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Autore: _Reset_    11/01/2016    0 recensioni
In un mondo che potrebbe benissimo essere il nostro gli esseri umani vivono inconsciamente a stretto contatto con creature sovrannaturali, come vampiri, lupi mannari, fantasmi, fate, maghi e molte altre... Una storia con grandi avventure, amicizie e amori che oltrepassano la propria natura e vincono le avversità
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 

Era un caldo pomeriggio estivo quando finalmente il postino portò le lettere con le conferme. L'uomo era in bici e fischiettava felice pedalando lungo il vialetto d'ingresso della villa, sicuro che la padrona sarebbe stata in veranda ad aspettarlo, cosa che faceva da ormai più di un mese. Come previsto la donna gli si avvicinò con la solita espressione speranzosa. Senza dire nulla il postino le porse le tre lettere a lungo attese. Il volto della donna si illuminò di gioia facendo sorridere l'uomo poiché quell'espressione la faceva proprio sembrare una bambina, nonostante avesse 23 anni.

- Amore, hanno risposto! Hanno risposto tutti!- esclamò la donna correndo in casa verso il marito che le sorrideva dolcemente essendo cosciente di quanto lei ci tenesse.

La donna aprì la prima lettera e lesse velocemente il contenuto, poi gridò:- Evviva!-.

Il marito la guardò perplesso, ma rimase tranquillamente seduto sulla poltrona vedendo la moglie raggiungerlo. La donna si sedette sulle sue gambe ed indicandogli la prima lettera mormorò:-Arrivano stasera e portano anche Johnathan! Non vedo l'ora di vederlo! Dobbiamo preparare tutto! O mamma mia, quanto lavoro!-.

L'uomo le diede un bacio sulla guancia e le sussurrò:- Prima leggi le altre, amore, così prepariamo tutto.-. La donna annuì ed aprì velocemente anche la seconda lettera.

- Finalmente rivedremo il piccolo Philip! Da quanto tempo non lo vediamo! Anche per loro devo preparare tutto per questa sera... Vediamo cosa dicono questi ultimi...- borbottò lei rivolta al marito che la stringeva dolcemente a sé.

Aprì la terza busta e lesse avidamente il contenuto, poi esclamò:- Fantastico! Vengono tutti allora! Portano anche Lydia e Mark! Certo che però potevano avvisare un pochino prima... anche loro vengono stasera...-.

- Tranquilla, ti aiuto io! Vedrai che sarà tutto pronto per il loro arrivo. Comunque i bambini li dividerei in base all'età nelle camere...due per stanza dovrebbe andare bene...- le sussurrò il marito per calmarla.

Un tenero zampettio sulle scale li fece tornare alla realtà.

- Mamy, mamy! Allora vengono?- domandò la piccola Lucy entrando nel salotto subito seguita dal gemello Samuel, da tutti chiamato Sammy.

La coppia sorrise e la donna si alzò, prese in braccio la figlia e dolcemente rispose:- Sì, tesoro. Arrivano tutti questa sera, quindi dobbiamo preparare tutto velocemente, ok?-.

Si misero allora tutti al lavoro, ognuno a modo suo, affinché tutto fosse pronto per la sera.

Nel frattempo le tre famiglie attese erano in viaggio.

Johnathan si trovava con i suoi genitori su un treno piuttosto vecchio in corsa lungo dei binari arrugginiti che lo facevano sobbalzare in continuazione impedendo al piccolo di dormire. Rinunciando al tentativo di sonnecchiare, nonostante quella mattina si fosse dovuto alzare alle tre per il viaggio, il bambino cercava con i suoi occhi attenti qualcosa di particolare da osservare per far passare il tempo più velocemente. Inizialmente fissò il paesaggio fuori dal finestrino ammirando la moltitudine di colori di cui si tingeva il cielo con il tramonto, ma poi il treno entrò nella galleria sotterranea che Johnathan sapeva essere molto lunga, quindi soffermò lo sguardo sui suoi giovani genitori. Erano otto anni che stava con loro e ancora non si capacitava del loro legame. Lei appoggiava dolcemente il capo sulla spalla di lui mentre il compagno la sosteneva controllando che non cadesse. John sapeva che i suoi genitori erano diversi da quelli degli altri bambini che conosceva, non solo per il loro aspetto, dato che lei pareva una diciassettenne mentre lui un diciannovenne, ma anche per il loro legame. Infatti il padre era elegante e distaccato e la madre espansiva e socievole, ma nonostante le differenze il loro legame era eterno, il loro amore prossimo alla perfezione. Il sonno prese il sopravvento nel bambino che lentamente chiuse gli occhi tenendo impressa nella mente l'immagine del padre che scostava i capelli alla moglie e le baciava la fronte facendola sorridere dolcemente.

Su una nave nell'oceano Atlantico intanto stavano viaggiando Philip ed i suoi genitori. Le onde riflettevano l'accecante luce del tramonto e Philip le fissava sperando di scorgere un delfino o magari una balena. Gli altri passeggeri non notavano lo splendore dell'oceano: l'aria era invasa dalla musica e tutti si stavano muovendo a ritmo, qualcuno in modo elegante, altri in modo ridicolo. - Philip, tesoro, vieni anche tu! È divertente!- esclamò sua madre avvicinandosi a lui continuando a seguire la musica con i movimenti. Il bambino le sorrise, ma scosse la testa e tornò a fissare le onde. - Hey, cucciolo, non puoi fare l'asociale... siamo in vacanza! Hai sette anni, vieni a divertirti con noi!- esclamò il padre raggiungendolo. Il bambino scosse nuovamente la testa senza spostare lo sguardo facendo sbuffare il genitore. Philip si sentì preso in braccio ed il padre gli sussurrò nell'orecchio:- Se ti faccio vedere un delfino poi vieni? Sai che la mamma ci tiene... Siamo d'accordo?-. Come promesso dopo alcuni istanti un delfino saltò fuori dall'acqua schizzando il volto del bambino. Il padre lo portò nel mezzo della pista da ballo dove li aspettava la madre che fece posare a terra il figlio, gli prese la mano ed iniziò a ballare un po' a caso. Anche il padre riprese a ballare stringendo tra le braccia la moglie. I lunghi capelli neri e mossi della madre ondeggiavano leggeri nell'aria confondendosi a volte con quelli del padre dello stesso colore ma lisci. La madre ventisettenne ed il padre di due anni più vecchio erano molto simili e non solo per i capelli: entrambi avevano la carnagione di un dolce color dorato ed erano alti quasi uguali ma la caratteristica in cui erano più simili era il carattere, infatti nessuno era mai riuscito a lasciarli senza parole. Lui scherzava sempre in modo beffardo mentre lei era la regina dell'ironia e del sarcasmo e quindi non c'era modo per zittirli se volevano dire qualcosa. La cosa però che più piaceva a Philip dei suoi genitori era il loro legame: spontaneo, unico, indissolubile, quasi eterno e perfetto.

Il bambino constatò che la madre aveva ragione dicendo che era divertente ballare, ma ciò nonostante in quei brevi istanti in cui riusciva a vedere l'acqua dell'oceano sperava comunque di poter vedere un'altra creatura marina nella sempre più fioca luce del tramonto.

Nel frattempo stavano viaggiando su un aereo in volo Lydia e Mark con i loro genitori. Entrambi i ragazzi stavano ascoltando la musica a tutto volume mentre ragionavano su cosa sarebbe successo: loro erano i più grandi tra i figli degli amici dei loro genitori, avevano infatti tredici e quindici anni, ed inoltre Lydia e Lucy erano le uniche femmine. Ciò però non preoccupava la ragazza perché sapeva di essere forte, proprio come sua madre che in quel momento stava parlando con il marito con aria severa, come se gli stesse ricordando delle regole. Lydia si voltò verso il fratello che aveva iniziato a giocare al suo videogame preferito in cui doveva sparare agli zombie e che a lei non piaceva: era troppo facile! Tornò allora a fissare i suoi genitori che ora stavano chiacchierando sorridendo. Le sue compagne di classe la prendevano sempre in giro per il loro legame, dicevano che non si amavano, ma lei le ignorava dimostrandosi superiore. Loro erano solo delle femminucce, che ne sapevano? Loro non li conoscevano quanto lei, nonostante la ragazza sapesse di non poter ancora capire tutto di quella strana coppia. La madre era piccola in statura, ma grande in carattere: severa, sportiva e molto forte in ogni senso si possa assegnare alla parola. Era anche molto impulsiva e non c'erano molte cose che potessero impedirle di raggiungere ogni obiettivo lei si ponesse. Tra questi c'era il marito, calmo e riflessivo nonostante fosse anche lui molto sportivo e forte, ma esprimendo ciò in modo diverso. Infatti se la madre manifestava la sua forza soprattutto nella sua parte fisica, il marito ne mostrava tutta la sua efficacia nella parte morale. Anche le loro caratteristiche fisiche rappresentavano i diversi caratteri: lei piccola dai capelli neri, lisci e gli occhi verdi, lui alto dai capelli biondi, sempre lisci e gli occhi blu, lei sembrava una gothic, lui un principe azzurro delle fiabe. Eppure nonostante tutte le loro differenze Lydia era certa che si amassero, magari non nello stesso modo come i genitori delle sue compagne di classe, ma sicuramente il loro legame era di un purissimo e raro amore. La ragazza sorrise compiaciuta per conoscere una cosa in più delle altre ragazzine con cui purtroppo doveva passare molto tempo assieme, poi si voltò verso il fratello per osservare cosa stava facendo. Mark era ormai all'ultimo livello del videogame, ma non gli stava prestando attenzione: ormai lo conosceva a memoria e le sue dita digitavano velocemente per automatismi i tasti che gli permettevano di vincere. Poteva benissimo chiudere gli occhi e disconnettere il cervello da tutto, dallo sguardo da detective di sua sorella, dalle gomitate involontarie che gli dava la madre nel gesticolare, dalle chiacchiere degli altri passeggeri dell'aereo, dalla musica a palla nelle cuffie, dal videogame che stringeva tra le mani,... tanto avrebbe vinto lo stesso, lui vinceva sempre. Non solo in quel videogioco, ma in tutto. Non si sarebbe mai permesso di perdere se solo gli fosse possibile essere vinto. Assomigliava molto più a sua madre che al padre: preferiva l'azione alla riflessione attenta delle possibilità e purtroppo ciò lo portava spesso ad entrare nei problemi. Infatti spesso i suoi compagni di classe lo sfidavano per vedere chi fosse il più forte e per orgoglio lui non poteva rifiutare, ma veniva sempre scoperto dai professori e quindi tutti i giorni tornava a casa con una nota che fortunatamente riusciva sempre a far firmare dalla madre che era sempre molto comprensiva al riguardo e riusciva a scampare ai predicozzi di cui sentiva parlare i compagni. Se però fosse stato come il padre, o anche solo più simile alla sorella, sicuramente non avrebbe avuto questi problemi. La sorella si salvava sempre con minacce, insulti, sguardi, gesti, frasi colme di sarcasmo e finti attacchi a quelle sue odiose compagne che si credevano tanto più di lei in tutto. Lydia era forte fisicamente, molto più di quelle stupide, eppure non sfruttava mai ciò, se non con lui. Solo lui aveva il privilegio di sentire lo sfogo di tutta la rabbia a stento repressa, di tutta quella furia e voglia di battersi che la invadeva tutti i giorni. Quando i due fratelli si battevano non era perché stavano litigando: era un modo per tenersi allenati, per sfogarsi e divertirsi. Mark non avrebbe mai potuto perdere, perché sapeva che ribellandosi agli stupidi che credevano di poterlo battere faceva anche un favore alla sorella che era sempre lì ad osservarlo silenziosa mentre probabilmente il cervello le diceva che ciò era sbagliato, mentre il cuore la spingeva ad agire.

Durante questa vacanza però non si sarebbero battuti contro nessuno se non tra loro: gli altri erano molto più piccoli ed inoltre non erano come i loro compagni di scuola: non erano normali, banali e scontati, anche loro erano diversi in quella maniera che quando lo dicevano o lo pensavano li faceva brillare di orgoglio.

Mark alzò lo sguardo verso sua sorella continuando tuttavia a giocare. Lydia ricambiò subito lo sguardo e sorrise. Durò un attimo, una frazione di secondo, ma durò: quello sguardo era l'unica cosa che serviva per dimostrare la propria intesa. Entrambi tornarono alle proprie faccende pensando alle loro valige stracolme e a come avrebbero fatto a starci insieme a quelle dei genitori in un solo taxi fino ad arrivare a quella che sarebbe stata la loro casa per molto tempo.

 

* * *

 

Lucy e Sammy erano accovacciati su una poltrona vicino alla finestra della veranda sporgendosi fino a quasi toccare il vetro con i loro piccoli nasini sperando di veder arrivare le luci dei taxi con dentro i loro amici che aspettavano da tanto. I loro genitori intanto stavano dando gli ultimi ritocchi all'enorme tavolata che avevano preparato per la cena.

- Mamy, papy, arrivano!- esclamò improvvisamente Lucy vedendo il primo fascio di luce avvicinarsi alla casa. Tutti corsero velocemente fuori per dare il benvenuto agli ospiti.

Dal primo taxi uscirono Lydia e Mark seguiti dai loro genitori. Le loro valige erano veramente enormi e ce ne erano due attaccate sopra il veicolo perché il baule era pieno. Lucy e Sammy andarono subito a salutare i loro amici di molto più grandi, mentre i loro genitori aiutavano a portare in casa le valige, nonostante i genitori degli amici fossero molto più forti di quelli dei bambini.

I due ragazzi si tolsero le cuffie della musica e salutarono con un gesto della mano quasi simultaneo i due bambini. Dai loro volti si vedeva che erano un po' stanchi per il viaggio, ma né Lucy né Sammy osò farglielo notare perché sapevano benissimo che non amavano mostrare le proprie debolezze.

Non fecero in tempo a parlare che giunse anche il secondo taxi.

Quando la portiera si aprì ne uscì il giovane Johnathan sbadigliando per il sonno. Con un lento gesto della mano salutò i suoi amici e prese la sua valigia. Si avvicinò poi ai due ragazzi e ai due bambini e borbottò ancora non completamente sveglio:- Come va?-.

- Bene, grazie, tu?-. - Tutto bene, voi due invece?-. - Benissimo! Adesso manca solo Philip!-.

A differenza di Mark, Lydia e Sammy, Lucy non rispose ma gli corse in contro e gli si lanciò al collo per dargli un bacio sulla guancia: lui era il suo migliore amico, nonostante avessero tre anni di differenza. Scoppiarono tutti a ridere per poi voltarsi tutti verso il vialetto che rimaneva scuro e vuoto.

- Che strano! Di solito Philip vuole sempre arrivare per primo...- borbottò John stringendo un po' a sé la piccola Lucy per non farla cadere. Gli altri annuirono pensierosi, ma subito l'atmosfera seria si dissolse, perché le luci dell'ultimo taxi fecero capolino sul vialetto sterrato dell'ingresso della casa.

Dall'auto saltò subito fuori Philip che corse dagli amici ed ansimando esclamò:- Scusate il ritardo... Pa' e ma' hanno voluto fare una deviazione per fare il lungomare...-.

Tutti scoppiarono a ridere ed entrarono finalmente nella casa.

Non appena gli adulti ebbero finito di sistemare i bagagli tutti si sedettero a tavola. Ognuno aveva il proprio piatto personalizzato con la pietanza preferita. Tutti mangiarono molto velocemente perché il viaggio li aveva resi affamati. Alla fine della cena Lucy e Sammy accompagnarono i loro amici nelle rispettive camere per potersi organizzare, poi si radunarono nella camera dei più piccoli per chiacchierare un po' mentre i genitori finivano di organizzare tutto e di lavare i piatti della cena.

Alle dieci anche gli adulti salirono nella cameretta dei due gemelli per assicurarsi che tutto fosse a posto e che andassero a dormire. I ragazzi però, nonostante il lungo viaggio, non avevano sonno, nemmeno i due più piccoli perché la gioia di avere lì i loro amici gli impediva di dormire.

- Papy, perché non ci racconti una storia?- suggerì il piccolo Sammy per non dover andare subito a dormire.

Anche gli altri erano favorevoli a sentire una storia pur di non andare a dormire, quindi l'uomo chiese:- Quale storia volete che vi racconti?-.

- Safe destiny!- esclamò subito Lucy entusiasta.

La madre le si avvicinò sorridendo dolcemente e sussurrò:- Ma te l'ha già raccontata migliaia di volte!-. Il padre però si sedette sul letto del piccolo Sammy ed esclamò:- Non ho problemi a raccontarla di nuovo. Va bene a tutti? Anche agli adulti?-.

Tutti annuirono felici e cercarono un posto dove sedersi comodi: alcuni si sedettero sul bordo dei letti dei due bambini, altri per terra, altri cercarono delle sedie.

Quando tutti furono seduti comodi l'uomo borbottò:- Da dove posso cominciare...?-.

 

  
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