Il
Diario del Seduttore.
E’
chiaro a tutti che
generalmente le fanciulle in età da matrimonio, almeno nel
nostro secolo, non
sono davvero a conoscenza del vero significato della seduzione, alcune
ne
apprendono la conoscenza la notte stessa delle proprie nozze, altre
vivono le
loro fragili vite senza mai conoscerne pienamente il significato.
Le
graziose dame che
abitavano l’elegante cittadina di Wallingford (Surrey,
Inghilterra) tuttavia ne
conoscevano tutte il significato, per loro essa aveva anche un nome, e
quello
era Edward Cullen.
20
giugno 1801
Era
un glorioso giorno ed alle prime luci del mattino Isabella Swan
saltò subito in
piedi trovando impossibile poter contenere la sua euforia.
Era
finalmente giunto il suo giorno. Finalmente quella sera al ballo della
vicina
cittadina di Wallingford avrebbe fatto il suo ingresso ufficiale nella
società
“a bene” della zona, e nulla nella vita di una
fanciulla di diciassette anni
era più importante.
Con
tono gentile si apprestò a chiamare la domestica che
arrivò quasi subito ed
incominciò ad aiutarla a prepararsi per la giornata.
Delicatamente
la domestica passava il pettine in avorio fra le sue chiome brune
liscissime,
mentre Isabella fissava la sua immagine riflessa nello specchio dinanzi
a lei.
Era
l’immagine della purezza: il viso a forma di cuore coronato
da una cascata di
morbidi boccoli bruni, l’incarnato candido che riportava
appena un po’ di
rossore sulle gote. Sul naso elegante e sulle guancie appariva qualche
lentiggine sporadica che le dava ancora quell’aria da
bambina, mentre le labbra
rosse e piene avrebbero fatto girare la testa a molti giovani uomini.
Isabella
più di ogni altra fanciulla aveva dovuto aspettare il suo
ingresso nella
società adulta che di norma era compiuto
all’età di sedici anni, ma in seguito
alla morte del padre di sua madre, il lutto aveva impedito alla
famiglia Swan
di rallegrarsi di questa tappa importante della giovane.
Ma
ora quel momento era finalmente giunto.
Seppur
il suo aspetto poteva fuorviare la mente, Isabella non era una
fanciulla come
tutte le altre, bensì per una ragione sconosciuta aveva
un’insana passione per
la letteratura, che probabilmente aveva ereditato dal padre che tanto
amava.
Questa
passione tuttavia era plausibile dal momento che come ogni giovane
fanciulla
che non aveva ancora debuttato, non era autorizzata a passare molto
tempo al di
fuori delle mura familiari.
E
la sua mente che era tanto abituata a fantasticare aveva incominciato a
macchinare nell’attesa di quella sera.
Sperava
davvero di avere la stessa fortuna delle sorelle che avevano ormai da
tempo
lasciato la loro casa per unirsi in matrimonio con dei giovani
benestanti.
-Mia
dolce Isalbella!- esclamò suo padre, sir Charles Swan,
quando la vide apparire
su portico.
Indossava
un leggero ma sfarzoso vestito giallino, adatto al clima estivo.
Suo
padre la invitò con un gesto a sedersi sulle proprie
ginocchia come usava
sempre fare, specialmente quando ella era ancora bambina.
-Mio
bocciolo di rosa, capisco dai vostri occhi quanta gioia nutrite per
questo
giorno, ma devo essere sincero con voi… Per me non
è un giorno altrettanto
felice.-
-E
perché mai, mio caro padre?- si accigliò la dolce
Isabella.
-Perché
so in cuor mio che questa sera sarà una delle ultime in cui
varcherete la porta
di casa. Presto sarete sposata e non avrete più cura per
questo vecchio. Ho
potuto accettarlo per le vostre sorelle, ma voi sapete quanto affetto
io nutra
per voi che siete la mia preferita.- rispose malinconico sir Swan.
-Non
dovete neanche pensarle queste assurdità padre! E poi lo
sapete anche voi che
non è detto che un giovane mi chieda subito in moglie, se vi
ricordate per mia
sorella Catherine ci vollero ben due anni.-
-
Mia cara Isabella, oltre ad essere padre sono soprattutto uomo, e vi
assicuro
che nessun giovane della contea perderebbe tempo nel chiedervi in
moglie.-
-Padre
voi vaneggiate..- disse alquanto imbarazzata ponendo una mano davanti
la bocca
per coprire un risolino.
-Promettetemi
almeno una cosa…- continuò Charles cambiando tono.
-Certo
padre.-
-
Io sarò d’accordo con ogni decisione che il vostro
cuore prenderà, ma voi
dovete promettermi che non dimenticherete mai la vostra fanciullezza.-
-Non
dovrete preoccuparvi padre, ho sempre
creduto che in fondo nel mio cuore sarei
sempre
rimasta una fanciulla- .
-
Caro fratello così oggi è il giorno che tanto
aspettavate, avete in mente
qualche squisita maniera di trascorrerlo?- chiese Emmett Cullen al fratello con una nota
di ironia.
I
Cullen erano una famiglia ricchissima che abitava ormai a Wallingford
da un
paio d’anni, il capo famiglia, sir Carlisle Cullen, era il
più famoso medico
della cittadina.
Il
signor Cullen aveva una moglie, Esme Cullen, e tre figli di cui due
felicemente
sposati. Insieme abitavano l’enorme Mansione immersa nel
bosco poco fuori la
cittadina.
Fino
a questo punto tutto potrebbe sembrare normalissimo ai vostri occhi, ma
ciò che
i Cullen nascondevano era che fossero un clan di Vampiri centenari, che
avevano
deciso di nutrirsi solo di sangue animale in modo tale da inserirsi
nella
società.
Ciò
che li contraddistingueva e li faceva apparire diversi dal resto della
loro
popolazione era la loro bellezza straziante che aveva infiammato
tantissime
fanciulle e molti giovani della cittadina.
Questo
particolare aspetto piaceva particolarmente al più giovane e
scapolo dei
Cullen, Edward, che a differenza dei fratelli non aveva alcuna
intenzione di
trovare una compagna per la vita come avevano fatto gli altri.
In
quel preciso giorno, il 20 giugno 1801, Edward compieva un secolo e
aveva
deciso che un festeggiamento fosse di rito.
-E’
un giorno speciale mio caro Emmett, ed il ballo di questa sera
è un’ottima
occasione per festeggiarlo.- disse con il suo tipico tono suadente che
aveva
sedotto molte fanciulle.
-Io
invece penso che voi dobbiate mettere la testa a posto fratellino.- si
insinuò
Alice nella conversazione.
-Vostra
sorella a ragione Edward.- si intromise Esme.
-Madre
lo sapete che non intendo far nulla di male con il mio comportamento,
delle
donne non bramo il loro sangue, ho imparato a gestirlo, dunque non vedo
perché
debba smettere di soddisfare il mio corpo se non faccio nulla di
rischioso..-
-Mio
caro Edward, un giorno conoscerete l’amore ed allora saprete
il perché il
perché dei miei richiami.-
-Spero
che voi non vi offendiate, ma non penso che l’Amore esista
davvero, almeno non
per una creatura come me.-