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Autore: Shirley Mei    11/01/2016    0 recensioni
È grazie alla campagna #HuntTheTruth che sono venuta a conoscenza delle miniere ad estrazione costruite sui pianeti vetrificati dai Covenant, e appena sentita la loro storia non sono più riuscita a togliermele dalla mente. Mi sono chiesta: come può essere la vita di queste persone? Cosa può voler dire trovarsi a lavorare in un pianeta dove sono morte milioni e milioni di persone? Così è nata questa fic, che segue le vicende di Heric Carter, minatore sopravvisuto alla vetrificazione del suo pianeta. Anche se azzardatamente, ho deciso di collocare questa fic in un futuro prossimo agli eventi di Halo 5, (che uscirà questo Ottobre ) questo per un motivo ben preciso e che non voglio anticiparvi! Ci saranno delle sorprese! Spero di avervi incuriositi! Fatemi sapere con una bella recensione! ;)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 8

Ore 13:10, 24 febbraio 2560, Sistema Bogomol III, colonia esterna YRG-01125 (Yargo)

 

Il palmare segnalò, per la decima volta in quella giornata, una notifica.

Sbuffando Heric lo tirò fuori dalla tasca, attendendo nel frattempo che l'ascensore arrivasse.

"L'allarme della tempesta di vetro è rientrato...di nuovo" pensò.

Era così da quella mattina; in superficie il tempo stava dando di matto e si alternavano momenti di quiete e di assoluto inferno a pause di cinque minuti l'uno dall'altro. I livelli di sicurezza erano saliti a dismisura e la tensione si poteva quasi toccare.

Le porte dell'ascensore si aprirono e Heric, insieme ad altri tre uomini vi entrò. Quest'ultimi discutevano ammirando da un palmare l'immagine dell'ultimo modello messo in commercio del Warthog, un automobile usata dall'esercito e modificata leggermente per poterne usufruire in ambienti urbani.

<< Guarda qui... >> disse uno di loro << Il nuovo modello M16-LRV Warthog >>

<< Mi chiedo perchè proprio Warthog >> rispose l'altro

<< M16-LRV è un po' difficile da usare in conversazione >>

<< No...ma perchè ''facocero"? Voglio dire, non mi sembra che assomigli ad un maiale >>

<< Come? >>

<< Mi sembra assomigli di più ad un puma >>

<< Cosa diavolo è un puma? >>

<< È un grosso gatto, come il leone >>

L'amico lo guardò per un attimo, silenzioso.

<< L'hai inventato al momento >>

<< No, te lo sto dicendo. È un animale vero! >>

Zoomando sull'immagine l'uomo indicò la parte anteriore dell'auto << Guarda, vedi questi due ganci? Sembrano due zanne. E quale animale ha le zanne? >>

<< Il tricheco >>

<< Non sai quello che dici! La smetti di inventare animali? >>*

Heric, non credendo di star davvero assistendo ad una conversazione tanto assurda, fu più che felice di aver raggiunto finalmente la zona comune. Superò i tre uomini e si diresse ai tavoli dove, ormai da mesi, si riuniva con la sua squadra poco prima di un turno. Vide Mathias e Orazio intenti a giocare a carte mentre, accanto a loro, Kotov osservava divertito la scena.

Prendendo posto accanto a Johan Heric rise, scuotendo il capo.

<< Per cosa stai perdendo questa volta, Orazio? >>

L'uomo rispose con un gestaccio, concentrandosi sulle sue carte.

Mathias invece mostrò con un sorriso malizioso un tovagliolo di carta su cui, a penna, erano segnati vari numeri.

Heric lo afferrò, studiandolo.

<< Tu deve provare a indovinare da chi questo maledetto ha ottenuto numero >> disse ridacchiando Johan, incrociando le braccia.

<< Ah! E come faccio a indovinare? Con tutte quelle che conosce >>.

Come un fulmine Mathias riafferrò il tovagliolo, sventolandoglielo proprio sotto il naso.

<< Due parole >> sussurrò << Beatriz May >>

Ci mancò poco che gli venisse un colpo << May? Quella che si vede al Quartier generale? >>.

Orgoglioso Mathias sorrise, alzando le braccia come a dire "che ci posso fare?".

<< Ma come...? Sai una cosa, lascia perdere >>.

La partita proseguì e con enorme dispiacere da parte di Orazio, fu Mathias ad aggiudicarsi la vittoria, per l'ennesima volta.

<< Argh...maledizione!! >> gridò Orazio, battendo i pugni sul tavolo << Perchè vinci sempre tu?! >>

<< Semplice >> rispose Mathias, sistemandosi con un gesto plateale il tovagliolo all'interno del taschino << Non sai bluffare, ecco tutto >>.

I palmari da polso degli uomini si azionarono tutti nello stesso momento. La notifica segnalava che il loro turno era stato anticipato di un’ora e che si dovevano dunque dirigere immediatamente alla Zona B.

<< Sarà colpa del brutto tempo? >> ipotizzò Mathias ritirando il mazzo di carte

<< Molto probabile >> rispose Kotov, buttando giù l’ultimo boccone del pasto che aveva acquistato << Oggi non è buona giornata >>.

Arrivati alle gallerie principali si sorpresero della calca creatasi vicino ai convogli; a quanto pare c’erano stati dei guasti ed un convoglio era rimasto bloccato per ore al centro della galleria. Non avendo altra scelta alcuni minatori erano scesi dal mezzo ed avevano percorso a piedi il tragitto che li separava dalla galleria alla sede rallentando, tuttavia, gli altri mezzi che passavano dalla stessa direzione. Insomma un inferno vero e proprio.

“Almeno non siamo in superficie” pensò Heric, rallegrandosi. Salirono su un convoglio e attesero con pazienza che partisse.

Johan, sedutosi accanto a Heric, gli diede una gomitata per attirare la sua attenzione.

<< Come sta piccolina? >>

<< Chi? Daphne? Sta bene, l’ho lasciata in camera dopo pranzo >>

Johan sorrise, annuendo << Brava ragazza. Ricorda molto mia prima figlia, Evelina. Lei era molto educata, molto pacata. Ma quando voleva! Upmh! Nemmeno muro poteva battere sua testa! >>.

In quelle rare occasioni in cui a Heric era stato concesso un giorno di riposo, il ragazzo ne aveva approfittato per fare un giro con sua sorella, fu inevitabile non incontrare la sua squadra e così ne aveva approfittato per presentarla agli altri. Mathias era stato piuttosto distaccato, Orazio impacciato come suo solito, mentre Johan se ne era talmente affezionato da trattarla come una nipote o una figlia. Daphne, dal canto suo, adorava sentire le sue storie di quando era ancora nell'UNSC e così la simpatia fu presto ricambiata.

Heric rise, annuendo << Proprio come lei. Inoltre, si sta davvero comportando bene. Infatti volevo farle un regalo, dopodomani è il suo compleanno. Ma con la roba che vendono qui non credo di riuscire a trovare qualcosa di adatto a lei >>

<< Ah si? >>

Johan rifletté, lisciandosi la folta barba. Restò così per qualche secondo  poi, annuendo deciso, si batté le mani sulle ginocchia. Frugò in un marsupio che teneva sempre agganciato alla cintura, rivelando un paio di guanti marroni, dal tessuto liscio e morbido, con una piccola cinturina all’altezza del polso ed un bottone, in metallo, per decorazione. Li porse ad Heric, con un grande sorriso.

<< Prova questi. Io li ha comprati molti anni fa, per Evelina, ma non li ha mai potuti regalare  >>

Heric spalancò prima gli occhi, sorpreso, alzando poi le mani e scuotendo la testa << No Johan, non potrei mai. Tienili tu >>

<< Prendi! Non sono molto eleganti, ma costavano molto e sono ancora nuovi! E poi che me ne dovrei fare io? Preferisco che sia piccola devushka** a usare, piuttosto che stare qui e prendere polvere. Mi farebbe piacere >>.

Heric guardò i guanti, poi ancora Johan. Allungò una mano, ma all’ultimo momento esitò.

<< No Johan, io- >>

L’uomo allora gli afferrò la mano e con forza gli batté sopra i guanti, stringendoli insieme.

<< Questo >> disse << E’ solo oggetto. Quello che mi serve, io ha già qui, tutto qui dentro di me. Prendi >>

<< E va bene >> sospirò Heric, rassegnandosi << Grazie >>.

Johan annuì,sorridendo.

Il mezzo allora partì, finalmente, dirigendosi alla miniera.

Dopo il primo chilometro l’aria si fece più rarefatta e tutti i minatori si infilarono i caschi, in quella zona della miniera il terreno era molto più friabile e succedeva spesso che si creassero piccole nubi di polvere, creatosi a seguito di crolli improvvisi.

Mathias, tramite il suo palmare da polso, creò un canale di comunicazione per la squadra, così che non si creassero problemi nella comunicazione.

<< Ehi, Johan >> proruppe improvvisamente Orazio << Tu sei stato molti anni nell’UNSC vero? >>

<< Da >> rispose l’uomo << per venti anni! >>

Orazio, seduto sulla fila opposta a quella di Johan e Heric, si inclinò leggermente, poggiando gli avambracci sulle ginocchia.

<< Ho sempre voluto sapere, ecco, come sono i Covenant, dal vivo? >>

<< Woh woh! >> fece Mathias, ridendo << Ma sei serio? >>

Orazio allargò le braccia << Che ho detto? Cosa c'è di male? Non li ho mai visti da vicino, solo nei video i nelle foto >>

<< E te ne lamenti?! >>

<< D'accordo d'accordo >> sussurrò pacato Johan << Io può capire, non è problema >>.

Nel frattempo il convoglio aveva raggiunto la sua destinazione e Johan proseguì nel suo racconto mentre gli uomini si occupavano delle loro mansioni con il loro lavoro.

<< Potrà sembrare strano... >> diceva la voce profonda di Johan nel canale vocale << ...però cosa più impressionante per me, di Covenant, non era quanto grossi, potenti, veloci o brutti loro erano. O come loro versi, durante notte, sembrassero come bestia sgozzata. No, piuttosto loro puzza! >>.

<< Mi prendi in giro >> sbuffò Orazio mentre sistemava alcuni contenitori di silicato.

<< Una notte, per ricognizione noi passati in accampamento abbandonato di Jackal. Quello che era li... odore marcio, putrido. Viscere di carcasse che Jackal usavano come cibo. Era odore...peggiore di tutto universo. E alito di brute? Pesce sventrato, uova marce e carne marcia >>

Heric avvertì Mathias simulare un conato di vomito.

<< Cristo >> fece << È disgustoso >>.

Johan rise fragorosamente, massaggiandosi le spalle << Tu è soddisfatto testa rossa? O aspettava qualcosa di altro >>.

<< Sei stato chiaro. Smettila però di chiamarmi in quel modo >>

<< Ma è quello che tu è, da? Piccola testa rossa! >> lo sbeffeggiò.

<< Anche a farmi schiacciare la faccia da qualche trivella, non riuscirei mai a fare un'imitazione del tuo brutto buso da orso. Daa? >>.

Heric rise per l'imitazione e si sorprese di sentire, nelle orecchie, le risate di Johan e perfino di Mathias.Nel riporre uno degli strumenti gli occhi di Heric caddero sui guanti regalati da Johan, sorrise e li accarezzò con la punta delle dita.

"Le piacerà”

In quel momento, un boato terrificante si propagò per tutta la miniera, seguito subito dopo da una scossa di terremoto. Le luci della galleria si spensero e alcuni cavi elettrici saltarono, propagando scintille e scoppi. I minatori, pietrificati, non mossero un solo muscolo, il silenzio che si creò fece gelare il sangue nelle vene di Heric che, guardando i parametri del suo casco, vide quanto la sua frequenza cardiaca era aumentata.La scossa terminò dopo dieci, lunghissimi secondi e, come controllati da una singola unità, il palmare di ogni singolo uomo presente si illuminò di rosso, trasmettendo a pause regolari un allarme acustico.In cinque mesi era la prima volta che capitava una cosa del genere, tuttavia Heric, guardando lo sguardo attonito di un uomo poco più avanti a lui, capì subito che la situazione non era delle migliori.

<< Ditemi che non è vero >> sussurrò Mathias.

Nessun uomo mosse un solo muscolo finché, dal casco, non si aprì un canale vocale generale usato nei casi d’emergenza per comunicare con tutte le squadre della Zona.

<< Aprite le orecchie >> Heric riconobbe la voce di Luis Rodriguez, il responsabile della Zona B << Chi ne ha tra le mani metta in sicurezza i materiali instabili il più in fretta possibile, tutti gli altri tornino al Formicaio. È in corso una tempesta di livello cinque, quindi muovete il culo >>.

<< Ciòrt poberì! >> esclamò Johan << Cinque? Che stiamo aspettando?! >>.

Orazio, che si era avvicinato a Heric, lo guardò con aria interrogativa.

<< La scala di intensità di una tempesta di vetro si divide in cinque livelli >> gli disse intuendo la sua domanda << Quando siamo arrivati su Yargo era di livello tre >>. Non servì altro per far mettere le ali ai piedi del rosso.

Dopo aver aiutato Orazio a mettere in sicurezza alcuni strumenti, tutta la squadra si diresse ai convogli. Tutte le Zone avevano attuato un imponente processo di evacuazione e le gallerie erano attraversate da un fiume di uomini. Ci misero il doppio del tempo per lasciare la miniera e raggiungere i mezzi; proprio all’entrata della galleria si trovava Rodriguez che dall’alto di un’impalcatura, costruita alla bene e meglio al momento, coordinava il flusso di minatori esortando alla calma e all’ordine. Era piuttosto bravo ad attirare l’attenzione su di se.

<<  Evans!! >> lo sentì gridare Heric << Fai sapere di sopra che ci sono problemi con la squadra tre! Niente comunicazioni! Mi hai sentito?! EVANS!! >>.

Heric non riuscì a capire se il minatore contro cui Rodriguez stava gridando fosse riuscito a sentirlo tuttavia, per sicurezza, decise che sarebbe andato anche lui a riferire.I convogli erano stracolmi, tanto che non fu possibile avvicinarsi ai posti a sedere, gli uomini erano stipati gli uni sugli altri come sardine e se non fosse stato per i caschi, l’ossigeno non sarebbe di certo stato sufficiente.Così come per la Zona, il tempo per raggiungere la sede si raddoppiò, Heric ne approfittò per inviare un messaggio a sua sorella, la risposta tuttavia non arrivò.

“Strano” pensò l’uomo.

Così ad un’ora dall’attuamento dell’evacuazione ed ad un passo di una crisi d’esaurimento di Johan, gli uomini della Zona B riuscirono finalmente a tornare al quartier generale.Heric e la sua squadra si misero da parte; Orazio, stremato, si sedette a terra liberandosi dal casco e asciugandosi il sudore sulla fronte.Lo stesso fecero gli altri, guardandosi intorno: il piano era nel caos. Probabilmente ancor più del giorno del loro arrivo.

<< Io diceva che oggi brutta giornata >> proruppe Johan incrociando le braccia.

<< Si beh.. >> sbuffò Mathias << La prossima volta tieniteli per te i tuoi presentimenti >>.

In quel momento si avvicinò un altro minatore che, sporco di polvere dalla testa ai piedi, si rivolse direttamente al gruppo.

<< Zona B? >> chiese, Heric e gli altri annuirono << Finalmente. Le comunicazioni con Rodriguez hanno dei problemi e al centro di comando hanno bisogno di aggiornamenti sulla vostra zona. Se avete informazioni utili, cercate Nahat, spargete la voce tra gli altri >> e si allontanò.

Ad Heric tornarono in mente le grida di Luis e balzò in piedi.

<< Me ne stavo dimenticando! >>

<< Dove vai? >> chiese Mathias

<< Rodriguez prima ha detto che aveva problemi con la squadra tre,devo dirlo a Nahat >>

<< Ahi… >> sospirò Mathias, guardando Heric che scompariva tra la folla.

<< Cosa? >>

Mathias si appoggiò alla parete dietro di lui, incrociando le braccia al petto << Oggi la squadra tre aveva il turno alla cava >>.

 

Heric dovette farsi strada a suon di spintoni per arrivare al centro di comando. Il Direttore Krämer, insieme a Nahat, coordinava lo spostamento delle squadre rimaste ancora in superficie, parlando agli auricolari e seguendo i loro movimenti sui monitor.

<< Nahat! >> gridò Heric agitando un braccio.

Nahat lo notò, gli fece segno di aspettare e dopo qualche minuto lo raggiunse. Era madido di sudore e visibilmente provato, tuttavia dimostrava una calma e un controllo irreale.

<< Carter >> disse con un filo di voce << Hai novità? >>

<< Si, però non credo che ti piaceranno >>

Nahat ridacchiò, scuotendo la testa << In certe situazioni, non ci spero nemmeno >>.

<< Non è molto, so solo che Rodriguez ha perso le comunicazioni con la squadra tre >>.

Gli occhi di Nahat si incupirono, e abbassando lo sguardo sospirò << Come temevo. Ho sperato fino all’ultimo che la situazione non peggiorasse fino a tanto >>.

Heric inclinò la testa << Una squadra in superficie? >>

<<< Temo di si >> e voltandosi, azionò un monitor, cambiandone le immagini e riproducendo un video << Per colpa di un crollo non hanno fatto in tempo a rientrare, sono rimasti intrappolati dietro alle macerie e… >> sospirò, poggiando le mani alla scrivania << credo abbiano provato a tornare indietro in cerca di un rifugio. Ma ne abbiamo perso le tracce. Con questo tempo una squadra di soccorso è fuori discussione >>.

<< Non c’è proprio modo di mandare qualcuno? >>

Nahat scosse la testa, afflitto << Ordine diretto del direttore >>

<< Mi dispiace >> Heric diede una pacca alla spalla di Nahat prima che questo si allontanasse, spostando poi lo guardo al monitor. Mostrava una sequenza di pochi secondi che si ripeteva di continuo. Il video, scosso da interferenze causate dalla devastazione della tempesta, mostrava quattro uomini, in fila indiana, che tentavano disperatamente di attraversare lo stretto spazio creatosi tra le macerie e le pareti della cava esterna. Erano ricoperti di polvere, spaventati a morte. Il vento soffiava terribilmente e le loro cappe protettive saettavano a destra e sinistra come fruste. L’ultimo della fila, notò Heric, voltò lo sguardo verso la telecamera, prima di sparire dall’inquadratura.

Heric ebbe una strana sensazione, assottigliò lo sguardo e fissò il video ancora una volta. Secondo per secondo. C’era qualcosa di strano nell’ultimo uomo della fila, pur coperto in parte dalla cappa (che fungeva da mantello protettivo durante le tempeste) si notava che era decisamente più magro e basso di tutti gli altri, inoltre indossava un casco piuttosto vecchio come modello.Allungando una mano, Heric fermò il video nell’istante esatto in cui l’uomo si voltava verso la telecamera. Pur coperti dalla visiera del casco, riuscì a intravedere i suoi occhi: terrorizzati e fermi, immobili in quell’unico secondo.Fu in quel momento, che Heric, sentì il suo cuore fermarsi e stringersi in una morsa d’acciaio. Provò un dolore tale, che per un momento credette di morire. Per qualche secondo, lunghi un’eternità nel suo cuore, tentò di convincersi che una cosa come quella non poteva essere vera, che si stava solo sbagliando. Eppure, più guardava quella persona, più quegli occhi supplicanti sembravano stessero chiamando proprio lui.

Strinse gli occhi e con un filo di voce, sussurrò << Daphne… >>.

Non fece altro, non disse altro, prima di correre via come un pazzo e, palmare alla mano, chiamare quello di sua sorella. Nessuna risposta.

“No, no, no!!” pensò disperato, scontrandosi con decine di uomini,  prima di riuscire a raggiungere uno degli ascensori. Compreso Sam che, appena riemerso dalla Zona A, lo seguì con lo sguardo. Heric tuttavia non se ne era nemmeno reso conto.

Johan, che dava una mano a trasportare i feriti all’infermeria, lo notò subito e guardandolo negli occhi gli si precipitò accanto, giusto un attimo prima che le porte dell’ascensore si chiudessero.

<< Heric! Cosa succede ragazzo? >>.

Heric, impallidito come un lenzuolo, continuava a chiamare Daphne, senza risultato. Guardò Johan e parlò con un filo di voce.

<< È alla cava >>.

<< Chi? >> fece l’uomo << Chi in cava? >>

<< Credo, credo di averla vista nei video di sorveglianza… mia sorella >>.

Johan spalancò gli occhi, sconvolto << Daphne!?! >>.

Heric annuì, passandosi una mano sugli occhi e chiudendoli.

<< La squadra tre è rimasta all’esterno...c’era anche lei >>.

Pregò che si stesse sbagliando, pregò che tornando in camera l’avrebbe trovata sdraiata sul letto con una busta di cioccolata trovata chissà dove e il suo solito sorriso. Avvertì la mano di Johan voltarlo e, riaprendo gli occhi, vide il suo sguardo deciso.

<< Io controlla in terzo piano, tu va sotto e poi raggiungi me. La troveremo >>.

Heric annuì e, raggiunta la zona comune, Johan corse fuori.

“Come è possibile?” pensava il ragazzo mentre l’ascensore scendeva “Anche se fosse riuscita ad entrare in una squadra...i controlli e gli altri. Qualcuno se ne doveva accorgere! Come?!”.

Raggiunto il piano si precipitò alla sua stanza.

<< DAPHNE!! >> gridò disperato, ma la stanza era vuota.

Guardò nell’armadio e sia il suo vecchio casco, che la tuta di ricambio erano scomparse, così come il suo palmare e il bedge.

Si passò una mano tra i capelli, il cuore che gli batteva frenetico. Si morse il labbro fino a farlo sanguinare e tornò agli ascensori. Al terzo piano si riunì a Johan che, scuotendo il capo, fece capire che di lei non c’era traccia. Heric era disperato. Che ne era di sua sorella? Doveva stare li e aspettare che la tempesta finisse?

“Che fare? Che fare?!” pensò camminando avanti e indietro, tormentato. Ripensò al video di sorveglianza, e agli occhi di Daphne, pietrificati dal terrore.

<< No! >> gridò deciso << Vado a cercarla! >> Corse dentro un’ascensore, seguito a ruota da Johan.

<< COSA?!? >> gridò l’uomo << Heric, questa è follia. Tu non può...parla con direttore lui- >>.

<< No, non rieschierebbe mai altre vite con una tempesta di livello cinque >> nel frattempo, tramite il suo palmare, Heric cercava informazioni sulla squadra tre << Nahat ha detto che probabilmente si sono diretti ad un rifugio. Se riesco a tracciare i loro spostamenti, prima che il loro segnale scomparisse…forse >>.

Johan lo afferrò per le spalle, guardandolo dritto negli occhi << Heric, ragazzo, questo è suicidio. Anche se tu esce fuori e riesce a sopravvivere, come può portare una squadra intera indietro, solo? Possono essere già molto lontani...e se tu muore, prima che riesce a raggiungerli, allora a cosa sarebbe servito? >>.

Heric sorrise << Non mi interessa vivere senza mia sorella. Preferisco morire e provare a salvarla, piuttosto che vivere con il rimorso >>.

Johan lo guardò a lungo, prima di sorridere a sua volta, scuotendo il capo

<< Luchshe byt’ ubitym lapy l’va ane ukusila koshka  >>*** sussurrò piano.

Heric lo guardò confuso << Cosa vuol dire? >>

Johan rise fragorosamente, assestandogli una poderosa pacca sulla schiena << Vuole dire che io viene con te! Pazzo furioso! >>.

 


*: ok non potevo non includere un piccolo riferimento alla serie “Red vs Blue” della Rooster Teeth, se non sapete di cosa sto parlando allora vi consiglio vivamente di dare un’occhiata al loro sito ufficiale, in caso contrario...viva Caboose!

**: ragazzina

***: “Meglio morire della zampata d’un leone che del morso d’un gatto”. E’ un proverbio russo, conoscendolo solo in italiano la mia traduzione nella lingua originale è decisamente approssimativa, nel caso chiedo assolutamente perdono e se anzi qualcuno volesse correggermi ben venga.

 

[Angolo Autrice]

Rieccomi dopo i secoli dei secoli! Chiedo scusa per il ritardo, davvero, ma alla fine ho fatto parecchie modifiche e siccome il capitolo stava diventando troppo lungo alla fine ho optato per dividerlo in due. La bella notizia è che avendo il nono capitolo già parzialmente scritto non dovrei metterci molto a pubblicarlo. Grazie per la vostra pazienza e grazie per aver letto la mia fic! Come sempre fatemi sapere il vostro parere! Un abbraccio,

Shirley

 
   
 
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