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Autore: Aranel_    14/03/2009    5 recensioni
So che quella non era la prima volta che ti picchiava e non è stata neanche l'ultima, a fisica quando ci cambiamo vedo sempre nuove ferite sul tuo corpo, sul petto, sulle braccia, gambe ovunque e questo mi fa ricordare ogni volta quanto soffri e che quello schiaffo dato davanti ai miei occhi, per quanto forte in confronto al solito non era che una carezza
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kai, Ruki
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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All the rest does not count
*Nella storia i personaggi hanno circa 16 anni
Mi dispiace vederti così, non sei più tu, non so neanche il perchè, so che in famiglia hai una situazione difficile, ricordo ancora quando me lo hai raccontato, hai detto che tua madre ti tratta come uno straccio, per quanto ti impegni lei ti dice che sei inutile, che non fai mai nulla di buono, poi c'è tuo padre, lui direttamente preferisce chiudere gli occhi per non ammettere che quel ragazzo dai lineamenti così delicati, dal carattere remissivo e docile e dagli abiti a suo parere scandalosi per un maschio ma anche solo per una persona normale fosse veramente suo figlio, non mi dimenticherò mai quel giorno che sono venuto per la prima ed unica volta a casa tua, si perchè di solito siamo sempre da me, a dire la verità anche in quel raro caso non volevi farmi entrare, hai insistito molto ma io più di te, ti ho rassicurato dicendo che sapevo com'era la tua famiglia e che non avrei nè fatto nè detto niente in presenza dei tuoi genitori, così ti ho convinto, dentro sembrava tutto normale, una tipica casa giapponese, ma non mi avevi lasciato molto tempo per guardarmi in giro, mi hai preso per la manica della maglia e mi hai tirato fino alla tua camera dove poi hai chiuso la porta di fretta, ti ho guardato storto, sono il tuo migliore amico e mi era sembrato strano il tuo comportamento, però tu mi hai sorriso, quel meraviglioso sorriso un po triste che mi ha portato insieme al tuo modo di fare, al tuo modo di essere, a tutto di te a provare qualche cosa di più della semplice amicizia, sei diventato tutto per me.
Mi sono seduto sul tuo letto e abbiamo cominciato a parlare, come sempre, anche se si vedeva che non eri per niente a tuo agio, appena vedevi che con gli occhi cominciavo a guardarmi in giro tu attiravi l'attenzione su di te, finchè il tuo sguardo scivolò sull'orologio appeso alla parete, segnava le 14 e 20, ma non avevi neanche avuto il tempo di richiudere il tubetto di smalto nero che ti stavi mettendo che un uomo imponente fece la sua comparsa nella camera, ti guardò per pochi istanti, eri visibilmente spaventato e avevo sentito che con voce fiebile e tremante avevi chiamato quella figura papà, ma lui non rispose, spostò il suo sguardo su di me, sembrava arrabbiato, non sapevo cosa fare, ma lui non la smetteva di fissarmi, allora mi alzai e mi portai davanti all'uomo, feci un piccolo inchino e mi presentai, ma credo proprio che il mio gesto non gli fu gradito, mi sorpassò spingendomi leggermente di lato, per pochi secondi scontrai i suoi occhi e un brivido mi percorse interamente, erano freddi, inespressivi mettevano in soggezione e facevano davvero paura, questo però si fermò davanti a te che nel frattempo lo guardavi intimorito ancora in ginocchio sul tavolino, ti prese per il collo della maglia e ti tirò su senza alcuno sforzo, appena ti mise in piedi alzò il braccio e ti colpì con un sonoro schiaffo, questo era stato talmente forte che ti fece cadere a terra, dopodichè l'uomo sparì in silenzio com'era venuto; mi avvicinai a te che eri rimasto immobile nella posizione in cui eri caduto, ti girai piano, avevi il volto bagnato dalle lacrime, ti mettesti seduto, non sapevo che fare, a primo impulso avrei voluto prendere quel tipo a pugni ma la promessa che ti avevo fatto me lo proebiva, ti chiesi come stavi e come risposta mi abbracciasti, a momenti mi commuovevo anche io, mi faceva e ancora mi fa male ripensare a quel momento, alle tue lacrime che si asciugavano a contatto con la mia maglia e alla guancia gonfia, so che quella non era la prima volta che ti picchiava e non è stata neanche l'ultima, a fisica quando ci cambiamo vedo sempre nuove ferite sul tuo corpo, sul petto, sulle braccia, gambe ovunque e questo mi fa ricordare ogni volta quanto soffri e che quello schiaffo dato davanti ai miei occhi, per quanto forte in confronto al solito non era che una carezza, però nonostante tutto tu non hai mai perso il tuo sorriso, la tua voglia di andare avanti e di essere ciò che sei, però sono alcuni giorni che non ti riconosco più, parli poco anche con me, quando qualcuno ti chiede un favore certo lo fai, ma di malavoglia, anche adesso che sei qui accanto a me ti vedo fissare il libro con lo sguardo spento, mi mancano perfino le tue stupide battutine, ti ho chiesto tante volte cosa avevi  ma tu mi rispondi sempre nello stesso modo, nel tuo modo: "va bene! A me va sempre tutto bene! Non ho proprio niente!" Non è mai stato così  ma questa volta mi stai mentendo più del solito, lo vedo da ogni tuo gesto, sei irrequieto, non riesci neanche a stare seduto composto sulla sedia, per fortuna è suonata la campanella, ti ho convinto a venire a casa mia, anche questo è strano, prima ci venivi in automatico, non dovevo neanche chiedertelo, mentre adesso ti devo quasi pregare, da casa mia alla scuola ci vogliono pochi minuti, in questo breve tempo infastidito dal silenzio che si era creato e che non faceva altro che intensificare la tensione, hai cominciato a farmi domande senza alcun senso, arriviamo a casa e appena entri incroci mio padre, questo ti saluta ma quando ti porge la mano tu ti allontani quasi istintivamente, quando ti accorgi di quello che hai fatto abbassi lo sguardo e chiedi scusa, mi accorgo che sei in difficoltà quindi ti porto in cucina dove mia madre sta mettendo a tavola il pranzo, quando ti vede ti viene subito incontro guardandoti preoccupata, ti dice che sei dimagrito molto  e che sembri uno scheletro, intanto ti spinge verso la tavola e ti fa sedere, appena ti mette il piatto davanti cominci a mangiare come uno che non vedeva cibo da secoli, bhè vedendoti così e conoscendo i tuoi genitori non mi stupirei se ti avessero proebito anche di mangiare, finiamo tranquillamente di pranzare e poi andiamo in camera mia, ti butti sdraiandoti sul mio letto, fai un sospiro di sollievo per poi chiudere gli occhi, sembri tranquillo, ti guardo senza dire niente, pochi istanti dopo ti sento respirare più profondamente, ti sei addormentato, in questo momento sei più carino del solito, i capelli biondi ti ricadono morbidi sul viso, hai lottato tanto per farteli così, certo quando sei tornato a casa altro che botte, il giorno dopo mentre me lo raccontavi ridevi al pensiero della faccia che hanno fatto i tuoi quando ti hanno visto conciato così, ecco questa è un'altra cosa che adoro di te, riesci a vedere i lati positivi di tutto e tutti, mettendo così in ombra il dolore che ti circonda, il tuo carattere non è ribelle o invincibile, infatti tu non hai mai cercato di andare contro le regole, hai sempre fatto tutto ciò che ti veniva detto mettendoti in secondo piano a quelli che erano i bisogni della famiglia, io ti ho sempre seguito, standoti vicino e cercando di darti i consigli migliori che potevo, ho anche cercato tante volte di dirti quello che provo per te, ma ho sempre avuto paura della tua reazione, comunque non so per quanto potrò ancora tenermi dentro questo segreto... ma che succede? Ti stai agitando nel sonno e parli anche, anzi stai proprio urlando, dici di no, di starti lontano, di non farti del male, ma a chi lo stai dicendo? Fai un urlo più forte e poi ti svegli alzandoti di colpo, appena metti a fuoco la mia figura e provabilmente capisci la situazione ti porti le mani sul volto e cominci a singhiozzare, no, non posso vedere il mio piccolo Ruki affogare nelle sue stesse lacrime fatte di silenzio e dolore
K:  Ora basta, dimmi cosa ti succede!
Cerco di tenere un tono forte e deciso ma faccio davvero fatica, sposti un po le dita e mi guardi con gli occhi ancora lacrimanti
R: K...Kai...tu...mi vuoi bene?
Che domanda stupida, anche se credo che tu non la pensi così, ti rispondo di si, che sei il mio migliore amico... mi blocco, non posso mentirti in questo momento, non posso guardare una persona, anzi, la persona più importante della mia vita che mi chiede una risposta sincera e dirgli una bugia, mentre penso tu mi guardi spaesato, non capisci perchè non vado avanti, esaudisco il tuo desiderio continuando il mio discorso
K: No, scusa non è vero, io non ti voglio bene, quello che provo per te è ben di più, io ti amo
Sgrani gli occhi e le mani ti scivolano delicate sui fianchi, cerchi di dire qualche cosa ma dalla bocca ti escono solo dei mugulii senza senso, intanto le lacrime riprendono a cadere come le stelle la notte di S. Lorenzo, immaginavo mi avresti rifiutato però sapere di essere io il motivo per cui il tuo viso è bagnato è come una pugnalata in pieno petto, mi avvicino un po a te, ti dico che se vuoi me ne andrò così non saresti costretto a vedermi tutti i giorni, non mi importa se soffrirò l'unica cosa che mi interessa è che tu stia bene, stai zitto, le parole non sono proprio il tuo forte, faccio per alzarmi dal letto ma mi sento tirare il braccio, giro la testa per vedere cosa mi trattiene ma non vedo niente, sento solo due meravigliose labbra premere sulle mie, sei tu, ti stacchi quasi subito e senza neanche guardarmi mi abbracci, nascondi la faccia nell'incavo tra il collo e la spalla, mi dici che se io me ne andassi porterei via con me il tuo cuore e il tuo sorriso, perchè io sono la forza che ogni giorno nonostante tutto ti fa andare avanti e che le lacrime di poco prima erano solo un modo per mostrare la tua felicità, poi sento le due parole più belle del mondo, le 5 lettere che sono capaci di cambiare la vita di una persona più velocemente di quanto la mente umana possa anche solo immaginare...ti amo.
Il cuore perde un battito per poi recuperarlo in mille altri, ci scambiamo un altro semplice bacio ma appena ti sfioro la schiena fai un piccolo gemito di dolore, improvvisamente mi torna in mente il motivo per cui ti ho invitato e la scena di poco prima, mi stacco e mi siedo sul letto invitandoti a seguirmi, fai ciò che ti dico mettendoti vicino a me, mi guardi  un solo momento e già capisci quello che voglio sapere, il mio sguardo serio ti impone di rispondere alla mia tacita domanda, abbassi la testa, fatichi a cominciare, ti abbraccio delicatamente per farti capire che non sei solo, tremi ma raccogliendo tutto il tuo coraggio cominci a raccontare, mi dici che l'altra notte tuo padre era più arrabbiato del solito, è venuto in camera tua, ti ha svegliato e ha cominciato a picchiarti, quando ormai eri senza forze ti ha costretto a spogliarti completamente, hai cercato di scappare ma lui era troppo forte, di urlare ma nessuno ti ha sentito, o meglio nessuno ha voluto sentirti, ti ha girato ed è entrato in te con violenza, i singhiozzi interrompono regolarmente il tuo racconto, ogni spinta ti sembrava l'inferno, ha continuato così per ore per poi andarsene all'alba dicendoti che eri solo una sporca puttanella, sfugge una lacrima anche a me, tu invece ti sei completamente lasciato andare in un pianto isterico ma allo stesso tempo liberatorio, ti stringo a me con tutta lo forza che ho, stando attento però a non farti male, vorrei far scivolare via da te tutti questi ricordi strazianti e dolorosi ma soprattutto vorrei allontanare da te l'idea che questo possa risuccedere, proprio in questo momento entrano nella stanza i miei genitori, dalla loro faccia si capisce che hanno sentito tutto, si avvicinano a noi e mio padre attirando la nostra attenzione comincia a parlare, ci dice di aver preso una decisione, tu lo guardi in silenzio e io perplesso, continua annunciandoci che loro sono disposti a tenerti in casa nostra, perchè tu per loro sei come un figlio e poi sanno quanto io tenga a te, sgrani gli occhi, ammetti che accetteresti volentieri ma che tuo padre non ti lascerebbe mai, il mio alle tue parole ride, anzi, sembra più un ghigno malefico, mentre ti spiega che quella bestia, si perchè non si puo chiamare uomo una persona del genere non è nella condizione di dettare legge, si ritroverebbe chiuso in carcere nel giro di 10 secondi, tu non capisci e ti spiego che mio padre è il capo della polizia, ti blocchi un attimo, poi lo guardi grato e accetti... visto amore? Si è risolto tutto e da oggi nessuno oserà più toccarti se tu non vorrai, perchè da questo istante e per sempre ci sarò io al tuo fianco pronto a proteggerti
***FINE***
Salve a tutti! Questa fanfiction è completamente inventata (ovviamente) ed è nata da 2 ore di legislazione sociale in cui avrei fatto di tutto pur di non stare attenta, spero che vi sia piaciuta anche se i temi trattati non sono dei migliori
a presto
EriLi
  
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