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Autore: Stellacalimon    11/01/2016    1 recensioni
Storia molto liberamente ispirata al capolavoro cinematografico "Titanic" del 1997.
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Yuumika; fem!mika
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Il momento in cui, quel giorno lontano, Yuu si rese conto di star finalmente attraversando l'oceano e di essere riuscito ad imbarcarsi sulla nave più famosa e grande di tutti i tempi, fu lo stesso in cui scorse il paio d'occhi cerulei più bello di sempre.
Una ragazza, poco lontano da lui, guardava i flutti con una malinconia che gli fece dolere il cuore.
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"Sono Yuu"
Malgrado tutto, Yuu avvertì la ragazza sorridere lievemente.
"Mikaela" sussurrò al suo orecchio, come se quello fosse stato il segreto più geloso che avesse. Yuu non poté trattenere le sue labbra, che si distesero a formare un grande sorriso.
"Un po' troppo lungo" commentò, non preoccupandosi di sembrare villano e sentendosi davvero troppo contento per essere riuscito a dare un nome al volto che lo perseguitava dalla prima volta in cui si era accorto di quella ragazza.
"Ti chiamerò Mika, d'ora in poi" decise, e lei annuì, con gli occhi lontani e le mani nuovamente sulle sue spalle.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mikaela Hyakuya, Yūichirō Hyakuya
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Vedo la stessa scena ogni notte. Ogni volta che chiudo gli occhi, mi appaiono i volti sorridenti dei miei amici, della mia famiglia, e poi... poi rivedo gli avvenimenti che distrussero tutto in così poco tempo... in maniera così crudele 
 
Yuu rimase con gli occhi fissi sulla pagina ingiallita, scritta nemmeno per metà. L'inchiostro era ormai sbiadito e la grafia era un disastro, come al solito: quella di un giovane incasinato come era stato lui, al tempo dei suoi vent'anni, quando ancora non si era ripreso da... 
Serrò gli occhi, soppresse le lacrime. 
Le vocine allegre dei suoi nipoti gli riempirono il cuore di gioia e tristezza allo stesso tempo. Le mani di sua moglie sulle sue spalle gli fecero salire un groppo in gola. 
Alzò una mano a carezzare il dorso di entrambe, con dolcezza, mentre sotto le palpebre compariva un altro volto, chiaro, giovane e sorridente. Il volto di...
"Mika...
La piccola risata che si produsse lo fece riavere velocemente. Riaprì gli occhi e quel viso tanto amato scomparve. 
Al suo posto, quando si volse completamente, trovò quello di sua moglie. 
"Non sono Mika" sottolineò la donna, non perdendo il sorriso. Yuu sospirò, e le strinse le spalle. Era vecchio, ormai. Lo erano entrambi e ne avevano passate tante. Troppe volte si era destato nel cuore della notte gridando il nome del suo amore perduto tanto tempo prima, e lei ci aveva semplicemente fatto l'abitudine. D'altro canto, non era che a Yuu piacesse, tutta quella situazione, non era come se volesse che tutto quello continuasse. 
"Shinoa..." sussurrò, con gli occhi bassi ed il cuore stretto. Avrebbe voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma la lingua rimase immobile nella bocca arida. 
"Non è importante. Lo sai" tentò la donna, ma Yuu scosse la testa e voltò le spalle. 
Shinoa era la sua compagna. Lo era stata per tanto tempo. Lo aveva accolto quando, reduce dalla tragedia del naufragio che aveva distrutto la sua vita e quella di altre innumerevoli persone, era rimasto per la seconda volta solo al mondo. 
Lo aveva preso a casa sua, come un gatto vagabondo e senza un posto dove stare, era rimasta anche quando tutti gli altri sarebbero scappati, lo aveva ascoltato e lo aveva appoggiato, cercando di colmare il grosso vuoto nel suo animo. La loro era sempre stata una relazione strana, basata sul bisogno e sulla paura di essere abbandonati e, anche dopo tutti quegli anni, benché Yuu potesse affermare con sicurezza di volere molto bene a quella donna, non era certo di amarla.
Osservò di nuovo il viso di Shinoa e le mani callose che aveva lui. Ne era passato di tempo... 
Eppure, se solo ci pensava, poteva ancora sentire l'odore della salsedine e il rumore delle onde sulla chiglia di quella nave enorme, a quanto si diceva all'epoca inaffondabile. 
Se solo si concentrava, poteva udire le voci degli amici parlare allegramente...
Ricordò di aver pensato a quello come un anno fortunato, pieno d'avventura. Il solo fatto di aver come meta l'America, per un povero ragazzo come lui era abbastanza. Non gli importava di cosa avrebbe trovato, una volta giunto in  suolo straniero, perché, in ogni caso, non si era lasciato nulla alle spalle. Era stato tutto merito della sua abilità nelle zuffe: con tre pugni ben assestati aveva messo k.o. quella specie di palo della luce che aveva scommesso sulla sua sconfitta i biglietti del viaggio, suo e della sua ragazza. 
L'idiota era stato troppo certo di se stesso e non aveva calcolato le sue abilità.
 
Il momento in cui, quel giorno lontano, Yuu si rese conto di star finalmente  attraversando l'oceano e di essere riuscito ad imbarcarsi sulla nave più famosa e grande di tutti i tempi, fu lo stesso in cui scorse il paio d'occhi cerulei più bello di sempre. 
Una ragazza, poco lontano da lui, guardava i flutti con una malinconia che gli fece dolere il cuore. Strizzò gli occhi, cercando di allievare il disagio e la morsa alla gola che gli impediva quasi di respirare. 
Era vestita di un candido abito di merletto spruzzato d'azzurro e sembrava davvero un angelo.
Yuu deglutì e dischiuse le labbra, mentre il suo udito pareva aver smesso di funzionare. Era per quello che non riusciva più ad avvertire il rumore dell'oceano o il verso dei gabbiani... giusto? Era per quello che il suo battito cardiaco riecheggiava così forte nelle sue orecchie... vero? 
I due occhi azzurri che non riusciva a smettere di fissare erano tersi, grandi, e Yuu si stupì di quanto fossero riusciti ad attrarlo. 
Tuttavia, quando la proprietaria di quei due zaffiri voltò il viso nella sua direzione, il ragazzo si sentì morire. 
La ragazza era senz'altro incantevole, con i biondi capelli che si agitavano al vento, risplendendo come oro puro ai raggi del sole morente. I suoi tratti delicati erano chiari e Yuu dedusse che la sua nazionalità fosse straniera. Forse proveniva dalle lontane terre del nord, pensò con un sorriso involontario; probabilmente era una dell'alta società, una davvero troppo fuori dalla sua portata, considerando l'abito dai ricchi intarsi che le fasciava il corpo snello e slanciato. 
Yuu non poté evitare di arrossire quando si accorse che lei se ne stava ancora intenta ad osservarlo. Distolse lo sguardo, imprecando tra i denti. Che orribile impressione doveva aver fatto alla giovane! Non si sarebbe stupito se avesse cominciato a pensare a lui come ad un maniaco. 
"Ah, che idiota!" si lamentò, guardando in tutte le direzioni, tranne che in quella della ragazza. Yuu senti il viso andare a fuoco quando si accorse che  gli occhi della giovane erano ancora fissi su di lui, ma non poté che sentirsi perso quando avvertì quelle due gemme cerulee abbandonarlo e la sagoma della ragazza allontanarsi, per poi  scomparire poco dopo in una delle grandi sale da pranzo di quella che doveva essere certamente la prima classe.  
 
Non si sarebbe di certo aspettato di rivederla. 
Quantomeno non tanto presto. 
Invece, quando decise di farsi una passeggiata sul ponte per sbirciare le stelle, quella sera, la ritrovo' vicino al parapetto, con le mani sottili strette alla balconata, con le spalle chine ed i capelli in disordine. Yuu non poteva vedere il suo volto, ma aveva la netta impressione che qualcosa non andasse. Come guidato da una forza invisibile, fece un passo avanti, e poi ancora un altro. Un altro ancora, proprio mentre lei si sporgeva pericolosamente dalla prora della nave.
I suoi occhi si spalancarono quando, senza una cognizione dei propri movimenti, protese le mani e strinse le braccia attorno alla vita della giovane. Costei si irrigidì immediatamente, rivoltandosi velocemente nella presa, come una biscia, lasciandolo stupito della sua velocità.  
Gli occhi con cui lo guardò erano acquosi e disperati. 
"Stai piangendo" constatò Yuu, pensando a quanto tutto quello fosse sbagliato. Quel dolore, quella tristezza, non avrebbero dovuto arrossare e far crucciare quel viso, il tremore della disperazione non avrebbe dovuto scuotere in un tal modo quelle piccole mani delicate. 
Yuu avverti una grande angoscia nello stomaco e si sforzò di respirare, mentre la ragazza aveva preso a stringergli le spalle con talmente tanta foga da fargli penetrare le unghie nella carne. 
"Lasciami subito" sibilò fredda, divenendo pallida tutt'un tratto, e indurendo lo sguardo. Fiamme scottanti si agitavano in quegli abissi color ciano, pieni di sfumature alla luce delle stelle che fino a poco prima Yuu stava osservando. 
"No" rispose semplicemente, rafforzando la presa, premendo i loro corpi assieme, beandosi di quel calore che lo aveva investito, a dispetto del vento ghiacciato della sera tarda. Quel corpo era esile, minuto e lei era così piccola tra le sue braccia, che Yuu avrebbe potuto stringerla per tutta la vita, proteggendola da qualsiasi cosa l'avesse tanto sconvolta. Era una bella sensazione, trovare qualcuno che necessitasse di lui, una sensazione che Yuu non provava da davvero troppo tempo. 
Quando la ragazza smise di dimenarsi, quando i suoi occhi ritornarono placidi e il suo respiro rallentò, Yuu avverti le sue mani scendere, giù lungo le spalle lentamente, fino a staccarsi da lui. 
"Fa così male..." sussurrò, raggiungendosi il petto con le dita, chinando il viso, nascondendolo agli occhi di Yuu, che rimase immobile come una statua. La osservò scuotere il viso più volte e la sentì mormorare frasi sconnesse, senza senso. 
"Cosa potevo pretendere, per una figlia adottiva come me?"
Solo dopo un tempo che parve infinito, la giovane tirò su lo sguardo. 
"Vorrei tanto sapere cosa vedono gli altri quando mi guardano"
Yuu stette zitto. Non era di certo quello il momento di aprire bocca, quando non aveva saputo fare nulla di meglio che balbettare frasi scontate per tutto il tempo. Non le avrebbe detto ciò che aveva visto quando lui l'aveva guardata, né le avrebbe confessato del fatto che vederla lo avesse fatto ringraziare di essere vivo, di non essersi lasciato andare molto tempo prima, quando tutta la sua famiglia era stata uccisa senza pietà da alcuni banditi.
"Non posso tornare là dentro..." disse ancora la ragazza, tra i denti, volgendo solo per un istante il viso alle finestre illuminate del grande ristorante da cui era uscita, fuggita "...vorrei non rivedere più tutti quegli sporchi succhiasangue. Se avessi saputo a cosa sarei andata incontro nel venire presa da gente come loro, sarei di certo rimasta all'orfanotrofio, insieme agli amici con cui sono cresciuta!"
Yuu indurì lo sguardo e la scosse lievemente, giusto per farla smettere di agitarsi e di parlare. 
"Qualunque sia la ragione della tua infelicità, ciò non rende meno grave il fatto che hai cercato di ucciderti" 
Si meravigliò di quanto la sua voce suonò fredda. Il rimorso gli fece accartocciare le budella. Non avrebbe dovuto essere così duro. La ragazza sembrava esser passata attraverso molte avversità, a discapito dei begli abiti ricchi. 
"Noi due siamo simili" affermò Yuu, ora in maniera più pacata. Sapeva anche troppo bene cosa volesse dire essere soli, ritrovarsi in situazioni difficili e non avere nessuno che offrisse la propria mano per aiutare. 
Gli occhi della ragazza si fermarono sul suo viso per tutto il silenzio che seguì le parole appena pronunciate, ed i loro volti erano talmente vicini che... i loro nasi quasi si sfioravano, e lui poteva avvertire i capelli biondi e soffici di lei sfiorargli le guance, sospinti dal vento che soffiava fortemente. 
"Sono Yuu"
Malgrado tutto, Yuu avvertì la ragazza sorridere lievemente. 
"Mikaela" sussurrò al suo orecchio, come se quello fosse stato il segreto più geloso che avesse. Yuu non poté trattenere le sue labbra, che si distesero a formare un grande sorriso. 
"Un po' troppo lungo" commentò, non preoccupandosi di sembrare villano e sentendosi davvero troppo contento per essere riuscito a dare un nome al volto che lo perseguitava dalla prima volta in cui si era accorto di quella ragazza.
"Ti chiamerò Mika, d'ora in poi" decise, e lei annuì, con gli occhi lontani e le mani nuovamente sulle sue spalle. 
Yuu non seppe quanto tempo trascorse prima che qualcosa accadesse. Il vento che spirava da nord era aspro e gli faceva lacrimare gli occhi, ma in compenso la presenza di Mika era la cosa più calda e confortevole che avesse avuto in tanto tempo, tempo in cui si era rassegnato al fatto di essere da solo, inutile, senza scopo.
"Sono d'accordo, ma ad una condizione" disse Mika, con un sorriso giocoso, estremamente contrastante con il lucore dei suoi occhi, ancora umidi
Yuu sbuffò una debole protesta, palesemente fittizia. Mika notò come i suoi occhi fossero in realtà ridenti, pieni di speranza.
"Non hai intenzione di dirmi qual è questa condizione, vero?"
Mika diede vita ad una piccola risata, ma tornò immediatamente seria. 
"Io ti chiamerò Yuu-chan"
Le guance di Yuu divennero di un bel color magenta e lui esalò qualche lamentela. 
"Questi suffissi sono roba da bambini, Mika"
"Noi non possiamo definirci adulti, Yuu-chan"
Yuu scosse la testa, chiudendo gli occhi, sembrando davvero stanco. Mika non poté non sentirsi in colpa per questo. Se si fosse buttata dal parapetto una manciata di minuti prima, nessuno l'avrebbe fermata, Yuu-chan sarebbe tornato al coperto e quando la sua famiglia adottiva si fosse accorta della sua assenza, Mika non avrebbe già più dovuto preoccuparsi di loro: l'acqua gelida avrebbe seppellito ogni cosa, insieme alla sua disperazione, insieme alle mani invadenti del promesso sposo che terze persone avevano scelto per lei, insieme agli ordini di sua madre, che la considerava una mera pedina. L'uomo che avrebbe dovuto sposarla non avrebbe più potuto prenderla con la forza di notte, quando si appropriava del suo corpo come fosse quello di una bambola  senz'anima, a dispetto di quanto lottasse, di quanto gridasse.  Nessuno era mai parso in grado di avvertire il rumore della ceramica in frantumi, probabilmente a nessuno era mai importato. Nessuno aveva mai avanzato domande sui graffi che il nobile promesso sposo portava addosso e che sbucavano dal colletto della camicia, rossi e profondi. 
Quando tornò a guardare gli occhi del ragazzo che aveva di fronte, che la stringeva dolcemente, come fosse stata la cosa più importante del mondo, Mika comprese che a dare senso alla sua vita, ci sarebbero stati, d'ora in avanti, i suoi occhi di smeraldo. 
 
Lo sguardo di Yuu vacillò. Avrebbe voluto chiederle molte cose, soprattutto il perché fosse giunta alla decisione tanto drastica di farla finita, ma non ebbe tempo. Dei passi alle sue spalle lo fecero trasalire e gli occhi brucianti di Mika puntati in un punto indefinito dietro di lui, lo portarono a volgersi completamente. 
Una figura alta si stava avvicinando, avvolta nel buio: un uomo dai lunghi capelli argentati raccolti in una coda fluente ed il passo a malapena udibile, felpato come quello di un felino.
Gli occhi dell'uomo erano rossi e squadravano entrambi con un intensità incredibile, tanto da far correre alcuni brividi lungo la schiena di Yuu. 
"Ah, dunque era qui che ti trovavi, Mikaela" disse, in un tono di voce musicato, quasi irreale. Yuu gettò sguardo oltre la propria spalla destra, solo per accorgersi di quanto l'espressione di Mika si fosse tramutata. 
Benché il suo sguardo ostentasse indifferenza, il ragazzo poteva scorgere qualcosa di molto più profondo affiorare da quelle due pozze d'oceano.
I passi dell'uomo si approssimarono e, prima che potesse rendersene conto, giunse a fronteggiarlo. Lo sguardo con cui studiava Mika non gli piaceva per niente e non si premurò di salutare, come invece avrebbe dovuto, visto il suo rango. 
All'uomo, comunque, non parve importare.
"Mikaela, mia cara, il tuo futuro sposo aspetta delle spiegazioni" fece ancora, con quella sua voce odiosa.
Probabilmente il disgusto che Yuu stava provando era percepibile, perché l'uomo lo osservò per alcuni attimi come fosse stato un insetto insignificante, degno solo di essere schiacciato. Fu proprio in quel momento che una piccola mano gli si pose sul petto e lo sospinse indietro con una forza inaspettata. In un batter di ciglia, Mika fu davanti a lui, con i capelli biondi sconvolti ed il vestito gonfiato dal vento, la pelle d'oca sulle braccia nude.
"Non vuoi presentarmi il tuo amico?" ridacchiò l'uomo, incrociando le braccia e sogghignando malevolo, sembrando davvero stupito dalle azioni della ragazza.
"L'ho conosciuto questa sera, mi ha aiutata con...uhm, un problema" spiegò Mika, tentando di nascondere la sua maldisposizione verso il nobile, suonando distaccata, fredda come il ghiaccio. 
Yuu si domandò come riuscisse a cambiare in quel modo facciata. 
Come poteva qualcuno essere la persona più solare e dolce dell'universo un momento prima e, appena qualche attimo dopo, trasformarsi in qualcosa di così diverso? 
Fissò a lungo la mano di lei, ancora ferma sul suo petto, ancora tesa. 
"E di che problema si è trattato, di grazia? Sembravate piuttosto intimi" 
Il nobile indurì lo sguardo e, nonostante il sorriso non avesse ancora abbandonato il suo volto, negli occhi ardeva qualcosa di molto simile alla collera più nera. 
Yuu cercò di pensare a qualcosa per quietare la situazione. Vedeva le spalle di Mika tendersi e quasi tremare, dunque le sfiorò solo per un attimo, nel buio, in una carezza dolce. 
"Veramente l'ho soccorsa quando si è sporta troppo dalla prora della nave" buttò fuori, ostentando la sua migliore faccia da bronzo "l'ho afferrata stretta e... Insomma, le ho evitato una brutta caduta" fece spallucce, come se nulla fosse, oltrepassando Mika, attirando tutta l'attenzione (e la collera) dell'uomo su di lui. Avrebbe potuto beccarsi anche qualche pugno, non gli importava. 
Il nobile non disse niente eccetto un "capisco" a malapena sussurrato e Yuu non poté trattenere un sorrisetto di scherno, infilando le mani nelle tasche e sporgendosi verso l'altro, mentre anche altre persone sopraggiungevano.
"Insomma, anche se ho tratto in salvo la sua dama non c'è motivo di ringraziarmi o di dimostrare gratitudine" fece ancora, quando fu certo che tutti fossero abbastanza vicini da udire le sue parole.
Gli occhi di Mika lo abbandonarono proprio in quell'istante, e Yuu avvertì una strana sensazione sconvolgergli lo stomaco. 
Colpa? 
Paura di averla ferita? 
Non lo sapeva. 
Non lo sapeva, né riusciva a comprendere come, in un lasso di tempo tanto esiguo, avesse potuto legarsi tanto a quella ragazza appena conosciuta, né il motivo per cui i suoi occhi di zaffiro continuassero a perforargli la mente e scaldargli il cuore.
  
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