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Autore: deborahdonato4    11/01/2016    4 recensioni
Nico di Angelo ha appena capito i suoi sentimenti nei confronti del solare Will Solace. Quando finalmente possono passare del tempo insieme, per conoscersi meglio... Arrivano gli altri spasimanti di Nico, per nulla felici di vederlo con Will.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason/Nico, Nico di Angelo, Nico/Will, Percy/Nico, Will Solace
Note: OOC | Avvertimenti: Non-con
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Il dio dell'amore guardò Apollo negli occhi mentre, alle loro spalle, Ade trascinava i due ragazzi addormentati nella cabina 13.

«Ade è il tuo cagnolino?» sbottò infine Cupido, fissando l'altro negli occhi celesti.

«No. Si occupa di suo figlio. Come farei io, ma sono occupato con te.»

Cupido rise. «Non devi occuparti di me, sai? Sono piuttosto bravo ad occuparmi di me.»

Apollo si trattenne dal tirargli un pugno. Ade gli aveva fatto promettere che non l'avrebbe pestato, e Apollo glielo aveva promesso a fatica. Voleva maledirlo, lanciargli addosso qualche nuova malattia e guardarlo soffrire bevendo una tazza di tè ai mirtilli.

Ma si trattenne. Il dio dei morti lo spaventava un po'.

«Puoi tornare al tuo aspetto normale?» sbottò Apollo, fissando il dio con le sembianze di Jason Grace. «Non dico che sei più bello nella tua forma, ma così sei inquietante.»

Cupido sorrise leggermente, prima di tornare al suo aspetto. Un ragazzo robusto, dai capelli biondo platino, e le ali spiegate sulla schiena. Era più alto dell'Apollo diciassettenne, ma meno abbronzato. E meno figo, pensò Apollo tra sé.

«Meglio?» chiese Cupido, sistemandosi una ciocca di capelli, e Apollo colse l'occasione per colpirlo dritto al naso. Il dio dell'amore boccheggiò, arretrando di un passo, alzando le mani per difendersi da un secondo colpo improvviso.

«Sì, molto meglio.» annuì Apollo, stringendo forte il suo arco di luce. Ora che aveva rotto il ghiaccio con quel pugno, si sentiva in grado di continuare. Al diavolo Ade.

Cupido arretrò di un altro passo, e sentì un tintinnare alle sue spalle, e si voltò. Si era quasi dimenticato la schiera di cadaveri pronti ad acciuffarlo nel caso avesse provato a correre via.

«Abbassa quel coso.» borbottò Cupido, mentre Apollo lo puntava con l'arco.

«Perché dovrei?» ringhiò il dio del sole, puntando la freccia in mezzo agli occhi dell'altro. «Hai fatto soffrire mio figlio. Hai lasciato che venisse stuprato, e colpito da un fulmine. Per non parlare del figlio di Ade.»

«Apollo, abbassa l'arco.» disse Ade, arrivando senza fretta. Gli scheletri lo lasciarono passare, e il dio dei morti posò una mano sulla spalla del biondo. «Ti avevo detto niente violenza.»

«Stacci tu con lui cinque minuti. È impossibile non colpirlo.»

Ade annuì. L'altro non aveva torto. Si avvicinò a Cupido, guardingo.

«Voi sapevate cosa avrei fatto ai vostri figli.» sbottò il dio, mentre le sue ali sbattevano furiosamente. «E siete stati d'accordo con me.»

«Oh no.» disse Ade, scuotendo la testa, mentre un'altra decina di morti tornava in superficie alle sue spalle. «Non avevamo affatto deciso di fare questa cosa.»

«Avete detto...»

«Cupido, ti abbiamo detto che potevi dimostrarci il loro amore. Non ridurli in quello stato!» esclamò Apollo.

«Mi avete dato carta bianca, e io mi sono solo comportato di conseguenza. La prossima volta, al posto di giocare con l'Amore, ci penserete due volte.»

Ade scoccò un'occhiataccia al dio. «Non ti abbiamo dato carta bianca. Ti abbiamo chiesto di mostrarci come i nostri figli potessero essere innamorati l'uno dell'altro.»

«Be', e l'ho fatto, no? Nonostante tutto quello che hanno subito, hanno continuato ad amarsi.»

«Cosa intendevi dimostrare in questo modo?» urlò Ade, e un'altra schiera di guerrieri fece la sua comparsa. «Con mio figlio stuprato ripetutamente, e il suo ragazzo torturato e maltrattato. Con tutte le violenze di cui sono stati vittima, non intendevi di certo dimostrarci l'amore!»

«Ma solo la tua follia, e il tuo senso dell'amore che, a parer mio, ha bisogno di una bella riguardata!» strepitò Apollo, affiancandosi all'altro dio.

Cupido li trovò piuttosto inquietanti insieme. Erano due aspetti della vita del tutto contrastanti, la luce e le tenebre, la vita e la morte, e andavano d'accordo.

«Ma mi avete dato l'opportunità di farlo. Due genitori normali mi avrebbero chiesto cosa intendessi fare, ma voi vi siete limitati a dire: "certo, fai pure", e "cerca di separarli".»

«Non l'ho mai detto questo.» mormorò Ade, alzando un sopracciglio.

«Ehm, colpa mia.» si scusò Apollo, stringendosi nelle spalle. «Non li vedevo molto bene insieme.»

«Ah.»

«Ma non gli ho dato il permesso per fare tutto questo!» aggiunse Apollo, mentre Cupido sorrideva. «Volevo che Will aprisse gli occhi, che capisse che forse il figlio di Ade non era fatto per lui.»

«Forse è mio figlio che non merita il tuo, ci hai mai pensato?» ringhiò Ade, ma prima che Apollo potesse ribattere Cupido tossicchiò.

«Invece, a quanto pare, i vostri figli sono fatti l'uno per l'altro. Il che è un gran bel risultato, non vi pare? Di solito non resistono molto in questo stato, e i vostri figli hanno passato la settimana. Solace è riuscito a capire cosa stesse succedendo, e di Angelo, anche se all'inizio non molto sicuro, si è fidato ciecamente dell'altro.»

Ade e Apollo fissarono Cupido in silenzio.

«Era proprio necessario farli stuprare?» sbuffò Apollo, incrociando le braccia, tenendo l'arco puntato su Ade che si spostò di qualche passo all'indietro.

«Sono intervenuto sui tre ragazzi. Loro hanno fatto ciò che il loro amore li spingeva a fare. Mi aspettavo da Jackson più amore, e invece niente. Grace è quello che mi ha sorpreso di più.» disse Cupido.

«Che bello chiacchierare dei ragazzi che hanno stuprato il mio unico figlio maschio come se si trattasse di un pezzo di carne!» esclamò Ade, fissando con odio il dio dell'amore. Altri scheletri continuarono a spuntare, e Apollo si guardò attorno ansioso.

«Ehm, Ade? C'è un esercito di morti, qui. Ti daresti una calmata?»

Ade si guardò attorno, ignorando il commento di Apollo, e riprese a guardare Cupido.

«Rimedia a quello che hai fatto.» ordinò Ade. «Quando si sveglieranno, non dovranno ricordare nulla di quanto successo.»

«Non è nel mio potere.» spiegò Cupido, facendo spallucce. «Quel che è fatto è fatto. Non posso rimuovere l'amore dalle loro teste.»

«Ora lo prendo a calci.» disse Apollo, quasi volando su Cupido, ma Ade lo afferrò per il braccio.

«Non prendi a calci nessuno. Vai nella cabina, e prova a fare qualcosa.»

«Sapevo che me lo avresti chiesto. Mi sono fatto preparare una pozione apposta da Ipno.» sbuffò Apollo, dirigendosi alla cabina 13. «Spero possa funzionare.»

Ade lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava, e tornò a fissare Cupido. Il dio dell'amore, circondato da dozzine di scheletri, sembrava del tutto fuori posto. Guardava Ade e Apollo, e quando Apollo scomparve nella cabina 13, tornò a fissare l'altro dio.

«Mi avete mentito.» disse infine Cupido. «Mi avevate promesso che non avreste fatto nulla, e invece lo avete fatto.»

Ade ricordò quando aveva provato a far sorgere i suoi scheletri per portare via Nico negli Inferi. E ricordò anche che Apollo aveva suggerito al figlio cosa fare con la boccetta dal liquido viola, e aveva portato anche un vecchio braccialetto di Will nella cabina di Giove, vicino alle catene.

«Abbiamo provato ad intervenire, già.» annuì Ade, fissando l'altro. «Ma non ci è stato permesso da Zeus.»

«Tu sei stato fermato, Apollo no.» sbuffò Cupido. «Se Solace non avesse gettato via la mia pozione...»

«I ragazzi sarebbero ancora intenti a picchiarsi e a provare ad uccidersi, eh?»

«Almeno è stata una settimana divertente al Campo mezzosangue.» disse Cupido. «E ai vostri figli sono stati aperti gli occhi. Sono effettivamente due anime gemelle. Ora potete aspettare che si sposino, e che Era dia loro dei figli.»

Ade lo ignorò.

«Ed è sempre colpa di Apollo se Nico ha ricordato più in fretta.» aggiunse Cupido, pensieroso. «Se non avesse fatto trovare a Nico quel braccialetto nella cabina 1, probabilmente tutto sarebbe ancora al suo posto.»

«E tu ci avresti goduto di più, dico bene?» disse Ade, con tono lievemente furioso. «Tu non godi dell'amore, ma della sofferenza per arrivare all'amore.»

Cupido sorrise gentilmente. «Non mi pento di quello che ho fatto. Vi ho dato l'opportunità di rifiutare, e invece vi siete lasciati convincere con facilità. Perché anche voi, come me, eravate annoiati, e vedere i vostri figli amoreggiare così liberamente vi ha resi vogliosi di cambiare il corso della loro storia. Cosa che io ho fatto.»

Cupido fece un passo, guardando le cabine.

«Ipno ha fatto cadere tutti in un sonno profondo, tranne i nostri cinque protagonisti. Nico di Angelo, Will Solace, Jason Grace, Percy Jackson e Leo Valdez. Questi ultimi tre hanno incontrato l'amore della loro vita, e loro sono stati facili da soggiogare. Con Nico mi sono particolarmente divertito mentre ancora ricordava di Will, così lontano da lui. E quando Nico non lo ha più ricordato...»

«Hai una mente perversa.» disse Ade.

«L'amore non è rosa e fiori come nei libri, o nei film.» sorrise Cupido. «L'amore è crudele.»

«Direi che bastardo è più appropriato.»

Cupido rise forte. «Sono d'accordo con te. Sono un bastardo.»

Ade sospirò, incrociando le braccia al petto, guardando verso le cabine. Vide Apollo uscire dalla 13 con un ragazzo biondo sulla spalla, diretto alla 1. Non fece commenti a riguardo, e tornò a rivolgere la propria attenzione verso l'altro dio.

«Mi porterete sull'Olimpo?» domandò Cupido, calmo.

«Sì. Zeus vuole parlare con te.»

«Non vedo l'ora.» sorrise Cupido.

 

Cinque minuti dopo, Apollo li raggiunse.

«Ade, immagino non ti fossi accorto che nel letto di tuo figlio ci fosse già il figlio di Giove.» sbuffò Apollo, massaggiandosi la spalla.

«Mmm no, non me ne sono accorto.»

«Di sicuro, se te ne fossi accorto, non avresti buttato il mio sul pavimento.»

«Non l'ho buttato. L'ho lasciato lì. Hai fatto la cosa alla memoria?»

«Sì, e anche Grace. Ho guarito il corpo di Nico. Nonostante quello che è successo, ho reso di nuovo il suo corpo vergine. Non noterà la differenza. E ho guarito il polso di Will. Ora scusatemi, ma vado a cercare gli altri due per rimuovere dalla loro testa quello che è successo ultimamente.»

Apollo andò verso l'infermeria, e Ade afferrò Cupido per il braccio, trasportandolo sull'Olimpo.

 

La sala del trono era piena di dei. Ade si accomodò sul suo trono vicino a Dioniso, che stava sorseggiando un bicchiere colmo di liquido scuro. Poteva sembrare vino, ma di tanto in tanto scoppiettava, segno che il dio stava bevendo della Coca-Cola.

«Dov'è Apollo?» domandò Zeus, indicando il suo trono vuoto.

«È rimasto al Campo Mezzosangue. Doveva finire di assolvere al suo compito.» rispose Ade, lanciando una rapida occhiata a tutti gli dei in attesa.

«Si perderà l'inizio.» Zeus guardò Cupido, in piedi in mezzo alla sala affollata da dei. Dalla sua espressione, Ade notò che non era affatto preoccupato per qualsiasi cosa sarebbe successa da lì in avanti.

 

«Cupido.» tuonò Zeus, guardandolo, e con lui tutti gli dei spostarono i loro occhi. Il dio dell'amore non si preoccupò di avere su di sé tutti quegli sguardi. «Abbiamo tutti assistito al tuo gioco.»

«Doveva durare due settimane, ma Ade e Apollo si sono intromessi.» sbuffò Cupido, stizzito.

«Ho lasciato io che si intromettessero. Il tuo gioco stava uscendo da qualsiasi schema avessi previsto.»

«Sono arrivato esattamente dove dovevo arrivare.» spiegò Cupido. «Nico e Will hanno dimostrato l'amore che provano l'uno per l'altro.»

«E per farlo hai dovuto mettere in mezzo i nostri figli, farli impossessare da un amore cieco e furioso, e renderli dei mostri.» si intromise Poseidone, fissando torvo il dio dell'amore.

«Ho dovuto. L'aiuto che hanno dato Percy e Jason è servito per far rendere conto agli altri due dei loro sentimenti. E, naturalmente, anche Leo è servito, anche se mi aspettavo fosse più utile.»

Efesto brontolò tra sé, e Ade immaginò lo stesse mandando negli Inferi con altre parole, e per un'altra strada.

Zeus tenne lo sguardo fisso su Cupido. «Quando hai deciso di fare questo... questo gioco d'amore tra i due, non avevi spiegato che avresti fatto cose di questo genere. Ne, tantomeno, che ti saresti spinto così tanto in là.»

«Per questo hai lasciato che Ade e Apollo si intromettessero? Per farmi ragionare? Per farmi tirare indietro?»

«Volevo che finisse prima. E il metodo di Apollo alla fine ha funzionato.»

Apollo tornò proprio in quel momento e prese posto al suo trono in silenzio. Ade gli lanciò un'occhiata prima di tornare ad occuparsi di Cupido.

«Divino Zeus.» disse Cupido, prima che il dio potesse aggiungere qualcosa. «Ade e Apollo mi hanno dato carta bianca. Forse ho esagerato, forse no, ma ho avuto carta bianca. Loro volevano che dimostrassi l'amore che Nico e Will provano verso l'altro, e io l'ho fatto. Forse non è stato il migliore dei modi, ma l'ho fatto, e ora questo gioco è giunto al termine. Non intendo chiedere scusa per quanto accaduto, e tantomeno per avere usato Percy, Leo e Jason.» Cupido guardò gli dei dell'Olimpo. «Voi tutti mi avete detto che avrei potuto farlo, se questo fosse servito alla relazione. Ed è stato necessario.»

«Zeus, fratello.» mormorò Poseidone.

«Non posso fare nulla.» disse a sua volta Zeus. «Sebbene volessi fare tante cose, non posso farlo.»

«Hai punito Apollo, anni fa.» gli ricordò Era, che trovava inconcepibile tutto quello che era successo. «Potrai punire anche Cupido.»

Zeus scosse la testa. «Come ha detto lui stesso, gli abbiamo lasciato carta bianca. E io stesso ho tolto e ridato i poteri ai ragazzi per non farli uccidere tra di loro.»

Gli dei mormorarono di rabbia mentre Cupido sorrideva estasiato per averla scampata.

«Ma posso fare una cosa.» aggiunse Zeus, ottenendo subito il silenzio e il congelamento del sorriso di Cupido. «Da ora in avanti, non potrai più intrometterti nella vita amorosa dei semidei nostri figli, che questi siano romani o greci. Se non manterrai questa unica regola, verrai bandito per sempre dall'Olimpo.»

Cupido provò a ribattere, ma Zeus gli fece cenno di andarsene, e Apollo sorrise di soddisfazione. Certo, non avrebbe cancellato quello che aveva fatto a Nico e a Will, ma almeno era un passo avanti.

 

Quando Cupido tornò nel suo regno, andò a sedersi sul suo trono. La voglia di controllare i ragazzi del Campo Mezzosangue era tanta, ma ormai Zeus gli aveva ordinato di starne alla larga. Sbuffando, tornò ad annoiarsi.

 

Ade raggiunse Apollo dopo qualche minuto.

«Allora?» chiese il dio della morte, fissando l'altro. Non vedeva l'ora di tornarsene negli Inferi.

«Allora cosa?» domandò Apollo, perplesso.

«Hai cancellato i loro ricordi?»

«Non del tutto. Ho fatto in modo che possano avere dei flashback, ma non più di questo. E nel giro di qualche settimana anche questi ricordi passeranno, e per loro sarà solo un brutto sogno.»

«Mmh. E le loro ferite?»

«Guarite tutte.»

«Anche il segno a fuoco di Nico?»

Apollo alzò un sopracciglio. «Il cosa?»

Ade lo fissò. «Mi stai dicendo che hai lasciato il marchio a fuoco di Leo Valdez sulla pancia di mio figlio?!»

Apollo si massaggiò la fronte. «Non l'ho visto. Andrò a rimediare al più presto.»

Il dio del sole scomparve in una nuvola di luce, e Ade sospirò. Non gli voleva credere. Tornò negli Inferi con un viaggio ombra, il pensiero rivolto a suo figlio.

Non avrebbe mai più dubitato del suo amore per il figlio di Apollo.

 

FINE
 


Già, purtroppo siamo giunti alla fine.
Vi ringrazio per averla letta, e ringrazio tutti quelli che mi hanno recensita, o che lo faranno dopo questa (:
So che questo non è il genere di storia a cui siete abituati/e, quindi vi ringrazio ancora più per aver continuato a leggerla fino alla fine, anche solo per la curiosità di capire che tipi di problemi io abbia (nessuno ahah).
Continuerò a pubblicare, naturalmente, l'altra storia.
Non penso di fare il sequel di questa storia (non mi uccidete!)
Sempre a disposizione se volete chiedermi qualcosa in privato.
Un bacio a tutte <3
Debby

 

 
   
 
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