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Autore: eugeal    11/01/2016    1 recensioni
I piani di Vaisey sono stati sventati e lo sceriffo è morto.
Ora Robin Hood non è più un fuorilegge e lui e Guy possono affrontare una nuova vita in una Nottingham governata da un altro sceriffo.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Archer prese in mano un fodero di cuoio, come per esaminarlo, poi lo rimise sul banco del mercante e ne scelse un altro. Pagò distrattamente la cifra richiesta e lasciò vagare lo sguardo sulla folla che lo circondava, in modo apparentemente casuale. In realtà la sua attenzione era puntata sulla figura del suo fratellastro ed era ben deciso a tenerlo d'occhio senza farsi notare da lui.
Archer era preoccupato per Guy: forse la sua aggressione era stata un caso, forse i banditi avrebbero attaccato chiunque si fosse trovato a passare per la foresta in quel momento, ma lui non poteva esserne certo, forse il loro obiettivo era proprio Guy.
Il mercante notò la direzione dello sguardo di Archer e scosse la testa con una mezza risatina sprezzante.
- Ogni tanto lo danno per morto, ma in un modo o nell'altro Gisborne riesce sempre a trovare il modo di restare a galla. Adesso pare che abbia fatto in modo di tornare nelle grazie dello sceriffo. Non so se sia molto furbo, molto opportunista o molto fortunato.
Archer lanciò uno sguardo al mercante, ma non disse nulla, era evidente che l'uomo non sapeva chi fosse lui, altrimenti non avrebbe parlato in quel modo tanto liberamente.
Uno dei clienti guardò Guy con palese disprezzo.
- Guardate quel bastardo. Dopo tutto quello che ha fatto non si vergogna a farsi vedere in giro?
- Chi è quella donna? La sua amante? E il moccioso? - Chiese un altro uomo.
- Pare che l'abbia sposata, alla fine. - Disse il mercante. - Anche se un po' in ritardo, a giudicare dall'età del bambino…
- Per stare con Gisborne deve essere una donnaccia.
- Dicono che sia una nobile, la figlia di un vecchio sceriffo…
- Nobile o contadina, sempre una poco di buono dev'essere, altrimenti non starebbe con Gisborne.
- In ogni caso non è giusto. Mia moglie ha visto morire di fame due dei nostri figli perché Gisborne ha preso quasi tutti i nostri raccolti e invece quel cane si aggira per il mercato con la sua famiglia come se niente fosse.
- Qualcuno dovrebbe dargli una lezione…
Archer non disse nulla. Avrebbe potuto far passare qualche minuto di terrore a quegli uomini rivelando di essere il maestro d'armi del castello, ma non lo fece. Non sarebbe servito a nulla se non a rafforzare l'odio verso l'autorità e a rendere la gente di Nottingham ancora più scontenta.
Si chiese cosa si fossero aspettati. Era ovvio che dopo la morte di Vaisey qualcuno dovesse prendere il suo posto e Archer si chiese il motivo di tanto malcontento se ancora non sapevano che tipo di persona fosse il nuovo sceriffo.
Durante l'assenza di Vaisey nessuno si era occupato di riscuotere le tasse per qualche mese e forse la gente sperava che quella situazione si prolungasse, oppure speravano che Robin Hood sarebbe diventato il nuovo sceriffo.
Archer si allontanò dal banco del mercante e pensò che avrebbe dovuto avvertire Guy di stare attento. Guardò il fratello con un sospiro: dopo tanta sofferenza finalmente sembrava felice e lui non desiderava turbare quella serenità.
Attraversò la folla e si avvicinò a Guy. Seth lo vide e gli corse incontro, con un sacchetto di dolci in mano e le mani e il viso appiccicosi di miele.
- Ciao zio Archer! - Disse il bambino, allegramente, porgendogli il cartoccio pieno di dolci. - Ne vuoi uno?
Il giovane si servì con un sorriso.
- Grazie, sono buoni. Sentiamo un po', oggi sei un fuorilegge o un cavaliere?
Seth indicò con orgoglio sia l'arco in miniatura che portava a tracolla che la spada di legno che si era legato in vita.
- Non lo vedi? Tutti e due!
Marian lanciò uno sguardo di avvertimento ad Archer.
- Che non venga in mente anche a te di regalargli altre armi giocattolo, fa già abbastanza danni con quelle che ha.
- Io non faccio danni, difendo te e Adeline e anche zia Isabella, come fanno il papà e lo zio Robin!
Guy e Marian sorrisero a quelle parole e Archer lanciò uno sguardo divertito al fratello.
- Niente armi, tranquilli, ma Guy, ho contattato quel mercante, come mi avevi chiesto di fare, e mi sembra che abbia alcuni esemplari adatti.
Gisborne annuì e si rivolse al figlio, serio.
- Ti ho promesso un regalo, vero?
Seth lo guardò.
- Non erano le frittelle?
- Per il gioco che abbiamo fatto prima, sì. Ma tanto tempo fa ti avevo fatto un'altra promessa, non la ricordi più?
Il bambino scosse la testa e Guy sorrise.
- Allora vuol dire che sarà una sorpresa.
Prese Seth per mano e porse l'altro braccio a Marian, poi, insieme, seguirono Archer fino a un recinto dove erano legati alcuni pony.
Il bambino li fissò a bocca aperta, incredulo.
- Un cavallo? Padre, mi regali davvero un cavallo?
- Un cavaliere deve averne uno, no? Ma non pensare che sia un regalo facile. Prima di cominciare a cavalcare dovrai anche imparare come prenderti cura di lui, sapere come pulire la sua stalla e iniziare a conoscerlo. Sarà faticoso e a volte anche noioso, ma è importante: spesso la vita di un cavaliere dipende dal suo cavallo.
- Pulire le stalle può essere utile anche in altre occasioni. - Commentò Archer, divertito, riferendosi alla punizione che lo sceriffo aveva assegnato ai suoi fratelli.
Seth guardò il padre e annuì, serio. Quel discorso lo faceva sentire più grande, ma lo spaventava anche un po'.
- Ne sarò capace, padre?
Guy gli accarezzò i capelli.
- Imparerai e io ti insegnerò. Sei un bambino intelligente e coraggioso e ci riuscirai sicuramente. Sei mio figlio e con gli anni diventerai un cavaliere migliore di me, ne sono sicuro.
Seth si avvicinò al recinto dei pony, un po' timoroso, e Guy si ritrovò a pensare che suo figlio era stato fin troppo coraggioso e che aveva affrontato esperienze che erano state spaventose e dolorose anche per un adulto. Da quando lo aveva visto per la prima volta, al capezzale di Annie, Seth era cresciuto tanto, così come l'amore che provava per lui, sentimento inimmaginabile per Guy fino a pochi anni prima.
- Quale ti piace? - Chiese Marian, ricordando l'emozione che aveva provato quando suo padre le aveva regalato il suo primo cavallo, da ragazzina, anche se una donna non avrebbe dovuto volerne uno.
Seth ne indicò uno nero.
- Quello, è come quello del mio papà.
- Non devi guardare solo l'aspetto esteriore. - Disse Guy, avvicinandosi al pony per esaminarlo. - La cosa più importante è che sia un buon cavallo, sano e dal buon carattere. Il colore è la cosa che conta di meno.
- Ma io non l'ho scelto per il colore, padre.
- Hai detto che assomiglia al mio.
- Ha lo stesso sguardo e muove la testa proprio come lui.
Gisborne grattò il muso del pony e approvò con un cenno del capo.
- In ogni caso hai scelto bene, è giovane, ma docile. Vieni a fare amicizia con il tuo cavallo, Seth. Il bambino si avvicinò al pony, felice e Guy si rivolse al mercante per concludere l'acquisto.
- Almeno ora non cercherà più di cavalcare i maiali. - Commentò Marian, contenta di vedere il bambino tanto entusiasta e il marito estremamente compiaciuto al pensiero di essere riuscito a suscitare tanta gioia nel figlio. Ripensò al giorno in cui Guy si era presentato a Knighton Hall per donarle un cavallo, ansioso di conquistare la sua attenzione, e ricordò che anche allora aveva avuto la stessa espressione soddisfatta che aveva in quel momento. - E a te è sempre piaciuto regalare cavalli alle persone che ami, non è vero?
Archer mise una mano sul braccio del fratello in un gesto amichevole.
- Ora è meglio che vada. Nel pomeriggio ci sarà il consiglio dei nobili e lo sceriffo ha intenzione di discutere dei banditi di Sherwood, ma prima vuole avere da me un rapporto completo e dettagliato.
- Gli uomini feriti nella prima aggressione si sono ripresi? - Chiese Marian sottovoce per non farsi sentire da Seth.
- Uno ha perso una gamba e nessuno dei due si è ancora svegliato. Tuck non è sicuro di poterli salvare. - Rispose Archer a voce egualmente bassa.
- Non avvicinarti alla foresta. - Si raccomandò Guy. - Né da sola, né accompagnata. Hanno sterminato un gruppo piuttosto numeroso e non hanno scrupoli. Li ho visti in azione, Marian, sono addestrati e pericolosi, non bisogna sottovalutarli.
Marian lanciò uno sguardo ansioso al marito, pensando che Guy avrebbe potuto essere ucciso e gli prese una mano. Gisborne intrecciò le dita alle sue.
- Non tardare. - Disse Archer rivolgendosi a Guy. - Credo che lo sceriffo voglia parlare anche con te prima del consiglio.
- Il tempo di portare il pony nelle stalle e spiegare a Seth come strigliarlo e ti raggiungo.
Archer si allontanò a passo svelto, mentre Guy, Marian e Seth si avviarono verso il castello a un'andatura molto più lenta perché il bambino aveva insistito per condurre personalmente il pony per la briglia. Guy e Marian avevano acconsentito, ma erano stati costretti a fermarsi più volte perché il cavallo non si era dimostrato altrettanto collaborativo e spesso si fermava a brucare l'erba senza che Seth riuscisse a farlo muovere.
Alla fine riuscirono a portare il pony nelle stalle e Guy lo legò nel box vuoto accanto a quello del proprio cavallo. Marian sedette su una balla di fieno e guardò i gesti lenti ed eleganti con cui Guy passava la striglia sul pelo del pony, insegnando a Seth a fare lo stesso. Sorrise tra sé pensando che forse, una volta soli, gli avrebbe chiesto di spazzolarle i capelli, magari dopo aver condiviso un bagno caldo nella stessa vasca. Lei avrebbe passato le mani tra i capelli di Guy, districandone i nodi e lui avrebbe ricambiato con la stessa tenerezza. Forse, pensò Marian, li avrebbe intrecciati prima di fare il bagno solo per sentire il tocco delle dita del marito mentre li scioglieva.
Immersa in quella piacevole fantasticheria, Marian non si era accorta degli uomini che si stavano avvicinando alle sue spalle, talmente silenziosi che nemmeno Gisborne li aveva sentiti.
Si sentì afferrare per le braccia e gridò, ma ormai era troppo tardi.
   
 
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