistere a quei sorrisetti molto più frequentemente. «Sto già uscendo con un ragazzo.» concluse, arrotolandosi una ciocca dei meravigliosi capelli neri attorno al dito. Il morale del ragazzo sprofondò dritto dritto nel nucleo terrestre. «Sì, insomma, niente di serio, per adesso.» continuò imperterrita Isabelle. «Del resto, cosa ci si può aspettare da uno del Popolo Fatato?»

 

Simon rimase interdetto. “Prima i demoni, adesso le fate?” pensò, esasperato. I riferimenti a Dungeons & Dragons stavano diventando decisamente troppi. Non che la cosa gli desse tanto fastidio, comunque. «Del Popolo Fatato?» ripeté.             

«Certo che sei proprio un tipo strano. Sì, del Popolo Fatato: orecchie a punta, fascino incredibile... hai presente?» confermò la ragazza, in tono del tutto ovvio. «Anche se Meliorn, in realtà, è un cavaliere del Popolo Fatato.» Si guardò per un attimo le unghie, perfettamente laccate di rosso sangue, e riprese con l'elogio sul suo Meliorn. «Ed è così attraente, con quel corpo muscoloso, i capelli blu e quegli occhi verde muschio! Voglio dire, dove lo trovi uno del genere?»

«Da Abercrombie & Fitch, probabilmente. Tranne che per i capelli.»

 

«Dove?» chiese Isabelle, perplessa.

Il ragazzo la ignorò.
«E scommetto che hai anche la foto dei suoi addominali come sfondo sul tuo iPhone...»                                  

«Sul mio che?» fece Isabelle, sempre più sbalordita.

Simon sospirò brevemente, sconsolato.
«Niente, lascia stare»

Isabelle tornò a guardarsi le unghie perfette e piantò inaspettatamente gli occhi castani, così determinati, in quelli di Simon, che determinati lo erano un po' meno.
«Quella che frequento io, come avrai intuito, Samuel, è gente importante. È gente che conta.»

«Mi chiamo Simon.» la corresse il ragazzo, abbassando leggermente la testa.    

«Come ti pare.» gli rispose Isabelle, con un'alzata di spalle.

Sebbene non gliel'avesse detto esplicitamente, Simon riuscì a leggere tra le righe del suo discorso. “Posso frequentare strane fatine ben piazzate con le orecchie a punta, ma non mondani da quattro soldi come te.

Si sentì un po' demoralizzato. Isabelle era tutto ciò che un nerd come lui poteva desiderare. Era, in altre parole, totalmente al di fuori della sua portata.

“Ma che cavolo ti prende, Simon? Nessuna ragazza è al di fuori della tua portata." si disse. "Andiamo, se persino Anakin Skywalker, Darth Vader in persona, è riuscito a conquistare la sua Padmé, non vedo perché non dovresti riuscirci anche tu.”

Selezionò con cura le parole da dire ad Isabelle ed iniziò, incerto, a spiegare le sue ragioni.
«Secondo me... secondo me mi stai giudicando troppo frettolosamente.» Isabelle notò che Simon torceva le mani nervosamente, imbarazzato, e, inaspettatamente, sorrise leggermente.

“Ecco.” pensò Simon, alla vista di quella reazione. “Mi sta prendendo per un cretino.”

«Il fatto è che… non ho canini appuntiti, non ho una pelliccia su tutto il corpo e non sono neanche una Winx.» Per sua fortuna, Isabelle non chiese spiegazioni. «Non ho alcun super-potere che mi renda strafigo e non mi tingo i capelli di qualche colore strano. E, tra parentesi, io farei anche qualche domandina al tuo ragazzo sulla sua vera sessualità, perché, cavolo, se ha deciso di colorarsi i capelli di blu, allora non mi sembra che sia stato esattamente sincero con te.» Sospirò pesantemente, abbassando gli occhi. «Insomma, sono un modano.»

«Mondano.» lo corresse Isabelle. «Meliorn non è tinto, ha i capelli blu dalla nascita. E non è il mio ragazzo. E, tanto per la cronaca, il blu ti donerebbe molto. Saresti più carino.» La ragazza si stupì delle sue stesse parole e non riuscì a fermarsi in tempo. “Non ho mai fatto un complimento ad un ragazzo, per l’Angelo!” si disse. “E perché cavolo gli sto confidando tutte queste cose?!”

Simon, nonostante avesse la faccia dello stesso colorito delle unghie scarlatte di Isabelle, si sentì un tantino più sollevato. Ma non riusciva ancora a guardarla. «Ehm… grazie, credo.» Fece una piccola pausa, in cui si chiese mentalmente se stesse risultando ridicolo o ancora più ridicolo di ogni cosa ridicola ridicolmente esistente a questo mondo. «Sono solo un semplice essere umano ed è così che deve essere. Non voglio…» deglutì «portarti… a letto… né conoscere la Shadowhunter che se la spassa con una qualche creatura soprannaturale o demoniaca.»

In quel momento, il sedicenne Simon Lewis, di Brooklyn, non credeva che avrebbe mai potuto pronunciare quelle parole ad una ragazza. Figuriamoci poi ad una Cacciatrice di demoni super-sexy che stava seduta di fronte a lui e lo fissava con i suoi occhi scurissimi. Invece, dando una grande dimostrazione di coraggio a se stesso, Simon agganciò lo sguardo direttamente a quello di Isabelle e, senza mai staccare gli occhi dai suoi, protese la sua mano verso la sua e la appoggiò sulle sue dita fredde. «Io voglio conoscere la vera Isabelle. Voglio conoscere la vera te.»

Per un paio di minuti, nessuno si mosse o parlò. Simon aspettava la reazione della ragazza, osservandola con occhi impazienti. Isabelle, invece, non riuscì a sostenere il suo sguardo carico di aspettative e lo abbassò. Lei, che non si era mai tirata indietro di fronte a qualsiasi demone, adesso fuggiva da un “modano”, come diceva lui.

Tutti i ragazzi che aveva incontrato fino ad allora, Shadowhunters o Nascosti che fossero, credevano di avere una possibilità con lei: era alta, affascinante e bellissima, li capiva perfettamente. E a lei, che voleva solo divertirsi e niente di più, andava bene avere delle relazioni occasionali. Ma questo sempre fino a quando non fossero entrati i sentimenti di mezzo. Non era ancora pronta per quello e non voleva esserlo. Non le sembrava possibile riuscire a fidarsi completamente di una persona che non fosse Alec, Jace o Max. Loro erano gli unici a volerle davvero bene, erano gli unici che la proteggevano… anche quando lei non sapeva come proteggere se stessa. E adesso, spuntava fuori dal nulla un mondano qualunque che, dopo un paio di minuti che sapeva a malapena il suo nome, le diceva di voler conoscere la sua vera lei? No, non poteva accettarlo. Non voleva ferire i suoi sentimenti, ma sentiva il bisogno di respingerlo.

Ritrasse la sua mano da quella di Simon, come se si fosse scottata. «Non puoi ancora farlo, mondano. È troppo presto.» sussurrò, con un tono un po’ triste. «Piuttosto, vuoi altra zuppa?»

 

***

[ATTENZIONE: SE NON AVETE LETTO “GLI ANGELI CHE DISCENDONO DUE VOLTE”, L’ULTIMO LIBRO DELLE CRONACHE DELL’ACCADEMIA SHADOWHUNTERS, VI SCONSIGLIO LA LETTURA, IN QUANTO POTREBBE RISULTARE LEGGERMENTE SPOILER]

 

New York, 10 anni dopo

 Beh, a giudicare da come era andata la loro relazione, Simon Lewis si chiese se, in effetti, in quella zuppa non fosse stato versato anche con un filtro d’amore in stile Shrek. Non solo si era innamorato completamente ed irrimediabilmente di Isabelle, ma, la cosa incredibile, era che lei lo ricambiava e avevano deciso di passare la loro vita l’uno al fianco dell’altra.  

Quella sera, Simon aveva sostenuto un’estenuante sessione di allenamento con Jace all’Istituto di New York. Trovò Isabelle in cucina e vide che stava preparando qualcosa in una pentola. Ahia. Non era mai un buon segno quando Isabelle si metteva ai fornelli.

«Ehi» le disse, poggiando la spada angelica sul bancone.

«Ehi.»

Simon le andò vicino, circondandole la vita in un tenero abbraccio da dietro. Isabelle appoggiò la schiena completamente sul suo petto e si rilassò. Simon, a quel punto, le diede un bacio, lungo, dolce e delicato, sul collo. La ragazza sospirò di puro piacere.

«Allora, com’è andata oggi?» gli chiese.

«Il solito. Jace non la smette di massacrarmi e credo che provi gusto nel farlo. Ma sono riuscito a metterlo K.O. grazie ad uno sgambetto che gli ho fatto mentre era di spalle. E tu, cosa stai preparando?» le chiese.

«La mia zuppa… speciale» rispose la ragazza con tono ansante, distratta dai baci di Simon.

Lo Shadowhunter rise. «Quella con le noccioline?» disse, continuando a baciarla su quella parte di pelle che lo faceva letteralmente impazzire.

«S-sì.» Isabelle sapeva che avrebbe mandato al diavolo quella stramaledetta minestra se lui avesse continuato così.

Simon fece un mormorio gutturale che fece sussultare Isabelle di piacere. «Mh… buona.» Poi spostò leggermente la sua maglietta e le scoprì anche parte della spalla sinistra, continuando a baciarla delicatamente.

A quel punto, Isabelle perse totalmente il controllo. Si girò verso Simon e lo sbattè con violenza verso il bancone. Il ragazzo, che ormai non era più un mondano, riuscì a contenere la sua foga e la attirò a sé per baciarla sulla bocca. Aveva un sapore così intenso, così buono, che Simon pregò l’Angelo di non doversi mai staccare da quelle labbra fatte apposta per lui.

Isabelle stava già per slacciargli i pantaloni, quando nella cucina entrò un ragazzino magrolino con una zazzera di capelli neri ed una macchina fotografica in mano. I due sentirono un “click” alle loro spalle e si staccarono immediatamente l’uno dall’altra con il respiro ansante. Simon aveva uno sguardo stralunato ed era completamente rosso in viso.

“Ma allora è un vizio di famiglia” pensò. “Prima ci interrompeva Alec, adesso lui”.

«Che… che… che cosa ci fai qui?» disse, a voce alta.

Il ragazzino, che aveva un’aria colpevole, tentò di giustificarsi. «Non è stata un’idea mia.» Deglutì rumorosamente. «Zio Jace si voleva vendicare per lo sgambetto che gli hai fatto oggi pomeriggio e mi ha promesso 5 dollari se avessi fatto una foto a voi due mentre… sì, insomma… » Poi guardò il padre con gli stessi occhi scurissimi della madre: Simon aveva uno sguardo furioso, con le pupille e le narici dilatate. «Bene, adesso, forse… è meglio se scappo.» E il bambino corse via, come una furia, per non essere preso dal padre.

«Io lo ammazzo, Izzy. Giuro che, prima o poi, ammazzo quel cavolo di Shadowhunter biondo tinto!» sibillò Simon. Poi, diede un rapido bacio ad Isabelle, staccandosi da lei, e si mise a rincorrere il figlio.

«GEORGE JORDAN LOVELACE! TORNA SUBITO QUI!» gridò, e la sua voce si sentì persino dall’altra parte dell’Istituto, dove Jace ed Alec stavano ridendo a crepapelle come non mai.

   
 
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