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Autore: LadyBones    12/01/2016    2 recensioni
E' il 1631 quando Marcus ed Eleanor si incontrano per la prima volta. Una semplice coincidenza che finirà per condizionare le loro vite, ma anche quelle delle persone a loro vicine, cambiando per sempre il corso della storia.
Genere: Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SEE YOU AGAIN



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1631, Galway.

Gli ultimi raggi di sole stavano, piano piano, sfumando donando un tenue colore al cielo. La neve aveva iniziato a sciogliersi lentamente. Da lì a breve, tutto quello che sarebbe rimasto dell’inverno sarebbe stato solo un freddo e lontano ricordo. Un’immagine sfocata tra le pieghe della memoria, come lo era lui.

Essenza diluita dal tempo.

Era ciò che lui amava pensare di sé stesso perché, alle volte, era più semplice accettare quella menzogna che la realtà dei fatti. Ammettere di essere un mostro avrebbe spezzato la magia costringendolo a fare i conti con quel sé stesso che non riusciva più a guardare negli occhi, da secoli ormai.

Fatto di sangue e rabbia, schiavo della fame e dei più bassi istinti aveva visto le stagioni fluire davanti i suoi occhi. Gli anni passare, le sue viscere marcire e il suo aspetto non invecchiare per un solo giorno. Nessuna ruga a solcare il suo volto, solo la fame a divorarlo dall’interno.

Da secoli vagava tra quelle lande desolate alla ricerca di una pace che non sarebbe mai arrivata. Sarebbe stato così dannatamente facile mettere fine alla sua esistenza, se Marcus non fosse stato così tremendamente vigliacco perché – spingere un pezzo di legno in quello che un tempo era stato un cuore – richiedeva un coraggio di cui lui non disponeva. Avrebbe potuto mettere la parola fine anche in quel preciso momento ma la sete – quella – era molto più forte.

La sua gola ardeva come piena di tizzoni ardenti e, neanche tutta l’acqua del mondo, gli avrebbe recato sollievo. Chiuse gli occhi e – arrestatosi nel bel mezzo del sentiero erboso – prese un respiro profondo. L’odore dolciastro del sangue lo schiaffeggiò in pieno volto.

Ribolliva nelle vene del suo proprietario come un mare in tempesta. Non aveva mai avvertito un odore simile, talmente forte da invadergli le narici con prepotenza. Sapeva di cioccolato e, se si fosse concentrato abbastanza, avrebbe giurato di poter persino avvertire della cannella pizzicargli la lingua. Ne avvertiva la potenza a chilometri di distanza, assaggiarlo sarebbe stata un’esperienza mistica.

Velocemente, percorse quel tratto di bosco che lo separava da quella presenza che – ne era certo – non doveva essere di quel mondo. Non del mondo umano, per lo meno. Scansò alberi, scavalcò radici e, finalmente, la vide.

In piedi, una donna se ne stava sul ciglio del dirupo. La chioma – rossa come il fuoco – scompigliata dal vento, piedi – nudi – graffiati e sanguinanti. Un vestito color turchese, ormai logoro, a ricoprirle le membra. Tremava.

Restò in silenzio, Marcus – nascosto dietro uno di quegli arbusti – a fissare quell’esile figura. La vide fare un passo incerto verso il bordo e guardare oltre esso. Le onde si infrangevano rabbiose contro le rocce. Dio, come sarebbe stato facile, in quel momento, sorprenderla e bere dal suo collo fino all’ultima goccia. Poteva sentire le sue stesse vene bruciare dal desiderio e i canini fare capolino, pronti a lacerare quella pelle diafana.

Un veloce scatto e l’avrebbe raggiunta ma fu, proprio in quell’esatto momento, che lei si voltò nella sua direzione. Due enormi occhi color del mare finirono per risucchiarlo. Se lui fosse stato ancora capace di respirare, quello sguardo – ne era certo – gli avrebbe spezzato il respiro.

« Avete intenzione di restare lì ancora per molto? Io, ecco, sarei impegnata e gradirei restare da sola…» gli chiese continuando a fissarlo.

Marcus corrugò la fronte e – se non fosse stato sicuro che il suo sguardo stava puntando proprio lui – avrebbe giurato che quella domanda fosse rivolta a qualcun altro. La vide attendere sentendo crescere l’impazienza dentro di lei e non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un sorriso. Quella era la prima volta che qualcuno – un essere vivente assennato – gli avesse rivolto la parola anziché scappare a gambe levate.

«Allora? Avete perso la facoltà di parola? » continuò lei imperterrita.

S«iete sicura di quello che state facendo? » le chiese facendo un passo nella sua direzione mostrandosi alla luce tenue della sera.

La vide voltarsi completamente verso di lui, abbandonando per un attimo la sua decisione di saltare nel vuoto e fissarlo. Quegli occhi sembravano volerlo attraversare da parte a parte e, improvvisamente, si sentì troppo scoperto.

«Non ha importanza se ne sono sicura o meno, posso decidere di saltare o aspettare che voi affondiate i vostri canini nel mio collo. In entrambi i casi, la mia sorte sarà una soltanto…» sussurrò con calma.

Marcus la guardò, sgranando gli occhi per la sorpresa. Il suo istinto non aveva sbagliato. Gli era bastato avvertire il profumo del suo sangue per capire che aveva a che fare con un essere sovrannaturale esattamente come lui. Non un vampiro, non una fata o un folletto ma il potere che traboccava da quel corpo così esile lo si poteva avvertire persino a distanza.

«Chi siete? » le chiese Marcus senza riuscire a trattenere la sua curiosità.

Lei scostò una ciocca di capelli – mossa dal vento – dal viso, osservandolo. Poteva avvertire come l’oscurità lo stesse lentamente divorando e, se avesse allungato la sua mano, era certa che le sue dita avrebbero potuto sfiorarla. Quello sarebbe dovuto bastare per farla scappare a gambe levate, eppure, i suoi piedi non ne volevano sapere di correre. A cosa sarebbe servito? Quell’uomo non la spaventava, era la vita a farlo per questo si era ritrovata sul limitare della scogliera a quell’ora della sera, da sola.

S«olo una donna in mezzo al bosco, a pochi passi da un dirupo… » gli rispose lei in un sussurro.

Non sapeva per quale motivo gli avesse risposto in quel modo, ma per una volta – una soltanto – aveva semplicemente deciso di dire la verità. Non poteva nascondere la sua natura di strega agli occhi di un vampiro, come lui non poteva nascondersi con lei. Aveva lasciato, così, che fossero le parole a fluire dalle sue labbra e loro l’avevano fatto con una semplicità disarmante. In quel momento poteva permettersi di essere una semplice donna sul ciglio di un dirupo.

« E voi chi siete? » gli chiese facendo un passo verso la sua direzione.

«Solo un uomo in mezzo al bosco, a pochi passi dalla sua preda… » le aveva detto Marcus in tutta risposta.

Si ritrovò ad accorciare ancora di più la distanza tra loro. Inclinò il capo verso il basso per poterla guardare meglio negli occhi e restò così qualche istante a osservarla, avvertendo – solo in quel momento – il suo cuore prendere a battere un po’ più rapidamente.

«E’ questo ciò che sono? La vostra preda? » gli chiese ricambiando il suo sguardo.

Quegli occhi erano così dannatamente magnetici e sapeva – Marcus – che avrebbe dovuto fare attenzione. Le donne come lei avevano un unico nemico: gli uomini come lui. Poteva anche essere la prima strega con cui incrociava il cammino ma la loro reputazione le aveva precedute. Aveva sentito storie che avrebbero dovuto fargli temere per la sua incolumità ma, al momento, quella donna riusciva solo a incuriosirlo e, se doveva essere sincero, non ricordava più quando fosse stata l’ultima volta che avesse provato un sentimento simile a quello.

«No, non più per lo meno. E voi? Avete ancora intenzione di gettarvi nel vuoto? »

A un palmo di distanza dal suo volto – la strega – si rese conto che aveva trattenuto il fiato per tutto il tempo solo quando Marcus scivolò al suo fianco. Prese un bel respiro avvertendo l’odore del mare mescolarsi a quello di muschio e terra di lui – e si voltò a guardare il paesaggio che si apriva davanti a sé.

« Credo che potrei rimandare a un altro giorno…»

«Saggia decisione, quelle onde sembrano parecchio spaventose…» sussurrò Marcus sporgendosi di poco per sbirciare al di là delle rocce.

«Non sono le onde a spaventarmi…» gli rispose lei con un filo di voce.

«Ti cosa avete paura, allora? »

«A cosa vi importa saperlo? »

«Sono solo curioso di sapere cosa ci sia di più spaventoso di me nella vostra vita a costringervi di restare qui, in mia compagnia, piuttosto che tornare al caldo della vostra casa…» le disse semplicemente.

Voltò il viso nella sua direzione – una mano sull’elsa della spada – a osservarla attento. Era rimasta immobile, lo sguardo fisso davanti a sé perso a guardare un punto lontano. Se si fosse concentrato sarebbe potuto riuscire a udire il rumore che la sua mente stava producendo in quel momento a furia di pensare.

« Di svegliarmi un giorno e scoprire di essere diventata un mostro…» lo disse piano e per un attimo non fu sicura che lui fosse riuscito a sentirla.

Marcus udì quella risposta con chiarezza e si ritrovò a sussultare per la semplicità disarmante con cui l’aveva sentita parlare. Si voltò verso di lei con tutto il corpo costringendola a fare lo stesso.

«Non credo che corriate il rischio. »

«Non potete esserne certo…»

«Fidatevi di chi un mostro lo è già. »

Inclinò la testa di lato – lei – come a volerlo guardare meglio mentre lentamente sollevava una mano in direzione del volto di Marcus. Lasciò scivolare i polpastrelli sulla sua pelle così incredibilmente fredda, rabbrividendo di conseguenza. Lui rimase immobile accettando quella carezza che sapeva di paura ed eccitazione al tempo stesso. Dio solo sapeva quando fosse stata l’ultima volta che qualcuno lo avesse sfiorato in quel modo.

« Non avete l’aspetto di un mostro… »

La sentì pronunciare quelle parole e non ebbe il coraggio di ribattere. Sapeva che riusciva a vedere perfettamente quello che era – le atrocità che aveva compiuto erano marchiate sulla sua pelle – ma dirlo ad alta voce avrebbe reso tutto così tremendamente reale. Per la pima volta dopo molto tempo, Marcus si era sentito così umano sotto il tocco delle sue dita che decise di aggrapparsi con tutte le sue forze a quella sensazione.

Passò una mano dietro il collo di lei – tra i suoi capelli – attirandola verso di lui con una delicatezza che non gli apparteneva. Le concesse un attimo – un attimo per fuggire una volta per tutte – prima di posare la bocca su quella sottile di lei. La sentì arrendersi contro il suo corpo e schiudere le labbra, concedendogli il permesso che stava attendendo. Le loro lingue si inseguirono, così, in una danza fatta di sospiri e carezze prima di separarsi alla ricerca di ossigeno.

«Se vi chiedessi di non saltare adesso o qualsiasi altro giorno, lo fareste? » sussurrò poggiando la fronte sulla sua.

« Perché? » gli chiese puntando i suoi occhi azzurri in quelli scuri di lui.

«Per sentire un briciolo di umanità continuare a scorrermi nelle vene…»

Deglutì a fatica – lei – nel sentire quella risposta. Aveva lasciato la sua casa quella sera per porre fine alla sua esistenza e, adesso, un perfetto sconosciuto – un vampiro – le aveva appena chiesto di restare in vita – che macabra ironia.

Lentamente si staccò dalla presa di Marcus mettendo una certa distanza tra di loro. Quella era una vera e propria follia. Sapeva che tutto le sarebbe sfuggito di mano nell’esatto momento in cui aveva posato lo sguardo su di lui.

«Sapete, vero, che quello che mi state chiedendo è un follia? »

Se lo sapeva? Si, Marcus sapeva esattamente a cosa andava incontro ma, a differenza di qualsiasi altra persona, lui non aveva più assolutamente nulla da perdere.

«Uno non può vivere se l’altro sopravvive…» sussurrò con un filo di voce.

Da secoli, ormai, le loro due specie camminavano su due linee parallele destinati a non incontrarsi mai. Nel momento in cui un vampiro e una strega finivano – malauguratamente – per incrociare il loro cammino uno dei due era destinato a non sopravvivere. In passato entrambe le fazioni avevano subito grandi perdite per mano di uno o dell’altro schieramento. Nessuno – nessuno mai – si era ritrovato in una situazione simile prima di allora.

« Non salterò da quella rupe, ma posso concedervi un solo giorno. Per un giorno all’anno voi avrete l’occasione di essere solo un uomo come tanti che assapora la sua umanità e io…»

«…e voi solo una donna che vive la sua vita restando semplicemente se stessa.” concluse Marcus per lei.

Si guardarono per un lungo momento negli occhi prima di sorridersi a vicenda. Avevano appena stretto un patto che, non solo avrebbe finito per segnare per sempre la storia, ma avrebbe finito per dannarli entrambi.

« A tra un anno, allora…» sussurrò lei iniziando a incamminarsi.

«Aspettate…non so neanche quale sia il vostro nome. »le disse bloccandola per un braccio prima che fosse troppo tardi.

«Eleonor…»

«Marcus…»



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N.d.a.

Trono a pubblicare dopo qualche tempo. Avevo questa storia conservata in un angolo del mio computer fino a quando non ho deciso di tirarla fuori, così, eccomi qui. Spero che questa piccola shot vi sia piaciuta e, chissà, magari tra qualche tempo arriverà un seguito… La storia in questione partecipa al contest “L’inizio e la fine di ogni cosa” di ManuFury.
Alla prossima,
- LadyBones.

   
 
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