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Autore: _Reset_    13/01/2016    0 recensioni
In un mondo che potrebbe benissimo essere il nostro gli esseri umani vivono inconsciamente a stretto contatto con creature sovrannaturali, come vampiri, lupi mannari, fantasmi, fate, maghi e molte altre... Una storia con grandi avventure, amicizie e amori che oltrepassano la propria natura e vincono le avversità
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

 

La neve fluttuava lenta nell'aria immobile e si posava leggera su ogni ramo o roccia del bosco come una candida coperta.

Tutto era fermo e silenzioso, come se anche gli alberi fossero andati in letargo.

Tra quegli alberi, in cerca di riparo, correva la piccola Emily.

Aveva gli occhi rossi, ma non stava piangendo. Indossava il suo cappotto preferito che lasciava vedere solo il bordo della gonnellina, le calzamaglie e delle scarpette calde che però si vedevano a stento perché sprofondavano nella neve lasciando delle piccole impronte.

Il suo respiro irregolare per la corsa creava delle piccole nuvolette, ma non poteva fermarsi: mamma e papà non avrebbero voluto che si fermasse. La bambina sapeva che la stava seguendo, che lui le voleva fare del male, proprio come ai suoi genitori.

Si fermò un istante e si voltò a guardare le sue impronte. Oltre le cime degli alberi vide un denso fumo nero che lei sapeva trasportare il suo passato, la sua casa, i suoi genitori.

Riprese a correre fino a raggiungere una parte del bosco dove gli alberi si diradavano formando una zona quasi circolare priva di vegetazione. Lì, dall'altro lato della radura, si stagliava un'ombra avente figura umana.

Per un istante la bambina pensò potesse essere lui, ma poi si levò una gelida folata di vento che mosse i capelli dell'uomo: non era lui, lui non aveva i capelli lunghi.

La piccola Emily sentì un rumore di passi avvicinarsi. Riprese a correre, ma questa volta, a differenza di prima, aveva una meta.

- Signore, signore, la prego, signore, mi aiuti! La prego!- iniziò a gridare avvicinandosi alla figura intravista.

La neve però le impediva di vedere dove appoggiava i piedi, quindi no vide un ramo adagiato per terra ed inciampò. Chiuse gli occhi impaurita facendo scivolare lentamente le prime lacrime lungo le guance, ma l'impatto tardò ad arrivare. Riaprì lentamente gli occhi e si trovò tra le braccia di un ragazzo dall'aria elegante, pallido e con i capelli lunghi mossi e neri tenuti in una coda di cavallo che la stava sorreggendo in modo dolce e premuroso.

Con il suo aiuto la piccola Emily si rialzò e si asciugò le lacrime. Si pulì poi il cappotto e si ordinò i codini, poi finalmente osò alzare lo sguardo per fissare meglio quello che lei riteneva già il suo salvatore.

Indossava dei lunghi pantaloni neri di un tessuto liscio e soffice e una giacca antiquata dalla quale sbucava una candida camicia che formava delle morbide onde sia al colletto sia alle maniche e che si intravedeva anche al bordo basso della giacca.

Le stava sorridendo dolcemente restando piegato appoggiando un ginocchio per terra per rimanere alla sua altezza.

- Come ti chiami, piccola?- domandò cortesemente raccogliendo da terra la sciarpa caduta alla bambina che, guardando timidamente il ragazzo, rispose:- Emily.-.

- E cosa fai tutta sola nel bosco? Quanti anni hai?- domandò nuovamente lo sconosciuto.

La bambina per rispondere alzò la manina con il palmo aperto sorridendo fiera.

Un rumore alle sue spalle la fece voltare e cambiare espressione in terrorizzata: lui l'aveva raggiunta.

Aveva gli occhi rossi, così come la bocca e la camicia che erano sporche di sangue.

La piccola Emily strinse le braccia attorno alla gamba del giovane sconosciuto cercando riparo.

- Ciao, piccola. Se fai la brava e vieni qui risparmio il tuo amico, ok? Fai la brava bambina...- mormorò l'uomo in modo beffardo.

La bambina non ebbe il tempo di pensare, perché il giovane sconosciuto si alzò, allungò un braccio verso lei per impedirle di muoversi ed esclamò in tono di sfida:- Vieni a prenderla!-.

L'uomo iniziò a correre e la piccola Emily chiuse gli occhi impaurita sentendo però la gamba del giovane liberarsi dalla sua presa. Non sentì grida né rumore di corpi in movimento, poi improvvisamente si sentì sfiorare la guancia e riaprì gli occhi terrorizzata.

Il giovane sconosciuto le stava di fronte sorridendo dolcemente e con il colletto della camicia sporco di sangue; dietro di lui il corpo immobile dell'uomo.

La bambina era sbalordita e sollevata perché si era già affezionata al giovane, quindi allungò le braccia e strinse forte a sé il suo salvatore.

- Ti va di raccontarmi cosa ti è successo?- le domandò in modo premuroso.

La piccola Emily annuì ed iniziò a raccontare:- Abito con mamma e papà in una casetta nel bosco. Oggi quel signore ha buttato giù la porta. Prima credevamo che fosse della milizia cittadina, ma poi i suoi occhi sono diventati rossi. Mamma e papà mi hanno detto di correre via e così ho fatto. Lui gli ha fatto del male e adesso la mia casa sta bruciando.- sussurrò indicando la coltre di fumo.

- Hai un posto dove stare?- chiese subito il giovane.

Emily scosse la testa ed esclamò:- Però voglio andare in città perché mamma e papà me lo hanno detto... hanno detto anche che in città non ci sono i vampiri.-.

Il ragazzo si irrigidì e sussurrò pensieroso:- Non ci sono i vampiri in città...-. La bambina annuì sicura e spiegò:- I vampiri sono cattivi!-.

- Ne sei sicura, piccola?- domandò lentamente il giovane e quando Emily annuì le chiese:- Come fai ad esserne così certa?-.

La bambina esclamò subito:- Me lo hanno detto mamma e papà!-.

Il ragazzo sorrise e mormorò:- Tesoro, non tutti i vampiri sono cattivi.-.

Emily lo guardò perplessa e boffonchiò indicando il cadavere alle sue spalle:- Ma lui era una vampiro ed era cattivo!-.

Il giovane le sorrise intenerito, le arruffò dolcemente i capelli e le domandò:- Io sono cattivo?-.

Subito la piccola scosse la testa con convinzione.

- Io sono un vampiro.- mormorò lui.

Emily non sapeva come reagire: doveva credere che tutti i vampiri fossero cattivi come le avevano insegnato i suoi genitori, oppure doveva fidarsi di quel ragazzo sconosciuto che le aveva appena salvato la vita? Fissò per alcuni istanti la colonna di fumo che si ergeva alle sue spalle, poi si voltò verso il giovane sorridendo e mormorò:- Allora si erano sbagliati mamma e papà.-.

Il giovane le accarezzò dolcemente il volto, poi esclamò:- Ma che scortese, mi sono dimenticato di presentarmi! Io sono Dorian e abito con il mio clan in una villa in questo bosco. Se vuoi puoi passare la notte da noi e domani ti aiuto a trovare qualcuno con cui stare, magari un parente...-.

La bambina annuì entusiasta e si fece prendere in braccio.

Solo in quel momento, salva e coccolata, si sentì esausta per la corsa, debole per l'ansia e triste per i genitori. Strinse con più forza le braccia attorno al collo del ragazzo e lentamente si addormentò, vedendo per ultima cosa il paesaggio che scorreva veloce intorno a lei grazie alla celebre velocità dei vampiri.

Si svegliò solamente quando sentì dei sussurri vicino a lei.

- Ma sei impazzito? Perché l'hai portata qui?- sussurrò una voce in tono altezzoso e tutt'altro che felice.

- Dorian, non credo che sia una buona idea.- mormorò una voce maschile in modo cauto.

Emily si sentì sfiorare la fronte, poi una voce femminile sussurrò dolcemente:- Ha la febbre molto alta... se non l'avesse portata qui probabilmente non avrebbe visto sorgere il sole ancora... Dobbiamo aiutarla!-.

- Io non voglio fare il babysitter!- borbottò una voce maschile.

- Ragazzi, state zitti: si sta svegliando.- esclamò un'altra voce femminile.

La bambina aveva infatti iniziato a sbattere lentamente le palpebre e si era messa a sedere.

Quando aprì gli occhi si trovò su un divano in pelle in un salotto arredato in modo antiquato ed elegante illuminato solo da candele e circondata da sette ragazzi di circa vent'anni, tre ragazze e quattro ragazzi, tra cui Dorian.

- Ti chiedo scusa se ti abbiamo svegliata. Come ti senti? Loro comunque sono il mio clan, non aver paura.- le mormorò dolcemente, ma la piccola Emily aveva sentito una parte della discussione ed era preoccupata: se non poteva stare lì dove sarebbe andata? E anche se Dorian fosse riuscito a convincere i compagni, sarebbe stata la causa di un litigio e problemi per il suo salvatore?

Non poteva permettere di essere la causa di un disagio per quel ragazzo che era stato così buono con lei, quindi si alzò dal divano senza rispondere ed iniziò a cercare il suo cappotto con gli occhi. Non appena lo trovò appeso ad un attaccapanni, si avvicinò e allungò le braccia per prenderlo, ma era troppo in alto per lei. Si voltò un po' imbarazzata e rivolta verso Dorian mormorò:- Me lo potresti passare?-.

- Emily cara, ti ho già detto che puoi restare qui a dormire. Se hai freddo ti prendo una coperta...-esclamò il ragazzo, ma la bambina scosse la testa e borbottò:- Devo andare.-.

Tutti restarono di stucco.

Una ragazza con i capelli rossi lunghi le si avvicinò sussurrando:- Non puoi andare da nessuna parte con la febbre che hai! E poi Dorian ci ha detto che non hai un posto dove andare...-.

- Devo andare.- borbottò nuovamente Emily cercando di controllare la voce ma sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.

Un ragazzo basso e biondo esclamò:- Oddio, ragazzi, sta piangendo! È tutta colpa tua Elenor!-.

- E perché dovrebbe essere colpa mia? Sei tu quello che ha detto di non voler fare il babysitter!- ribatté subito la ragazza bionda.

La bambina capì che nessuno l'avrebbe aiutata a prendere la giacca, quindi corse fuori dalla stanza e trovò alla sua sinistra il portone d'ingresso. Non appena fu fuori il gelido vento la fece rabbrividire, ma ciò non riuscì a fermarla, quindi iniziò a correre senza meta.

Aveva oltrepassato solo alcuni alberi quando si sentì sollevare. Dorian l'aveva presa in braccio, la strinse forte a sé per non farle sentire il freddo e la riportò nella villa.

- Ma io devo andare...- sussurrò Emily sentendo gli occhi umidi, ma il ragazzo la interruppe mormorando:- Tu non hai un posto dove andare, piccola! Loro non pensano veramente ciò che dicono... Sono certo che capiranno ed accetteranno, li conosco, sono miei amici!-.

La bambina si asciugò la lacrima traditrice che le era scivolata lungo la guancia ed annuì poco convinta.

- La piccola può restare, Dorian. Però sarai tu ad organizzare tutto ciò che le serve.- mormorò un ragazzo alto con i capelli neri, lisci, più lunghi di quelli di Dorian ed anch'essi raccolti in una coda di cavallo.

Emily si sentì sollevata e tornò con i due ragazzi nel salotto. Adesso tutti le stavano sorridendo e finalmente la bambina si sentì accettata, quindi sussurrò:- Grazie.-.

La ragazza dai capelli rossi le porse la mano esclamando:- Vieni, cara. Ti porto a fare un bel bagno caldo.-. Insieme tornarono nell'ingresso, salirono la scalinata marmorea e svoltarono a sinistra, seguirono il corridoio nella curvatura a novanta gradi verso destra ed proseguirono fino al fondo.

Il bagno aveva il pavimento bianco coperto da morbidi tappeti azzurri, mentre le pareti erano ornate da mattonelle azzurre di varie sfumature.

- Come vuoi l'acqua? Bollente, caldina o tiepida?- chiese la ragazza dolcemente e la piccola rispose:- Come le è più comodo, signorina.-.

La giovane scoppiò a ridere e preparando la vasca da bagno esclamò:- Per favore, non chiamarmi signorina! Mi chiamo Alicia, chiamami pure per nome e dammi pure del tu!-.

Con il suo aiuto Emily si spogliò ed entrò nella vasca da bagno. L'acqua calda la fece subito sentire meglio ed iniziò a giocare con la schiuma. Si voltò poi verso Alicia che la guardava dolcemente, quasi come la guardava sua madre...

Qualcuno bussò alla porta distogliendo l'attenzione della bambina dai tristi ricordi. La porta si socchiuse ed entrarono velocemente le altre due ragazze viste nel salotto. La prima aveva i capelli castani scuri tenuti a caschetto con due ciocche appena più lunghe ai lati del volto e gli occhi azzurri tendenti al grigio tanto erano chiari. La seconda era molto alta e slanciata, con i lunghi capelli biondi lisci e gli occhi di un blu acceso. Tutte e tre le ragazze avevano un'aria molto elegante ed erano secondo Emily molto belle, anche se in modo diverso. Infatti Alicia a differenza delle altre due era molto meno distaccata ed i suoi occhi color nocciola brillavano di affetto ogni volta che incrociavano quelli della piccola, la ragazza bionda invece sembrava un po' altezzosa e vanitosa, proprio come la bambina si era sempre immaginata le principesse, mentre quella castana sembrava una via di mezzo tra le due.

- Emily cara, queste sono Elenor e Caelia.- esclamò Alicia indicando prima la ragazza bionda e poi quella castana. Le due giovani fecero un cenno sorridendo, poi iniziarono a chiacchierare a bassa voce con la compagna riguardo tutte le varie necessità della bambina, cercando di non disturbarla dal suo bagnetto.

La piccola Emily giocò a lungo con la schiuma mentre pensava alla giornata.

Finito il bagno Alicia la aiutò ad asciugarsi mentre Caelia le pettinava i capelli in modo affettuoso. Elenor le portò una piccola camicia da notte, probabilmente molto lussuosa e di moda qualche secolo prima, e l'aiutò ad indossarla. Le tre ragazze poi l'accompagnarono a quella che sarebbe poi diventata la sua stanza, le aggiustarono le coperte e le diedero la buonanotte prima di raggiungere i ragazzi.

La bambina però non si addormentò subito: stava ammirando la sfarzosa camera che già le piaceva molto. Come il resto della villa anche quella stanza era arredata in modo antiquato e dava l'idea di essere molto lussuosa: le pareti erano rivestite di una stoffa verde scuro e dello stesso colore, in toni leggermente più scuri o chiari, erano le coperte, le tende e i rivestimenti dei cuscini e delle sedie. C'era un enorme armadio di un legno scuro che ricopriva un'intera parete, mentre le altre erano decorate con quadri e mobili di vario tipo ed uso, come un'enorme e magnifico specchio.

Il letto aveva il baldacchino e ciò fece sorridere Emily che si sentì una vera principessa.

La bambina si rigirò più volte nel letto, ma non riusciva proprio a prender sonno: troppi pensieri le vagavano nella mente e troppe paure invadevano il suo cuore.

Decise quindi di cercare un qualche conforto nella villa: si alzò dal letto ed uscì in corridoio camminando scalza per non fare rumore.

Trovò nel corridoio una porta socchiusa dalla quale usciva un raggio di luce di candela. Bussò delicatamente ed entrò timorosa.

La stanza era molto simile alla sua, ma era tutta ricoperta dalla stoffa nei vari toni del blu con ricami dorati. Su una poltrona c'era Dorian con un libro in mano che ora la fissava con uno sguardo affettuoso.

- Non riesci a dormire?- le chiese dolcemente alzandosi ed avvicinandosi a lei. La bambina annuì un po' imbarazzata per aver disturbato ancora il suo salvatore. Il ragazzo si inginocchiò davanti a lei e le carezzò il volto facendola arrossire.

Emily prese un respiro profondo, poi sussurrò velocemente:- Posso dormire con te?-.

Dorian le sorrise un po' imbarazzato a sua volta per la domanda inaspettata, poi le chiese:- Hai paura a stare da sola?-.

Nuovamente la bambina annuì, sempre più rossa in viso.

- Se ti può essere di conforto dormire con me, allora certamente puoi rimanere qui, piccola.- mormorò il ragazzo facendo sorridere in modo raggiante Emily che subito si buttò sul letto accoccolandosi sotto le coperte aspettando che Dorian la raggiungesse.

Al giovane sfuggì una risata di tenerezza, spense la candela e si coricò di fianco alla bambina.

Emily gli diede un bacino sulla guancia e sussurrò:- Buonanotte, Dorian.-. Gli si avvicinò ulteriormente e si accoccolò appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo e stringendogli nella manina un lembo della camicia.

Il ragazzo sorrise nella penombra della camera e mormorò:- Buonanotte.-.

In pochi minuti la bambina si addormentò. Non ebbe incubi quella sera, ma solo bellissimi sogni che la fecero sorridere dolcemente nel sonno.

 

  
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